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PROPOSTA DI LEGGE

Norme per Ia tuteIa e Ia promozione deII'Ambiente e deIIa saIute dei cittadini attraverso
una sceIta aIimentare che riduca iI consumo di cibi di origine animaIe, e aItre
disposizioni per Ia promozione e diffusione di servizi di ristorazione a ridotto impatto
ambientaIe ed eIevato standard di saIute

Onorevoli Colleghi ! Nel 1979, lo scrittore e ricercatore ambientalista
inglese James Lovelock, nel suo libro Gaia - A News Look at Life in Earth
descriveva lesistenza di un equilibrio globale in grado di mantenere la vita,
linterazione fra tutti gli ecosistemi e la presenza di meccanismi planetari di
regolazione che attutiscono le derive nocive di tale equilibrio fino al punto di
ricorrere allidea che il sistema Terra operasse come un vero e proprio
organismo a s - Gaia appunto, il pianeta vivente - di cui tutti i viventi sono una
componente. Loverlock delineava un autentico metabolismo planetario che,
poeticamente, gli appariva come il "respiro di Gaia, unidea che come
suggerisce Grammenos Mastrojeni _ dal cui recente lavoro "LArca di No
prendiamo parte di queste informazioni - pu richiamare il "chi della tradizione
cinese, una forza pervasiva, descritta con una parola che letteralmente in
mandarino significa "respiro.
Naturalmente lautore inglese non stato il primo ad intuire che la Terra che
abitiamo non e non potr mai essere un territorio di conquista senza freni,
alla merc delle mire del genere umano. Da sempre menti hanno
percepito la presenza di unenergia globale che unisce tutti gli esseri viventi in
un unico destino senza confini o spazi definiti da accordi politici o militari. Nel
nostro ecosistema ad ogni azione corrisponde una reazione, e dobbiamo
comprendere che forse stato un atto di superbia affermare che sia stato
luomo ad inventare il concetto di globalizzazione. Certamente sul piano
economico e delle culture si sta sempre pi affermando una correlazione a
livello planetario, ma bene ricordare e tenere bene a mente che la Terra ed i
suoi equilibri hanno sempre funzionato in termini globali, eravamo noi in
ritardo.Ad esempio uno dei concetti che proprio non riesce a conoscere confini
quello di inquinamento. L'inquinamento pu essere provocato da fenomeni
naturali - per esempio eruzioni vulcaniche, incendi, radioattivit di alcune rocce
- o da attivit dell'uomo. Nell'ultimo secolo l'inquinamento provocato dalle
attivit umane ha di gran lunga superato l'inquinamento di origine naturale. Ad
essere pi precisi dovremmo dire che quello che lattivit umana riuscita a
fare - in senso negativo - negli ultimi due secoli non gli era riuscito nei milioni di
anni precedenti. Ormai conosciamo fin troppo bene i danni che lideologia dello
sviluppo illimitato, connessa al concetto di profitto economico senza freni hanno
arrecato allumanit ed alla nostra Terra vivente.
Linquinamento globale sicuramente uno dei frutti pi malsani che ci ha
lasciato in eredit il secolo XX, che nel suo decorrere ha visto il genere umano
usare le sue conoscenze come un bimbo folle lanciato in una corsa sfrenata
verso un sicuro burrone. Fortunatamente, come accennato in premessa, prima
liberi pensatori, scienziati, poi sempre pi persone hanno compreso che il
modello di industrializzazione forzata sul quale si forgiata la nostra societ era
di fatto sbagliato o per lo meno andava corretto. Il concetto di "sviluppo
sostenibile sorto negli ultimi decenni del secolo scorso oggi una categoria che
tutti comprendono, che tutti hanno assimilato come un valore oltre il quale non
possibile pi andare, ma al momento attuale anchesso un concetto non pi
adeguato per leggere la contemporaneit che purtroppo ha assunto connotati
sempre pi drammatici. Nonostante tutto il Mondo rimane ancora ostaggio di
pratiche di produzione e consumo che recano danni clamorosi allambiente ed
alla salute delluomo e di tutti gli esseri viventi. Proprio non riusciamo a far
nostro il sapere degli Indiani dAmerica per i quali noi non abbiamo ricevuto la
terra dai nostri padri in , l'abbiamo solo avuta in prestito per i nostri figli.
A nostro avviso la diffusione e la gravit dei fenomeni di inquinamento
richiedono scelte di governo tempestive ed efficaci, su scala locale
(amministrazioni locali), su scala nazionale (governi degli Stati) e su scala
internazionale attraverso accordi riconosciuti da tutti gli Stati. Ma sappiamo
anche che un reale cambiamento pu partire anche dagli stili di vita individuali.
In questa ricerca di equilibrio globale sempre pi persone hanno compreso che
le nostre abitudini alimentari incidono sul benessere collettivo molto pi di
quanto si pensi. C in realt una fortissima correlazione tra inquinamento
globale e regime alimentare adottato pertanto lidea che la relazione cibo-
salute-ambiente vada profondamente rivista condivisa da un numero sempre
maggiore di persone.
Sempre pi evidente che la scelta alimentare non pi solamente una
questione di etica individuale, ma un tema nel quale vanno inserite valutazioni di
carattere economico, ambientale, sanitario, che a loro volta non riguardano solo
il territorio che noi viviamo, ma lintero pianeta. Potremmo spingerci fino a dire
che il regime alimentare che parte del mondo economicamente pi evoluto ha
adottato negli ultimi decenni emanazione diretta di una modello produttivo e
di consumo di risorse globali profondamente errato e di conseguenza errato
esso stesso.
Naturalmente ci riferiamo alla dieta improntata alluso e abuso di proteine
animali ed al consumo di carne.
Lester Brown, uno dei pi importanti ambientalisti del mondo, fondatore del
Worldwatch Institute e dell'Earth Policy Institute, autore di numerosi libri e
pubblica annualmente, sin dal 1984, Lo stato del mondo, un rapporto che
analizza da un punto di vista ambientale la situazione dello sviluppo
demografico, del consumo di risorse del pianeta e limpatto conseguente a
livello socio-economico-ecologico. Gli istituti di ricerca di cui Brown fondatore
lavorano da oltre trentanni per elaborare strategie di intervento e proporre
progetti per uneconomia ecosostenibile, che possano garantire un futuro di cibo
ed acqua per tutti. Di recente gli istituti sopradetti si sono occupati della "nuova
geopolitica alimentare, in relazione al raddoppio del prezzo dei cereali che ha
portato alcuni dei maggiori esportatori mondiali di cereali, come lArgentina, la
Russia e il Vietnam ad introdurre restrizioni o addirittura proibire le esportazioni,
per tenerne basso il prezzo per il mercato interno, peggiorando
drammaticamente la situazione nel resto del mondo. Ci sta portando
allespansione del fenomeno del land grabbing, ovvero appropriamento in altri
paesi (in genere pi poveri ed economicamente poco sviluppati) del terreno da
comprare su cui avviare le coltivazioni, per poi spedirne i prodotti al proprio
mercato interno. Ma la superficie coltivabile del pianeta terra di dimensioni
limitate ed il limite massimo che consente di sfamare 7 miliardi di esseri umani
(pi cento miliardi di animali allevati) sta per essere superato. Laspetto
drammatico che le previsioni dicono che nel 2040 raddoppier nel mondo il
consumo di carne e di conseguenza il numero di animali allevati che
sottrarranno risorse vitali al genere umano.
Uno dei possibili modi per diminuire la crescita della domanda di cereali che
nei paesi ricchi ci si sposti verso la parte bassa della catena alimentare,
consumando meno alimenti che richiedono una produzione cerealicola intensiva,
come carni rosse, maiale, pollame, uova e formaggio, preferendo pi verdure e
cereali integrali.
Secondo il rapporto UE 2013 "The impact of EU consumption on deforestation,
tra il 1990 e il 2008, i consumi europei hanno causato labbattimento di foreste
in varie parti del mondo per unestensione pari ad almeno 9 milioni di ettari, ma
non perch lEuropa importi legname, bens perch ha enormi consumi di
alimenti, come quelli di origine animale, che sono oggi riconosciuti come i
maggiori responsabili della deforestazione, oltre a fornire un importante
contributo allaumento dei livelli di emissioni di carbonio.
Anche in tale contesto, la scelta alimentare di eliminare le proteine animali
funzionale alla priorit ormai globalmente condivisa di contribuire a stabilizzare il
clima, fermando il disboscamento da pascolo, che peraltro nelle foreste, in
particolare sud americane, conduce in breve tempo alla desertificazione, e poi
procedendo velocemente ad un taglio delle emissioni di carbonio.
Nel 2009 alla Scuola di Salute Pubblica delluniversit californiana di Loma Linda,
viene condotto uno studio per valutare limpatto ambientale delle scelte
alimentari e si giunge alla conclusione che tra gli auspicabili obiettivi governativi
dovrebbe essere inclusa leducazione della popolazione sui vantaggi per la salute
e lambiente di una dieta vegetariana, sollecitando quindi un cambiamento nel
pensiero collettivo per la salvaguardia comune, per diminuire la spesa sanitaria
pubblica e per poter ridurre limpatto antropico sul pianeta.
Ad analoghe conclusioni giunge lo studio dei ricercatori del Dipartimento di
salute pubblica delluniversit di Oxford che nel 2012 hanno elaborato un
modello per simulare gli effetti di tre diverse diete sulle patologie croniche pi
frequenti, valutandone singolarmente il numero di decessi evitati per tumore e
malattie cardiocircolatorie oltre che limpatto ambientale.
Tra le tre diete, quella a minor contenuto carneo, ovvero prevalentemente
vegetariana, forniva, rispetto alle altre due che prevedevano crescenti quantit
di carne rossa e bianca, un miglior apporto nutrizionale e una protezione
nettamente superiore per morte da malattie croniche, quali quelle tumorali e
cardiocircolatorie, fino ad arrivare ad oltre 35mila decessi evitati contro meno di
5mila per le altre due tipologie alimentari. La scelta prevalentemente
vegetariana vanta poi un minor danno ecologico avendo emissioni di gas serra
inferiori del 19% e un utilizzo delle terre ridotto del 42% rispetto alle altre.
Ulteriore evidenza del negativo impatto del consumo di proteine animali sul
pianeta fornito nel 2009 dal lavoro condotto nei dipartimenti di fisica e
geofisica del Bard College di New York e delluniversit di Chicago, nel quale
viene evidenziato come luso dei territori coltivando legumi e frutta sia da tre a
cinque volte maggiore in efficienza e produttivit, ai fini ambientali ed
economici, rispetto allimpiego territoriale per allevamenti di animali adibiti al
consumo umano.
Nel 1992 lautorevole economista statunitense Jeremy Rifkin dedicava un intero
lavoro allanalisi delle problematiche connesse alla cosiddetta "cultura della
bistecca ed in generale a tutte le conseguenze gravi che questo tipo di
alimentazione ha generato sulluomo e lambiente ("Beyond Beef, tradotto in
Italia col titolo "Ecocidio).
La terra non ha la possibilit di nutrire un popolo di carnivori, ci vorrebbero altri
5 pianeti come il nostro per produrre gli alimenti necessari e smaltire limmensa
mole di rifiuti prodotti dallindustria della carne e le altrettanti ingenti risorse per
neutralizzare linquinamento prodotto. : sar necessario un cambiamento
radicale delle politiche alimentari e degli stili di vita con lobiettivo di destinare la
terra coltivata a prodotti che consentano a tutti di nutrirsi, sottraendole
allallevamento degli animali.
Generalmente il costo di un solo kg di carne viene considerato quello che si paga
al macellaio. Ma il vero costo, se si considerano tutte le componenti necessarie a
produrlo e gli effetti prodotti sulluomo e sullambiente, raggiunge cifre enormi
non facilmente calcolabili. Sappiamo certamente che al momento per
produrre 1 kg di carne di manzo (produrre carne di maiale o altri animali il
quantitativo pi ridotto ma non molto distante) vengono sperperati:
circa100.000 litri di acqua, 9 litri di petrolio, 15 kg di cereali, e vengono rasi al
suolo 12 mq di foresta. Inoltre questo kg di carne di manzo genera 36 kg di
anidride carbonica e consuma tanta energia quanto una lampada di 100 W per
40 ore di seguito. A questi bisogna aggiungere i sussidi che lindustria della
carne e del pesce riceve dalla Comunit Economica Europea, e che pagano tutti
con le tasse - anche coloro che hanno scelto alimentazioni alternative - ; a
questi bisogna aggiungere liperbolica cifra delle spese sanitarie per curare le
malattie dovute dalla carne e dallinquinamento dellaria, della terra, del mare,
delle falde acquifere, il buco nellozono, le piogge acide, la desertificazione ecc.
Bisognerebbe aggiungere la sofferenza e spesso la morte per fame delle
popolazioni in via di sviluppo dovute alla sottrazione delle terre dalle
multinazionali agroalimentari e zootecniche per destinarle a pascolo o a
coltivazioni di monocolture.
Bisogna aggiungere il fatto che il mangiatore di carne consuma 20 volte pi
acqua di un vegetariano; che il 20% della popolazione mondiale pu concedersi
il lusso di mangiare la carne perch l80% digiuna, che un terzo di tutte le
risorse energetiche dellOccidente sono assorbite dallindustria della carne.
Su un ettaro di terra, nello stesso periodo di tempo, si possono produrre
i seguenti alimenti:1.000 kg di ciliegie, 2.000 kg di fagiolini, 4.000 kg di
mele, 6.000 kg di carote, 8.000 kg di patate, 10.000 kg di pomodori, 12.000
kg di sedano, oppure.50 kg di carne di manzo.
In Italia nel libro di Maurizio Pallante "La decrescita felice si ipotizza che molti
dei gravi problemi ambientali, sanitari, economici e politici che esistono nel
nostro pianeta sono ricollegabili alla diffusione in una parte del pianeta di un
regime alimentare fondato sul consumo assolutamente non equilibrato di
proteine animali.
[.] Le emissioni di gas climalteranti e leffetto serra, le guerre per il controllo
delle fonti energetiche fossili, la progressiva penuria di un bene indispensabile
per la vita come lacqua, molte tra le pi diffuse forme di inquinamento chimico,
la diminuzione di fertilit dei suoli, la perdita della biodiversit, le sempre
maggiori sperequazioni tra il 20 per cento dellumanit che si suicida per
eccessivo consumo di cibi sempre meno sani e il venti per cento privo del
necessario per vivere dignitosamente, o semplicemente per sopravvivere (tra i
quali la Fao calcola che siano circa 100 milioni ogni anno le persone che
muoiono di inedia), le migrazioni di massa dai paesi del sud e dellest del mondo
verso i paesi nordoccidentali.
Tutti questi problemi potrebbero essere ridotti drasticamente dalla diffusione di
un regime alimentare alternativo a quello dominante, un regime alimentare che
in sostanza preveda una significativa riduzione dei consumi di proteine animali.
Negli ultimi 50 anni in Italia il consumo di carne procapite si triplicato, come
ovvio che fosse se si pensa al livello economico del paese uscito dalle rovine
della Seconda Guerra mondiale, tuttavia negli ultimi anni c un nuovo segnale,
che ci parla di unItalia che sta cambiando anche in questo senso, che vuole
recuperare dai danni del cosiddetto "boom economico anche in senso
alimentare.
Secondo il rapporto Eurispes 2014 cresce ancora il numero di italiani ed italiane
che scelgono una dieta vegetariana e vegana. Si tratterebbe del 7,1% della
popolazione: circa 4,2 milioni di persone, contro 3 milioni e 720mila del 2013,
con un aumento del 15% in un anno. Ma le associazioni stimano cifre pi
elevate, con un ampio margine non rilevato: 7 milioni, di cui 700 mila vegani .
Nel dettaglio, spiega Eurispes, il 6,5% degli intervistati si dichiarato vegetariano
(erano il 4,9%), lo 0,6% vegano (contro l1,1%).
Per quanto riguarda le motivazioni si va dalla sensibilit animalista e ambientale
all`attenzione alla salute. Quasi un terzo (31%) dei vegetariani e vegani ha scelto questo
tipo di alimentazione, dice lEurispes, per rispetto nei confronti degli animali, un
quarto (24%) perch fa bene alla salute. Un altro 9% afferma di farlo per
tutelare lambiente.
La scelta vegana in crescita non solo una tendenza nostrana. Si stima che nel
mondo vegani e vegetariani siano circa un miliardo. In India, la patria del
vegetarianesimo anche per motivi religiosi,circa il 30% della popolazione
vegano o vegetariano. In Europa la Germania il Paese pi vegano (7 milioni di
persone). In Gran Bretagna lo circa il 5% e, secondo i dati della British
Vegetarian Society, sono almeno 2mila le persone che ogni settimana scelgono
di diventare vegetariani.
In generale si registra una mutazione nei gusti alimentari delle persone che per
motivi anche diversi scelgono consapevolmente di ridurre se non eliminare
completamente il consumo di carne dalla propria dieta.
Dal punto di vista sanitario da un recente studio Eurostat della Comunit
Europea - stranamente non molto conosciuto e poco diffuso dai mezzi
dinformazione - risulterebbe che negli ultimi anni l'aspettativa di vita in salute in
Italia crollata, in particolare si evidenziato che la donna italiana ha perso 10
anni di aspettativa di vita in salute e l'uomo 6. A detti di molti la causa pi
probabile di questo dato da attribuire all' inquinamento ambientale, problema
che pone l'Italia fra i Paesi pi inquinati in Europa.
Tra le ricerche scientifiche pi recenti, spicca senzaltro lo studio multicentrico
EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) che
coinvolge quasi mezzo milione di persone tra 35 e 69 anni di et, per
comprendere gli effetti delle scelte alimentari sulla salute. I partecipanti
provengono da 23 centri distribuiti in 10 nazioni europee, inclusa lItalia. I
risultati nel 2013 parlano di un rischio di morte prematura che cresce di pari
passo con la quantit di carne lavorata/essiccata (prosciutti, salami e salsicce)
consumata ogni giorno. Coloro che hanno dichiarato di mangiare pi di 160
grammi di carne lavorata al giorno avevano il 44% di probabilit in pi di eventi
fatali rispetto a quelli che si limitavano a circa 20 grammi al giorno. Ulteriore
dato importante per leconomia statale, le persone che hanno optato per una
dieta vegetariana hanno un rischio diminuito di un terzo di ospedalizzazione o
morte per malattie cardiocircolatorie rispetto ai non vegetariani. La letteratura
scientifica riporta dati ancor pi favorevoli per la scelta vegan ottenuti nel corso
di studi epidemiologici e clinici condotti negli ultimi 15 anni.
Infine, anche presso la British Heart Foundation di Oxford, le ricerche nel 2010
hanno evidenziato che mangiare carne non pi di 3 volte a setttimana potrebbe
prevenire, ogni anno, 31mila morti per malattia cardiaca, 9mila per tumore e
5mila per ictus, oltre a consentire un risparmio di circa 1,2 miliardi di dollari per
la spesa sanitaria.
Nel dicembre 2013 un editoriale sulla rivista Lancet Oncology dal titolo
"Conquering Cancer" sostiene che l'origine del cancro non risiede solo in una
mutazione casualmente insorta nel nostro DNA di una qualche nostra cellula, ma
anche da centinaia di migliaia di mutazioni epigenetiche indotte dalla miriade di
agenti fisici e sostanze chimiche tossiche e pericolose con cui veniamo a
contatto ancor prima di nascere e che alla fine finiscono per danneggiare in
modo irreversibile lo stesso DNA .
L'articolo di Lancet sostiene che per vincere la guerra contro il cancro abbiamo
bisogno di una nuova e diversa visione del campo di battaglia : Prevenzione
Primaria , non ridotta alle indicazioni sullo stile di vita come suggerito dal
WCRF nel 2007, ma che deve intervenire energicamente sulla tutela degli
ambienti di vita e di lavoro. E quindi evidente che un impegno energico sulle
bonifiche ambientali di primaria importanza in questo senso, tuttavia anche
altres esatto e necessario porre in maniera definitiva e con piglio scientifico
losservazione sul regime alimentare delle persone.
In una pubblicazione (Jama 2013 ) di un studio durato 15 anni su una
popolazione di circa 75.000 persone residenti in USA e Canada (in ambienti con
elevati livelli di inquinamento) suddivisa in funzione della loro scelta alimentare
(onnivori, latto-ovo vegetariani e vegani), la durata di vita maggiore stata ad
appannaggio dei vegani, seguita dai latto-ovo vegetariani e poi dagli onnivori.
Quindi i vegani sono confermati avere una migliore aspettativa di vita, anche in
aree a rischio ambientale.
Da tempo le Societ Medico Scientifiche riconoscono che l'alimentazione
vegana, ben programmata, protettiva nei confronti delle malattie che pi
affiggono l'uomo. L'alimentazione influenza il DNA, l'ambiente interno e
l'espressione genica . I fitocomposti ( Polifenoli : flavonoidi catechine e
fitoestrogeni . Sulfidi , Monoterpeni,Saponine, Fitosteroli , Carotenoidi ,
Capsaicina ) proteggono l'organismo da numerose malattie. Fra le varie azioni
positive i fitocomposti svolgono una azione antiossidante in grado di bilanciare
efficacemente il danno ossidativo dei veleni ambientali. I fitocomposti riducono
in molte sedi lo sviluppo del cancro, senza mai aumentarlo. Alimenti come la
soia sono riconosciuti essere efficaci nella prevenzione di molte malattie,tumori
compresi. I pi noti alimenti antitumorali sono : pomodori , broccoli,cavoli,
agrumi,uva,soia, th verde,fragole,mirtilli,curcuma,cioccolato .
In sintesi . In attesa di una efficace prevenzione primaria delle malattie una
scelta vegana ben programmata e basata su alimenti biologici in grado di
conferire maggiore salute al nostro organismo e difenderci dalla aggressione
degli inquinanti ambientali.Naturalmente questa scelta alimentare svolge anche
effetti benefici sull'ambiente e soprattutto consente di rispettare la vita e il
benessere degli animali.
In Italia ancora non esiste una legge che obbliga gli esercenti ed i gestori
di mense pubbliche e sociali a prevedere pasti alternativi a quelli convenzionali
di carne, pesce, latticini e uova, ma come per le comunit religiose ebraiche e
musulmane possiamo appellarci alle nostre motivazione etiche per non essere la
causa dello sfruttamento e delluccisione di una animale.
Considerato quanto sopra scritto e verificato che in Italia quasi 8 milioni di
persone pranzano quotidianamente in una mensa, aziendale, scolastica ,
carceraria o ospedaliera e che tra questi i vegetariani e i vegani incontrano
notevoli difficolt, non riuscendo a trovare pasti completi e bilanciati senza
ingredienti di origine animale (avere pasti alternativi a quelli a base di animali e
derivati non significa accontentarsi di quello che offre la mensa ma avere un
equivalente men preparato secondo la cucina vegetariana e vegan) questa
proposta di legge mira in primo luogo a colmare questo vuoto.
Questa proposta nasce anche per sottolineare come al giorno doggi il
legislatore italiano, preso atto delle problematiche connesse alle scelte
alimentari della gran parte delle persone deve necessariamente prendersi la
responsabilit di dover disciplinare anche questo aspetto della comunit alla
quale fa riferimento. Non pi corretto e ammissibile lasciare alla sola sfera
individuale la scelta del regime alimentare, perch quella scelta sommata ai
milioni di altri individui formano un sistema che abbiamo capito sta
danneggiando il nostro ecosistema.
Si prevede che le Amministrazioni si adoperino per offrire una maggiore e
corretta informazione sulle cause correlate alla cattiva alimentazione e per una
comprensione dei meccanismi di interdipendenza tra stato di benessere
integrale ed appropriata alimentazione.
Riassumendo, questa proposta di legge si pone innanzitutto come unopportunit
di cambiamento, per aumentare il livello di consapevolezza e comprensione
dellopinione pubblica nei confronti di tematiche importanti come la difesa
dellambiente attraverso una pi corretta alimentazione, quindi non solo fine a
se stessa, ma in funzione della disponibilit di cibo ed acqua e terre da coltivare
nel prossimo futuro. Inoltre, la presente PDL rappresenta in forma indiretta
anche un vantaggio finanziario per lo Stato, considerando che le persone che
seguono unalimentazione a prevalente o esclusiva base vegetale hanno,
secondo le pi recenti ricerche scientifiche, un minor rischio di malattie croniche,
il che si convertir in un minor impatto sulla spesa sanitaria pubblica, anche in
considerazione dellaumento dellet media della popolazione italiana.
In linea con i principi generali (articolo 1) la proposta di legge dopo aver
delineato alcune definizioni fondamentali (articolo 2) quali quelli di dieta
alimentare, filiera corta, chilometro utile definisce lambito di applicazione della
stessa (articolo 3) ed in particolare stabilisce che sia garantita unadeguata
disponibilit di men privi di qualsiasi alimento di origine animale in tutte le
mense pubbliche, convenzionate e private, o che svolgono in qualsiasi modo
servizio pubblico di ristorazione collettiva, ivi comprese le mense aziendali e
interaziendali, le mense che svolgono servizi di ristorazione prescolastica,
scolastica, universitaria, ospedaliera e nei pubblici esercizi che svolgono servizio
di somministrazione di alimenti e bevande in forma sostitutiva, quali bar e
ristoranti convenzionati con i luoghi di lavoro.
Al fine di offrire anche uno spunto di curiosit e di approfondimento per tutti in
relazione al men privo di qualsiasi alimento di origine animale larticolo 4
prevede il "Giorno settimanale per le diete a ridotto impatto ambientale ed
elevato standard di salute durante il quale nelle mense di riferimento verr
fornito il men soprarichiamato, fatta eccezione per le mense ospedaliere
qualora al paziente sia prescritta specifica dieta alimentare
Sempre nellambito definito dallarticolo 3, larticolo 5 prevede degli incentivi
allutilizzo dei prodotti agroalimentari provenienti da filiera corta a chilometro
utile in modo da privilegiare le produzioni locali riducendo altres linquinamento
prodotto dal trasporto dei prodotti stessi.
Larticolo 6 prevede delle misure per la promozione delleducazione alimentare
sia mediante appositi finanziamenti elargiti dal Ministro della pubblica istruzione
sia prevedendo linserimento dellinsegnamento di nozioni di nutrizione,
gastronomia e ristorazione vegetariana e vegana nei programmi didattici
destinati agli istituti professionali alberghieri e agli istituti professionali per i
servizi alberghieri e ristorativi.
In conclusione larticolo 7 disciplina la cooperazione tra il Ministro delle politiche
agricole e Forestali, del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in
agricoltura (CRA), e dei Ministri dellAmbiente e della Salute per promuove studi
e ricerche finalizzati a verificare i diversi effetti sullagricoltura e sullambiente
delle diete alimentari associate al consumo dei prodotti di origine animale
rispetto alle diete che lo escludono.

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