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QEDOSHIM

u
QEDUSHAH
SANTI SIATE
PERCHE SANTO SONO IO
IL SIGNORE DIO VOSTRO
u 5 u

La distinzione del Dio di Israele, in quanto soggetto infinito, creatore e
trascendente, si designa nella Torah con il termine qadosh qedushah. Luomo
non la pu raggiungere e siamo ebraicamente consapevoli del divario, ma
linizio di questa parashah, al capitolo 20 del Levitico, ci pone in doverosa
imitazione di Dio, e quindi in partecipazione della Qedushah, attraverso
princip di vita, atti e comportamenti, che ci includono nellordine divino
trasmesso con la Torah.
Qadosh tradotto santo, nella Bibbia ebraica promossa dal rabbino Dario
Disegni, e cos nelle Bibbie cristiane. Ci si attiene al bel concetto di santo e
santit, riservandoci, tra poco, una considerazione sul rapporto con il sacro e la
sacralit.

In cima ai princip sono il rispetto dei genitori e losservanza dei sabati. Il
rispetto si esprime con un verbo che indica il timore e comincia con lorientarlo
verso la madre, nominata prima del padre, ad evitare la preminenza patriarcale
che potrebbe far sottovalutare la genitrice.
Si ribadisce, di seguito, il divieto dellidolatria e del politeismo. Tra i sacrifici,
che erano la modalit di avvicinamento a Dio, spiccano qui gli shelemim, quelli
spontanei, che esprimono il sentimento della persona, rivolto alla divinit,
raccomandando di mangiare la carne dellanimale offerto entro lindomani
dellimmolazione. Mangiarlo al terzo giorno una cosa abominevole (piggul),
una profanazione di <<ci che sacro al Signore>>. Ecco compare, nella
traduzione della Bibbia ebraica cos come nella cristiana Bibbia di Gerusalemme
il lemma sacro, che ha un significato connesso al santo, ma non equivalente, nel
pensiero religioso e nella problematica religiosa. La proibizione di mangiare
dopo il secondo giorno la carne dellanimale sacrificato pu avere naturalmente
lo scopo sanitario di guardarsi, per la salute umana, dai danni di ingerire
lalimento andato a male nel clima caldo e in mancanza di frigoriferi, ma la
Torah, sottintendendo tale scopo, non la spiega cos e non mette in guardia dalla
conseguenza di sentirsi fisicamente male, bens dalla conseguenza di venire recisi
dal popolo, per karet (recisione di iniziativa divina), avendo profanato il sacro.
Una nota, nel testo rabbinico della Bibbia ebraica, precisa che questo ed altri
precetti sono di carattere rituale, inframmezzati ai princip di carattere morale e
sociale, e che tutti concorrono alla santit. Osservo che vi concorrono, ma ne
sono una componente pi propriamente sacrale. Rammentiamo, infatti, la
distinzione tra mishpatim (precetti comprensibili alla luce delletica e della
raione) e le hukkot, precetti di meno razionale imperativo divino, decreti del re
(ghezerot ha-melekh), come diceva Shemuel David Luzzatto. Un largo indirizzo
del pensiero ebraico moderno accentua il carattere etico, definendo la
concezione religiosa ebraica come monoteismo etico (per esempio in Leo Baeck).
Letica alla base della santit in Martin Buber, filosofo del dialogo, e nell
ortodosso Levinas, il filosofo che invita a guardare il volto dellaltro, autore del
libro Dal sacro al santo. La tradizione talmudica nella rilettura dellebraismo
postcristiano.
Anche in un autore contemporaneo cristiano leggo che il santo ha la preminenza,
laddove il sacro ha una funzione mediativa, valida solo se lesito la santit.
Sembra comunque innegabile il coefficiente di sacralit in parti e nel contesto
della Torah. E vero che i figli di Israele sono chiamati ad essere santi, mentre,
in quanto uomini, rifiuteremmo loro laureola del sacro. Ma il loro rapporto
con Dio, il loro avvicinarsi a Dio, comprende atti, momenti e simboli di
pregnante esperienza, che si pu ben definire, anche per luomo moderno,
sacrale. I precetti di indole morale e sociale, dettati nella Torah al popolo
ebraico, costituiscono un insieme ideale di comportamenti, che, nellinteresse
stesso degli ebrei, si vorrebbe estendere universalmente allumanit, ed ogni
buona dottrina ne predica di simili tra altri popoli, mentre il legame specifico
della comunit di Israele al Signore si esprime, oltre che negli importanti
adempimenti morali e sociali, in elementi rituali e simbolici, che
contrassegnano il patto, a partire dalla circoncisione, un sigillo sulla carne, di cui
non vi sarebbe bisogno per una buona condotta morale e sociale. Cos si dica
dellastensione dal lievito a Pesah, della celebrazione dello Shabat, del digiuno
nello Yom Kippur, delle frange rituali ed in parecchie altre cose, che si spiegano
con motivazioni memoriali, rituali, sacrali, concorrenti alla santit nellambito
di una peculiare tradizione.

Alletica si torna con precetti di rettitudine e di solidariet nei rapporti sociali
ed interpersonali, per istanza di giustizia e di aiuto a quanti hanno bisogno, nel
quadro di una societ pastorale ed agricola: non mietere tutto il campo, non
cogliere luva da tutta la vigna, per lasciare margini ai poveri e agli stranieri;
non rubare, non negare la verit, non mentire luno verso il suo prossimo; non
opprimere il prossimo, non rapire, non trattenere la mercede dovuta per il
lavoro; non dir male del sordo, profittando che non sente, non porre un
inciampo sul cammino del cieco; non commettere iniquit nel giudicare, non
aver riguardo al povero nel senso di non privilegiarlo con una malintesa
parzialit rispetto a chi abbia onestamente di pi, e daltronde non onorare
troppo, nel senso di riverire servilmente, il grande, la persona importante;
evitare ogni maldicenza in mezzo al popolo, alla gente; non assistere inerte al
pericolo del tuo compagno, del prossimo; non odiare in cuor tuo il tuo fratello
(fratello in senso lato, di vicino e concittadino), cio non solo non profferire
parole di odio, ma reprimere lodio entro di s, guardarsi dallodio; ammonire
fraternamente il prossimo se si constata che si mette su una cattiva strada
affinch non pecchi e non subisca poi le conseguenze del peccato.
Segue una lunga esposizione di direttive di giustizia, di correttezza, di
redistribuzione economica, di rispetto degli anziani,
, 5 u 5
Alzati davanti alla canizie e rendi onore al cospetto dellanziano
e di rispetto degli stranieri, nel ricordo di essere stati stranieri nellesperienza
storica dellEgitto (ecco un tratto peculiare, storico, esperienziale, esistenziale, a
supporto di un grande principio universale), fino ad una prescrizione di amore
verso lo straniero, nel versetto 34, che viene, moderandone il senso, tradotta
come un amare per lui quel che si ama per s. Invero il verbo esprime amore,
cio una affettivit che si rivolge a persone, ma quel ritegno nel tradurre serve,
in certo modo, a moderare la richiesta di amore per lo straniero per renderla
pi consona al normale sentire, facendo s di favorirlo nel procurarsi ci di cui
noi stessi abbiamo bisogno o desiderio, anche in termini di empatia e solidariet.
Il suggerimento di amore verso gli stranieri preceduto e rafforzato dalla
direttiva di eguaglianza civile, tra lo straniero e il cittadino:
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Ki iagur itkh gher bearzekhem lo ton ot
Ke ezrah mikkem ihjih lakhem haggher haggar itkhem
Veahavta lo kamokha
Ki gherim heitem beerez Mizraim
Quando verr ad abitare presso di te uno straniero non lo opprimete
Sar per voi pari al residente lo straniero che dimora con voi
Ed amerai per lui quanto ami per te
Perch stranieri foste in terra di Egitto
Vi sono inoltre severe proibizioni di indole congiuntamente religiosa e morale,
perch al culto di divinit straniere si associavano deprecate pratiche di magia e
divinazione e i sacrifici umani al dio Molekh o Molokh. Molte e dettagliate sono
le proibizioni nella sfera sessuale, con correlativa sanzione di pena capitale per
le colpe pi gravi, mentre per altre si prevede il kareth, da intendere come
recisione o esclusione di iniziativa divina.
Al versetto 17 del capitolo 20, del Levitico, compare il vocabolo hesed, che
normalmente significa amore, buona disposizione, benevolenza, nellaccezione
opposta di cosa peccaminosa e di vergogna. Azzardo di poterlo interpretare
come una eccezionale ambivalenza della parola, che esprime, volta al bene, l
attitudine virtuosa, ma che si rivolta in riprovazione di ci che la contraddice,
dalle viscere della stessa radice.

In una lettura adeguata al sentire e ai criteri della civilt moderna, salvo a non
ammettere ovviamente i sacrifici umani o altre norme ed usanze barbariche,
oggi condividiamo e sosteniamo la libert religiosa, raccomandando e curando,
nel nostro ambito, la perpetuazione dellebraismo con la sua fede e le sue
tradizioni. Nella complessa sfera della sessualit molti divieti contenuti o ribaditi
nella presente parashah permangono a garanzia di sana condotta personale e
familiare. Divieti sessuali, soprattutto a protezione dei minori e contro le
violenze, si configurano nel diritto degli evoluti stati moderni. Ma, per il resto,
levoluzione delle civilt ha portato, nellOccidente democratico, ad una
maggiore libert e a garanzia di diritti personali, rispetto al passato.

Valori permanenti emergono nelle parti che riguardano, nellinsieme della
parashah, le relazioni umane ed il senso di Dio nella elevazione etica e spirituale.
Comportandoci bene, elevandoci spiritualmente, compiendo le mizvot,
diveniamo partecipi della Qedushah ed innalziamo la condizione umana nella
relazione con il divino principio creatore, fondamento dellUniverso, ispiratore
dei nostri compiti come uomini e donne, e come ebrei.
Allora unatmosfera di santit si diffonde nel consorzio civile, pervade gli animi
dei singoli e motiva sia la condotta etica come ladempimento dei precetti rituali.
La haftarah della settimana tratta nel rito italiano e nel rito spagnolo dal
profeta Ezechiele (capitolo 20), mentre nel rito askenazita dal profeta Amos
(capitolo 9).Nel testo di Ezechiele, al versetto 11, troviamo esattamente i due
termini, di cui si parlava, designanti due tipologie di precetti, impartiti dal
Signore al popolo di Israele come direttive per la sua condotta:
u 5 p u ,
u a u u

E diedi loro le mie hukkot e i miei mishpatim insegnai loro
Con i quali luomo vive in grazia di essi
Vi qui una estensione universale del valore dei precetti, che probabilmente
riguarda i mishpatim, per quanto sopra si detto della loro rilevanza etica e
della loro plausibilit razionale. Seguendo questa ipotesi, sono appunto i
mishpatim, che il Signore ha fatto conoscere e capire, in modo che luomo, in
una accezione pi universale di apertura a quanti possano avvicinarsi agli ebrei
e imparare da loro, viva bene, mentre le hukkot sono date, particolarmente ad
Israele, come prescrizioni da attuare senza doverle ragionevolmente spiegare.
Oppure, in alternativa, si pu intendere ladam come riferito ad ogni singolo
ebreo in considerazione delluomo che in lui, della sua individuata umanit, in
modo che si comporti bene facendogli comprendere il pregio dei mishpatim,
laddove la motivazione pi riposta delle hukkot
Il testo di Amos mostra la sollecita provvidenza divina per vari popoli, che
hanno conosciuto esperienze di esodi, e il peculiare retaggio dei compiti di
Israele, il cui esodo stato arricchito e responsabilizzato dalla rivelazione della
Torah.

Shabat Shalom,
Bruno Di Porto

Shabat Shalom,
Bruno Di Porto

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