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Slowballoons

Quel che vuole lo strumento


Francesca Ghermandi nata negli anni Sessanta a Bologna, dove vive e lavora. Artista dal tratto personalissimo e immediatamente riconoscibile, a parer dello scriba, la nostra ha attraversato gli ultimi 25 anni del fumetto italiano da protagonista. Partendo dallesperienza presso la scuola di fumetto Zio Feininger di Bologna, (che form una generazione di grandi autori, tra cui Palumbo, Toffolo e Marzocchi che abbiamo gi ospitato su queste pagine), passando per Frigidaire e La dolce vita, Linus e Comic Art, con importanti incursioni nel mondo dellillustrazione, Francesca Ghermandi una delle autrici pi importanti del panorama fumettistico italiano. A scanso di equivoci, non del fumetto italiano al femminile, ma del fumetto tutto. Le sue storie sono grottesche e geniali, veri e propri Helzapoppin su carta, con incursioni pi noir e dark (Grenuord, ad esempio) che rendono la lettura dei suoi lavori divertente e toccante, mai scontata. stato per noi un onore intervistarla, dando seguito allultima pagina pubblicata sul numero 35 della nostra rivista. Ovviamente, consigliamo caldamente ai nostri lettori lacquisto dei suoi libri. Al, correte in fumetteria in barba alla crisi Cara Francesca, inizierei, guarda un po , dai tuoi inizi Ci racconti dello Zio Feininger? Cosa ti spinse a seguire un corso di fumetti? Avevo appena fatto la maturit e mia zia mi segnal che sul giornale parlavano di un corso di fumetti. Lessi che fra gli insegnanti cerano dei grandissimi autori e cos mi iscrissi. La passione per il fumetto nata che non sapevo ancora leggere, forse anche perch, avendo fratelli molto pi grandi, in casa entravano riviste di fumetti come Linus, Mad o il Cannibale. Alla Zio Feininger per, il panorama del fumetto dautore mi si ampli ulteriormente e fu molto stimolante confrontarmi con altri ragazzi della mia et, che di l a poco avrebbero intrapreso la stessa carriera (Semerano, Palumbo, Toffolo, Ricci, Gabos, Menotti, Marzocchi). Gli insegnati (Pazienza, Igort, Mattotti, Brolli, Carpinteri) erano giovani, ispirati e lavoravano attivamente. Cerano seminari con fumettisti storici come Munoz o Magnus o pi giovani come Giacon. Insomma, un bel terreno per iniziare a fare fumetti, anche per chi non avrebbe continuato a disegnare (Fornaroli, Catenacci). Mi ricordo la prima volta che ho incrociato il tuo nome: era la fine degli anni Ottanta, su Frigidaire, e tu disegnavi una storia scritta da Daniele Brolli dal titolo Entusiasmante futuro . Come ricordi quegli anni? Li ricordo come anni pieni di fermento, ma credo che per un ventenne che inizia, anche questi fine anni 10 lo siano. In quel periodo avevo cominciato a lavorare anche come illustratrice per giornali e riviste: ricordo che era stato difficile cimentarmi con un tema da sintetizzare in ununica immagine. La mia tendenza, fino ad allora, era di estendere unidea (libera) su pi vignette, per cui tendevo a essere pi narrativa che essenziale. Inoltre, lavorare a tema per me era come stare in una gabbia. Dopo molto lavoro, per, ho imparato e questa nuova modalit di disegnare mi ha aperto altre strade nei disegni per i fumetti. Cosa ha significato Frigidaire per te e, in generale, per il fumetto in Italia, a tuo modo di vedere? stata una rivista importantissima, perch ospitava tutta lavanguardia del fumetto e non solo. Questo grazie a menti come Scozzari o Tamburini. Negli anni in cui ho lavorato io, tuttavia, il gruppo fondatore si stava dividendo: Tamburini era morto e autori come Pazienza, Mattioli o Liberatore ci pubblicavano ormai di rado. Nonostante questo, penso che quei pochi anni in cui Frigidaire ha visto lo splendore, abbiano segnato generazioni di autori. Hai anche disegnato orologi Swatch, loghi animati e lavorato nella pubblicit. Continuano le tue escursioni nel mondo del design? Anche in questo caso, come per le illustrazioni, se ci sono proposte interessanti mi ci applico con entusiasmo e con spirito di avventura. Ma non partono quasi mai da me: quando lavoro liberamente e senza commissioni,

Intervista a Francesca Ghermandi di Nicola Ferrero


lo faccio per una storia a fumetti nuova. Hiawata Pete, Joe Indiana, Pastil, George Henderson di Grenuord: sono i tuoi personaggi pi famosi. Li presenti ai nostri lettori? Ehi, ma ti sei scordato Helter Skelter! Sono i miei ragazzi e, come tutti i figli, sono diversi tra loro anche se simili nellimpronta. difficile riassumerli tutti in poche parole. Hiawata Pete, nato su La dolce vita nel 1987 ed stato ripubblicato da poco per Coconino. un papero iperconsumista e casinaro che divide le avventure con un cane intelligentissimo: sono brevi e velocissime storie a strisce. Joe Indiana un topo-investigatore che, insieme al suo socio, un maiale ingordo, si trova ad affrontare e a risolvere casi strampalati. Le storie sono a colori e la narrazione pi dilatata. Helter Skelter un gatto-sceriffo sardino-dipendente che vive in un futuro assurdo, dove le sardine sono vietate. Le sue avventure sono raccontate in modo dinamico, come fosse un cartone animato. In Pastil, invece, il registro un po diverso dai precedenti personaggi, meno cartoonesco. Le storie sono mute e il disegno a matita crea atmosfere pi tenebrose. Sono racconti dal punto di vista di una bimba, e con quegli occhi vediamo il mondo. Infine, George Henderson, un morto vivente che non accetta la sua condizione di defunto, finge di essere normale e si trova per

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Slowfood

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rubrica

questo, a sfuggire di continuo alle situazioni complicate. Qui uso la penna a biro con molto tratteggio, il che rende le situazioni molto pi cupe e nere. In tutte queste storie poi, ci sono moltissimi personaggi secondari. A proposito di stile, hai usato davvero un sacco si strumenti per disegnare le tue opere: ne hai di preferiti? Uno strumento diverso (la china, la grafite, ad esempio) influisce per te sullo sviluppo della storia? S, lo strumento ha unimportanza fondamentale, influisce molto sul mio modo di raccontare. Con la linea chiara e pulita del pennello, sono pi incline a creare storie allegre e spensierate, mentre luso della grafite o della penna a biro mi porta a sporcare il segno, a introdurre ombre e sfumature che danno atmosfere pi noir, pi misteriose e paurose. Tendenzialmente amo il bianco e nero, ma mi piace anche il colore usato sia piatto sia volumetrico, monocromo e polimocromo. Inizialmente non lo usavo, perch costruivo sempre i disegni partendo dal segno; successivamente ho provato a cominciare dal colore e cos ho capito che la chiave stava al principio dellideazione. Mi sento, comun-

molto brava. Sono storie di dolci e di cibo molto divertenti, dove i personaggi sono tanti dolci antropomorfi. Siamo arrivati finalmente in ambito gastronomico: tu come ti poni davanti allargomento? Sei una consumatrice attenta o distratta? Il cibo ha per te valori altri, oltre a quello di combustibile? Amo il cibo e lho scoperto poco alla volta come gli strumenti con cui lavoro. Mi piace disegnarlo ma, soprattutto, consumarlo. Lamore grande nato con un altro amore, il mio compagno, con cui divido questo piacere quotidianamente. Mangiare per me non ha solo il valore di nutrimento: una cosa buona, riesce a essere come una bella musica. Nel tempo poi, ho imparato la moderazione e la lentezza nel mangiare, cosa che ha arricchito il mio gusto. Infine, che progetti hai? Mostre, libri in uscita, nuovi orologi, composizioni dodecafoniche, collaborazioni con entit astrali Sto lavorando al progetto di una lunga storia a fumetti, con molti personaggi nuovi. Se riesco a mantenere il contatto con le entit astrali, penso che lo porter a termine a breve..

Tavola di Francesca Ghermandi

que, una disegnatrice di segno pi che di colore. Non ho uno strumento preferito: ci vogliono anni prima di adattarne uno alla propria mano e scoprirne le qualit nascoste. Uno stesso strumento pu essere usato in maniera morbida oppure, al contrario, dura e questo tira fuori segni, disegni e atmosfere molto diversi fra loro. Insomma, non sono io quella che decide, mi metto al servizio dello strumento.

Sono rimasto incuriosito da un titolo in particolare della tua bibliografia che, ammetto cospargendomi il capo di cenere, non conoscevo. Si tratta de Il libro delle torte, edito da Topipittori. Ci racconti di cosa si tratta? Ti spolvero subito la cenere dal capo, perch raro che si conosca tutto il lavoro di un autore. In questo caso si tratta di un libro illustrato per bambini con piccoli racconti in rima di Giovanna Zoboli, una scrittrice per linfanzia

giugno 2009

178 fogli di un bacco minore

106 rivoluzione carioca

156 itinerario/vermentino

88 percorsi storici

140 il testimone

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