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la limitazione della sua missione a Israele (Mc 7,24-3 O; M t 15,24). Sco. . .::._ prendo per sorprendentemente della fede in singoli pagani, egli im para a conoscere che il popolo di _ Dio si estfnde al di l del p _!_ecedente Israele (Mt 8,5-13 par; cfr. Is 2,2-5; 42,6; 49,6).

2.2.1.2. Caratteristica esterna del comportamento di Ges


Ges ebreo. Egli radicato nel mondo d'Israele e pu essere correttamente capito solo alla luce dell'Antico Testamento e dell'ebraismo. Si colloca nella passata storia di Israele con Jahv e rende questi accessibile in un modo nuovo. Egli ha primariamente da missione verso Israele. E- tuttavia la sua comparsa non quella di un dottore della legge o rabbi ebreo: Insegnava loro come uno che ha autorit, e non come gli scribi (Mc 1,22). Quanti non sono prevenuti nanno questa impressione: egli agisce come un profeta (Mc 6,15; 8,27s.), cosa di non poco conto in un tempo in cui il dono della profezia era diventato raro. Per egli d anche di pi di un profeta (Mt 12,4fpar: pi di Giona): non arla su mandato come un profeta (con la formula del messaggero profetico: Cos dice Jahv ... ), bens per propria autorit (cfr. le espressioni Amen o Ma io vi dico con cui spesso comincia a parlare); e inoltre le sue parole sono accompagnate da azioni carismatiche (esorcismi, guarigioni di malati, remissione dei peccati . ottori della legge suoi rimproverano naturalmente di cacciare i demoni in nome di Beelzebul (Mc 3 ,22; Le 11,15 par); i suoi stessi dicono che fuori di senno (Mc 3,21); Erode Antipa, che governava la Galilea, lo me un pazzo (Le 23,6-=-12), i suoi avversari sadducei lo denunciano aPilato come un sovversivo, e Pilato lo fa giustiziare come un pretendente messia zelota (Mc 15,1 -3.26). Evidentemente un uomo non inquadrabile in alcuno schema precedente, non inseribile in alcuna categoria antica o moderna. In base a che cosa quindi possibile comprenderlo?

2.2.1.3. Rapporto di Ges con i g!uppi sociali del suo popolo


Ges non fece parte di alcun partito politico-religioso (sadducei, farisei, zeloti, esseni di Qumran)- numericamente piccoli ma molto in-

fluenti sulla vita ebraica -, n di alcun circolo esoterico (ad esempio, apocalittico). Scelse di vivere al di fuori dei partiti, ma della societ ebraica travagliata da crisi e animata da grand1 speranze, al fine di poter rivolgersi a tutti. Tuttavia alcuni atteggiamenti erano a lui egli . ., pi vicini, mentre da Quest'ultima cosa eg fece confronti delle ligiose e politiche, che non favorivano un clima d1 ftduc1a, e a1 attesa clr D10 e che avrebbero potuto corrompere la sua m1ss1one. Esse- il governatore della Galilea, il procurat?re i sommi sacerdoti sadducei e i sadducei in genere (partito politicamente molto influente, liberai-conservatore, fatto di proprietari terrieri e della classe dirigente dei sacerdoti, fedele al tempio e Mos, c?llaborante con i romani) - riuscirono a vederlo m facc1a, m veste d1 accusato, solo alla fine. Molte relazioni egli strinse invece con il popolo sem lice, molto sfruttato e impoverito. La sua solidariet and soprattutto ai pi umili ed emarginati, che non respinse mai; mai cerc di liberarsi della scandalosa immagine di amico dei pubblicani e dei peccatori (Mt 11,19 par). Una rivoluzione per lungo tempo racchiusa nella sua relazione con le donne: egli ruppe con il vecch10 androcentrismo elimin le discriminazioni gravanti sull'esistenza delle donne e le alla sua sequela, un fatto questo che disorient gi autori cristiani antichi (solo dopo la fuga dei discepoli Mc 15 ,40s. si vede costretto a ricordare che anche alcune donne avevano seguito Ges). Egli non fu un rivoluzionario e un pretendente messia nobbe certo gli z1oti (quel movimento religioso e milita.nte resistenza contro la dominazione romana e i suoi collaboratori ebre1, fondato nel 6 d.C. non lontano da Nazaret) fin dalla giovent, perch crebbe in un ambiente punteggiato dalle loro azioni. A loro somiglianza anche lui si schier dalla parte degli sfruttati e critic i potenti. Inoltre almeno uno dei suoi discepoli era stato una volta zelota (Le 6,15; At 1,13; cfr. anche Mc 10,35-37 par; 14,47 Le Ma in punti essenziali egli si discost da loro: alloro r:uhtante fa?at1smo e alla loro attivit violenta contrappose una oggettiva valutaz10ne della e l'amore situazione (Le 14,25-33; Mc 12,13-17 par), la dei nemici (Mt 5,38-45 par). Non- fu neppure un predicatore apocalittico. Certo, la Galilea e la del suo tempo presentavano Sfafl animo apocalittici ed erano infiammate d'entusiasmo per il libro di Daniele; testi di visio n ari

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u.n enorme influsso. In modo del tutto spone. (tuttavia non specificamente apocalittici) .dal hbro d1 nella sua preclicazione. Tuttavia gi per il lmguagg1o (parabole a tuttl comprensibili, anzich allegorie esotencae poi per la sostanza, la sua predicazione si a-?ocahttlca: non una rivelazione di piani segreti di Dio sap1er:t1 ed Dn 1,17; 2,21; 11,32-35; 12,3s.10), a ma l automamfestazwne d1 D10 proprio agli incolti in un rapporto con l.ui (Mt 11,25 par; Le 11,1-4 par); non l'osservazwne d1 presag1 casuah per calcolare l'avvento della fine (come ad es., D_n 8,13-17; 12,7 -12), ma della signoria di Dio, non dipendente dali mtervento umano, m un tempo solo a Lui noto (Le 17,20s.; Mc 13,32 par; cfr. At 1,7). Ges r:on proveniva dalla comunit di Qymran. Questa smgolare comumta sacerdotale-apocalittica, radicalmente separata dal restante (corrotto) ebraismo (caratterizzata da conversion.e nella. esclusione degli handicappati, abluzwm ntuah, mentahta vend1eat1va, attesa prossima del giudizio finale), non svolge alcun ruolo nei confronti dell'attivit di Ges se astraiamo di contatto della ricchezza, del e da singoli della profanazwne del temp10) e da alcune sue osservazioni critiche (per es., contro la gerarchia in l QS 11,23; Vl,8). La comunit di Qumran .va dal pi vasto e in parte pi aperto movimento degli essenz. C e da ntenere che Ges abbia coltivato dei contatti anche con ambienti esseni ove se ne presentava l'occasione ed essi si manifestavano aperti. Alcuni esseni- anche sacerdoti eminenti (cfr. At 6 7) -si schierarono in seguito dalla sua parte, riconoscendo in lui il da loro atteso, e divennero cristiani. . erano un movimento laico fatto di artigiani, commerClantl, professwnisti e contadini, animato dalla seria idea e volont di conformare tutti i settori della loro vita alla volont di Dio un movimento che interpretava quindi oralmente in maniera e casuistica la Torah e considerava tale interpretazione vincolante- nel sinedrio (gran consiglio) essi erano presenti come una frazione taria ed uno scarso influsso, ma fra il popolo godevano di un grande prest1g1o per la loro volont di vivere lontano dal mondo Nei essi compaiono come gli avversari per eccellenza d1 Ges; ma m molti punti essi furono introdotti solo successivamente', perch dopo il 70 le comunit cristiane si ritrovarono come avversario l'ebraismo farisaico-rabbinico. Ci malgrado, i farisei furono gli

interlocutori critici pi importanti di Ges. Egli aveva degli amici fra di loro (cfr. Le 11,37; 14,1-6; 19,31-33; Mc 15,42-47 par). Li prese sul serio, cos come essi presero sul serio lui, perch ambedue prendevano sul serio la vo!ont di Dio. Ges per, discostandosi radicalmentl dalla loro concezwne della legge, cadde in conflitto con essi e con i ro dottori della legge (per es., Mc 7,11-13.15 par; Le 11,42 par). Ges non proviene quindi da un gruppo o da una corrente determinata dell'ebraismo. Egli li conosce, si occupa delle loro problematiche, ma non si lascia sequestrare da alcuno di loro. Non n un uomo d'ordine n un rivoluzionario politico, ma rompe con grande libert gli schemi. Se si comporta come uomo di parte, e con molto impegno, lo fa in difesa dei disprezzatz; dei debolz; degli impotenti e dei peccatori. Per il resto si rivolge a tutto il popolo e tutti chiama alla conversione (anche le persone pie).

2.2.1.4. Rapporto di Ges con le tradizioni d'Israele


Ges impar a conoscere la Torah, i profeti, il Salterio soprattutto attraverso le letture e le preghiere ebraiche del culto sinagogale. Ma non spiega la Scrittura come un rabbi (n di re ola la cita), benS, utilizza ec etticamente ini, es ressiot:!.L frasi e pensieri y_et_s:rc;>t_e"Sl; mentari. on spiega la Scrittura, ma la vive e la porta a compimento. Egli non considera la Torah abolita, non la disprezza, ma cerca di prenderla seriamente nelle sue intenzioni originarie. Nel caso di sue deformazioni disumane si spinge al di l dei comandamenti della Torah, fino a scoprire la volont creatrice originaria di Dio espressa in Gen 1-2 (cfr. Mc 2,27; 7,9-15; 10,1-9; Mt 5,44 par). Il ricorso all'ordine della creazione di Dio abbatte i muri divisori eretti dagli uomini. Ges si rifiuta di contrapporre la lettera della legge alla priorit di Dio e del prossimo. La buona e santa volQnt di Dio ha sem re per fine la salvezza deglj u_Qmini. Oltre che a Gen 1-2 egli si richiamato soprattutto a parti del Salterio, di libri dei profeti e in particolare allibro di Isaia. Molti suoi testi sembra gli fossero particolarmente familiari (Is 2,2-5; 25,6-8; 29,18s.; 35,3-6; 43,1-4.22-25; 44,22s.; 49,13.24s.; 52,7-10; 52,13-53,12; 55; 58,6-10; 59,21; 61,1-3). I grandi temi della sua predicazione sembrano qui predelineati, anche se non infilodo chiaro e limpido (signoria di Dio, messaggio di solidariet ai poveri, spodestamento del forte, perdono dei peccati per pura grazia e, prima di qualsiasi penitenza, gioia

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del tempo finale). D suo modo di considerare il libro di Isaia del tutto indipendente: egli seleziona criticamente, desume il messaggio salvifico e solo esso (per es., non i pensieri di vendetta di Is 61,1s.: Le 4,18s.), pone al centro cose fino ad allora periferiche, ripropone in forma iper o ica eterminate affermazioni, le concentra sul loro nucleo, le contrappone a tradizioni ebraiche spesso fondate sullo stesso Antico Testamento (per es., Mc 2,17; 10,27; Mt 5,39; 11,25s.). Un simile modo di procedere possibile solo a colui che si sa l'inviato escatologico di Dio e il portatore della salvezza (con Is 61,1s.). Pertanto l'ebreo Ges desume ecletticamente - partendo da un centro, che dovremo ancora chiarire, e con sovrana libert - determinati contenuti dal groviglio delle tradizioni veterotestamentarie e sviluppa il proprio messaggio del Dio d'Israele, col suo accento incon/ondibile, in parte rifacendosi ad esse, in parte in antitesi con esse.

2.2.1.5. Rapporto di Ges con Giovanni Battista


Questo eremita e predicatore ascetico della penitenza nel deserto l'unico personaggio dell'ebraismo di quel tempo, a cui Ges espressamente si richiama. Egli si lasci strappare da Giovanni alla propria famiglia e professione e si fece da lui battezzare al Giordano (un particolare scandaloso per il cristianesimo primitivo), e doveva quindi essere stato profondamente colpito dalla sua predicazione prima di presentarsi a sua volta in pubblico, e precisamente in mezzo al popolino, in chiaro contrasto col Battista e rivendicando una missione superiore alla sua. La predicazione del Battista ha un unico tema, l'annuncio dell'imminente giudizio dell'ira di Dio: Gi la scure posta alla radice degli alberi (Mt 3, l O par). N on rimane pi tempo (per attivit cultuali, legali, politiche), il giudizio imminente (attesa prossima vivissima della fine catastrofica). Nessuno gli sfugge, neppure il pio. Perch tutto Israele peccatore, e ogni privilegio salvifico vano (Mt 3,9 par). Esiste solo un'ultima possibilit di sottrarsi al giudizio inesorabile: ricevere l'irripetibile battesimo di conversione per il perdono dei peccati (Mc l ,4 par) e portare frutti ad esso corrispondenti (Mt 3 ,8 par) . Giovanni non fonda alcuna comunit particolare come Qu'mran; egli chiama tutto Israele - e ogni singolo- alla conversione totale di fron te a colui che viene per il giudizio (Dio? il Figlio di uomo?) e che egli attende (Mc 1,7 par; Mt 11,3 par).

Per Ges il Battista pi di un profeta: il pi grande tra gli uomini che lo hanno preceduto (Mt 11,9.11 par); egli rappresenta e conclude la chiamata alla penitenza della profezia veterotestamentaria. Ma Ges (per il quale tutti sono similmente peccatori: Le 13,1-5) ne vede chiaramente il limite: la chiamata pro/etica alla conversione (quale condizione per il raggiungimento della salvezza) fallisce a motivo dello status peccaminoso dell'uomo (cfr. Mt 11,7s.16-18 par). Dz conseguenza il pi piccolo nel regno dei cieli ora in arrivo pi di Giovanni (Mt 11,11b par) e di tutti gli uominz del passato. Gesu quindi una netta cesura fra il Battista (e lo i profeti e la Torah: Mt 11,13s.), da un lato, e il regno di D10 da lm annunciato e quanti entreranno in esso (Le 10,23s. par), dall'altro. lato. E qui sorge spontanea la domanda: chi colui (e come si concepisce colui) che considera la propria venuta come il segno dell'avvento della signoria escatologica di Dio e distingue tanto nettamente il nuovo che con lui comincia da tutto quanto lo ha preceduto?

2.2.2. LA SIGNORIA DI DIO:


IL TEMA CENTRALE DELL'ATTIVIT DI GES

Non il giudizio imminente (come nel caso del Battista), ma la simit della signoria salvifica di Dio costituisce il tema centrale di tutta l'attivit pubblica di Ges. Mc l, 15 riassume cos tutta la sua predicazione: <l tempo compiuto e la signoria di Dio vicina; convertitevi e credete al vangelo.

2.2.2.1. Concetto e preistoria


Dietro l'espressione greca -rou 8Eou (basilia tu theu) c' l'espressione ebraica malkut Jahv (o arama.ica malkuta d;?wh), un concetto astratto, che incontriamo per la pnma volta verso il165 e che deriva dalla formula di professione di fede veterotestamentana Jahv (diventato) re/signore (per es., Sal93,1; Is 52,7) . Si tratta di un concetto dinamico, indicante un'attivit e un'azione dello stesso Dio: il divenire o essere re e signore di Dio, che realizza (diversamendi un. te da qualsiasi altra signoria) l'ideale sospirato e mai della giustizia e della pace. Di conseguenza, la traduz10ne sovramta,

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signoria di Dio va preferita (ovviamente senza vedervi un significato autoritario e repressivo: la signoria di Dio precisamente critica nei confronti del dominio e libera da esso: Lv 25,17.35-43 .46b-55). La traduzione similmente usuale di regno di Dio pure giusta, in quanto la sovranit escatologica di Dio crea una sfera di giustizia e di pace. il di Matteo parla il pi delle volte di signoria/regno dei cieli, md1cando con tale espressione - dal momento che cielo la trascrizione ebraica rispettosa del nome di Dio -la stessa cosa (e quindi non un regno dei cieli posto sopra il firmamento, ma la sovranit di colui che in cielo ed il cielo). . La di nella signoria di Dio risuona gi nell'Israele preesihco: (l) <<Jahve e re m un senso duraturo che abbraccia tutti i tempi (per es., Es 15,18). (2) <<Jahv (diventato) re, cio per il fatto che Israele lo riconosce e lo sperimenta nel culto come Signore (per es., Sal93,1) . (3) Dal tempo in poi la convinzione che Dio s gi de iure l'unico Signore e soccorntore della sua creazione, ma non viene de facto dappertutto riconosciuto come tale, si affianca alla speranza escatologica in un suo divenire Signore in maniera definitiva che cancelli ogni miseria su tutta la terra (Is 45,5s.21-24; 52,7-10). Questa aspettativa universale, che abbraccia il mondo delle nazioni, anzi il cosmo e infine addirittura il mondo dei defunti, rimase viva nella profezia postesilica (Mi 2,12s. ; 4,6-8; So/ 3,14s.; Is 24,23 e 25,6-8; Zc 14,611.16s.; Ml1,11.14). Nella disperata situazione della persecuzione religiosa seleucidico-ellenistica l'apocalittica concepisce l'affermazione della signoria regale di Dio (espressione ricorrente per la prima volta verso il 165 a.C. in Dn 2,44s.; 7,13s.; in seguito anche in Sib 3,46s.767s.; AssMos lO,ls.) come interruzione della precedente storia di perdizione, introduzione di una nuova epoca e consegna della signoria all'Israele escatologico. La speranza nel regno di Dio assume tratti fortemente nazionali e politici: liberazione dal dominio straniero, salvezza e dominio del proprio popolo su tutta la terra (PsSal5,18s.; Sap 3,8; TgZc 14,9; TgOb 21, preghiera di Musaf), giudizio sui peccatori e vendetta nei confronti dei pagani (per es., PsSal17,23-31; l QM 6,6; En.et. 47,7-10) . Per la venuta dei giorni del Messia i farisei si sottopongono al giogo dt una ngorosa osservanza della legge. Gli zeloti, nati dalla loro ala radicale, vedono nel primo comandamento (Es 20,2s ./Dt 5,6s.) il compito di opporsi con le armi all'empia potenza occupante e sperano contemporaneamen.te di Jahv. Presumibilmente gi allora la preghiera conclustva del culto smagogale cominciava con le richieste: Esaltato e santificato sia il suo grande nome nel mondo ... Si affretti a instaurare la sua signoria regale mentre la casa d'Israele ancora in vita. Nell'ebraismo del tempo di Ges la speranza nel fatto che Dio avrebbe presto dimostrato di essere l'unico sovrano era molto diffusa.

Assai raramente incontriamo per in questo contesto escatologico l'espressione signoria di Dio: essa non affatto un'espressione chiave o guida. Ges invece pone decisamente al centro il concetto della signoria (escatologica) di Dio, comprensibile al popolo, ma piuttosto trascurato e vuoto (mentre non usa l'espressione corrente mondo veniente o futuro). All'uso parsimonioso dell'espressione signoria di Dio in tutta la letteratura giudaica primitiva si contrappone l'abbondante testimonianza (80 volte) della tradizione sinottica di Ges; viceversa nella restante letteratura neotestamentaria essa passa di nuovo quasi completamente in secondo piano. La signoria di Dio- propriamente nel suo senso escatologico- costituisce il centro e in fondo l'unico tema della vita pubblica di Ges, tema cui egli subordina e fa seguire tutto il resto . Anche lui cerca prima di tutto il regno di Dio (Le 12,31/Mt 6,33). Ma che significa questo per lui?

2.2.2.2. La vicinanza e l'irruzione della signoria di Dio


La signoria di Dio anche per Ges una entit scatologica futura che deve ancora venire (Mt 8,11 par; Mc 14,25 par) e per il cui avvento bisogna pregare (Le 11,2 par: venga il tuo regno). Ges non ignora illusoriamente la realt irredenta, ma ribadisce il carattere temporalmente futuro della signoria di Dio. E tuttavia questa non viene solo in un futuro lontano o vicino. La parola d'ordine di Ges- che non ha alcun parallelo nell'ebraismosuona piuttosto: La signoria di Dio vicina (Mc 1,15; Le 10,9/Mt 10,7s.). Che tale annuncio non indichi solo una vicinanza temporale (venuta imminente) lo dimostrano certe affermazioni di Ges, che parlano senza ombra di dubbio dell'irruzione gi attuale della signoria escatologica di Dio: Se io scaccio i demoni con il dito di Dio, dunque giunto a voi il regno di Dio (Le 11,20/Mt 12,28; cfr. Le 20,23 par; Mt 11,5s. par; Mc 2,19 pare in senso negativo Le 10,18; Mc 3,27 par). Le cacciate dei demoni e le guarigioni dei malati fanno parte, secondo la concezione ebraica, dell'inizio del futuro tempo di salvezza (cfr. Is 35,5s.; 29,18s .; 26,29; 61,1s.). Tale salvezza futura - cos afferma Ges - penetra gi CC?!!_ la E questo dei precedenti messaggeri di Dio l'aveva mai annunciato. Dio deciso a salvare e viene in persona non per giudicare i peccatori (come in Is 66,15-17 o nella predicazione del Battista), ma per di-

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struggere la del male. E Ges si vede come lo strumento di d1v1?a sulla terra ( Le .11 Mc 3 )2-2'7'Par). Per questa questo l avvent_o stgnona dt Dw e guarisce malati, non prepararh alla loro fme Imminente (egli non ha annunciato l'immmente fine d.el mondo), ma per guarire la creazione sfigurata e oppressa. E precisamente a fare questo egli anche i suoi discepoli (f11c 3,14 par; Mt 10,1.7s: par). La prospettiva escatologica non sostitmsce quella della teologta, della creazione, ma la riscopre e la valorizza: la venuta e la escatologica di Dio non significano la fine

apocalzttzca e catastrofica dz questo mondo, bensz' il suo ripristino e il suo perfezionamento come creazione, cio come spazio del governo premuroso e della di Dio (cfr. Mt 6,25-34 par; 5,45 par).
.P?ich Gesu spenmenta- nella preghiera e nell'incontro con gli uom.mt -l'avvento attuale della vi.cinanza di Dio, la sua attesa per inattesa prossima profeticamente mtensa dell av:rento fmale, 1mprowiso e non calcolabile della pie D10 (Mc 13,32 par; Le 17,20s.; le parole, che fissano: d1 Mc9,1; 13 ,3 0; 10,23 derivano da comunit cristiane

Ges vede diversamente Dio: egli ignora completamente l'idea della vendetta sui pagani. E rifiuta una suddivisione in iusti e peccatori, perch tutti sono peccatori e di per s perduti senza eccezione (Le 1.3)-5; cfr. 10,13-15 par; 11,29-32 par). Ma allora, come sar mai possibile salvarsi? Il Battista predicava la conversione come possibilit di sottrarsi al giudizio. Invece Ges ha l'ardire di annunciare la realt, posta da Dio stesso, della incondizionata e illimitata, che di conseguenza aperta anche (Mt 8,11/Lc 1.3,28s.). Dio fa -sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni (Mt 5,45 par); e la sovranit ora in arrivo della sua bont (Mc 10,18 par; Mt 7,9-11 par) vale illimitatamente per tutti gli uomini, in primo luogo per i miseri e per i deboli (per es., Le 6,20 par; 15; Mt 20,1-15). Il perdono precede la]

e la rende fossibile. L.a salvezza pura grazia: solo perch incondzzzonata essa puo essere unzversale.
Questo messaggio salvifico radicale frutto dell'esperienza particolarissima di Dio fatta da Ges: egli, come dimostrano il suo modo di rivolgersi a Dio con l'appellativo di 'abb' e il suo messaggio su di Lui, speriment in se stesso la vicinanza di questa bont divina, e precisamente come una bont valida non soltanto per lui, bens come l'amore incondizionatamente misericordioso di Dio per tutti gli uomini. Di conseguenza predica e traduce in atto tale vicinanza di Dio mediante la sua esistenza in favore degli altri (per es., Le 6,20s. par; Mt 11,5 par; 25,.31-45). Egli rappresenta l'amore perdonante di Dio per tutti i perduti: in primo luogo per i peccatori notori, con cui, scandalizzando molte persone pie, siede a mensa, anticipando la gioia del regno pieno di Dio (Mc 2,15-17 par; Mt 11,19 par; cfr. Le 7 ,36-50; 15,1s.; 19,1-10); ma poi anche per quelli che si considerano giusti, che chiama alla conversione, scoprendone i lati oscuri rimossi (Le 13,1-5; 15,11-32; 18,914; Mt 20,1-15). Una simile magnanimit divina doveva essere scandal?sa per molte persone pie, cnefacevano dipendere il perdono e la salvezza dalle opere precedenti (conversione, osservanza dei comandamenti) e ci tenevano a distinguersi dai peccatori; essa sembrava infatti minare il fine della santificazione del popolo. Ma a quanti si aprono alla promessa di Ges, la vicinanza della signoria di Dio appare come una entit chiaramente salvifica (soteriologica): come offerta della possibilit di vivere in virt di un'accettazione incondizionata (indipendentemente dalla colpa e dalla prestazione), liberati dall'angoscia profonda nei propri confronti, liberati e resi capaci di accettare se stessi e di accettare l'altro al di l di qualsiasi divisione e ostilit (Le 11,4 par; Mt 18,23-33; Mc 12,31 par; Mt 5,38-48 par).

La szgnorza dz Dzo e la pura iniziativa di Dio, egli in persona cz vzene zncontro: a noz e et vzene vicino. Non la possiamo instaurare_con umane (osservanza della Torah,torza Clelle armi ecc.) , ma a solo accogliere come un bambino, come un d.ono puro e (Mc 10,15 par; Le 15,11-32; Mt 20,1-15), per farCl da essa liberare e Impegnare.

2.2.2.3. L'inczpz:ente signoria di Dio quale sollecitudine incondzzzonata di Dio per i perduti
sia un pro,nto a perdonare (Ne 9,17) una delle convmzwm fon damentali dell ebraismo (Es 34,6s.; Is 55,7; Sall03 ,3 .813 ecc_.); Dio non vuole la morte del peccatore, ma che egli si conver.e VIVa (Ez 18,23; 33,11-16). E, perlomeno secondo la tradizione 1sa1ana, oltre ad Israele, anche le nazioni parteciperanno alla salvezza escatologica (fs 25,6-8; 42,6; 2,2-5). !1a influenzata dalla dottrina della retriDw Il conv1t? Is 25,6-8 solo per i giusti e gh elettt e non per I peccaton e gli mgmsti (En.et. 62 13-16 f J 65,9-15; Dn 12,1-!; PsSal 4 Esd 9,19); e tanto dalla za saranno esdusllpagam (Ps5al17,23-31; l QM l; AssMos 10,1-7).

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