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La luna e i fal

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La luna e i fal
Autore Cesare Pavese 1 ed. originale 1950 Genere romanzo Lingua originale italiano Ambientazione Langhe

La luna e i fal l'ultimo romanzo dello scrittore Cesare Pavese, scritto in pochi mesi nel 1949 e pubblicato nella primavera del 1950. Il romanzo presenta elementi autobiografici (((L'autobiografia,

un genere letterario che il critico letterario francese Philippe Lejeune ha definito come "il racconto retrospettivo in prosa che un individuo reale fa della propria esistenza, quando mette l'accento sulla sua vita individuale, in particolare sulla storia della propria personalit" . scritto da chi, a un certo punto della propria vita decide di rievocare le fasi gi vissute e che sono state per lui particolarmente importanti. L'autore prende coscienza di s attraverso i ricordi ed protagonista delle vicende narrate. I tempi verbali per lo pi sono al passato. Non sono presenti tutti i fatti della vita dell'autore, ma soltanto quelli che lui vuol far conoscere per presentarsi in un certo modo. Lo stile generalmente "sostenuto" e vi sono poche inserzioni dialogiche, molte invece sono le riflessioni personali.)) http://it.wikipedia.org/wiki/Autobiografia dello scrittore piemontese ed
quello che conclude la sua carriera di narratore[1]. Il romanzo dedicato all'ultima donna della vita di Pavese, Constance Dowling.[2]
Indice
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1 Trama 2 Personaggi

o o o o

2.1 Anguilla 2.2 Nuto 2.3 Cinto 2.4 Irene, Silvia e Santina 3 Analisi

4 Trasposizioni 5 Edizioni 6 Note 7 Voci correlate 8 Altri progetti

Trama [modifica]
La storia, raccontata in prima persona, non concerne solo il protagonista, di cui viene detto solo il soprannome Anguilla, ma tanti altri personaggi che entrano in relazione con lui, in un paese della valle del Belbo che non viene mai nominato ma che Santo Stefano Belbo[3]. Il romanzo un misto tra passato e presente e proprio per questo non narrato nei minimi dettagli, ma vengono raccontati eventi che non sono (apparentemente) collegati tra loro, se non dai pensieri e dalle riflessioni del protagonista. In trentadue capitoli il lettore si perde nei ricordi, spesso tristi, che Anguilla rivive con l'amico Nuto e capisce quanto sia importante per ognuno avere un paese, una famiglia, un punto di riferimento che leghi alla vita; di questo Anguilla si rende conto quando, lontano dalla sua valle, viene richiamato alla sua patria non da un amico o dalla patria stessa, bens da quel senso di appartenenza al suo paese che lui si porta dentro insieme a tanta nostalgia. La storia inizia quando Anguilla, tornato emigrante dall'America dopo la Liberazione, ritorna con il pensiero al momento in cui neonato era stato abbandonato sugli scalini del Duomo diAlba e quindi portato all'ospedale di Alessandria, dove era stato adottato da Padrino e da Virgilia che per questa adozione ricevevano una mesata di cinque lire. Quando, successivamente alla morte di Virgilia e a una grandinata che distrusse la piccola vigna, Padrino decise di vendere il casotto dove vivevano, Anguilla si trasfer alla fattoria della Mora, dove inizi a lavorare per la prima volta; c'era benessere in quel casale insieme a sor Matteo e alle tre figlie: Irene, Silvia e Santa (la pi piccola e bella). Pur essendosi affezionato a loro, tornato dall'America, preferisce non rivedere quel luogo. Per prima cosa, invece, Anguilla va a vedere la casa del Padrino, rimasta uguale, e conosce il nuovo proprietario, il Valino, e suo figlio Cinto, un ragazzo gracile e solitario. Quest'ultimo gli fa ricordare i tempi in cui era ragazzo, quando Nuto, pi grande di lui, trattandolo sin da allora da amico, cercava di insegnargli tutto ci che sapeva; ecco: Anguilla vuole essere per Cinto ci che Nuto era stato per lui.

Trascorrono molto tempo insieme, nasce anche un'amicizia tra loro e Cinto sa di potersi fidare di Anguilla e proprio per questo quando il Valino uccide la nonna e la zia, d fuoco alla casa e si suicida, il ragazzo va subito da Anguilla, che insieme a Nuto cerca di tranquillizzarlo. Anguilla sa che Irene e Silvia, come tanti altri, sono morte, ed entrambe male, ma gli rimane oscura la sorte di Santa, che Nuto gli rivela solo alla fine: di notevole bellezza sin da quando era piccola, la donna, inquieta, era diventata spia prima dei tedeschi e dopo dei partigiani, poi ancora dei tedeschi e dei repubblichini; proprio allora era stata giustiziata, ancora in giovane et. con la scoperta di questa triste vicenda che si conclude il romanzo, ma sicuramente non il viaggio di Anguilla. Da ragazzo pensava che il paese in cui viveva fosse tutto il mondo, ma ora che, viaggiando, ha capito come veramente fatto il mondo, si rende conto che il proprio paese in fondo la propria famiglia, un paese vuol dire non essere mai soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c' qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Come lui stesso dice: un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Anguilla per aveva sentito il bisogno di tornare, perch quegli stessi vigneti, alberi di fichi e valli non li ha trovati da nessun'altra parte; appena giunge alla valle del Salto si accorge che nulla cambiato: ci sono gli stessi suoni, gli stessi odori e gli stessi sapori che il protagonista si sempre portato dentro. vero che lui ritrova la stessa vita di un tempo, ma sicuramente non le stesse persone: ritrova solo Nuto, il suo pi caro amico e mentore, a cui rivela tutti i suoi pensieri e con il quale si perde nei ricordi passati, a volte anche allegri e spensierati, spesso tristi. Alla ricerca, sempre, anche inconsapevolmente, della consapevolezza: se non si pu aggiustare il mondo - come vorrebbe la coscienza sociale di Nuto, che infine si scopre propria anche del protagonista -, almeno conoscere: gli archetipi, i ritmi, la terra, gli uomini e le loro storie, pi spesso disperate, sempre inquiete.

Personaggi [modifica]
Anguilla [modifica]
Il protagonista del racconto, di cui non specificato il nome e di cui si conosce solo il soprannome Anguilla, un trovatello che al momento della narrazione ha circa quarant'anni. Consapevole di esserlo, sa che la campagna e i luoghi dove ha passato tutta la giovinezza non gli appartengono, bench l'unica cosa che abbia imparato la vita nei campi. Cos comincia a sentire, da quando rimane a fissare il cielo aperto, che deve viaggiare e conoscere il resto del mondo (volevo andare lontano [] ma che sia lontano, che nessuno del mio paese ci sia stato). Dovunque vada per Genova, diverse citt in America e di nuovo la campagna non si trova a suo agio, sentendosi solo e perduto e vedendo la sua vita un fallimento (capii che quelle stelle non erano le mie [] Valeva la pena essere venuto? Dove potevo ancora andare? Buttarmi dal molo?).

Nuto [modifica]
Amico intimo del protagonista, deciso, scaltro e sapiente. per il protagonista un ideale di vita, una persona che non smette mai di stimare per i suoi comportamenti, le cose che sapeva, il suo modo di parlare e di suonare. D'altra parte Nuto sta volentieri con l'amico, anche se non sempre lo capisce, in particolare quando comincia il travagliato periodo dei viaggi incessanti.

Cinto [modifica]
un ragazzino con una malformazione alle gambe, la quale gli impedisce di muoversi agilmente e di condurre una vita al pari dei suoi coetanei. Egli impietosisce il protagonista, il quale cerca di interessarlo con i suoi racconti e di essergli amico, riconoscendo in Cinto la sua fanciullezza. Il protagonista per non prende il posto del padre quando il ragazzo rimane orfano, affidandolo a Nuto e promettendogli che l'avrebbe portato con s quando sarebbe stato pi grande.

Irene, Silvia e Santina [modifica]


Sono le tre sorellastre del protagonista; sono tutte tre bellissime e contese da molti giovani, partecipano frequentemente alla vita mondana del paese, appartenendo anche ad un ceto di grado elevato. Irene per viene condannata ad un infelice matrimonio, dopo essere stata smagrita dal tifo; Silvia muore per un aborto segreto e Santina creduta spia delle camicie nere viene giustiziata da alcuni brescianini.

Analisi [modifica]
Nel significato del titolo La luna e i fal vi il chiaro riferimento mitico al ciclo delle stagioni che affianca tutte le vicende del destino dell'uomo. La luna, che ha qui funzione di simbolo, serve a scandire il ritmo dell'opera e ad instaurare il rapporto tra la terra e il cielo.[4] Il racconto strutturato su due piani narrativi, quello dell'infanzia, con le sue scoperte e il desiderio di avventura e quello della maturit e della delusione. Ai bagliori dei fal, che venivano accesi di notte durante le feste contadine e riflettendosi nel cielo rappresentavano per il bambino un momento magico e di scoperta, si contrappongono altri fal che comportano per il protagonista la perdita delle illusioni e la decisione di lasciare il paese. Uno di questi fal reso dall'autore in senso metaforico con l'episodio dell'incendio che il padre di Cinto appicca al "casotto di Gaminella" distruggendolo insieme al passato, mentre un altro fa riferimento a quanto accaduto a Santa. Ed con le parole di Nuto che fanno riferimento alla fine della giovane che il romanzo si chiude:

[...] gli chiesi se Santa era sepolta l. - Non c' caso che un giorno la trovino? Hanno trovato quei due... Nuto s'era
seduto sul muretto e mi guard col suo occhio testardo. Scosse il capo. - No, Santa no, - disse, - non la trovano. Una donna come lei non si poteva coprirla di terra e lasciarla cos. Faceva ancora gola a troppi. Ci pens Baracca. Fece tagliare tanto sarmento nella vigna e la coprimmo fin che bast. Poi ci versammo la benzina e demmo fuoco. A mezzogiorno era tutta cenere. L'altr'anno c'era ancora il segno, come il letto di un fal. [5]

Trasposizioni [modifica]

La luna e i fal ha ispirato la seconda parte del film Dalla nube alla Resistenza, diretto e sceneggiato da Jean-Marie Straub e Danile Huillet, uscito nelle sale nel 1979.[6] La prima parte del film invece ispirata ai Dialoghi con Leuc.[6]

http://it.wikipedia.org/wiki/La_luna_e_i_fal%C3%B2

TRAMA

Il narratore, un trovatello cresciuto in un paese delle Langhe e soprannominato Anguilla, ritorna nei luoghi d'origine a distanza di anni, dopo essere emigrato e avere fatto fortuna in America. Riaffiorano cos, nella memoria, gli anni dell'infanzia e della giovinezza, dopo che era stato accolto ed allevato da una povera famiglia, nel casotto sulla collina di Gaminella. Ma le persone da lui conosciute sono scomparse e i luoghi stessi sembrano mutati. rimasto solo Nuto, il compagno di un tempo, con cui vengono rivissute le vicende del passato, quando Anguilla, passato al servizio di un ricco possidente, il sor Matteo, si recava alle feste dei paesi vicini, dove Nuto suonava il clarino. La presenza dell'amico, pi vecchio e posato, si era rivelata decisiva: Nuto gli aveva insegnato molte cose, dandogli il suo sostegno e aprendogli gli occhi di fronte alle dure realt della vita. Adesso Nuto (che rappresenta la maturit di chi non corso dietro ai sogni, ma rimasto fedele alle proprie radici) ha anche il compito di colmare il vuoto degli anni in cui il protagonista rimasto lontano. Egli viene cos informato delle sventure che hanno colpito le figlie del sor Matteo, in particolare la pi giovane, Santa, che stata uccisa dai partigiani. Ma neppure il dopoguerra ha portato la pace: il rinvenimento di alcuni cadaveri, che ispira a Nuto sentimenti di piet, offre l'occasione per rinfocolare gli odi e le divisioni di parte. Nel frattempo il protagonista ha conosciuto Cinto, un povero ragazzo storpio, che abita adesso nel casotto della Gaminella ed costretto a subire i maltrattamenti del padre, il Valino. Questi, vittima della miseria e colpito da un'improvvisa crisi di follia, d fuoco all'abitazione; solo Cinto riesce a salvarsi, assistendo nascosto alla scena, pronto a difendersi con il coltello che gli ha regalato lo stesso protagonista, al quale non rimane altro da fare che abbandonare il paese, dopo aver affidato a Nuto l'avvenire di Cinto. Il proposito di sistemarsi definitivamente nella terra d'origine dolorosamente fallito.

GENERE

Romanzo

TIPILOGIA TESTUALE

La Luna e i fal un romanzo neorealista. Il neorealismo la corrente letteraria che Pavese capeggiava, insieme a Elio Vittorini e nonostante le molteplici differenze tra i due scrittori, era il nuovo realismo: ossia un realismo esente da compromessi con l'antico naturalismo, un realismo consapevole di s come fatto ideale, e anche politico, destinato a saggiare il midollo delle strutture sociali, per trarne fuori un'arte di grande respiro che fosse banco di prova per tutti, autori e pubblico. Egli, fino dai primi versi accettati, I mari del Sud, si rifiut di ricorrere alla contestazione "larvale", all'"angelismo" (come diceva, riferendosi alla letteratura cosiddetta ermetica). Cerc invece nella letteratura americana i larghi spazi, il ritmo, l'aggressivit di cui aveva bisogno e da prima inconsapevolmente - accredit il suo mito, che ribad nel Compagno (1947) e soprattutto nella Casa in collina (apparso in Prima che il gallo canti, 1949). Ma La bella estate (stesso anno) fa gi dubitare del realismo di Pavese: lo spunto di carattere tipicamente esistenziale che sta alla base di almeno due dei tre lunghi racconti compresi sotto questo titolo, ossia il secondo ( II diavolo sulle colline) e il terzo (Tra donne sole) evidentemente non concorda col nuovo realismo. Questo mette in crisi l'intero sistema neorealistico dal punto di vista ideologico ( necessario ricordare che il realismo in letteratura come in filosofia presuppone una soluzione positiva del problema esistenziale, cio della solitudine umana, della ricerca di un orizzonte spirituale, del rapporto non vincolante con l'altro sesso). Fu evidentemente fin d'allora che Cesare Pavese non poteva pi considerarsi un "puro" scrittore realista, tanto pi che gi nel 1947 erano apparsi i Dialoghi con Leuc dove il mito, e quella caratteristica essenziale del mito che la ripetizione, veniva assunto come il movente stesso dell'interesse culturale e anche dello scrivere. A questo punto Cesare Pavese pubblic nella primavera del 1950 La luna e i fal.

NASCITA DEL ROMANZO

La circostanza stessa di questo romanzo assai significativa. Esso nasce da un'autentica collaborazione con Pinolo Scaglione (che nel romanzo sar l'ex partigiano Nuto). Pinolo riceve nell'estate del '49 molte lettere di Pavese daTorino. Lo scrittore lo invita a chiarirgli avvenimenti del passato e, in modo particolare, i motivi che spingevano certe famiglie di S. Stefano Belbo a chiedere al Comune un trovatello da allevare: un "bastardo". La ragione di questo interesse la spiega poi Pavese nel romanzo: alla famiglia del bastardo veniva corrisposta una certa somma finch il ragazzo, o la ragazza, non fossero in grado di lavorare. Ma il fatto che il protagonista del romanzo cio, in non piccola parte, Pavese stesso - si proclami "bastardo" ha un significato profondo: bastardo sta per estraneo e soprattutto sta per un uomo che ha perduto il senso della propria origine. Questo Pavese, identificato col ragazzo Cinto (altro personaggio essenziale del romanzo) e proiettato paurosamente nel buio, in realt il Pavese che pochi mesi dopo si toglier la vita. Davide Lajolo menziona diverse dediche che Pavese indirizz a Scaglione sui libri che scriveva. L'ultima, scritta su La luna e i fal diceva A Pinolo questo libro - forse l'ultimo che avr mai scritto - dove si parla di lui - chiedendo scusa delle "invenzioni", da Cesare.
Pinolo non riusc a capire il significato della dedica che gli fu chiara soltanto dopo il suicidio dello scrittore. Pavese non fu spinto a scrivere da ragioni di tipo sociologico o psicologico. Non mirava allintrospezione n al realismo del racconto. Del resto non ha mai voluto scrivere storie romanzesche, invece lo assillava il tentativo di misurarsi con una tensione stilistica capace di affiancare blocchi di eventi, la cui polifonia risuonasse come riecheggiamento memoriale e simbolico, pi che come ricostruzione obiettiva. Non a caso ne La luna e i fal gli inserti pi deboli sono quelli politici. Lidea di Pavese era ricercare una costruzione narrativa che fosse il ritmo di ci che accade, che avesse un suo taglio oggettivo. Ne La luna e i fal Pavese cerca un racconto di fatti, anche attraverso un dialogo impassibile e laconico, e un narrare rapido.

TITOLO

Il titolo La luna e i fal richiama le credenze della popolazione contadina, che, anche dopo anni, dopo la guerra, crede che il risultato positivo o negativo del raccolto sia determinato dalla posizione della luna e dai fal. Il protagonista, prima di partire, credeva a queste superstizioni, pensava e viveva come tutti i contadini del paese. Al suo ritorno a casa, dopo aver fatto fortuna oltreoceano, ormai cresciuto anche intellettualmente, non crede pi in queste cose, ma si rende conto che la mentalit contadina non affatto cambiata, credono ancora alle stesse superstizioni, si comportano ancora allo stesso modo, ma forse capisce anche che la sua vita perde di sapore e di significato senza la luna e i fal.

ROMANZO AUTOBIOGRAFICO?

Certamente i parallelismi tra il narratore e lautore Pavese sono pi di semplici coincidenze, Cesare Pavese mette nel romanzo molta della sua vita, dei suoi pensieri, della sua insoddisfazione, probabilmente cerca lui stesso una ragione alla sua vita nel racconto senza per trovarla. Il mito americano, ladorazione verso questo Paese che spesso lo aveva messo in contrasto con Fenoglio, devoto ammiratore della letteratura e cultura inglese, traspira in molti tratti del romanzo. Molti sono daccordo nel pensare che questo ultimo capolavoro dellautore sia come un testamento di Pavese, e che in esso si possano trovare i motivi che lo spinsero al suicidio. Noi ci limitiamo ad analizzare il romanzo sperando in questo modo di trovare, pi che il perch della tragica fine dellautore, i messaggi positivi che ci ha lasciato.

PROTAGONISTA

Nel protagonista, chiaro fin dalle prime righe il risentimento per la sua esistenza da bastardo, priva di origini, di veri legami che lo possano unire (psicologicamente) a dei luoghi. evidente il tema della ricerca di unidentit chiara e precisa di cui ogni individuo ha bisogno per vivere serenamente. Comunque, lui non trover mai questa identit, anche se si accorger di essere molto legato alle zone collinari nelle quali ha trascorso ladolescenza. Per accorgersi di tutto ci ha per dovuto viaggiare a lungo e allontanarsi enormemente da quei luoghi. Anguilla cambiato molto e la sua situazione si capovolta: da povero ragazzo alle dipendenze di altri si trova ad essere maturato e soprattutto ricco e abbastanza conosciuto. Lui molto diverso, ma al contrario, i luoghi sono sempre i medesimi, la cultura contadina rimasta la stessa con le sue credenze (per esempio quella sulla luna e sui fal), le persone sono altre, ma hanno tutte qualcosa in comune con le generazioni passate. Anguilla ha molto a cuore Cinto, perch ne capisce le sofferenze, in quanto anche lui le ha vissute a suo tempo. Per esempio, Cinto rimane senza una casa e una famiglia e questo Anguilla lha vissuto. Il ragazzino emarginato e tenuto a distanza per la sua malformazione fisica e anche questo, indirettamente, li accomuna, poich luomo era canzonato per il suo essere bastardo. Hanno in comune anche la povert (per il protagonista rimane solo un ricordo) e un probabile futuro come servitori. Tuttavia, a volte Anguilla lo invidia, perch avrebbe dato qualunque cosa per vedere il mondo dagli occhi del ragazzo, quando Canelli sembrava tutto il mondo. Proprio per questo, Cinto viene affidato a Nuto, che avr il compito di insegnargli bene un lavoro, in modo che un giorno possa trasferirsi a Genova e tentare di fare fortuna. Lingenuo Anguilla, da giovane non avrebbe mai immaginato molte delle cose che sarebbero poi accadute e di questo si accorse solo ripensandoci e riflettendoci, una volta adulto e maturato.

Quando gran parte dei ricordi belli e vengono a mancare, non si resiste pi alla solitudine e all'ostilit della realt. La disperazione finale non detta ma sottintesa, d un grande spazio bianco nell'ultima pagina, quella che prova Anguilla. la stessa di Pavese che lo porta al suicidio tre mesi dopo alla pubblicazione del libro.

PERSONAGGI SECONDARI

Il protagonista, Anguilla, ricorda la sua infanzia, perci gli avvenimenti si presentano come dei flash, che non consentono una visione chiara e completa delle caratteristiche dei vari personaggi. Fa eccezione Nuto, perch accompagna Anguilla, tornato dallAmerica, su e gi per le colline, quindi non presente solamente nel passato del protagonista, ma anche nella contemporaneit.

Nuto: un amico di Anguilla. Quando erano ragazzi, Nuto, che era maggiore di tre anni, era guardato da tutti con ammirazione, perch sapeva fischiare, suonava la chitarra e il clarino, parlava con i grandi, e faceva locchiolino alle donne. Per Anguilla, Nuto sempre stato un punto di riferimento, lo anche quando ritorna dallAmerica, perch lunica persona che ha ritrovato. Certamente anche Nuto cambiato, maturato. Ad esempio, si sposato e dopo aver suonato per dieci anni il clarino a tutte le feste di paese, ha abbandonato la musica per dedicarsi al mestiere di falegname. Nuto un personaggio molto pi complesso degli altri del romanzo: per alcuni aspetti pu essere accomunato con gli altri, ad esempio superstizioso, per altri molto diverso. Per quanto riguarda la politica, Nuto un socialista, e per questo motivo litiga spesso con il parroco del paese. Inoltre un idealista, convinto che il mondo mal fatto e che bisogna rifarlo. Nuto ha un risvolto autobiografico: difatti, come abbiamo accennato, ha molti tratti ricavati dalla figura di Pinolo Scaglione, l'amico d'infanzia di Pavese, partigiano antifascista.

Cinto: un ragazzo storpio, che abita nel casotto della Gaminella. Anguilla lo descrive con mascelle sporgenti e denti radi. Con lui il protagonista ha un rapporto speciale di complicit e affetto, soprattutto perch rivede nel ragazzo se stesso. Questo reciproco affetto aumentato dal fatto che il ragazzo viene continuamente picchiato del padre che a un certo punto, tenta addirittura di ucciderlo, perdendo la vita nellincendio della

sua abitazione. Cinto lunico della sua famiglia che si salva. Anguilla, prima di tornare a Genova, lo affida alle cure di Nuto, sicuro che avrebbe aiutato il ragazzo a crescere come aveva fatto con lui. Padrino, Virgilia , Angiolina e Giulia: il Padrino e la moglie Virgilia, avevano due figlie: Angiolina e Giulia. Quando Anguilla venne abbandonato sugli scalini del duomo, venne affidato a loro. Anguilla scopr di essere un bastardo solo alla morte di Virgilia.

Sor Matteo, la matrigna, silvia, Irene e Santa: quando il Padrino lascia il casotto della Gaminella, Anguilla va a lavorare come servitore di Sor Matteo alla Mora. Le tre ragazze, che avevano trascorso una giovinezza spensierata, tra molti corteggiatoti, in tempo di guerra diventano delle spie, delle traditrici, e finiscono con lessere uccise.

Emilia: anche lei una serva presso la casa del sor Matteo. lei che da al protagonista il soprannome di Anguilla.

Nora, Teresa e Rosanne: sono le donne di Anguilla. Anguilla aveva conosciuto Nora negli Stati Uniti. Non aveva con lei una relazione seria, entrambi sapevano che un giorno lei non lo avrebbe pi rivisto. Teresa era di Genova e faceva la cameriera. La ragazza sapeva che Anguilla era un bastardo, allora gli domandava sempre come mai non facesse delle ricerche per scoprire chi erano i suoi genitori. Ma lui a queste cose non ci pensava. Rosanne la conobbe in America, era una maestra e veniva da chiss dove. lunica delle ragazze di Anguilla di cui abbiamo una descrizione, seppure minima: bionda e alta. Il suo sogno andare sulla costa mettere su un ristorante italiano, con il

pergolato e luva. Abbandona anguilla quando si rende conto che lui non vuole partire con lei.

NARRATORE

Il romanzo narra la vicenda di un uomo, che parla in prima persona, perci il narratore interno. La focalizzazione interna fissa, poich riportato il punto di vista del protagonista di cui durante la lettura non si riesce a scoprire il vero nome, ma solo un soprannome. I fatti sono riportati dal narratore senza alcun ordine logico o cronologico, ma nella sequenza in cui li vive o gli tornano alla mente. Infatti, gli avvenimenti riportati non sono solo quelli della sua vita di adolescente, ma anche quelli che vive nel momento in cui racconta.

TEMPO

Le vicende coprono circa trentanni, il protagonista, che ha circa quarantanni, racconta episodi della sua vita, dallinfanzia (circa dieci anni), allet adulta. Gli eventi sono riportati dal narratore senza alcun ordine logico o cronologico, ma nella sequenza in cui li vive o gli tornano alla mente. evidente che la ricostruzione della fabula, estremamente diversa dallintreccio, complessa. Il romanzo montato come un continuo andirivieni tra il piano della contemporaneit e il piano del passato. Memoria e realt si saldano in maniera inestricabile.

LUOGHI Nel romanzo, si possono identificare due tipi di ambienti ben diversi: le vicende si svolgono, durante linfanzia del protagonista, sulle colline del Belbo, in et adulta, in America.

Anguilla ha trascorso la sua infanzia nella Gaminella, anche se non era il suo paese, non aveva un luogo di provenienza, n unorigine certa e spesso ne soffriva e la desiderava. L era vissuto fino a quando il Padrino non aveva pi avuto i soldi per abitarci e insieme alla sua famiglia si era poi trasferito a Cossano. Il protagonista, che da allora non rivide pi la famiglia adottiva, era stato portato presso un grande podere, la Mora, vicino al paese di Canelli, a fare il contadino.
Nel Nuovo Continente aveva viaggiato a lungo, conosciuto molte persone ed aveva fatto fortuna. Era certo che un giorno sarebbe ritornato al paese dove aveva trascorso la sua infanzia.

Ritorn in Italia ed and a vivere a Genova. Dal 1948 ogni estate si recava a Gaminella, per rivedere i luoghi dove aveva vissuto e per incontrare il suo grande amico Nuto. Insieme parlavano dei vecchi tempi e spesso tornavano nei luoghi dove avevano trascorso la loro giovinezza: le rive del fiume Belbo, i noccioli l accanto, le colline attorno alla sua casa e le vigne. I luoghi della campagna sono visti come il sedimento di un passato sempre uguale a se stesso, completamente estraneo al movimento della storia. Il ritorno di Anguilla al paese pone un confronto immediato tra ci che restato e su cui trascorso il tempo e che dovrebbe aver portato cambiamenti. In realt la storia non ha mutato in nulla il mondo immobile della campagna. Per quanto riguarda la descrizione di questi scenari, bisogna sottolineare la maestria dellautore che ha saputo dipingere tutto con piccoli tratti, dettagli che creano una visione ampia e indimenticabile. Se nella descrizione dei luoghi natali prevale lelemento del ricordo, nella descrizione degli scenari americani si respira tutta la grandezza di terre sconfinate e la solitudine dei deserti (non possibile dimenticare la magia creata nella descrizione delle serate con la fidanzata americana, passate nel ristorantino e sui prati tra il canto delle cicale e le stelle che, dice il narratoreautore, non erano le mie (capitolo terzo).

STILE

Il protagonista costretto ad emigrare per motivi politici, in America ha fatto fortuna, ed ora, tornato al paese, rievoca episodi dellinfanzia attraverso rapidi flash back. Il romanzo montato come un continuo andirivieni tra il piano della contemporaneit e il piano del passato. Memoria e realt si saldano in maniera inestricabile, lesplorazione sul passato condotta con una grande attenzione al presente. Cesare Pavese governa con mano sicura un ben definito sistema linguistico. Il suo programma quello di infondere vitalit ad una lingua letteraria, la cui preziosa ed elegante impopolarit andava riallacciata alla popolarit di un sostrato regionale. Al contrario dei neorealisti Pavese predilige il dialettismo quasi inavvertito. Gli elementi morfosintattici di maggior rilievo dialettale sono smorzati, lorientamento verso un italiano parlato privato di punte estreme. Ogni simulazione di parlato, ogni allusione al dialetto priva di ostentazioni. Ci si orienta piuttosto verso espressioni tratte dallitaliano regionale piemontese, da un italiano informale-colloquiale. Egli adotta uno stile semplice, che non cade nel generico, nel facile e nel convenzionale. Il suo ideale era uno stile scarno, disadorno, rapido e netto, privo di fronzoli, e sempre calcolato, sostenuto e sostanzioso. Le strutture sintattiche sono controllate, calcolate anche negli aspetti pi minuziosi come la punteggiatura. I toni sono smorzati. Nessuno dei modi appartiene a un registro basso. Infine, molto interessante la scelta dei nomi dei luoghi: abbondano, compaiono senza avere una vera e propria funzione o qualificazione geografica, ma hanno grandi facolt evocative e suggestive, servono a ribadire il permanere dellidentico: sono semplicemente dei punti di riferimento.

CONTESTO

Le vicende sono ambientate nel secondo dopoguerra, gli anni di una difficile situazione italiana, gli anni di un Paese che a stento cercava di dimenticare gli orrori della guerra e costruire un

nuovo futuro, gli anni in cui si gettavano le basi del futuro boom economico, gli anni della fuga di massa verso lAmerica. Due sono gli elementi caratteristici della cornice che fa da sfondo agli eventi: la povert del mondo contadino e le conseguenze che la lotta partigiana aveva lasciato in eredit ai territori delle Langhe. Entrambi questi fattori non possono essere considerati come semplice cornice delle vicende, ma certamente sono lanima stessa del racconto, i fatti non avrebbero senso in un contesto diverso anche a causa di tutte le implicazioni autobiografiche legate alla vita dellautore. Il mondo contadino , come si spiega pi avanti, il mondo del mito, mondo immutabile al passaggio del tempo (come si accorge il protagonista), pieno di credenze, superstizioni e povert, ma proprio per questo indispensabile allautore, senza la luna e i fal il mondo contadino non avrebbe senso e anche la vita di Anguilla sarebbe vuota. Dallaltra parte la Resistenza sembra aver corrotto i luoghi ameni dellinfanzia, ancora ne sono chiari i segni (le cascine distrutte, i cadaveri che si ritrovano), ma sembra non aver portato quei cambiamenti che Nuto sperava, tant vero che agli occhi di Nuto il mondo deve essere ancora cambiato. Non da dimenticare anche lo scenario americano evocato nel romanzo come un posto di sogni e di infinite possibilit. Peccato che linsoddisfazione faccia cercare al protagonista paesaggi simili a quelli delle Langhe anche nella sterminata pianura americana.

TEMATICHE

Nelle prime pagine del libro emerge forte il tema del mito legato all'infanzia, su cui Pavese aveva condotto alcuni studi, rifacendosi alla filosofia di Gian Battista Vico, il quale afferma che la che l'infanzia l'et in cui si creano i miti. Proprio da quest'affermazione l'autore costruisce la propria idea di mito, che considera un fatto avvenuto una volta per tutte e perci si riempie di significati e sempre se ne andr riempiendo perch esso avvenuto durante l'infanzia, et privilegiata in cui lo si vive inconsapevolmente; quando ci si rende conto di ci, essa gi passata. Pavese convinto che la vita ci sradichi dai luoghi e

dai miti dell'infanzia, da ci inevitabilmente deriva la solitudine e la voglia di tornare, alimentata dalla rievocazione costante del mito. La solitudine un tema esistenziale molto forte in Pavese, che non riesce ad adattarsi fino in fondo all'ambiente cittadino e politico che lo circonda. La stessa sensazione di desolazione (cap. XI) provata nell'enorme distesa dell'America porta Anguilla a ricercare le Langhe negli Stati Uniti stessi e non trovandole decide di ritornare. evidente il tema della ricerca di unidentit chiara e precisa di cui ogni individuo ha bisogno per vivere serenamente. Un altro tema molto ricorrente nellopera di Pavese quello dellamorte. Tutte le persone, escluso Nuto, che in quei luoghi rappresentavano il passato del protagonista, erano morte. Anche Irene, che sembrava dovesse diventare un angelo, era morta in modo violento ed era stata una traditrice.
presente anche il tema del mito americano, che nel dopoguerra era molto forte tra la maggior parte della popolazione. Aspetto fondamentale nel romanzo, lo dice il titolo stesso, la superstizione: tutto, anche la semina e la raccolta, legato a credenze e tradizioni popolari.

CURIOSIT

Opinione di Calvino su La luna e i fal


Ogni romanzo di Pavese ruota intorno a un tema nascosto, a una cosa non detta che la vera cosa che egli vuol dire e che si pu dire solo tacendola. Tutt'intorno si compone un tessuto di segni visibili, di parole pronunciate: ciascuno di questi segni ha a sua volta una faccia segreta (un significato polivalente o incomunicabile) che conta pi di quella palese, ma il loro vero significato nella relazione che li lega alla cosa non detta. La luna e i fal (...) il romanzo d Pavese pi fitto di segni emblematici, di motivi autobiografici. Perfino troppo: come se dal caratteristico modo pavesiano di raccontare, reticente ed ellittico, si dispiegasse a un tratto quella prodigalit di comunicazione e di rappresentazione che permette al racconto di trasformarsi in romanzo (...) [Italo Calvino]

http://www.atuttascuola.it/scuola/italiano/la_luna_e_i_falo.htm

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