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Piazze, cantautori e comici Fino al 1950 circa la rivolta popolare, la protesta giovanile, l'insurrezione della provincia contro l'impero

e la susseguente reazione e restaurazione, insomma: gli scontri politico-sociali in genere avevano per teatro le piazze e le strade e si consumavano nella concentrazione spaziale di folle pi o meno consistenti, nello scontro fisico fra forze opposte e, spesso e volentieri, nel sangue. Con taglio di teste e parecchio lavoro per il boia, mestiere che non conosceva crisi. Rileggiamo i racconti di Sebastopoli di Tolstoj e tanti altri resoconti di scrittori e giornalisti e confrontiamoli con quanto accaduto dal 1950 (circa) in poi. E' accaduto che drammi che prima si rappresentavano in piazza sono stati sempre pi affidati a compagnie di teatranti che li hanno rappresentati altrove. Dove? Dapprima fu la letteratura di protesta. Il lungo poema di Allen Ginsberg, Howl, pubblicato nel 1955, grido di denuncia dell'alienazione e dell'anomia prodotte da una societ di benessere, con i suoi milioni di copie vendute il testo poetico che, nella storia della letteratura occidentale, stato letto dal maggior numero di persone. "Poesia alle masse!". Il 1962 un altro anno di grande importanza: Bob Dylan pubblica il suo secondo 33 giri, con alcune delle poesie-canzoni di protesta pi amate e incisive di sempre. Masters of war, A hard rain's a-gonna fall e, soprattutto, Blowin' in the wind sono inni d'insofferenza per un mondo dominato dalla minaccia nucleare, dall'ansia di una guerra incombente e dal disgusto per i diritti civili calpestati. Sono testi e musiche che si insegnano ai ragazzi della scuola dell'obbligo in tutto il mondo occidentale. Sono (giustamente) celebri e non ci si allontana molto dal vero affermando che tutti nelle nostre societ hanno sentito cantare almeno una volta nella vita questi pezzi. Non che sia un privilegio solo anglosassone, quello dei brani musicali di protesta a diffusione di massa: La locomotiva o Auschwitz di Francesco Guccini, gli innumerevoli capolavori di Fabrizio De Andr (da La guerra di Piero al Cantico dei drogati, su testo del poeta Mannerini, a La canzone del maggio e, ancora, al Bombarolo) e i brani di altri cantautori nostrani sono coevi dei grandi successi inglesi e americani. E ce n' anche in lingua francese, spagnola, tedesca, svedese, ... Lo stesso Ginsberg, intervistato dalla nostra Fernanda Pivano, la traduttrice dei poeti beat, dichiar in pieno '68 che il "messaggio" era s custodito dalla poesia sua e dei suoi amici beat, ma sempre pi veicolato dalla musica di Bob Dylan, Country Joe MacDonald, dei Fugs Arlo Guthrie e di tanti altri. E - secondo il poeta ebreo-americano - non c'era niente di male in questo: era solo questione di mezzi di espressione... A voler tracciare alcune demarcazione sul tracciato del tempo, queste tendenze raggiunsero l'apice nei primi anni '70, con le adunate oceaniche di giovani in piena ribellione, di cui rappresenta la massima sineddoche. In seguito, questa forma di trasposizione del reale in rappresentazioni ideali andata in contro a un lento declino che si trascinato sino ai giorni nostri. Ma la credibilit e la "presa sul reale" della musica di protesta si probabilmente spenta qualche

anno fa, con il tramonto dell'ultimo grande movimento musicale di massa, il grunge. Il suicidio nel 1994 del leader dei Nirvana, Kurt Cobain, ultimo grande maudit della musica rock ha probabilmente posto fine al nesso fra disagio giovanile e musica giovanile, almeno per quanto riguarda le sue rappresentazioni di massa. Ma il bisogno di costruirsi una propria identit, di assegnare significati al mondo, di trovare una "sponda su cui stare" e, non ultimo, di esprimere il proprio modo di essere e di comunicare tutto ci agli altri sono tali e tanti che nuovi fenomeni hanno preso il posto occupato fino a tempi recenti dalla letteratura, dalla musica, dalle adunate (pi o meno) oceaniche. Fenomeni nuovi si sono imposti negli ultimi anni. Tra tutti, in Italia sembra aver prevalso quello della satira politica o, sarebbe meglio dire, della farsa politica. Gli ultimi venti anni circa di politica elettorale italiana hanno offerto una mirabile conferma alla celebre tesi esposta da Marx ne Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte:
Hegel nota in un passo delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per cos dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa.

Quel che pi interessante, tuttavia, che la stessa satira politica ha seguito le sorti del suo oggetto: se in tempi andati essa si presentava come tragedia, perch il giullare andava soggetto a eventuali tagli di testa, essa si ripropone ai giorni nostri come farsa, perch il giullare di oggi non solo si tiene la sua testa ben salda sulle spalle ma trae pure lauti guadagni personali da quello stesso sistema che pretende di criticare. Dalla voce Satira di Wikipedia:
La satira (dal latino satura lanx, il vassoio riempito di offerte agli dei) una forma libera e assoluta del teatro[1], un genere della letteratura e di altre arti caratterizzata dall'attenzione critica alla politica e alla societ, mostrandone le contraddizioni e promuovendo il cambiamento.

Alla luce di questa definizione, pare utile chiedersi: come pu una parte (ben remunerata) del sistema promuovere il cambiamento?

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