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la poesia dei Maori ;

{aori, che sono trop-


vere un'idea non

.d emica, non costru1:
sul Gravina! d l
tura di casa nostra
0
la letteratura popo-
cca, da tante cose del
del Novecento, que-
n solo opportuno ma


.re valutaz1on1 provtn-
Il Poma squittisce
L una traduzione ora-
giovane, posta a con-
i Frugoni (p. 30-31 )
ni traduce male Ora-
ste di panni non suoi
a. fonte, J degno che
; ma Parini non
a traduzione ( O del
ameno fonte ) an-
stimento dell'originale
usiae, splendidior vi-
iere in essa una spon-
senza tradimenti so-
to a mangiare solo di
el classicismo accade-
come una cappa di
stre scuole.
e tiro tutto in politica,
l convinto che quando
universit protestano
rismo accademico dei
protestano anche con-
di gabellargli (nel
)}o e mezzo dalla bat-
l, dopo un secolo di
avanguardistici ) que-
;cuola per classicismo
questo scrivere per lo
. >, fuori del quale non
esia . Che a scuola si
questo stile spiegandolo
i di storia e di
analizzare nei suoi ca-
che all'in temo di esso
nguere modi e gradi di-
bbano vedere le poesie

mnt come un eserc1z1o

necessan necessan
la fase di cultura! al-
maturit, va bene, va
::> i compiti, questi, dello
teratura; ma che si deb-
far credere che questo
:uiexnico vivo, vitale e
. '
Le tn esso e la salvezza
questo poi no, tanto
leggere Parini cosi, non
fine, nemmeno Parini.
2. Un critico aperto
La lettura di questo . di
E Raimondi (Tecniche della
Torino, 1967) ml
ha confetmato in una tesl che ho enun.-
ciata piu volte con lu_I:
e sulla quale ci siamo trovati
la tesi che lo spartiacque fra I
letterari, oggi, a un certo sia
non piu tanto di politiche o.
di convinzioni ideologiche, e anc.ora
meno di differenza di et, quanto piut-
tosto di cultura, del leggere o ignorare
certi libri del seguire o ignorare certe
' .
riviste dello studiare con animo aper-
to ' anche, poi, per respingerle .
certe correnti moderne di cultura e d1
metodo o del restare chiusi stizzosa-
mente 'in schemi consunti. Da Ezio
Raimondi mi dividono molti fatti di
ideologia e di politica, e mi divide so-
prattutto un divario forte di e0-, uno
scarto di anni che incide necessanamen-
te sulla nostra formazione culturale e
sui nostri abiti mentali e di gusto; ep-
pure con lui io mi ritrovo a
- a voce o per iscritto assai
che con tanti altri amici e colleghi, miei
coetanei, fonnatisi nel mio medesimo

mondo, vicini a me per conVInzioni po-
litiche o per principi religiosi, eppure
poi a un certo momento, fermatisi e
imbozzolatisi, incapaci se non di leg-
gere libri nuovi, per lo meno di acco-
starli con simpatia ed interesse.
Raimondi, invece, ai libri e alle idee
nuove si accosta con una foga e con una
capacit di simpatia che sorprendono,
e questo libretto sulle tecniche recenti
della critica letteraria colpisce soprat-
tutto per la vastit delle letture, l' acutez-
za della comprensione, la vivace curio-
sit intellettuale, la capacit di interes-
se e di adesione. Sicch se ne pu
raccomandare tranquillamente la lettu-
ra a chiunque voglia farsi un'idea,
sommaria ma non superficiale, dei pro-
blemi che oggi si dibattono fra i critici
letterari di rrrolti paesi e delle soluzio-
ni che se ne danno. Dir anzi che, se
a Raimondi dovessi muovere un appun-
to, sarebbe proprio per rimproverargli
la variet delle letture e una sua ten-
denza a giustapporle piu che a discri-
minare fra esse ci che con vocabolo
moderno si dice disponibilit:. e che
volta si diceva eclettismo :. ; per
cu1 certe volte, a lettura finita, si sono
apprese tante cose su tanti fatti di cul-
tura e tanti uomini, ma si appreso
meno su lui, Raimondi, e si ha l'im-
pressione che egli tenda piu a capire
che a prendere posizione, piu a dise-
gnare un panorama largo che ad
campare in quel panorama la propna
persona. . . .
Non , s' intende, che conVInZIOni e
affermazioni di principio non manchi-
no e basterebbe citare quello che Rai-
scrive a pagina l 7: lo storici-
smo come abito mentale prima ancora
che 'come mtodo, una forza cui non
si pu rinunciare, sebbene poi lo si
possa concepire,
to dell'esercizio cntlco, m forme diver-
se e con risultati persino divergenti (e

si vedano ancora certe osservazioni a
pag. 61 e 65) ; m.a S<?no, lo si vede .an:
che in questa
sempre sfumate, messe. 1nnanz1 di-
screzione pudica, quasi a scusarsi,
momento stesso in cwi sostiene una tesi,
di dovere, per questo,
con il desiderio sempre d1 rendere gtu-

stizia a tutti, a chiunque attorno a no1
lavori con seriet ed onest.
Io so, perci, che se qualcosa non
mi soddisfa in Raimondi e in questo
stesso sub libretto, non colpa sua, ma
colpa sua e mia, di lui cosi generosa-
mente equanime di me cosi generosa-
mente (spero!) polemico; e so che
la sua disponibil}t qualche volta I_DI
irrita la mia polemicit deve spesso 1r-
, .
ritarlo: del resto, il solo scatto VIvace
che, per quel che mi consti, sia
gito contro qualcuno a Raimoncli,
sfuggito qualche anno fa contro d1
me! Ma proprio per questo, per quan-
to mi avvicina a lui e per quanto me
ne distingue, io leggo con simpatia, ol-
tre che con profitto, le pagine di que-
sto critico aperto, cosi ricco di letture
e interessi, cosi disposto a leggere, e
quel che piu conta, a capire.
Giuseppe Petronio
DALLO ZDANOVISMO
ALLO STRUTTURALISMO
In Dallo zdanovismo allo struttura-
lismo (Feltrinelli, 1967) Ar-
manda Guiducci passa in rassegna, e
appassionatamente discute, i nodi
principali della ricerca culturale (con
particolare riguardo alla cri ti ca lette-
raria e all'estetica) nell'ultimo venten
... ,
...

.
-

...
..

-
-
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tn-. 1,. d (;nunM"i t- lt> trorie
di l )follA \ o k- di
Sp1ttf'r f" Aut-rbac.h r- stnJttura
li.sti('hf' di (' u,;_Strauss.
()gru .-aptCllo (''Nnprt-nde un bre\"e
rona\"0 di una pritna
parte di docwnt"".nt lo piu
('('nJnnt r .-ritti al mon1mto
1n <'ui il fmornmo considt'rato
in ltal ; . una seconda di
taRl{t . talora int"diti. con1unque il
p;u \Uht" postrriori riS'pf"tto ai
c dcxutnmti
J)a qu("'SU JtnJttura deri\-ano alC'uni
dto dff"tti (' dri pr(gi dt"l libro. Se la
dorummtar.ione t' Ja di!Cussione degli
&lp(tti riali del dibattito cultu-
ralr dt-1 \T.ntennio postbellico
wn1pno r. attmk, .,...
pranutto al f'ultura-
lf" deJJ"autri-. che riu.lr aUt"
footi (il pi dt-lle '-'Olk delle-
llOUrP spellO pro,;nciali qurrrU's
infonnazioni e rift>rimenti
k"Jllpr? di prima mano; da un lato, pe
r, mi s contenta questo C'\>1-
denteznt-nt.t' non manca ...
no, m-Ua di c-api-
tolo, a volte ooiole
(pe:nso al capitolo su Gramscii, di con-
u-tti nella printa ({one sareb-
be stato n1eglio sfrondare un po' b R
none dei c documenti ) t datraltro -
t- qunto vuoi invece un appunto
di fondo da docwnenti e da
quei saggi non etce netto e
prrcito iJ punto di vista deJl' autrice
fte nw, piuttosto, ii temo d un fati-
COlO t- farsi della nostra cultu-
ra. del suo travagliato e contradditto
rio divmire ) , sicch il libro finiJce
piu una brillante e anali-
tic.a disarnina dei vari fenomeni cul-
tu raJi che una loro coerente sistena-
z:ione leCOildo un' unitaria prospettiva.
alla fine di un capitolo, il let-
tore retta incerto fra l'ammirazione
per l' intelligenza e la cultura del-
J,autrice e un tenJO di perplessit e
di tcontmteu.a. Nel cono de1la lettu.a.
ra (il capitolo finale sullo strutturali-
tmO , da tale punto di vista, esenapla-
re) atato infatti coinvolto in ttati di
animo diveni rispondenti ai diveni sta
ti danimo dell'autrice: da un primo
momento rilcontrabile nei c docu-
piu lontani nel teJnpo di ap-
proccio curioto e in per H fe
nomeno i.nlorgente, di cui vengono IU
bto gli elementi positivi atti
a rinnovare il chiu!O n1ondo letterario
italiano, passa ad un alt ro di esatne
pi complf'sso e !K>t tile e piu proble.
n1atico, in cui gi sottol ineati
gli tneno convincenti del feno-
rneno in oggetto, e infine alla terza e
conclusiva fase, speS50 di poJen1ica
aperta, sempre comunque di distacco
e di critica. E allora? >, vien fatto al
di Egli ha seguito
l'autrice nelle sue brillanti e appassio
nate acrobazie esegetiche, nei suoi en-
tusiasrni e nei suoi dubbi, e ora si sente
come defraudato, quasi gli sembra di
essere rin1asto con un pugno di mosche

1n nlano.
Guardiamo di comprendere la ra
gione eli questo stato d' animo del let-
tore. La curiosit della Guiducci, la
sua capacit d' appassionarsi ai feno-
meni culturali piu vari, di seguire con
, ;gite interesse, passo passo, tutto il tri-
bolato e contraddittorio percorso della
cultura di sinistra in I tali a, nascono da
una disponibilit di fondo, dovuta alla
mancanza di un sicuro e costante pun-
to di vista fondante l'elaborazione teo-
rica: il marxismo che ispira la Gui-
ducci resta sempre riferimento gene-
rico ad una ideologia (caratterizzata
dal privilegiamento della storia, delle
strutture JOCio-economiche, ecc.) che
non , per rautrice, che una fra le
varie componenti di un sistema cultu-
rale vagamente 'progressivo' e 'demo-
cratico' che deve essere fondato per
far meglio circolare nel nostro paese
Wl& cultura ' di sinistra' (anche la le-
zione del Volpe pure di con-
tinuo presente nel libro non per
la Guiducci stimolo costante e fennen-
tante in un chiaramente marxi-
sta: rimane nei limiti di una simpatia
culturale, di una preferenza per di piu
incrinata dal sospetto che il Della
Volpe non abbia capito il ruolo del
suono in poesia come valore fonico:.).
Questo marxismo la Guiducci lo
chiama c critico contrapponendolo
al marxismo c ortodosso e dogmatico
degli intellettuali allevati nelle scuole
di partito; e certo esso ha avuto il
merito d'aver condotto una battaglia,
insieme antizdanoviana e per la spro-
vincializzazione della nostra cultura,
che non pu oggi essere dimenticata.

Ma, da una parte, 1 gtovanl manusti,
a cui pure la Guiducci a rivolge (p ..
1 O) a rivendicare il valore di una tra-
dizione m.arxiata italiana c non ufficla-
le , battono oggi altre vie, accomu-
nando in una medesima e forse som-
maria, certo per non immotivata,
condanna marxisrno critico e marxi-
!rnO ortodosso (al primo rimproveran-
do di non aver mai costituito Wl'alter-
nativa, al secondo per l'angustia delle
sue prospettive politiche .e teoriche, in
fondo in gran parte coincidenti con
quelle del suo antagonista); dall' altra,
tale marxismo stato cosi critico :.,

e soprattutto autocnttco, sptntovt
anche dalla necessit della polemica
antizdanoviana, da dimenticare le pro-
prie fondamentali esigenze materiali-
stiche ed aprirsi ad indiscriminate ap-
propriazioni di (e confusioni con} ogni
sorta di dottrine e di discipline borghe-
si ( venuto cio a far parte anch'esso
di quella kom di cui parla ironica-
mente Timpanaro sul f . 28 di Qua-
derni piacentini ). Critica marxista
non significa infatti per la Guiducci
demistificazione del mondo borghese
secondo il metodo scientifico materia-
listico manciano (che rimanda sempre
implicitamente ad un esito rivoluzio-
nario, pratico), ma accettazione delle
coordinate culturali (e dunque poli ti
che) di questo mondo per rinnovarlo
dall'interno secondo una prospettiva
vagamente 'progressiva' e 'democrati-
ca': la critica deve infatti scrive la
Guiducci svolgere, rimanendo se
stessa e senza poni al servizio di ideo-
logie di parte, quella funzione sociale e
democratica che, personalmente, rite-
niamo l'unica seria e moderna :. (p.
222) .
Questo atteggiamento della Guiduc-
ci spiega la sua positiva valutazione di
Politecnico ( incunabulo di un mar-

xtsmo tnteso come strumento per la
fonnazione di una cultura moderna
e dunque disposto ad ogni istanza co-
srnopolita e innovatrice :. : pp. 112-
113) ; la rigida limitazione (muovendo
da premesse neopositivistiche) del va-
lore di Lukacs (che oggi ci appare in-
vece, nonostante aporie che qui non
il caso di analizzare, uno dei pochi che
abbiano saputo studiare l'arte nella pro-
spettiva di una trasfonnazione rivolu-
zionaria del mondo) ; la sua incapa-
cit di cogliere la causa delle incer-
tezze gramsciane nell'approfondimento
marxista dell'analisi di fenomeni IO
vrastrutturali (la Guiducci intuisce
acutamente che tali incertezze si spie
gano a livello politico, ponendo mente
all'bnportanza che per Gramsci hanno
371
cultura e intellettuali prospettiva
della presa del potere, n1a poi non por-
ta la critica anche a tale livello; lad-
dove gli studiosi non ortodossi di
Gra.t11sci ritrovano oggi, <
1
) proprio nel-
la lirnitate7.za provinciale dell'imposta-
zione strategica gra.rnsciana, i litniti del
suo n1arxisn1o, sia da un punto di vi-
sta culturale che da un punto di vista
politico) : la sua incapacit di indivi-
duare il ruolo oggettivo che ha oggi lo
strutturalisrno nel mondo ideologico
del capitalismo maturo.
Per !imitarci a quest'ultimo proble-
rna, <2) cotninciruno intanto col rilevare
che n1olte delle conclusioni della Gui-
ducci sono per noi del tutto condivi-
dibili. Ecco le piu importanti: a ) se-
condo la Guiducci, dello strutturalismo
va accettata soprattutto, con Starobin-
skij, la vigile disposizione a tener con-
to dell'interdipendenza e dell'interazio-
ne delle parti in seno al (p.
369) ; b) il concetto di contenuto
quale concezione del n1ondo va
considerato come risucchiato dalla
struttura significante dell'opera, intro-
vertito in lei:. (p. 371); c) una spie-
gazione meramente sincronica di un'o-
pera d'arte parziale e inadeguata
d) pur scartando la spiegazione evo-
luzionistica e causalistica , occorre n-
proporre, nel corso dell' analisi diacro-
nica, il problema della storicit ( que-
sta esigenza soltanto postulata dalla
Guiducci, non delucidata e approfondi-
ta, e non mancano prese di posizione
in senso contrario) ; e) l' errore della
linguistica strutturale quello di pre-
tendere di assorbire in s tutto il cam-
po della critica estetica. In conclusio-
ne, per quanto la Guiducci riconosca
- e anche su questo siamo d'accordo
con- lei che non sar disuti1e che
<
1
> Si pensi, per es., ad A. Asor Rosa
(Scrittori e popolo, Roma, 1965); oppure
anche alla recente relazione di N. Bobbio
al gramsciano; o alle ricerche di
e S. Sechi (v., per es., Anto-
mo . del mondo di pro-
d uzzone tdealutzco in N uovo impegno


196
? R. (v., p. es., Il Gramsci
dJ tuttz, m Giovane critica 14-15 1967)
L .. veda Un
scz m 4: Rivis.ta storica del socialismo n.
3?, 1967 ). e m genere i redattori di Ri-
VISta stonca del socialismo ,
(2) Ho . l' .
. g 1 altn problemi in
l?:amscz e alcune ipotesi sul m -
xum t . N ar
o cn zco " m uovo itnpegno 8
1967 , n. ,
' CUI sono costretto a rimandare.
lo strutturalismo si apra un varco nella
nostra cultura (p. 359), ella giudica
ogni discorso svolto sin ora. sotto le
suggestioni o nelle prospettive dello
strutturalismo ... provvisorio e incom-
pleto , soprattutto per la difficolt di
ingranare l'analisi diacronica su quella
sincronica e quindi di risolvere il pro-
blema del rapporto con la storia.
La Guiducci per non va oltre que-
sta pur giusta constatazione. Non solo:
gi il modo con cui motiva la critica
alle pretese della linguistica struttura-
le (v. sopra il punto e) solleva perples-
sit, in quanto tale critica non parte
dalla necessit che il cri tico marxista
deve avvertire di riportare i significanti
al loro significato storico, ma muove
invece dal desiderio di autonomia
scientifica che la critica letteraria
oggi avvertirebbe anche nei confronti
della linguistica. Questo desiderio di
autonomia scientifica induce la Gui-
ducci a mutuare proprio dalla lingui-
stica strutturale l'esigenza di una le-
zione crudele di fatalit scientifica
(la verit come dato verificabile in sen-
so neutro, con la conseguente fine del
letterato commosso e onnisciente ),
di un discorso rigorosamente speciali ..
stico, che escluda il punto di vista ge-
netico (ma allora come si pone il pro-
blema della storicit?), il quale ap-
pare con chiarezza estrinseco e circo n-
locutorio rispetto all'artisticit ( p.
287). Ci pare che qui la Guiducci as-
suma (fortunatamente non senza in-
proprio l'aspetto piu conte-
stabile dello strutturalismo, e cio la
sua di un' analisi specialistica,
oggettivamente verificabile e scientifi-
camente neutra. In realt l' autono-
mia scienziato (soprattutto se si
dedrca alle diseipline storiche: dalla
sociologia alla storiografia alla critica
letteraria) a priori limitata da un
duplice punto di vista: il suo metodo
di ricerca non pu non essere condi-
sia dai rapporti socio-economi-
Cl che ne determinarono la genesi sia
' '
concerne il campo dell'ana-
hsi, dat nsultati e dagli ambiti stessi
che studiano i campi
cont1gu1 e dalle strutture socio-econo-
miche che parte detenninano quel
campo speciftco (che difatti subisce
variazioni, ampliamenti e re-
a seconda del momento sto-
neo). Attraverso ogni metodo an-
che quello piu puro e, apparentemen-
te, neutro passa insomma un'ideo-
logia. La pretesa scientifica dello strut-
turalismo con il suo metter fra paren-
tesi il problema della genesi storica si-
gnifica in realt restare dentro l'ogget-
to o il sistema in esame, interdicendo-
sene una integrale (e cio storica) co-
noscenza; significa verificarne ad
un livello xneramente tecnico l'ef-
ficienza e la coerenza senza entrare
nel merito di questa efficienza e di
quest a coerenza; limitarsi ad una de-
scrizione dell'oggetto, che vuole esclu-
dere tutto ci che lo sottende e che
esso presuppone, e quindi impedirsi
quella analisi esterna >> dei fatti (co-
me la chiama Marcuse) che ci ri-
manderebbe ai loro fattori e dunque
alla genesi degli avvenimenti e alla lo-
ro prospettiva storica. La Guiducci non
capisce il ruolo oggettivo dello strut-
turalismo, la funzione ideologica che
esso ha nel sistema capitalistico, nel
momento che istituzionalizza la specia-
lizzazione e la depoliticizzazione (ci
appaiono ha scritto Fortini con la
solita incisivit il vecchio sogno di
una fuoruscita dalla storia per via
scientifica e la sostituzione della lotta
di classe come agente di trasfonna-
zione rivoluzionaria con gli uffici di
ricerca controllati dal potere) . Attra-
verso la critica allo storicismo (critica
che peraltro pu esser da noi anche
condivisa se si pensa a tutte le male-
fatte dello storicismo postbellico nel
nostro paese, al suo idealismo a sfon-
do umanitaristico, alla sua concezione
progressiva e in realt evolutiva
della storia, ecc.) esso giunge infatti alla
negazione di una visione globale (sto-
rica, non storicistica) dei problemi, alla
teorizzazione della specializzazione tec-
nica: e cio alla pura divisione sociale
del la"oro in vista di una sua raziona-
lizzazione, vale a dire di una maggio-
re efficienza settoriale per un pi ef-
ficiente funzionamento generale del

ststema.
Con questo non si vuole negare che
tecniche strutturalistiche possano,
zn quanto tecniche, essere d'utilit al
marxi.sta. Per questo, sopra, ab-
btamo detto di essere d'accordo con la
Guiducci, fra gli altri, sui punti a, b '
d. Cogliere la struttura interna di un'o-
deve essere anzi operazione pre-
limmare che ripudi il facile causalismo
delle interpretazioni meccanicistiche di
tanto italico storicismo postbellico, so
lo preoccupato del minimo comune
denominatore capace di spiegare gene-
,
t
t
l
L

-
l
1---

.
ticarnente il maggior nurnero possibile
di fenotneni. Una volta individuato il
rapporto che passa fra struttura coe-
rente e struttura significativa (e quin-
di storicru11en te significativa) , e cio
una volta individuata, attraverso anche
i l confronto con la base socio-econo-
nlica che la condiziona, la struttura
con1plessiva dell'opera in cui questi
due livelli sono risucchiati e unificati
(si pensi alle indicazioni in questo sen-
so provenienti da Auerbach o anche
da Starobinskij o, su un altro piano,
tnarxistica.tnente piu impegnato, da
Goldmann), si colto proprio il signi-
ficato pieno e cio storico dell' opera
d'arte, senza peraltro averla analizza-
ta deduttivamente procedendo da po-
stulati estetici o da preoccupazioni mo-
rali o da meccanicistiche applicazioni
del causalismo storicistico. Per un mar-
xista studiare un'opera d'arte dovrebbe
essere insomma attivit di conoscenza
della sua interna struttura che, muo-
vendo da un punto di vista << esterno
( in senso marcusiano) rispetto all' ope-

ra e alla tradizione e al s1stema 1n cu1
essa si colloca, scomponga l'oggetto nel-
le sue varie componenti e lo ponga a
confronto con la base reale {socio-
. . '
economica) da cui nasce, non gta per
un intento partigiano ( per enuclearne,
per esempio, gJi aspetti progressisti
il proletariato dov:ebbe far
ecc.), bensi per l'esigenza
toria che alla base del matenahsmo
storico e che costituisce, essa stessa,
nel suo rigore scientifico, strumen-
to per la prassi rivoluzionana.
Romano Luperini
LA SCUOLA DI BARBIANA
t difficile parlare oggi del libro dei
ragazzi di Barbiana ( Lettera a una pro-
fessoressa, Firenze, Libreria Editri-
ce, 1967), e non solo perch ha avuto
una particolare, perch ha semi-
nato dietro a s una scia di interpreta-
zioni, di prese di posizione, di giudizi;
difficile parlarne perch il fatto in s
1
1 ,, t 1
rnrnhnrto "t"Yln +1 'r'lctron' " A ' n.oY"'II'n n
nuto; ma c' anche il pericolo opposto
di soffertnarsi sull'aspetto puramente
morale, o addirittura moralistico, del
discorso, rinunciando a una considera-
zione obiettiva, al riferimento a cose
e problemi che non possono essere ri-
solti nell'ambito di un esame di co-
scienza individuale.
Parlare del libro, ancora, dovrebbe
significare porsi tutta una serie di do-
mande: chi don Mi l ani? che cos' la
scuola di Barbiana? che cosa vuoi es-
sere o che cosa potrebbe diventare il
libro che da questa esperienza nato?
Qual il vero protagonista di questa
vicenda: il fondatore e collaudatore
dell'esperienza della scuola? i ragazzi
che ci vivono ? il libro di per se stesso,
per la diffusione che pu dare a certe
idee? Si potrebbe parlare di un nuovo
episodio di quella tendenza libertaria
affiorante di tanto in tanto in seno al
movimento cattolico moderno, di una
reviviscenza dell' anarchismo contadino
toscano. Si potrebbe discutere sul ruo-
lo e sulla tipicit della figura di don
Milani nell' ambito del di ba t tito che
agita il mondo cattolico contempora-
neo. Ci si potrebbe chiedere quali sia-
no i pedagogico-didattici
dell' iniziativa della scuola, della sua
organizzazione, delle sue realizzazioni.
Fra tutti i problemi che la Lettera
potrebbe far sorgere, fra tutti gli in-
terrogativi che potrebbe far nascere,
sar opportuno limitarsi a prenderne
in esame uno in particolare: il signifi-
cato di una pubblicazione del genere,
l'eventuale contributo che da essa pu
venire alla chiarificazione e alla solu-
zione dei piu importanti problemi edu-
cativi che sono dibattuti oggi in Italia
da uomini politici e da uomini di scuola.
Poniamo che Lettera a una profes-
soressa non sia quel libro particolari,s-
. . ' .
simo che , non cost1tu1sca un esperien-
za qualitativamente diversa da qual-
siasi al tra pubblicazione di cara t te re
politico-scolastico che sia comparsa re-
centemente in Italia. Constatata la
sua straordinaria fortuna, chiediamoci
in quale misura o a quali il
libro potrebbe diven nel vi v? del
dibattito sui problemi p1u urgenti del-
Cl""" naa; ;n T taHa. non soltanto

n1anza, ma un
dinamico, di u

m1co, uno stln
cazione di soh
Nel momen
' .
puo acqu1stare
sta una partic
facendo oggi t
gliando i prir
scuola media;
ma della ristr
media superio
sapevolezza d
tendenza oggi
ca scolastica
si propone di
p i u stridenti
strutture e le <
tali della trad
Mai forse corr.
me il sospetto
gli insegnanti
deterrninan te.
so cosi evider
la formula
dia unica, sb
rivendicazione
tuto agevolme
di un'operazio
cemente dem:
la panacea d:

s1one vi ttor1o:
l'inizio di una
. . . ,
rmn1 p1u pre1
troppo facile
discriminazior
l'interno di u
l'interno della
sta situazione
to piu attuai
di don Milan:
Nel prende
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