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cattolica - un'esistenza molto pi tranquilla rispetto al passato. A lui si devono, fra l'altro, le traduzioni di importanti opere della letteratura orientale, su tutte Le mille e una notte e il Kama Sutra, affiancate da numerosi opuscoli e articoli dedicati al porto di Trieste, ai castellieri dell'Istria e alle terme romane di Monfalcone. Speke aveva una personalit molto pi sfuggente e difficilmente decifrabile: solitario e controllato, freddo e calmo in apparenza, nonch estremamente tenace, ma anche tormentato da una segreta inquietudine e da una intima insicurezza che, forse, giocarono un ruolo decisivo nella sua tragedia finale. Non si mai saputo con certezza se la vita di Speke ebbe termine con un suicidio o per un banale incidente di caccia. Quel che certo che essa avvenne nellimminenza di un confronto decisivo tra i due uomini e le loro divergenti teorie circa le sorgenti del Nilo, che avrebbe dovuto svolgers,i davanti a un vasto pubblico, nella sede della Reale Societ Geografica. Speke era certo che il Nilo nascesse dalle cascate Ripley e, quindi, dal Lago Vittoria; ma la sua era, allepoca, una semplice intuizione; Burton, che non aveva potuto spingersi fin l a causa delle cattive condizioni di salute, era altrettanto certo che il Nilo nascesse molto pi a sud, ma anche la sua era una pura e semplice supposizione che, per giunta, aveva tutta laria di essere nata in lui per il disappunto di vedersi escluso dalla gloria della scoperta. Il pubblico dibattito fra Speke e Grant, i due ex compagni di viaggio divisi ora da un insanabile contrasto che, in apparenza, era solo di natura scientifica, ma che celava gelosie e passioni di natura ben pi profonda, era stato fissato per il 16 settembre del 1864; ma il giorno prima Speke trov la morte a causa di un colpo di fucile partito dal suo fucile, che aveva appoggiato ad un muretto, mentre stava scalcando questultimo. Una ricostruzione della disputa fra Burton e Speke contenuta nel resoconto di viaggio del regista Giorgio Moser, Le montagne della luce, che qui riportiamo, segnalando peraltro una notevole inesattezza alla fine del brano: Burton non mor poco dopo Speke, quasi colpito da un rimorso, ma ben ventisei anni pi tardi, a Trieste (Roma, Eri/Edizioni Rai, 1976, pp. 97-100): 19 gennaio. Finalmente avviene lincontro con il Nilo nei pressi della Ripon Falls. Sulla riva destra, tra prati ben rasati e cespugli di bougainvillea che denunciano non sopite consuetudini col recente protettorato inglese sullUganda, una lapide: John Speke, il 28 luglio 1862, per primo scopr queste sorgenti del Nilo dal punto segnato da questa lapide. Povero Speke! Biondino, malaticcio, semicieco, complessato, ma testardo, in questo punto per colpa di un turacciolo decise il suo destino che avrebbe finito per travolgerlo drammaticamente. Ma vediamo come son andate le cose. Fino quasi a met dellOttocento delle sorgenti del Nilo non si sapeva nulla, erano avvolte nella leggenda. Gi Erodoto non si dava pace, poich non riusciva a spiegarsi come quel fiume, che si diceva scorresse sempre tra le sabbie, potesse trascinare verso il mare una tal massa di fango, quel limo dal quale lEgitto traeva vita e ricchezza. Un altro mistero lo assillava: poich il Nilo, contrariamente agli altri fiumi, era in secca dinverno e in piena destate? Qualcuno infine affermava che il Nilo traeva vita dallo sciogliersi delle nevi e ghiacciai nelle regioni pi calde della terra, dove addirittura non piove mai? Eppure gli Ittiti, gli Egiziani, i Persiani sostenevano che al centro dellAfrica doveva esserci una zona di alte montagne, di valli ombrose, di nevi eterne, dalle quali era nata la vita. E gli Arabi ponevano lass il paradiso di Allah (evidentemente queste dicerie nascevano da racconti di viaggiatori e di mercanti di schiavi che mille e pi anni prima della nascita di Cristo avevano attraversato lAfrica). Nerone, nella sua megalomania, mand due centurie a scoprire le sorgenti del fiume, ma simpantanarono nelle paludi de Sud e i racconti dei superstiti della disastrosa spedizione contribuirono a creare intorno alle sorgenti del Nilo un alone di mistero e dinvulnerabilit. facilmente intuibile quindi come limpresa solleticasse la caparbiet, il senso davventura, il giuoco alla scommessa, il bisogno daffermazione di questo inglese che a diciassette anni si era arruolato nellesercito indiano, aveva percorso Himalaya e Tibet in lungo e in largo, aveva 2
raggiunto il grado di capitano, ma al quale si sarebbe prospettato di l a qualche anno, un sonnolento periodo di pensione, coltivando rose nel Somerset. Lincontro ad Aden con Richard Burton, che per conto della Compagnia delle Indie, stava preparando una spedizione geografico-commerciale, segn una svolta definitiva nel destino di Speke, ma anche una drammatica conclusione. Con Burton infatti prepar nel 1857 una spedizione che, partita da Zanzibar, raggiunse in nove mesi il lago Tanganika; di l, approfittando di una malattia di Burton, Speke in un mese raggiunse il lago che gli indigenti chiamavano Nyanza e che lui battezz Vittoria in onore della regina. Aveva scoperto quel mare interno, del quale gli antichi parlavano, e l si convinse che dovevano esserci le sorgenti del Nilo. Ne era sicuro per una intuizione, non per una certezza. Burton, forse anche perch escluso dallimpresa, gli fu subito contrario e gli oppose la storia del turacciolo. Disse: se metti un turacciolo n acqua ancora pi a monte, alle sorgenti di qualche immissario che il lago deve avere molto pi a sud dellAfrica, quel turacciolo arriver nel Mediterraneo alle foci del Nilo. E Speke testardo a ribattere che invece le sorgenti dovevano essere l, a qualche chilometro dal punto dove era arrivato nel suo viaggio solitario. Tanto testardo che, tornato in Inghilterra, organizz una seconda spedizione, escludendo Burton ed aggregando il capitano James Grant. Il 28 luglio 1862 scoprendo le cascate Ripon, dove fragorosamente le acque del lago Vittoria si gettavano in un lungo braccio che aveva tutta lapparenza di un fiume, Speke ebbe la certezza e corse a Londra per darne lannuncio. Ma la gloria, il successo, la credibilit durarono lo spazio di un mattino. In patria - durante lassenza di Speke Burton aveva lavorato di bulino, insinuando il dubbio tra le massime autorit in materia - il signor Murchison, presidente della Societ di Geologia, e il reverendo Livingstone - che le sorgenti si trovassero a sud del lago Vittoria. Gli si cominciarono a chiedere prove, documentazioni, rivenne fuori la storia del turacciolo, qualcuno cominci ad insinuare che Speke fosse un impostore, altri sussurrarono che in ambedue le spedizioni avesse abbandonato ammalati i compagni di viaggio Burtion e Grant - per poter essere solo e incontrollato a fare la scoperta. Dopo cinque anni luomo che era stato sullonda del successo, della celebrit, che era stato lo scrittore pi letto dInghilterra, lospite pi ricercato delalta societ inglese, si ritrov dileggiato, diffamato, pubblicamente accusato dimpostura, messo al bando dalla scienza ufficiale. Un colpo di fucile - incidente di caccia o suicidio? - concluse improvvisamente e drammaticamente il suo declino. Burton, che si ritenne responsabile di questa morte, disperato lo segu nella morte a breve distanza di tempo. Il vecchio Nilo aveva fatto le sue due ultime vittime. Peccato, perch tutti e due avevano ragione - o, se vogliamo - avevano torto. Avevano ragione perch ancor oggi i geografi sono equamente divisi nel collocare le sorgenti del Nilo a Jinja, presso le Ripon Falls, dove le aveva scoperte Speke e alle sorgenti del fiume Kasumo, nel Burundi, dove il tedesco Bukaart Waldecker nel 1937 scopr il punto geograficamente pi meridionale e pi lontano in linea retta dalla foce del Nilo. A sud del lago Vittoria, come aveva asserito Burton. Insomma la teoria del turacciolo. Ma ambedue - Sperke e Burton - avevano torto, poich le vere sorgenti del Nilo idealmente, turaccioli a parte, sono la catena del Ruwenzori, questo enorme serbatoio dacqwua piovana, dove 360 giorni allanno tonnellate e tonnellate dacqua cadono dal cvielo, s0infiltrano nella foresta pluviale, ristagnano in paludi soffocanti e infine scendono a valle in mille rivoli confluendo nel grande bacino idrografico di fiumi e laghi che dar vita al Nilo. Padre delle piogge, chiamano gli africani il Ruwenzori, oppure il paradiso dove il Nilo cade sulla terra: gli antichi preferivano un appellativo pi poetico, i monti della luna. Dunque, alla fine, n Burton n Grant avevano trovato veramente il bandolo della matassa. Oggi sappiamo che le sorgenti del Nilo si trovano presso Gasumo, nella sezione meridionale dellaltopiano del Burundi, a 45 km. ad est del lago Tanganica (a 35447 di latitudine Sud), dove nasce il Gaseny, che, col nome di Kigira, si getta nel Ruvyironza, affluente del Ruvubu, il quale unendosi al Nyabarongo - d vita al Kagera, il ramo sorgentifero del Nilo. Ma questo fu scoperto solo nel 1934, dal tedesco Burckhart Waldecker; e, a quellepoca, il mondo aveva altro a cui pensare, perci la cosa pass quasi inosservata 3