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Francesco Lamendola

Dove nasce il Nilo?


difficile immaginare un contrasto pi grande fra due uomini, come quello che esisteva fra il biondo, introverso, complessato inglese John Hanning Speke ed il bruno, estroverso, donnaiolo irlandese Richard Francis Burton. Che Speke fosse anche omosessuale, questo lo lasciamo allimmaginazione del romanziere William Harrison, che, nel suo Burton e Speke, suggerisce anche una certa intimit sessuale fra i due; tesi che stata ripresa dal regista Bob Rafelson, ma niente affatto provata, anzi, a dire il vero piuttosto improbabile, posto e non concesso che si tratti di un argomento meritevole di interesse. Cos come definire Burton puttaniere, come fa il critico cinematografico Paolo Mereghetti recensendo quella pellicola, quantomeno eccessivo. Sta di fatto che proprio questi due uomini, uniti da una comunanza dintenti che degener in aspra rivalit, hanno unito indissolubilmente i loro nomi nella storia della ricerca delle sorgenti del Nilo, che, con i suoi 6.671 km., era considerato fino a pochi anni fa come il fiume pi lungo del mondo (mentre oggi risulta essere il Rio delle Amazzoni). Fin dallaantichit il mistero sulle origini del Nilo aveva sedotto i geografi e perfino il pubblico dei semplici profani; limperatore Nerone aveva inviato due centurioni a risalire la corrente del grande fiume, ma essi non avevano potuto portare a termine con successo la difficilissima e pericolosa missione loro affidata. Ancora nella seconda met dellOttocento non si sapeva praticamente nulla delle sorgenti del grande fiume africano, se non che esse dovevano trovarsi lass, oltre ogni regione nota agli Europei, verso i misteriosi Monti della Luna (corrispondenti al massiccio del Ruwenzori), dei quali si favoleggiava sin dallantichit e che erano cos chiamati perch posti ai confini estremi dellecumene; sempre che non avessero a che fare con il Congo, laltro grande corso dacqua dellAfrica centrale, sfociante, per, in tuttaltra direzione, nellAtlantico, a sud del Golfo di Guinea. Nel 1990 il regista americano Bob Rafelson, gi autore di opere come Cinque pezzi facili, Il postino suona sempre due volte e La vedova nera, ha girato un buon film che rievoca quella vicenda, Le Montagne della Luna (titolo originale: Mountains of the Moon), interpretato rispettivamente da Iain Glenn nella parte di Speke, Patrick Bergin in quella di Burton e Fiona Shaw in quella della moglie di questultimo, Isabel. La personalit di Burton era molto ricca, sanguigna, sensuale, onnivora; gli piaceva tutto, lo interessava tutto, voleva sperimentare tutto, dalle lingue orientali al sesso. Pi che un esploratore nel senso classico della parola, era un linguista, un antropologo, un viaggiatore e uno scrittore; insomma, un uomo dalla curiosit sconfinata. Nel tracciarne un profilo, in occasione di una mostra (intitolata Le mille e una storia di Sir Richard Burton) che la citt di Trieste, ove egli soggiorn poco meno di ventanni, gli ha dedicato nel 2010, cos scrive Claudio Bisiani: Instancabile viaggiatore, soldato nell'India coloniale, esperto schermidore e boxeur, appassionato studioso di cultura araba, esploratore, poliglotta, traduttore, archeologo, naturalista, diplomatico e antropologo, Sir Richard Francis Burton (1821-1890) - personalit dai mille volti e dalle mille sfaccettature - nell'arco della sua avventurosa esistenza si interess a quasi tutte le discipline dello scibile umano. Una figura complessa e curiosa, affascinante e oltremodo singolare, che trascorse a Trieste gli ultimi diciotto anni della sua vita, dal 1872 al 1890, in qualit di console del Foreign Office inglese. Nella nostra citt Burton si dedic principalmente alla scrittura delle sue memorie come viaggiatore ed esploratore, conducendo accanto alla moglie Isabel - donna di profonda fede 1

cattolica - un'esistenza molto pi tranquilla rispetto al passato. A lui si devono, fra l'altro, le traduzioni di importanti opere della letteratura orientale, su tutte Le mille e una notte e il Kama Sutra, affiancate da numerosi opuscoli e articoli dedicati al porto di Trieste, ai castellieri dell'Istria e alle terme romane di Monfalcone. Speke aveva una personalit molto pi sfuggente e difficilmente decifrabile: solitario e controllato, freddo e calmo in apparenza, nonch estremamente tenace, ma anche tormentato da una segreta inquietudine e da una intima insicurezza che, forse, giocarono un ruolo decisivo nella sua tragedia finale. Non si mai saputo con certezza se la vita di Speke ebbe termine con un suicidio o per un banale incidente di caccia. Quel che certo che essa avvenne nellimminenza di un confronto decisivo tra i due uomini e le loro divergenti teorie circa le sorgenti del Nilo, che avrebbe dovuto svolgers,i davanti a un vasto pubblico, nella sede della Reale Societ Geografica. Speke era certo che il Nilo nascesse dalle cascate Ripley e, quindi, dal Lago Vittoria; ma la sua era, allepoca, una semplice intuizione; Burton, che non aveva potuto spingersi fin l a causa delle cattive condizioni di salute, era altrettanto certo che il Nilo nascesse molto pi a sud, ma anche la sua era una pura e semplice supposizione che, per giunta, aveva tutta laria di essere nata in lui per il disappunto di vedersi escluso dalla gloria della scoperta. Il pubblico dibattito fra Speke e Grant, i due ex compagni di viaggio divisi ora da un insanabile contrasto che, in apparenza, era solo di natura scientifica, ma che celava gelosie e passioni di natura ben pi profonda, era stato fissato per il 16 settembre del 1864; ma il giorno prima Speke trov la morte a causa di un colpo di fucile partito dal suo fucile, che aveva appoggiato ad un muretto, mentre stava scalcando questultimo. Una ricostruzione della disputa fra Burton e Speke contenuta nel resoconto di viaggio del regista Giorgio Moser, Le montagne della luce, che qui riportiamo, segnalando peraltro una notevole inesattezza alla fine del brano: Burton non mor poco dopo Speke, quasi colpito da un rimorso, ma ben ventisei anni pi tardi, a Trieste (Roma, Eri/Edizioni Rai, 1976, pp. 97-100): 19 gennaio. Finalmente avviene lincontro con il Nilo nei pressi della Ripon Falls. Sulla riva destra, tra prati ben rasati e cespugli di bougainvillea che denunciano non sopite consuetudini col recente protettorato inglese sullUganda, una lapide: John Speke, il 28 luglio 1862, per primo scopr queste sorgenti del Nilo dal punto segnato da questa lapide. Povero Speke! Biondino, malaticcio, semicieco, complessato, ma testardo, in questo punto per colpa di un turacciolo decise il suo destino che avrebbe finito per travolgerlo drammaticamente. Ma vediamo come son andate le cose. Fino quasi a met dellOttocento delle sorgenti del Nilo non si sapeva nulla, erano avvolte nella leggenda. Gi Erodoto non si dava pace, poich non riusciva a spiegarsi come quel fiume, che si diceva scorresse sempre tra le sabbie, potesse trascinare verso il mare una tal massa di fango, quel limo dal quale lEgitto traeva vita e ricchezza. Un altro mistero lo assillava: poich il Nilo, contrariamente agli altri fiumi, era in secca dinverno e in piena destate? Qualcuno infine affermava che il Nilo traeva vita dallo sciogliersi delle nevi e ghiacciai nelle regioni pi calde della terra, dove addirittura non piove mai? Eppure gli Ittiti, gli Egiziani, i Persiani sostenevano che al centro dellAfrica doveva esserci una zona di alte montagne, di valli ombrose, di nevi eterne, dalle quali era nata la vita. E gli Arabi ponevano lass il paradiso di Allah (evidentemente queste dicerie nascevano da racconti di viaggiatori e di mercanti di schiavi che mille e pi anni prima della nascita di Cristo avevano attraversato lAfrica). Nerone, nella sua megalomania, mand due centurie a scoprire le sorgenti del fiume, ma simpantanarono nelle paludi de Sud e i racconti dei superstiti della disastrosa spedizione contribuirono a creare intorno alle sorgenti del Nilo un alone di mistero e dinvulnerabilit. facilmente intuibile quindi come limpresa solleticasse la caparbiet, il senso davventura, il giuoco alla scommessa, il bisogno daffermazione di questo inglese che a diciassette anni si era arruolato nellesercito indiano, aveva percorso Himalaya e Tibet in lungo e in largo, aveva 2

raggiunto il grado di capitano, ma al quale si sarebbe prospettato di l a qualche anno, un sonnolento periodo di pensione, coltivando rose nel Somerset. Lincontro ad Aden con Richard Burton, che per conto della Compagnia delle Indie, stava preparando una spedizione geografico-commerciale, segn una svolta definitiva nel destino di Speke, ma anche una drammatica conclusione. Con Burton infatti prepar nel 1857 una spedizione che, partita da Zanzibar, raggiunse in nove mesi il lago Tanganika; di l, approfittando di una malattia di Burton, Speke in un mese raggiunse il lago che gli indigenti chiamavano Nyanza e che lui battezz Vittoria in onore della regina. Aveva scoperto quel mare interno, del quale gli antichi parlavano, e l si convinse che dovevano esserci le sorgenti del Nilo. Ne era sicuro per una intuizione, non per una certezza. Burton, forse anche perch escluso dallimpresa, gli fu subito contrario e gli oppose la storia del turacciolo. Disse: se metti un turacciolo n acqua ancora pi a monte, alle sorgenti di qualche immissario che il lago deve avere molto pi a sud dellAfrica, quel turacciolo arriver nel Mediterraneo alle foci del Nilo. E Speke testardo a ribattere che invece le sorgenti dovevano essere l, a qualche chilometro dal punto dove era arrivato nel suo viaggio solitario. Tanto testardo che, tornato in Inghilterra, organizz una seconda spedizione, escludendo Burton ed aggregando il capitano James Grant. Il 28 luglio 1862 scoprendo le cascate Ripon, dove fragorosamente le acque del lago Vittoria si gettavano in un lungo braccio che aveva tutta lapparenza di un fiume, Speke ebbe la certezza e corse a Londra per darne lannuncio. Ma la gloria, il successo, la credibilit durarono lo spazio di un mattino. In patria - durante lassenza di Speke Burton aveva lavorato di bulino, insinuando il dubbio tra le massime autorit in materia - il signor Murchison, presidente della Societ di Geologia, e il reverendo Livingstone - che le sorgenti si trovassero a sud del lago Vittoria. Gli si cominciarono a chiedere prove, documentazioni, rivenne fuori la storia del turacciolo, qualcuno cominci ad insinuare che Speke fosse un impostore, altri sussurrarono che in ambedue le spedizioni avesse abbandonato ammalati i compagni di viaggio Burtion e Grant - per poter essere solo e incontrollato a fare la scoperta. Dopo cinque anni luomo che era stato sullonda del successo, della celebrit, che era stato lo scrittore pi letto dInghilterra, lospite pi ricercato delalta societ inglese, si ritrov dileggiato, diffamato, pubblicamente accusato dimpostura, messo al bando dalla scienza ufficiale. Un colpo di fucile - incidente di caccia o suicidio? - concluse improvvisamente e drammaticamente il suo declino. Burton, che si ritenne responsabile di questa morte, disperato lo segu nella morte a breve distanza di tempo. Il vecchio Nilo aveva fatto le sue due ultime vittime. Peccato, perch tutti e due avevano ragione - o, se vogliamo - avevano torto. Avevano ragione perch ancor oggi i geografi sono equamente divisi nel collocare le sorgenti del Nilo a Jinja, presso le Ripon Falls, dove le aveva scoperte Speke e alle sorgenti del fiume Kasumo, nel Burundi, dove il tedesco Bukaart Waldecker nel 1937 scopr il punto geograficamente pi meridionale e pi lontano in linea retta dalla foce del Nilo. A sud del lago Vittoria, come aveva asserito Burton. Insomma la teoria del turacciolo. Ma ambedue - Sperke e Burton - avevano torto, poich le vere sorgenti del Nilo idealmente, turaccioli a parte, sono la catena del Ruwenzori, questo enorme serbatoio dacqwua piovana, dove 360 giorni allanno tonnellate e tonnellate dacqua cadono dal cvielo, s0infiltrano nella foresta pluviale, ristagnano in paludi soffocanti e infine scendono a valle in mille rivoli confluendo nel grande bacino idrografico di fiumi e laghi che dar vita al Nilo. Padre delle piogge, chiamano gli africani il Ruwenzori, oppure il paradiso dove il Nilo cade sulla terra: gli antichi preferivano un appellativo pi poetico, i monti della luna. Dunque, alla fine, n Burton n Grant avevano trovato veramente il bandolo della matassa. Oggi sappiamo che le sorgenti del Nilo si trovano presso Gasumo, nella sezione meridionale dellaltopiano del Burundi, a 45 km. ad est del lago Tanganica (a 35447 di latitudine Sud), dove nasce il Gaseny, che, col nome di Kigira, si getta nel Ruvyironza, affluente del Ruvubu, il quale unendosi al Nyabarongo - d vita al Kagera, il ramo sorgentifero del Nilo. Ma questo fu scoperto solo nel 1934, dal tedesco Burckhart Waldecker; e, a quellepoca, il mondo aveva altro a cui pensare, perci la cosa pass quasi inosservata 3

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