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BRANCALEONE MAGAZINE

“Ognitantico” di viaggi delle nostre menti malate in tutti quegli argomenti che
solleticano la nostra fantasia.

RESPONSABILI DI REDAZIONE

Querzola Elena, Mazzoni Elisa

COLLABORATRICE ESTERNA

Govoni Martina
Piva Giancarla

CONTATTI

ele_ely@alice.it

CREDITI FOTOGRAFICI: la foto presente nella storia “ Il guardiano del lago” è


stata fatta da Elena Querzola. Se non diversamente specificato le immagini
provengono dalla rete (anche se sono state modificate).

NOTA IMPORTANTE: questa rivista è fatta solo per divertimento, non guadagnamo
nulla con questo lavoro, a parte una grande soddisfazione personale e un gran
divertimento.

brancaleonetravels.myblog.it
EDITORIALE

Ed eccoci di nuovo qui, siamo finalmente riuscite a pubblicare il secondo


numero, dopo l'intenso lavoro dei neuroni. Abbiamo fatto qualche
modifica alla grafica, ci sono delle novità, infatti da questo numero vi
presentiamo le nostre locande dove potrete intrattenervi con i piatti che
vengono proposti (tutti rigorosamente testati e non presi a casaccio)
sempre che riusciate ad uscirne vivi...EHM.....
Abbiamo anche allargato il Pantheon delle nostre divinità. Ci siamo
allargate nelle attività, quindi, il povero Sant'Orlando stava faticando
parecchio per seguirci ( non che vogliamo dare limiti alla sua
onnipotenza...però con noi ha bisogno di TANTO aiuto). Per questo, ecco a
voi i nostri nuovi santi, che ovviamente sono vampiri, mica persone
comuni!!!

Speriamo che vi divertiate e che apprezziate!!!

Le responsabili di redazione.
I CANI NERI

“....ma non fu la vista del suo corpo, né la vista del corpo di Hugo Baskerville steso
accanto a quello della giovinetta, che fece rizzare i capelli in testa ai temerari, bensì la
terribile vista di una creatura ributtante, di un'immane bestia nera, in forma di mastino ma
più grande di qualsiasi cane sul quale occhio umano avesse mai posato lo sguardo.....”
(A.Conan Doyle “ Il mastino dei Baskerville”)

Queste creature hanno diversi nomi: Black Shuck, Skriker, Trash Hound, Padfoot...o
più semplicemente cani neri. Compiono grandi balzi sui sentieri di campagna durante
la notte, scrutando l'oscurità con i loro occhi alla ricerca di prede, per lo più sfortunati
viandanti che si fossero avventurati sulle strade.
Si racconta che avvicinandosi alle vittime crescano a dismisura, raggiungendo le
dimensioni di un vitello, gli occhi rossi nell'oscurità che manifestano fame e ferocia.
Chiunque ne avesse incontrato uno avrebbe saputo che la fine era vicina.
Unica eccezione uno studente del Trinity College di Dublino nel 1928, che si imbattè
in una di queste creature mentre pescava sulla riva di un fiume. Si salvò
arrampicandosi su un albero e raccontò che la bestia aveva”....una smorfia a metà fra
il ringhio e il sogghigno”.
Questi cani si trovano principalmente in Gran Bretagna, e non ci sono opinioni
concordanti sul fatto che siano benevoli od ostili all'uomo. In ogni caso vi
consigliamo di guardarvi le spalle tornando a casa con il buio, i veli fra i mondi, a
volte, sono molto sottili.
ANTEPRIMA

MONDI PERDUTI

“…Per me si va ne la città dolente,


Per me si va ne l’etterno dolore,
Per me si va tra la perduta gente…”.
Divina Commedia, Canto Terzo – Inferno, D. Alighieri

Quante volte ci capita di sentir parlare di città o di isole o continenti che non esistono più? Magari
scomparsi in maniera più o meno misteriosa? Molte leggende avvolgono questi luoghi e parlano di
sprofondamenti, distruzioni dovute alla caduta di un meteorite con una potenza ben maggiore di
quella della bomba di Hiroshima o città cancellate dalla punizione divina. Ma se alcune di queste
città fossero realmente esistite? E se ora non ci fossero più per motivi non dovuti al
“soprannaturale” ma per cause ben più semplici?
Per cercare di capire quali cause siano alla base della loro scomparsa abbiamo scelto alcune delle
città più conosciute (Atlantide; Sodoma e Gomorra; Mohenjo-Daro e Avalon) e dedicare ad ognuna
un articolo (che leggerete nei prossimi numeri).
LA LEGGENDA DI JACK O' LANTERN

Questa è la storia di Jack O' Lantern, contadino scansafatiche che giocò un brutto tiro al
Demonio, ma pagò molto cara la sua imprudenza.

Jack era un simpatico contadino amante della compagnia, del buon vino e delle risate fatte
in compagnia nell'ozio, e nemico giurato di qualunque lavoro o fatica. Amava infatti
trascorrere il suo tempo nelle osterie, dove era conosciuto da tutti, oppure a riposare.
Un giorno, mentre dormiva sotto alla sua solita quercia, il diavolo decise di impossessarsi
della sua anima,e, in una nuvola di fumo e zolfo, gli comparve davanti avvisandolo che a
breve avrebbe condotto la sua anima nelle profondità infernali. Jack non si scompose
minimamente, anzi propose al diavolo una sfida: se fosse riuscito a salire in cima alla
vecchia quercia -nella contea nessuno c'era mai riuscito- il diavolo avrebbe potuto prendere
la sua anima immediatamente, in caso contrario, avrebbe dovuto aspettare la morte del
contadino.
Ridendo di gusto per la proposta assurda, il diavolo si arrampicò in fretta sull'albero, non
accorgendosi che Jack (che non era affatto una stupido) aveva estratto dalla tasca un
coltello, con il quale incise una croce alla base dell'albero, impedendo così al diavolo di
scendere a terra. Dal momento che Jack si rifiutava categoricamente di cancellare il segno, il
demonio fu costretto a promettere che avrebbe garantito qualunque cosa per poter scendere
e potersene tornare....all'inferno.
Jack aveva la richiesta già pronta: qualunque cosa avesse combinato nella vita, non gli
sarebbe mai stato permesso di varcare i cancelli dell'inferno. Ottenuto quanto desiderava, si
apprestò ad aiutare il diavolo a scendere dall'albero.
Come cambiasse la vita di Jack in seguito a questo fatto è facile immaginare: si diede al
gioco d'azzardo, iniziò a frequentare le mogli degli altri contadini, a darsi ai bagordi più
sfrenati, e naturalmente, evitando il lavoro come la peste. Quando giunse il suo momento di
lasciare questo mondo, Jack lo fece serenamente sapendo che non sarebbe finito all'inferno
per via della promessa del diavolo. Si diresse così tranquillamente verso i cancelli del
Paradiso, ma i guardiani non lo lasciarono entrare, dal momento che la sua vita era stata
troppo dissoluta, e lo indirizzarono all'inferno. Ad attenderlo a questi cancelli Jack trovò il
diavolo che aveva ingannato anni prima, il quale gli negò l'accesso per via della promessa
che aveva pronunciato a meno che non fosse riuscito a scambiare la sua anima con quella di
un'altra persona. Il contadino si lamentò però con il demonio del fatto che l'aldilà fosse
molto buio, quindi sarebbe stato impossibile per lui sia camminare che trovare qualcuno con
cui fare lo scambio.
Il diavolo allora raccolse un tizzone ardente e lo gettò a Jack, che lo raccolse e lo infilò in
una zucca svuotata che aveva preso da un orto, usando questa lanterna per rischiarare il
cammino.
La notte di Halloween, quando il velo fra i due mondi è più sottile, quando passare dall'uno
all'altro è più semplice, è possibile vedere Jack, diventato ora Jack – O'- Lantern, “ Jack
delle Lanterne”, vagare con la sua zucca illuminata per i boschi e le brughiere, in cerca di
qualcuno con cui scambiare l'anima e che possa così prendere il suo posto.
Se vedrà che anche voi portate una zucca illuminata, penserà che siete nelle sue stesse
condizioni, che vi state aggirando nella notte in cerca di un'anima e non vi darà alcun
fastidio.
IL GUARDIANO DEL LAGO
Storia di Elena Querzola

Un piccolo lago fra le colline, perennemente circondato da una lugubre e grigia atmosfera. E un
albero ormai morto sulla riva.
Chi vive da quelle parti sa bene cosa nascondono le sue acque, perciò sta ben lontano da quel lago
maledetto.
Tutto inizia nei primi anni del ‘900, quando un gruppo di banditi, nel tentativo di sfuggire alle forze
dell’ordine, si rifugia nel paese vicino al lago. È gente crudele, senza scrupoli, pronta a macchiarsi
del più orribile dei delitti per raggiungere il proprio scopo. E ha lasciato dietro di sé una tale scia di
morte e distruzione che non basterebbero cento anni di prigione per poter pagare il debito con la
giustizia.
Insediatisi in una casa disabitata e parzialmente coperta dalla vegetazione, pensano a come poter
proseguire la loro fuga. Ma non possono andarsene senza aver prima saccheggiato le case delle
famiglie più ricche.
Non hanno tenuto conto di una cosa, però. La gente di questo paese è molto chiusa e fatica ad
accettare i forestieri. Inoltre, commettono l’errore di torturare e uccidere barbaramente le vittime
delle loro rapine. I paesani, decidono così, di catturare i malviventi, impiccarli all’albero che si
trova sulla riva e gettare i loro corpi in fondo al lago.
Ora, di quell’albero non rimane che il tronco ed alcuni rami secchi. Ma il suo scheletro legnoso è
rivolto verso il lago, come se volesse assicurarsi che i corpi di quei banditi rimangano dove sono,
sepolti sotto il fango e le acque.
In alcune giornate autunnali, però, in cui una fitta foschia ricopre e circonda le acque del piccolo
lago, sembra quasi di vedere sotto a quell’albero le sagome dei banditi annegati. Ombre di uomini
che ritornano per vendicarsi…
ALL'ACCADEMA DELLA BRANCALEONE: LEZIONE NUMERO 1

"...Io so come l'hanno sepolta: me lo raccontò Primo, il vecchio becchino che è


morto qualche anno fa. Quando il fratello della morta se ne andò, riaprirono la
tomba e la bara e legarono quel cadavere dissanguato con corde rosse ben fermate
da nodi, perchè non potesse tornare mai più. Avevano paura di lei anche da morta. E
a quanto pare non avevano torto. ...." Eraldo Baldini " Gotico Rurale"- Foto
Ricordo.

Con questo articolo partono le lezioni della nostra Accademia, nelle quali daremo
notizie utili ai nostri viaggiatori riguardo gli argomenti più disparati, e che gli
permetteranno di tutelarsi da eventuali inconvenienti durante questo nostro viaggio in
terre non ben conosciute.

Si comincia dal racconto di Eraldo Baldini “Foto ricordo”. Qui viene illustrata la
pratica di legare il cadavere di una persona defunta per impedirle di tornare a
disturbare i vivi. Ma da cosa deriva questa pratica? E' necessario fare un passo
indietro per capirlo, al mondo dei Celti. Secondo loro infatti, la comunità
comprendeva non soltanto i vivi ma anche i defunti, che potevano tornare in
determinati periodi dell'anno (come Shamain, meglio conosciuto come Halloween),
per partecipare ad un banchetto o far visita ai discendenti. Anche nella cristianità si
può ritrovare traccia del ritorno delle anime nella cosiddetta “Messa di Natale dei
morti”, che avverrebbe appunto la notte del 25 dicembre alle 23. Come si può notare
il ritorno delle anime dei trapassati era visto in modo benevolo dalla comunità,
tuttavia poteva accadere che ci fossero degli spiriti il cui ritorno non era affatto ben
voluto, anzi, addirittura temuto. Dal racconto sopra citato veniamo a conoscenza di
una pratica oltremodo curiosa e alquanto inquietante per scongiurare tale ritorno: il
cadavere veniva legato con corde di colore rosso ben fermate da nodi.
Per capire come questa cerimonia possa avere effetto l'abbiamo scomposta nei suoi
elementi, al fine di esaminarla meglio: la corda è l'elemento chiave, infatti essa
rappresenta un ostacolo, che costringe lo spirito a rimanere legato al corpo. Questo
concetto è rafforzato dai nodi che determinano un ulteriore incatenamento e
imprigionamento. Bisogna infatti ricordare che nei riti funebri di solito vengono
sciolti i nodi negli abiti dei defunti, proprio per favorire la liberazione dell'anima
dall'involucro carnale.
Il nodo ha anche il potere di proteggere dagli spiriti maligni: fare nodi al fazzoletto
serviva a proteggere, infatti se un demone o spirito maligno era nelle vicinanze
mentre veniva fatto il nodo, esso rimaneva talmente incuriosito dal gesto che si
dimenticava completamente il motivo per cui era venuto.
Importanza riveste anche il colore rosso, scelto in questo caso per la corda. Questo
colore ha una valenza di tipo materiale e fisico, non spirituale e mentale, e viene
efficacemente usato per lottare contro i demoni.
In cromoterapia viene associato alla rabbia, quindi viene utilizzato per farla scaricare,
ed è uno dei colori magici di difesa più forti. In alcune culture esso rappresenta i
guerrieri.
Nel racconto di Baldini i compaesani della defunta usano l'insieme delle corde e del
colore rosso per imprigionare il suo spirito nel corpo, e fare in modo che non possa
più ritornare nel mondo dei vivi, dato che, se temevano le atrocità da lei compiute in
vita, avevano buoni motivi per aver paura di ciò che poteva commettere il suo spirito,
non più legato dai limiti di un corpo mortale.
UN PRANZO SUCCULENTO

Ecco un'altra storia che mi è stata raccontata da Carla. E' vera, ed è successa molti
anni fa nella nostra città, Ferrara (nd Ely).

Quell'uomo amava davvero tantissimo il suo gatto. Per lui era alla stregua di un
figlio. Per questa ragione gli piaceva moltissimo vantarsene con gli amici e con tutte
le persone che conosceva, non smetteva mai di dire quanto fosse affettuoso, che la
sua intelligenza era addirittura migliore di quella di un cane, ecc.
Per questo motivo era preoccupato da ieri. Il gatto non era tornato a casa. Ma tant'è,
era il periodo del calore, quindi sicuramente era a gironzolare sulle tracce delle
gattine. Con questo spirito si accinse quindi ad uscire di casa, i suoi amici lo
avevano invitato a pranzo in una delle più note osterie di Ferrara, e non voleva
certo arrivare in ritardo!
Fu un convito molto allegro. Le portate erano veramente buone e soprattutto
abbondanti. Il vino poi era squisito. Ma il piatto forte fu sicuramente il superbo
coniglio che venne servito cucinato e presentato alla perfezione, l'uomo chiese
addirittura il bis. Arrivò il momento di pagare il conto. Si diressero allegri al
bancone del locale, i suoi amici erano TROPPO allegri in verità. Beh, avevano
bevuto tutti troppo.....L'uomo guardò l'oste tirare fuori il foglio con il conto, e
assieme ad esso.....la testa del suo gatto. Il coniglio così saporito che aveva gustato,
e di cui addirittura aveva chiesto il bis, altro non era che il suo micio. Gli amici gli
avevano fatto uno scherzo, e stanchi di sentirgli sempre tesserne le lodi, avevano
pensato bene di portarlo a quel ristorante, famoso proprio per cucinare i gatti. Lo
scherzo crudele fu troppo per lui. Per il dispiacere di quella perdita il suo cuore non
resse, gli venne un infarto e passò molti giorni a letto a causa di quella bravata,
lasciando i suoi amici sgomenti. Avrebbero portato per sempre il peso del loro
crudele scherzo.
IL PICCIONE VIAGGIATORE AFFAMATO

LOCANDA “LA STREGA DEGLI ACQUITRINI”

“L'acqua era buia assai più che persa, e noi, in compagnia dell'onde bigie, intrammo
giù per una via diversa” DANTE, CANTO V INFERNO 104-106

Si, certo, noi da brave ragazze colte citiamo Dante, e intanto ci siamo perse....come al
solito. Salve! Siamo Ele & Ely! Forse vi ricorderete di noi per episodi come “ Il treno
del Terrore. Torneremo da Firenze?” oppure “ Il Verginese non è poi così lontano”.
Ma oggi siamo qui in versione di critiche gastronomiche per la nostra nuova rubrica
“Il piccione viaggiatore affamato”. Ci hanno avvisate che in mezzo al Po su
un'isoletta, c'è una locanda “La strega degli acquitrini”, e noi ci stiamo andando per
recensirla. Il barcaiolo che ci ha noleggiato la barca ha detto che era facile da trovare,
ma naturalmente noi ci siamo perse, complice anche questa fitta nebbia, che è scesa,
anzi sarebbe meglio dire salita dall'acqua, all'improvviso. Il motore della nostra
imbarcazione è elettrico, ma ci sono anche dei remi per i casi di emergenza. Speriamo
di non averne bisogno!
A dire il vero in molti ci avevano dissuaso dal cercare questa locanda, avevano una
specie di timore reverenziale nel nominarla, e proprio non capivano perchè ci
volessimo andare. Comunque dopo infiniti giri siamo arrivate. L'isolotto è piccolo,
ma le effettive dimensioni non le sapremmo dire, a causa della nebbia. C'è una specie
di porticciolo per le imbarcazioni e dobbiamo dire che ce ne sono un buon numero.
La locanda è una casa piuttosto bassa, anche se ha due piani. Ci avviciniamo al
massiccio portone di legno e alziamo lo sguardo all'insegna che recita: “ La strega
degli acquitrini” e porta disegnata una figura di donna con i lunghi capelli che le
mettono in ombra il viso, le vesti lacere e una corda fra le mani. La Borda. Ci
guardiamo negli occhi per un momento piuttosto spaventate. Perchè non ci abbiamo
pensato prima? Adesso ci è chiaro il motivo dell'inquietudine del barcaiolo e di quelli
che cercavano di dissuaderci. Ma ora siamo qui, non possiamo certo tornare indietro,
tanto vale entrare. L'ambiente che ci accoglie è caldo, un vero sollievo rispetto alla

fredda umidità che c'è fuori. Ci troviamo davanti ad una grande sala con un caminetto
acceso in fondo. L'odore è di legna bruciata, misto a quello invitante del cibo. Le
persone sedute ai tavoli di legno grezzo chiacchierano a voce bassa. Dalle travi del
soffitto mangiate dai tarli si sentono distintamente arrivare i rumori di zampette che
corrono, segno della presenza di topolini che camminano indisturbati su quelle travi.
Notiamo un tavolo libero e ci sediamo. Nessuno sembra avere fatto caso a noi, e lo
troviamo stranamente rassicurante.
Come dal nulla compare una robusta donna di mezza età, con i capelli raccolti in una
cuffietta bianca ed un grembiule dello stesso colore, e dopo averci fatto un sorriso, ci
posa davanti questo menù:

MENU' FISSO

MACCHERONI AL PROSCIUTTO

(Ingredienti per 4 persone:


350 g di maccheroni
100 g di prosciutto crudo
1 spicchio di aglio
parmigiano grattugiato q.b.
50 g di burro
sale
pepe

Tritate il più finemente possibile il prosciutto e schiacciate lo spicchio di aglio.


In una grande padella fate rosolare il burro con l’aglio, facendo attenzione che non scurisca, poi
eliminate l’aglio e versate il prosciutto, facendolo insaporire per due minuti.
Fate cuocere nel frattempo la pasta in abbondate acqua bollente salata e scolatela.
Versate i maccheroni nella padella, mescolate il tutto sul fuoco, spolverizzate con il parmigiano
grattugiato e un poco di pepe e servite.)

LONZA ALL'ARANCIA

(850 g di lonza di maiale, ½ bicchiere di olio d'oliva, sale, pepe, 1 bicchierino di brandy, 6 arance.

Pelo 3 arance con un pelapatate per avere la scorza senza la parte bianca amara. Taglio la scorza
a julienne e la metto per 30 minuti a macerare in una ciotola con un cucchiaio d'olio. Asciugo bene
la carne, la infarino da ogni lato e la faccio rosolare bene in una casseruola con l'olio caldo. Non
bucarla con forchette e coltelli quando la si rigira. A doratura ultimata salo, metto il pepe e la
bagno con il brandy (allontanare il tegame dal fuoco oppure versarlo molto adagio). Quando il
liquore è evaporato completamente metto il succo di tutte e 6 le arance passato al colino e le scorze
tagliate a julienne. Copro con un coperchio e faccio cuocere a fuoco vivo per 90 minuti. Infine
taglio la carne, faccio ridurre il sugo se è necessario e ne ricopro la carne tagliata a fette.)

Le portate sono veramente buone e il servizio è stato veloce. Il chiacchiericcio di


sottofondo non molto dissimile da quello degli altri ristoranti, e ci domandiamo come

mai abbiano deciso di dargli un nome così sinistro, più adatto a far fuggire i
potenziali clienti, piuttosto che ad attirarli. Incuriosite lo chiediamo alla cameriera,
che si rivela essere la moglie del cuoco, proprietario della locanda. Sembra sollevata
dalla nostra richiesta, e inizia a raccontarci questa storia.
Alcuni anni fa suo marito, che è pescatore, stava tornando a casa con la barca quando
venne sorpreso dalla nebbia. Sapeva cosa voleva dire questo, quindi sperò di essere
abbastanza vicino alla riva ed essere così in salvo. Purtroppo la sua barca urtò contro
ad un ostacolo e si ribaltò. Annaspando nell'acqua gelida, il pover uomo sentì con
orrore di avere una corda attorno al collo. Il panico lo pervase, con la certezza della
fine: la Borda lo aveva catturato. Disse una preghiera ad alta voce e a quel punto
accadde una cosa insolita:la strega allentò il suo laccio e si mise a parlare al
pescatore.
Con una voce simile al fruscio delle canne di palude gli estorse la promessa di
costruire una locanda su un isolotto sperduto in mezzo al fiume. Tra i clienti che
sarebbero venuti a mangiare, lei avrebbe scelto le sue vittime. Se non lo avesse fatto
sarebbe tornata e avrebbe portato via lui e tutta la sua famiglia. Il poveraccio
acconsentì e in un baleno si ritrovò sulla sua barca, diretto verso casa con i segni della
corda attorno al collo, a rammentargli l'accaduto e la promessa fatta.
Da allora, nei giorni di luna calante e principalmente in quelli di luna nuova, loro
raccolgono i clienti nella locanda, lasciando che la Borda decida chi portarsi via.
Rimaniamo impietrite. Questo racconto ci ha colte di sorpresa. La donna ci rincuora,
noi sappiamo la storia e per questo motivo saremo risparmiate, ma ci conviene
andarcene in fretta. Nessuno degli altri avventori sospetta nulla, e non devono
sospettarlo. La vita del pescatore e della sua famiglia in cambio di quella di un loro
cliente, di molti loro clienti. Paghiamo e usciamo (prezzo onesto, ma lo è poi
davvero?). Sarà vera la storia? Ce lo domandiamo guardando l'insegna. Non
possiamo garantirlo, ma sicuramente non resteremo qui per verificare. Prendiamo la
barca e ci allontaniamo. La nebbia si è alzata. Per ora.

Il nostro giudizio su questa locanda è di tre bandiere pirata su un massimo di cinque.


DALLA BIBLIOTECA DELLA BRANCALEONE.....

Wilbur Smith è il cantore del continente nero, del mal d'Africa scritto in chiave avventurosa,
romanzata, ma sempre basata su accurate, quasi maniacali ricerche storiche. Da Il destino del leone
(1964) in poi è stato protagonista delle classifiche mondiali dei best seller: questo L'uccello del Sole
è secondo me il suo libro meglio riuscito e, in certo qual modo, antesignano della trilogia
ambientata nell'Antico Egitto che narra le vicende dello scriba Taita. L'Africa raccontata da Smith è
realistica, un continente che si regge su fragili, fragilissimi equilibrii, un continente rude, d'animo
selvaggio ed indomabile se non ad opera di uomini altrettanto rudi, intelligenti e determinati: è il
caso anche dei due protagonisti di questo bellissimo romanzo, da un lato Ben Kazim, archeologo
alla caccia della mitica città perduta di Opet, fondata dai cartaginesi nel cuore dell'Africa e
prosperata a lungo al riparo dallo strapotere dell'impero romano; dall'altro il sacerdote Huy, vissuto
secoli prima nella città di Opet ricoprendo il prestigioso ruolo di sacerdote-guerriero armato
dell'inseparabile ascia bipenne. I due - pur vivendo le proprie vicende a duemila anni di distanza -
hanno tanto in comune: entrambi storpiati nel corpo dalla gobba, entrambi dotati di una volontà di
ferro, entrambi stimatissimi da chi conta nel loro ambiente, entrambi innamorati di una bellissima
donna che sembra per loro irraggiungibile... Nel corso delle sue ricerche, scoperta dopo scoperta,
Ben ricostruisce le vicende di Opet, le gesta di Huy - noto al suo tempo come l'Uccello del Sole - e
vi si riconosce, tanto da credere di essere la sua reincarnazione, tornata al mondo per portare a
termine un destino segnato due millenni prima. Il libro si divide nettamente in due parti: la prima
dedicata alle ricerche di Ben, la seconda alle avventure di Huy, catapultando il lettore in un lontano
e misterioso passato.

Editore: TEA
Pubblicazione: 09/1992
Numero di pagine: 494
Prezzo: € 8,90
Christian, Chiara, Francesco, Martina, pulcini smarriti e schiacciati dagli eventi come la marmellata
di pulcini sull’asfalto dell’A14 verso Imola. Una spirale dolorosa che percorre l’intera narrazione
sino all’inatteso seppur annunciato, tragico epilogo.
Bruno, io narrante e protagonista principale, prende candidamente il lettore per mano conducendolo
attraverso rinunce, mediocrità, e sogni infranti come Francesco riflesso speculare di Bruno, la cui
vicenda familiare ricorda a Bruno la propria, anche lui ha convissuto per anni con una sorella
malata di mente, Christian che rinuncia al suo sogno più grande e più bello per scomparire nel nulla
come inghiottito da se stesso e dalle sue paure. Triste ballata quella di Christian, un futuro luminoso
e speciale “giocato” in un pomeriggio gonfio di nebbia e melanconia per un futuro che non sarà più;
così come non sarà più lo stesso il futuro di Bruno senza Serena/sirena, non a caso il nome gioca su
assonanze e rimandi dell’ attrazione-frustrazione di un amore malato ed insano «Mi ha lasciato da
più di un anno. E da allora non faccio che pensare a lei, non faccio che immaginarmela al tavolo di
qualche osteria, a bere Céres o Four Roses o quello che capita e a fumare, arricciando il labbro
guardando negli occhi qualcun altro». Nell’attesa di un evento prodigioso, si svolge solitaria, tragica
ed irreversibile la discesa agli inferi di Bruno, attirato sempre più verso il gorgo della follia dalla
quale non sembra esserci alcun ritorno.
Richiami ed echi, perché un teorema abbia validità, ha da superare verifiche e riscontri
nell’applicazione, Baldini registra così un “deragliamento” della mente, la cui follia sconvolge la
mediocrità di Bruno e della sua intera esistenza, ed il paesaggio padano, le sue nebbie dense, le
atmosfere grigie e desolate come desolato è il cuore del protagonista, più che sfondi e fondali sono
la giusta emanazione della mente di Bruno, il prodotto della sua malattia, l’incapacità di essere
come gli altri.

Einaudi 2004
€ 12,50
Campagne silenziose in mezzo alle quali le aie coloniche si disegnano come cicatrici, paludi coperte
di infide nebbie, boschi fitti e scuri sui fianchi dei monti, piccoli paesi di una provincia solo
apparentemente tranquilla. Sono questi gli scenari dei racconti con i quali Baldini porta il lettore ad
affacciarsi sul mistero, ad incamminarsi sul sentiero della paura. Dove la città è lontana, dove si
agitano fantasmi di leggende e di riti mai dimenticati, dove vecchie case rurali nascondono
inquietanti segreti, dove la lenta quotidianità può trasformarsi in crimine, in incubo e in terrore...

Frassinelli collana Narrativa 2000

€ 12,65

«Il libro più misterioso del mondo»: questa è la definizione del manoscritto Voynich, scoperto nel
1912 da un collezionista nella biblioteca del collegio gesuita di Villa Mondragone. Soltanto 232
pagine ornate da disegni di piante sconosciute, da bizzarre figure femminili e da complessi simboli
astronomici, ma soprattutto scritte in una lingua indecifrabile. Nel tempo, le sue interpretazioni sono
state innumerevoli: alcuni hanno sostenuto che fosse il testo segreto degli eretici Catari, altri che
fosse opera di un alchimista boemo; perfino l’esercito americano ha provato a decrittarlo, ma
invano…

Lauren Kelly, docente nella prestigiosa università di Yale, è convinta di aver finalmente trovato la
chiave per tradurre il manoscritto Voynich, e sta appunto per mettersi al lavoro quando un ladro
irrompe in casa sua, le ruba il computer e la riduce in fin di vita. Benché sconvolto, Ross, il marito
di Lauren, capisce subito che non si è trattato di una normale rapina: prima viene contattato dal capo
della congregazione dei gesuiti, che insiste perché gli vengano consegnati gli appunti della donna;
poi da una suora, convinta che quel libro sia la mappa per ritrovare il giardino dell’Eden, un luogo
così meraviglioso e terribile da sfidare ogni logica. E proprio contro ogni logica, spinto unicamente
dal desiderio di salvare Lauren, Ross parte per la giungla amazzonica, determinato a seguire le
enigmatiche indicazioni del manoscritto. Senza sapere, però, che qualcuno osserva le sue mosse per
trovare il giardino prima di lui…

Editrice Nord 2008

€ 18,60

IL NOSTRO ITINERARIO PER ORA FINISCE QUI' !

VI ASPETTIAMO AL PROSSIMO NUMERO,


SPERIAMO STIATE BENE E SIATE
SOPRAVVISSUTI ALLA GITA!!!

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