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Un giorno la pulce, la cavalletta e il saltamartino decisero di fare a chi salta pi in alto.

Invitarono allo spettacolo il mondo intero, e chiunque altro avesse voglia di venire: che gente strana si radun allora nella stanza. "Se le cose stanno cos", disse il re, "tanto vale che io dia mia figlia in sposa a chi salta pi in alto! Perch sarebbe veramente una meschineria far saltare questa brava gente per nulla!" La pulce si fece avanti per prima: era dotata di molto buone maniere e salutava sempre a destra e a sinistra, perch aveva sangue di nobildonna nelle vene ed era abituata a frequentare soltanto umani, il che tutto dire. Venne poi la cavalletta, che a onor del vero era un po' pi appesantita, ma pur sempre assai beneducata; indossava la divisa verde che aveva ereditato dalla sua antichissima famiglia, che si diceva provenisse dall'antico Egitto, dove i suoi pare che godessero di un'alta reputazione. Era stata catturata direttamente in un campo e collocata in una casetta di carte a tre piani. Le carte erano tutte figure, con la parte colorata rivolta verso l'interno: c'era anche la porta e una finestra, ritagliata proprio nel petto della dama di cuori. "Io so cantare cos bene", diceva la cavalletta, "ma cos bene, che una volta sedici grilli di campagna, che si esercitano da quando sono nati, ma non hanno mai avuto una casa di carte da gioco, quando mi hanno sentito sono diventati ancor pi verdi dalla rabbia!" La pulce e la cavalletta cercavano in tutti i modi di darsi importanza: sia l'uno e l'altro dicevano di meritare senz'altro le nozze con una principessa. Il saltamartino non parlava per niente, ma proprio per questo si diceva che lui pensasse pi di tutti gli altri: il cane di corte, dopo averlo fiutato per un pezzo, assicur che si trattava di un saltamartino di buona famiglia; e anche l'anziano consigliere, che a furia di stare zitto aveva ottenuto ben tre decorazioni, afferm che il saltamartino era addirittura dotato del dono della profezia: infatti dalla sua schiena si poteva capire se l'inverno sarebbe stato rigido o mite - il che a dire il vero non si pu saperlo nemmeno dalla schiena di chi legge l'almanacco. "Benissimo, ma io non faccio pronostici", disse il vecchio re; "quello che penso me lo tengo per me". Venne il momento di saltare. La pulce salt tanto in alto che nessuno la vide: ma in questo modo tutti dissero che non aveva saltato per niente! Roba da matti! La cavalletta salt e arriv almeno a met dell'altezza della pulce; ma and a sbattere contro il re, il quale protest che era un crimine di lesa maest! Il saltamartino rimase per tantissimo tempo fermo a riflettere: tanto che tutti ormai si erano convinti che non avrebbe saltato. "Si sente male?", chiese il cane di corte, e di nuovo l'annus: ma opl! Quello fece un piccolo salto e and a finire proprio in grembo alla principessa, che era seduta su un seggiolino d'oro. Disse il re: "Il salto pi alto quello che arriva fino a toccare mia figlia! Eccola qui tutta l'astuzia della gara, ma bisognava avere testa per arrivarci, e il saltamartino ha dimostrato di averla". Cos fu lui a sposare la principessa. "Eppure io ho saltato pi alto di tutti!", diceva la pulce. "Ma che importa! La principessa si tenga pure quello sgorbio! Quello che ha saltato pi in alto sono io, ma a questo mondo bisogna essere grossi per essere notati". E and ad arruolarsi nella legione straniera, dove poi pare sia morta ammazzata. Quanto alla cavalletta, lei se ne torn nel fosso, a meditare tristemente su come vanno le cose a questo mondo; anche lei diceva sempre: "Bisogna essere grossi..." Ma poi ci compose sopra una canzone malinconica, dalla quale noi abbiamo tratto questa storia. Che potrebbe anche non essere vera, bench sia stata stampata. HANS CHRISTIAN ANDERSEN

Cera una volta un povero pastore che aveva un figlio e una figlia. Quando fu in punto di morte li chiam accanto a s e disse:- Vi lascio una casetta e tre pecore. Dividetele fra di voi e vogliatevi sempre bene. Detto questo spir e i figli lo piansero a lungo, poi il fratello chiese alla sorella: - Che cosa preferisci? La casetta o le tre pecore? La ragazza scelse la casetta e il giovane le disse: - Hai scelto bene, e spero che tu possa vivere tranquilla. Io invece me ne andr per il mondo in cerca di fortuna, ma mi ricorder sempre di te. Labbracci e part, ma la fortuna tardava a farsi vedere. Un giorno in cui stava sdraiato sul ciglio della strada insieme alle sue pecore, pass di l un uomo che teneva al guinzaglio tre enormi cani, ciascuno dei quali era pi grosso degli altri. Luomo si ferm e disse: - Amico, non vorreste darmi le vostre pecore in cambio dei miei cani? - Fossi matto! rispose il pastore. Le pecore mangiano da sole, mentre ai cani bisogna procurare il cibo! - Vi avverto replic lo sconosciuto che i miei cani hanno nomi strani. Che corrispondono esattamente alle loro qualit. Si chiamano Porta da mangiare, Strappalo e Rompi ferro e acciaio. A quelle parole il pastore prov un impulso irresistibile: cedette le pecore e prese i tre cani al guinzaglio. Rimasto solo, volle subito fare lesperimento e comand al primo cane: - Porta da mangiare! Il cane part di corsa e ritorn un attimo dopo tenendo fra i denti pieno di vivande prelibate. Allora il pastore

fu proprio convinto di aver fatto un buon baratto e si rimise in viaggio contento. Qualche giorno dopo incontr un funerale: o meglio, sembrava un funerale, perch cera una carrozza ricoperta di drappi neri. Ma dentro la carrozza sedeva una bellissima fanciulla bionda e rosea come la primavera, che piangeva disperata. - Che cosa succede? - Chiese il pastorello.- Perch fate il funerale a una persona viva? - Voi siete foresterie e non sapete queste cose rispose un uomo. Sulla montagna laggi abita un terribile drago, il quale minaccia di sterminare tutti gli abitanti della citt, se noi ogni anno non gli conduciamo una fanciulla, il cui nome viene estratto a sorte. Questanno toccato alla figlia del re e tra poco il drago la divorer. Perci le facciamo il funerale fin dora. Il giovane fu molto commosso e si mise a seguire la carrozza. Non appena il corteo giunse ai piedi della montagna, la giovinetta scese e s' incammin lungo un sentiero; egli la segu, ma il cocchiere incominci a gridare: - Tornate indietro, altrimenti il drago vi divorer in un solo boccone! Ma il giovane non se ne dette per inteso e prosegu il cammino. Poco dopo vide una caverna nera e da quella sbuc un terribile drago che aveva il corpo ricoperto di scaglie, come un coccodrillo e gettava fuoco e fiamme da unenorme bocca arm ata di denti aguzzi. Subito fece per lanciarsi sulla giovinetta, ma il pastore comand al suo secondo cane: - Strappalo! Il cane part come un razzo e diede tanti morsi al drago che in poco tempo lo fece a pezzi, poi lo divor tutto, sputando solo qualche dente. La principessa piangeva, ma questa volta erano lacrime di gioia, e disse al suo salvatore: - Venite alla reggia con me: mio padre vi compenser come meritate. - Verr fra tre anni rispose il pastorello. Prima voglio viaggiare e vedere il un po di mondo. - Vi aspetter promise la fanciulla, e torn indietro felice. Il cocchiere fu assai meravigliato vedendola ricomparire e ascoltando tutta la storia: subito tolse i drappi neri alla carrozza e ai cavalli e si diresse verso la reggia a gran galoppo, ma, mentre attraversava un ponte sopra un fiume tumultuoso, gli venne in mente un piano malvagio. Ferm la carrozza e disse: - Quel giovanotto se n andato senza chiedere compensi: perci vi sar facile rendermi felice. Direte a vostro padre che il salvatore sono io: altrimenti vi getter nel fiume. La principessa si sdegn, si spavent, pianse e supplic; ma tutto fu inutile: dovette giurare. Poco dopo giunsero in citt. Figurarsi la gioia del popolo! Tutti ballavano per le strade e il re abbracci il falso salvatore. - Figliolo mio gli disse mia figlia molto giovane, ma fra un anno te la dar in moglie. Intanto sarai fatto nobile e ti far diventare ricco. Cos fu: la principessa pianse molto, ma ottenne soltanto che suo padre rimandasse le nozze di in secondo anno e poi un terzo. Infine il re le disse: - Ti concedo ancora un anno; poi sposerai quelluomo, perch la parola del re sacra. Passato anche il terzo anno, giunse finalmente il giorno delle nozze. Proprio quel mattino arriv in citt il pastorello coi suoi tre cani a guinzaglio. Vedendo addobbi a festa chiese che cosa fosse successo. - La figlia del re sposa il suo salvatore, che era il cocchiere gli risposero. - Ah si? Quel furfante matricolato? grid il giovane pieno di sdegno. Udendo insultare luomo che tutti credevano un eroe, la folla si getto sul pastore e lo condusse in prigione. Poco dopo egli ud guaire, fuori, i suoi tre cani. - Rompi ferro e acciaio! chiam. E subito il terzo cane entr sbriciolando linferriata del la finestra, e con un morso spezz anche le catene. Quando fu libero, il giovane comand: - Porta da mangiare! E il cane vol a palazzo reale e pos la testa sulle ginocchia della principessa. La principessa, vedendo il cane, cominci a ridere di gioia, mentre il cocchiere impallidiva e tremava. Il re, insospettito, comand ai suoi servi: - Seguite questo cane e conducetemi qui il suo padrone. Poco dopo il giovane pastore era alla presenza del re, e tutto fu spiegato. Il malvagio cocchiere venne gettato in prigione, in mezzo ai topi e la principessa pot sposare il vero salvatore. - E adesso le disse il pastore voglio mandare a prendere mia sorella perch sia felice con noi. - Bravo! esclam allora uno dei cani. Noi volevamo vedere se ti saresti ricordato di lei anche nella fortuna. Ora possiamo andarcene tranquilli. Cos dicendo si trasformarono in tre uccelli, aprirono le ali e volarono via.

C'era una volta una volpe che molto affamata. Non aveva catturato nessuna preda da tre giorni e la sua proverbiale furbizia stava cominciando a essere messa un po' troppo alla prova. A forza di andare a caccia, finalmente vede un uccellino. E' piccolo, piccolo, ma per una che ha fame va bene. "Almeno mi calma i morsi della fame" pensa la volpe. Capendo di non avere scampo, l'uccellino comincia a parlarle. "Se non mi mangi posso soddisfare tre voglie: quella di formaggio, quella di olio e quella di ridere" le dice l'animaletto. "Smetti di parlare e comincia a farmi vedere che quello che mi hai promesso vero" risponde la volpe. L'uccellino vola verso il sentiero e incontra una donna con una cesta piena di formaggio. La donna sta andando al mercato a vendere i prodotti della sua fattoria. L'uccellino comincia a saltellarle davanti, cinguetta e si fa inseguire. La donna mette a terra la cesta e cerca di prenderlo, ma senza riuscirci. Quando desiste e torna alla cesta, il formaggio sparito. La volpe, con la pancia piena di formaggio, dice: "Adesso mangerei volentieri dell'olio". L'uccellino torna sul sentiero e vede un uomo che ha un fiasco pieno d'olio. Lo sta portando a casa perch l'ha appena comprato. Luccellino si fa notare dall'uomo che cerca di acchiapparlo. Mette a terra il fiasco e corre dietro all'uccellino. Nel frattempo la volpe ruba l'olio. Dopo essersi leccata i baffi sporchi d'olio, la volpe ricorda all'uccellino, che deve ancora farla ridere. Il piccolo vola in un campo e va a svolazzare intorno ai contadini che stanno lavorando. Salta sulla testa di uno, becca il naso di un altro e toglie il cappello ad un altro ancora. In un momento, ci sono almeno dieci contadini che si aiutano a vicenda per liberarsi dall'uccellino. Ne nasce una gran confusione che fa ridere a crepapelle la volpe. "Ti sei meritato la libert" dice all'uccellino furbo e lui vola via felice.

Quella sera, Erica usc di casa e sal sull'altalena del cortile di casa sua. Arriv la Paura e scivol dietro la bambina, ma l'altalena oscill e colp in faccia la Paura. Poi Erica, visto che era tardi, torn a casa ed and a letto. - Questo il momento giusto!- Disse la Paura. Entr dalla finestra ed and vicino al letto di Erica. Lei per, mezza addormentata, si gir e, senza volerlo, diede una sberla alla Paura. Poi si svegli perch aveva fame. Apr il frigorifero per prendere qualcosa da mangiare, ma la Paura era nel frigorifero. La Paura non sapeva che il frigorifero era acceso e divent di ghiaccio. Il giorno dopo la Paura cerc di prendere Erica ma venne investito da una macchina che passava di l. Tutta dolorante e piena di livide, la Paura disse: - Andr in pensione!- E spar per sempre. MORALE: ignorare la paura, cos lei ci eviter.

Era una giornata di fine gennaio e faceva un bel freddo. La brinata quella mattina era molto spessa e la valle sembrava essersi rimpicciolita sotto quella coltre di ghiaccio: sembrava che quella mattina volesse starsene anche lei chiotta chiotta sotto la sua coperta di stupendi fiori arabescati ad attendere il sole per ritornare florida, prospera, fiorente come sempre. Cari camminava piano piano su per l'irto sentiero che doveva portarlo nel bosco e sotto i suoi passi la terra gelata scricchiolava fragrante: "Cro, cro, cro, cro."

E quel rumore che si portava dietro gli faceva compagnia, l'aria batteva sul viso, frizzante e profumava intensamente di muschio e altre essenze che lui sapeva bene distinguerle una ad una: "Questa la fragranza dell'ontano, questa del cipresso, questa del pino, questa la menta secca...". "Che bello" pensava ancora tra s e s, continuando a misurare uguali i suoi passi nel suolo gelido "Che bello poter riuscire a non perdere mai questi profumi; bisognerebbe poterli tenere sempre con noi per essere forse pi felici...". Arriv nel bosco che il sole aveva appena incominciato ad illuminare le cime pi alte dei monti. Si ferm e si guard un po' intorno, prese fiato e si mise subito a tagliare la legna. La sua giornata era appena incominciata. Il tempo era bello e Cari si sentiva pieno di forze. Incominci a batter con l'accetta ben affilata e i colpi andavano sordi ad infrangere il silenzio della valle tutta e si poteva udire il loro moltiplicarsi nell'aria per arrestarsi poi davanti a qualche montagna pi lontana. Quando Cari si ferm per riposarsi un momento, posando l'accetta per terra vicino all'albero appena abbattuto, un gran silenzio lo raggiunse subito. Allora sent il bosco che parlava il suo antico linguaggio, sentiva gli uccelli che s'erano appena alzati e che volavano qua e l apparentemente senza una meta, sentiva il ghiaccio sul terreno, che si apriva al sole e l'acqua del fosso vicino che scendeva a rotta di collo verso il fiume sottostante formando una cascatella guizzante. Sentiva le foglie secche sparuzzarsi 1 alla brezza o frantumarsi sotto i suoi piedi, l'aria sottile che gli portava via, dal volto, un po' il suo calore, sentiva il vivere del suo bosco! Ad una certo punto Cari ud vicino: "Un frullo d'ali, anzi no, uno starnazzare d'ali" precis l'uomo guardando nella direzione da dove proveniva quel rumore. S'avvicin allora cauto cauto a quello strepito e vide che un merlo si dibatteva disperatamente per liberare le sue zampette che s'erano invischiate "nella pania"2 che qualche cacciatore di frodo aveva messo su quel ramo di castagno. Il povero animaletto doveva essere molto impaurito, stremato e anche arrabbiato, per quella trappola assurda che l'aveva privato della sua libert e quando vide che l'uomo gli si avvicinava quatto quatto, smise di dibattersi e rimase immobile, come in attesa: cos fanno certi animali di fronte ad un pericolo e dimentic, ma per poco, il suo stato di prigioniero. Forse quell'essere umano gli avrebbe reso la sua indipendenza? Il merlo guardava attento i movimenti dell'uomo senza batter ciglio e quando la mano di Cari lo tocc leggermente sulle piume, lui lasci fare, anzi si accovacci, esausto oppure rassegnato e forse fiducioso, ritirando un po' la testolina fra l'ala. Cari lo liber prestamente da quella cosa vischiosa e a quel punto si accorse che era ferito e doveva aver l'ala e la zampetta rotta. Tenendolo delicatamente fermo nella sua mano gli disse: "E ora che me ne faccio di te povero merlotto? Se ti lascio andare ti manger subito la volpe o qualche altro animale del bosco!" E se lo mise, in seno, fra la camicia ed il maglione: "Andiamo! Si va a casa che ti voglio curare." E cos dicendo prese i suoi attrezzi da lavoro e s'incammin, con quella creatura che gli fremeva appena nel suo petto, sulla via del ritorno. "Oggi ho bell'e guadagnato la giornata per star dietro a te!" Disse benevolo Cari al merlo, mentre stavano scendendo quasi a corsa gi per la montagna. Arriv a casa ed incontr sua moglie che scendeva una stradetta mentre andava a prendere l'acqua alla fontana e lei vedendolo tornare prima del tempo gli domand un po' allarmata: "Che cosa ti successo, Cari?" E lui senza risponderle alz un po' il maglione e aprendo la camicia fece vedere quell' esserino che stava fermo fermo e tutto accoccolato al calduccio nel suo corpo. "Oh... e che cosa gli accaduto a questo merlo?" Domand lei impensierita. "Era rimasto nella pania e s' ferito a forza di dimenarsi ed ora lo voglio medicare. Tu vai a prendermi nella stalla una bella tela di ragno, di quelle belle grosse e spesse, ce ne sono tante vicino all'uscio. Portamene una bella e fai presto!" E cos dicendo la lasci andare, montando a corsa le scale di casa sua. Entr in cucina e prepar sul tavolo il sale, il pepe e un poco di cenere che prese dal focolare, incominciando a medicare il piccolo uccello. Gli pul un po' l'ala dal sangue con un cencetto, poi sparse sulla ferita del sale e un del pepe e la cenere ancora tiepida e appena sua moglie arriv con la tela di ragno, gliela avvoltol tutt' intorno all'ala, come fosse una benda. "Ecco" disse Cari al merlo "Ora in poco tempo l'ala sar al posto, purtroppo la tua zampetta ridotta proprio male e andr tagliata, mi dispiace piccolo merlotto!" E cos dicendo col suo coltello affilato gliela amput facendo anche a lei la stessa medicazione con sale, pepe, cenere e un po' di ragnatela. Poi l'accarezz ancora e lo baci sul becco giallo. Gli prepar, al momento, una gabbietta di legno che sistem sulla credenza in cucina con sotto un foglio di carta e ce lo fece entrare dentro delicatamente. Il merlo per diversi giorni non tocc cibo e si mosse appena. Allora Cari incominci ad imboccarlo e a dargli dei pezzetti di carne cruda, del tuorlo d'uovo cotto, delle chiocciole lessate e tritate con i vermocchi: "Tutte leccornie" Gli diceva il suo salvatore "Vedrai come farai presto a rimetterti in salute, se mangerai!" Pass un po' di tempo e il merlo incominci a mangiar da solo e certe volte iniziava un po' a cantare, ma poi smetteva subito. Cari era felice con quel suo compagno e ogni mattina gli puliva la gabbietta, gli cambiava l'acqua dal beverino di terracotta verde, gli preparava degli impasti speciali: "Da Re" gli diceva.

Il merlo a fine febbraio era guarito completamente e sarebbe potuto tornare libero. Zoppicava vero, ma si vedeva poco. L'uomo una mattina apr la porta della sua gabbietta, apr la finestra della sua cucina e battendo un po' le mani quasi per invogliarlo a scegliersi la liber gli disse: "Vola, vola, va a casa tua, ora tempo!" Il merlo con un frullo d'ali usc dalla sua prigione ma si pos sulla credenza e da lass si mise a guardarlo immobile: "Allora vai! Sei guarito, vai!" L'incit l'uomo. L'aria fuori era fresca ed entrava profumata nella stanza invitandolo al volo, ma l'uccello con un altro frullo d'ali rientr nella sua gabbia e si mise a beccare il suo pasto tranquillamente. Cari allora un po' meravigliato gli disse: "Vuoi star con me piccolo merlotto? Bravo, stai con me che mi farai compagnia!" E chiuse la finestra ben contento. Cos i due diventarono molto amici e ogni mattina quando l'uomo tornava a casa apriva la porticina della gabbia e il merlo usciva felice, faceva qualche voletto nella cucina poi si posava sulla spalla del suo padrone, gli dava dei beccotti sulla testa, sul collo e lui rideva e lasciava fare e per contraccambiare quelle confidenze Cari aveva preso a farlo bere nella sua tazza dove prendeva ogni mattina il caff: il merlo volava allora sul tavolo, crocchiolava, crocchiolava, come fosse una chioccia con i suoi pulcini, faceva qualche passetto salterellando e aiutandosi con le ali, poi si avvicinava alla tazza infilandoci dentro il suo becco. Beveva qualche sorsetto della bevanda, alzando la testolina per buttarla gi e faceva questo ogni mattina. La moglie si soffermava a guardare quella strana rappresentazione con gran meraviglia e attenzione e diceva incredula, guardando il merlotto: "Non ho mai visto niente di simile!". Una mattina il merlo incominci a cantare una canzone stupenda. Riemp il suo canto struggente tutta la cucina, poi usc fuori nell'aria e quella dolce melodia arriv lontano, si pos sulle gemme del susino che si stavano ingrossando, nel cielo tiepido di marzo, sul verde prato davanti al fiume, sul lieve confine della montagna quando tocca il cielo, ovunque! Cari rimase incantato ad ascoltarlo, non aveva mai sentito una canzone cos dolce ma forse anche molto triste. Allora apr la porticina della gabbietta e con un frullo d'ali il piccolo merlo usc fuori andando a posarsi sulla spalla dell'uomo. Gli becchett un po' il viso, appena appena, poi con un altro piccolo volo and subito a posarsi sul davanzale della finestra che guardava la libert. E guardava fuori, il merlo dall'ala rattoppata, guardava il cielo rosa di marzo, guardava il bosco e gli alberi che ricominciavano la vita e guardava il prato che s'era fatto di smeraldo, dove alcuni merli beccavano nell'erba sereni. Cari cap che quello era il tempo dell'addio e l'accarezz sulle piume e in silenzio apr la finestra. Il merlo usc sulla soglia di pietra ancora calda del primo sole e vol via. Si liber nell'aria incerto, all'inizio, poi prendendo confidenza con le sue ali, con il vento che lo sorreggeva leggermente, se ne and sicuro verso il bosco! Cari lo scrut finch pot con gli occhi e con il suo cuore e continu a guardare lontano oltre quell'immagine, anche se non poteva vederlo pi per molto tempo ancora, poi chiuse la finestra e guard la gabbia vuota. Allora si sent solo. Poi disse ad alta voce, con la gola che si chiudeva dal pianto: "Domani torner a tagliare il bosco e lo rivedr, senz'altro lo rivedr!" Giuliana Sansoni

C'erano una volta tre farfalle molte amiche fra loro: una rossa, una gialla ed una bianca. Si rincorrevano da un fiore all'altro ed erano cos impegnate a giocare ed a divertirsi che non si accorsero del temporale in arrivo. La pioggia cominci a scendere fitta e le farfalle volarono dal giglio, pregandolo di dare loro ospitalit. Il giglio rispose che avrebbe accettato solo quella bianca, perch del suo stesso colore. Le tre farfalle allora volarono dal tulipano. Il tulipano disse:

- Accoglier volentieri la rossa e la gialla, ma la bianca. Vedete i miei colori? Io sono rosso e giallo, ma bianco proprio no!- O tutte e tre o nessuna!- Risposero le farfalle. Il sole, da dietro le nubi, vedendo tanta solidariet ed amore fraterno, cacci via la pioggia. MORALE= bisogna accettare anche le persone diverse da noi per ottenere amicizia e far contento il prossimo. C'era una volta una graziosa volpe dal manto marrone e lucente che viveva in una piccola casetta in mezzo al bosco. Un bel mattino di primavera l'animale usc dalla propria abitazione con l'intenzione di procurarsi una preda per il mezzogiorno.Vagando per la brughiera fischiettando allegramente, la volpe attir l'attenzione di un ingenuo leprottino il quale, incuriosito, le si avvicin per osservarla meglio. L'astuta volpe non si lasci sfuggire l'occasione e sorridendo al cucciolotto gli disse: "Buongiorno a te mio piccolo amico. Cosa fai tutto solo in questi boschi?" Il leprotto divenne improvvisamente diffidente di fronte a tutto quell'interessamento e, indietreggiando piano rispose: "Oh, niente, proprio niente. Anzi, adesso che ci penso, dovevo tornare a casa". Ma la volpe non aveva alcuna intenzione di lasciarsi scappare un bocconcino casi prelibato. Quindi, con un abile balzo si gett sull'animaletto per afferrarlo. Fortunatamente il piccolino, risvegliato dall'improvviso attacco, riusc a schivare l'aggressione con un veloce salto indietro, precipitandosi in una folle fuga verso il limitare del bosco. La volpe lo segu fino a quando non si trov sull'orlo di una grossa buca. Per evitare di cadere nel vuoto l'animale di aggrapp ad una siepe di Rovo graffiandosi e pungendosi con le sue spine. Abbandonando l'inseguimento la povera volpe rimase seduta di fronte al Rovo leccandosi le ferite da questo provocate."Che stupida sono stata!" Si disse fra s "Mi sono aggrappata alla prima cosa che ho trovato per non cadere in una buca e mi sono procurata solo graffi e punture. Tanto valeva proseguire l'inseguimento e tuffarmi nella fossa".Ma per quel giorno ormai non poteva pi far niente e camminando piano per il male, se ne torn a casa sconsolata. MORALE: Spesso la paura dell'ignoto ci costringe a indietreggiare ed a fermarci anche se questo, a volte, pu essere meno vantaggioso. ESOPO

La Regina delle rose viveva un tempo in un giardino segreto. Elegante e profumata, la sovrana aveva tutte le caratteristiche pi belle dei fiori dai quali prendeva il nome. Viveva su una collina circondata da un roseto ricco e in perenne fioritura. Tutti gli abitanti del luogo le volevano bene e le riconoscevano molta saggezza. Le chiedevano consigli e la invitavano alle feste, dai matrimoni ai party di compleanno. La sua vita scorreva tranquilla, si godeva le belle giornate e stava al sole quando non scottava troppo, per non sciupare la pelle perfetta. Non aveva mai sentito il bisogno di uscire dal suo giardino incantato, perch l c'era tutto quello che la faceva felice. Oggi, ormai anziana, sempre stupenda e ricorda con orrore l'anno nel quale si innamor. Il suo cuore puro di fiore fu catturato dalla bellezza di un giovane suddito. Lui andava a trovarla tutti i giorni, insieme parlavano e sognavano il futuro. Un giorno il ragazzo le disse che avrebbe voluto sposarla, ma non poteva presentarla agli amici. Lei era troppo bella,troppo perfetta, diversa da tutti. "Dovrai cambiare" disse il giovane, "e adattarti a noi". "Se cercherai di essere meno buona e gentile, meno solare e vivace, gli altri non mi faranno notare quanto siamo diversi". La Regina delle rose fu molto colpita e non riusciva a spiegarsi come poteva essere una buona cosa, diventare meno gentile e bella. Un giorno chiamo il suo innamorato e gli disse "Se tu mi ami, devi avere il coraggio di accettare tutto quello che sono. E se sono diversa dai tuoi amici,forse loro mi apprezzeranno per questo. Altrimenti non vale la pena di conoscerli. Non cambier per te, non rinnegher quello che sono". Da allora i due non si sono mai pi visti e la sovrana contenta di non aver accettato di diventare qualcun altro pur di essere accettata.

Tanto e tanto tempo fa c'era un giovane cacciatore di nome Hailibu. Era d'indole buona e generosa, sempre pronto ad aiutare gli altri. Quando tornava dai monti e dai boschi con qualche preda la divideva generosamente con i suoi vicini. Era amato e benvoluto da tutti. Un giorno and a caccia sui monti. Mentre s'inoltrava nel folto della foresta vide ai piedi di un albero un cucciolo di lupo bianco che dormiva pacifico. Pass oltre senza fare rumore per non disturbarlo. Un attimo dopo un'aquila piomb ai piedi dell'albero afferr il lupo col becco e vol via veloce. Il cucciolo gridava disperato "Aiuto! Aiuto!". Hailibu prese rapido una freccia, tese il suo arco e la scocc per colpire l'aquila che gi stava alzandosi in volo nel cielo. L'uccello colpito vacill, ondeggi nell'aria e lasci cadere il piccolo lupo bianco. Hailibu appena lo vide sano e salvo per terra, gli disse: "Tu, piccola creatura! Corri a casa dai tuoi!". Il lupo mosse in qua e in l la testa in segno di gratitudine e scomparve fra le foglie e l'erba del sottobosco. Hailibu continu per la sua strada. Il giorno dopo, mentre passava per il medesimo posto, Hailibu vide un piccolo lupo bianco che gli veniva incontro sullo stesso sentiero, seguito da un gruppo da altri lupi del medesimo tipo. Stupito, stava per spostarsi per lasciarli passare quando il piccolo lupo bianco disse rivolto a lui: "Salute a te, mio salvatore! Tu certo non mi riconosci, io sono la figlia del re dei lupi. Ieri mi hai salvato la vita. I miei genitori mi hanno mandata qui per invitarti nella nostra casa in modo che essi possano esprimerti la loro gratitudine". Il piccolo lupo bianco continu: "Quando sarai l non accettare nessuno dei regali che essi vorranno offrirti, chiedi solo la pietra preziosa che mio padre tiene sempre in bocca. Se l'avrai e la terrai in bocca, potrai capire il linguaggio di tutti gli animali della Terra. Sta' attento, per: non dovrai mai raccontare a nessuno quello che tu ascolterai dagli animali, altrimenti il tuo corpo si trasformer in pietra e morirai!". Hailibu annu e segu il piccolo lupo bianco. S'inoltrarono in una grande valle, lungo un sentiero che li condusse davanti a una grande porta; allora il piccolo lupo bianco disse: "I miei genitori ti stanno aspettando, usciranno ad accoglierti". Infatti, mentre parlava, il re dei lupi usc e lo salut con molto rispetto: "Tu hai salvato la vita alla mia figliola. Ti ringrazio di cuore. Dietro questa porta sono custoditi tesori di valore inestimabile, vorrei mostrarteli; prendi ci che pi ti piace". Con queste parole condusse Hailibu dentro la casa. Le sale erano tutte piene di gioielli, ori e pietre preziose, perle, brillanti e giade in quantit enorme. Il re dei lupi lo portava da una sala all'altra mostrandogli compiaciuto tutte quelle ricchezze; Hailibu guardava ma non sceglieva nulla. Alla fine, dopo essere passati per decine e decine di stanze, il re dei lupi con grande imbarazzo, disse: "Nessuno degli oggetti preziosi che hai visto di tuo gradimento? Non ti piace nulla?" Hailibu rispose: "Maest sono tutti stupendi e certo di valore inestimabile, ma servono solo come ornamento e per bellezza. A un cacciatore come me non servono a nulla . Se vostra maest desidera davvero farmi un regalo che sia per me utile e prezioso, mi dia la pietra che consuma nella bocca". Il re dei lupi rimase stupito, pens per un attimo, infine sput la pietra che teneva in bocca e gliela consegn. Cos Hailibu prese congedo dal re e usc dalla reggia. Il piccolo lupo bianco lo segu per un tratto e prima di prendere congedo da lui lo avvert: "Ora che hai quella pietra magica, potrai conoscere ogni cosa. Ma sta' attento! Se dirai ad anima viva quello di cui verrai a conoscenza, ti trasformerai in pietra e morirai! Non dimenticarlo mai!". Da quel giorno Hailibu continu ad andare a caccia come sempre, ma da allora in poi per lui tutto fu molto pi semplice: con quella pietra magica egli poteva capire il linguaggio degli uccelli, degli animali piccoli e grandi, cos sapeva sempre dove si trovavano le sue prede ed era facile per lui catturarle. Pass molto tempo fino a quando un giorno, mentre camminava in un bosco sulla costa di un monte, sent alcuni uccelli parlottare fra loro concitatamente mentre volteggiavano nell'aria: "Dobbiamo volare via in fretta da questo posto! Domani le montagne qui intorno saranno scosse da un terremoto tremendo ed erutteranno fuoco e fiamme; i campi saranno distrutti e bruciati e chiss quanti animali moriranno!". Sentito questo, Hailibu non pens pi a cacciare; corse immediatamente al villaggio e radun i suoi compaesani: "Noi dobbiamo scappare via pi in fretta possibile da questo posto" disse. "Non possiamo assolutamente stare qui! Credetemi, dobbiamo andare via!" I suoi compaesani a quelle parole rimasero molto perplessi. Qualcuno pensava che Hailibu fosse diventato matto. Nessuno gli credeva. Hailibu, disperato, chiese a un tratto: "Devo morire per convincervi che sto dicendo la verit?". Alcuni anziani dissero allora: "Tutti noi sappiamo che fino ad ora tu non ci hai mai mentito. Ma adesso te ne esci parlando di disastri, di terremoti, di eruzioni, di fuoco e fiamme. Come fai a sapere queste cose? Chi te le ha dette e come mai sei cos convinto che siano vere?". Hailibu rimase un attimo perplesso: se avesse detto loro la verit sarebbe stato trasformato in pietra, se fosse fuggito via da solo tutti gli altri sarebbero periti il giorno dopo. Decise allora di raccontare tutto ci che gli era successo, da quando aveva incontrato il piccolo lupo bianco fino a quando aveva avuto in dono la pietra magica; quale era la condizione per rimanere vivo e cosa aveva sentito dire dagli uccelli sui monti. Mentre parlava, piano piano il suo corpo s'irrigidiva e si trasformava

in pietra, fino a quando davanti alla gente del villaggio non rimase che una statua immobile. Nel vedere quel prodigio tutti radunarono le loro cose e le loro bestie e si allontanarono in fretta da quei luoghi. Gi mentre camminavano il cielo cominci a farsi scuro; nubi nere e minacciose coprirono l'aria mentre boati terribili scuotevano la terra e le montagne intorno. Per tutta la notte seguente una bufera tremenda sconquass la zona e il giorno dopo le montagne eruttarono fuoco e fiamme, distruggendo ogni cosa nelle valli intorno. Quando fu tutto finito gli abitanti del villaggio commentarono addolorati: "Se Hailibu non avesse sacrificato la sua vita per noi ora saremmo tutti morti in quel disastro!". Allora cercarono la statua di pietra in cui era stato trasformato Hailibu e la portarono in cima a un monte. Da quel giorno in poi non cessarono mai di andare a rendere omaggio a quel piccolo eroe che aveva salvato le loro vite. Ancora oggi esiste quella statua e ancora oggi in Mongolia esiste un luogo che viene chiamato "il monte di Hailibu" e la gente dei dintorni non manca di andarvi in pellegrinaggio per ricordare quell'episodio e quel gesto generoso.

C'era una volta un re che aveva undici figli ed una figlia. Era rimasto vedovo da tempo e decise di risposarsi. Ma, senza saperlo, scelse come moglie una strega, alla quale i suoi figliastri non piacevano per niente. Per questo motivo mand la sua figliastra a fare la sguattera in un castello lontano; ma questo non bastava per cui decise di trasformare gli undici figliastri in cigni. Di giorno erano cigni e solo per poche ore alla notte potevano tornare umani. Dopo un anno la figlia torn al castello e non trov pi i suoi fratelli, Disperata, decise di partire per cercarli. Attravers foreste e pianure, finch non giunse in un bosco vicino ad una montagna. In questo bosco c'era una capanna, dove c'era una vecchia strega che filava. La ragazza le chiese notizie dei suoi fratelli e la strega disse soltanto di avere visto undici bellissimi cigni che facevano il bagno in uno stagno vicino. La ragazza and a spiare lo stagno e vide che di notte i cigni ridiventavano i suoi fratelli. Pot di nuovo abbracciarli, ma loro le dissero che al mattino dovevano ridiventare cigni per via della maledizione della matrigna. Lei raccont tutto alla strega della foresta, che le disse di non poter fare niente: lei era una strega buona e le streghe buone non possono niente contro le magie fatte dalle streghe cattive. Ma le confid il modo di sciogliere l'incantesimo: "Dovrai andare in un campo poco lontano da qui che fatato, raccogliere dei cardi, filarli e preparare per loro delle camicie che dovrai far loro indossare per mandare via l'incantesimo!". La ragazza accett ed inizi ad andare nel campo dove si graffi per raccogliere i cardi. La vecchia le aveva anche rammentato che non avrebbe dovuto parlare di questa cosa con nessuno, Un giorno, mentre stava raccogliendo i cardi, pass di l un principe che si innamor di lei e decise di sposarla. Purtroppo il principe aveva una madre che era una strega e conosceva bene la matrigna della ragazza. Decise di rovinare la vita della giovane nuora. La ragazza, anche da sposata, e anche se attendeva un bambino, continuava a cucire le camicie di cardi per i suoi fratelli. Suo marito dovette partire per un lungo viaggio proprio quando il bambino doveva nascere. Lei diede alla luce due bambini ma la matrigna mise al loro posto due grossi ed orrendi ragni e disse che era una strega e aveva fatto tutto facendo una magia con i cardi. Allora le streghe venivano bruciate vive e la giovane fu portata al rogo: stava finendo di fare le camicie per i suoi fratelli. Di colpo arrivarono tutti gli undici cigni e lei li ritrasform in essere umani gettando loro sopra le camicie. Pot allora raccontare tutta la sua storia. Le due streghe cattive dovettero fuggire via di tutta fretta dai regni che furono cos regnati dalla ragazza, da suo marito e dagli undici fratelli con giustizia d umanit.

"Il mondo simile al gioco degli scacchi, si toglie il posto alluno per darlo allaltro", rispose il discepolo. "In verit, il nostro mondo assomiglia a una carogna", disse il saggio. E aggiunse: "Quando i leoni si sono sfamati, arrivano le tigri che poi si allontanano. Allora i cani e i lupi ne approfittano. Poi arrivano dal cielo i corvi che lasciano solo qualche scarto. Poi arriva uno scarafaggio che rivolta tutto. Infine, quando restano soltanto le ossa, da ogni parte accorrono le formiche che cercano ci che resta. I leoni sono i re. Le tigri le principesse. I cani e i lupi sono i rapaci esattori. I corvi i loro preziosi aiutanti. Lo scarafaggio lamministratore dei beni dei potenti. E le formiche sono il povero popolo".

C'era una volta,nella fredda Germania del Nord, un piccolo paesino isolato dal resto del mondo. Gli abitanti del luogo erano molto legati alle tradizioni, proprio perch non avevano contatti col mondo esterno. Il conte Haider era l'unico nobile del paese e in quanto tale era l'unica persona colta, perch aveva potuto studiare. Per questo motivo era stato eletto sindaco. Purtroppo aveva perso la moglie e da quando era rimasto solo era diventato molto rigido e intransigente. Gli abitanti dovevano rigorosamente rispettare tutte le sue decisioni. Non c'era democrazia. La cosa pi assurda era che in questo paese non c'erano pasticcerie! Nemmeno nelle case private si potevano fare dolci! Lo aveva proibito il conte dopo la scomparsa della moglie, la quale era morta per una indigestione di pasticcini. Quella terribile vicenda gli aveva fatto perdere la ragione. Gli abitanti non avevano la forza di ribellarsi alla sua autorit perch non si sentivano in grado di governare il paese. Un giorno con il vento fortissimo del Nord giunse in paese un pellegrino, che cercava una dimora. Il conte non amava i forestieri perch aveva paura che potessero turbare l'apparente tranquillit di quel luogo. Comunque non gli neg ospitalit. Combinazione quell'uomo per vivere faceva il pasticcere! Senza preoccuparsi delle leggi del conte Haider, il pellegrino incominci a fare dolci per ricambiare l'ospitalit. Quando il conte lo venne a sapere and su tutte le furie e cacci immediatamente il forestiero dal paese. Gli abitanti erano tristi e stanchi per l'intransigenza del "padrone". E' vero che i dolci non erano indispensabili all'alimentazione, ma come si poteva pensare di festeggiare un compleanno soffiando sulle candeline di una torta fatta di crauti e patate? Inoltre i bambini non mangiavano pi dolci da cos tanto tempo che ormai preferivano saltare la merenda! Il pellegrino non si diede per vinto e decise di comunicare con le persone per trovare una soluzione. Insieme decisero di organizzare una festa a sorpresa per il conte; una festa a base di dolci. Cos fu. Con una scusa banale, invitarono il conte nella casa pi grande del paese addobbata con festoni; quando entr rimase impietrito! Non si aspettava un tale affronto... Bast un applauso, un gesto d'affetto e una canzone per fare tornare il sorriso a quell'uomo, che aveva tanto sofferto... Il conte non disse una parola, nessuno gli aveva pi fatto una torta da quando la sua amata era volata in cielo. Guard commosso i suoi compaesani e li abbracci con lo sguardo; quello sguardo di un uomo solo che aveva tanto bisogno di affetto. Quel giorno il conte decise di istituire la festa del dolce. Ancora oggi i pellegrini di tutto il mondo si fermano in quel paese, per la "festa del dolce" e per assaggiare le prelibatezze della pasticceria "Il pellegrino".

Cerano una coppia di sposi che si amavano alla follia. Un giorno il marito mor e la moglie rimase sola. Era talmente disperata per la perdita che non smise pi di piangere e perse completamente la voglia di vivere. Giorno e notte la donna pregava nel cimitero presso la cappella del defunto marito. Nei pressi del camposanto era stato allestito da giorni un patibolo, sul quale un uomo, condannato a morte, era stato impiccato. A guardia del patibolo era stato posto un soldato che una sera, visto che pioveva a dirotto, decise di rifugiarsi presso la cappella del cimitero. Terminato il temporale, il soldato ud i singhiozzi della donna, fece luce con un fiammifero e vide la signora sconsolata. Quindi le si avvicin e la consol. Ogni tanto, per, il soldato usciva fuori per controllare limpiccato. Nel frattempo la donna propose alluomo di sposarla. Ma, questi, dubbioso dellamore della vedova, decise di attuare un piano. Allennesimo controllo del patibolo, il soldato tir gi il corpo per far credere alla donna un furto. Questa, convinta del misfatto, propose di esumare il corpo del marito, sepolto da poco tempo, e di sostituirlo al cadavere rubato. Il soldato not subito, per, che al cadavere scomparso mancavano due incisivi, mentre al sostituto no. La donna, allora, prese una pietra e ruppe i due incisivi alla salma del marito. A quella vista la guardia manifest alla donna la volont di vivere quanto pi possibile lontano da lei: "Il tuo uomo morto e gli rompi anche i denti. A me i denti li romperai tutta la vita. Quindi vivi senza di me".

Cera una volta un indiano che viveva su un litorale disabitato con la figlia Sedna. Questa era tanto bella quanto orgogliosa, e non vi era nessun ragazzo che potesse intenerire il suo cuore chiedendola in sposa. Un giorno per un alcione vol da oltre il mare e la sedusse col suo canto melodioso, dicendole che se lavesse seguito al suo villaggio sarebbe vissuta per sempre nella ricchezza e nulla le sarebbe pi mancato. La ragazza cedette alle tentazioni, ma una volta trasferitasi nel paese degli alcioni si accorse di essere stata ingannata: non cerano pelli preziose n banchetti sontuosi, ma tessuti squamosi e pesce disgustoso che gli uccelli le offrivano come pasto. La ragazza passava cos le giornate chiamando il padre, affinch venisse a liberarla. Questi un anno dopo, quando le acque furono solcate da venti pi caldi, attravers il mare ed and a trovare la figlia, convinto che fosse circondata da ricchezze di ogni tipo. Sedna per gli rivel linganno dellalcione: il padre pun il traditore con la morte e poi si diede alla fuga con la figlia. Il viaggio in mare fu spaventoso: gli alcioni per vendicare lamico ucciso provocarono una tempesta, e il padre vedendosi arrivare contro onde alte come montagne decise di lasciar loro la ragazza gettandola in mare. Sedna si aggrapp alle corde della barca ed il padre le tagli la prima falange di tutte le dita in modo da farle mollare la presa. Questo non fu sufficiente: il padre le tagli anche la seconda falange, e gli alcioni ormai sicuri che la ragazza sarebbe annegata placarono la tempesta che avevano scatenato. Il padre allora permise alla figlia di tornare sulla barca. Lodio per laveva ormai corrotta al punto da farle meditare una vendetta atroce contro il genitore: durante la notte ordin ai suoi cani di divorargli i piedi e le mani, e questi obbedirono nonostante le sue orrende grida che maledicevano la ragazza. La terra non pot sopportare pi a lungo quellorrore: si dischiuse, e la capanna dove i due abitavano sprofond nelle sue viscere. Ora si dice che vivano negli inferi, l dove Sedna regina.

Cera una volta una famiglia che viveva in una fattoria. Marit o e moglie erano attorniati da animali, i pi numerosi erano le galline: ben novantanove galline e un solo gallo. Un giorno il marito disse alla moglie: Che ne dici se vendiamo un po di galline visto che ne abbiamo cos tante?. La moglie acconsent e il giorno dopo and in paese a venderle a un uomo che girava in cerca di affari. La donna gli vendette tutti e cento gli animali compreso il gallo, ma luomo le disse: Non ho i soldi per pagarti, ti lascio il gallo come pegno. Per mi dovresti prestare la tua asina per trasportare le galline. La donna acconsent. E lambulante: Non che mi presteresti anche il tuo cane, sai contro i malintenzionati. La donna gli diede tutto ci che chiedeva e la sera, quando il marito torn a casa gli raccont tutto. Il marito inizi ad urlare pieno di rabbia e il giorno dopo part di nascosto. And in giro per i paesi a caccia di donne da truffare. Sulla strada vide una ragazza vicino ad un pozzo e le si avvicin. La giovane gli chiese: Da dove vieni? Egli rispose: Vengo dal mondo dei morti. La ragazza allora esclam: Quindi tu conosci Takis, il povero figlio morto della mia padrona. Certo che lo conosco, sta bene ma povero. Gli mancano scarpe, soldi e vestiti, rispose lui. Allora la ragazza corse a chiamare la sua padrona. La signora quando seppe delle condizioni del figlio diede allo scaltro uomo cibo e tutto il necessario per il povero figliuolo. La sera torn a casa il marito, grandufficiale del re. La signora gli raccont che aveva regalato ad un uomo proveniente dallaldil scarpe, vestiti e soldi per il loro figlio. Lufficiale cap subito che era tutta una truffa e corse a cercare luomo. Il mascalzone, accortosi che era ricercato, si rifugi presso un mulino e disse al mugnaio: Corri mugnaio, scappa perch qualcuno ti sta cercando. Il povero mugnaio impaurito scapp su di una pianta mentre luomo si copr di farina. Poco dopo arriv lufficiale e chiese al mugnaio, che per era il furfante, di tenergli il cavallo. Sceso da cavallo si tolse gli stivali e si arrampic sulla pianta. Allora luomo scaltro si infil gli stivali e, salito sul cavallo, corse via con il bottino. Lufficiale torn a casa sconfitto e disse alla moglie: Avevi regalato a Takis scarpe, vestiti e denaro, allora io ho pensato di fargli avere anche stivali e cavallo!.

C' era una volta un gruppo di donne algerine analfabete, timide, completamente velate. Indossavano l"haikm rema", l'abito tipico algerino, che le copre interamente dalla testa fino ai piedi, col viso celato sotto un velo. Decisero di andare a scuola per la prima volta. Appena entrate in aula si tolsero il velo. La loro insegnante, per insegnare i verbi, scrisse alla lavagna la frase "Omar entra". Subito le donne si misero il velo pensando che fosse entrato veramente questo Omar. Poi l'insegnante scrisse: "Omar uscito." Le donne allora si tolsero il velo. La maestra, che aveva notato le

loro reazioni, cominci a scherzare. Quando toglievano il velo scriveva: Omar entrato, quando se lo rimettevano scriveva: Omar uscito, e cos via per tutta la lezione. Quando finalmente tornarono a casa, il figlio di una di loro chiese: "Mamma, andata bene a scuola?". E la madre rispose: "Ma che cosa vuoi che sia andata bene, con quel ragazzo di nome Omar che entrava e usciva continuamente come un soldato e non ci lasciava studiare niente!".

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