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Rivista di Scienze Preistoriche - LVI - 2006

VIVIANA ARDESIA* - MAURIZIO CATTANI** - MASSIMILIANO MARAZZI*** FABRIZIO NICOLETTI*** - MANUELA SECONDO** - SEBASTIANO TUSA****

Gli scavi nellabitato dellet del Bronzo di Mursia, Pantelleria (TP). Relazione preliminare delle campagne 2001-2005

STORIA E QUADRI DI RIFERIMENTO DELLE RICERCHE NELLAREA DELLINSEDIAMENTO


La ripresa sistematica della ricerca archeologica a Pantelleria ha compreso lesplorazione dellabitato dellet del Bronzo di Cimillia-Mursia, che si data, anche in base ad alcune significative datazioni radiometriche, intorno agli ultimi due secoli della prima met del II millennio a.C. Della sua presenza, soprattutto grazie alle ben note evidenze mirabilmente conservate in elevato, quali le decine di tumuli funerari megalitici della sua necropoli (definiti nellidioma locale sesi) ed il grande muro di cinta (c.d. Muro Alto per i Panteschi), se ne accorsero gi i primi viaggiatori che visitarono lisola di Pantelleria. Orsi raccolse la pi completa rassegna di dati sulle antichit pantesche e soprattutto sul villaggio di Mursia e sui Sesi, effettuando fra laltro anche uno scavo sistematico sul pianoro sottostante il Muro Grande che recinge il villaggio sul lato SE1. Di grande interesse sono ancora le Sue deduzioni quali la datazione del villaggio di Mursia al I e II periodo siculo, per la somiglianza di alcune forme vascolari con quelle di et castellucciana, della necropoli di Cozzo Pantano, del Plemmirio, di Thapsos e del villaggio di Cannatello presso Agrigento. Quelle deduzioni, tratte in brevissimo tempo ed in un ambiente certamente

**** Universit degli Studi di Udine - Dipartimento di Storia e Tutela dei Beni Culturali, Via T. Petracco, 8, 33100, Udine; tel. 0432/556600; e-mail: viviana_it@yahoo.it **** Universit degli Studi di Bologna - Dipartimento di Archeologia, Piazza S. Giovanni in Monte 2, 40124 Bologna; tel. 051/2097713; fax 051/2097701; e-mail: cattani@alma.unibo.it, manuelasecondo@gmail.com **** Universit degli Studi Suor Orsola Benincasa, Corso Vittorio Emanuele, 292, 80135 Napoli; e-mail: mmarazzi@unisob.na.it, fabrizio.nicoletti@tiscali.it **** Soprintendenza del Mare, Via Lungarini, 9, 90133 Palermo; tel. 091/6230821; fax 091/6230821; email: sebtusa@archeosicilia.it 1 ORSI 1899, pp. 193-284.

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non favorevole (ricordiamo che Orsi, in pieno inverno quando lisola quasi sempre violentemente investita dalla furia dei venti, investig anche altri siti e raccolse informazioni eccellenti anche sulle vestigia e sui periodi storici riguardanti Pantelleria) hanno ancora tutta la flagranza della novit se confrontate con i dati delle recenti ricerche. Dopo lepisodio orsiano Pantelleria fu dimenticata dallarcheologia istituzionale e dovettero passare quasi settantanni affinch un altro archeologo calpestasse il suolo pantesco. Fu D. Trump che nel 1963, spinto dal rinvenimento di ossidiana pantesca nei suoi scavi maltesi di Skorba, fece una rapida ricognizione della preistoria dellisola (TRUMP 1963). Pass ancora qualche anno e parve che la ricerca preistorica a Pantelleria potesse iniziare in maniera sistematica. Si creava, infatti, un apposito comitato scientifico autorevolmente costituito da M. Pallottino, A.M. Radmilli e V. Tusa che organizz quattro campagne tra il 1966 e il 1971 presso linsediamento di Mursia, con il contributo finanziario del C.N.R. e la direzione scientifica di C. Tozzi. Dopo queste campagne la ricerca cess pur lasciando traccia in adeguati resoconti scientifici accuratamente pubblicati2. Ancora una volta lisola fu abbandonata dalla scienza e dovettero passare circa trentanni affinch, alle soglie del 2000, finalmente Pantelleria pot ricevere lattenzione che merita come caposaldo storico-archeologico per la comprensione della storia antica del Mediterraneo, grazie alla complessa ed articolata organizzazione di unimpresa scientifica volta alla comprensione degli aspetti insediamentali e cronologici della sua occupazione umana, nonch strutturata in unazione congiunta di pi soggetti scientifici coordinati da Sebastiano Tusa3. Dopo anni di ricerche iniziano a giungere i primi frutti di questa sistematica attivit. Le motivazioni principali che ci hanno guidato nella ripresa dei lavori nellarea del sito si articolano tra le esigenze di tutela e valorizzazione di una delle aree archeologiche tra le pi prestigiose del Mediterraneo e la volont di approfondire le tematiche inerenti i meccanismi di collegamento e scambio tra Oriente ed Occidente nel II millennio a.C.. In particolare risultato ormai importante, dopo le scoperte di Marsa Matrouk e Cartagine e la riconsiderazione dei materiali pre-classici da tempo scavati a Cirene, approfondire linterazione tra le ormai ben note vie di comunicazione marittima tra Egeo ed Occidente passanti per lAdriatico e lo Jonio, con quelle ancora poco note passanti attraverso il cabotaggio del Nord-Africa che, come hanno confermato le evidenze di Mursia, ebbero certamente una tappa importante proprio in questo sito.

TOZZI 1968, pp. 315-388, 1978, pp. 149-157. Le istituzioni coinvolte nellindagine sono: Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani, Soprintendenza del Mare, Universit Suor Orsola Benincasa di Napoli, Universit di Bologna, Universit di Tubingen ed Universit della Basilicata, con il fattivo contributo del Comune di Pantelleria, dellArcheoclub dItalia, sede di Pantelleria, dellAssociazione Amici di Pantelleria e, soprattutto, della famiglia Di Fresco, proprietaria del Cossyra e Mursia Hotel. Per una sintesi preliminare delle ricerche condotte a Pantelleria v. TUSA 2004.
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Ci parso opportuno (e i dati di scavo ne danno conferma) inquadrare il periodo di riferimento in una prospettiva centro-mediterranea, piuttosto che egeo-centrica: lareale geografico e il periodo di riferimento, vedono, sul piano strettamente archeologico, lo sviluppo di differenti facies che sembrano passare attraverso almeno tre momenti di interazione. la prima di queste tre fasi che, per mere esigenze di impostazione storiografica, abbiamo voluto distinguere (in realt il fenomeno risulta unitario ed evolventesi secondo dinamiche collegate diacronicamente), corrispondente ai sec. XVII e XVI a.C., che interessa Mursia. In Sicilia siamo in corrispondenza con il pieno fiorire della facies di Castelluccio che occupa quasi tutta la Sicilia con il suo carattere essenzialmente mediterraneo. Secondo taluni questo aspetto culturale viene soppiantato dalla supposta facies di Rod - Tindari - Vallelunga che, ad un attento esame, almeno nei contesti siciliani, risulterebbe invece o pertinente ai medesimi contesti castellucciani o a quelli successivi di Thapsos in virt di una fenomenologia archeologica e tipologica basata su contesti assolutamente disomogenei e sempre insufficienti. Mursia rappresenta, pertanto, un aspetto del tutto peculiare con (non a caso) forti addentellati tipologici con gli altri orizzonti insulari del Mediterraneo centrale (Capo Graziano e Tarxien Cemetery) e probabili (ma ancora non verificati) contatti con la realt nord-africana. Non questa la sede per risolvere un problema di riallineamento cos complesso. Ci limitiamo solo a delineare la natura dello sfasamento terminologico che oggi divide la diacronia italiana da quella siciliana. Ci che in prospettiva italiana considerato come Bronzo medio corrisponde in Sicilia alla fine del Bronzo antico (XVII-inizi XV sec. a.C., uguale al ME IIIB e al TE I e in parte TE II dellEgeo) e al medio Bronzo iniziale e avanzato (XV inoltrato-fine XIV sec. a.C., uguale al TE II finale e al TE III A-B dellEgeo).
S.T.

ANALISI MORFOLOGICA DELLAREA DELLINSEDIAMENTO


Tra i maggiori elementi di disturbo delloriginaria fisionomia dei luoghi e dellabitato ricordiamo loccupazione militare dellisola dei decenni tra le due guerre mondiali, quando Pantelleria era destinata ad essere uno dei capisaldi della difesa del fianco meridionale dellItalia. Tra le opere pi rilevanti vi fu allora la costruzione della c.d. strada perimetrale, che corre ad anello lungo tutto il perimetro costiero dellisola. In prossimit di Mursia-Cimillia, laddove il tracciato delloriginale mulattiera si inerpicava sulle aspre balze rocciose della colata del Gelkamar dopo aver attraversato la breve pianura costiera di Mursia, i genieri produssero uno squarcio nella dura roccia in modo da addolcire il gradiente e con una grande curva superare il ripido pendio settentrionale del bordo di colata. Ci avvenne proprio laddove si trovava labitato preistorico ed il suo grande muro difensivo. Il prodotto di tale intervento stradale fu la separazione in due porzioni dellabitato, la probabile distruzione di parte del muro di difesa e lalterazione del sistema di collegamento tra le due zone insediamentali principali che, gi in antico, erano comunque istallate su aree

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distinte (Fig. 1), corrispondenti ad altrettanti pianori terrazzati, di dimensioni analoghe, che oggi denominiamo pianoro a monte (o interno, settori di scavo B e C) e pianoro a mare (o promontorio, settori di scavo A e D). La strada perimetrale separa i due pianori e ricalca un antico percorso, il cui moderno allargamento inibisce la comprensione degli antichi sistemi di collegamento, di cui forse si scorgono indizi in un varco nella roccia naturale attraverso cui passa un sentiero di accesso al settore B, certamente utilizzato fino ad epoca recente per scopi agricoli. Laltro grande disastro ambientale per la nostra area stato limpianto di una grande e devastante cava per lestrazione di pietra che inizi ad essere coltivata per produrre materiale inerte da utilizzare per la costruzione del porto presso il capoluogo comunale. Oltre alle mutilazioni subite dallabitato il grande muro a risultare oggi privato della sua parte occidentale, e ci ne impedisce sia la corretta lettura dellandamento originario, sia la corretta comprensione della dinamica interna dellinsediamento. Non possibile, infatti, n escludere la pi diffusa sensazione che il poderoso muro (dallampiezza di base oscillante tra i m 8 e 10) chiudesse da costa a costa labitato difendendolo dal lato di terra, n che esso chiudesse ad anello una porzione centrale o, comunque, parziale dellabitato. Viste le sensibili differenze sia nella dinamica cronologica che nella funzione delle due aree insediamentali B e D, saremmo portati a pensare che il grande muro circondasse larea a monte configurandola come una sorta di acropoli fortificata dal carattere pi spiccatamente pianificato, che ne indica una recenziorit relativa rispetto al quartiere marinaro pi a valle (settore D). Tuttavia appare certo, per motivazioni di ordine topografico, morfologico e, soprattutto, sulla base della constatazione che a poche decine di m ad E del suddetto muro si trovano gi i primi sesi funerari, che ben poco al di l del muro difensivo poteva estendersi un primitivo insediamento sul fianco orientale. Diversa poteva essere la situazione sul lato occidentale, dove probabile che almeno due delle quattro balze su cui poggiava labitato (sett. D e capanne Tozzi del settore A) fossero al di fuori del perimetro fortificato. In sintesi la conformazione dellarea precedentemente allimpianto dellinsediamento preistorico appariva caratterizzata dalla massa informe della colata del Gelkamar che si protendeva verso il mare con un vero e proprio piccolo ma inciso promontorio fiancheggiato a N e S da insenature caratterizzate da basse ed accessibili scogliere. Quella a S, un tempo definita baia dellAlca, era certamente pi incisa e profonda costituendo un vero e proprio approdo naturale reso favorevole sia dalla presenza delle scogliere che rappresentavano il naturale sbocco a mare di una delle valli che incidono pi profondamente la colata lavica, sia dalla protezione dei due promontori a N (quello ove sorger labitato preistorico) e S (Punta Fram). Larea a N del promontorio, pur non dovendo costituire agevole approdo naturale come quella a S, tuttavia era altrettanto importante perch caratterizzata dalla presenza di vasti terrazzi naturali pianeggianti estranei alla colata lavica, e quindi ricchi di fertili suoli sfruttabili sotto il profilo agricolo e pastorale, e dalla presenza di una delle rare sorgenti naturali di acqua dolce o salmastra indispensabile per la vita dellinsediamento. Inoltre la riva del mare qui caratterizzata da basse

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FIG. 1 Mursia, planimetria dellabitato e contesto geomorfologico.

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scogliere collegate senza alcuna soluzione di continuit con lentroterra. In tale situazione era agevole lalaggio delle piccole imbarcazioni dellepoca. A tal proposito da sottolineare la singolare presenza, proprio in prossimit del promontorio ove sorge labitato, presso il suo fianco settentrionale, di alcune profonde e strette insenature nella costa rocciosa ove il fondale si mantiene relativamente profondo che, in pi occasioni, ci ha fatto riflettere sulla possibile presenza di piccoli invasi creati in antico arrangiando con sapiente intaglio delle situazioni naturali preesistenti al fine di realizzare scali di alaggio pi efficaci. La parte terminale del promontorio che si protendeva in mare fu scelta proprio per la sua favorevole posizione baricentrica rispetto ad elementi essenziali del territorio estremamente utili per la vita di ogni insediamento: lapprodo naturale, i terreni coltivabili, la sorgente e la posizione elevata e dominante dellarea abitata. La zona ove sorge labitato doveva essere, al pari del resto della colata, aspra e frastagliata. Pertanto appare evidente che essa venne adeguatamente sistemata dai colonizzatori di Mursia mediante livellamento e terrazzamento. Tuttavia bene ricordare che, sulla base dei dati desumibili dagli scavi in corso, il processo di insediamento dellarea abitata avvenne gradualmente, di generazione in generazione, quasi certamente occupando il territorio dal mare verso linterno. Il momento culminante di massima espansione dellinsediamento dovette avvenire successivamente in concomitanza con la costruzione del grande muro che dovette servire a delimitare, difendendola, una vasta area centrale dellabitato in un momento in cui pericoli di incursioni dovettero sorgere. interessante notare una singolare convergenza di questo fenomeno dellarroccamento e della difesa che insorge in una fase seriore rispetto al momento della nascita degli insediamenti costieri del II millennio a.C. in altre piccole isole del Mediterraneo centrale. Ricordiamo i casi di Lipari e di Filicudi. A Lipari linsediamento di Capo Graziano nasce in contrada Diana, prospiciente il mare, per spostarsi in un secondo momento sulla rocca del Castello. A Filicudi, analogamente, le prime capanne della cultura di Capo Graziano sorgono nelle zone basse di Filiporto e case Lopez per poi arroccarsi sulla Montagnola. Evidentemente lintensificarsi dei contatti transmarini, indicati dallaumento di elementi di origine allogena, determina linsorgere di fenomeni di pirateria che impongono evidenti cautele difensive pur in un costante aumento dellincidenza del commercio marittimo. quanto risulta ipotizzabile anche per la dinamica insediamentale di Mursia anche se qui il fenomeno non si sostanzia in uno spostamento drastico dellinsediamento, bens in un progressivo arroccarsi nel medesimo sito.
S.T.

DINAMICA INSEDIAMENTALE
Dallesame complessivo ma preliminare dei dati stratigrafici e architettonici risulta evidente che loccupazione umana si articola in tre fasi che seppur non nettamente distinte e susseguenti manifestano caratteri architettonici diversi.

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Risulta infatti evidente che non tutte le dinamiche interne al susseguirsi delle tre fasi implicano lobliterazione delle strutture pertinenti la fase precedente. Alcune strutture capannicole della prima fase sopravvivono fino alla fine della vita dellinsediamento, altre vengono sovrastate da nuove capanne, altre, infine, modificate con laggiunta di vani e muri. In generale labitato appare costituito da capanne spiccatamente ovali con singolare perimetro pi appuntito ad unestremit (a voler imitare una vera e propria barca), ovali, circolari, circolari tendenti al quadrangolare e da edifici a moduli quadrangolari. La struttura di tutti gli edifici la stessa. Si tratta di costruzioni seminterrate o con pavimento posto sullo stesso piano dellarea esterna, dotate di muretti a secco a doppio paramento ed alzati in fango misto ad elementi vegetali. Sulla tipologia dei tetti ancora nulla di preciso ci dato di ipotizzare poich lindagine ancora agli inizi anche se appare probabile, sulla base della frequente assenza di fori per pali e su considerazioni di carattere statico, che, insieme alla probabile tipologia a schiena dasino, potessero esistere anche tetti piatti. In seguito allindagine sistematica recente che ha gi consentito di mettere in luce consistenti tracce dellabitato in due porzioni dellarea insediata (settori B e D) si potuta dettagliare la diacronia insediamentale sostanzialmente sintetizzabile nella sequenza di tre fasi costruttive principali tutte inquadrabili nel medesimo contesto culturale e cronologico (XVII - XVI sec. a.C.) che definiamo, per la sua originalit, di Mursia, assimilabile a quel vasto orizzonte culturale centro-mediterraneo caratterizzato da ceramiche acrome e che comprende le facies di Capo Graziano, Protoappenninico B e Tarxien Cemetery. In una prima fase il villaggio sembra essere limitato allarea pi prossima al mare (settore D) ed era costituito da capanne dal perimetro ovale molto allungato con le porzioni distali diverse nei rispettivi andamenti poich una pseudo-appuntita e laltra semicircolare. Questo tipo di capanna, molto allungata, assimilabile idealmente allo stereotipo di una barca, era costruito generalmente direttamente sul banco roccioso accuratamente livellato e presentava allinterno una banchina che correva adiacente al muro perimetrale per ca. la met del suo andamento. Tale capanna seminterrata con laccesso sui lati lunghi attraverso alcuni gradini di collegamento tra il piano esterno pi alto e quello interno. La disposizione degli edifici sembra occasionale e priva di un orientamento predefinito. Lo spazio tra le capanne ridotto al minimo, in genere quanto basta per consentire laccesso di una persona per volta alle singole unit. La seconda fase rappresentata da capanne a pianta ovale meno allungata e con le absidi simmetricamente uguali. A questo tipo fondamentale se ne affiancano altri: capanne curvilinee che preludono al tipo rettilineo con angoli arrotondati, forse edifici a pianta absidata su un solo lato ed edifici di planimetria occasionale, determinata dallo spazio disponibile. in questa fase che linsediamento si espande ed occupa anche la parte pi alta ed orientale del sistema di terrazzamenti ad W del grande muro di difesa. Tale espansione appare proprio nel settore B, quasi pianificata, o addirittura lottizzata, data la regolarit del posizionamento delle capanne disposte in maniera parallela a gruppi di due. Nel settore B, le cui capanne pi antiche sono dello stesso tipo

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di quelle che nel settore D appartengono alla seconda fase, gli edifici del primo impianto si allineano su file parallele a disegnare un impianto a maglie regolari. Nel settore D, invece, la disposizione degli edifici ricalca quella della prima fase, ma probabile che adesso venga posto il problema di una viabilit di raccordo tra interi settori del quartiere. Appartiene infatti a questo periodo una strada curvata ad angolo su cui si affacciano diversi edifici. La terza fase, meno nota in quanto testimoniata da resti assai superficiali, caratterizzata da un sistema capannicolo pi complesso. Insieme a capanne di tipo ovale, molte delle quali edificate in et precedente, compaiono edifici assimilabili al tipo circolare (anche con palificazione in chiostra perimetrale). Ad essi si addossano piccoli vani rettilinei, talvolta (settore D) agglutinati in strutture di pi ambienti. Si vengono a creare in tal modo dei veri e propri edifici multicamerali impiantati secondo una logica in parte agglutinante, ma in parte predefinita dato che i nuovi ambienti quadrangolari presentano muri divisori comuni. in questa fase che notiamo gi lemergere di vere e proprie piccole e strette strade rettilinee intercluse tra edifici contigui. Alcune capanne vissero a lungo come testimonia la presenza di pi battuti sovrapposti distanziati da strati di notevole spessore e, pertanto, vennero inglobate in un tessuto urbanistico in evoluzione dalle sembianze diverse fase per fase. Viceversa, altri edifici, in ogni fase, sono rimasti distrutti da eventi improvvisi e non sono pi stati riedificati. In generale, quindi, a differenza di altri insediamenti coevi, ci che contraddistingue labitato di Mursia il notevole addensamento delle strutture capannicole tra loro, che non lascia quasi mai spazio sufficiente per strade o spazi aperti o interclusi. Non avendo ancora un quadro esaustivamente unitario dellabitato difficile avanzare ipotesi sulleventuale disposizione parentelare a gruppi in lotti capannicoli specifici. Tuttavia tale addensamento porterebbe ad ipotizzare che gi nella prima fase di vita dellabitato esistessero probabili unit parentelari allargate. In ogni caso la presenza di pi capanne affiancate ed accomunate da medesimo orientamento ci aiuta a comprendere la dinamica dellandamento costruttivo per parti unitarie dellinsediamento e la sua scansione nel tempo che potrebbe anche indicare, analogamente, affinit parentelari tra nuovi insediati che lottizzerebbero porzioni di terreno. Tuttavia nella seconda e terza fase la presenza nel settore D di vere e proprie piccole e strette stradelle che ripartiscono ulteriormente lo spazio abitato avvalora lidea di una possibile presenza di ben definiti agglomerati capannicoli autonomi tra loro per affinit parentelari. Al di l di quanto ipotizzato circa la suddivisione lottizzata dellabitato per gruppi parentelari, certo che tra le varie capanne vi sia anche una diversificazione funzionale che soltanto lo studio accurato, capillare ed interrelato dei dati di scavo, dei materiali rinvenuti, nonch delle evidenze bioarcheologiche ed archeometriche, potr indicare. Tuttavia al livello ipotetico sia nel settore D che B possibile gi evidenziare delle differenze tra varie capanne per quanto attiene al loro contenuto ed al loro arredo interno. La capanna D 2, ad es., aveva un perimetro circolare; era piccola ed irregolare con una bassa banchina in pietra rivestita dargilla che correva lungo le pareti interrompendosi presso il fianco settentrionale ove lasciava uno spazio occupato da un

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piccolo podio tronco-conico dargilla. La banchina, il podio e le pareti erano accuratamente rivestite da intonaco dargilla. Ma ci che pi ci ha colpito nel corso dello scavo la serie cospicua di vasi di varia dimensione la cui forma ci induce a pensare ad un loro uso cerimoniale. I vasi erano visibilmente adagiati sulla panchina e rovinarono in parte a terra per gli eventi subiti dallintera struttura. Il podio era al centro, addossato alla parete, e poteva avere la funzione di un piccolo altare su cui probabilmente si adagiavano di volta in volta vasi cerimoniali ed offertori. Al centro della capanna vi era, inoltre, la consueta piastra dargilla che veniva adoperata verosimilmente come focolare. Al di l dei necessari approfondimenti che verranno fatti nei capitoli di pertinenza necessario, al fine di avere un quadro dinamico della realt abitativa del nostro insediamento, ricordare anche che alcune capanne, come la D III e la D 17, andranno interpretate tenendo conto delleccezionalit di alcuni reperti al loro interno rinvenuti. Indicativi sono, infatti, i ripostigli di gioielli importati - una vera e propria parure completa gelosamente avvolta in un panno rinvenuto nella capanna D III - e di una quarantina di vasi in miniatura raccolti nella capanna D 17. La presenza di utensili e di un fr. di matrice di fusione per oggetti metallici rende questo contesto di notevole importanza per la comprensione della distribuzione sia delle risorse che delle funzioni allinterno dellabitato. Da rilevare anche la presenza di oggetti importati soprattutto nella D 7. Analogamente interessanti per le loro peculiarit funzionali sono, nel settore B, la capanna B6, certamente adibita ad attivit produttive legate alle pratiche di trasformazione dei prodotti agricoli data la presenza di utensili ed apparati di lavoro sia mobili che immobili, e la capanna B8 che presentava al suo interno una fornace. Tornando alla dinamica insediamentale vediamo che il nostro abitato durante la terza fase di vita vede, tra laltro, la comparsa di un fenomeno comune a molti abitati costieri siciliani ed insulari che, analogamente a Mursia, presentano evidenti indicatori di contatti transmarini che potrebbero, anche in questo caso, aver giocato un ruolo di catalizzatore di processi acculturativi. Il fenomeno di carattere evolutivo architettonico-urbanistico con la comparsa di edifici costituiti da pi vani unitariamente costruiti. Ci si trova, pertanto, di fronte a piante pi complesse che presupporrebbero contesti culturali con necessit socio-economiche pi avanzate. Nel settore D gli spazi capannicoli preesistenti non vengono abbandonati, ma, in un caso, vengono inglobati in un edificio multicamerale con vani quadrangolari simultaneamente costruiti. Anche in questa occasione, come utile notazione di carattere storico, interessante ricordare che gi Paolo Orsi, nella sua fugace ma intensa esplorazione di Mursia, aveva con chiarezza evidenziato la presenza di strutture quadrangolari. Lanalisi contestuale odierna potr certamente fornirci ulteriori elementi di approfondimento anche in funzione della fine repentina dellabitato che, anche per questo aspetto, si accomuna ad altre realt insediamentali coeve delle Eolie, di Malta e della costa siciliana.
S.T.

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GLI SCAVI DEL SETTORE B


Il Dipartimento di Archeologia dellUniversit di Bologna4 partecipa allesplorazione del villaggio con gli scavi del settore B, il terrazzo a monte della moderna strada gi sondato da Carlo Tozzi tra il 1966 e il 1971, e con un saggio lungo il lato S del grande muro difensivo. La particolare posizione del settore ci permette infatti di affrontare le problematiche relative al passaggio tra area abitata, dirupo naturale e muro difensivo ed indagare le modalit di percorso allinterno di questa zona di abitato e di passaggio al terrazzo pi basso verso il mare (Fig. 1). In questa sezione vengono presentati i risultati preliminari degli scavi 20012005 con la descrizione di una selezione delle strutture individuate (B4-B8, B10), utile a ricostruire la sequenza stratigrafica e cronologica del settore B dellabitato (Fig. 2). Anche la presentazione dei materiali viene limitata ad alcuni dei contesti pi significativi il cui esame si trova ad uno stadio avanzato. Il settore B delimitato dalla scarpata naturale verso N e NW, dal gradino artificiale creato dalla costruzione della strada perimetrale dellisola a W, nuovamente dalla scarpata naturale verso SW e verso S, dove si rilevano le tracce di muri a secco, presumibilmente relative alla delimitazione del villaggio o alla sistemazione del bordo sulla scarpata. Verso E, il limite attuale indicato da un poderoso muro di terrazzamento. Gli scavi presso la capanna B6 hanno dimostrato che questo muro, alto ca. 3 m, moderno e che le strutture dellet del Bronzo erano pertanto poste lungo il pendio continuo della colata lavica, senza differenziazioni a terrazzamento, ma con lievi dislivelli tra i piani delle capanne. Il pendio si assottigliava e occupava una largh. di ca. 30 m, proprio in corrispondenza delle capanne scavate, mentre altrove era interrotto dalle ripide scarpate naturali. Le denominazioni di Area Nord e Area Sud del settore B identificano le zone poste agli estremi rispetto allo scavo del Tozzi, che rappresenta in parte una cesura nella documentazione delle fasi pi recenti dellabitato5, mentre si integra meglio per la comprensione architettonica delle prime fasi. La prima fase insediativa comprende una serie di capanne di forma ovale allungata orientate NW-SE, parallele tra loro poste su file EW, documentate interamente almeno in due file (B1, B2 e B3-B9; B4 e B6) e ipotizzate per una terza fila pi a N (B12, B13 e B14). La sistemazione delle capanne poste molto vicine tra loro con stretti passaggi di possibile circolazione d un aspetto regolare allorganizzazione del villaggio, presumibilmente pianificata dal primo impianto. Le capanne si impostano direttamente sulla colata lavica del Gelkamar,

4 La campagna di ricerche a Mursia segue il progetto pluriennale della Carta Archeologica dellisola (C ATTANI e TOSI 1998) che ha avuto come obiettivi la definizione delle aree archeologiche da inserire nel Piano Paesistico e lapprofondimento delle tematiche relative al popolamento preistorico dellisola (C ATTANI et alii 2004). 5 In TOZZI 1968, p. 330 a proposito dello scavo in corrispondenza alla capanna 1 della zona B si descrivono brevemente tracce di strutture pi recenti: un semicerchio di pietre che sormontava lestremit Nord della capanna rappresenta lindizio di una ulteriore fase di abitazione del villaggio che non stato possibile individuare con chiarezza..

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FIG. 2 Mursia, settore B: A) planimetria generale; B) capanna B4, muri perimetrali; C-D) particolari delle nicchie ricavate nei muri.

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formata da massi sporgenti alternati a cavit e depressioni. Le capanne hanno subito numerosi episodi di ristrutturazione, documentati soprattutto dal rifacimento dei piani pavimentali e dallaggiunta di muretti interni (tramezzi e chiusure absidali) e solo raramente da rifacimenti dei muri perimetrali. Sono documentati almeno 8 livelli pavimentali sovrapposti nella capanna B16 e 7 nella capanna B4. Nei tratti di muro conservati non sono visibili particolari cesure che facciano pensare a rialzamenti, ad eccezione del muro E della capanna B17. La semplice tecnica muraria di pietre a secco daltra parte non adatta a stabilire con precisione questo tipo di restauro. Il deposito antropico associato alle capanne della prima fase mostra sedimenti sciolti, spesso polverosi di colore grigio, ricchi di cenere, carboni e sostanza organica. Queste caratteristiche contrastano con la parte superiore del deposito caratterizzato da sedimenti limosi pi compatti, di colore rosso, dovuti in parte allazione di incendi (documentati peraltro anche nella prima fase), ma soprattutto allazione pedogenetica. La presenza di abbondantissimi ossidi di ferro e di sottili rivestimenti argillosi indica che sui sedimenti antropici si svilupp un suolo in condizioni ossigenate e con ricca vegetazione che ha comportato una forte pedogenizzazione caratterizzata dal colore rosso dei sedimenti. La trasformazione degli edifici e la realizzazione di nuove strutture di forma ovale pi allargata e di maggiori dimensioni rispetto a quelle della prima fase, nonch di una struttura a pianta quadrangolare, ci permettono di identificare almeno due fasi costruttive, denominate, tenendo conto di quanto emerso nel settore D, Mursia II e Mursia III, distinte entrambe in sottofasi: Mursia B IIa: capanne ovali disposte in file regolari (B1-B4, B6, B9, B12-B14); Mursia B IIb: ristrutturazioni con ampliamenti e rifacimenti murari, documentati per ora solo per le capanne B18 e B4 (v. infra); Mursia B IIIa: realizzazione delle grandi capanne a ferro di cavallo o ellittiche (B8 e B10), da confrontare con lacerti murari di altri settori (A3 e C2); Mursia B IIIb: ristrutturazione delle precedenti capanne con inserimento o aggiunta di strutture di forma sub-circolare (B7) o quadrangolare (B5); Mursia B IIIc: fase di abbandono alternata ad episodi di sistemazione dellarea. La suddivisione in fasi e sottofasi, necessaria per illustrare la sequenza insediativa, non corrisponde per alla realt di gran lunga pi complessa ed ininterrotta dellabitato. Sono presenti casi di sovrapposizione stratigrafica tra le capanne con radicali cambiamenti strutturali, spesso per parziali e circoscritti. Lapparente suddivisione delle capanne deve essere vista invece allinterno di una continuit spaziale e temporale: le strutture subiscono rifacimenti, anche sostanziali come nel caso dellampliamento della B4, mantenendo parti di muri preesistenti oppure, quando si tratta di nuove costruzioni, adattandole agli spazi disponibili, con i muri perimetrali costruiti in tangenza con altre strutture. Se nella prima fase sembra esserci una precisa pianificazione con le capanne orien-

6 Oltre ai livelli pavimentali documentati dagli scavi Tozzi, ne sono stati individuati altri 2 alla base del deposito non scavato da Tozzi, in un sondaggio effettuato per individuare la base della capanna. 7 TOZZI 1968, p. 238. 8 Ibid ., p. 328.

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tate e parallele tra loro, nelle fasi pi avanzate si venuto a creare un agglomerato di strutture, spesso addossate una allaltra, che ci impedisce di capire lorganizzazione spaziale. Non sono state riconosciute aree di passaggio, ma solo unampia zona priva di strutture ad E della capanna B10 e sar necessario continuare lesplorazione per comprendere meglio la logica delluso degli spazi allinterno del villaggio. Anche le singole capanne seguono un complicato percorso di vita in cui cambia spesso la destinazione duso e si alternano fasi di vita a fasi di abbandono con scarico di resti organici. In altri casi le capanne si trasformano in unit produttive con limpianto di strutture incompatibili con il carattere residenziale.
M.C.

AREA SUD
Capanna B4: una delle strutture del settore B indagate pressoch integralmente, particolarmente interessante sia per lottimo stato di conservazione, sia per la lunga durata di vita. Illustrare dettagliatamente le trasformazioni della capanna B4 ed esaminare i reperti associati ci permette di seguire le trasformazioni architettoniche dellabitato, dalle prime fasi di vita ad una fase avanzata. Costruita presumibilmente nel corso del primo impianto di capanne del terrazzo, orientato in senso NW-SE, fu inglobata nella fase pi recente nellambiente B8 di cui venne a costituire il limite E. Il muro perimetrale originario incassato nel terreno e delimita unarea di 16,6 m2, con assi interni di 7x3 m. Laccesso posto sul lato lungo W, ben delimitato da due stipiti, mentre il lato E contiguo a quello della capanna B6, che pertanto ha lingresso sul suo lato E, secondo un modulo costruttivo riscontrato anche nelle capanne B1 e B2. Il muro conservato per una h massima di ca. 1,70 m ed costruito in parte in pietre a secco, talora lievemente sbozzate, ed in parte sfruttando alcuni affioramenti di grandi massi rocciosi. Gli elementi strutturali della prima fase costruttiva comprendono tratti di muro artificiale (USS 43=45, 487 e 752) e massi naturali (USS 554, 748, 749), mentre non sono leggibili dal prospetto interno fasi successive o restauri (Fig. 2 B). Nelle pareti vi sono due profonde nicchie, una nel masso E ed una (US 750) nel muro S (Fig. 2 C-D). Questultima, di forma quadrangolare, realizzata mediante pietre verticali squadrate su tre lati che sorreggono due pietre come piattabanda e che si impostano su una grande pietra alla base, fornita di un piano dappoggio in terra battuta (US 751). La capanna doveva essere seminterrata, come le pi antiche del settore, ma non possibile precisare il dislivello tra pavimento interno e piano esterno. Non conosciamo inoltre la sistemazione relativa alla soglia originaria alla capanna, in quanto obliterata da quella sovrapposta nel corso della III fase di vita della B4, che si deciso di lasciare in evidenza per esigenze di musealizzazione dellambiente. Il battuto pavimentale (US 586), pertinente alla I fase di vita dellambiente (Fig. 3 A), si sovrappone ad un riempimento antropico (US 584), deposto sulle rocce naturali affioranti inframmezzate ad uno strato sterile sabbioso (USS 585 e 588), allo scopo di creare un piano orizzontale. Il battuto si caratterizza per lestrema compattezza, per la presenza di un vaso litico (US 759) in esso inglobato e per lesistenza di fori del diam. di ca. 2-3 cm, disposti in modo apparentemente casuale, di certa origine antropica ma dalla funzione non ancora appurata: essi potrebbero facilitare il drenaggio delle infiltrazioni dacqua nel sottosuolo, che ha caratteristiche altamente drenanti per la composizione sciolta e caotica delle rocce e della sabbia.

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FIG. 3 Mursia, settore B, capanna B4: A) pianta della fase I; B) pianta della fase II; C) particolare della US 539 vista da N.

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Il piano pavimentale stato messo in luce solo nella parte S e in un piccolo saggio (D) nella parte N, dove si scelto di mantenere in posto un pavimento posteriore ben conservato. Al di sopra del battuto sono state individuate quattro USS (702, 704, 705, 706), deposte ai margini del pavimento e distinte per colore e consistenza, tutte riferibili al I livello di vita dellambiente; si distingue fra esse lUS 702, che per la presenza di piccole pietre disposte a semicerchio e di una sottile lente di cenere (US 703) al di sotto di essa potrebbe essere in relazione con un focolare, posto nei pressi dellaccesso. La II fase (Fig. 3 B) segnata da una prima modifica dellarticolazione interna della B4. Viene realizzato un nuovo battuto (US 582=565=587), parzialmente disteso su un vespaio di ciottoli di piccole e medie dimensioni misti a frr. ceramici (US 598), e, a breve distanza dal muro S dellambiente, viene costruito un divisorio (US 539, Fig. 3 C), perpendicolare ai lati lunghi dellambiente, mediante 7 grandi lastre litiche rinvenute disposte 3 di taglio e 4 di piatto, che chiude uno spazio di ca. 0,90 per 2,50 m (ca. 2 m2). Spazi similmente delimitati sono noti nelle capanne di epoca pre-protostorica e sono generalmente interpretati o come magazzini9 o come aree soppalcate dalle svariate funzioni, quale ad es. quella di ospitare la zona notte10. La presenza di un soppalco potrebbe essere avvalorata dal fatto che il battuto in questa zona non mostra rifacimenti nel passaggio dalla II alla III fase, che sulla porzione conservata dello stesso vi un foro di ca. 3 cm di diam., forse di alloggio ad un sostegno allimpalcato e infine dalla scarsa presenza di ceramica. Presso lingresso, addossato al muro US 487, presente un nuovo focolare, sovrapposto a quello precedente e perdurante nella fase successiva, individuato dallo strato di concotto (US 560) allinterno della struttura US 563, al di sotto del quale vi era una lente cinerea, e dallo strato di dispersione di ceneri e carboni (US 547). Al di sopra del battuto US 565 sono stati riconosciuti due strati di vita, dei quali il pi significativo lUS 564, che occupa la porzione centrale del battuto e si caratterizza per la presenza sullinterfaccia di 11 tokens di diverse dimensioni, apparentemente sparsi in modo casuale11; dallUS 559, individuata a N e a E dellUS 564, provengono invece una lama in selce ed una macina. I frr. ceramici diagnostici dagli strati delle prime due fasi di vita della capanna non sono molto numerosi, prova del fatto che la capanna stata occupata senza soluzione di continuit tra le due fasi e che la riorganizzazione dello spazio interno tra la I e la II fase frutto di ristrutturazioni ordinarie e non imposta da abbandono e/o da eventi distruttivi. Le poche forme riconoscibili comprendono olle ovoidali a pareti convergenti e scodelle troncoconiche. Si segnalano anche 2 punteruoli in osso. Pi significativa appare la III fase della B4 (Fig. 4 A), sancita dal battuto US 548558, sia perch interamente indagata, sia perch interessata da un incendio che ha causato la cottura degli elementi interni in argilla e la rottura sul posto del vasellame, sigillato da un successivo livellamento con apporto di materiale. Anche questa fase ha inizio con un intervento di riorganizzazione dello spazio in-

9 In questo caso il tramezzo avrebbe funzione di ripartizione dellambiente destinata ad ospitare vasi e altri oggetti di uso quotidiano. Delimitazioni mediante lastre litiche o muretti in pietra di piccoli vani interpretati come magazzini sono note ad es. a Milazzo (TIGANO 2003, Fig. 1). 10 In questaltro caso il tramezzo avrebbe funzione di sostegno di un impalcato ligneo che troverebbe laltro appoggio contro il muro perimetrale. Limpiego di divisori, realizzati per in argilla, presso il lato absidato della capanna e interpretati come sostegni di soppalco sono attestati ad es. a Nola (ALBORE L IVADIE e V ECCHIO 2005, p. 22). 11 Concentrazioni di token sono comuni in altre capanne dellabitato di Mursia (MARAZZI e T USA 2005a).

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FIG. 4 Mursia, settore B, capanna B4: A) pianta della fase III pre-incendio; B) pianta della fase IV; C) pianta della fase V.

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FIG. 5 Mursia, settore B, capanna B4: A) pianta della fase VI; B) pianta della fase VII.

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terno dellambiente: in particolare, al centro della capanna, subito a N dellingresso, viene costruito perpendicolarmente ai lati lunghi un muretto divisorio (US 557), costituito da due filari di pietre e lastre di medie dimensioni, disposte di piatto, per lalloggiamento delle quali lUS 559 viene parzialmente tagliata. Tale costruzione, che appare inglobata dalla successiva stesura del piano pavimentale individuato dallUS 548 a N di essa, e dallUS 558 a S, servir da zoccolo litico per un divisorio in argilla (US 542), rinvenuto crollato e con le superfici esterne concotte a seguito dell incendio, di cui vi traccia anche nella rubefazione dellUS 54812. Da rimarcare che il crollo dellUS 542 appare molto pi limitato verso E, nel punto corrispondente probabilmente allapertura lasciata per consentire il passaggio tra il vano N e quello S, al quale laccesso dallingresso della capanna stato chiuso a seguito della costruzione del tramezzo stesso. Lingresso viene di conseguenza risistemato, con lestensione dellUS 548 in corrispondenza dello stipite N e la deposizione di una grande lastra con funzione di soglia in corrispondenza dello stipite S e dellUS 557. A ridosso del lato N del divisorio US 542 sono stati rinvenuti numerosi frr. di vasi deposti sul battuto US 548. Sullo stesso battuto unaltra concentrazione ceramica stata individuata presso il lato E del muro perimetrale, al quale si addossa anche una concentrazione di piccole pietre di incerta funzione (US 555). Copriva lUS 548 lo strato US 521, riscontrato per esclusivamente lungo il perimetro murario, forse perch depostosi a seguito delle attivit svolte sul piano pavimentale, la cui parte centrale doveva essere mantenuta sgombra, oppure perch derivante dal collasso dellintonaco di matrice limosa che rivestiva le pareti. Da esso provengono una scodella troncoconica integra (Fig. 6 n. 1) e 2 frr. di olle ovoidali. Nel vano S il piano pavimentale US 558 si caratterizza per la presenza di una macina e di una grande tazza (Fig. 6 n. 4) deposta presso lUS 557. Un fr. di questa tazza stava sul tetto dellUS 549, US riscontrata solo ai margini orientali dellUS 558, probabilmente formatasi a seguito delle attivit svolte sul battuto e dalla quale provengono 2 nuclei di ossidiana. Lo spostamento di questunico frammento potrebbe trovare spiegazione nellubicazione originaria delloggetto in posizione elevata rispetto al piano dove stato rinvenuto. Non chiara invece la funzione della struttura litica ubicata pi o meno al centro del battuto, costituita da due lastre orizzontali sovrapposte. La stesura dellUS 558 si arresta sul lato W in corrispondenza dellUS 563 pertinente, come gi visto, allinstallazione da fuoco della II fase di vita della capanna ed ancora funzionante. LUS 543, che copre il piano pavimentale US 558, si probabilmente depositata nel corso dellincendio, e rappresenta dunque il crollo delle parti interne in argilla parzialmente concotte. Al suo interno si rinvengono numerose forme ceramiche intere o semi integre, pertinenti a vasi deposti non sul battuto ma in posizione rialzata, forse su scaffalature o appesi alle pareti, tra i quali 2 scodelle troncoconiche (Fig. 6 n. 2), 2 boccali biconici (Fig. 6 nn. 6, 8), una tazza (Fig. 6 n. 5), un vaso miniaturistico. Sempre dalla stessa US proviene un recipiente tronco-ovoide biansato, con orlo rientrante sul quale si impostano 4 bugne, la cui superficie esterna presenta irregolari pastiglie in argilla disposte fittamente dalla met inferiore del corpo al fondo, anchesso interamente ricoperto (Fig. 6 n. 3). Ricordiamo inoltre il rinvenimento di 4 tokens e di 4 punteruoli in osso, che, unitamente ai 2 nuclei di ossidiana, alla macina e allistallazione da fuoco, tutti concentrati a S del tramezzo US 542, suggeriscono una bipartizio-

12 Tale rubefazione appare concentrata nella zona centro-orientale del pavimento, come se in questo punto si fosse sviluppata una fiammata pi intensa, forse per la presenza di elementi di mobilio in legno.

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FIG. 6 Mursia, settore B: ceramica proveniente dalla fase III della capanna B4 (1:6 grand. nat.).

ne funzionale della capanna, costituita da un piccolo vano S di ca. 2x2 m dedito ad attivit domestiche di tipo produttivo. Infine, allinterno della porzione S circoscritta dal divisorio US 539, stata individuata lUS 541, contenente frr. ceramici (tra cui si segnalano 3 tokens) e abbondanti resti di concotto. Lincendio ha determinato anche la conservazione sulla parete W di un lacerto di intonaco (US 498) indurito dal calore. La fase III fu sigillata da uno strato di crollo/abbandono (US 532), costituito da limo con abbondanti frr. di concotto anche grandi (uno dei quali recante traccia di incannucciato), frustoli carboniosi e rari frr. ceramici. La IV fase (Fig. 4 B) si configura come una prima sommaria risistemazione mediante la stesura, direttamente sullUS 532, di un battuto, di cui si conservano lacerti nella zona absidata e in quella centrale dellambiente (US 508); anche il vano S viene ristrutturato con un piano pavimentale, mal conservato (US 540), su cui si depositata lUS 533, che nonostante restituisca 2 vasetti miniaturistici, per la natura incoerente della sua matrice sembra connotarsi pi come uno scarico che come uno strato di vita.

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Al di sopra del lacerto N dellUS 508 viene successivamente realizzato un sottile divisorio in concotto (US 516), dallandamento semicircolare, presto annesso al rifacimento del battuto (US 499), che ingloba un vaso. Lattivit allinterno dellambiente durante questa fase fu pi limitata che nei periodi precedenti, e forse interrotta da un periodo di abbandono della struttura cui segu un consistente crollo (US 495). Il successivo rifacimento completo dellinterno della B4 segna linizio della V fase (Fig. 4 C), contraddistinta dalla sistemazione del crollo mediante spostamento di alcune pietre e livellamento della superficie con limo sciolto misto a concotto, fauna, malacofauna e scarsi frr. ceramici. Al di sopra della 495 si imposta il battuto US 496, conservato in lacerti sparsi, che oblitera il divisorio US 539, determinando la riunificazione dellarea interna. Il livello di vita su questultimo battuto, rappresentato dalle USS 492 e 493, si distingue da quelli precedenti per la minore presenza di ceramiche, tra cui si segnalano per la prima volta numerose tazze-attingitoio dal profilo carenato e dallansa insellata. LUS 492 parzialmente coperta lungo i margini presso labside dallUS 92, uno strato di limo argilloso presente anche fra le pietre del muro US 43 e interpretato come disfacimento dellintonaco che rivestiva il paramento interno del muro. Chiude la V fase il parziale crollo (US 491) della parete SW del muro perimetrale (US 487), compresa fra lUS 752 e lo stipite S dellingresso, crollo che, circoscritto a tale porzione limitata del muro perimetrale, potrebbe anche derivare da unazione intenzionale, mirante allestensione della capanna. In effetti la ristrutturazione della B4 nel corso della sua VI fase di vita (Fig. 5 A) ne comporta lampliamento, poich la porzione di muro crollata non ricostruita e la zona risistemata mediante un livellamento (US 438=484 nella zona S e US 486 nella zona N) sul quale viene disteso il battuto US 485, di cui un lacerto presente anche nellarea N dellambiente (US 490). Da queste USS provengono per la prima volta allinterno della B4 frr. di anse di tazze-attingitoio cosiddette ad orecchie equine (Fig. 7 nn. 1-3) della pi caratteristica produzione vascolare della facies RTV e frr. di vasi su piede (Fig. 7 nn. 6-14), numerosi a partire da questa fase e che in generale, in tutto il settore B, sembrano essere esclusivi degli strati pi recenti. La stesura dellUS 485 viene dunque a coprire i filari conservatisi della parete crollata e il vecchio ingresso, appositamente obliterato con pietre di medie dimensioni (US 561), e si estende verso W tra il muro US 798 a N, ed il muro US 799 a S, convergenti e connessi mediante una lastra avente funzione di soglia (US 800), corrispondente al nuovo accesso della B4. Loriginaria presenza del battuto in tutto lambiente suggerita dallestensione dellUS 421, derivante dal disfacimento dellUS 485. Al di sopra del battuto vengono costruiti al centro della struttura due tramezzi (US 406 e 407), perpendicolari ai lati lunghi della B4, che determinano la divisione dellambiente in due zone, cui si accede dallapertura centrale per il passaggio delimitata dai tramezzi stessi, realizzati sovrapponendo a secco tre filari di pietre di dimensioni medio-grandi. Tale divisione potrebbe corrispondere ad una distinzione funzionale, come sembrerebbero dimostrare le USS 423 e 431, individuate rispettivamente al di sopra dei battuti 485 e 490, le quali, pur avendo la stessa matrice limosa di colore marrone chiaro, si differenziano per i materiali in esse contenuti, permettendo di ipotizzare lesistenza di due aree di attivit. In particolare il vano N, interessato dalla deposizione dellUS 431, doveva essere legato allo stoccaggio e/o lavorazione e consumazione del cibo, come proverebbe labbondanza al suo interno di resti faunistici, malacofauna marina e semi, unitamente ai rinvenimenti ceramici, relativi ad un dolio alto ca. 70 cm e a vari frr. di tazze-attingitoio e a scodelle su piede troncoconico. Il vano fu oggetto di unulteriore suddivisione che chiuse la zona absidale con un filare di pietre di medie dimensioni (US

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404), delimitando cos unarea di 0,70 m2, forse un piccolo magazzino, caratterizzata dalla stesura sul piano di ciottoli di piccole dimensioni (US 405) (Fig. 5 A). A S dei tramezzi invece venne impiantata, a ridosso dellangolo SE del vano, una struttura di incerta funzione, caratterizzata da piccole pietre disposte in circolo a delimitare una fossa poco profonda (US 422). Labbondanza di ceramica proveniente dallUS 431 trova spiegazione nellepisodio di crollo (USS 432 e 73) che la sigilla e che determin la repentina cessazione dellattivit nella zona N. Al crollo suddetto segue ancora una volta la risistemazione dellarea (fase VII), realizzata nel vano N mediante la deposizione delle US 408 e 418, al fine di livellare il crollo, e di un piccolo acciottolato costruito disponendo con cura ciottoli selezionati di piccole dimensioni (US 417). A questo punto lintero ambiente appare nuovamente interessato da unoccupazione apparentemente indifferenziata, come evidenziano le USS 91 e 410, presenti in tutti i quadrati della B4 e caratterizzate da una matrice limosa grigio scura ricca di resti faunistici e frr. ceramici di tazze-attingitoio del tipo RTV maturo, vasi su piede e olle. Questa sembra essere lultima fase di vita dellambiente B4, gi ampliato, come evidenzia la relazione di appoggio dellUS 410 alla soglia US 800, ed il crollo, forse indotto, che viene ad interessare tutta la zona ampliata. La deposizione della successiva US 90=99 coincide ormai con linglobamento dellambiente B4 nella pi ampia struttura B8. Nonostante lanalisi della produzione vascolare della facies di Mursia sia ancora in corso13, lo studio del materiale ceramico dellambiente B4 e alcune osservazioni proposte dal Tozzi sullargomento14 consentono di sviluppare alcune preliminari considerazioni sullevoluzione della ceramica del sito. Relativamente ai recipienti semplici e fortemente funzionali, quali olle e scodelle, non si evidenziano sostanziali modificazioni morfologiche nel tempo. Fin dai primi livelli di vita dellambiente queste classi sono attestate nelle forme globulari o ovoidali per le olle e troncoconiche per le scodelle e tali perdurano fino alle fasi finali. Relativamente alle scodelle per si pu osservare una diminuzione del loro numero in concomitanza con la comparsa, improvvisa ed abbondante, dei vasi su piede15 (Fig. 7 nn. 6-14), quale si registra dalla VI fase della B4. La recenziorit di questa classe vascolare riscontrabile in tutto il settore B. Sembra dunque che a Mursia questa tipologia di vasellame, ben attestata in tutte le fasi del Bronzo Antico siciliano in ambito castellucciano, assuma una precisa valenza cronologica, divenendo elemento caratteristico e diagnostico di una fase tarda della ceramica pantesca. Unaltra classe per la quale sembra possibile evidenziare una precisa corrispondenza fra tipi e fasi di vita della B4 quella delle tazze, che sembrano evolvere morfologicamente lungo una linea piuttosto evidente. Le tazze compaiono a partire dalla III fase dellambiente, ed hanno inizialmente profilo semplice o articolato (globulare per lo pi) con orlo dritto o lievemente svasato, fondo piano e ansa a nastro o ad anello sempre sopraelevata impostata dallorlo al punto di max. espansione (Fig. 6 nn. 4-5). Allinterno delle USS relative alla IV fase di vita della capanna le tazze si dotano gi di due nuovi elementi morfologici: lansa a nastro tende a insellarsi e compare il fondo ombe-

Largomento parte del dottorato di ricerca della scrivente presso lUniversit degli Studi di Udine. T OZZI 1968, pp. 332-367, 383-386. 15 Con la classe vasi su piede ho scelto di indicare le forme comunemente note nella letteratura archeologica siciliana come fruttiereo con i termini coppa, scodella, bacino su piede.
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FIG. 7 Mursia, settore B: ceramiche provenienti dalle fasi IV-VI della capanna B4 (1-5, 1:3 grand. nat.; 6-16, 1:6 grand. nat.).

licato (Fig. 6 nn. 9-10). Con la V fase di vita della B4 la vasca a subire un cambiamento con lintroduzione della carena, che verr da questo momento in avanti a caratterizzare la maggior parte della produzione, pur tuttavia senza mai soppiantare del tutto le vasche a profilo semplice od articolato (Fig. 6 nn. 11-16). solo a partire dalla VI fase che troviamo le vere e proprie tazze tipo RTV, caratterizzate da anse sensibilmente sopraelevate e dotate di appendici cornute16 (Fig. 7 nn. 1-3), o aventi la parte superiore in forma di ascia (Fig. 7 nn. 4-5). Infine un altro elemento che sembrerebbe caratterizzare la produzione vascolare pi recente del sito quello della ceramica ornata, incisa per lo pi, nota generalmente da frr. che nella B4 compaiono a partire dalla VI fase e che ancora una volta, in tutto il settore B si rinvengono solo nei livelli pi alti. A.V.

16 Per questa tipologia di anse prevalsa nella letteratura archeologica siciliana la nomenclatura ad orecchie equine. In questa sede proponiamo di recuperare la terminologia avanzata dal Tozzi di corna caprine, secondo un modello di ispirazione preferenziale, quello del mondo ovicaprino, diffuso presso le societ a vocazione agro-pastorale del Mediterraneo protostorico.

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Capanna B6 (Fig. 8 A). Appartiene al primo impianto del settore B, ha perimetro ovale, lungo 7 m e largo 3,30 per una superficie interna di 22 m2, incassato nel terreno per una prof. conservata max. di 1,50 m. realizzata totalmente in pietre a secco e presenta il lato W contiguo a quello dellambiente B4, mentre il lato lungo E interrotto da due ingressi. Si tratta dellambiente pi interessante dal punto di vista funzionale di questa fase, in quanto dotato di strutture particolari che ne evidenziano la vocazione produttivoartigianale. Lindividuazione di queste strutture ha determinato larresto dellattivit di

FIG. 8 Mursia, settore B, capanna B6: A) pianta della fase I; B) particolare delle strutture USS 439 e 605; C) particolare delle strutture USS 608 e 610.

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scavo al battuto ad esse relativo, senza possibilit di verificare se esso corrisponda o meno alla prima fase di occupazione dellambiente17. Del perimetro messo in luce, lunico aspetto originario certo la suddivisione interna in due aree absidate, mediante un muretto in pietre a secco (US 622), posto al centro dellambiente perpendicolarmente ai lati lunghi, che determina la presenza delle due aperture. In entrambe le aree presente, sul pavimento, una vasca poco profonda, di forma ovale (ca. 1x1 m), marginata da un cordolo alto ca. cm 10 e rivestita di argilla battuta18. Al centro delle vasche, inglobato nel battuto, vi un vaso litico con imboccatura posta a quota inferiore rispetto alla sommit del cordolo. Nellarea S, oltre alla vasca principale (US 608) presente unaltra area (US 610) di dimensioni minori (0,50x0,65 m), rivestita di argilla e marginata da un cordolo simile. Nellarea N la vasca (US 439) collegata ad una struttura (US 605) quadrangolare addossata al muro US 622, realizzata con pietre su due filari e dotata di una apertura sul lato E ed di una apertura minore sul lato N che accede alla struttura US 439. Sempre nellarea N a ridosso del muro perimetrale US 44 sono state individuate una piastra (US 425), realizzata in limo concotto steso su uno strato di piccoli ciottoli (US 619), ed unaltra concentrazione di pietre di medie dimensioni (US 453), interpretata come banchina. La conferma della destinazione produttivo-artigianale dellambiente B6 proviene anche dallanalisi dei numerosi reperti rinvenuti nelle US interpretate come fasi di vita relative ai battuti pavimentali US 613 e US 618 e denominate US 606 nellambiente S e US 427 nellambiente N. Poggianti sul battuto US 613 sono state rinvenute 4 macine, mentre nello strato US 606 sono state rinvenute 6 lamette in selce ed un martello litico. LUS 427 invece ha restituito 4 punteruoli e 1 bracciale frammentario in avorio. Inoltre entrambe le US 606 e 427 hanno restituito parecchie ossa, in particolare scapole di ovicaprini. In un momento successivo, la B6 ha perduto la sua destinazione legata alle strutture sopra descritte, obliterate dalla stesura di due nuovi battuti pavimentali, lUS 603, individuata a S del muro divisorio, e lUS 612, conservatosi in lacerti nellarea N. Nonostante tale risistemazione, lambiente non sembra essere stato frequentato intensamente e a lungo, come mostrano gli strati sopra ai battuti, costituiti principalmente dal crollo US 415=601 dei muri perimetrali, determinando lobliterazione e labbandono della capanna. A.V.-M.C.

Capanna B8. Pur sovrapponendosi stratigraficamente alla capanna B4, ne utilizza lo spazio e il muro E. Appartiene dal punto di vista strutturale e funzionale ad una trasformazione architettonica dellintera area, realizzata nelle fasi pi recenti dellabitato (Mursia III). Lambiente delimitato da un muro a doppia cortina che chiude un grande spazio ovale (8x5 m pari a ca. 27,4 m2 cui va

17 Un piccolo saggio effettuato allinterno della B6 lungo il lato meridionale del muro perimetrale US 44 ha permesso di constatare che esso prosegue in profondit oltre il battuto pavimentale preservato. 18 Strutture simili sono segnalate nel villaggio castellucciano di c.da Camuti, dove entro la cap. 4 sono state individuate 2 strutture rettangolari, di 1,80x1,10 e di 0,70x0,50 m con il bordo leggermente rialzato (V ALENTI 1996, p. 602.).

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aggiunta larea della B4 per una superficie complessiva di 44 m2), con asse maggiore orientato NE-SW e piano interno allo stesso livello dellesterno. Lambiente sembra destinato ad attivit artigianali, come farebbe supporre una grande struttura in argilla cotta, probabilmente una fornace per ceramica, ubicata a ridosso del lato W del muro perimetrale, in prossimit della parte absidale. La struttura (US 465), di cui si conservano le pareti cotte della parte basale spesse ca. 8-10 cm, ha forma ovale (2,15x1,60 m) ed fiancheggiata sul lato NE da una fossa di forma subrettangolare allungata orientata NE/SW (US 482), di 2x1 m, separata dalla struttura in argilla da un muretto in pietre a secco (US 467). La presenza della struttura con parete cotta e della fossa ha provvisoriamente favorito linterpretazione di tali evidenze come fornace a ventilazione orizzontale con la fossa di combustione esterna e il muretto in pietra che segnava limboccatura della camera di cottura chiusa da una volta in argilla. Lipotesi appare rafforzata dal rinvenimento sul lato SW allinterno della presunta camera di cottura di uno scodellone in ceramica con orlo appoggiato sul fondo della struttura e con tracce di sovracottura, testimoniata da crepe nelle pareti e dal fondo lacunoso, rotto in modo irregolare con superfici screpolate, forse uno scarto di cottura rimasto dopo lultimo utilizzo della fornace. Sempre allinterno della struttura sono stati rinvenuti elementi in concotto modellati in forma di listelli rettangolari (US 466), riconducibili per limpronta a piccole assicelle lignee.
Il livello di vita pi consistente dellambiente B8 caratterizzato dalla sedimentazione dellUS 60, uno strato di limo argilloso compatto inframmezzato a blocchi o sottili livelli di limo rosso, sul quale viene impiantata la probabile fornace, mentre nei pressi del limite E dellambiente viene realizzata una cista litica di combustione. Le caratteristiche dellUS 60, simili a quelle degli strati relativi alla fase finale degli ambienti B5 e B7, entrambe incendiate, unitamente allo stato di conservazione delle strutture impiantate su di esso, permettono di ipotizzare che larea fu interessata da un evento simile che ne determin la distruzione e labbandono 19. Lultima fase di vita riconoscibile allinterno della B8 rappresentata dallUS 36 20 che va ad obliterare tutte le costruzioni summenzionate, e che si presenta compatta, di colore rosso-arancio e contenente concotti, abbondante ceramica di piccole dimensioni e fauna. Tutta larea S coperta infine dalla US 12, che in quanto posta sotto lo strato arativo costituisce lo strato di abbandono ed caratterizzata da una forte pedogenizzazione. A.V.-M.C.

19 Attualmente tutta la fase finale di occupazione del terrazzo, rappresentata dagli ambienti B5, B7 e B8, sembra interessata da un incendio, ma mancano ancora dati certi sulla contemporaneit di tali strutture e di tali eventi distruttivi, che dovevano essere tuttaltro che infrequenti, come dimostrano lincendio della B4 e i diversi episodi registrati anche nel settore D allinterno di strutture appartenenti a fasi diverse. 20 Questa US potrebbe essere originata da processi di pedogenizzazione dellUS 60, con brevi episodi di frequentazione antropica. Lanalisi statistica delle dimensioni dei reperti indica un elevato grado di frammentazione.

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Capanna B5 Nella sequenza insediativa del villaggio di Mursia lambiente B5 ricopre un particolare interesse per la presenza di particolari caratteristiche strutturali e per la dinamica di occupazione e di abbandono delle ultime fasi dellabitato. La capanna stata distrutta da un incendio che ha causato la combustione del pavimento e presumibilmente delle parti lignee (arredo e forse copertura), provocando il disfacimento degli intonaci delle pareti e il successivo crollo dei muri in pietra a secco caduti su alcuni recipienti in ceramica posti a terra o possibilmente anche a varie altezze su ripiani lungo i muri. Appartenente alla fase B III, che corrisponde al momento di trasformazione dellarea nel settore B da un utilizzo residenziale a quello connotato da strutture produttive, la struttura precede la fase B IIIc che comprende le ultime attivit prima del completo abbandono dellarea21, tra cui la US 52, una bonifica artificiale di piccole pietre per livellare la superficie e togliere le asperit dovute al crollo dei muri. Lambiente ha pianta rettangolare e si discosta da tutte le altre strutture residenziali individuate nel settore B che hanno invece pianta ovale, allungata o ellittica allargata. Anche nelle dimensioni risulta essere molto pi piccolo degli altri ambienti, misurando 4,60x2,40 m con una superficie interna di ca. 12 m 2 pari a ca. 2/3 degli ambienti B1, B2 e B4 (Fig. 8 B). Se confrontato al coevo ambiente B8 appare ancora pi evidente la differenza dimensionale. La struttura non seminterrata, ma ha il pavimento in quota con il piano esterno. Linterno caratterizzato da due banchine ai lati dellangolo W, da due piastre di cottura in argilla, da un contenitore a pianta circolare costruito con pietre poste in verticale e da un vaso litico interrato con imboccatura sul pavimento. La costruzione della strada perimetrale degli anni 30 e presumibilmente lerosione a seguito dello scavo Tozzi del 1966 hanno parzialmente distrutto le pareti impedendoci di avere oggi il perimetro completo, riconoscibile sulla base dei limiti del pavimento, quasi tutto conservato e per le caratteristiche deposizionali delle unit stratigrafiche allinterno dellambiente che, interessate da una forte combustione sono facilmente identificabili. Non invece possibile localizzare lingresso, ma probabile che fosse collocato nel lato N. Lambiente B5 costruito al di sopra degli strati di abbandono di strutture precedenti, in parte rispettandone il perimetro e adattandosi in modo tangente alle capanne B3 e B422, in parte coprendo quasi completamente le murature precedenti (US 77, capanna B11). Il muro S inoltre va ad appoggiarsi parzialmente al muro di grandi dimensioni della capanna B8 (US 58 e 78). Lambiente costruito con muri a doppio filare di pietre di medie e piccole dimensioni con una banchina interna nel lato W (US 503) e nel lato S (US 501). Il muro S (US 51) costruito con pietre di piccole dimensioni, prevalentemente squadrate, allineate in filare doppio verso langolo SW e in filare singolo a partire dal centro. Il muro SW (US 68) e ci che rimane del muro N (US 72) sono formati da una doppia fila di piccole pietre ed hanno una largh. media di cm 55. Il pavimento US 504, costruito al di sopra di uno strato di preparazione (US 505)

21 La fine dellabitato rimane controversa per la forte attivit agricola che ha interessato la parte pi alta del deposito stratigrafico con lo spietramento dei terreni e con arature a trazione animale. Alle attivit agricole si deve aggiungere la trasformazione pedogenetica delle unit stratigrafiche superiori. 22 La posizione dei muri di B5, tangenti rispetto alle capanne B3 e B4, indica che al momento della sua costruzione entrambi gli edifici erano ancora in vita. Come gi stato precedentemente descritto la B4 era ormai trasformata in B8, mentre nulla si pu sapere delle fasi pi tarde della capanna B3 fortemente manomessa dai lavori moderni.

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costituito da piccoli ciottoli disposti irregolarmente e a densit scarsa e disomogenea, realizzato mediante un livello di limo dello spess. di cm 3-5, parzialmente battuto e indurito dal fuoco. Immediatamente sovrapposte al pavimento US 504 sono due piastre di cottura di forma circolare o ellittica US 57 del diam. di 95 cm e US 84 del diam. presunto di 75 cm, addossate rispettivamente al muro S (US 51) e allangolo NW (US 72 e 68). Le piastre sono costituite da un rilievo di ca. 10 cm sul piano del pavimento, ottenuto con la posa di piccoli ciottoli, rivestito di uno strato di limo indurito con il fuoco con superficie lisciata e bordi ben rifiniti. La US 57 ben conservata e reca solo fratture interne nella superficie, mentre la US 84 stata parzialmente distrutta dal taglio provocato dalla costruzione della strada perimetrale e in parte dal crollo dei muri avvenuto con lincendio dellambiente B5. Al di sopra del pavimento posto uno strato di limo sciolto, arrossato dal fuoco con abbondante presenza di carbone (US 98). Inframmezzati al limo sono diversi frr. ceramici, prevalentemente di piccole dimensioni e non ricostruibili nella forma. Lo strato stato interpretato come accumulo di prodotti di combustione, dovuti in parte allutilizzo delle piastre, ma prevalentemente allincendio dellambiente. I carboni erano pi concentrati attorno alla piastra (US 57) e nella met W. Numerosi sono i frr. di carbone di grandi dimensioni tra cui si riconoscono piccoli tronchetti con diametro di alcuni cm. Nella parte W alcuni carboni erano allineati facendo ipotizzare la presenza di piccole travi in legno cadute con lincendio. Nella parte E lo strato ridotto ad un velo di limo in gran parte inframmezzato a parti del pavimento non combuste. A coprire la US 98 uno strato di limo arrossato (US 22 e 54) di spess. variabile tra i 10 e i 30 cm, con inframmezzate numerose pietre, in genere di piccole dimensioni, e molti reperti in ceramica, pietra e osso. Sopra la US 83 sono poste le US 52 e US 53, di cui la prima costituita da uno strato di piccole pietre, ammassate particolarmente nel centro dellambiente, interpretato come parziale sistemazione dellarea coeva allabbandono dellambiente B8. Entrambe le US sono in fase con la US 36, posta a S dellambiente B5. La presenza di muri a larghezza limitata impone alcune riflessioni sulla staticit delle pareti e sul tipo di copertura utilizzata. La struttura non era probabilmente seminterrata e i muri pertanto non dovevano appoggiare a sostruzioni di terra. I muri USS 68 e 72 sono formati da una doppia fila di piccole pietre ed hanno una largh. media di 55 cm: il muro US 51 invece sembra essere formato da una sola fila di piccole pietre ed largo 30 cm e non pu sostenersi per una forte altezza, n tantomeno sostenere una copertura in pietra o con grandi travi lignei. Nellipotesi alternativa sugli alzati si pu immaginare un muretto in graticcio o con ampio utilizzo di argilla per evitare le probabili combustioni delle parti lignee. In parte inframmezzate e nella maggior parte poste al di sopra delle US 22 e 54 sono state rinvenute le pietre del crollo US 83. La distribuzione delle pietre caotica, pur rimanendo allinterno dellambiente. Le pietre sono di medie e grandi dimensioni, di forma irregolare, ma simili a quelle utilizzate per le murature. probabile che i muri siano crollati allinterno dellambiente, seppellendo lo strato di disfacimento degli intonaci anche dopo un certo periodo di tempo, come suggerisce lo spessore della US 22. La particolare conservazione del contesto stratigrafico e la descrizione dei reperti rinvenuti sotto il crollo e negli strati di vita ci permettono di ricostruire dettagliatamente la destinazione e lattribuzione cronologica dellambiente B5. Nellambiente al momento del crollo erano presenti 3 scodelloni, 6 olle, 2 tazze, una ciotola, una scodella e 3 vasi miniaturistici. Fra gli altri reperti si segnalano 2 alari, 2 token, 2 perle in pasta vitrea e un fr. di punta di lesina in bronzo.

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Al di sopra o in prossimit della piastra centrale US 57 erano collocati 2 alari in terracotta. Il primo (Fig. 10 n. 1), integro, di forma ginecomorfa con presa insellata e pianta ovale con due ali arrotondate nella parte opposta alla presa. cavo nella parte della presa e parzialmente in prossimit delle ali. Il secondo simile, ma frammentario, assai danneggiato e lacunoso (Fig. 10 n. 2). Gli alari sono stati rinvenuti a Mursia sempre associati alle piastre di argilla, diffuse solo nella fase pi tarda dellabitato. La realizzazione in terracotta ne ha causato una cattiva conservazione, spesso limitata a frr. di masserelle di argilla. Sempre sulla piastra, nella US 54 era posto inoltre in posizione rovesciata uno scodellone biansato di forma troncoconica con labbro ingrossato allinterno (Fig. 10 n. 3). Altri due scodelloni simili sono stati rinvenuti nella US 22 al centro dellambiente, in prossimit del muro N, frantumati in numerosi pezzi. Il primo (Fig. 10 n. 4) ha una distribuzione aperta a ventaglio con frr. isolati posti vicino alla piastra US 57 ad una distanza di oltre 1 m dalla concentrazione maggiore. Il secondo pi circoscritto e affiancato al precedente (Fig. 10 n. 5). Anche lolla (Fig. 9 n. 1) ha una distribuzione aperta con frr. isolati posti ad una distanza di ca. 1 m dalla concentrazione maggiore, suggerendo o la possibilit di una caduta da posizione elevata (un ripiano ligneo) o al contrario della caduta sui vasi appoggiati a terra di elementi pesanti (travi o pietre del muro). Altri vasi con frr. posizionati secondo una concentrazione ben delimitata sono invece da ritenere in posizione primaria, appoggiati direttamente sul pavimento (olla quadriansata, Fig. 9 n. 2; olla biansata, Fig. 9 n. 3; ciotola con due maniglie orizzontali, Fig. 10 n. 8; tazza, Fig. 10 n. 10; tazza con ansa ad anello verticale; vasetto miniaturistico a forma di scodella) o in parte interrati nel pavimento come nel caso dellolla posta accanto alla piastra W (Fig. 9 n. 4). Alcuni vasi mostrano evidenti segni di deformazione causata dal fuoco. Sul pavimento erano altri oggetti in pietra, tra cui un vaso litico, completamente interrato con limboccatura a livello del pavimento, e tre macine di cui due a fianco del muro US 51 ed una ad E della piastra US 57. Tra i reperti della US 54 sono 2 tazze miniaturistiche, poste in prossimit del muro US 51 (Fig. 10 nn. 9, 11). Dalla US 98 proviene una perla in pasta vitrea di colore bianco, mentre dalla US 41, posta allinterno della struttura circolare in pietra nellangolo SE dellambiente, proviene una perla in pasta vitrea colorata con cobalto e anima in lamina doro (Fig. 10 n. 12) di produzione orientale (MARAZZI e TUSA 2005a). Dalla US 22 proviene infine una perlina in terracotta (Fig. 10 n. 13) e un token. Lambiente B5 si caratterizza pertanto come edificio destinato alla preparazione dei cibi attestata dalle macine e dal vaso litico, utilizzato presumibilmente come mortaio. Pi direttamente legati alla cottura dei cibi sono sia gli scodelloni e le olle, ma soprattutto le due piastre e gli alari. Particolari ed in collocazione anomala sono gli oggetti di pregio costituiti dalle due perle in pasta vitrea e i vasi miniaturistici. Si deve rilevare comunque la quasi completa assenza dei recipienti destinati al consumo, come grandi tazze o scodelle. I pochi esemplari di queste classi sono di piccole dimensioni e potrebbero aver avuto una funzione di contenitore di particolari sostanze. Dal punto di vista cronologico, le forme dellambiente B5 si riferiscono a tipologie non attestate nelle fasi pi antiche del villaggio, invece frequenti nelle strutture della fase III. M.C.

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FIG. 9 Mursia, settore B: A) capanna B5, pianta; B) capanna B5, ceramica proveniente dalla US 22 (1:6 grand. nat.).

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FIG. 10 Mursia, settore B, capanna B5: reperti provenienti dalle US 22, 41, 54 e 98 (1:6 grand. nat.).

AREA NORD
Comprese in questarea sono numerose strutture murarie, parte di ambienti ancora da determinare, in cui le uniche due strutture definite sono la capanna B10 e la B7, pi recente, costruita sfruttando parte del muro perimetrale della prima. La capanna B10 (Fig. 11) si inserisce nella fase Mursia III del villaggio che vede la costruzione di grandi strutture di forma ellissoidale, forse aperte sul lato non absidato o con chiusura rettilinea, come indicherebbe la capanna B8 precedentemente descritta.

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La capanna B10 ha lasse maggiore, orientato in senso NS, lungo almeno 8 m, mentre lasse minore ne misura 6. Il perimetro identificabile su tre lati (USS 573 e 710), con muri costruiti con grandi pietre sbozzate. Nella parte SE non conservato alcun muro identificabile come chiusura, impedendo di riconoscere la planimetria completa e di collocare con esattezza la porta di accesso.

FIG. 11 Mursia, settore B, capanne B10 e B7: pianta.

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Inoltre lampia campata e lassenza di buche di palo non ci aiutano nella definizione della copertura di tale struttura, senza escluderne leventuale assenza. Tuttavia, lambiente presentava nella parte S tre muretti interni divisori (US 443, 473, 494) e nella parte N un grande masso di pietra sporgente (US 472), che potrebbero aver servito da base di appoggio per le travi del tetto. Contemporanee alla costruzione dei muri perimetrali sono da considerare le scarse testimonianze dello strato pavimentale, documentato da un lacerto di battuto (US 538), di ca. 40x30 cm, conservato nella zona centrale, posto allo stesso livello dellarea esterna. Addossata al muretto US 443 una piastra in argilla (US 518). Al di sopra della piastra sono stati rinvenuti frr. di alari e ceramica, mentre adiacente ad essa stata riconosciuta una lente di cenere (US 519). Proviene dallarea del muro US 473 un bracciale frammentario in avorio decorato con incisioni ad occhio di dado. La capanna B7 (Fig. 11) si discosta dalle altre strutture finora individuate per la sua forma pressoch circolare, con assi di ca. 4,5x5,1 m. Posta immediatamente sotto lo strato arativo, la capanna ha subito notevoli danni a causa dei lavori agricoli che hanno lasciato ben poco del suo elevato, ridotto a due e talvolta ad una sola fila di pietre, sufficiente comunque a definirne la planimetria. La capanna, che non sembra essere stata seminterrata, era delimitata a S dal muro US 468, costruito in pietre a secco, di cui rimane il primo filare e solo in alcuni tratti anche il secondo, e a N dal muro US 801 di dimensioni maggiori, pertinente alla pi antica capanna B10. Il resto del perimetro caratterizzato, nella parte E, dallo sfruttamento di un grande masso naturale affiorante (US 472) e da una fila di pietre di minori dimensioni al cui interno inserito un vaso litico, presumibilmente di reimpiego; lungo il lato W invece si trova un agglomerato di piccole pietre (US 537) a formare una soglia nellunico punto di possibile entrata alla capanna. Appoggiata alla parete N verso linterno una grande piastra di argilla cotta con superficie lisciata ben conservata (US 483). La stratigrafia allinterno della B7 contraddistinta da una sequenza che comprende la realizzazione architettonica ed ununica fase di vita, interrotta da un incendio e dal crollo delle strutture murarie, su cui si depositato il successivo strato corrispondente allabbandono della struttura (US 534). Oltre alla messa in opera dei muri sopra descritti, non ci sono evidenze omogenee relative alla preparazione del pavimento, indicato solo da due lacerti di strati lenticolari (US 713 e 569) a matrice limo-sabbiosa molto compatta con scheletro formato da breccia di piccole dimensioni (2-3 cm). Il resto della pavimentazione probabilmente era costituito dal tetto delle unit stratigrafiche sottostanti (US 570 e US 510), deposte prima della costruzione del muro US 468, che mostrano solo una superficie indurita cui stata assegnata la US 782 come interfaccia. Gran parte della capanna occupata da uno spesso strato combusto (US 515), contraddistinto da terra grigia-nera, dalla presenza di diversi resti di legno carbonizzato, di abbondanti resti faunistici e da una quantit notevole di ceramica, con vasi in posto, ridotti in frantumi dallincendio e dal crollo dei muri. Gli strati superiori corrispondono alle fasi di crollo delle strutture della capanna e comprendono in ordine stratigrafico dal basso lUS 534 e lUS 469. Verso S, allesterno e appoggiato al muro perimetrale della capanna B7, si innesta un muro rettilineo in pietre a secco (US 473) con direzione NS. Insieme ad altri lacerti murari esso sembra delineare un complesso architettonico formato da pi ambienti di forma rettangolare diffusi tra la fine del Bronzo Antico e il Bronzo Medio in numerosi abitati siciliani. M.S.

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LABITATO SUL PROMONTORIO: IL SETTORE D


La ripresa degli scavi sul promontorio mirava ad investigare linsediamento sovrastante la costa, nellampio pianoro ovale, ca. la met dellintero abitato, orientato in senso EW, isolato su tutti i lati da pareti a strapiombo (Fig. 1). Il pianoro che sormonta il promontorio, accessibile dal lato E, attualmente diviso in due ampie terrazze pianeggianti, di cui linferiore, a S, quella indicata negli scavi degli anni 60 come settore A, mentre abbiamo indicato la terrazza superiore, dove si sono concentrati i nostri lavori, come settore D. Il pianoro a mare ha subito nel tempo profonde modifiche. Tra le pi importanti ricordiamo lo spianamento ottocentesco di un dosso indicato in una carta militare del 1870, limpianto di un sistema di fortificazioni militari collegate da una trincea che attraversa per intero il settore D e la divisione dellarea nelle due attuali terrazze con la costruzione di un muro. Questultima, databile agli anni 50, ha comportato la perdita o la mutilazione di numerosi edifici preistorici. Gli scavi nel settore D, condotti con sei campagne tra il 2001 e il 2005, hanno indagato una superficie di 875 m2, pari ad oltre la met della terrazza. Larea sottoposta a scavo ha rivelato la presenza di abitazioni disposte senza alcuna regola apparente che non sia quella di occupare fittamente lo spazio disponibile (Fig. 12). tuttavia possibile che la disposizione relativa degli edifici non sia del tutto casuale. Escludendo le capanne minori, che quasi sempre occupano lo spazio di risulta tra le maggiori (fino ad assumere il contorno planimetrico di questo spazio) e considerando anche le capanne del settore A, sembra che almeno gli edifici maggiori orientassero lasse principale, grosso modo, in senso EW oppure NS. Le abitazioni sono quasi addossate le une alle altre, con rari interstizi appena sufficienti a far passare un uomo. Queste intercapedini non formano una maglia viaria, perch ciascuna di esse limitata al disimpegno di un singolo edificio. In effetti si conosce una sola strada che disimpegna diversi edifici: larteria, larga ca.1 m, attraversa il centro del settore D da S a N fin quasi al ciglio N, dove devia bruscamente verso W perdendosi tra le distruzioni operate da installazioni belliche. La strada attualmente nasce dal moderno muro di terrazzamento ed pertanto credibile che in origine proseguisse verso S, anche nel settore A. Almeno la capanna D1 e il complesso rettilineo DI-II si affacciano sul lato W di questa strada. Sul lato E la strada costeggiata dalla capanna D2. Sullo stesso lato stata rinvenuta una delle due aree tra le capanne che si suppone allaperto, caratterizzata da numerosi focolari con ceramica da fuoco ed utensili da cottura in giacitura primaria. Questarea separata dalla capanna D2 da quella che potrebbe essere una seconda strada, parallela alla prima e ad E di essa. Laltra area allaperto posta ad E quasi a ridosso della perimetrale, invece caratterizzata da allineamenti di conci megalitici lisciati alla sommit. Fino ad oggi sono stati indagati 23 ambienti, distinti in 17 edifici curvilinei (capanne D1-D17) e sei vani quadrangolari, di cui 5 allineati su due distinte spine (ledificio DI con tre vani e ledificio DII con due) ed uno (DIII) allineato al lato corto della capanna curvilinea D15. Luso di questi edifici appare in prevalenza domestico. Solo alcuni di essi (D2, D17) contenevano elementi di arre-

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do potenzialmente ascrivibili alla sfera del sovrastrutturale. Le strutture si distinguono invece, oltre che per la tipologia architettonica, per le dimensioni e per la qualit e quantit dellarredo mobile. Sotto questo aspetto gli edifici D2, D7, D9, D10, D11, D14 e DIII, tutti concentrati in quella che doveva essere la parte centrale del promontorio, emergono sugli altri. Su tale complessit strutturale prevale lorizzontalit della stratigrafia. Il deposito antropico risulta ispessito (fino a 1 m) procedendo verso S e si assottiglia progressivamente in direzione opposta, fino a scomparire del tutto in prossimit del ciglio N, dove per una fascia di alcuni m affiora la roccia. I casi di sovrapposizione stratigrafica fra edifici di periodi diversi sono pertanto abbastanza rari, sebbene non assenti. Le sovrapposizioni pi significative sono state riscontrate nella parte E dello scavo: le capanne D6 e D9, che hanno pianta ovale con due absidi uguali, sono risultate impiantate sui crolli delle capanne D8 e D10; queste ultime, edificate sopra la roccia, hanno pianta ellittica assai allungata, con due absidi di misure e soprattutto planimetrie diverse: una semicircolare, laltra ogivale. Un muro, verosimilmente rettilineo (US 171), stato costruito sopra il crollo della capanna D2, un edificio, purtroppo tagliato dal terrazzo, comunque con lati curvi raccordati da angoli curvi, tipo finora unico. La pi antica capanna che sia possibile mettere in relazione stratigrafica alle altre la D7, un grande edificio ellittico con absidi uguali costruito prima della capanna D10. Sono invece frequenti le sovrapposizioni interne alle stesse capanne: gli edifici risultano pi volte ristrutturati con il rialzamento del piano pavimentale e il riassetto dello spazio interno. Le stratificazioni pi complesse sono quelle della capanna D7, con quattro ristrutturazioni, e della capanna D8 che contava non meno di dieci battuti pavimentali sovrapposti. Di norma, tuttavia, il numero di fasi interne agli edifici minore. A limitare il numero di ristrutturazioni concorrevano tempi e modalit di distruzione degli edifici stessi: in genere le capanne distrutte da incendi, ed il caso della D2, della D14 e delledificio quadrangolare DIII, non venivano pi ricostruite. Gli elementi stratigrafici sono tuttavia sufficienti per delineare, nellambito di una generale continuit duso, alcune caratteristiche evolutive dellarchitettura del settore che abbiamo distinto in tre fasi, bench mai esse siano state trovate sovrapposte nella medesima area. Tra i fatti cronologicamente pi evidenti vi larcaicit delle capanne con planimetria ellittica allungata ed absidi di tipo diverso, arieggianti lo scafo di una imbarcazione. Queste capanne sono sempre impiantate sulla roccia e quando offrono relazioni di sovrapposizione con altri edifici occupano i livelli inferiori. Le capanne ovali con due absidi di pianta uguale rappresentano uno sviluppo tipico di un momento evoluto, come mostra il gi citato caso della capanna D9; tuttavia una capanna di questo tipo la D7, che abbiamo detto essere la pi antica struttura, sotto il profilo stratigrafico, del settore D. della seconda fase, per motivi stratigrafici, anche la singolare capanna D2, una sorta di ibrido tra un edificio curvilineo radiale ed uno rettilineo modulare. La terza fase comprende edifici curvilinei, tra i quali forse possibile ascrivere lunico esemplare di capanna circolare con palificazione in chiostra (la D5), se non altro per analogia con levoluzione architettonica della Sicilia ma invero priva di precisi rapporti stratigrafici con altre strutture. A questa fase

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devono appartenere anche gli edifici rettilinei con distribuzione modulare dello spazio, nessuno dei quali stato impiantato sulla roccia e che mostrano forme di correlazione strutturale con edifici curvilinei, probabilmente di tipo absidale (capanne D1 e D15). Caratteri evolutivi hanno anche alcuni elementi strutturali. Gli apparecchi murari pi antichi sono ad unico paramento di tecnica incerta, quasi sempre con sola faccia a vista sul lato interno, dato che lesterno era interrato. I muri di terza fase sono spesso (ma non sempre) a doppio paramento con duplice faccia a vista, segno che era in declino luso di costruire le capanne con il piano pavi-

FIG. 12 Mursia, settore D, planimetria generale.

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mentale pi basso rispetto allesterno. Anche i sistemi di cottura sembrano subire modifiche nel corso del tempo. Durante la fase arcaica sono testimoniati focolari di svariato tipo: distese di conglomerato argilloso su un vespaio di ciottoli, focolari quadrangolari ricavati nel battuto pavimentale mediante una scanalatura (Fig. 13 A), potsherds pavements, focolari non strutturati. Nella fase media ed in quella tarda i focolari si uniformano al tipo a piastra circolare di argilla concotta, con sezione troncoconica rialzata sul piano pavimentale di alcuni cm (Fig. 13 B). La stratigrafia interna alle capanne appare indipendente da quella generale. Essa, piuttosto, un anello di collegamento tra fasi diverse, a testimonianza di una continuit di vita che non conobbe brusche cesure. La capanna D7 ha due livelli di frequentazione attribuibili alla fase arcaica del sito, e altri due che si inquadrano in un momento evoluto, quando erano in uso i focolari a piastra circolare. La capanna D11 ha due livelli di frequentazione. Il primo, cui spetta anche larcaicit dellimpianto planimetrico a scafo di imbarcazione, si inquadra nella prima fase; il secondo, caratterizzato da una grande piastra circolare, certamente di una fase avanzata dellinsediamento. Altre capanne, bench presentino al loro interno una stratificazione complessa, sembrano esaurire la loro esistenza allinterno di una sola fase. La capanna D8, come gi detto, ha una lunga sequenza di battuti pavimentali; la capanna D10 ha due livelli di vita; in entrambi i casi le modifiche strutturali apportate nel corso del tempo si inquadrano tutte nella fase arcaica del settore confermando il dato stratigrafico che le colloca alla base della sequenza. Lo spiccato murario superstite sempre assai limitato, in molti casi ridotto al solo filare di base. Dove il volume conservato lo ha consentito, i crolli degli edifici hanno fornito indicazioni sui sistemi di copertura, che appaiono disomogenei e talora indecifrabili. Gli edifici modulari DII e DIII hanno restituito cospicue tracce di una copertura basata su un ordito di puntoni lignei tamponati da incannicciata o da un vero tavolato (Fig. 14). Lordito era poi suturato con conglomerato argilloso concotto (non sappiamo se per combustione accidentale), che almeno nel secondo edificio copriva sia la falda che il soffitto. Non chiaro quale fosse laspetto esteriore di questa copertura: i frr. di tetto dellambiente DIII presentano, comunque, una lieve curvatura in sezione. Pi difficile determinare il sistema di copertura delle capanne curvilinee. Ad eccezione delle capanne D1-D3, D6 e D9, oltre che degli edifici rettilinei, tutte hanno evidenziato alloggiamenti per montanti verticali. La capanna D5, caso unico, era anzi interamente ordita con una chiostra di montanti, non chiaro se esternamente tamponata da un muro lapideo. Nella capanna D15 sono state rinvenute le basi dei montanti lignei carbonizzati ancora al loro posto. Tuttavia in nessun caso si raggiunta la certezza che i montanti sostenessero la copertura, piuttosto che altre sostruzioni. Le buche non rispecchiano quasi mai la simmetria radiale delledificio, ed appaiono anzi piuttosto asimmetriche rispetto ad essa. Nella capanna D10 si trova una buca maggiore, al centro, ed una buca minore al fuoco dellabside S e manca invece la terza buca al fuoco dellabside opposta. In questo caso, almeno la buca centrale poteva davvero alloggiare un montante di sostegno del tetto, ma rimane dubbia la funzione della buca minore. Nella capanna D7 vi sono buche di palo in due dei quattro livelli di

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FIG. 13 Mursia, settore D: A) capanna D7, zona dellabside N, strutture del primo livello; B) capanna D14, fotopiano zenitale.

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FIG. 14 Mursia, settore D: vano DIII, crollo e frr. della copertura.

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frequentazione; le buche del primo livello occupano, a quadrilatero, soltanto larea dellabside N (Fig. 13 A). Esse sono state occluse dal pavimento del secondo livello, che non ha restituito traccia di buche. Se davvero le buche alloggiavano i sostegni del tetto dovremmo concludere che la D7 avrebbe mutato tipologia di copertura nel corso del tempo. Nei crolli delle capanne, composti da pietrame analogo a quello dei muri, non si rinvengono mai grossi frr. di argilla concotta, neanche in edifici incendiati. Nei crolli si trovano invece lastre litiche (Fig. 18 C) vagamente trapezoidali, caoticamente frammiste alle altre pietre. La sola capanna D10 ne ha restituite 16, tutte di dimensioni simili. Le lastre non compaiono mai nelle porzioni di murature ancora in piedi, segno che la loro collocazione originaria era alquanto in alto nello spiccato delledificio, forse alla cresta del muro, sul piano dimposta del tetto o sulla falda della stessa copertura. Nella capanna D10, che ha mantenuto uno spiccato apprezzabile, i muri laterali aggettano verso lesterno, mentre quello dellabside S curva progressivamente verso linterno. Almeno nel caso di questabside lipotesi di un catino lapideo di copertura non inverosimile. Il sistema di copertura a falsa cupola era conosciuto nella facies di Mursia e sistematicamente applicato nelle celle funerarie dei sesi. Non vi dubbio che i muri delle capanne appaiano troppo sottili (in genere non oltre i 60 cm) per sostenere uno spiccato di questo tipo, ma occorre ricordare che gli edifici erano profondamente infossati nel terreno e che stando a ridosso uno degli altri si puntellavano a vicenda. Quale che fosse il sistema di copertura, sembra verosimile che le capanne avessero un accentuato verticalismo, visivamente mitigato, almeno allesterno, dal fatto che il piano di calpestio interno era infossato. Nella sola capanna D7 tra il pavimento pi antico e il pi recente vi un dislivello di 1,05 m. Se non vogliamo immaginare che il tetto venisse rialzato contestualmente al pavimento necessario ipotizzare che esso fosse concepito piuttosto elevato sin dalla fondazione. Gli ingressi delle capanne, assai angusti, si trovano spesso al raccordo tra unabside e ladiacente muro lungo. Essi seguivano le stesse dinamiche dei livelli pavimentali, dato che alcuni di essi sono stati rinvenuti tamponati con pietre (Fig. 17 C). Normalmente non compaiono n stipiti, n soglie, n vi sono tracce di alloggiamenti per telai lignei. Indicativo di quella che poteva essere la generalit dei casi lingresso della capanna D1, scavato nella roccia con tre gradini che colmano il salto di quota tra lesterno, posto pi in alto, e il pavimento interno. Sfugge il motivo per il quale le capanne fossero infossate e che doveva comunque compensare i problemi che un tale sistema comportava. Il dislivello tra lesterno e linterno favoriva probabilmente le infiltrazioni e il ristagno di acque meteoriche. Non si pu escludere che anche per tale ragione le capanne erano addossate le une alle altre e forse dotate di coperture estese ai modesti spazi esterni. I sistemi di arredo interno non presentano caratteri uniformi. Lo spazio appare concepito in molti casi come unitario e radiale ma alcune capanne, o meglio alcuni livelli di frequentazione di esse, presentano divisioni interne formalizzate da tramezzi trasversali allasse maggiore. Questi possono ripartire

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lo spazio in due ambienti uguali, come nel primo livello della capanna D11, oppure isolare una delle absidi dal resto dellambiente, come nel quarto ed ultimo livello della capanna D7, nel primo della capanna D12 e dellultimo della capanna D13. Rimane il sospetto che queste barriere architettoniche avessero carattere simbolico: lo sbarramento della capanna D12 costituito da lastre poste a coltello; nella capanna D11 il tramezzo si limita ad un cordolo di pietre, cieco, che non pare abbia sostenuto filari soprastanti; nella D13 il tramezzo era addirittura costituito da un cordolo di piccole pietre alte non pi di 10 cm. Il piano pavimentale quasi sempre realizzato con un conglomerato a base di argilla, di cui si conoscono due varianti. Una di colore bianco con alta percentuale di carbonato di calcio (Fig. 15 A). Laltra, di colore rosso, contiene nellimpasto argilla delle favare (Fig. 15 B). Almeno questultima, sottoposto ad analisi, risultata combusto ad una temperatura di 800-900C. Gli impasti venivano stesi attraverso straterelli di pochi mm che, sommati insieme, portavano lo spessore del battuto ad una potenza oscillante tra 5 e 20 cm. Quasi sempre sotto il battuto si trova una preparazione, nei casi migliori un vespaio di ciottoli fluitati o un lastricato. In altri casi sono testimoniati accumuli di sedimento inerte o persino i crolli di pietre delle strutture sottostanti. Nelle capanne pi antiche il battuto stato allettato direttamente sulla roccia. Una caratteristica dei battuti, non sempre testimoniata, la presenza di fori del diam. di 1-2 cm che attraversano lo spessore del conglomerato e che si dispongono, anche a centinaia, in modo caotico sulla superficie pavimentale o solo su porzioni di essa (Fig. 15 B). I buchi sono artificiali, perch nei casi di battuti sovrapposti non vi coincidenza fra i superiori e gli inferiori e perch hanno la superficie interna lisciata. possibile che i fori servissero a drenare le infiltrazioni meteoriche che, come gi detto, dovevano essere frequenti a causa del piano pavimentale sottoquota rispetto allesterno, e i cui ristagni erano certamente favoriti dalle componenti argillose dei pavimenti. Tra le novit pi rilevanti degli scavi nel settore D vi stata la scoperta di intonaci nelle pareti di gran parte delle capanne (D1, D2, D7-D12, D14) e degli edifici rettilinei DI e DIII. Gli intonaci (Fig. 17 A) sono formati da conglomerato argilloso identico a quello di tipo rosso usato nei battuti, con i quali anzi raccordato senza soluzione di continuit. Nei casi meglio conservati limpasto copre uniformemente la faccia interna dei muri. Tra lintonaco vero e proprio, una crosta a superficie lisciata di 1-2 cm di spess., e la faccia del muro si trova uno straterello di malta di fango che regolarizza le asperit della superficie e colma gli interstizi tra le pietre. Si conosce un solo caso di intonaco crudo (capanna D9); un altro caso appare di cottura incerta o condotta a basse temperature (capanna D8); un terzo caso, il rivestimento della banchina entro la capanna D7 di primo livello, formato da impasto a base di carbonato di calcio (Fig. 15 A). Tutti gli altri intonaci, al pari dei battuti, sono cotti a temperature assai elevate, non chiaro se in modo intenzionale. Con leccezione delle capanne D2 e D14 e delledificio DIII, che sono stati chiaramente distrutti da incendio, le strutture non offrono evidenze di combustioni accidentali. Molte capanne presentano banchine perimetrali al loro interno. Normal-

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FIG. 15 Mursia, settore D: A) capanna D7, primo livello, banchina e pavimento rivestiti in conglomerato bianco; B) capanna D10, il battuto in conglomerato rosso US 246 costellato di fori.

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FIG. 16 Mursia, settore D, capanna D8: stipo delimitato da un allineamento di pietre.

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mente esse sono apparecchiate con unossatura di pietre e un riempimento in semplice terra e pietrisco; lossatura spesso rivestita dello stesso conglomerato di intonaci e battuti, con i quali le superfici delle banchine si raccordano attraverso linee curve (Fig. 17 B). La disposizione delle banchine, la cui altezza pu raggiungere i 30 cm per una pari larghezza, non segue un ordine costante, nemmeno allinterno di una stessa capanna, dove la collocazione stata spesso cambiata nel corso del tempo. In molti casi, tra i pi arcaici, le banchine occupano una delle absidi (capanne D7, D10 e D11, tutte nel primo livello). In altri casi che sembrano di et pi avanzata si estendono su uno od entrambi i lati lunghi (capanne D1, D7 secondo livello, D12 secondo livello, D17), o su uno dei lati lunghi a prolungare una banchina absidale (D14). Soltanto la capanna D2, almeno nella porzione che ne sopravvissuta, sembra completamente perimetrata da banchine, sia pure pi volte interrotte. Anche gli edifici rettangolari sono dotati di piccole banchine laterali. Entro la capanna D14 noto lunico caso di banchina non perimetrale: alle spalle del focolare si trova un podio rettangolare separato dalla piastra da una grande lastra posta a coltello (Fig. 13 B). Oltre alle banchine si conoscono veri stipi, addossati al muro perimetrale e anchessi apparecchiati con pietre che isolano uno spazio vuoto. Il maggiore di essi occupa quasi per intero uno dei lati lunghi della capanna D8 (Fig. 16). Assai pi piccoli, meno di 1 m di lato, sono gli stipi delle capanne D2, D9 e D17, il primo dei quali interrompe la continuit di una banchina. Come gi detto, molte capanne hanno al loro interno sistemi di combustione. In alcuni casi (capanne D1, D7 primo livello, D11 primo livello, D14, D16) esso formato da due parti distinte: un focolare, talora a piastra, e una cista di combustione formata da lastre disposte a quadrilatero ed in genere profondamente infisse nel battuto (Fig. 13 A). Le due parti possono trovarsi accostate, come nella capanna D1, oppure occupare punti diversi dellambiente. In genere ciascuna capanna dispone di una sola piastra focolare che a partire da un diam. di ca. 60 cm pu raggiungere dimensioni considerevoli. Tra gli elementi dellarredo architettonico si devono senzaltro ascrivere anche i cosiddetti vasi litici rinvenuti in abbondanza, anche pi di uno in ciascuna capanna. Questi manufatti, ricavati da un blocco di trachite o basalto praticando una concavit conica su una faccia, sono di due tipi, distinti in base alla presenza o assenza di un foro passante al fondo. Specialmente quelli del primo tipo, che sono pi rari ma talora ben rifiniti anche allesterno, si rinvengono poggiati sui battuti o sulle banchine, talvolta con una pietra o un ritaglio di vaso posto a tappare il buco (Fig. 17 D). I vasi litici con fondo cieco, invece, si rinvengono quasi sempre infissi nei battuti, cementati con un impasto di argilla e pietre in modo che la loro sommit si trovi alla quota del piano di calpestio (Fig. 15 B). Dato che questi ultimi erano in genere interrati, la loro faccia esterna non presenta quasi mai tracce di regolarizzazione. I dati di scavo relativi a questi oggetti sembrano indicare diverse funzioni duso, forse anche occasionali. Nella capanna D1 il vaso litico conteneva ceneri e carboni ed era sormontato da unolla in giacitura originaria. Nella capanna D11 il vaso conteneva un piccolo deposito stratificato in cui straterelli di argilla sedimentaria sterile si alternavano a dure croste di carbonato di calcio.

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FIG. 17 Mursia, settore D: A) capanna D1, intonaco; B) capanna D2, la banchina intonacata US 162; C) capanna D10, muro perimetrale con ingresso tamponato (indicato dalla freccia); D) capanna D16, vaso litico con foro al fondo occluso da una pietra.

I limiti di questo contributo non consentono, se non per accenni, di descrivere i numerosi e vari rinvenimenti che costituiscono larredo mobile degli edifici del settore D. Lo studio preliminare dei reperti conferma che tutte le strutture rientrano nellambito della facies di Mursia, cos come da tempo nota attraverso i materiali pubblicati, con laggiunta di proiezioni transmarine di respiro insospettato. Le nuove indagini dovranno semmai chiarire se alle dinamiche cronologiche indiziate nelle strutture architettoniche corrispondono cambiamenti significativi nella cultura materiale, la cui collocazione cronologica la stessa degli stili di Capo Graziano, Tarxien cemetery e Rod - Tindari - Vallelunga, reperti dei quali si rinvengono in tutti i livelli dello scavo. Riteniamo adesso pi utile approfondire gli assetti architettonici di alcuni edifici, scelti tra quelli che per caratteristiche intrinseche o per diacronia interna possano offrire un quadro completo delle tipologie e delle variazioni strutturali nel corso del tempo.
F.N.

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GLI EDIFICI DELLA PRIMA FASE


Sono tra gli edifici pi antichi, per motivi stratigrafici, le capanne D7 (livelli 1 e 2), D8, D10, e per caratteri strutturali le capanne D11 (livello 1) e D13. Sono verosimilmente arcaiche anche le piccole capanne D4, D12, D16 e D17, edificate sulla roccia e prive di elementi di arredo architettonico dai caratteri evoluti.

La capanna D7. I livelli inferiori


La capanna D7 tra quelle utilizzate per un lungo periodo con quattro successive ristrutturazioni architettoniche, di cui lultima potrebbe essere coeva alla capanna D6. Il muro perimetrale di questultima, infatti, si arrestava in prossimit della D7 lasciando un varco tra le due capanne di ca. 1 m di largh. Una intercapedine simile separa la D7 dalladiacente D10, questultima certamente di prima fase. Lo scavo di questa intercapedine ha rivelato la presenza di un accumulo che obliterava la faccia esterna, a vista, della D7 e al quale si ammorsava la faccia esterna, non a vista, della D10, indicando che laccumulo stato allettato contestualmente alla costruzione della D10 e che prima di ci la D7 era isolata e con lo spiccato murario in vista. Ledificio (Fig. 18 A), che stato attraversato in obliquo dalla trincea militare, di forma perfettamente ellittica, con due absidi semicircolari di diametro uguale. La capanna, orientata in senso NS, misura al suo interno 9x3,70 m ed delimitata da un muro ad unico paramento con doppia faccia a vista (US 194), spesso mediamente 60 cm. Il muro meglio conservato nellabside N (5 irregolari filari per una h di 1,05 m) che in quella opposta (2 filari e una h di 0,60 m). Lapparecchio murario si compone di pietre regolarizzate solo sulle facce a vista e disposte ad incastro con tecnica incerta. Non vi sono chiari indizi di dove fosse il pi antico ingresso: una lacuna nel muro NE potrebbe indicare lesistenza un varco, tuttavia relativo ad una fase avanzata, probabilmente lultima della capanna. Il pi antico livello di vita conosciuto comprendeva il muro perimetrale e altri elementi, in massima parte concentrati nellabside N (Figg. 13 A; 15 A). Il primo battuto (US 255) era costituito da una dura crosta argillosa di colore bianco, contenente ghiaia, allettata a straterelli lamellari e lisciata alla sommit. Si conservava bene solo entro le absidi. Una piastra focolare quadrangolare, posta al centro dellabside N, era stata ricavata dallo stesso battuto mediante una profonda incisione al perimetro, larga e profonda 3 cm scavata quando il conglomerato era ancora fresco. Sul lato NE vi era una cista di combustione (US 253), infissa per 30 cm nel battuto in modo che la sua sommit coincideva con esso, formata da quattro lastre disposte a quadrilatero (con lati di 62x59 cm) e rinvenuta colma di sedimento carbonioso. Sul lato NW vi era una banchina (US 256, Fig. 15 A), radente il muro perimetrale, lunga 130, larga 30 e alta 20 cm, apparecchiata con una doppia catena di pietre squadrate e rivestita di impasto bianco analogo a quello del battuto. Tra la banchina e la cista, lungo la parete dellabside, lerosione del battuto ha portato in affioramento alcune lastre litiche disposte in orizzontale che potrebbero indiziare un lastricato sottostante. Entro labside N il battuto era attraversato da quattro buche di palo (US 257 AD), del diam. di ca. 15 cm con una prof. variante fra 15 e 25 cm, disposte a formare un irregolare quadrilatero intorno alla piastra. dubbio che esse abbiano una relazione con il focolare stesso o con il sistema di copertura: sconsiglia tale collegamento lasimmetrica disposizione lassenza di altre buche di palo nella zona centro-meridionale dellambiente. Del resto, stato appurato che nella fase successiva le buche vennero obliterate. Lunico elemento di arredo dellabside S era costituito da due lastre litiche adiacen-

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ti, infisse orizzontalmente nel battuto e circondate da un anello di frr. fittili disposti con la tecnica del potsherds pavement. Linterfaccia di frequentazione di questa fase era segnata da deboli tracce di una paleosuperficie (US 381) con pochi frr. fittili sul battuto. Essa deve essersi conclusa con il crollo parziale della struttura muraria. Il crollo (US 373), che occupava principalmente larea W della capanna, conteneva infatti pietre analoghe a quelle ancora in posto sui muri, che tuttavia sembravano livellate a formare una massicciata, colmata da sedimento nei punti in cui le pietre erano pi rade23. Il successivo livello di vita (Fig. 18 B) era rappresentato da un nuovo battuto (US 245) steso direttamente sopra il crollo 373, e da due banchine simmetricamente contrapposte (US 238 e US 316). La prima (lunga 150, larga 32 e alta 35 cm), disposta sul lato lungo E, era formata da un doppio filare di pietre sbozzate; la seconda, la cui testata N toccava un vaso litico infisso nel battuto contenente un tratto di vaso fittile che occludeva un foro passante al fondo, proseguiva entro il primo tratto curvo dellabside S, per una lungh. complessiva di 2,96 m, una largh. di 34 cm e una h di 18 cm, e a differenza della prima era formata da un unico filare di pietre. Le due banchine non sono state costruite simultaneamente: la 316 stata allettata direttamente sul crollo 373, mentre la 238, posteriore, stata costruita sul battuto 245, formato da una sottile velatura biancastra, a tratti una crosta carbonatica distesa sopra uno strato di terra sabbiosa, sovrapposto al crollo 373, che ha restituito diversi resti in giacitura secondaria24. Due rinvenimenti, per la loro singolarit (che attendiamo confermata dalle analisi in corso) meritano particolare attenzione. Il primo era un piccolo fr. di ossidiana di colore grigio a luce trasmessa; ricordiamo che lossidiana di Pantelleria sempre di colore verde; non pertanto escluso, per quanto lipotesi sia sorprendente, che il frammento provenga da una fonte allogena. Il secondo rinvenimento era costituito da alcuni minuscoli frr., originariamente spettanti ad un unico oggetto (di tipo incomprensibile), in metallo ferroso. Al centro dellabside S, il battuto 245 era tagliato da una buca di palo, sita a 30 cm dal muro perimetrale, del diam. di ca. 10 cm per una pari prof. La paleosuperficie di questa fase era a tratti formata da reperti poggiati direttamente sul battuto (US 244), a tratti da un sottile accumulo (US 237) formato dalla disgregazione del battuto stesso. Questultimo strato ha restituito, sparsi per tutto lambiente, numerosi vaghi a ciambellina di una collana in faiance, insieme ad altri reperti, tra i quali una scoria di fusione in bronzo, un grumo di probabile ossido di ferro, un lisciatoio in pomice, 2 tokens tagliati a semicerchio, una conchiglia di Monodonta turbinata con un tentativo di praticarvi un foro di sospensione e alcuni frr. di vasi particolari, tra i quali quattro con decorazione incisa ed uno con atipico impasto buccheroide. Gli unici resti in giacitura primaria, spettanti alla US 244, si riducevano ad un ammasso di frr. fittili sul lato NE della capanna dove il battuto si conservava meglio. Merita

23 Tra i manufatti contenuti nel crollo ricordiamo un tubicino in osso, un fr. decorato con tacche incise, 2 frr. con decorazione incisa pi articolata, un corno fittile, una macina ed una lastra litica trapezoidale. 24 Tra i quali una fuseruola, un lisciatoio, il piede di un vaso forato, un fr. di corno fittile, 2 diverse pietre con una concavit artificiale su una faccia, 4 tokens e 3 frr. di vasi diversi con decorazione incisa, di cui uno inquadrabile nello stile maltese di Tarxien cemetery; altri 9 frr. sembrano appartenere tutti ad un unico bacino con decorazione incisa. Vi sono anche 2 frr., spettanti a vasi diversi, con orlo decorato a tacche di cui uno con decorazione incisa estesa al corpo. Infine 2 frr. di vasi diversi, uno di impasto non locale ed uno con limpronta di una foglia.

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F IG. 18 Mursia, settore D: A- B); capanna D7, planimetrie del primo e del secondo livello; C) capanna D11, crollo del livello inferiore (le frecce indicano le lastre rinvenute alla sua sommit).

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menzione un oggetto ligneo carbonizzato, simile ad una tavola lunga 64 cm, larga 20 cm e spessa 5 cm, rinvenuto a 30 cm dal muro dellabside S. Al di sopra della paleosuperficie 244-237 vi era un accumulo (US 233) di sedimento incoerente, ricco di fauna, che presentava vistose tracce di combustione soprattutto al centro dellambiente e, al pari della sottostante paleosuperficie, frr. caotici di battuto in conglomerato25.

La capanna D10
La capanna D10 (Fig. 19), orientata in senso EW, impostata direttamente sul banco roccioso, del quale segue la naturale pendenza da NE a SW. Tale dato, insieme al fatto stratigrafico che la sua interfaccia di distruzione soggiace alla capanna D6, assicura che essa tra le pi antiche del settore D. Con assi interni di ca. 9x3m la capanna anche tra le maggiori dellinsediamento. Il muro perimetrale (US 218, fig. 17 C) formato da ununica catena di pietre, spessa 40-50 cm, con sola faccia a vista sul lato interno. Le pietre sono disposte con tecnica incerta ed hanno misure e forme irregolari tranne che sulla faccia a vista che mostra tracce di lavorazione. Lo spiccato murario in alcuni punti ridotto a ca. 50 cm (abside E), in altri (specialmente nellabside W) raggiunge 1,5 m di h. Presso labside W il muro aggetta progressivamente verso linterno. I lati lunghi sono invece inclinati verso lesterno. Le due absidi hanno pianta e dimensioni diverse. Quella W, ampia quanto la largh. max. della capanna, quasi esattamente semicircolare; quella opposta ampia solo 2 m e ha pianta ogivale. Lingresso della capanna si trova a NW, esattamente di fronte a quello della capanna D8 che le si allinea sul lato N. Esso, segnato da una doppia discontinuit verticale nellincastro delle pietre che crea uno spazio di ca. 1 m tra due piedritti, appare tamponato con pietre disposte alla rinfusa (Fig. 17 C). Rimane incerto dove si trovasse laltro ingresso, realizzato dopo che il primo era stato occluso. La capanna ha avuto due fasi strutturali. Alla prima di esse corrispondono alcuni elementi direttamente edificati sulla roccia o che sono scavati nella roccia stessa. Il banco roccioso era attraversato da numerose fenditure naturali, orientate in senso NS, originariamente coperte dal battuto e rinvenute colme di sedimento ghiaioso. Meritano menzione una tazza troncoconica e un punteruolo in osso intenzionalmente deposti entro la fenditura estrema sul lato W, nella quale era stato allettato il piede del muro absidale. Non escluso che tali reperti indichino un rito di fondazione. Sul banco roccioso erano scavate due buche di palo (USS 268 e 269). La prima, al centro dellasse maggiore decentrata verso S, aveva un diam. e una prof. di ca. 30 cm. La seconda, di dimensioni minori (diam. e prof. 20 cm), giaceva ad un terzo della lungh. a partire dallabside W. Le due buche non stavano sullo stesso asse. In questa prima fase la capanna aveva una banchina corrente a ridosso del perimetro lungo la met E del muro, abside compresa. Tale banchina (US 258) era interrotta intenzionalmente sul lato NE, presso il raccordo tra labside e il muro lungo N; larga 30-40 cm, era apparecchiata con pietre disposte in unica catena per una h di 20 cm ed

25 Questo accumulo ha restituito, oltre a 2 macine, un elemento di falcetto in selce, un ago e un punteruolo in osso e 6 tokens, di cui uno tagliato a semicerchio. Tra i fittili sono da ricordare alcuni frr. che appaiono di produzione non locale; uno di essi apparteneva ad un vaso tornito; gli altri presentavano decorazione incisa che almeno in un caso si identifica nello stile maltese di Tarxien cemetery. Infine un fr. di orlo, di impasto locale, presentava una decorazione a tacche incise.

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FIG. 19 Mursia, settore D, capanna D10: planimetria del primo livello.

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era originariamente coperta da intonaco in argilla concotta, che scendeva sullalzata fino a raccordarsi con il battuto mediante una linea curva. Questultimo (US 261) era formato da una distesa di argilla concotta di colore rosso, allettata a straterelli assai sottili, direttamente sovrapposti uno sullaltro. Nel punto di raccordo tra banchina e battuto sono stati individuati numerosi fori di un paio di cm di diam., piuttosto profondi ed obliqui, che attraversavano lo spessore del concotto fino alla roccia. Sul lato W dellambiente il battuto era conservato a chiazze, ed in genere sostituito da un accumulo (US 259) che colmava ma non eliminava del tutto il dislivello del banco roccioso e che ha restituito parecchi resti antropici in ciacitura secondaria 26. La paleosuperficie di questa prima fase (US 262) era ridotta ad una sottile velatura carboniosa che separava il battuto inferiore da quello superiore. Il battuto pavimentale del livello successivo era costituito da due unit stratigrafiche: nella parte E dellambiente vi era una distesa di argilla concotta (US 246), che celava quasi del tutto la pi antica banchina; in quella W, sotto chiazze sparse del battuto, si trovava un accumulo incoerente, nel quale annegavano alcune pietre. Il battuto, lievemente inclinato, era costellato da centinaia di buchi verticali simili a quelli del battuto sottostante, sulla superficie del quale si arrestavano (Fig. 15 B). I buchi, colmi di sedimento sterile, avevano la parete interna lisciata forse perch scavati nel conglomerato ancora fresco. Il battuto aveva uno spess. min. al centro della capanna (5 cm), max. lungo i margini e verso labside E (20 cm). Nei punti di maggiore spessore il conglomerato appariva allettato con distese successive, fino a 10, tutte simultaneramente attraversate dai buchi. Al centro del lato N, contro la parete, stata rinvenuta una concentrazione di ciottoli (US 254), disposti a formare una sorta di vespaio circolare di ca. 1 m di diam., sormontato a tratti da argilla lisciata e in parte combusta. Tale apprestamente, forse un focolare, si innalzava di 10 cm sul piano del battuto. Una chiazza ellittica di concotto arancione (40x25 cm), simile ad una piastra focolare, stata rinvenuta a ridosso della parte centro-occidentale del muro S. Unampia chiazza di bruciato nero, al centro dellabside E, poteva costituire un terzo ipotetico focolare. La paleosuperficie della seconda fase (US 243) ha restituito, fra molti frr. sparsi, diversi reperti in giacitura primaria: 2 ollette ansate a corpo espanso e un token allangolo N dellabside E; diversi vasi in frr. al centro del lato S; un altro vaso allangolo S dellabside W; nella stessa abside, in giacitura secondaria, sono stati raccolti un fr. con decorazione incisa e un punteruolo in osso; una concentrazione di frr. vascolari copriva larea opposta a questi reperti. Due vasi litici, posti al centro del lato N e adiacenti uno allaltro, erano profondamente incassati nel battuto sottostante; intorno vi erano i frr. sparsi di un pithos il cui piede giaceva sopra uno dei vasi litici, come se questultimo ne fosse il plinto. Un minuscolo vaso litico stato rinvenuto radente il muro dellabside W, accanto ad un fr. inciso e a un punteruolo in osso e a breve distanza da 3 grosse conchiglie di cardium. Nella zona di NE si sono rinvenuti un token e unolletta ansata. Il rinvenimento forse pi singolare stato effettuato nella zona centro-occidentale dellambiente: una concentrazione di 27 tokens di vario genere, certo rotolati da unarea adiacente. Al di sopra della paleosuperficie di seconda fase stato rinvenuto un crollo (US 220) spesso quanto lo spiccato murario superstite. Il crollo era composto da pietre ap-

26 Tra i quali segnaliamo: radente il muro N, un pomello fittile, 3 fuseruole, un vago in osso e una forma di fusione bifacciale; lungo il tratto murario opposto, un vaso in frr., una fuseruola e un punteruolo in osso; al centro della capanna, un boccaletto inciso di stile Tarxien cemetery.

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partenenti al muro della capanna, frammiste a sedimento sciolto, contenente anche resti antropici in giacitura secondaria27. Conteneva inoltre 16 lastre litiche, di misure diverse28 ma di forma analoga (rettangolare o appena trapezoidale), che giacevano prevalentemente nella parte superiore dello strato e nelle posizioni pi diverse. Nel muro perimetrale superstite si trova inserita soltanto una lastra paragonabile a quelle del crollo, ci che induce a credere che le lastre stesse dovevano far parte della cresta del muro se non della copertura. Del resto, sebbene la maggior parte delle lastre abbia una larghezza compatibile con quella del muro, alcune eccedono tale misura, sia pure di poco. Il crollo non era direttamente sovrapposto alla paleosuperficie di seconda fase. In alcuni punti della capanna, lungo le pareti, tra crollo e paleosuperficie vi erano alcune deizioni prodotte da crolli parziali e successivi nel tempo della struttura, avvenuti prima del collasso definitivo, che sembrerebbe improvviso.

La capanna D11. Il livello inferiore


La capanna D11 stata rinvenuta subito sotto il piano di campagna e sopra il banco roccioso. Essa era pertanto priva di relazioni di sovrapposizione con altre capanne. Tuttavia, la sua stratigrafia interna e alcuni dettagli strutturali e planimetrici permettono di ipotizzare che ledificio venne edificato nella prima fase e ristrutturato nella seconda. La capanna (Fig. 20), orientata in senso NS, ha pianta ellittica con assi interni di 8,30x3,05 m, abside S con perimetro semicircolare e abside N ogivale. Essa delimitata da un muro (US 273) largo 35-50 cm e alto da 20 a 67 cm, con per uno spiccato massimo conservato di tre filari tessuti in tecnica incerta, su unico paramento e con faccia a vista sul solo lato interno. Le pietre che lo compongono hanno spessore diverso e si ammorsano al deposito retrostante, nel quale la capanna era pertanto infossata. Lingresso uno stretto varco (42 cm) al raccordo tra il muro lungo E e labside N, segnato (almeno nella fase pi antica) da una lastra di soglia alla base (75x90 cm). La stratigrafia interna alledificio comprende due livelli di frequentazione. Due piccoli sondaggi nel battuto della fase inferiore hanno rivelato che la capanna stata edificata sul banco roccioso, forse spianato, ma non hanno escluso lesistenza di un livello di frequentazione ancora pi antico. Nella prima delle due fasi strutturali lo spazio interno era diviso in due aree da un cordolo trasversale di pietre (US 303), spesso 22-35 cm e alto 34 cm, posto quasi esattamente al centro della capanna ed esteso, senza interruzione, tra i due muri laterali delledificio. In questa fase la capanna era dotata di due banchine. Una, larga 30 cm, costeggiava la parte E dellabside N (US 323); era costruita con un solo filare di pietre nel lato E e 3 o 4 filari di pietre appiattite nel tratto N, dove raggiunge uno spiccato di 29 cm. Su di essa erano tracce di intonaco in conglomerato argilloso concotto. Il filare di base di questa banchina poggiava direttamente sul banco roccioso ed era quasi del tutto celato dallo spessore del battuto. La seconda banchina (US 341), che contornava labside S, era larga 44 cm e lunga 1,44 m, ed era formata da pietre squadrate, forse lastre accostate. Il piano pavimentale (US 352) era costituito da un battuto in conglomerato di argil-

Tra i quali un punteruolo in osso, un vaso litico e una macina. Le lastre erano tutte integre. Il loro spess. era in genere 10 cm. Lungh. e largh. erano le seguenti: 60x32; 67x32; 60x44; 56x46; 61x32; 83x54; 63x38; 59x32; 47x30; 57x38; 57x38; 73x54; 54x46; 62x53; 57x35; 68x53.
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FIG. 20 Mursia, settore D, capanna D11: planimetria del primo livello.

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la concotta, rosso in superficie e nero al nucleo, spesso ca. 8 cm e forse allettato sopra un lastricato (o sopra la roccia fratturata), di cui una porzione emersa al fondo di una buca individuata nellarea SE. Al centro del lato W, subito a N del cordolo, nel battuto erano inglobati una grande lastra orizzontale e un vaso litico ricavato da una grossa pietra squadrata (74x78 cm) in cui stata scavata una concavit conica di 33 cm di diam. per 18 cm di prof. Presso labside S, poco a N della banchina, vi era una grande ed irregolare lastra infissa verticalmente nel battuto; accanto ad essa ne giaceva unaltra, caduta sul battuto, e quindi due pietre sovrapposte quasi accostate al muro dellabside. Linsieme di questi elementi ricorda una cista di combustione, distrutta, sebbene non sia stata rinvenuta traccia di bruciato. Il livello di frequentazione di questa fase era la paleosuperficie US 321. Larea intorno alle lastre dellabside S era cosparsa di frr. separati dalla lastra verticale. Alcuni reperti stavano sopra la banchina US 341: una singolare brocchetta con 3 bugne accostate sulla spalla opposta allansa, un coperchio a piattello con 4 protuberanze forate, un macinello, un pestello, un arnione di ossidiana e parecchio carbone sparso, in mezzo al quale erano 3 conchiglie marine. Un pestello isolato stato rinvenuto a SE della banchina, accanto ad alcuni tratti di un bacino. Esattamente al centro dellambiente, poggiato sul battuto e addossato al lato S del cordolo che divide lo spazio interno, vi era un singolare vaso litico: una sorta di bacino emisferico rifinito anche allesterno e con un foro passante al fondo, al di sotto del quale vi era il piede di un vaso fittile ritagliato ai bordi. Il vaso litico centrale conteneva sedimento sabbioso sterile. Era invece assai particolare il contenuto dellaltro vaso litico (US 325), formato da quattro diversi straterelli: il primo era una crosta carbonatica simile ad intonaco bianco, contenente tritumi fittili, spessa 2 cm; seguiva un accumulo spesso 5-8 cm di finissimo sedimento argilloso verde, depurato, in mezzo al quale era un pestello litico; il terzo strato era una seconda crosta carbonatica identica alla prima, la cui superficie era per concava; concludeva il riempimento un secondo accumulo di argilla verde, identico al precedente29. La parte N della capanna era occupata da un minor numero di reperti, in genere piccoli gruppi di frr. fittili30. Sul lato W dellabside N stato rinvenuto un piccolo agglomerato di ciottoli fluitati (US 322), caoticamente assiepati entro un perimetro ovale (asse di 60 cm). Subito a N dei ciottoli vi erano 2 fondi di vasi di diametro simile fra loro, probabilmente ritagliati ad arte, sovrapposti uno allaltro e addossati in verticale alla parete del muro. F.N.

GLI EDIFICI DELLA SECONDA FASE


Appartengono ad un momento evoluto dellabitato del settore D le capanne D6 e D9, adiacenti una allaltra e costruite sopra i crolli delle capanne D8 e D10. A queste possiamo accostare le capanne curvilinee D1 e D2, entrambe in rapporto di anteriorit rispetto ad edifici modulari di tipo rettilineo: la prima, di cui conosciamo solo il pi

29 I sedimenti sono stati sottoposti ad analisi da Giorgio Troisi presso i laboratori dellENEA di Roma. I risultati identificano la crosta carbonatica come calce e il sedimento argilloso come argilla sedimentaria, in ambo i casi a forte tenore di carbonato di calcio. Entrambi i sedimenti sono estranei alla natura geologica dellisola. 30 Tra i quali la base di un probabile corno fittile, un fr. inciso di stile Capo Graziano, un altro fr. di vaso inciso, 3 frr. il cui impasto non sembra locale ed un token.

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tardo dei suoi battuti pavimentali, stata costruita prima delle spine rettilinee DI e DII; il crollo della D2 soggiace ad un muro rettilineo. Per analogie strutturali forse possibile ricondurre a questa fase anche la capanna D14 e i livelli superiori delle capanne D7 e D11. La D1 ha lingresso aperto sulla stradella principale del settore; la D2 costeggiata oltre che da questa anche dalla stradella posta pi ad E verso la quale si apre lingresso. Le due strade, pertanto, risalgono almeno a questa fase.

La capanna D2
Non sono stati indagati i livelli sottostanti la capanna D2, bench sia certo che ledificio non stato costruito sulla roccia. Al di sopra della sua interfaccia di distruzione vi e invece un lacerto di muro (US 171), forse rettilineo, che dovrebbe appartenere ad una distrutta struttura della terza fase. Della capanna (Fig. 21 C), che orientata in senso NS, rimane la porzione centrosettentrionale, verosimilmente valutabile intorno a 4/5 della lungh. originaria. Ledificio stato oggetto di numerose amputazioni, tutte concentrate nella zona centrale e meridionale di esso. La pi antica costituita dal taglio di fondazione, gi preistorico, del muro 171, radente il quale passa la trincea militare che attraversa per intero lambiente da NW a SE. Il taglio della trincea ha asportato entrambi i muri perimetrali, il focolare centrale (che risulta curiosamente tagliato al centro per uno spessore pari a quello della trincea) e lo stesso battuto pavimentale. Il danno maggiore lo ha causato la costruzione del terrazzamento che separa il settore D da quello A, che ha del tutto asportato la parte S della capanna. La porzione superstite della struttura lunga esattamente 5 m (dallabside N fino al muro 171) e larga 4 m. La planimetria pi che ad unellisse somiglia ad un rettangolo con i lati convessi e gli angoli arrotondati, quasi una forma intermedia, sul piano geometrico, tra il tipo ellittico e quello quadrangolare. Il muro perimetrale (US 129) , almeno nella cresta, a due paramenti direttamente accostati luno allaltro. Con leccezione di un unico filare sul lato N, la capanna era infossata almeno per tutta laltezza superstite del muro31 rispetto allantico piano di calpestio esterno. Il muro, largo da 46 (abside N) a un max. di 60 cm (porzione SE), tessuto in tecnica incerta con pietre raramente sbozzate, di misure diverse e incastrate per gli spigoli. La sua faccia interna era originariamente coperta da uno strato di sottile intonaco (1-2 cm) in conglomerato argilloso combusto, che aderiva alle pietre anche tramite uno straterello di sedimento che colmava gli interstizi (Fig. 17 B). Non sono stati individuati con certezza varchi di ingresso. Un ingresso, tamponato in un secondo momento, probabile che esistesse al centro del muro E. La capanna aveva delle banchine su quasi tutto il perimetro interno. La maggiore (US 162, Fig. 17 B), lunga 2,50 m, larga 40 cm e alta 35 cm sul piano pavimentale, stava nel tratto S del muro E. La sua struttura era quasi del tutto celata da intonaco argilloso combusto, a tratti ben lisciato e con spigoli arrotondati. La seconda banchina stava lungo il tratto N dello stesso muro. Questa, del cui intonaco rimanevano alcune incrostazioni, era formata da un filare di pietre largo 23, lungo 107 e alto 10 cm sul pavimento. Tra le due banchine vi era uno stipo largo 85 cm, chiuso lungo la linea dellalzata delle banchine da una lastra intonacata. possibile che in origine lo stipo non esistesse e che lo spazio tra le banchine fosse dovuto allesistenza di un ingresso, di cui si intuisce appena lesistenza nel muro perimetrale, largo quanto la lacuna stessa e

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Che varia attualmente da 95 cm sul lato E, ai 85 cm dei lati N e S.

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FIG. 21 Mursia, settore D: A) capanna D7, planimetria del terzo livello; B) capanna D7, planimetria del quarto livello; C) capanna D2, planimetria; D) capanna D9, planimetria.

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successivamente occluso con pietrame. La terza banchina (US 189), forse in origine unita alla quarta, occupava la met NW dellabside. Era apparecchiata con due filari di pietre e grossi ciottoli a sommit appiattita, con tracce di un rivestimento in lastrine sullalzata. Bench danneggiata dal crollo, la banchina, larga 37 e alta 41 cm, conservava vaste porzioni di intonaco e incrostazioni argillose diffuse. Lultima banchina (US 182), corrente lungo il tratto S del muro W a S della trincea militare, era larga 38 e alta 40 cm ed aveva lalzata foderata con lastrine litiche, alcune delle quali incrostate di argilla verde, cruda. La capanna aveva almeno due piastre focolari: una (US 183), del diam. di oltre 1 m, ricadeva in quello che era forse il centro dellambiente; una seconda piastra (US 165), decisamente minore (diam. 33 cm) e curiosamente inclinata da N a S, stava nello spazio vuoto tra le due banchine dellabside N. La piastra centrale stata rinvenuta coperta da uno spesso strato di cenere (US 160), che a sua volta ricopriva uno straterello di lapilli spugnosi e argilla combusta (US 161). Questo straterello, posto immediatamente ad E della piastra, inglobava, cementandola, una pietra semicircolare, messa di piatto e delimitata a S da una sorta di mattone fittile posto di taglio e da una macina in trachite capovolta. Lo spazio dellabside N era occupato da una sorta di rialzo (US 186), alto 10 cm rispetto al piano pavimentale. Esso era costituito da una base di argilla lisciata e combusta di colore rosso, chiusa a S da una alzata obliqua, erosa nella porzione W ma che in origine attraversava forse lintera larghezza dellambiente. Alla base dei crolli vi era una paleosuperficie (USS 166 e 181), ricca di carboni a S della trincea militare, dove giacevano tre grossi frr. di puntoni carbonizzati, di cui uno lungo 30 e spesso 10 cm. Molti reperti stavano in giacitura originaria, nonostante schiacciati e frantumati dai crolli; in alcuni casi frr. di uno stesso reperto erano dispersi entro lambiente. Gran parte degli oggetti stava sopra le banchine. Cominciando da SW e procedendo in senso orario, sulla banchina US 182 giacevano un amo in bronzo e 3 piccole tazze; un secondo amo, rinvenuto in frr., era caduto alla base della banchina. Sopra la banchina US 189 stato rinvenuto un grosso arnione di ossidiana circondato da prodotti di taglio, accanto ad un grosso ciottolo fluitato con una tacca intenzionale alla sommit trovato infisso verticalmente a ridosso del muro. Verosimilmente accanto a questo ciottolo ne stavano in origine altri due, rinvenuti caduti ai piedi della banchina. Uno di questi aveva alle spalle 7 geometrici (5 segmenti trapezoidali e 2 triangoli), tutti in diaspro nero, bruciati. Sebbene la giacitura non lo abbia indicato inequivocabilmente, probabile che questi manufatti fossero in origine montati su un unico supporto, oggi scomparso. Lo stesso ciottolo, tuttavia, presentava distacchi scagliati e tracce di percussione, ad indicare forse che la banchina era unarea di lavorazione dellindustria litica. Poco ad E di questo ciottolo, sulla stessa banchina e a ridosso della piastra US 165, vi era un alare ginecomorfo. Frr. di un secondo alare stavano sul lato opposto del focolare. Allestremit della banchina vi erano i frr. di un grande vaso di forma chiusa. Nellarea circostante il focolare minore sono stati rinvenuti 4 bacini monoansati su alto piede, identici fra loro e di fattura raffinata rispetto alla norma dei vasi di Mursia, insieme ai frr. caotici di altre forme vascolari. La banchina US 162, tratto N, era sgombra di reperti, riapparsi entro lo stipo che separava le due banchine orientali. Qui stato rinvenuto un grosso dolio in frr., il cui piede si adattava alla cavit dello stipo, circondato da un pestello e da un token. Sulla banchina SE (US 162) stavano i frr. di unolla e di un bacino con orlo ondulato. Al centro dellambiente stavano un imbuto fittile, un boccale e numerose forme chiuse frammentarie, probabilmente olle, una delle quali miniaturistica. Presso il foco-

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lare centrale vi erano un sostegno fittile, un bacino con orlo ondulato, che giaceva sul focolare stesso, e una macina. A S della trincea militare i reperti diventavano sporadici. A parte il gi citato amo frammentario in bronzo, il reperto di maggior rilievo era costituito da un panetto di argilla sedimentaria verde, certamente di provenienza allogena. Diversi elementi dedotti in corso di scavo fanno ritenere che la capanna D2 sia stata distrutta da un incendio, seguito da unimplosione delle strutture murarie. Lo spazio interno stato rinvenuto colmo di un crollo di pietre (USS 116 e128), inclinato da N a S; conteneva pietre analoghe a quelle dei muri e alcune lastre tagliate in forma di rettangolo, rinvenute specialmente al centro dellambiente, e di cui non vi traccia nella porzione superstite del muro perimetrale. Entro labside N il crollo conteneva pietre allineate in obliquo, a testimonianza che in questo punto il muro si era ribaltato sul piano pavimentale. Il sedimento del crollo, a matrice densamente argillosa per altri versi sterile, conteneva piccoli noduli di conglomerato concotto. Al di sotto del crollo, e prima della paleosuperficie, vi era un accumulo eterogeneo, pi sottile al centro che lungo le pareti (US 154). Esso era formato da sedimento argilloso combusto, di colore rosso intenso, e da frr. di intonaco. Questi ultimi erano presenti in tutto il suo spessore ma quelli giacenti nellinterfaccia superiore dello strato erano in posizione orizzontale, o meglio obliqua, poich seguivano la superficie avvallata dello strato. Laccumulo conteneva frustuli carboniosi, tutti assai piccoli anche se talora concentrati in lenti di alcuni cm di spessore.

La capanna D6
Al pari delladiacente D9, con la quale era forse in relazione, la capanna D6 stata rinvenuta pochi cm sotto il piano di campagna e sovrapposta alla D8 e alla D10. La capanna (Fig. 22) orientata in senso NS. Il muro perimetrale superstite (US 177), spesso tra 40 e 50 cm, conservato quasi ovunque su un solo filare alto ca. 25 cm. Lapparecchio murario comprende una catena di 5 conci con doppia faccia a vista, allineati in un arco a tutto sesto pertinente allabside N, prolungata allestremit W da una porzione del muro lungo occidentale. In questultimo punto vi traccia di un secondo filare a doppio paramento, di cui rimane parte di quello interno. Pi a S il muro scompare in prossimit di un secondo allineamento, diretto verso E e perpendicolare al primo, con il quale potrebbe raccordarsi. Il secondo muro (US 190), di andamento quasi rettilineo, composto da un filare a doppio paramento (largh. 52 cm, h 30 cm) ed occupa larea che dovrebbe spettare alla seconda abside. Il lato E della capanna, occupato da numerose pietre, anche squadrate, non ha fornito chiare tracce del muro di chiusura. Laspetto complessivo della struttura, per quanto possibile capire, era quello di una tozza ellisse tendente al cerchio (assi di 4,75x3,90 m), con il muro S quasi rettilineo opposto ad unabside di tipo canonico. possibile che lingresso si trovasse al raccordo tra labside N e il muro lungo W, dove era una lacuna nellapparecchio murario ampia 80 cm. Subito sotto lo strato superficiale sono comparsi sia il muro perimetrale che una paleosuperficie interna (US 179) conservata per ampi tratti a ridosso del muro. La paleosuperficie comprendeva frr. di argilla concotta, talvolta formanti chiazze e una caotica distesa di vasi frammentari32. Tra i reperti ancora in giacitura originaria vi erano un vaso

32 Almeno 5 olle a corpo ovoidale, una delle quali con ansa orizzontale ed una con presa forata, e 3 bacini troncoconici con almeno unansa verticale. Tra i reperti non vascolari vi era un segmento rettangolare in diaspro.

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FIG. 22 Mursia, settore D, capanna D6: planimetria.

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litico, colmo di carboni e infisso nel piano pavimentale, e un pestello, rinvenuti uno accanto allaltro al limite S dellambiente. probabile che i frr. di argilla concotta, soprattutto quei pochi tratti ancora al loro posto, fossero quanto rimaneva del battuto pavimentale, compromesso da radici e attivit agricole. A ridosso del muro perimetrale dellabside N, presso il raccordo con il muro lungo W, vi era una piastra focolare (US 180) in argilla lisciata e concotta, appena avvallata alla superficie; i suoi margini, oggi erosi, erano originariamente obliqui e rialzati rispetto al piano pavimentale di alcuni cm. Su di essa poggiava un alare ginecomorfo, danneggiato dalle attivit agricole. Sotto la paleosuperficie e i pochi resti del battuto vi era un accumulo (US 184), spesso ca. 15 cm, formato da sedimento limo-sabbioso, noduli di argilla concotta e una notevole quantit di ciottoli fluitati. Lo strato, che separa la capanna D6 dalla rasatura sommitale delle sottostanti capanne D8 e D10, era probabilmente un livellamento artificiale disposto prima delledificazione della capanna.

La capanna D7. I livelli superiori


Il terzo livello di vita della capanna D7 (Fig. 21 A) caratterizzato dalla scomparsa di qualunque struttura in pietra che non sia quella perimetrale. Appartengono a questa fase due diversi momenti, il primo rappresentato dallaccumulo US 221 e dalla soprastante paleosuperficie US 355, il successivo dal battuto US 351, dalla piastra US 343 e dalla paleosuperficie US 342. Lo strato 221 su cui sono state allettate le modifiche relative a questa fase, direttamente sovrapposto allaccumulo US 233 del livello di vita anteriore, era costituito da sedimento incoerente ricco di ceneri sciolte, fauna e reperti frammentari, anche di notevole interesse33. Lincoerenza dellaccumulo probabilmente la causa della quasi totale scomparsa del battuto soprastante, frr. del quale sono stati trovati in giacitura secondaria. Al di sopra della US 221, la paleosuperficie 355, rinvenuta solo a tratti, ha restituito 2 alari ginecomorfi, una macina e 2 tokens, concentrati al limite S dellambiente. Il battuto 351, una spessa crosta di conglomerato argilloso concotto, ha restituito parecchi frr. fittili forse usati come componenti dellimpasto34. Il pavimento era steso sopra la paleosuperficie 355 o, dove essa mancava, sullinterfaccia superiore dellaccumulo 221. Sopra il battuto, al centro dellambiente, stava la piastra focolare 343, in argilla concotta assai erosa. La paleosuperficie 342, individuata nellabside S, si assottigliava verso N fino a scomparire poco oltre la piastra. I reperti comprendevano quasi soltanto frr., due dei quali con decorazione incisa, e numerose pietre in mezzo alle quali erano 3 macine. Il quarto ed ultimo livello della capanna D7 (Fig. 21 B) comprende una paleosuperficie (US 203), una piastra focolare (US 204) e un tramezzo murario (US 201) che isolava larea dellabside N lasciando due varchi ai lati. Questo muro era formato da un paramento e un solo filare di pietre sbozzate. La piastra 204, circolare ma erosa ai bordi

33 Tra i quali 7 tokens, 2 fuseruole (di cui una miniaturistica), unansa tipo RTV, un alto piede di un bacino, un lisciatoio in ocra, un fr. di griglia forata fittile, un piede di corno fittile e 2 oggetti in osso (un punteruolo e un manufatto di incerta determinazione). Tra i numerosi frr. fittili dello strato alcuni parrebbero di produzione non locale. Di questi meritano menzione 2 frr. dipinti di cui uno con reticolo in bruno su ingobbio verdastro, e 2 frr. incisi, di cui uno ascrivibile allo stile maltese di Tarxien cemetery. 34 Tra i quali 3 tokens e 2 frr. di vasi (di cui uno con decorazione incisa), che non sembrano di produzione locale.

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(diam. 40 cm), stava addossata allintradosso dellabside N, ed era formata da argilla concotta lisciata alla sommit. Non stato individuato un battuto pertinente a questa fase. Come superficie di calpestio era usata linterfaccia superiore di un accumulo incoerente (USS 205 e 210), ghiaioso e ricco di ciottoli e fauna, che copriva la paleosuperficie di terzo livello e su cui poggiavano tutte le articolazioni dellultima fase. Al margine NW della capanna stata isolata una buca (US 217, diam. 30, prof. 20 cm), scavata nel sedimento della 210 e a sua volta tagliata dalla trincea militare. Apparteneva forse a questa fase lingresso aperto nel tratto NE del muro, largo 80 cm. La paleosuperficie 203, inclinata verso S, ha restituito pochi ma significativi reperti. Sul focolare stato rinvenuto un vago in pasta vitrea di colore verde, chiaramente combusto. A S del focolare era una vasta concentrazione di frr. vascolari, ad E della quale sono stati raccolti un geometrico in selce, una laminetta in bronzo, 5 macine e 3 pestelli. Altre 2 macine sono state rinvenute nellabside S, non lontano da un secondo ammasso di vasi frammentari e da una piccola tazza. Lo strato preparatorio US 205 ha invece restituito una certa quantit di tokens forse utilizzati, alla stregua di ciottoli, come parte del riempimento. Questultima fase, rinvenuta pochi cm sotto il piano di campagna, era coperta da un sottile accumulo sabbioso (US 197), che ha restituito una forma di fusione, frammentaria e in parte lacunosa, con le impronte di 3 spiedi paralleli.

La capanna D9
Edificata sopra la D8, la capanna D9 (Fig. 21 D) ha pianta ellittica con absidi di uguale planimetria, orientata NW/SE, lunga 3,10 m e larga 1,40 m. Il muro perimetrale (US 198), conservato con il filare di base, presenta la sola faccia a vista interna; almeno una porzione dellabside sud-orientale era apparecchiata con un solo paramento di pietre a duplice faccia. Manca il lato lungo occidentale dove forse stava lingresso, asportato dalla trincea militare. Lungo la parete interna vi erano tracce di intonaco formato da una velatura spessa un centimetro di argilla cruda che copriva uno straterello di sedimento aderente alla parete. Larredo interno si limitava ad una piccola struttura, forse uno stipo, al limite S dellabside NW, formata da due lastre verticali distanziate di 35 cm luna dallaltra e addossate al muro. La capanna giaceva sotto un crollo di pietre (US 196) apparso sotto lo strato superficiale35. Sotto il crollo vi era una paleosuperficie (US 214) sorprendente per la quantit di reperti, sebbene frantumati, in relazione alla angustia dellambiente36: quasi tutto lo spazio era occupato ma diversi vasi sembravano allineati con un certo ordine lungo il filo del muro. Numerose erano le olle, quasi sempre ovoidali con anse contrapposte. Vi erano 4 tazze, una delle quali miniaturistica, 2 a corpo sferico e una carenata. Di forma sferica era anche un piccolo boccale ansato. Il gruppo pi numeroso e vario era formato dai bacini: dalle scodelle biansate, o con ansa opposta a bugna, ai grandi bacini ansati a corpo troncoconico con orlo ondulato o decorati da un cordone a rilievo. Erano presenti alcuni grandi coperchi troncoconici con anse simmetriche alla sommit. Tra le forme non vascolari vi erano i frr. di almeno 2 alari ginecomorfi e un sostegno fittile. Dei 4

Tra i pochi reperti del crollo vi era un piccolo fr. di vaso con linee incise. probabile che la D9 fosse una sorta di magazzino al servizio di una capanna vicina, possibilmente la D6. in questo senso indicativo il rinvenimento di alari in un ambiente che non ha fornito tracce di focolari interni.
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FIG. 23 Mursia, settore D, capanna D11: planimetria del secondo livello.

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tokens rinvenuti 2 erano in pomice. Lindustria litica si limitava a una macina, un pestello, un segmento rettangolare in calcedonio e un vaso litico, questultimo infisso nel piano pavimentale presso lo scomparso muro occidentale. Al centro dellambiente vi era un pezzo di legno carbonizzato, di aspetto cilindrico (L 20 cm, diam. 12 cm), presso al quale era un grosso nodulo di conglomerato argilloso combusto. I reperti giacevano sullirregolare interfaccia di un sottostante crollo di pietre, che fungeva da occasionale pavimento e che forse apparteneva ad una pi antica struttura che non stata indagata.

La capanna D11. Il livello superiore


Tra il primo e il secondo livello di questo edificio stato rinvenuto uno strato di grosse pietre costipate (US 287, Fig. 18 C), forse un crollo o una massicciata 37. Le pietre che lo componevano, simili a quelle del muro, erano disposte in modo uniforme, talvolta apparentemente allineate. Ad avvalorare lipotesi di una massicciata concorre la constatazione che il sottostante battuto era privo dei danni che un crollo accidentale avrebbe provocato. Alla sommit di questo strato vi erano chiazze di un vespaio litico di clasti, ciottoli e frr. fittili38 che colmavano gli avvallamenti e sul quale si stendeva un battuto (US 276) in conglomerato di argilla concotta di colore rosso. Il battuto era ben conservato nella porzione N dellambiente, ma eroso nellarea opposta. Dove era integro tra il battuto e il vespaio era intercalato un sottile accumulo argilloso (US 277), che affiorava direttamente nelle aree dove il battuto era scomparso. Al centro dellambiente vi era una piastra focolare (US 275) formata da un disco di argilla concotta (assi 50x46 cm) allettato su un vespaio di piccoli clasti e ciottoli spesso 5 cm. A questo livello il muro perimetrale risultato mutilo dellintero tratto di NE, quello in cui ricadeva lingresso di prima fase, n sono stati individuati altri possibili varchi muro. I reperti di questa fase (paleosuperficie US 274), in prevalenza frammenti, si concentravano intorno alla piastra. Tra essi un fr. di vaso inquadrabile nello stile di Tarxien cemetery, uno con motivo raggiato inciso, unansa di stile RTV, 3 tokens e una vasta concentrazione di vasi frammentari (3 tazze, 2 boccaletti uno dei quali miniaturistico e un bacino). Un vaso litico giaceva infisso nel battuto nellarea NW dellambiente. Nelle sue adiacenze stata raccolta una piccola testa fittile antropomorfa, alta 3 cm, con i dettagli anatomici incisi e a rilievo che rendevano occhi, naso, orecchie e bocca, e una capigliatura corta a ciocche parallele. Allaltezza del collo la testina non presentava tracce di fratture, ma una sorta di incavo nel quale si pu presumere andasse raccordato il corpo, che non stato rinvenuto. Sopra linterfaccia di frequentazione stava un crollo di pietre (US 270), a sua volta rinvenuto sotto lo strato superficiale. F.N.

37 Tra gli altri reperti di questo strato segnaliamo 5 tokens, di cui uno tagliato a quarto di cerchio, 2 blocchetti di argilla sedimentaria, un oggetto piano-convesso, fatto dello stesso tipo di argilla cruda, una lastra litica con foro passante e un distanziatore in osso levigato. 4 frr. vascolari avevano un impasto di tipo non locale; uno di essi riportava un decoro inciso. 38 Tra questi segnaliamo 2 orli di vasi decorati con tacche incise, 2 frr. di vasi con decorazione incisa, un fr. di impasto di tipo non locale, un apice di ansa di stile RTV, diversi frr. di tazze affini allo stile Protoappenninico B, un tubicino fittile, 4 tokens. Tra gli oggetti litici vi erano un ciottolo con una concavit artificiale simile ad un piccolo vaso litico, una pietra discoidale in calcarenite e un blocco di argilla sedimentaria.

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GLI EDIFICI DELLA TERZA FASE


Come gi detto, le tre fasi strutturali del settore D non sono state mai trovate stratificate in unica sequenza. Se le prime due fasi sono state rinvenute stratificate una sullaltra a partire dal banco roccioso, la terza ha soltanto relazioni di sovrapposizione (o comunque di seriorit strutturale) con edifici attribuiti alla seconda fase in modo congetturale, cio per la presenza di dettagli architettonici dai caratteri evoluti. Nulla esclude, e taluni indizi lo farebbero anzi pensare, che alcune capanne di seconda fase fossero ancora in uso nel periodo pi tardo del settore D. Per motivi stratigrafici appartengono al periodo pi avanzato ledificio rettilineo DI-DII e il muro US 171, probabilmente anchesso rettilineo. Il primo, in realt due diverse spine di ambienti, stato costruito dopo la capanna D1 forse quando essa era ancora in uso. Il secondo, che taglia il crollo della capanna D2, non chiaro a quale edificio appartenesse. Seguendo il criterio tipologico dovrebbe spettare a questa fase anche lambiente rettangolare DIII e di conseguenza la capanna absidata D15, che con esso forma un unico edificio almeno sul piano strutturale. Rettilinei sono anche due muri (USS 122 e 227) disposti ad angolo retto sul lato E della stradella a Levante della capanna D2. Di questi muri, che potrebbero anche delimitare uno spazio aperto nel quale erano diversi focolari, quello che costeggia la strada (US 122) dotato di un ingresso nel punto di raccordo con laltro. Comunque sia, entrambe le strade erano ancora in uso in questo periodo. Vive in questa fase anche la capanna D3, quasi del tutto distrutta dal muro di terrazzamento che divide i settori A e D, perch coeva al muro S delledificio DI-II. Qualche cenno necessario anche sulla capanna D5, la pi atipica, di cui ignoriamo lesatta posizione nelle dinamiche cronologiche del settore ma i cui caratteri strutturali lasciano sospettare unet avanzata. Infine, concreta la possibilit che nel settore sia esistita una fase successiva alla terza. Tracce di essa, una paleosuperficie, un vespaio e un paio di muri, stavano sopra ledificio DI-DII.

Ledificio DI-II
Ledificio DI-II la pi complessa struttura fino ad oggi rinvenuta a Mursia (Fig. 24), sebbene compromessa dalla grande trincea militare che proprio in questo punto compie una curva. Ledificio si compone di almeno cinque ambienti quadrangolari, che in origine dovevano essere di numero maggiore ed occupare anche unarea a SW dei primi, oggi definitivamente sconvolta. Tre vani di proporzioni simili (C, A e B39), formano una spina orientata da O ad E, denominata DI. Altri due vani pi mutili (D ed E, cumulativamente DII40), si allineano da N a S a Mezzogiorno degli ambienti A e B. probabile che i muri N ed E del complesso siano perimetrali. Il secondo, oltretutto, delimita la stradella principale del settore. Il muro N (US 41), lungo quasi 5 m e spesso fino a 85 cm, il pi conservato. formato da un duplice paramento di pietre sbozzate in faccia-vista (e talvolta squadrate), questultima presente su entrambi i versanti. Il muro delimita gli ambienti A e C, ma non quello B che rimane aperto in direzione N. Il muro E diviso in due tronconi, entrambi conservati con un solo para-

Lo spazio interno misura 2,50 m di lato nel vano A, 1,75x2,50 m nel vano B, 3,10x2,50 m nel vano C. misurabile solo lasse NS del vano D, ca. 1,75 m; lo stesso asse, misurato nel vano E, era certamente superiore a questa lunghezza.
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FIG. 24 Mursia, settore D, complesso dei vani quadrangolari DI-II: planimetria.

mento di pietre quasi squadrate, ma di spessore diverso. Il troncone che delimita lambiente B (US 84) ridotto a una lungh. di 1,20 m; il troncone S (US 103), lungo 3,30 m e spesso 40-50 cm, presenta la faccia a vista sul lato E. Meno chiaro come chiudesse il complesso sugli altri lati. A S, oltre la trincea militare, insiste un allineamento EW (US 11), lungo 2,80 m e spesso 55 cm, parallelo al muro N e formato da due paramenti di pietre sbozzate. A W si trova un quarto muro (US 69), anchesso isolato, formato da ununica catena di pietre squadrate lunga 1,60 m e spessa 50 cm. Esso si trova allaltezza del vano A ed pertanto lestremo muro W della spina N. Cos delimitato, il complesso misura 7,5 m in senso NS e 9,5 m in senso ortogonale. Le due spine di ambienti sono separate da un muro cieco parallelo ai muri N e S, dei quali condivide anche la tessitura. Il muro non equidistante dai suoi paralleli, ma dista 3,50 m da quello S e 2,50 m da quello N. Queste distanze corrispondono alle larghezze delle rispettive spine di ambienti, che non sono pertanto uguali. I tre vani settentrionali sono separati da due tramezzi murari. Quello che divide i vani A e B (US 16) un muro cieco a doppio paramento di pietre squadrate, con le facce a vista a profilo concavo, sicch il suo spessore maggiore alle testate (80 cm) che non al centro (55 cm). Il tramezzo, che separa i vani A e C (US 99), ridotto a quattro pietre squadrate che lasciano due varchi, forse accidentali, a N e a S. Lesistenza di un tramezzo tra i vani D ed E testimoniata da un breve allineamento EW, che nasce dal muro E e si conclude sulla trincea militare. Il muro, formato da due paramenti, lungo 2 m e largo 47 cm. A Sud della trincea, alcune pietre allineate

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prolungano forse il tramezzo A-C, segnando anche il limite W della spina DII, o quantomeno del vano D, che assumerebbe in tal caso una planimetria allungata in senso EW e una largh. pari alla somma di A e B, cio 4,25 m. Il muro che separa le due spine di ambienti si conserva oggi per una lungh. di 4 m ed spesso 60 cm; per quasi tutta la sua lunghezza si conserva il solo paramento N, che delimita il lato S dei vani A e B ma non di quello C. Il paramento N del muro presenta una seconda faccia a vista anche sul lato del riempimento; il paramento S, invece, presenta la faccia a vista sul solo lato S. Questo muro stato pertanto costruito in due momenti: il paramento N, dotato di una faccia a vista poi celata da quello S, forse pi antico dellaltro. Se cos la spina DI sarebbe stata edificata prima della DII. Nessuna indicazione ha fornito il vano C, quasi del tutto distrutto dalle istallazioni militari. Entro i vani A e B la stratigrafia iniziava con un livello discontinuo di concotti sottostante lhumus e soprastante un vespaio di pietre giustapposte con sommit appiattita (US 21). Il vespaio copriva la rasatura sommitale del tramezzo US 16, ed era pertanto posteriore alla distruzione della spina. Alla fase del vespaio, non altrimenti testimoniata, potrebbero appartenere due allineamenti murari (USS 23 e 36), isolati a S della trincea sopra la rasatura sommitale del muro US 11. Nel vano A sotto il vespaio vi era un accumulo (US 30) che a sua volta copriva alcune macine infisse tra altre pietre (US 33). Sotto le pietre vi era una paleosuperficie (US 43), e quindi un battuto in sedimento pressato (US 46). Nel vano B, sotto il vespaio vi erano i resti di una struttura di combustione, forse un forno o un articolato focolare. Tale struttura, addossata al muro S dellambiente, era formata da due allineamenti curvi di grossi ciottoli spaccati (US 26), aperti a N, e delimitanti unarea larga 90 cm (US 28) colma di pomici incrostate di argilla concotta, stratificate sopra resti di bruciato. Sul lato E questa struttura era unita al tramezzo US 16 da una banchina apparecchiata con sedimento argilloso e con alzata sul lato N intonacata con argilla concotta. A N di questa banchina, lungo la faccia interna del muro US 16, vi era una seconda banchina (US 32) formata da un allineamento di pietre con sommit appiattita. Nel resto del vano era presente un accumulo (US 29) sotto al quale vi era un battuto in argilla concotta (US 49). A N del muro US 11 vi era un crollo di pietre e frr. di incannicciata (US 15) soprastante una paleosuperficie (US 14). Questultima conteneva un vaso litico e frr. di un dolio e di un bacino triansato, adagiati su un battuto in argilla concotta conservato a chiazze. Larea della spina DII a N della trincea stata rinvenuta sepolta sotto un crollo simile alla US 15 (US 31), ma pi ricco di concotti ed elementi combusti, tra i quali due grossi frr. di pali carbonizzati. Al di sotto del crollo il vano D ha restituito tracce di un battuto in argilla concotta, sembra poggiante su un vespaio, e forse di una piastra focolare (US 54) presso uno degli angoli.

Il complesso D15-DIII
Una delle pi singolari strutture del settore D costituita dalla giustapposizione di due ambienti, ledificio absidato D15 e quello quadrangolare DIII, allineati lungo un asse longitudinale EW (Fig. 25). Ledificio D15, orientato come lintero complesso, misura ca. 5 m in senso EW per 3,70 in senso ortogonale. Esso delimitato da un muro (US 318) interrotto da lacune e dalla trincea militare che attraversa lambiente da NW a SE. Il muro, che descrive una sorta di ferro di cavallo con abside ad E, ad unico paramento di pietre talora squadrate con doppia faccia a vista, conservato su un solo filare largo 35-40 cm e alto 25 cm. Nellintradosso dellabside vi traccia di un secondo paramento, pi sottile dellaltro. Sul lato W il limite delledificio costituito dal muro US 320 oggi mutilo dellestremit S (L 1,90 m), che in origine doveva essere rettilineo; esso formato da due paramenti

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FIG. 25 Mursia, settore D, complesso D15-DIII: planimetria.

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accostati, per uno spess. di 37-50 cm e una h di 30 cm, corrispondente a due filari. Non stato individuato lingresso. Allambiente D15 apparteneva un battuto concavo al centro (US 374) in argilla concotta di colore rosso, spesso 15 cm. Addossato allangolo tra i muri 318 e 320 vi era una piastra focolare (US 385), formata da un disco di argilla concotta (diam. 106 cm) a superficie lisciata, innalzata di 10 cm sul battuto con pareti oblique. Al centro dellabside, ancora infisse nel battuto, vi erano le basi di due montanti carbonizzati del diam. di ca. 8 cm, irregolarmente allineate allasse minore dellambiente. La paleosuperficie della capanna (US 365) stata rinvenuta sotto un sottile accumulo (US 328) che copriva la rasatura dei muri, a sua volta coperto dallhumus. Essa comprendeva parecchi frr. di argilla concotta e reperti in giacitura primaria, in massima parte al centro dellambiente: 2 tazze di cui una di stile di RTV, 3 olle una delle quali quadriansata e un paio di vasi frammentari. A ridosso dellabside stavano un token e una macina. Sopra la piastra vi erano 2 alari ginecomorfi, ed intorno ad essa una bacchetta in legno carbonizzato (lunga 35 e spessa 3 cm), un segmento rettangolare in selce, un punteruolo in osso e una scodellina, insieme a grossi ciottoli tra i quali giacevano 3 macine41. Al di sotto del battuto vi era un accumulo (US 318) che non stato scavato. Lambiente DIII, allineato sul lato W della capanna D15, misura 4,30 m in senso NS per una largh. variante fra 3,17 m a N e 2,82 m a S. Esso ha quindi pianta trapezoidale. Lambiente delimitato da un muro (US 434) di cui noto un filare di pietre squadrate, alto 38 cm e spesso 40-50 cm. I lati dellambiente, rettilinei, si raccordano con angoli arrotondati, anche nello spigolo esterno. Le pareti interne dellambiente erano intonacate con argilla concotta, ben conservata sul lato N. Non stato individuato lingresso. Il vano aveva due banchine molto piccole, entrambe formate da un allineamento di pietre: una (US 443) a ridosso della porzione orientale del muro N, laltra (US 438), addossata alla porzione meridionale del muro E. Addossato al centro del muro E, vi era un focolare a piastra di argilla concotta (US 437), circolare del diam. di 85 cm. Linterfaccia di frequentazione del vano (US 432) conteneva reperti in genere frammentari e caoticamente mescolati a sedimento combusto che aumentava di spessore e densit in direzione SE e che dava limpressione di un incendio. I reperti erano maggiormente concentrati sui lati N ed E, soprattutto presso gli angoli dellambiente occupati dalle due banchine. Tra gli oggetti ancora in posto ricordiamo 2 alari sopra la piastra, in mezzo ai quali erano i frr. di unolla, un nucleo di ossidiana con alcuni prodotti di taglio sopra la banchina NE e 2 tazzine allineate sopra la banchina SE. Gli altri reperti erano ridotti ad ammassi di frr., il maggiore dei quali, spettante ad almeno 5 vasi42, occupava langolo NE del vano. Meritano una speciale menzione due reperti che si trovavano, isolati dagli altri, presso langolo SE dellambiente, a ca. 50 cm dalla banchina. Il primo era un vasetto gemino con ansa a ponticello, le cui vasche giacevano separate a breve distanza. Il secondo reperto (Fig. 27 A), rinvenuto tra le due porzioni del precedente, era in realt

41 Sparsi per lambiente vi erano inoltre un secondo segmento rettangolare in selce e una scheggia della stessa roccia, 3 frr. di vasi di impasto non locale, un fr. di macina e un token in pietra levigata; un token fittile stato raccolto al margine della trincea militare, in giacitura dubbia. 42 Un bacino con coperchio ansato, 2 olle, una tazza, un bacino ansato. Tra i reperti sparsi vi erano 4 macine, un pestello, frr. di un bacino con orlo rientrante, di una tazza, di un bacino biansato, di unolla e di 2 miniaturistici.

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una parure composta da 4 oggetti fondamentali: 2 grossi orecchini ad anello in rame o bronzo (diam. 5,5 cm), un pendente cuoriforme in metallo simile (lungo 1,3 cm) e una collana formata da perline sferiche schiacciate di misure progressivamente crescenti da 6 a 16 mm. I vaghi, almeno 15 di cui alcuni ancora infilati, erano di colori diversi, bianco o azzurro, con riflessi dorati ed erano realizzati con una pasta vitrea che tendeva a sgretolarsi. Al momento del rinvenimento i due orecchini giacevano sovrapposti uno sullaltro e al loro interno erano sia il pendente che la collana, questultima forse arrotolata. Il sedimento che incrostava la parure riportava nella faccia inferiore impronte di tessuto. Al di sotto della paleosuperficie non stato rinvenuto un battuto preparato, ma lirregolare sommit di un accumulo a matrice argillosa. Linterfaccia di frequentazione dellambiente DIII era coperta da un crollo (US 430) formato da pietre e da svariate centinaia di pezzi di argilla concotta, anche di notevoli misure (Fig. 14 B), appartenenti alla copertura. La maggior parte dei frr. portava impronte di un ordito ligneo, formato da grossi puntoni (almeno 15 cm di diam.) paralleli a puntoni di dimensioni minori, allineati in serie parallele. Numerosi frr. riportavano invece impronte di correnti (larghi 3-4 cm) disposti anchessi in parallelo o alternati ad impronte di bacchette, forse una sorta di tavolato di cui non chiara la disposizione rispetto ai puntoni, con i quali tamponava verosimilmente lordito. Sia linterno che lesterno della copertura erano intonacati con lo stesso impasto argilloso che colmava gli interstizi della trama lignea, come mostrano alcuni frr. che conservano entrambe le facce e da cui si deduce che almeno in alcuni punti il tetto era non pi spesso di 20 cm. Nellangolo NW dellambiente i concotti formavano un ammasso omogeneo, sovrapposto allinterfaccia di frequentazione, e si mescolavano a pietre di crollo negli altri punti dellambiente e alla sommit dello strato. Tra il crollo e lo strato superficiale vi era infine un accumulo (US 425), identico al 328 che copriva la capanna D15. Non stata chiarita lesatta relazione tra la capanna D15 e lambiente quadrangolare DIII. Il muro lungo S della prima sembra ammorsato a quello E del vano DIII, che a sua volta si raccorda senza cesure agli altri lati della struttura. Il muro E dellambiente quadrangolare parallelo a quello W della capanna; tra i due muri vi una intercapedine non praticabile, larga appena 15 cm. Entrambi i muri sembrano ciechi.

La capanna D5
Della capanna D5 rimangono pochi ma significativi elementi planimetrici (Fig. 26): una chiostra di buche di palo (US 174), una piastra focolare (US 173), un battuto (US 175), un paio di pietre sbozzate (US 176) e una paleosuperficie (US 187). La capanna stata edificata sul banco roccioso con pendenza da NW a SE, livellata con una colmata di sedimento sul lato S. Delle 13 buche identificate 10 giacevano lungo un perimetro quasi circolare, con assi di 4 x 4,30 m. Le buche, a pianta circolare svasata verso lalto, avevano diam. medi di 20 cm, per una prof. di 10-12 cm. Le buche erano scavate nel banco roccioso sul lato NW (3 buche) e nel sedimento in quello SE (sei buche); una buca era scavata sia nel sedimento che nella roccia. Queste buche erano distribuite in maniera abbastanza regolare, sebbene non a distanze uguali. Sul lato SW del circuito vi era una lacuna nella sequenza (di ca. 2 m), dove tuttavia potrebbero esservi tracce di altre 3 buche compromesse da attivit agricole. In questarea affiorava un conglomerato argilloso (US 133) costellato da buche di ca. 2 cm di diam., che non formavano planimetrie coerenti. Forse in questarea ricadeva lingresso delledificio. Unica possibile traccia di muri lapidei erano due sole pietre sbozzate allineate a ridosso delle due buche nord-orientali, sul lato esterno. Oltre alle dieci perimetrali sono state rinvenute tre buche scavate allinterno dellambiente, forse pertinenti ad un sistema di montanti intermedi. Esse ricadevano, grosso

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modo, nei punti cardinali N, W e S e giacevano a ca. 50 cm dalle buche perimetrali. Il battuto interno (US 175), conservato sul solo lato SE, era formato da un conglomerato di argilla concotta, ghiaia, ciottoli e frammenti fittili. Una chiazza isolata di esso stata rinvenuta nellarea NW dellambiente, oggi occupata dalla roccia affiorante. Anche il battuto era attraversato da piccoli fori, concentrati intorno al focolare. La piastra focolare US 173 era decentrata verso E, ma concettualmente occupava il centro della capanna. Essa, la cui superficie era in quota con il battuto, era formata da una distesa di argilla combusta, forse in origine circolare, con un diametro di 1,10 m. Il suo bordo, dove non eroso, era lisciato a formare una alzata obliqua di 12 cm celata dal

FIG. 26 Mursia, settore D, capanna D5: planimetria.

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battuto. Questo dato indica che la piastra precede la messa in opera del battuto, al contrario di quanto solitamente riscontrato nelle capanne. Linterfaccia di frequentazione (US 175) comprendeva pochi resti non diagnostici43. Al di sopra di essa vi era un sottile accumulo (US 120), rinvenuto immediatamente sotto lo strato superficiale. F.N.

I NUOVI RITROVAMENTI A PANTELLERIA E LE INTERCONNESIONI CON IL BACINO ORIENTALE DEL M EDITERRANEO


Lapporto dei nuovi scavi di Mursia alle problematiche dei contatti transmarini fra il Mediterraneo occidentale e quello centro-orientale tra la fine del XVII e gli inizi del XV sec. a.C. sono gi stati di recente puntualizzati da chi scrive in due diversi contributi (MARAZZI e TUSA 2005a-b). La recentissima scoperta di ulteriori eclatanti elementi, come la collana in pasta vitrea con pendaglio metallico e la coppia di orecchini bronzei, ha di fatto confermato quanto gi proposto (Fig. 27 A). In attesa che si completi uno studio pi dettagliato (anche sotto il profilo archeometrico) delle classi ceramiche di possibile provenienza transmarina e degli oggetti di prestigio fino a oggi messi in luce, riassumiamo in questa sede, in forma schematica, lo stato delle ricerche e le proposte interpretative fin qui avanzate.

Evidenze precedenti ai nuovi ritrovamenti panteschi Sulla base dei ritrovamenti effettuati durante gli ultimi 15 anni negli arcipelaghi flegreo ed eoliano, lungo la costa dellarco ionico e sul versante adriatico della Puglia, si era arrivati a individuare una rete locale di connessioni marittime sulla quale, a cominciare dalla prima met del XVI sec. a.C., appariva essersi innestata una solida direttiva di collegamento avente la sua origine nei nascenti centri di potere peloponnesiaci protomicenei, soprattutto della Messenia e dellArgolide44. In questo quadro di conoscenze venivano ad aggiungersi, quale elemento di particolare novit, i nuovi ritrovamenti dallAgrigentino, e segnatamente dal sito di Monte Grande45. Che le coste meridionali, orientali e centrali, della Sicilia fossero gi a questepoca in qualche modo coinvolte in questa complessa rete di interconnesioni marittime era fatto gi noto da tempo. Tuttavia, i ritrovamenti di Monte Grande ponevano, per numero e peculiarit di alcune fabbriche ceramiche non indigene ivi individuate, alcuni problemi non secondari.

Tra essi due token. In proposito e per tutti i riferimenti bibliografici si rinvia a quanto illustrato in M ARAZZI 1994, 1998, 1999, 2003. 45 La bibliografia su Monte Grande vasta; basti qui ricordare quanto contenuto in CASTELLANA 1998, 2000 e, da ultimo, 2003. Chi scrive desidera sottolineare che, a fronte dei resoconti dettagliati e corredati di un ottimo apparato iconografico, non tutte le identificazioni delle classi ceramiche di presunta origine egea effettuate dallo scavatore trovano pieno consenso, e neppure lanalisi di alcune strutture messe pi di recente in luce nello stesso comprensorio.
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F IG. 27 Mursia: A) settore D, ambiente DIII, parure formata da due orecchini e un pendaglio (entrambi in rame o bronzo) e una collana in pasta vitrea; B) ipotesi di ricostruzione delle interconnessioni marittime fra il XVII e il XV sec. a.C.; linea scura: interconnessioni con larea egeo-micenea; linea chiara: interconnessioni (dirette e indirette) con larea cretoegiziana.

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In un breve saggio (MARAZZI 1998) mettevo in evidenza la stretta vicinanza di un certo numero di fabbriche egee individuate a Monte Grande con alcune fabbriche vivaresi, rimarcando inoltre la loro contemporaneit, grazie alle associazioni stabilite nel sito di P.ta DAlaca a Vivara, con le pi antiche produzioni ceramiche di tipo miceneo (quindi con le produzioni in vernice brillante scura su fondo chiaro del TE I, IIA e B). Infatti, il problema che i ritrovamenti agrigentini presentavano consisteva sostanzialmente nel fatto che, accanto a un certo numero di fabbriche ceramiche del tipo dipinto a pittura opaca (scura su fondo chiaro), a superficie lustrata dal camoscio allarancio, a superficie ruvida, giallina (riferibile a contenitori da trasporto di una certa dimensione, vicina per certi versi alle produzioni di giare da trasporto di ambito levanto-cipriota), non comparivano testimonianze sicuramente ricollegabili alle produzioni in vernice brillante protomicene peloponnesiache46. Un tale fatto aveva, tra laltro, dato anche origine allipotesi (per altro a nostro avviso abbastanza improbabile) che la documentazione di Monte Grande potesse riflettere in qualche modo una fase di contatti con il mondo greco-egeo anteriore a quella testimoniata dagli arcipelaghi tirrenici e dalle coste ioniche e adriatiche sopra ricordati 47. Meravigliavano inoltre altri elementi: 1) la presenza particolarmente massiccia della classe di tipo levantino (la VI di Monte Grande, corrispondente alla 5 di Vivara) che, allo stato odierno delle nostre conoscenze non sembra avere una particolare diffusione in et protomicenea nella regione peloponnesiaca (e neppure in ambito cicladico); 2) una particolare ricchezza di varianti (per colore e motivi delle decorazioni e trattamento delle superfici) delle testimonianze di tipo matt painted, in alcuni casi non immediatamente riconducibili alle produzioni di tradizione mesoelladica; 3) infine, la presenza di alcuni frr. ceramici di particolare raffinatezza nella fabbrica e nellingobbio rossastro della superficie, di difficile attribuzione, a meno di riferirsi ad alcune produzioni di ambito levanto-cipriota48.

Lapporto delle nuove testimonianze pantesche49 Il valore delle testimonianze pantesche consistito nellaver messo in evidenza 2 aspetti concomitanti: 1) da un lato, uno stretto collegamento, soprattutto per quanto concerne proprio alcune manifestazioni ceramiche del tipo matt painted e la classe cd. levantina, fra i ritrovamenti di Mursia e quelli di Vivara-Monte Grande;

46 In questo senso i frr. individuati come tali in Castellana 1998, pp. 224 ss. risultano estremamente dubbiosi (a parte, forse, soltanto del pezzo MG 93/66). 47 Tale posizione, espressa anche dallo scavatore, stata di recente esposta in L A R OSA 2005. 48 Si tratta di una serie di frr. di vasi di medie dimensioni, ancora inediti, caratterizzati da un ingobbio rosso, in alcuni punti tendente al nero, in un caso con decorazione a quadrupedi stilizzati in vernice nera, dalla fattura particolarmente raffinata. Si attende la pubblicazione da parte dello scavatore. 49 Non si ripresentano in questa sede nel dettaglio le classi ceramiche da Mursia e i possibili confronti, rinviando per tale analisi e per il relativo apparato iconografico a quanto gi preliminarmente esposto in M ARAZZI e T USA 2005a, Tavv. CXLIV-CXLVI.

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2) dallaltro, alcune connessioni con larea creto-egiziana dellinizio dellet neopalaziale, e segnatamente con la regione del Delta del Nilo caratterizzata dallo sviluppo del centro di Tell el-Daba. In questultimo centro, sede a cominciare dalla XV dinastia del cd. regno dei faraoni hyksos, le recenti ricerche condotte dalla missione austriaca di M. Bietak hanno messo in luce non solo tutta una serie di elementi strettamente collegati con gli ambienti artigianali della Creta tardo-protopalaziale e neopalaziale, ma anche lesistenza di una produzione ceramica mista, egizio-levantina, elementi che fanno di Tell el-Daba uno dei poli pi interessanti del commercio mediterraneo fra il XVII e il XVI sec. a.C.50. Di fatto, proprio sulla base di un confronto fra alcune delle testimonianze ceramiche di tipo matt-painted e levantino provenienti da Mursia con le coeve produzioni miste che caratterizzano il centro del Delta, si sono potute individuare strette similitudini. Queste sono state ulteriormente confortate dallassociazione a Mursia con quei manufatti di particolare prestigio di cui si accennato inizialmente.

Nuove prospettive di ricerca (Fig. 27 B) Anche se si ancora agli inizi delle ricerche, risulterebbe proponibile, gi durante il corso del XVII sec. a.C., lesistenza di una via di collegamento marittima che, seguendo una rotta lungo la costa nord-africana, unisse larea egiziocretese con quella del Canale di Sicilia e che avesse, pertanto, nellisola di Pantelleria un punto di snodo di particolare rilevanza. Le testimonianze di tipo cananeo sia di Monte Grande che di Vivara verrebbero in tal modo a trovare una propria giustificazione, e cos pure alcune testimonianze di tipo matt painted, provenienti anche da altri luoghi della Sicilia, che non si lasciano inquadrare facilmente nellambito delle produzioni di tipo peloponnesiaco. Si comprenderebbero altres in tal modo anche quelle enigmatiche testimonianze di tipo cipriota da Monte Grande fino a oggi rimaste inspiegate. Di fatto, una tale direttiva di comunicazione marittima risulta, alla luce delle conoscenze oggi in nostro possesso, ormai pienamente consolidata gi in et immediatamente susseguente, e cio in concomitanza con la formazione dei grandi centri thapsiani lungo la costa sia sud-orientale che centro-meridionale della Sicilia, in unepoca in cui la funzione di snodo marittimo giocata da Pantelleria risulta ormai sostanzialmente esaurita 51.
M.M Ringraziamenti Si ringrazia la dott.ssa Caterina Ottomano per le osservazioni e le analisi micromorfologiche effettuate sui campioni di alcune US del settore B, il dott. Giorgio Troisi per le analisi sedimentologiche realizzate presso i laboratori dellENEA di Roma e Luciano Giliberto per lelaborazione delle planimetrie del settore D. Si ringrazia inoltre la prof.ssa Daniela Cocchi Genick per il prezioso lavoro di redazione del testo e delle immagini.

50 Anche la bibliografia relativa a Tell el-Daba vastissima. Baster qui fare riferimento generale a B IETAK 1995, 1996, 1999, mentre per le ceramiche ai volumi F USCALDO 2000 e HEIN e JNOSI 2004. 51 A tale proposito cfr. quanto gi considerato in M ARAZZI 2001.

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PANI).

RIASSUNTO. GLI SCAVI NELLABITATO DELLET DEL BRONZO DI MURSIA, PANTELLERIA (TRAR ELAZIONE PRELIMINARE DELLE CAMPAGNE 2001-2005. La ripresa degli scavi nellabitato dellet del Bronzo di Mursia a Pantelleria ha consentito di esplorare sia il promontorio a mare (settore D) sia il settore ad est della strada perimetrale (settore B) mettendo in luce numerose capanne articolate in tre fasi che, seppur non nettamente distinte e susseguenti, manifestano caratteri architettonici diversi. In una prima fase il villaggio sembra essere costituito da capanne seminterrate dal perimetro ovale molto allungato con le porzioni distali diverse nei rispettivi andamenti poich una pseudoappuntita e laltra semicircolare. Nella fase pi recente compaiono le strutture di forma circolare o quadrangolare, spesso agglutinate in pi ambienti. La descrizione preliminare delle capanne suddivise nelle tre fasi permette di offrire un quadro sulle dinamiche insediamentali e sulle tipologie strutturali. Labitato si colloca nelle fasi avanzate dellantica et del Bronzo (XVII-XVI sec.a.C.). SUMMARY. THE EXCAVATIONS IN THE BRONZE AGE SETTLEMENT AT MURSIA, PANTELLERIA (TRAPRELIMINARY REPORT OF CAMPAIGNS 2001-2005. The resumption of excavations in the Bronze Age settlement at Mursia (Pantelleria island) included the terrace along the coast (sector D) and inland (sector B). Based upon architectural features the dwellings were subdivided and identified as three main archaeological phases. In the first phase, semi-subterranean huts have an elongated oval shape, with a rounded or flat side constructed opposite to a pointed side. In the more recent phase new features with quadrangular or circular shapes appear, often aggregated in several rooms. The preliminary description of the dwellings subdivided by phase offers a general outline of settlement dynamics and architectural constructions. The chronology of the site fits into the late phase of Early Bronze Age, corresponding to XVII-XVI sec.a.C.

PANI).

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