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l'ARPA (divenuta in
seguito DARPA) attivava
la comunicazione del
“first node”, fondando
“ARPANET” - una rete di
elaboratori decentrata
nata inizialmente con lo
scopo di poter resistere
ad un eventuale attacco
nucleare da parte
dell'Unione Sovietica -
che si sarebbe poi
trasformata in Internet.
Il primo ottobre del 1962, Licklider viene messo sotto contratto dall'ARPA, che lo strappa al
MIT. Lick inizia una “caccia ai cervelli”, coinvolgendo tutti i più grandi centri di ricerca e le
più prestigiose istituzioni universitarie degli Stati Uniti. Questa scelta condiziona
fortemente l'evoluzione di Arpanet, che si sviluppa al di fuori degli ambienti militari, con il
contributo fondamentale di tutti gli studenti universitari che iniziano a utilizzare i
collegamenti Arpanet a partire dal 1969, data di collegamento dei primi due nodi della rete.
Licklider viene messo a capo di un gruppo di lavoro, da lui battezzato prosaicamente
“Intergalactic Computer Network”, al quale indirizza nel 1963 un memorandum che
rappresenterà la base concettuale di ciò che sarebbe diventata Arpanet.
Lick rimane alla guida dell'IPTO (Information Processing Techniques Office) fino al 1965,
quando viene sostituito da Ivan Sutherland. Sutherland porta avanti le teorie di Licklider e
fonda il primo “network research”. Nel frattempo, un fisico del British National Physical
Laboratory, Donald Watts Davies, aveva sviluppato a Londra delle teorie sul networking
distribuito molto simili a quelle di Paul Baran. Nella primavera del 1966, Davies dà una
pubblica lettura del suo lavoro, nel quale descrive l'inoltro di messaggi, suddivisi in tanti
“pacchetti”, all'interno di una rete digitale. La scelta del termine “packet switching” per
battezzare questa tecnologia di trasmissione dati si deve a Davies, mentre Baran aveva
descritto le stesse cose con il più prolisso “distributed adaptative message block switching”
(commutazione distribuita adattiva a blocchi).
L'anno seguente, il 1966, Bob Taylor sostituisce Ivan Sutherland alla guida dell'IPTO. Le
idee sul networking seminate negli anni precedenti da Lick sono ormai giunte a
maturazione: a Taylor basteranno solo venti minuti per ottenere da Charles Herzfeld, il
quarto direttore dell'ARPA, un finanziamento da un milione di dollari per un progetto di rete
distribuita. Vari anni più tardi, un articolo della rivista Time darà vita alla leggenda di una
rete militare costruita con la precisa intenzione di mettere gli Stati Uniti in condizioni di
affrontare una guerra termonucleare, disponendo di una rete di comunicazioni in grado di
sopravvivere a un eventuale bombardamento (l'articolo del Time verrà subito smentito da
una lettera, mai pubblicata, inviata alla prestigiosa rivista da Taylor). In realtà, le reti a
commutazione di pacchetto e la realizzazione di Arpanet sono solamente due tra i tanti
progetti di ricerca di base portati avanti dall'ARPA in quegli anni.
Nel dicembre del 1966, Larry Roberts fa il suo ingresso negli uffici dell'ARPA. Tra i
sostenitori del progetto di rete descritto da Roberts, vi fu Douglas Engelbart e l'intero
Augmentation Laboratory, il gruppo di ricerca dello Stanford Research Institute che in
quegli anni stava sperimentando sotto la guida di Engelbart nuove forme di interazione tra
l'uomo e i computer. Engelbart e soci realizzano il Network Information Center (NIC), il
primo centro amministrativo della rete che più tardi prenderà il nome di INTERNIC
(Internet Network Information Center).
Nel corso del 1968, Roberts rilascia un documento nel quale si definiscono le specifiche
degli Interface Message Processors (IMPs) - “interfacce di
gestione dei messaggi” - che viene inviato a 140
compagnie interessate alla costruzione di questi
fondamentali componenti della rete. Nel testo di Roberts
vengono riorganizzati con ricchezza di dettagli tutti i
contributi teorici e tecnologici realizzati sin dai primi anni
'60 da Baran, Davies, Kleinrock e Clark.La IBM è tra i primi a rispondere, sostenendo che
una rete del genere non avrebbe mai potuto essere realizzata, a causa dell'enorme costo
da sostenere per l'acquisto dei computer necessari a far funzionare ogni nodo della rete.
Non è dello stesso parere la Bolt Beranek and Newman, una piccola ditta di Cambridge,
Massachussetts, alla quale viene appaltata la realizzazione dei primi Interface Message
Processors con un contratto da un milione di dollari. La BB&N era nata nel 1948 come una
ditta di consulenza per la progettazione dell'acustica di teatri e sale cinematografiche.
Proprio gli studi sull'acustica avevano attirato J.C.R. Licklider in questa ditta, dove lavorò
per alcuni anni a partire dal 1957, costringendo i soci della BB&N ad acquistare il primo
esemplare di “Pdp-1”, uno dei grossi “bestioni” informatici dell'epoca. Grazie a Lick, la
BB&N si trasforma in un prolifico centro di ricerca sulle tecnologie informatiche, al punto
da meritare il soprannome di "terza università" di Cambridge, accanto al MIT e a Harvard.
Quando il documento di Roberts arriva alla BB&N, nell'agosto del1968, Frank Heart viene
incaricato di mettere insieme un gruppo di ricerca in grado di realizzare il primo IMP,
rispettando le scadenze fissate dall'ARPA. Attorno ad Heart si riuniscono gli “IMP guys”, i
“ragazzi dell'IMP”: Dave Walden, esperto di sistemi in tempo reale, Severo Ornstein, mago
dell'hardware, Bernie Cosell, capace di scovare qualsiasi errore di programmazione, Will
Crowther, appassionato di matematica in grado di creare programmi piccoli e complessi al
tempo stesso. I ragazzi dell'IMP si buttano a capofitto nel loro lavoro di programmazione,
tanto da trasformare la BB&N in una seconda casa, nella quale trascorrere notti insonni. A
cavallo tra il 1968 e il 1969, sono impegnati in una estenuante corsa contro il tempo,
cercando di concludere il loro lavoro febbrile per la realizzazione del primo IMP, nei termini
previsti. Contemporaneamente, nelle sedi universitarie destinate a ospitare i primi nodi
Arpanet, si lavora altrettanto intensamente per mettere in grado i computer universitari di
collegarsi agli IMP, e di conseguenza a tutto il resto della rete, secondo le specifiche
stabilite dalla BB&N.
L'intenso lavoro realizzato all'UCLA nelle settimane precedenti dà i suoi frutti. Il primo
settembre, nel weekend del Labour Day, iniziano le prime prove di funzionamento. Nel giro
di un'ora, il “Sigma-7” e l'IMP numero 1 iniziano a scambiarsi dati e a colloquiare come
due vecchi amici che si conoscono da sempre. Il primo ottobre 1969, l'IMP N. 2 raggiunge
lo Stanford Research Institute in California, a Menlo Park: è questa la data a cui si fa
ufficialmente risalire la nascita di Internet. La visione condivisa da Baran, Davies, Roberts
e tutti i pionieri di Arpanet diventa finalmente una realtà concreta. Iniziano i primi
esperimenti di collegamento con l'università di Los Angeles e il nucleo della rete si estende
con due nuovi nodi: a novembre il terzo IMP collega l'Università di Santa Barbara (UCSB)
al nodo dell'UCLA; un mese più tardi, si unisce alla rete anche l'Università dello Utah, che
viene collegata allo Stanford Institute tramite l'IMP N. 4. In un articolo di Newsweek del
'94, viene riportato che Crocker, alla domanda di quale fu il primo messaggio inviato in
rete, abbia risposto: “Il collegamento funziona. Solo questo è importante”.
Il 23 dicembre 1987 nacque “cnr.it”, il primo nome a dominio italiano, che ha inaugurato la
rete italiana, la quarta in Europa. Ed è, ancora oggi, l'IIT-CNR (Istituto di Informatica e
Telematica) a registrare i domini nel nostro Paese, che nel frattempo sono diventati un
milione e mezzo, sesti al mondo per diffusione, e che crescono di 20mila al mese. Il primo
collegamento alla rete Internet, il 30 aprile del 1986, avvenne da Pisa agli Stati Uniti,
passando per il satellite, e fu il frutto del lavoro dei ricercatori dell'allora neonato Centro
Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico (CNUCE). Alla stessa struttura, venti mesi
dopo, le autorità americane, che regolavano e regolano la rete, assegnarono la gestione
del Registro dei domini .it in virtù delle competenze tecniche e scientifiche maturate dai
suoi esponenti, quarti in ordine di tempo in Europa ad adottare il protocollo Internet. I primi
a comprare uno spazio sulla grande rete furono università, enti scientifici e amministrazioni
pubbliche. Le prime funzioni affidate alla rete riguardavano la gestione degli archivi e la
redazione delle prime banche dati. I centri di ricerca usavano Internet quasi solo per
scambiarsi risultati di laboratorio.
Enrico Gregori, attuale responsabile del Registro, ha dichiarato che “nessuno, tra i
ricercatori che allora contribuirono a realizzare la prima infrastruttura di rete e ai quali mi
onoro di appartenere, avrebbe mai creduto che quello strano modo di far parlare tra loro
computer diversi, sparsi in ogni luogo nel mondo, un giorno avrebbe rappresentato uno dei
principali mezzi di comunicazione. E non per gli scienziati,
ma per la gente comune. Se oggi in Italia, e nel resto del
mondo, parole come blog, e-mail, Web e domini sono
entrate a far parte della vita quotidiana, lo si deve soprattutto
a quella generazione di ricercatori che, negli anni '80, ha
saputo guardare al futuro, costruendo mattone su mattone il
medium più esplosivo dell'era moderna”.
Ancor prima, Marshall McLuhan aveva parlato di “villaggio globale”. In effetti, le aspettative
sul formarsi di una comunità mondiale non sono andate deluse. Internet si va sempre più
espandendo, mostrando una grande vitalità. Non si espande però di pari passo la qualità
del rapporto comunicativo che in essa trova luogo. Internet non è diventata la sede virtuale
di un'intelligenza globale che lavora in sinergia, ma piuttosto un gigantesco labirinto zeppo
di materiali, in cui ognuno cerca e offre, all'eventuale attenzione degli altri, testi e tutto
quanto possa essere convertito in lettere e numeri. Internet finisce quindi con l'essere un
qualcosa a metà tra una gigantesca biblioteca virtuale e una specie di grande emporio
culturale. Le comunità virtuali rimangono invece un fatto molto più limitato.
Nell'Information Age, la svolta tecnologica, più che introdurre forme rilevanti di socialità,
protrae la tendenza alla creazione di identità frammentarie e nomadi, connesse alle
subculture metropolitane o alla rivendicazione di istanze momentanee, o, ancora, alla
riscoperta di tradizioni e di identità etniche, in modo persino più ortodosso e
fondamentalista quanto più legato ad un retroterra di instabilità e di crisi.
Nel 1994, Kunz ha creato “GnuStep”, un progetto informatico che riproduce in versione
open source il sistema operativo “OpenStep” di Next Inc., poi utilizzato da Apple
Commputer come base per realizzare il Mac OS X. È stato anche sviluppatore capo di
“HippoDraw”, un potente software “orientato agli oggetti” per l'analisi statistica dei dati. Si è
occupato dell'analisi del software per il GLAST (Gamma-ray Large Area Space Telescope),
missione alla quale partecipa anche l'Italia, per il satellite che la Nasa ha lanciato all'inizio
del 2008.
La Gazzetta del Sud Online ha recentemente pubblicato una lunga intervista con Kunz - “Il
pioniere di internet profeta del software senza padroni”, che definisce l'open-source la vera
anima di internet. «Ho preso in prestito questo concetto - dice Kunz - da Tim O'Reilly,
amministratore delegato della omonima casa editrice (nonché “padre” del concetto di
“Web 2.0”). Tim fa notare che è un software open source anche il programma BIND
(Berkeley Internet Name Domain), il quale, quando noi digitiamo gli Url (i comuni indirizzi
preceduti da “www”) li traduce in indirizzi numerici per regolare il traffico su internet. E
questo è solo un esempio. Anche i primi software Web, sia quelli usati dagli utenti sia
quelli installati sui server, erano distribuiti come open source, prima ancora che questa
espressione fosse inventata [...] Per ironia della sorte, nonostante l'assenza di “venditori”,
chi usa un software “libero” ha un supporto migliore e più veloce di chi ne usa uno
bloccato dal copyright. Ciò grazie ai forum online e alle mailing list, in cui sono
costantemente affrontati e risolti i problemi di un programma informatico e i suoi errori di
scrittura. Se hai una difficoltà nell'uso di un software, grazie a Google trovi la soluzione sui
siti di discussione».
«Dal 1991 a oggi, la ricerca scientifica è stata avvantaggiata attraverso la divulgazione di
importanti documentazioni. Basta andare sul sito del Cern e aggiornarsi sugli esperimenti
realizzati utilizzando il Large Hadron Collider (un sofisticatissimo acceleratore di
particelle). Si possono trovare dettagli in un modo che prima del 1991 era possibile solo
su documenti cartacei. Grazie a Internet, l'informazione scientifica oggi è a disposizione di
ogni ricercatore in qualsiasi parte del mondo [...] In campo sociale, Internet ha fornito una
rete utilizzabile da chiunque e per qualunque scopo. Prima della sua nascita esistevano
numerose reti separate con opportunità e contenuti limitati. Internet fu perciò il naturale
luogo di nascita per il Web, permettendo alla gente di rendere disponibili a tutti contenuti
di ogni genere. Il Web è una magia: è meno costoso e più conveniente sia per i fornitori di
servizi sia per gli utenti [...] In futuro, Internet sarà ovunque. Immagino che presto sarà
fruibile gratuitamente in tutte le aree di servizio delle autostrade. Sta già per accadere
negli Stati Uniti dove è già è possibile collegarsi liberamente dalle stanze degli hotel di
categoria media».
Invece di un reale progresso delle facoltà umane, la Rete, per volontà dei suoi “padroni”,
sta causando un regresso. All'orizzonte si intravede una grande, immensa, “stupidità
artificiale”.
Possiamo solo augurarci che lo spirito degli anni '60, che vive ancora nell'open source, nel
movimento “free”, in ciò che rimane della autentica cultura hacker, del cyberpunk, nel
“media-attivismo”, nel progetto di “Net Art”, alla fine abbia il sopravvento. Tutto dipenderà
dagli esiti della “Terza Guerra Mondiale”, la guerra di informazione, che, come diceva
McLuhan, “non vedrà alcuna divisione tra partecipazione militare e civile”.
ARPANET - Wikipedia
Storia di Internet - Wikipedia
Man-Computer Symbiosis
BIND - Wikipedia
Paul Kunz, il pioniere di internet profeta del software senza "padroni" 20 luglio 2007
net.art - Wikipedia
WEB ESTETICA
INFOWAR 2.0
CYBERWAR
DARKNET
INTELLIGENZA COLLETTIVA
INTERNET GOVERNANCE