Sei sulla pagina 1di 12

1

Rahner I Papa?
Maurizio Blondet 12 Dicembre 2013
Da sempre pi parti si segnala negli atti di Pa-
pa Bergoglio linflusso di Karl Rahner, il gesui-
ta teologo e perito del Concilio; anzi c chi
descrive lelezione di Francesco come un col-
po di Stato dei gesuiti ormai ridotti ad una
setta rahneriana: la loro scuola che domi-
na tutte le cattedre negli atenei cattolici, dove
si sostituito linsegnamento del cristianesi-
mo con il rahnerismo, e in America latina. La
brutale soppressione dei Francescani del-
lImmacolata sarebbe una vendetta contro un
ordine dal quale si sono visti per la prima
volta fare a pezzi, con un rigore stringente, i
loro idoli di carta, i Rahner e compagni.
Non so cosa pensare, non ho abbastanza in-
formazioni interne, n letture teologiche per giudicare. So di un alto prelato, uno degli epurati da
papa Francesco, che sta rileggendo con rinnovata attenzione le profezie della beata Caterina
Emmerich (Vedo due papi...), so che qualcosa di inqueto e minaccioso ribolle nella curia, e
sono angosciato come credente.
Per quel poco che so, intravvedo inquietanti consonanze rahneriste nellimpazienza del Papa at-
tuale verso quei cristiani preoccupati della Tradizione, dei dogmi e delle eresie pullulanti con evi-
denza nella Chiesa, che lui chiama cristiani ideologici. Karl Rahner, durante tutto il Concilio di
cui era ascoltatissimo perito, esprimeva la seguente sardonica preghiera: Che lo Spirito San-
to guidi la Chiesa in modo che rinunci ai dogmi e alle condanne; allora i teologi potrebbero, col
tempo, trovare ci che giusto. Per Rahner gli enunciati della fede tradizionale [i dogmi] sono
inadeguati, in buona parte, per lo meno per quanto concerne ci che necessario prima di ogni
altra cosa l!annuncio della fede (.).
Pare proprio qualcosa di molto simile allidea di Chiesa come ospedale da campo dove ai feriti
mortalmente non si fa lesame del colesterolo. Il che sembra buono, ma solo se si dimentica che
cosa , per Rahner, lannuncio della fede che ritiene cos urgente da non dover essere inceppato
dalla dogmatica. Ricordiamo che Rahner un esponente terminale di quella patologia del pensiero
detta idealismo tedesco nella versione Heidegger. E nel gergo filosofico, la parola ha tuttaltro
significato da quello usato dalle persone comuni (Signora, cosa vuole, io sono un idealista).
No. Idealismo la teoria metafisica che comincia con laffermare che allesperienza dellio sono
dati solo i suoi stati soggettivi, che vengono chiamati idee. Sicch la realt esterna, gli oggetti,
non hanno realt se non in quanto sono ideati dal soggetto, individuale o astratto. Cos, per Kant
che inaugura lidealismo, il mondo esterno inconoscibile in s, ma solo per quanto appare
alla coscienza del soggetto. N bisogna preoccuparsi della cosa in S, bastando sapere il conte-
nuto della coscienza (che Hegel poi eliminer del tutto), il proprio caro io. "!opposto di #om $.%&.
Parimenti, Rahner nella sua scienza teologica non si occupa di Dio, la cui esistenza per lui non
dimostrabile, ma delluomo, nella cui coscienza il concetto di Dio appare. Senza luomo Dio non
pu essere conosciuto: la svolta antropologica di Rahner in teologia, analoga alla rivolu-
zione copernicana che Kant si attribu: la conoscenza non pi adeguamento della mente al
reale (come in San Tommaso), ma lintelletto umano che impone le sue leggi agli oggetti. Dio
dunque esiste solo nella mente...
Quale sarebbe dunque l!annuncio della fede che la Chiesa rahneriana deve con tanta urgenza
proclamare? Quale contenuto, se Dio ne escluso?
2
Rahner scrive De Mattei afferma che la salvezza non un problema, perch assicurata a
tutti, senza limiti di spazio, di tempo e di cultura. La chiesa una comunit vasta come il mon-
do, che include i cristiani anonimi, i quali, bench possano dirsi non-cattolici, o addirittura
atei, hanno la fede implicita. Chiunque infatti accetta la propria umanit, costui, pur non sa-
pendolo, dice di s a Cristo, perch in lui ha accettato luomo. Tutti, dunque, anche gli atei, in
quanto atei, si salvano se seguono la propria coscienza. Qualsiasi uomo, quando conosce se
stesso, anche nel male che compie, se si accetta come tale, allora auto-redento ed ha fede. E
quanto pi conosce e accetta la propria esperienza trascendentale tanto pi ha fede.
cos che la pensa anche lei?, chiederei al Santo Padre con angoscia. Con mite perfidia intellettuale,
gli amici Palmaro & Gnocchi (2) hanno citato un passo dal saggio 'atica di Credere di Karl Rahner:
Chiunque segue la propria coscienza, sia che ritenga di dover essere cristiano oppure non-
cristiano, sia che ritenga di dover essere ateo oppure credente, un tale individuo accetto e ac-
cettato da (io e pu conseguire quella vita eterna che nella nostra fede cristiana noi confessia-
mo come fine di tutti gli uomini. )n altre parole la grazia e la giustificazione, l!unione e la co-
munione con (io, la possibilit* di raggiungere la vita eterna, tutto ci incontra un ostacolo solo
nella cattiva coscienza di un uomo.
Ohim, ci sembra coincidere esattamente con quello che lei, Padre Santo, ha ripetutamente
comunicato ad Eugenio Scalfari, prima per iscritto e poi nellintervista in seguito alquanto ripu-
diata. Rahner non credeva al sacerdozio consacrato, al peccato originale, alla frase Ges
Dio, al dogma della transustanziazione. Quello di Rahner soggettivismo, relativismo e moder-
nismo sfrenato. Fra i dogmi che ritiene inadeguati per ci che necessario come prima cosa,
lannuncio della fede, Rahner elenca questi: Proposizioni come vi sono tre persone in Dio,
noi siamo salvati dal sangue di Ges Cristo sono puramente e semplicemente incomprensibili
per un uomo moderno (.) esse fanno la stessa impressione della pura mitologia di una religione
del tempo passato.
Ora, come ho gi raccontato, a Buenos Aires, nella parrocchia Santa Maria, in avenida La Plata
286, avvenuto fra il 1992 e il 1996 un miracolo eucaristico (3). Unostia gettata a terra e messa
dentro il tabernacolo in un boccale perch si sciogliesse nellacqua, s mutata in un brandello san-
guinante: esaminato, s rivelato un pezzo di muscolo cardiaco umano vicino al ventricolo sinistro;
la persona era viva quando stato prelevato, ha sancito il perito settore che lo ha analizzato; un
cuore che ha subito un intensissimo stress, come picchiato sul petto; (forse il colpo di lancia).
Ora, chiarissimo che questo fatto questo nudo fatto smentisce frontalmente la teologia di
Rahner. Quella secondo lui mitologia sorpassata, a cui luomo moderno non pu pi cre-
dere, appare a Buenos Aires come miocardio sanguinante; un fatto nientaffatto idealista; un
cuore materiale, che d la pi spaventosa realt alla frase siamo stati salvati dal sangue di Cris-
to che a Rahner sembra ormai improponibile. Una realt letterale e non metaforica, non un mito
o un modo di dire, ma un oggetto che al microscopio rivela globuli bianchi ancora palpitanti.
Questo bruto fatto avvenuto in Argentina non solo conferma la scandalosa realt delle parole di
Ges. Smentisce ogni idealismo, ossia la pretesa che noi, quando conosciamo, contempliamo
la nostra conoscenza o nostre idee, e non loggetto che sta al di l del nostro io. Esso conferma
invece il realismo cristiano: non solo la realt esiste oggettivamente e fuori di noi, ma pure
che la vera conoscenza adeguare la mente al reale, alla cosa quel realismo che, disse
Tommaso, il primo atto dumilt: non siamo noi a creare la realt, labbiamo trovata gi qui,
Dio lha fatta ed nostro compito conoscerla come lha fatta Dio. inoltre una realt dura,
che sfata le nostre illusioni, anche le illusioni dellincredulit.
Perch, non sar inutile ricordarlo, non che gli uomini antichi abbiano accettato facilmente,
da superstiziosi, questa cosa, che Rahner consiglia alla Chiesa di abolire perch luomo moder-
no non riesce a crederci. Quando Ges dichiar: se non mangiate la carne del Figlio delluomo
e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita, i giudei si scandalizzano chiedendosi:
"Come pu costui darci la sua carne da mangiare?. Anzi persino molti, forse la maggior parte
dei suoi seguaci, esclamano: Questa parola dura! Chi pu ascoltarla?. E da quel momento
molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano pi con Lui.
Secondo Rahner e i rahneriani, che sono legione a quanto pare, a questo punto Ges avrebbe
3
dovuto attenuare, pensando a ci che necessario prima di ogni cosa, lannuncio della fede.
Invece rincara, e sfida egli stesso i dodici apostoli: Non volete andarvene anche voi?.
Certo, Ges non ci ha reso le cose facili. Ho sempre avuto comprensione per gli ebrei: si aspet-
tavano il Messia re, il potente vincitore e liberatore politico, e gli arriva questo che afferma : il
mio Regno non di questo mondo . Eppure, la Sacra Scrittura aveva promesso quellaltro, non
questo; avevano tutto il diritto di sentirsi ingannati. E quante cose inutili, per una fede pura e
razionale, ci tocca accettare. Un Dio unico che tre persone, una Persona divina che si fa uomo,
partorito da una Vergine, un morto che risorge... tutte cose puramente e semplicemente in-
comprensibili alluomo moderno; Rahner ha ragione.
O meglio, avrebbe ragione se non ci fosse quel brandello dei Cuore umano apparso a Buenos
Aires , a disturbare la svolta antropologica. assurdo, indigeribile, persino rivoltante: ma
la realt, quel bruto dato di fatto che lautocoscienza umana, lio idealista, non riuscito a
prevedere, anzi che riteneva di escludere.
Con il progredire della storia della grazia, il mondo diviene sempre pi indipendente, maturo,
profano, e deve pensare ad auto-realizzarsi. Questa crescente mondanit storica (.) non una
sventura che si contrappone ostinatamente alla grazia e alla chiesa, ma invece il modo nel
quale la grazia si realizza a poco a poco nella creazione, ha scritto Rahner.
Come dire: Son cose che non accadono. Ma invece accaduto. Nei nostri tempi, 1992. A
Buenos Aires. Ebbene, la Realt a cui ci dobbiamo inchinare. E non solo difficile per noi da
credere. una difficolt, eh s, per lapostolato; difficile metterci a convincere chi vogliamo
convertire di tutto questo: la transustanziazione, la particola che, consacrata, diventa realmente
carne e sangue... Tutto ci assurdo, ma la Realt che lha voluta cos. Il messaggio lha volu-
to dare in questa carnale, spaventevole, rivoltante maniera : chi non beve il Mio sangue non ha
la vita eterna. E noi, se siamo credenti, abbiamo lobbligo di diffondere la fede non come ge-
nerico annuncio, ma dentro queste assurde realt di fatto, con questi limiti... che chiamiamo
dogmi e ci danno fastidio, ci sembrano mitologici, residui autoritari di epoche passate, ideolo-
gia tradizionalista, di antiquate monarchie...
Per questo ritengo e insisto a dire che, per capire Bergoglio, il fatto eucaristico di Buenos Aires
dirimente. Lostia ha sanguinato nella sua citt, mentre lui era vescovo. un messaggio chiaro
per lui, per il futuro Papa. Come lha vissuto? Come lha accettato? Ha capito lavvertimento?
stato lui a mettere la sordina a questo evento? O stata la comunit parrocchiale di Avenida
la Plata? I miracoli eucaristici, spesso a quanto pare, sono stati una risposta ad incredulit di
sacerdoti nella Presenza Reale. questo il caso, o no?
Non sono insinuazioni. Sono domande. Domande che pongo con angoscia, con tremore e timore,
pregando per il Santo Padre.
E, come comune credente di poche letture, domando: come ha potuto avere tanto seguito nella
Chiesa, nella gerarchia, un Karl Rahner? Come hanno potuto lasciargli la cattedra di teologia?
Ci rivela che qualcosa di spaventoso accaduto nella gerarchia, per lasciarsi convincere e se-
durre e intimidire da un simile personaggio. Dalle poche cose che ho letto sue, heideggeriane-
mente e ipocritamente contorte per sfuggire allaccusa di eresia, una cosa risulta invece chiaris-
sima: la immane superbia intellettuale, la presunzione sprezzante, da professore tedesco, il dar-
si importanza per motivi che non ne hanno alcuna sul piano della fede.
Una volta mi capit di intervistare Hans Kung: la sua presunzione, superbia e vanit erano addi-
rittura insopportabili; citava i suoi libri e solo i suoi, dava per scontato che tutti li conoscessero,
e si fece insultante perch non li avevo letti (avevo di meglio da fare), da quel momento non
rispose pi alle mie domande se non con derisioni e auto-citazioni, come si fa con un verme.
Riconosco lo stesso atteggiamento in Rahner. In una disputa avuta nel 1971, il cardinal Hoeffner
gli ricord mitemente: Chi dice: non credo che Ges risorto dai morti, non fa pi parte ella
Chiesa cattolica... rispetti ella (Rahner) la Fede della Chiesa, e sia tanto onesto da uscire pubbli-
camente dalla Chiesa cattolica....
Rahner rispose con derisione al cardinale: Dove hanno imparato la loro teologia i vescovi?.
4
Frase fin troppo rivelatrice: per lui i Vescovi non sono lautorit, ma lo sono i teologi. I suc-
cessori degli apostoli devono umilmente imparare la teologia, intesa ovviamente come la
scienza di professori tedeschi che si danno importanza e polemizzano fra loro in linguaggi in-
comprensibili, a fare, come lavoro intellettuale e stipendiato, una reinterpretazione continua del
dogma per escludere lerrore, parole sue. Stessa malattia dell!ebraismo talmudico. pure la
malattia intellettuale tedesca, la stessa per cui, da Kant in poi, la filosofia non pi la libera ri-
cerca che serve a tutti gli uomini, la tentata continua risposta alla domanda di essere, bens
una materia universitaria riservata a tecnici in possesso della giusta terminologia.
Alla domanda insultante ma dove hanno imparato la loro teologia i vescovi?, il cardinale
avrebbe dovuto replicare: Ma lei, gesuita e sacerdote Rahner, dove ha imparato la santi-
t?. Perch questo il punto: quando s cominciato fare della teologia una materia che pote-
va esulare dalla santit? I nostri veri teologi sono padre Pio, San Francesco, sono Santa Teresa,
san Massimiliano Kolbe, la piccola Giacinta di Fatima. loro sanno qualcosa su Dio e Ges, che
possono insegnarci.
Rahner invece, proprio quando partecipava come perito al Vaticano II, insieme a Ratzinger, Dani-
lou, Haering, Congar, De Lubac ed altri scienziati in teologia di cui lui era il principe e il pavone,
tempestava di lettere roventi la sua amante Luise Rinser: 1800 lettere infocate, a suon di cocco-
lina e ricciolina, e lei di pesciolino mio, di mi spaventa che tu mi ami con questa passione
e non mangiare troppo altrimenti ingrassi e non mi piaci pi. Questa Rinser era una intellet-
tuale progressista, che ha finito per simpatizzare con i terroristi rossi della Baader-Meinhof, alle-
poca distribuiva la sua focosa carne fra il celebre divo-gesuita e un abate benedettino bavarese,
ed ha pubblicato il carteggio fra lei e il gran teologo Rahner. Come ricorda De Mattei, la donna l11
maggio 1965 gli scriveva: Sai qual la maggior difficolt che mi viene da parte tua? Che sei un
relativista. Da quando ho imparato a pensare come te non oso affermare nulla con sicurezza.
Per forza: quando si vive a qual modo e non si lascia la Chiesa (n la cattedra, e lo stipendio) si
crea la teologia giustificativa adatta. Rahner era un personaggio orribile. Come ha potuto essere
tanto influente sul Concilio? E veramente la Chiesa doggi in mano ai suoi seguaci? Sono davve-
ro loro che hanno stroncato i Francescani dellImmacolata? Possiamo stare tranquilli, Santo Padre?

1) www.papalepapale.com/develop/annientate-i-francescani-dellimmacolata-la-pulizia-etnica-
senza-fare-prigionieri-e-iniziata
2) Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, Rahner Kaputt, il 'oglio 20/11/2013
3) Qui trovate l resoconto dellevento, come descritto nel foglio illustrativo che la parrocchia di
Buenos Aires distribuisce a chi faccia domande sul miracolo.
4) Roberto De Mattei, Karl Rahner, maestro del Concilio, di Martini e della coscienza relativa )l
'oglio, 16 giugno 2009. Vale la pena di riportare per intero il sommario, che profeticamente indi-
ca i nemici interni di Benedetto XVI: (ietro l!opposizione intra-ecclesiale all!insegnamento di +-
,V) c! il pensiero di un altro influente gesuita - Il nome di Karl Rahner un passaggio obbli-
gato per chi voglia entrare nel cuore del dibattito intraecclesiale dei nostri giorni. Come perito
conciliare del cardinale Franz Knig il gesuita tedesco svolse, dietro le quinte, un ruolo cruciale nel
Vaticano II, fino a essere definito dallallora decano della Gregoriana, Juan Alfaro, il massimo is-
piratore del Concilio. Di certo ha dominato il post-concilio come conferenziere di grido e scrittore
dalla alluvionale produzione, pronto a intervenire disinvoltamente su tutti i problemi del momento:
i suoi titoli sono oltre quattromila, le sue opere, tradotte e diffuse in tutto il mondo, continuano a
esercitare una larga influenza sul mondo cattolico contemporaneo. Sembra giunta per l!ora di
us"ire da Rahner, come implicitamente auspicato da Benedetto XVI nellormai storico discorso
alla Curia Romana del 22 dicembre 2005, sulle ermeneutiche del Concilio Vaticano II. Lo spiri-
to del Concilio a cui si richiamano gli ermeneuti della discontinuit ha infatti la sua fonte nel
Geist in Welt di Rahner, quello Spirito nel mondo che il titolo del suo primo importante libro,
pubblicato nel 1939. Se in questo volume Rahner delinea la sua concezione filosofica della conos-
cenza, nel successivo, Uditori della parola (Hrer des Wortes), pubblicato nel 1941, espone la
sua visione propriamente teologica. Le tesi di questi due libri e dei successivi, gi lucidamente cri-
ticate dal padre Cornelio Fabro (La svolta antropologica di Karl Rahner, 1974), sono ora oggetto
5
di un importante volume, a cura di padre Serafino M. Lanzetta, che raccoglie gli atti del convegno
tenutosi a Firenze nel novembre 2007, con la partecipazione di eccellenti studiosi, provenienti da
diverse parti del mondo: Ignacio Andereggen, Alessandro Apollonio, Giovanni Cavalcoli, Peter M.
Fehlner, Joaqun Ferrer Arellano, Brunero Gherardini, Manfred Hauke, Antonio Livi, H. Christian
Schmidbaur, Paolo M. Siano, (Karl Rahner. Unanalisi critica. Le figure, le opere e la recensione.
Teologia di Karl Rahner, 1904-1984. Cantagalli). #ggetto della s"ienza teologi"a$ per Rah%
ner, non Dio, di cui non pu essere dimostrata lesistenza, ma luomo, che costituisce lunica
esperienza di cui abbiamo limmediata certezza. Non si pu dunque parlare di Dio al di fuori del
processo conoscitivo delluomo. Dio, pi precisamente, esiste autocomunicandosi alluomo che
lo interpella. Rahner afferma che nessuna risposta va al di l dellorizzonte che la domanda ha gi
precedentemente delimitato. Lorizzonte di Dio misurato dalluomo che, delimitando nella sua
domanda la risposta divina, diviene la misura stessa della Rivelazione di Dio. Rahner non dice che
luomo necessario a Dio perch Dio possa esistere, ma poich senza luomo Dio non pu essere
conosciuto, la conoscenza umana diviene la chiave di quella che egli definisce la svolta antropo-
logica della teologia. Rahner si richiama spesso a san Tommaso dAquino, ma di fatto riduce la
metafisica ad antropologia e la antropologia a gnoseologia ed ermeneutica. La teologia trascen-
dentale di Rahner appare, in questa prospettiva, come uno spregiudicato tentativo di liberarsi
della tradizionale metafisica tomista, in nome dello stesso san Tommaso. Ci naturalmente pu
avvenire solo a condizione di falsificare il pensiero dellAquinate. Fabro non esita a definire Rahner
deformator thomisticus radicalis, a tutti i livelli: dei testi, dei contesti e dei principi. Lesito un
trasbordo dal realismo metafisico di Tommaso allimmanentismo di Kant, di Hegel e soprattutto
di Heidegger, acclamato dal gesuita tedesco come il suo unico maestro. Rahner a""etta il
punto di partenza cartesiano dellio come auto-coscienza. Luomo, spogliato della sua corporei-
t, innanzitutto coscienza, puro spirito, immerso nel mondo. Come per Cartesio e per Hegel,
anche per Rahner il conoscere che fonda lessere, ma la conoscenza ha il suo fondamento nella
libert, perch nella misura in cui un essere diventa libero, nella medesima misura esso conos-
cente. La coscienza coincide con la volont delluomo e la volont delluomo lattuarsi dellIo.
LIo a sua volta non sottomesso a nulla che lo possa condizionare, perch il suo fondamento sta
proprio nella sua incondizionatezza e dunque nellassenza di ogni oggettiva limitazione esterna. La
conseguenza della riduzione delluomo ad auto-coscienza la dissoluzione della morale. La libert
prevale sulla conoscenza perch, come afferma Heidegger, dietro il cogito cartesiano irrompe la
libert. Luomo coscienza che si auto-conosce e libert che si auto-realizza. Per Rahner, come
per il suo maestro, luomo conosce e vive il vero facendosi libero. Il valore morale dellazione non
ha una radice oggettiva, ma fondato sulla libert del soggetto. Forzando il n. 16 della Lumen
Gentium, in cui si parla della possibilit di salvezza di coloro che non sono giunti a una conos-
cenza esplicita di Dio, Rahner afferma che la salvezza non un problema, perch assicurata a
tutti, senza limiti di spazio, di tempo e di cultura. La chiesa una comunit vasta come il mondo,
che include i cristiani anonimi, i quali, bench possano dirsi non-cattolici, o addirittura atei,
hanno la fede implicita. Chiunque infatti accetta la propria umanit, costui, pur non sapendolo,
dice di s a Cristo, perch in lui ha accettato luomo. Tutti, dunque, anche gli atei, in quanto atei,
si salvano se seguono la propria coscienza. Qualsiasi uomo, quando conosce se stesso, anche nel
male che compie, se si accetta come tale, allora auto-redento ed ha fede. E quanto pi conosce
e accetta la propria esperienza trascendentale tanto pi ha fede. Questo, osserva giustamente il
padre Andereggen, significa che ha pi fede un individuo che si sia psicanalizzato freudianamente
durante dieci anni, piuttosto che un religioso che preghi (p. 35). Il cardinale Franz Knig, uomo di
punta del progressismo conciliare, fu il grande sdoganatore di Rahner, in odore di eresia fino
agli anni Sessanta. &ra i numerosi e illustri dis"epoli del gesuita, bisogna ricordare lex presi-
dente della Conferenza episcopale tedesca Karl Lehmann e, in Italia, il cardinale Carlo Maria Mar-
tini. Le ultime interviste-confessioni di Martini, con Georg Sporschill (Conversazioni notturne a
Gerusalemme, Mondadori) e con don Luigi Verz (Siamo tutti nella stessa barca, Edizioni San
Raffaele), sono di impronta rahneriana, per luniversalismo salvifico e la morale debole. Martini,
come Rahner, ritiene che la missione della chiesa sia aprire le porte della salvezza a tutti, compre-
si coloro che si discostano dalla fede e dalla morale cattolica. Lo stesso Martini, istitu a Milano una
cattedra dei non credenti, per ascoltare il loro contributo alla salvezza del mondo. Il successore
di san Carlo Borromeo, rinunciava cos al compito di portare Cristo a chi non crede, per affidare ad
atei dichiarati come Umberto Eco la missione di evangelizzare i fedeli della diocesi ambrosiana.
6
'enzinger$ e il mondano dimezzato
di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro 20 novembre 2013 - ore 13:42
E durata poco lintervista volterriana. Francesco contro lo spirito del mondo. Denzin-
ger pioniere del dogma. !ahner " #uona coscienza e li#ero esame. $i assolvono i pec-
catori non i peccati ecco il punto.
(""olta )"on gioia* "ome si usa nella "hiesa d!oggi$ di+esa senza )se* e senza )ma*$
ermeneutizzata come si conviene e poi, alla fine, ritirata dal sito internet vaticano, dove era ri-
masta un mese e mezzo: da famosa che era, lintervista di Papa Francesco a Eugenio Scalfari
stata archiviata con un semplice click. Attendibile nel suo complesso, ha spiegato il direttore del-
la sala stampa padre Lombardi, non lo in alcune singole parti, anche se il controverso passag-
gio sulla coscienza sarebbe "del tutto compatibile con il Catechismo della chiesa cattolica.
Pur deposta nei +aldoni della sempli"e "rona"a$ tale ,i"enda rimane a indi"are un tasso
di "on+usione e""essi,o persino per un ospedale da "ampo- E davvero strano che nessuno
si sia chiesto, preventivamente e prudentemente, se lintervistatore della stampa volterriana fos-
se un malato venuto a farsi curare o un untore neanche troppo mimetizzato. Riconoscere cosa vi
sia nellanimo dellinterlocutore mondano questione che lo stesso Papa Francesco, nellomelia
di Santa Marta di luned scorso, ha indicato come essenziale. Commentando un passo del "Libro
dei Maccabei ha messo in guardia dal rischio di fare mercimonio della fedelt al Signore, poich
lo spirito del mondo negozia tutto. Ma listantanea della chiesa postmoderna ritrae da decenni un
luogo di mediazione pi che una cittadella decisa a resistere. Un posto dove molti agiscono con
aria di sufficienza nelladozione di criteri, metodi e strumenti necessari per comprendere tanto le
lusinghe del mondo quanto i lamenti della chiesa.
.a tensione al ragione,ole rigore di moda sotto Benedetto /0I$ "he insieme all!as"esi e
alla preghiera mette al riparo dalle sirene del mondo$ pare e,aporata- Oggi, basta solo ri-
chiamare la precisione affilata e caritatevole con cui la chiesa si sempre espressa su fede, dottrina
e morale per passare come ideologizzati specialisti del Logos. Guai a chi osi evocare lopera di un
benemerito pioniere della teologia dogmatica come Heinrich Denzinger: si viene tacciati di voler sos-
tituire il Vangelo con il suo "Enchiridion Symbolorum, quel cristallino compendio dei principali testi
del magistero che dovrebbe fare da argine l dove il mondo interroga, provoca, negozia, corrompe.
Aggiornato costantemente nel corso dei decenni, il "Denzinger, che ha preso il nome del suo primo
autore, uno dei riferimenti pi sicuri per chiunque voglia conoscere e praticare il perenne pensiero
della chiesa: ma non piace pi, irrita, infastidisce. Per scoprire la ragione di tale avversit baste-
rebbe andare su Wikipedia, dove, in unimpietosa, sinteticissima riga, si legge: "Il grande teologo
fondamentale gesuita Karl Rahner ha tuttavia messo in guardia studenti e studiosi sul rischio ridu-
zionistico di una `teologia del Denzinger. Se si considera che, nella chiesa contemporanea,
linventore della teoria dei "cristiani anonimi ha sostituito san Tommaso come doctor communis,
diviene comprensibile luniversale avversione per il "Denzinger, severo giudice di chiunque ami ab-
bandonarsi a un qualunque incontro personale con il Vangelo. In qualche modo, ritorna in superficie
il tema della coscienza personale che Rahner, confratello di Papa Francesco, ha descritto nella "Fati-
ca di credere in termini che hanno indubbiamente fatto scuola, e che scuola: "Chiunque segue la
propria coscienza, sia che ritenga di dover essere cristiano oppure non-cristiano, sia che ritenga di
dover essere ateo oppure credente, un tale individuo accetto e accettato da Dio e pu conseguire
quella vita eterna che nella nostra fede cristiana noi confessiamo come fine di tutti gli uomini.
)In altre parole1 la grazia e la giusti+i"azione$ l!unione e la "omunione "on 'io$ la pos%
sibilit2 di raggiungere la ,ita eterna$ tutto "i in"ontra un osta"olo solo nella "atti,a
"os"ienza di un uomo*-
Posto davanti al Vangelo, un pensiero simile non pu che rifuggire il cogente rigore del "Denzin-
ger, che il cogente rigore della chiesa. Ma la fede cattolica non pu risolversi nel semplice in-
contro personale con il Vangelo. Lo spiega il domenicano padre Roger-Thomas Calmel nella
7
"Breve apologia della chiesa di sempre: "Che ci sia dunque un andirivieni frequente dalla lettera
della Scrittura alle formule dei Concili e del Catechismo e viceversa. Passiamo dalla lettera del-
lAntico o del Nuovo Testamento alle definizioni conciliari o pontificie per meglio coglierne il con-
tenuto esatto, il vero significato del testo sacro. Poi ritorniamo dai Concili e dal catechismo al
semplice testo scritturale per non perdere mai di vista il dato vivo, concreto, soprannaturale,
inesauribile, del quale le formulazioni del magistero ecclesiastico esprimono, con tutta la preci-
sione necessaria, la profondit e il mistero.
La guerra al "Denzinger, e quindi allarmonioso dipanarsi e manifestarsi della dottrina perenne
della chiesa, viene da lontano. Non a caso Rahner spiega che "gli enunciati della fede tradizio-
nale sono inadeguati, in buona parte, per lo meno per quanto concerne ci che necessario pri-
ma di ogni altra cosa: lannuncio della fede (.) Proposizioni come `vi sono tre persone in Dio,
`noi siamo salvati dal sangue di Ges Cristo sono puramente e semplicemente incomprensibili
per un uomo moderno (.) esse fanno la stessa impressione della pura mitologia di una religione
del tempo passato. Secondo il teologo gesuita, dunque, al palato delluomo contemporaneo,
Ges che resuscita Lazzaro ha lo stesso sapore di Ercole che sconfigge lIdra o di Teseo che uc-
cide il Minotauro. Quindi non rimane che riformare lannuncio e sintonizzarsi sulla lunghezza
donda della modernit, trarre le parole dai desideri del nuovo uditorio.
3iuseppe Siri$ un "ardinale "he ris"hi di di,entare Papa$ "oglie lu"idamente la 4ues%
tione$ 4uando in )3etsemani* s"ri,e1 "Il grande principio di morte il principio di secolarizza-
zione: il mondo contiene la forza della plenaria realizzazione degli uomini e ne anche lambiente,
in cui lo scopo della vita delluomo deve essere raggiunto; occorrerebbe dunque abolire ogni dis-
tinzione tra sacro e profano, tra chiesa e mondo. Diagnosi confermata da quanto Edward Schille-
beeckx andava dicendo nel 1970: "In Cristo ora possibile dire Amen alla realt mondana e
considerarla come culto poich, dopo lapparizione di Ges, sulla terra abita la pienezza di Dio.
Se loggetto del nuovo culto il mondo, diventa impossibile entrarvi in conflitto. I vescovi ameri-
cani che contestano Barack Obama, evidentemente, non seguono Rahner o Schillebeeckx. Ma
centinaia di gesuiti con le loro universit cattoliche e centinaia di suore in rivolta dicono Amen al
presidente e rendono culto al mondo. Il vero problema dellospedale da campo distinguere chi
vi distribuisce la medicina buona e chi fa eutanasia al paziente.
Se 5 ,ero "he lo spirito mondano indu"e a negoziare +inan"he la +edelt2 a 'io$ come ha
detto il Papa nellomelia del 18 novembre, bisognerebbe avere anche il coraggio di denunciare chi,
nellaccampamento cattolico, si macchia di intelligenza col nemico. Non possibile additare le lu-
singhe del mondo e tollerare un Rahner che dice: "Con il progredire della storia della grazia, il mon-
do diviene sempre pi indipendente, maturo, profano, e deve pensare ad auto-realizzarsi. Questa
crescente mondanit storica (.) non una sventura che si contrappone ostinatamente alla grazia e
alla chiesa, ma invece il modo nel quale la grazia si realizza a poco a poco nella creazione.
Sulla scia dellambiguo e ossessivo "primato della Parola e del "sola fide di matrice luterana, la
chiesa ha finito per specchiarsi nellorizzonte ribaltato di un pelagianesimo che nega il senso del
peccato e osanna il mondo. Lesito comunque il depotenziamento della tradizione e della fun-
zione di mater et magistra. Il libero esame, il soggettivismo, la "sola scriptura prendono la sce-
na svuotando di significato il ruolo dei vescovi e del Papa. Ma lorizzonte logico di tale operazione
debolissimo poich la tradizione a precedere e definire la parola: la chiesa a stabilire quali
siano i testi sacri e come vadano interpretati. Fatto che determina limpossibilit di parlare di
"religione del libro, posto che i testi sacri sono oggettivamente diversi nella lettera e nella loro
interpretazione. La chiesa precede storicamente e logicamente la scrittura e per questo, spiega il
cardinale Siri, "colui che relativizza la tradizione relativizza la scrittura.
.a bellezza perenne e uni"a del "attoli"esimo sta nella "apa"it2 di "omporre e armo%
nizzare tutti 4uesti elementi. Sta nella continua tensione tra ragione e mistero, tra anelito
terreno e risposta celeste che, pazientemente, crea un calco nel quale la creatura si adagia,
magmatica e informe, per risorgerne solida e levigata, come la farfalla da una crisalide. Perch
conoscere la dottrina significa amarla e pregarla assecondandone forme e definizioni. E come un
dire le preghiere secondo formule dettate da altri con precisione ispirata e insondabile. Allora,
lontano dai sentimenti, dalle divagazioni, dagli inutili discorsi, senza uno iota di troppo, sgorga
8
quel che della beatitudine concesso su questa terra, che un dire sottovoce, un fare e un vi-
vere invece che un discorrere: "I molti discorsi non appagarono lanima insegna l"Imitazione di
Cristo "ma la vita buona d ristoro alla mente.
.!annun"io a Maria narrato da San .u"a non produrrebbe nelle anime oranti la stessa
tensione ,erso il )partorire 'io* predi"ato da sant!(mbrogio se il Concilio di Efeso, nel
431, non avesse affilato la lama della dottrina definendo la Vergine Theotokos, Madre di Dio: "Se
qualcuno non Confessa che lEmmanuele Dio nel vero senso della parola, e che perci la Santa
Vergine madre di Dio perch ha generato secondo la carne il Verbo che da Dio, sia anate-
ma. Non vi nulla di pi amato dalla gente cristiana aliena al mondo che un tale rigore. "Tutto
il popolo della citt rimase in attesa dal mattino alla sera, aspettando il giudizio del santo sino-
do racconta san Cirillo dAlessandria, che fu lartefice di quella decisione. "(.) Alla nostra uscita
dalla chiesa, fummo ricondotti fino alle nostre dimore. Era la sera, tutta la citt si illumin,
donne camminavano innanzi a noi con incensieri. A coloro che bestemmiavano il suo Nome, il
Signore ha dimostrato la sua onnipotenza.
( saperlo leggere$ a studiarlo in amore,ole andiri,ieni "on la S"rittura$ il )'enzinger*
ra""onta 4ueste storie e alimenta la ,ita buona "he$ a sua ,olta$ nutre la mente- E la
vita della chiesa che corre lungo i secoli dandovi forma, la tradizione che bussa imperiosa-
mente alle anime chiamandole a scegliere. Non vi alternativa nella guerra allo spirito monda-
no: alla tentazione di negoziare persino sulla fede si pu opporre solo limmutabilit e lirrefor-
mabilit del magistero. Per tutta la sua vita, la chiesa lo ha fatto, contendendo al mondo il tem-
po e lo spazio, le due dimensioni in cui si espande la tradizione. Le definizioni raccolte dal "Den-
zinger si sono tramandate senza mutare nel corso dei secoli e, senza mutare, hanno raggiunto
gli avamposti pi remoti della fede. Quelle stesse pagine che ora si trovano facilmente a stampa
in libreria, hanno corso il mondo in itinerari avventurosi che Harold Innis ha raccontato nel suo
epico "Impero e comunicazioni. Hanno viaggiato su pergamena, "supporto pesante adatto al
permanere della verit religiosa irreformabile e perenne, a differenza di ci che viaggiava su pa-
piro e su carta, "supporti leggeri che alimentavano la burocrazia civile caduca e fallace.
6os7$ la "hiesa di Roma ha propagato il regno di 6risto e ha "on4uistato$ anima per ani-
ma$ le intelligenze pi8 sempli"i e 4uelle pi8 laboriose$ tutte bisognose dello stesso nu%
trimento- Se John Henry Newman non si fosse trovato al cospetto di verit e pronunciamenti im-
mutabili nello spazio e nel tempo, non avrebbe mai avuto la forza e lesigenza di lasciare la comu-
nione anglicana per entrare nella chiesa di Roma. Nell"Apologia pro vita sua, il cardinale spiega
che comp il gran passo verso casa solo quando si rese conto che gli argomenti degli anglicani con-
tro i padri del Concilio di Trento erano gli stessi di quelli contro i padri del Concilio di Calcedonia, che
condannare i Papi del Sedicesimo secolo voleva dire condannare anche quelli del Quinto: "Il dram-
ma della religione, il combattimento della verit e dellerrore erano sempre gli stessi. I principi e i
procedimenti della chiesa doggi erano identici a quelli della chiesa dallora; i principi e i procedimen-
ti degli eretici di oggi erano quelli dei protestanti di oggi. Lo scopersi quasi con terrore.
Ma la "hiesa non las"ia da sola anima al"una da,anti a una ,erit2 "he possa atterrire-
A ciascuno porge la carezza rigorosa e soave del rito. La tradizione si presenta sempre alluomo
attraverso un poema sacro che nel cattolicesimo, come scrive Domenico Giuliotti, ha la sua es-
pressione celeste nella celebrazione eucaristica: "La Messa, e non gi la `Divina Commedia, il
`poema veramente `sacro al quale hanno posto mano e cielo e terra. (.) Dio, la Trinit e tutti
gli Angeli ne formano largomento. La Consacrazione, che rinnova lIncarnazione, il punto
culminante di questo immenso mistero. E il Prete n, al tempo stesso, il taumaturgo e il poeta.
9manazione del 6ielo in terra$ tradizione e liturgia sono 4uasi "onsustanziali persino
nel metodo "on "ui gli uomini hanno "ontribuito alla loro +ormazione- Mentre una il
repertorio di pensieri da cui decaduto tutto, tranne ci che dice definitivamente il divino, laltra
la composizione di gesti e di parole immutabili depurati da ci che solo umano. Sono due
ingressi allo stesso mondo, dove ciascuno riceve perennemente ci che gli spetta, in qualunque
luogo si trovi e in qualunque tempo viva. Sulla terra non vi nulla di pi equo. Lo racconta con
soave precisione Newman nel romanzo "Perdita e guadagno, l dove descrive i pensieri e le
sensazioni del giovane protagonista che, per la prima volta, assiste a una celebrazione cattolica:
"Quello che lo colp pi di tutto fu che, mentre nella chiesa dInghilterra lecclesiastico oppure
9
lorgano erano tutto e la gente non era niente, salvo che veniva rappresentata al funzionario lai-
co, qui era esattamente il contrario. Il prete diceva poco o niente, almeno in modo da farsi sen-
tire, invece lassemblea era come un solo vasto strumento un panharmonicum che suonava in-
sieme; cosa ancora pi mirabile, pareva che suonasse da solo. (.) Le parole erano in latino, ma
tutti le capivano benissimo, e offrivano le loro preghiere alla Santissima Trinit, e al Salvatore
incarnato, e alla grande Madre di Dio, e ai santi nella gloria del Paradiso, con nel cuore unener-
gia pari a quella con cui davano voce al suono. Vicino a lui cera un ragazzino, e una povera don-
na, che cantavano a squarciagola. No, qui non ci si poteva sbagliare, Reding disse fra s e s:
`Questa s che una religione popolare.
( 4uei tempi$ nella "hiesa$ la stessa dottrina e la stessa liturgia erano buone per tutti$
per i santi e per i pe""atori$ per i ,i,i e per i morti$ per i romani e per i barbari- Per
questo la religione cattolica era equanime e misericordiosa: era popolare. Ancora non risuonava
il lamento che pi tardi avrebbe vergato Nicols Gmez Dvila: "La chiesa un tempo assolveva i
peccatori, oggi ha deciso di assolvere i peccati.
di -lessandro .nocchi e /ario 0almaro
1 - '2.")2 3425)()-62
.eggi tutti gli inter,enti 1
Questo Papa non ci piace Orgoglioso lamento cattolico Cristo senza dottrina n verit
Lospedale da campo dei follower Epater le bourgeois catholique Il questionario di Pietro
Il silenzio dei giornali mondani sul Papa che non si uniforma

6risto senza dottrina n: ,erit2
di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro 22 ottobre 2013 - ore 06:59
Ridotti a sans papiers della chiesa, ricordiamo che il cardinale Biffi ha ricordato: "Ges talvolta un
pretesto per parlare daltro. Una pastorale dellintimo, senza mediazione razionale del dogma? No.
Povera bisnonna Antonia, che ha passato una vita fatta di pater-ave-gloria, rosari, messe alle cin-
que di mattina, segni di croce a ogni santella, catechismo
imparato a memoria e precetti morali da praticare scrupolo-
samente e insegnare con zelo. Povera bisnonna Antonia, e
poveri i suoi ottantaquattro anni trascorsi a "dire preghiere
e a osservare "prescrizioni nella speranza di abbracciare un
giorno Ges, a cui dava del Voi, come usavano le genera-
zioni perbene. Povera bisnonna Antonia e povera la sua fede
che, non fosse per il candore ingenuo e inerme delle vec-
chine di campagna, oggi potrebbe essere presa per una cri-
stiana ideologica, moralistica, farisaica, senza cuore. Eppu-
re, quella donnina sempre vestita di nero che parlava solo dialetto e un latino tutto suo, aveva mos-
trato quanto amore per Dio e per gli uomini sgorghi da una vita passata a "dire preghiere. Al mari-
to, che in punto di morte le chiedeva perdono per quante gliene aveva fatte e lei aveva sopportato
nel silenzio e nella pazienza, la povera bisnonna Antonia aveva risposto di non avere paura, "quan-
do sarete di l, vedrete quanto bene avranno fatto le preghiere che vostra moglie ha detto per voi.
La durezza dellomelia di Santa Marta in cui Papa Francesco stigmatizza una fede che passa "per
un alambicco e diventa ideologia e in cui giudica le coscienze di chi, oggi, si ostina a vivere un
cristianesimo come quello dei suoi vecchi, finisce per travolgere il passato che continua a vivere
nel presente. Risulta difficile ipotizzare che il bersaglio non sia quel sentire tradizionale a cui si
intende impedire di diventare un movimento capace di aggregare uomini e idee. Lo ha felice-
mente spiegato la gioiosa macchina da guerra degli ermeneuti del giorno dopo. Ma lo aveva ine-
quivocabilmente anticipato il Papa stesso, nellintervista a Civilt Cattolica, fulminando un "uso
10
ideologico del rito tradizionale riportato in onore da Benedetto XVI, uno "specialista del Logos
ormai archiviato dagli ermeneuti del suo successore.
Anche se parla delle ideologie di ogni segno, chiaro a chi miri Papa Bergoglio dicendo: "Quan-
do un cristiano diventa discepolo dellideologia, ha perso la fede: non pi discepolo di Ges,
discepolo di questo atteggiamento di pensiero (.). E per questo Ges dice loro: `Voi avete por-
tato via la chiave della conoscenza. La conoscenza di Ges trasformata in una conoscenza
ideologica e anche moralistica, perch questi chiudevano la porta con tante prescrizioni.
Non passa omelia, non passa intervista, non passa bagno di folla in cui il Papa non scrolli le spalle
davanti a una fede che si oggettivizza nel rigoroso rapporto con la ragione. "Nomina nuda tene-
mus, sembra questo il messaggio di Francesco, lo stesso del francescano Gugliemo di Occam di
cui Umberto Eco produsse un gradevole bigino con "Il nome della rosa. La fede non cerca pi un
intelletto che ritiene inabile a conoscere veramente, produttore di oggettivazioni che rischiano di
divenire un ostacolo allincontro con Cristo. Come se ci si trovasse in una zona di rimozione forzata
dei precetti permeabili allintelligenza, un vicolo cieco nel quale non amava sostare un cristiano in-
namorato della ragione come Gilbert Keith Chesterton: "Per quanto un uomo pu essere orgoglioso
di una religione fondata sullumilt, io sono molto orgoglioso della mia religione. Sono particolar-
mente orgoglioso di quelle sue parti che sono molto comunemente chiamate superstizioni. Sono
fiero di essere stato nutrito da dogmi antiquati ed essere schiavo di una fede morta, come i miei
amici giornalisti ripetono con tanta insistenza, perch so benissimo che sono le eresie ad essere
morte e che soltanto il dogma razionale vive abbastanza a lungo da essere chiamato antiquato.
Ma dove non c ragione c contraddizione e risulta difficile mettere al riparo le idee, e chi le sos-
tiene, dallaggressione che si sostituisce allargomentazione. Chi critica errori dottrinali, confusioni,
silenzi sui grandi temi della teologia e della morale, viene marchiato come un derelitto senza fede,
un fariseo che non prega, un ipocrita che non crede in Cristo e lo usa per alimentare unideologia.
E la "nuova chiesa della misericordia, bellezza. E la chiesa che proclama di accogliere tutti e di
non volere giudicare nessuno, ma che si mostra senza piet per i suoi figli innamorati e insieme
perplessi. Adotta schemi politici cari al Novecento, secondo cui il positivismo giuridico si mangia la
verit e la legge naturale. Se fra lintuizione di Dio e la vita quotidiana viene tolto di mezzo lappa
rato razionale che contraddistingue luomo, il potere finisce per autolegittimarsi a prescindere da
ci che dice e che fa. Jean Bodin e Niccol Machiavelli lo avevano ben spiegato.
La strumentalizzazione del Nazareno per altri scopi, va detto, un problema antico. Il cardinale
Giacomo Biffi ha denunciato tempo fa che "Ges diventato un pretesto che i cristiani usano per
parlare daltro. Ma da decenni che questo "altro rappresentato da ecologismo, promozione
della legalit, ecumenismo mediatico, lotta alle narcomafie, protezione della foresta amazzonica
e altre amenit. A tutto discapito della dottrina morale, della bioetica, del rigore liturgico e dot-
trinale. Con il rischio di trovarsi al cospetto di un Cristo senza dottrina e senza verit, un perso-
naggio buono per tutte le stagioni, un contenitore da riempire con quanto desideri ogni consu-
matore della religione fai da te.
Un simile fenomeno non giustificabile in nome della cosiddetta pastoralit. Perch non pu esis-
tere pastorale che non sia preceduta dalla dottrina, a meno che non se la sia divorata e non sia di-
venuta dottrina essa stessa finendo per mortificare il robusto rapporto con la ragione e la legge na-
turale. Per duemila anni la Chiesa ha difeso la vera fede dalleresia: a spada tratta, con impegno as
soluto e a prezzo del sangue. Papi e cardinali, teologi e religiosi sapevano bene come una tesi ete-
rodossa fosse la peggior malattia che potesse minacciare il Corpo Mistico. "La Chiesa e le eresie,
dice il magnifico duellante cattolico inventato da Chesterton nel romanzo, "La sfera e la croce "han
no sempre combattuto sulle parole perch sono le uniche cose per le quali valga la pena di battersi.
Da ci si ricava quanto sia sorprendente e irrazionale, perch estraneo alla storia della chiesa,
che oggi chi solleva domande e obiezioni dottrinali sia tacciato di essere rigido, moralista, eticis-
ta, senza bont. Unaccusa che, a ben guardare, potrebbe essere trasferita su papi del recente
passato. Paolo VI, nel 1968, scrive lenciclica "Humanae vitae per ribadire la condanna morale
della contraccezione: un rigido eticista senza bont. Giovanni Paolo II redige nel 1995 una sum
ma della bioetica nella "Evangelium Vitae: ma cos facendo dimostra di insistere su tesi dure e
difficili, che allontanano invece che avvicinare gli uomini alla chiesa. Benedetto XVI spiega al
11
Bundestag, in un memorabile discorso, che quando le leggi civili contraddicono la legge naturale,
non sono pi leggi ma solo simulacri cui si deve disobbedienza: un intollerante che chiude la
porta della chiesa in faccia allo stato laico e se ne va con la chiave in tasca.
Ma lartificio dialettico che trasforma quanti vogliono difendere la dottrina cattolica in farisei
spietati, privi di un cuore che palpita per il Cristo ferito e crocifisso, debole. Ges non invita i
farisei ad andarsene perch professano una fede sbagliata, ma a essere i primi a osservare la
legge. Mentre qui pare proprio che lobiettivo finale, oltre il giudizio temerario sullintimit della
coscienza, sia il principio stesso, ritenuto un ostacolo al dialogo col mondo. Invece, fede e ra-
gione, legge e carit possono solo stare insieme o si dissolvono entrambe: nellirrazionalit di un
fideismo luteraneggiante o nel gelo di un razionalismo volterriano, che oggi vanno volentieri a
braccetto verso il nulla.
Portato nel perimetro della chiesa, tutto questo produce un cattolicesimo senza dottrina, emotivo,
empatico, pneumatico. Si sarebbe tentati di dire alla Enzo Bianchi, se persino lui non fosse stato
oscurato dalla stella mediatica di Papa Bergoglio. Parafrasando Zygmunt Bauman, ci segna la
nascita di un cattolicesimo liquido, che diguazza nelle zone grigie evocate da Carlo Maria Martini.
Una religione che, nellincapacit di dare risposte, impone con prepotenza dubbi e domande e par-
torisce un cattolicesimo che "sa di non sapere, di gusto prearistotelico. Qui dentro si trovano le
coordinate dellincontro con il mondo moderno da cui escono plotoni di cattolici che non credono
nel credo perch non lo conoscono, ma accorrono festanti in piazza San Pietro o a Copacabana.
Scriveva il cardinale Ratzinger che la fede in Cristo e il mettersi alla sua sequela dentro una vi-
sione morale rigorosa, esigente e seria, sono la stessa cosa: non si oppongono, ma luna non
possibile senza laltra e, proprio per questo richiedono rigore, fatica, ascesi. Al contrario, una
volta varato il cattolicesimo liquido, la vita diventa pi facile per tutti, dal confessore al peni-
tente: un assessore e un commercialista, un ginecologo e un politico possono discettare di tan-
genti, di aborto e di tasse concludendo con lunica consolante morale di non fare i moralisti.
Cos, finisce la significanza del cattolicesimo come fatto anche civile, politico, pubblico. Il diritto, che
nel Novecento ha galoppato tenuto per le briglie da Hans Kelsen e dal suo positivismo, si affranca
definitivamente da qualsiasi influsso razionale del cattolicesimo. Se a Cristo si giunge senza pream-
bula fidei, senza argomentazioni apologetiche, senza le cinque vie di san Tommaso, fra mondo mo-
derno e chiesa lincomunicabilit totale. Si dissolve lidea di regalit sociale di Cristo, che il calen-
dario liturgico riformato si affrettato a relegare nel dimenticatoio dellultima domenica del tempo
ordinario, mentre in quello precedente era collocata nel mese dedicato alle missioni. Evapora persi-
no la pi modesta prospettiva di uno stato pluralista ma rispettoso della legge naturale, nel quale
tutte le religioni sono tollerate, ma uccidere linnocente non nato o ammalato delitto per tutti.
Eppure, questo il panorama evocato quando un Papa duetta con la stampa volterriana conve-
nendo che: "Ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitar-
lo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene. E poi, richiesto di precisare la sua lezione
sullautonomia della coscienza precisa: "E qui lo ripeto. Ciascuno ha una sua idea del Bene e del
Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe
questo per migliorare il mondo. Ma la coscienza non pu essere una guida arbitraria e bizzosa,
senza alcun riferimento alla verit. Non si pu parlare di verit come relazione invece che come
assoluto, quando la legge naturale si fonda proprio su degli assoluti morali, cio lesistenza di
atti che sono sempre e comunque intrinsecamente malvagi. La verit per il cattolico Cristo
stesso: via, verit, e vita. Vladimir Solovev chiude i suoi "Fondamenti spirituali della vita con
un capitolo sullimmagine di Cristo come verifica della coscienza in cui spiega che: "Il compito
finale della morale individuale e sociale consiste nel fatto che Cristo sia formato in tutti e in tut-
to. (.) Si pu non uccidere mai, non rubare, non infrangere nessuna legge criminale ed essere
tuttavia disperatamente lontani dal regno di Dio.
La coscienza non uno strumento infallibile, pu sbagliare. E quando erronea, il soggetto
agente normalmente colpevole poich, di solito, non ha fatto tutto il possibile per formarsi cor-
rettamente e riconoscere lerrore. La coscienza erronea diventa argomento di esclusione della
colpa del soggetto solo quando lerrore invincibile: questa condizione pu, forse, riguardare un
indigeno della Papuasia, ma difficilmente si pu riferire a uomini nati cresciuti e vissuti a contat-
12
to con la Chiesa, con lannuncio del Vangelo, con la sua dottrina, come il caso dellintervistato
re volterriano cresciuto dai gesuiti. Secondo la dottrina cattolica dovere dei pastori formare le
coscienze, insegnando a chiunque la verit tutta intera. Se invece la nascondono per "giustifi-
care con lignoranza il singolo che pecca, si assumono una grave responsabilit: lo spiegava con
forza lo "specialista del Logos Joseph Ratzinger in un libro del 1997, "Cielo e Terra.
Per quanto siano estemporanee le omelie di Papa Francesco, si sbaglierebbe a non riconoscere
una coerenza del pensiero che esprimono. C un solido legame tra lesaltazione della coscienza,
lenfasi su un cristianesimo a scarso tasso dottrinale e quanto dice sulla preghiera. "La chiave
che apre la porta alla fede la preghiera ha spiegato nellomelia dedicata ai cristiani ideologici.
"Quando un cristiano non prega, succede questo. E la sua testimonianza una testimonianza
superba. un superbo, un orgoglioso, un sicuro di se stesso. Non umile. Cerca la propria
promozione. Quando un cristiano prega, non si allontana dalla fede, parla con Ges. Dico pre-
gare, non dico dire preghiere, perch questi dottori della legge dicevano tante preghiere. Una
cosa pregare e unaltra cosa dire preghiere. Questi non pregano, abbandonano la fede e la
trasformano in ideologia moralistica, casuistica, senza Ges.
Una fede ipodottrinale, risolta in un semplice incontro, finisce per vedere nellaspetto formale della
chiesa un ostacolo al proprio manifestarsi. E sarebbe difficile dimostrare che Papa Bergoglio, fin
dalla sera della sua elezione, non abbia mostrato con le parole e i fatti la sua avversione alla for-
ma e alla formalit. Da qui scende la contrapposizione tra il "dire preghiere e il "pregare, che
ben pi di un calembour perch mette in discussione larmonia tra lex orandi e lex credendi. "Dire
preghiere sempre stato un pregare con la chiesa, tanto per la vecchina con il rosario in mano,
quanto per il cardinale Newman o un monaco di clausura. Ognuno per la sua parte e la sua com-
petenza, ma tutti insieme, membri dello stesso Corpo Mistico, come in coro, senza sapere luno
dellaltro ma sicuri di essere l insieme, nello stesso momento, a pregare nello stesso modo come
vuole la lex orandi e a confessare la stessa fede, come vuole la lex credendi.
Ma serve disciplina, serve lascesi che lattuale Pontefice salta a pi pari volgendosi subito alla
mistica. "Colui che smette di pregare con regolarit scrive il cardinale Newman in un sermone
sulla preghiera del 1829 "perde il mezzo principale per ricordarsi che la vita spirituale obbe-
dienza al Legislatore, non un semplice sentimento o gusto. E poi ancora, nel 1835, dice che chi
"desidera portare nel suo cuore la presenza di Cristo deve solo `lodare Dio e far s che le parole
del santo salterio di Davide le siano familiari, un servizio quotidiano, sempre ripetute e tuttavia
sempre nuove e sempre sacre. Preghi e soprattutto permetta lintercessione. Non dubiti del fatto
che la forza della fede e della preghiera agisce su tutte le cose con Dio.
Suona impietoso il giudizio di chi disprezza il "dire preghiere senza immaginare che, in fondo a
quelle formule di cui nessuno pu mutare uno iota, c chi vede le piaghe di Cristo e magari arri-
va a toccarle e baciarle. In quelle parole considerate pietre dinciampo a una fede autentica,
invece racchiusa una sapienza che apre al senso pi profondo degli attimi terribili che ogni crea-
tura dovr vivere fin sulla soglia dellultimo respiro. Sono ritmi celesti che incantano lanima e la
strappano al mondo e la nutrono con quellanticipo di vita soprannaturale che la cerimonia.
"Penso di poter parlare a nome di molti altri convertiti scriveva Chesterton "quando dico che
lunica cosa che pu suscitare in qualche modo nostalgia o rimpianto romantico, un vago sentore
di mancanza per la propria casa in uno che la casa lha trovata veramente, il ritmo della prosa
di Cranmer. Il "Libro delle Preghiere comuni anglicano del XVI secolo aveva ancora una musi-
calit tale da essere una sirena. "La ragione continuava il convertito inglese "pu essere ripor-
tata in una frase: ha stile, tradizione, religiosit; venne redatto da cattolici rinnegati. E efficace,
ma non in quanto primo libro protestante, bens in quanto ultimo libro cattolico.
I cattolici della Cornovaglia e del Devon si fecero massacrare, pur di non accettare il "Book of
Common prayer. Mette i brividi il solo pensare come li possa giudicare il pensiero dominante della
chiesa di oggi, dove viene celebrata la messa su un messale che somiglia da vicino a quello di
Cranmer. Forse "cultori di format ideologici in versione cristiana, come quei bigotti mendicanti di
tradizione ridotti a clandestini dal cattolicesimo della tenerezza, come i sans-papiers de lEglise.
di -lessandro .nocchi e /ario 0almaro
1 - '2.")2 3425)()-62

Potrebbero piacerti anche