Sei sulla pagina 1di 7

Una classe dirigente narcotizzata assiste inerte allo

smantellamento finale della manifattura.


Vivere o morire? No peggio, sopravvivere di stenti.
Oronzo Turi – Centro Studi Circolo Osservatorio.
turioronzo@yahoo.it

Gli ultimi dati relativi alle dinamiche dell’attuale crisi economica, mettono in evidenza una
situazione di criticità assoluta della produzione manifatturiera nazionale; anche la caduta del PIL è
da primato, ormai viene data da diversi centri studi al -6%, mentre la produzione industriale cade
del 25, 26% e le esportazioni si sono contratte del 36 % numeri da primato assoluto, ma quel che
viene dietro è ancora più fosco, ormai in settori leader del Made in Italy come il tessile
abbigliamento si parla che sono sul punto di fallire più del 50% delle aziende manifatturiere, che
per ora stanno resistendo (qualcuno non paga più le tasse, tanto se devo fallire….. ) aspettando la
fine dell’anno, e se le tendenze non vengono invertite (e molti prevedono un incrudirsi della crisi in
autunno) si assisterà ad un’ecatombe con lo smottamento del sistema produttivo nazionale del
trenta per cento senza possibilità di recupero futuro.
Queste notizie arrivano al pubblico malgrado ci sia un ferreo controllo anzi una manipolazione
molto raffinata dell’informazione, all’interno di un sistema che ha la capacità di smorzare gli effetti
negativi e anzi di capovolgere l’impatto dei dati, malgrado la tragicità degli stessi dati ISTAT e di
altri istituti di ricerca.
Ma tutti questi dati non interessano alla classe dirigente italiana abituata ad un uso strumentale
delle criticità per prevalere nell’agone elettorale o nella propaganda sindacale; al massimo la crisi,
manipolata e edulcorata sui mass media, è oggetto di talk show televisivi, meglio se tenuti da
bastian contrari invisi ai ceti moderati così da prendere due piccioni con una fava, caricare di tabù
antisistema tali argomenti e riuscire nel contempo a presentarsi come un paese in cui vige la
libertà dell’informazione; però reazioni significative alla crisi sono assenti dalle stanze del potere in
quanto le strategie e le decisioni economiche e politiche, sono già stabilite e rispondono a priorità
decise altrove; una classe dirigente, attenta, come d'altronde il popolo, al suo particulare ed
incurante che tali dinamiche impediscano all’organismo nazionale di difendersi.
In aggiunta a ciò nei suoi gangli di snodo decisionale oltre che sazia e narcotizzata (e non solo
metaforicamente vedi % di cocaina rilevata nelle acque e nei fiumi o caso TV sui parlamentari), la
dirigenza politica, penso caso unico almeno nell’Europa dei 15, vive in una situazione di fragilità
strutturale determinata da una dinamica di ricatti e dipendenza (con minacce più o meno velate,
fascicoli e registrazioni, a veri attacchi attraverso i mass media o gli organi giudiziari; situazione di
fragilità che comincia dai parlamentari insicuri del posto in quanto nominati più che eletti, ai membri
del governo che periodicamente finiscono alla gogna, come quelli dell’opposizione che si
attaccano già molto tra di loro, in un agone che assorbe le migliori energie, compreso lo stesso
Primo Ministro sotto continuo scacco mediatico per ricordargli quanto ristretti siano i suoi margini di
manovra).
Insomma bisogna purtroppo prendere atto che l’Italia ha una CLASSE DIRIGENTE SOTTO
TUTELA e non nelle condizioni di fare scelte epocali per la salvezza della nazione, in quanto è
nella soggettiva ed oggettiva impossibilità, quando non sia incapacità, di prendere delle decisioni
coraggiose e responsabili in grado di difendere gli interessi economici nazionali che oggi sono
difendere la sua base produttiva, progettare la penetrazione futura all’estero e posizionare l’Italia
nel posto che meritano i suoi prodotti che eccellono per stile, tecnologia e gusto .
Casi emblematici del nostro essere sotto tutela sono la felicità del ministro italiano all’agricoltura
per il no dell’India a sottoscrivere accordi GAT di libero mercato in agricoltura (dobbiamo pensare
che a lui era proibito dire come la pensava), o l’orgogliosa difesa da parte della Corte
Costituzionale Tedesca dei diritti e delle prerogative del parlamento, mentre la nostra è impegnata
per lo più a partecipare agli scontri tra maggioranza ed opposizione e delle prerogative nazionali
non se ne cura;
La chicca finale, che esprime LA VERITA’ NELLA SUA CRUDEZZA ci viene dal ministro
dell’economia che a chi gli chiedeva conto del criterio per imporre il risparmio di 12 miliardi di euro
all’anno alla nazione, Lui rispondeva chiedetelo alla BcE e dava il numero di telefono della banca.
Insomma da ciò dovremmo prendere atto che il governo non risponde più al parlamento, la
sovranità nazionale e popolare è una semplice finzione e gli stessi ministri (oltre che il parlamento)
sono costretti ad accorgersene ogni giorno.
Una fragilità politica che vede i funzionari amministrativi i veri protagonisti del governo del sistema,
dove per esempio vengono manipolate i disegni di legge durante tutto l’iter o bloccate procedure di
nomine anche se di routine (es. nomina alti dirigenti da parte di berlusconi) e quando le variazioni
assumono una rilevanza macroscopica (per esempio norme che avevano rilevanza penale ma non
presenti nel testo in commissione) non viene comunque mai rilevato il funzionario responsabile
della manipolazione, cosa che dà la misura della forza dei centri decisionali amministrativo-politici
oltre che all’esistenza di una regia a tale livello che detta l’agenda non solo politica ma anche mass
mediatica.
Una burocrazia di alto livello che a differenza di quella francese o tedesca non è tuttavia fonte di
progetti e proposte risolutivi di problemi ma solo una dogana a cui la classe politica deve pagare
pegno per ottenere che non si blocchi tutto il processo legislativo e decisionale, naturalmente
concedendo degli spazi discrezionali a tali gran commis che condizionano le decisioni finali.
L’ultima gabella che si è aggiunta alla strutturale farraginosità e lentezza burocratica italiana è la
discrezionalità assoluta concessa al ministro dell’economia in grado di fermare i programmi di tutti i
ministeri .
Dopo di che se il primo ministro si lamenta di non avere potere è perfino patetico, quando aveva
chiesto il mandato di governo fondandolo appunto sulla sua capacità e determinatezza a decidere
e salvare la Nazione.

Una classe dirigente non in grado di prendere le decisioni efficaci malgrado la drammaticità
della situazione presente E’ QUESTO IL VERO PROBLEMA DELL’ITALIA, un problema di
gravità assoluta che rischia di compromettere definitivamente il sistema;
Fino a ieri gli Stati con piccoli accorgimenti aiutavano le loro aziende nella competizione
internazionale ora con la scusa della crisi, la Francia ha concesso aiuti alle imprese per circa 30
miliardi di Euro, e agevolazioni per altri 60 miliardi (senza parlare dei soldi cash dati alle imprese
automobilistiche alla faccia di UE e dei concorrenti), la Germania ha stanziato 50 miliardi Euro di
aiuti e 150 miliardi di euro in un fondo per sottoscrivere obbligazioni a favore di società in difficoltà,
senza parlare dei soldi stanziati per salvare le banche e gli istituti finanziari che sono dell’ordine di
300, 500 e 600 miliardi di Euro, per non parlare della Danimarca che pur avendo un Pil di soli 300
miliardi di euro ha fornito garanzie per salvare le sue banche ed il suo sistema produttivo per 590
miliardi di euro, aumentando nel contempo la spesa per istruzione, ricerca e sostegno
all’occupazione; Lo Stato Italiano invece, in questo panorama di sostegno massiccio alle imprese,
al reddito e all’occupazione stanzia a mala pena lo 0.2 % del PIL, 9 miliardi, e ruba i soldi alle
regioni meridionali, già in condizioni disperate, per poter pagare la disoccupazione;
Che poi queste scelte causino quel disastro che abbiamo accennato all’inizio poco importa, noi
usciremo meglio delle altre nazioni dichiarava lo stesso ministro: intanto l’Inghilterra presentata
come la nazione nelle condizioni peggiori accusa una caduta del PIL di solo 1,9 % ed il ministro si
scusa con i cittadini; mentre noi che viaggiamo verso il 6% consideriamo ciò il meno peggio ed il
Ministro competente dà del cretino a chi chiede chiarimenti sulla discrepanza tra proclami e realtà.

Comunque questo problema sul riconoscimento di uguale accesso alle risorse finanziarie con gli
altri partner comunitari, lo possiamo mettere al terzo posto ma non è IL PROBLEMA.
Insieme alla incapacità della sua classe politica di prendere delle vere decisioni, l’altro problema
rilevante per lo sviluppo e la sopravvivenza del sistema Italia inteso come sistema Leader a livello
mondiale nel fashion moda, arredamento casa, culinaria vini, stile gusto e lusso in genere e la
capacità di governare e vincere la competizione con un avversario temibile, il maggior competitore
nei suoi settori strategici che sembra avere già la vittoria in mano e cioè il suo problema vitale è
sostenere e vincere il confronto con la CINA, è chiaro che in queste condizioni non siamo
nemmeno in grado di combattere.

La Cina ha stabilito che lo stato investe 600 miliardi di Euro di aiuti alle imprese, cioè dice alle
imprese che non solo non devono chiudere ma che devono continuare a produrre incuranti della
crisi, in tal modo riduce ulteriormente il costo di produzione dei manufatti cinesi, non dimenticando
che il costo dei suddetti manufatti si avvantaggia oggi della riduzione del costo dei noli crollati dell’
80% della riduzione perfino del costo del lavoro nonché di altri costi logistici; ma non contento di
ciò lo Stato Cinese in questi mesi ha trattato direttamente con i governi dei paesi africani e
dell’America Latina garantendo l’acquisto delle loro materie prime contro manufatti cinesi, pagando
in anticipo e agevolando con interessamenti personali i politici di quei paesi, e ciliegina sulla torta
con diverse nazioni è riuscita a ottenere che gli scambi avvengano in yuan (come già fatto con
Argentina e Brasile) praticamente ha effettuato tutta l’operazione a costo zero:
Cosa possono fare su quei mercati le aziende italiane se anche per assurdo producessero con un
costo inferiore a quello cinese avrebbero comunque una notevole difficoltà ad operare, visto che la
classe dirigente è così interessata a dare la precedenza ai prodotti Cinesi.
Ed infatti puntualmente le esportazioni italiane sono crollate di 10 punti di più di quelle cinesi (del
36% contro il 26%) ma noi usciremo meglio degli altri dalla crisi sosteneva il solito ministro;
E ciò quando logica vorrebbe che i prodotti di lusso avrebbero risentito meno della crisi, e tragedia
nella crisi a questo punto bisogna prendere atto che i prodotti cinesi durante questa crisi stanno
sostituendo i prodotti italiani anche nel lusso.
Non contento di ciò lo stato cinese ha emanato un auspicio (che in Cina è più vincolante di un
ordine) comprate cinese; in questo caso esiste la beffa ed è un articolo sul messaggero da parte
di Prodi che non contento di aver offerto i suoi servigi a vari governi spingeva gli italiani a fidare
nell’aiuto che sarebbe venuto dalla Cina per superare l’attuale crisi, francamente almeno questa ce
la poteva risparmiare, dopo le tante per cui dovremmo ringraziare Lui personalmente.
Ma questo non è tutto; la Cina oltre a fare incetta di materie prime garantendo approvvigionamenti
illimitati alle sue industrie a costi discrezionali potendoli pagare stampando moneta, si garantisce
uno sbocco alle sue esportazioni in condizioni di monopolio (in barba a tutti i trattati di libero
commercio) avendo stabilito accordi diretti con i governi che ha blandito in mille modi, vedi
appoggio ai fondamentalisti in Sudan, a Mugabe in Zimbabue, e con la stessa filosofia con tutti gli
altri governanti degli Stati Africani e del Sud America, attuando un accerchiamento strategico nei
confronti dell’Europa e dell’America.

Come soluzione finale ha deliberato di regalare i duemila e cento miliardi di Dollari delle sue
riserve alle sue imprese nazionali per acquisti ed acquisizioni da parte delle stesse imprese
all’estero.
E questo non è tutto, a ciò ci sarebbe da aggiungere e sarebbe lungo il furto di brevetti, di
tecnologia ecc. perpetrato dalle società cinesi, ma non si può sottacere che la nota più dolente e
che la Cina è la più grande produttrice di prodotti falsi Made in Italy, e sta programmando di
arrivare fino alla falsificazione di prodotti tipici quali vini formaggi e quant’altro fa dell’Italia un
unicum di prodotti e tradizioni.
Un’opera che non è frutto dei pochi contraffattori delinquenti ma è il programma su cui si fonda
tutto il sistema produttivo cinese promosso dalla sua classe dirigente ed una scelta che coinvolge
tutta la nazione.

Ecco a questo punto qualcuno mi spieghi cosa centra tutto questo con la libera
competizione tra imprese, e visto il suo programma di aiuti senza limiti alle sue ditte,
qualcuno mi spieghi che c’entra la Cina con l’economia di libero mercato;

Le produzioni cinesi non sono merci, sono strumenti di distruzione di massa


e di imprese, la Cina non sta facendo competizione commerciale sta attuando
una programmata di guerra di sterminio ed un tentativo di annientamento
delle economie delle nazioni occidentali.

INSOMMA DOBBIAMO PRENDERE ATTO CHE LA CRISI FINANZIARIA MONDIALE NON E’ IL


PIU’ GRANDE PROBLEMA PER L’ITALIA, MA LO E’ LA MANCANZA DI PROTEZIONE DEL
SISTEMA MANIFATTURIERO NAZIONALE , VISTO CHE IL SISTEMA PRODUTTIVO GLOBALE
CHE NON HA PIU’ NIENTE DI LIBERO MERCATO.

Ditemi voi come non accorgersi che sono state falsificate e stravolte dalle fondamenta tutte le
regole e le garanzie per una competizione commerciale e di un mercato libero.
Ditemi voi che abbiamo a fare un governo nazionale se non si mobilita e rimette le nostre imprese
nella condizione di parità di condizioni di partenza per difendere i nostri interessi, che abbiamo a
fare uno Stato se diamo agli altri il diritto di azzerare i nostri punti di forza senza fare niente?

La prima reazione sarebbe quella di richiamare l’Unione Europea, il baluardo mondiale del libero
mercato e della corretta concorrenza alle sue responsabilità compensando o con dazi o con
proibizioni le importazioni dei prodotti che partono con un vantaggio competitivo così pesante?

Sicuramente sarebbe auspicabile che la nazione Leader dell’Occidente richiamasse la Cina ad una
logica di sviluppo concertato e comune e che abbandoni la logica di annientamento dei sistemi
produttivi occidentali, e purtroppo finora abbiamo solo sentito parole di rassicurazione per la Cina
da parte del presidente USA e non abbiamo ancora sentito richieste di comportamenti commerciali
e produttivi corretti.

Ma tanto non interverranno nè L’Unione Europea nè gli Stati Uniti, anche perché Germania e
Francia (per interessi di bottega aerei e produzione macchine) hanno già sottoscritto accordi
commerciali e produttivi privilegiati con la Cina più o meno segreti come gli Stati Uniti e ultima
anche l’Italia si è accodata a raccattare le briciole prima del G8; tanto il problema è e rimane delle
imprese e dei poveri padroncini italiani che sono destinati più che alla decimazione al fallimento e
alla sparizione mentre i grandi della terra rimandano ad altro vertice quello che si doveva discutere
durante il G8, ma loro non erano neanche in agenda.

In questo quadro di riferimento diviene chiaramente inutile parlare di un progetto di sviluppo e di


riposizionamento del sistema Italia, perché manca la classe dirigente manca il soggetto in grado di
applicarlo.

E chi potrebbe essere interessato a mettere a disposizione delle imprese italiane i 60 di aiuti e i
150 miliardi di agevolazioni immediatamente per uscire con meno danni dall’attuale crisi e
presentarsi in ordine per competere con strumenti finanziari sufficienti con le altre imprese
nazionali che tali aiuti hanno ricevuto?

Infatti a chi vuoi che interessi di reperire risorse (ma non certo di 10, 15 miliardi che sono
l’orizzonte celebrale massimo del nostro ministro dell’economia ma) dai seicento ai tremila miliardi
di euro che sono il livello di sfida che ci ha lanciato la nostra concorrente e che sono il badget di un
progetto adeguato a rappresentare l’appeal dei prodotti Italiani all’estero, e quindi necessari per
avviare un programma di penetrazione commerciale delle nostre imprese nel mondo?

A chi vuoi che interessi mettere a frutto il patrimonio nazionale trasformando il debito in patrimonio,
senza vendere il patrimonio naturalmente, facendo compartecipare i titolari del debito
all’espansione e sviluppo commerciale delle produzioni italiane nel mondo?

Non certamente l’uomo solo al comando che sembra aver gettato la spugna quando
dichiara che è privo di poteri mentre nei fatti si sottrae al mandato e alle responsabilità
inequivocabili che aveva richiesto e ricevuto.

Non certo il titolare dell’economia che ha una visione ragionieristica dell’economia che
guarda ad i conti del passato e non sembra in grado di programmare lo sviluppo del futuro,
e come conseguenza di questa mancanza di fiducia nello sviluppo è quella di sbagliare
anche i conti del passato con un debito che aveva promesso di ridurre e che invece ormai
corre verso i 120% e i 130 % del PIL.

Non certamente la massa degli eroi della cosiddetta classe dirigente, che come si è capito è una
classe sazia e narcotizzata che non si sta accorgendo che a forza di crisi, tagli, ristrutturazioni e
fallimenti , ma soprattutto a causa di una asimmetria economica internazionale che favorisce
spudoratamente le imprese dell’estremo oriente e quelle degli altri partner europei, l’Italia a
dispetto di primati e di grandi prospettive future, in questi anni si sta giocando il nerbo del suo
sistema produttivo, e si ritroverà come una povera facomelica senza più braccia né gambe.
La Nazione a quel punto sarà solo un corpo striminzito con una grande testa, formata dalla
pletorica ed inutile classe dirigente politica (maggioranza ed opposizioni), finanziaria, giornalistica,
giudiziaria, industriale, artigianale, sindacale, militare, sanitaria, universitaria, della ricerca e
istruzione, della sicurezza e della pubblica amministrazione destinata a quel punto a ridursi
drasticamente anche Lei, come sta già avvenendo, vedi università, e a sopravvivere miseramente
di stenti come il resto del corpo.
La narcosi è arrivata a tal punto e che malgrado i tagli interessino ormai la carne viva con la morte
di organi fondamentali il dolore non viene nemmeno percepito; E la tragicità della situazione sta
proprio nella incapacità di questo corpo di reagire alle mutilazioni che subisce; questo dipende al
fatto che la classe dirigente si è abituata a rimanere sorda , anzi è stata allevata a rimanere sorda
a tutti gli input che le giungono dalla società (memorabile “le tasse sono belle” di TPS), diciamo
che i ceti produttivi italiani avevano abituato male la sua classe dirigente in quanto finora si erano
dimostrati in grado di sopravvivere sia alle crisi internazionali e che alle angherie nazionali;
purtroppo l’impressione è che tale capacità nell’attuale crisi non basta più.

Potrebbero piacerti anche