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GLI SCACCHI SONO SOLO UN PRETESTO - Primo racconto -

I QUATTRO PEDONI

CAPITOLO PRIMO
In una citt adagiata ai piedi di una catena montuosa, all'ingresso di una magnifica valle, da una settimana non si riusciva pi a trovare acqua potabile, ma erano mesi che l'acqua scarseggiava. Gli abitanti erano stremati e gi molte famiglie se ne erano andate verso la sterminata pianura alla ricerca di altri posti in cui vivere. Fiolo era tra coloro che non volevano abbandonare la propria citt, ma, nonostante ci, non era amato dai suoi concittadini perch incessantemente li esortava a cercare l'acqua risalendo la valle o scalando i monti pi alti e nessuno desiderava allontanarsi verso l'alta valle n tanto meno inerpicarsi sui monti selvaggi e rocciosi che circondavano l'abitato a causa delle radicate leggende sui mostri e sui demoni che infestavano i Luoghi Alti. Fiolo il predicatore, come era chiamato ormai in citt, stava discutendo animosamente, nell'unica locanda rimasta aperta, con Fulvino che stava convincendo una decina di capifamiglia ad emigrare come gli altri verso la pianura, quando il secondo ribatt: "Ma se tu sei cos convinto che la salvezza per noi sia lass, perch non vai in avanscoperta da solo per aiutare il tuo paese?". Molti segni di approvazione sottolinearono la frase di Fulvino e Fiolo era effettivamente in difficolt; quella critica l'aveva sentita ormai molte volte e di solito non riusciva a sostenere le discussioni che finivano con quell'accusa di vigliaccheria, ma questa volta c'erano le persone pi importanti del paese o almeno quelle rimaste, e tutti, 'responsabilizzati dall'importanza della decisione che dovevano prendere', come ebbero a dire in seguito, passarono dai segni di disapprovazione a critiche aperte e parole grosse ed infine alle mani. Fiolo era rimasto solo e dolorante nella locanda che, ormai vuota, stava per essere chiusa da Adolfo: "Povero Fiolo, mi spiace, ma contro dieci persone esasperate che finalmente hanno trovato un modo di sfogarsi non ho potuto fare di pi; di, poteva andarti peggio". In quel momento varc la soglia un gruppo di tre giovani che con il cappello tra le mani si diresse verso Fiolo che stava rialzandosi aiutato da Adolfo. Il pi basso dei tre si avvicin e prese la parola: "Ecco, ehm... noi... siamo venuti per scusarci del comportamento dei nostri genitori", si volt quindi verso il pi alto dei suoi compagni esortandolo con gesti appena accennati a continuare, Cormo, dopo un attimo di indecisione, cominci: "Abbiamo deciso di accompagnarti alla ricerca dell'acqua, sempre che tu desideri andare". Con le sue ultime parole, Cormo non nascondeva il giudizio che era ormai diffuso tra gli abitanti rimasti. Fiolo, ancora rintronato dai colpi ricevuti, disse: "Ma magnifico! Io non andavo perch da solo sapevo di non riuscire, non sono mai stato un grande esperto in fatto di avventure in luoghi sconosciuti". Dopo la prima entusiastica adesione Fiolo, per, torn con i piedi per terra: davanti a lui c'erano tre giovani, sicuramente non ancora maggiorenni e non aveva alcun diritto di strapparli alle loro famiglie per condurli in contrade pericolose; cambiando tono, riprese: "Tuttavia, io non credo che noi si possa fare veramente

qualcosa di utile, le leggende sono in gran parte inventate, ma contengono sempre, come sapete, un fondo di verit; i pericoli ci sono e comunque sia, i lupi non sono un'invenzione e quest'autunno si prospetta foriero di carestia anche per gli animali selvatici". Le parole di Fiolo provocarono l'amara e rabbiosa reazione di Cormo: "Ecco, vedete? Ha ragione mio padre, questo un vigliacco. Predicatore da strapazzo!". Si volt e si diresse verso la porta; anche il basso Loglio a testa china tirando delicatamente l'abito del suo secondo compagno si gir e sconsolato usc, Ornillo resistette alla debole presa dell'amico, e rimase di fronte a Fiolo ed Adolfo: "Io..., ho capito perch hai parlato cos, non vuoi esporci al pericolo, pensi che siamo troppo giovani. Forse hai ragione, ma se ce ne andiamo nella pianura, credo che il destino ci riserver una fine non meno crudele di quella che si pu immaginare nei Luoghi Alti. Mio zio vive in un villaggio della steppa e abbiamo ricevuto da lui notizie di gravi incursioni dei Tribuici, e gli stessi notabili della citt hanno avuto richieste di aiuto da carovane dei cittadini partiti nelle scorse settimane. Comunque sia io non ho padre e mia madre ha lasciato la citt coi miei fratelli e le mie sorelline, diretta al villaggio dello zio. Conosco il sentiero che segue il fiume e anche diversi sentieri che salgono sulle montagne". Fiolo domand: "Mi hai detto la verit? Come ti chiami?". "Io sono Ornillo figlio di Fulgamio, guardia fluviale", disse mostrando una medaglietta di oro e platino, copia del medaglione che Fulgamio portava ben in vista sul petto, quando era il capo delle guardie fluviali di Ninfalia. "Mi basta, tu sei il figlio maggiore di un eroe, sebbene questo titolo in citt non gli sia riconosciuto per i soliti assurdi pregiudizi. Partiamo domani, tanto la citt non ha pi bisogno delle mie prediche, tutti ormai se ne sono andati, ed effettivamente ora che io dimostri l'importanza delle mie convinzioni con i fatti". Il mattino seguente, al sorgere del sole, Ornillo era fuori dalla porta della sua ormai deserta abitazione. Qualche mese prima, all'alba di ogni Quarto D della Decade, nella piazza su cui dava la casa di Fulgamio, gi molte bancarelle erano pronte per il mercato, mentre quel giorno la citt era avvolta da un cupo ululio, e si aggiravano per le strade solo le foglie gialle e rosse degli alberi, mosse con forza dal freddo e insistente vento Altanio, che calava a folate dalle alte colline selvagge. "Per fortuna mi sono messo i vestiti di lana che mi ha fatto la mamma. Quelli che aveva comprato il pap a Lluidiaf, erano una vera truffa". Quando Ornillo si sorprese a dire ad alta voce queste parole, fu come se un macigno gli fosse precipitato sulla testa, per un attimo il cuore gli si ferm e credette di svenire, le immagini delle salde e agili mani della madre che intessevano la lana empirono la sua mente di ricordi ed ebbe chiara coscienza di quanto stava perdendo; era rimasto gi altre volte solo, ma quella volta si sarebbe separato definitivamente dal suo passato e probabilmente non avrebbe rivisto i suoi famigliari per lungo tempo. Dopo i primi passi, si fece strada, tra i rimpianti e le paure di Ornillo, il lato ardito del temperamento paterno, e con decisione il giovane allung il passo. Fiolo da tempo non aveva pi nessuno ed era ormai abituato ad alzarsi presto e a provvedere alle necessit dalla casa, ma il silenzio del mattino, dominato dal vento, era insolito anche per lui; fino al

giorno prima, i suoi vicini erano ancora in citt e a quell'ora sentiva gi il rumore dei passi di Vetullo il fabbro, che si preparava alla sua tranquilla giornata. Stava lasciando qualcosa che forse aveva gi perso, ma gli venne ugualmente una stretta al cuore, perch probabilmente anche se fosse ritornato dal viaggio intrapreso per amore di quelle mura, le avrebbe trovate abbandonate come erano il giorno della sua partenza. Quando era ormai pronto per uscire, i suoi pensieri si trasformarono in parole dette a mezza voce: "Nel caso di una riuscita della ricerca riuscir poi veramente a riportare i miei concittadini in citt? Molti di coloro che se ne sono andati da pi tempo si stanno probabilmente facendo una nuova vita nei luoghi in cui si sono rifugiati, e io magari ci metter mesi a trovare acqua potabile a sufficienza per le necessit della citt; o forse, e questo sarebbe il peggio, hanno trovato la steppa infestata di predoni che li hanno assaliti, spogliati di tutti gli averi ed infine barbaramente uccisi. Ahim, speriamo che non accada nulla, hanno gi patito abbastanza!". Ornillo e Fiolo si trovarono al fiume, l'acqua dell'Ornio scura e limacciosa era l di fronte a loro, solo le piante colorate dai bellissimi rossi e gialli autunnali delle foglie lenivano la tristezza dello scorcio di fiume visibile dal ponte. Ornillo cominci con tono inespressivo: "Queste foglie che il vento sta strappando dagli alberi, forse ricresceranno in primavera verdi e tenere, e gli alberi torneranno ad apparire maestosi e forti e vivranno qui ancora per molte vite di uomini. Perch il destino ci ha traditi in questo modo? Quando fu fondata la citt si disse: 'Finch coraggio e determinazione albergheranno a Ninfalia, nulla ci potr scoraggiare', e questo era diventato quasi il motto della nostra gente. Poi, in pochi mesi le nostre due grandi doti si sono disciolte nell'acqua che stava diventando man mano pi scura e imbevibile". " 'Venuti a mancare il coraggio e la determinazione ci siamo persi d'animo e abbiamo ceduto', avrebbe detto probabilmente uno dei nostri illustri e severi antenati. In realt forse non abbiamo mai avuto n il coraggio n la determinazione che credevamo, o forse abbiamo avuto la seconda, ma associata alla pavidit e non al coraggio; inoltre tutti hanno sempre guardato alla pianura, alla cosiddetta civilt delle citt della steppa e della prateria, come al futuro verso cui ci si doveva incamminare; le montagne e le alte valli, oltre ad essere pericolose erano anche povere, brutte e inutili..." Fiolo venne interrotto da una terza voce: "Perch, non forse cos? Tutto quello che abbiamo ce l'ha dato la pianura, e da essa che viene la ricchezza ed sempre essa che ha portato, anche se le abbiamo sempre accolte in ritardo, tutte le comodit che ci hanno facilitato la vita a Ninfalia!" I primi due, sorpresi, si volsero verso la sponda destra del fiume e videro Cormo e Loglio. Quest'ultimo, usando un tono ben pi entusiastico del compagno che aveva esordito appena prima, disse: "Salve, sapevo che Fiolo non avrebbe mai rinunciato a dimostrare che le sue convinzioni, cos ampiamente espresse a parole, erano pari alla sua risolutezza negli intenti". "Come l'avete messa con i vostri genitori?", chiese Ornillo freddamente, sapendo che i suoi due amici gli avrebbero difficilmente perdonato di non averli avvertiti della decisione di Fiolo. Cormo, come sempre il meno garbato, disse ironicamente: "Ecco

qui il nostro grande amico che interviene nella discussione dall'alto della sua autonomia dai vincoli familiari! Non capisco, caro amico fraterno, che cosa ti interessi dei nostri affari familiari dato che tu, di noi, te ne sei infischiato, non avvertendoci delle decisioni prese ieri con Fiolo". Loglio per placare gli animi riprese: "Calma, Cormo, il tuo giudizio si dimostrato gi ieri, non tanto lucido. Ed io devo chiedere scusa ancora una volta a Fiolo, oltre che per il mio, anche per il tuo comportamento. Inoltre, non forse vero che Ornillo ha ricevuto l'investitura a Guardia Fluviale da suo padre, il quale per ha subordinato l'acquisizione del titolo ad una missione importante per la citt?". Loglio riusc quindi a calmare Cormo, il quale, abituato dal padre, capitano della guardia della citt, a rispettare le regole e i compiti assegnati, si attenne al giudizioso suggerimento dell'amico. Fiolo, saputo che le famiglie dei due giovani erano ormai partite, non pot che prendere atto delle decisioni da essi prese e verso met mattinata la compagnia part. Il vento Altanio che scendeva insistente dalle montagne li accompagn per tutto il giorno lungo il sentiero di sinistra dell'Ornio. Non incontrarono nessun essere vivente tra gli alti pioppi di fondovalle, ma da lontano sentivano giungere, portati dall'Altanio, dei rumori simili ad ululati che non riuscirono tuttavia ad identificare con certezza. Ogni tanto scendevano nel greto per guardare l'acqua del fiume, ma le loro speranze di trovarla pulita andarono sempre deluse; il freddo vento e l'assenza completa di richiami animali di qualsiasi genere, resero il viaggio triste e penoso; quando poi il vento portava i rumori lamentosi simili ad ululati, al disagio si aggiungeva anche la preoccupazione. Tuttavia la giornata pass senza che nulla di strano accadesse e nel tardo pomeriggio arrivarono alla fine del sentiero di fondovalle; la strada che era diventata man mano pi stretta si perdeva tra pioppi, salici e rovi. Ornillo, cui la via era nota, convinse i compagni che l'unica soluzione era tornare indietro di un poco e prendere l'Ultimo Sentiero che saliva sulle colline della sponda destra dell'Ornio. Passato ormai il tramonto, Cormo, pi avanti rispetto ai compagni, chiam a bassa voce Fiolo, indicando una costruzione in pietra a circa duecento passi. Quando Ornillo raggiunse gli altri, li rassicur : " una legnaia, la legnaia di Portulco un boscaiolo scomparso un paio di anni fa, accompagnai mio padre a cercarlo dopo che il suo amico Corbo aveva denunciato alla Guardia Fluviale la sua scomparsa. Arrivammo fin qui, all'ultima legnaia, ma non trovammo traccia di lui. Inutile dire che dopo questo fatto anche i pochi ardimentosi che stavano occupando le aree a monte della citt, tornarono in tutta fretta ad abitare in Pianura". Per maggiore sicurezza, in silenzio circondarono l'edificio e cercarono le eventuali tracce; sicuri di non averne trovate, entrarono con circospezione, guidati da Cormo. Nel rifugio era accatastata ancora un po' di legna e uno spesso strato di polvere, che turbin all'aprirsi della porta, ricopriva il pavimento, chiaro segno che non era entrato alcun essere vivente all'infuori forse di qualche piccolo animale in cerca di riparo. Loglio, costruita una rudimentale scopa di frasche con i rametti pi piccoli e dello spago trovato ancora appeso ad un gancio di ferro arrugginito, inizi a rimuovere lo spesso strato di detriti; la polvere satur purtroppo

l'aria del locale e solo dopo un lungo arieggiamento, tra i mugugni degli altri tre compagni, fu loro possibile rientrare e ripararsi dal vento sempre pi freddo. La preparazione dei giacigli fu rapida e venne svolta in silenzio. Prima di addormentarsi, tutti rimasero con le orecchie tese in ascolto di eventuali rumori che emergessero dal sibilo continuo del vento, tuttavia in breve l'attenzione scem, poich la stanchezza li sopraffece avvolgendoli in un sonno leggero ma tranquillo.

CAPITOLO SECONDO
Non si svegliarono fino al tardo mattino. Il primo a risvegliarsi e a sporgere la testa dal rifugio, fu Cormo, il quale dimostr cos di essere il pi coraggioso dei quattro, il suo coraggio fu quindi ripagato immediatamente da uno spettacolo bellissimo e, per un ninfaliano, sconvolgente. "L'aria tiepida, il vento cessato e il sole risplende... ma, ma stupendo! Venite fuori, presto, forse scomparir! Ma non pu essere una visione! Venite! Venite!" I tre compagni ancora un poco assonnati, furono sorpresi e quasi spaventati dal tono estasiato di Cormo, tanto che Loglio allegramente si chiese: "Come pu essere impazzito dopo un solo giorno di viaggio tra le colline?". Tutti e quattro quando uscirono all'aperto rimasero per senza fiato. Per decine di migliaia di passi di fronte a loro, un'immensa distesa di boschi multicolori copriva le tondeggianti colline, pi lontano le colline diventavano aspre e gli alberi che le ricoprivano erano meno fitti, infine all'orizzonte si stagliavano le affilate sagome di alte montagne; un panorama del genere per i ninfaliani, che vedevano il mondo dal basso all'alto, cos come le loro abitudini 'pianuresche' imponevano, era qualcosa di inimmaginabile; infatti i quattro compagni rimasero attoniti e ammutoliti per un buon tratto di giro del sole. Al termine della contemplazione, il primo a parlare fu Fiolo: "Avevate mai visto qualcosa di simile? Cosa ci trattiene dal vivere qui in alto? Ma quale maledetto demone ci ha instillato l'assurda paura dei luoghi elevati?". Ornillo approvando le parole di Fiolo aggiunse: "Io non avevo mai visto uno spettacolo simile, ma mio padre mi raccontava talvolta di queste giornate sulle colline e riuscivo ad immaginarmi quello che mi descriveva, ma la mia fantasia non riusciva lontanamente ad uguagliare la realt". Loglio si commosse e non riusc a proferire parola. La reazione di Cormo non fu l per l evidente, ma nel profondo il giovane fu fortemente scosso, dato che, quanto aveva visto, rivoluzionava il modo di pensare a cui fin da piccolo era stato abituato. Una grande voglia di cantare si impadron improvvisamente di loro e per tutta la mattina accompagnarono con i passi i ritmi di solari canzoni ninfaliane sull'amore e sulla natura. Verso mezzogiorno lo sguardo attento di Ornillo scopr un animale seminascosto dietro ad una quercia, con un gesto della mano fece zittire il gruppo e indic un largo cespuglio di carpini, in cui silenziosamente condusse i compagni. Mentre osservavano attentamente che razza di animale si nascondesse dietro la quercia, videro schizzare via dal fuoco della scena un essere con due lunghe zampe, un lungo collo e tra i denti un rametto di quercia; subito dopo un secondo animale pi grosso e molto pi rumoroso segu il primo, lanci una specie di ruggito voltando il muso, armato di denti digrignanti, verso gli osservatori e quindi continuo l'inseguimento. Con il fiato mozzato dalla paura Cormo espresse l'ovvio pensiero di tutti: "Per fortuna ha inseguito la preda! Era davvero terribile!". Ornillo si tocc la scure: "Dopo la bellezza che stamane ci ha riempito di meraviglia,

cominciavo a chiedermi se non fossimo entrati nei Sacri Giardini Divini, se questi lo sono veramente hanno anche dei guardiani all'altezza di tanta meraviglia!". Fiolo prese quindi la parola: "Purtroppo non siamo in terre divine, e la scena a cui abbiamo assistito frequente quass. Voi sapete che mi sono sempre interessato ai racconti degli esploratori dei Luoghi Alti; ebbene, vi si rinvengono numerose descrizioni di incontri simili al nostro, per questo motivo preferivo che voi non partecipaste a questa ricerca. I pericoli non mancano in queste foreste, forse non sono come raccontano le leggende ninfaliane, ma esistono e sono altrettanto preoccupanti". Loglio, come improvvisamente ispirato, si rivolse a bassa voce, raccogliendoli vicino a s, ai tre amici: "Ecco la natura delle Terre Alte! Molto belle e molto perigliose. Forse per questo che la nostra gente, amante della sicurezza e della tranquillit, non vi si mai avventurata; c'era da guadagnare molto, ma anche da perdere molto e cos siamo rimasti nella nostra citt a godere dei beni delle montagne senza studiarne l'origine. L'aspetto negativo di questo atteggiamento stato che, nel momento in cui venuto a mancare il bene essenziale che la montagna ci donava, cio l'acqua, siamo stati costretti ad abbandonare tutto quello che avevamo costruito con fatica: le nostre case, i nostri beni e le nostre stesse serene vite, per andare incontro ad altre incognite e ad altri pericoli". L'animo da miliziano port Cormo a vedere il problema dal lato tattico: "Io so soltanto che il secondo animale chiaramente un feroce carnivoro, e se ce ne sono altri, non vedo cosa importi filosofeggiare sulla vita della nostra citt e sulle idee dei nostri concittadini. Questi mostri a due zampe, sono gregari o solitari? Hanno delle paure? Sono anche agili o sono solo veloci?". Ornillo intervenne con alcune altre considerazioni: "Aggiungi alle domande che ti sei fatto anche queste: se il carnivoro sia attratto o meno dalla carne umana e perch questi animali non siano mai scesi nei dintorni della citt. Certamente indispensabile che teniamo a portata di mano qualche arma, ma non detto che saremo disturbati, se ci preoccupiamo di non disturbare a nostra volta". I compagni ripresero il cammino con attenzione raddoppiata. Fortunatamente il bosco era ampio e i cespugli del sottobosco radi, le foglie, infine, se calpestate con attenzione non erano rumorose. Le ore passarono lentamente; la routine della ricerca di sorgenti venne ulteriormente allungata dalla necessit di vigilare per percepire in tempo eventuali pericoli. Tutte le sorgenti trovate, purtroppo, o erano asciutte o coperte di melma o piene di detriti. Il primo giorno di ricerca fu dunque infruttuoso. La notte, questa volta, si prospettava molto meno tranquilla di quella nella legnaia, dovevano dormire all'addiaccio e il luogo era assolutamente sconosciuto. Riuscirono ad accamparsi in un luogo roccioso, elevato sulla foresta circostante. Solo tre posti vennero giudicati adatti per disporre i giacigli, ma bastavano, dato che vennero programmati turni di guardia di un decimo di giro notturno della Stella del Tempo per ciascuno dei compagni. La notte pass tranquilla, a parte un allarme lanciato da Cormo durante il suo secondo turno di guardia, per un'ombra che gli parve di veder strisciare verso Ornillo, allarme giudicato dagli altri tre compagni uno scherzo della stanchezza.

Non si svegliarono fino al tardo mattino. Il primo a risvegliarsi e a sporgere la testa dal rifugio, fu Cormo.

CAPITOLO TERZO
I tre giorni seguenti di ricerca si rivelarono, al pari del primo, infruttuosi; inoltre il clima peggior, da secco e caldo divenne umido e freddo, con conseguenti rischi per la salute e difficolt di orientamento. La pioggia, nonostante la forte umidit, non cadde, i viveri e soprattutto le riserve di acqua cominciavano a scarseggiare. Il quarto giorno, immersi in una nebbia fitta, decisero di tornare indietro, ma era necessario che aspettassero che la visibilit tornasse discreta, quindi si accamparono ai piedi di una grande quercia e si prepararono a passare la terza notte all'addiaccio. Nella nebbia fittissima tornarono ad avere paura, poich per tutta la sera sentirono brusii, piccoli ruggiti e ululati lontani. Di malavoglia e guardinghi, si infilarono nei pesanti sacchi a pelo, non prima di aver stabilito dei turni, con il solo impegno che chi era di guardia svegliasse un compagno non appena il sonno si fosse fatto sentire. Dormirono tutti poco o nulla, e la mattina non port il minimo diradamento nella nebbia, e la poca acqua che si depositava sui vestiti e sulle cose non si poteva di certo bere. La situazione si era fatta preoccupante. "Se proviamo a tornare con questa nebbia molto probabile che ci perdiamo; se restiamo, saremo costretti a soffrire fame e sete; cercare selvaggina non mi sembra il caso, potremmo diventarla noi stessi per quel dannato mostro a due zampe. 'Bello! bello! il paradiso! Abbiamo trovato il paradiso!' ... altro che! Quass siamo in un labirinto infernale, ci siamo intrappolati! Per scoprire la causa della mancanza d'acqua o per scoprire nuove sorgenti, abbiamo finito con il morire di stenti e di sete; almeno avessimo sacrificato le nostre vite per qualcosa di utile, per la difesa delle nostre famiglie dai tribuici o per rifondare la citt in un luogo pi sicuro e confortevole! Invece gettiamo le nostre vite in questi maledetti Luoghi Alti! Probabilmente i demoni esistono, quass, e hanno tramato contro di noi, e per appagare la loro crudelt non ci danno nemmeno la soddisfazione di farsi vedere", Cormo stava perdendo lo slancio aggressivo e di questo approfitt Loglio: "S, hai ragione, ma un uomo che non si batte per s e per i suoi simili fino allo stremo delle proprie forze, non degno di morire in pace. Se non abbiamo altre possibilit, almeno cerchiamo di svolgere il nostro compito di batterci per gli altri e per noi stessi, e l'unica soluzione quella di ritornare anche con la nebbia". Fiolo in silenzio approv la proposta di Loglio, ma aveva lo sguardo sul volto di Ornillo e si accorse di un travaglio interiore, che, da quando erano partiti, non aveva mai notato. Ornillo, sentendosi osservato, e in qualche modo compreso, per il momento non volle svelare i suoi sentimenti, ma chiese quasi implorante: " indispensabile che mi lasciate... cio intendevo dire... che noi si rimanga qui ancora un'altra notte". Cormo naturalmente sbott: "Cosa vuoi, Ornillo figlio di Fulgamio? Vuoi che scompariamo come

tuo padre o come quel vecchio rimbecillito di Portulco, il Boscaiolo, che si gloriava tanto della sua vita meravigliosa tra le alte colline e poi sparito chiss in quale terribile modo?". Ornillo ribatt: "Chi riesce a vivere per molto tempo in un luogo, ne viene invariabilmente a conoscere i segreti e, anche se quel luogo pericoloso e terribile, per lui sar sempre pi sicuro di qualunque altro posto che conosce meno o non conosce affatto. Portulco, come mio padre, conosceva molte cose delle Terre Alte e per lui, qui, non c'erano pi pericoli che a Ninfalia. Io sono sicuro che la risposta alle loro scomparse qui vicino, e forse, se troviamo questa risposta, troviamo anche la causa che ci ha privati dell'acqua". Cormo continu ad inveire: " cos allora! Altro che salvare Ninfalia! Fare qualcosa per la nostra gente! Tu sei qui per un tuo affare personale!". Fiolo non attese a rispondere: "E chi non qui anche per il suo interesse? Tu, Cormo hai due motivi almeno, strettamente personali, che ti hanno spinto: provare che sei un uomo a tuo padre, che vede ancora in te soltanto un ragazzino capriccioso, e confermare le idee, che la cultura conservatrice dominante della citt ti ha inculcato, sulla pericolosit e sull'inutilit di avventurarsi nelle Terre Alte. Loglio forse ha lo scopo pi nobile, vuole accompagnare il suo pi grande amico nell'avventura che potr portarlo alla morte, ma che forse potr portare entrambi alla celebrit. Io, da parte mia, desidero conoscere queste Terre per il mio spirito di esploratore e per dimostrare l'errore di prospettiva che ha sempre fatto la nostra cultura, rinunciando a tutto ci che sta pi in alto dei nostri occhi, limitando in questo modo un vero progresso, aperto non solo sulle opportunit che abbiamo visto concretizzarsi nelle grandi citt della Pianura, ma anche su ci che ci potrebbe dare l'immenso patrimonio di vita e conoscenza offerto dai Luoghi Alti". Tocc quindi a Loglio prendere la parola: "Io voglio confessarvi un altro motivo personale che mi ha spinto a venire qui. Anch'io ho amato i racconti dei pochi esploratori ninfaliani che si sono avventurati tra queste montagne, ma in particolare sono stato colpito da un popolo che si dice viva sui monti e tra le rocce, i Nani. Quei racconti erano cos vividi e piacevoli! Esseri che vengono dalla roccia e, scavandola, costruiscono le loro dimore adornate di preziose pietre e di perfette sculture, oggetti fabbricati da mani laboriose, i grossi nasi, le facce gioviali, tutto questo mi sempre rimasto impresso fin dalle favole che mi raccontava mio padre quando ero bambino. Ma forse era tutto illusorio e ora sono qui con voi a preoccuparmi della mancanza di cibo e acqua e di un difficile, e forse anche pericoloso, ritorno a casa". "Se aspettiamo ancora una notte il ritorno diventer impossibile, altro che difficile", Cormo si era ricomposto, ma era determinato a lasciare i colli e a tornare il pi presto indietro. La scelta della maggioranza, a cui si rimise infine Ornillo, fu di partire immediatamente. Il ritorno fu molto difficoltoso, le pendici erano tutte uguali le une alle altre, le valli non erano altro che un susseguirsi di saliscendi boscosi e ingombri di cespugli o erano chiuse da pareti rocciose completamente disorientanti; certamente non bastava la precaria indicazione del muschio sulle facce rivolte a settentrione dei tronchi degli alberi per muoversi con sicurezza verso la meta. Alla sera non avevano la minima idea di dove potessero

trovarsi, Ornillo, da cui i compagni si aspettavano qualche rimprovero, rimase silenzioso, mostrando un disagio sempre maggiore. "Ornillo, non ti conosco bene come ti conoscono i tuoi due compagni, ma mi pare che in questi ultimi due giorni tu sia cambiato, il ricordo di tuo padre che ti rende triste?". "Non preoccuparti; loro sanno che ogni tanto io divento pi taciturno e mi perdo in pensieri strani che non interessano a nessuno. Domani mattina star meglio, vedrai, molto meglio". Come tutte le notti, stabilirono i turni di guardia elastici, nei quali chi era di guardia poteva svegliare un compagno non appena il sonno si fosse fatto sentire; il primo a chiedere il turno fu Ornillo, la stanchezza imped agli altri di trovare la forza per opporsi alla sua scelta. Quella notte rimase di guardia soltanto Ornillo che a causa del suo indecifrabile travaglio interiore non chiuse occhio fino alle prime luci dell'alba. Al mattino, immersi ancora nella nebbia pi fitta e seriamente preoccupati dalla pochezza dei viveri disponibili, i tre amici trovarono Ornillo addormentato, avvolto completamente nel sacco a pelo, e si ripromisero di rimproverarlo con asprezza non appena si fosse svegliato. Dopo una misera colazione, Cormo, Loglio e Fiolo si avvicinarono preoccupati al giaciglio di Ornillo e, scoprendolo vi trovarono il loro amico che, seminudo, sbuc fuori apparentemente incurante del freddo e li fiss tutti con un sorriso; i tre, perplessi, esitarono qualche momento prima di reagire allo strano comportamento, Ornillo fece quindi in tempo a liberarsi degli ultimi panni che lo coprivano e si precipit, correndo, verso un dirupo poco distante e sotto lo sguardo inorridito dei compagni si lanci nel vuoto. Pensavano di trovare altre cose strane prima di morire di stenti nei Luoghi Alti, ma non avrebbero mai immaginato che la cosa pi strabiliante l'avrebbero vista accadere ad un loro compagno; Ornillo una volta lanciatosi, sub una rapidissima mutazione, il torace si ingross, le braccia si allungarono all'indietro, testa e gambe assunsero dimensioni pi ridotte, la pelle, gi chiara, divenne bianca coprendosi di candide piume, la trasformazione si complet nello spazio di pochi istanti e uno splendido uccello dalla nivea livrea si tuff nella nebbia.

CAPITOLO QUARTO
Spesso voi, Cormo e Loglio, mi avete visto rabbuiato e triste; alle vostre prime domande diedi sempre risposte evasive e da veri amici non avete pi insistito accettandomi come ero. Ora venuto il momento delle risposte. Ha ragione Fiolo nell'insistere sull'atteggiamento ottuso dei Ninfaliani verso tutti coloro che si aggiravano nei territori meridionali della nostra terra. E chi pi ha risentito di questo atteggiamento stato proprio mio padre, guardia fluviale che frequentemente vagava lungo il corso superiore del fiume e soprattutto nelle Terre Alte, niente di pi sospetto - e di pi ingiusto - per la mentalit dei nostri concittadini. Tuttavia Fulgamio, mio padre, qualcosa di particolare e di equivoco l' aveva, la sua stirpe possedeva il dono unico dell'ornitolicantropia. Inutile che vi spieghi qualcosa che avete visto con i vostri occhi appena prima di leggere questa lettera. Quello che vi devo dire che, diversamente dalle licantropie dei racconti orrifici che talvolta vengono narrati nei miti della pianura, questo tipo non reversibile; una sola volta un ornitolicantropo pu trasformarsi, e la forma che ha scelto rimarr l'unica forma del suo corpo fino alla morte, quando l'aspetto originario verr recuperato per l'ultima volta. Un'altra cosa che rende il nostro dono pi simile ad una condanna che, una volta trasformati, acquisiamo il linguaggio della specie scelta, ma perdiamo la capacit di parlare la nostra lingua umana, potendo solo mantenere le capacit intellettuali, ma non quelle linguistiche dell'uomo. Credo che, se nel volo un mio grande desiderio sar avverato, nel contempo rimpianger soprattutto la perdita di contatti con esseri intelligenti, e probabilmente la tristezza maggiore mi verr dal dover tenere tutto ci che penso dentro di me. Scusate il mio sfogo, ma era indispensabile che vi parlassi per mezzo di questa lettera del compito che ho deciso di svolgere per Ninfalia. Mi sono diretto verso il cielo, perch vi far da guida, dall'alto mi dovrebbe essere facile individuare il fiume e quindi venirvi ad informare sul modo di uscire da questo guaio. Spero che vi ricordiate in quale uccello mi sono trasformato, la Rondine di mare onnivora, capace di lunghi voli e di accedere a fonti varie di nutrimento. Spero che riuscirete a riconoscermi per il mio comportamento. Aspettatemi con fiducia. Ornillo Dopo mezza mattinata passata in silenzio, Cormo prese la parola: "Ma ci possiamo permettere di aspettare tutto il giorno il ritorno di Ornillo? Se non ritornasse per un qualsiasi motivo perderemmo un altro giorno inutilmente, e visto come siamo messi con le provviste, dovremmo abbandonare ogni nostra speranza, senza potere neppure dire di avere fatto tutto il possibile per salvarci". "Mi sembra che tu ti stia spazientendo un po' troppo in fretta, abbiamo davanti ancora tre quarti della giornata. Non credo che, vista la situazione in cui ci troviamo, Ornillo ci avrebbe chiesto fiducia in

lui senza essere sicuro di poterci aiutare. Che ne pensi, Fiolo?". "Non posso che essere d'accordo con te, anzi, per quel che mi riguarda, io aspetter anche fino a domani se sar necessario". "Per una volta non voglio discutere con voi, sono sempre considerato il pi stupido e il meno pratico, alla fine di queste maledette discussioni! Fate voi, ma soltanto fino a questo pomeriggio, poi me ne andr verso nord, dovunque mi porter la strada intrapresa. Se trover scarpate le discender, se trover dirupi li scaler, se trover fiumi li attraverser e se questa maledetta foresta mi sbarrer il cammino mi far strada con l'ascia!". "Da solo rischi di non farcela, ti sei dimenticato, nell'elencare i pericoli che ti aspettano, le creature selvagge che vagano alla ricerca di prede. Se ti troveranno solo non credo che esiteranno ad assalirti. Nei resoconti che ho letto sulle esplorazioni, non si descriveva solamente quel mostro a due zampe, ma si parlava di lupi feroci, di rapaci enormi, di selvaggi popoli, i nani stessi, nel caso in cui esistano, a quanto mi risulta non sono amichevoli con noi umani". "A proposito degli enormi rapaci... no, no, lasciamo perdere; non voglio discutere pi, credo che prendere delle decisioni definitive possa aiutarmi. Come Ornillo era sicuro di potervi aiutare, cos io sono sicuro di potercela fare. Aspettiamo, con fiducia - concluse Cormo con tono amaramente ironico - fino a met giornata". Un preoccupato silenzio di attesa torn tra i compagni. Purtroppo a met dell'offuscato cammino del sole nel cielo, la pesante cappa di nebbia non si era diradata e non si vedeva ancora alcuna traccia di uccelli dal candido piumaggio. A nulla valsero le argomentazioni di Loglio e Fiolo, Cormo prepar le sue cose e si incammin verso nord. Il tristissimo pomeriggio pass e nel buio crescente della sera i due compagni rimasti non si scambiarono nessuna parola. Sempre in silenzio iniziarono a prepararsi per la notte. La sensazione di un pericolo incombente si impossess di entrambi. Quasi in piena notte Fiolo, che era di guardia, sent un rauco suono provenire dall'alto, estrasse il coltello e si alz in piedi, con grande rapidit qualcosa si diresse verso di lui, Fiolo stava quasi per colpire, quando un acuto grido, molto pi potente del primo, venne lanciato qualche metro pi avanti; egli, scartata la prima creatura, si gett in avanti con la lama tesa, in un attimo si trov disteso a terra, ma gli artigli che lo avevano colpito non erano preparati a ghermire un essere grande come un uomo; l'esitazione del mostro permise a Fiolo di brandire il proprio coltello davanti al petto del nemico, il quale riavutosi dalla sorpresa si ritir con potenti, ma silenziosi battiti d'ala e fugg nella nebbia notturna. Ancora a terra, confuso per lo spavento, Fiolo fu raggiunto da Loglio che aveva tra le braccia una spaventatissima Rondine di mare:" Tutto bene? no, non dovresti essere ferito". Senza avere la forza di parlare Fiolo mostr di non avere ricevuto alcun danno. Ripresisi entrambi dalle forti emozioni, rivolsero l'attenzione alla Rondine di mare, non era ferita, ansimava soltanto. Nessun dubbio li sfior, quello era Ornillo; furono solo colpiti dalla ridotte dimensioni del volatile, rispetto a quelle di un uomo. Dopo ripetute carezze la creatura emise sommessamente il rauco verso che aveva lanciato nelle fuga. La tenerezza che suscitava, unita alla consapevolezza del suo destino, provoc in Fiolo e Loglio una intensa

commozione, che sfoci in pianto; cos non si accorsero che Ornillo stesso si pass le ali sugli occhi per asciugare minutissime gocce che gli stavano per scendere lungo il becco. Decisero di finire la notte nell'accampamento, anche se sapevano che non avrebbero dormito gran che. Il mattino sarebbe stato ben pi adatto della notte per muoversi nella foresta. La notte pass tranquilla, a parte un allarme lanciato da Cormo durante il suo secondo turno di guardia, per un'ombra che gli parve di veder strisciare verso Ornillo, allarme giudicato anche quella volta dagli altri tre compagni uno scherzo della spossatezza e della debolezza dovuta alle privazioni del viaggio.

CAPITOLO QUINTO
Cormo procedeva rapidamente e con decisione nella foresta che in quella zona era abbastanza rada. Il sentimento che lo dominava era la rabbia; tuttavia l'oggetto della sua collera non erano i suoi compagni, come voleva convincersi a credere; odiava se stesso, l'iroso viziato giovane che non voleva mai ascoltare nessuno e agiva senza pensare alle conseguenze dei suoi gesti. Eppure non si rendeva conto di aver fatto dei grandi progressi rispetto all'esempio offerto da suo padre, noto per l'arroganza e la prepotenza con cui voleva fare valere le proprie opinioni. Dominato dalla collera, discese senza tentennamenti dalle prime due scarpate che gli avevano sbarrato il passo, ma alla base di un terzo dirupo, con il discendere delle prime ombre della sera, perse gran parte della sua sicurezza. Era da solo in una sconosciuta forra, immerso in una fredda nebbia che poteva celare chiss quali pericoli. Le insicurezze che aveva deciso di sconfiggere con quell'avventura tornarono tutte a galla; ogni ombra, ogni fruscio gli provocavano dei brividi. Rimase in silenzio per qualche minuto con la grossa scure tra le mani, cercando di penetrare con lo sguardo oltre i due passi scarsi di visibilit, non ud rumori sospetti, quindi con movimenti il pi silenziosi possibile costeggi la parete di roccia che si ergeva di fronte a lui. Trov, dopo qualche decina di passi, una rientranza profonda un passo e mezzo, riparata all'esterno da alcuni fitti cespugli, si adagi contro la parete appoggiando alla sua destra la scure e alla sua sinistra lo zaino, si copr con due coperte e cerc di riposare; la sua tensione scem progressivamente con il buio che s'infittiva e lasci infine il posto ad un sonno profondo. Al mattino riapr gli occhi abbagliato dalla luce del sole; mentre stava per alzarsi da dietro i cespugli not due tozze figure bipedi che si stavano avvicinando con circospezione al suo rifugio bisbigliando qualcosa tra di loro. Decise di rimanere immobile, ma con la mano pronta ad afferrare la scure. Le due tozze creature, di cui poteva vedere solo le sagome, d'un tratto si girarono lanciando un grido, qualcosa di simile ad un orso enorme le affront ingaggiando con esse una cruenta lotta. Nel combattimento Cormo si accorse che le creature pi piccole maneggiavano delle asce e menavano fendenti molto efficaci, purtroppo per il gigante ebbe la meglio, l'unica creatura rimasta cerc la fuga proprio nel cespuglio dietro a cui si celava Cormo, il mostro la insegu e con un ultimo attacco le diede il colpo di grazia. La vista della testa insanguinata dell'ultima vittima riversa all'indietro verso di lui con gli occhi ancora aperti, lo sconvolse e fece emergere in lui un'improvvisa ferocia; balz fuori dal nascondiglio e con la scure si avvent contro l'aggressore. In un attimo tutte le noiose lezioni di corpo a corpo che gli erano state impartite tra le aspiranti guardie Ninfaliane gli divennero indispensabili. Il mostro si accorse rapidamente di essere attaccato, arretr di un passo con l'evidente scopo di evitare il primo colpo di scure e di usufruire del vantaggio dello sbilanciamento del nemico, ma Cormo aveva un raggio

d'azione molto pi ampio delle creature uccise, la sua scure penetr profondamente nel braccio sinistro dell'avversario che con un urlo rauco si gett in avanti cercando di colpire con gli artigli di destra e quindi di raggiungere con le fauci spalancate il collo di Cormo. La mossa non riusc, Cormo, seppure sbilanciato, si spost alla propria destra, alz la scure e la cal sul dorso del nemico spezzandogli la schiena, con un sordo crocchio il mostro ormai senza vita, cadde bocconi. Ancora fremente di tensione, Cormo, dopo una circospetta attesa, cominci a rivoltare il corpo, era veramente molto pesante e dovette cercare nei dintorni un ramo che facesse da leva. Guardandosi attorno gli caddero gli occhi sulle due vittime del mostro, vestite come uomini, ma alte la met; avevano folte barbe grigie e grossi nasi, corrispondevano proprio alla descrizione che Loglio aveva fatto della razza dei nani; non os toccarli, guard il cielo e pronunci la breve invocazione ninfaliana per i morti in battaglia. Trovato finalmente il ramo adatto, rivolt il cadavere del gigante. Era alto almeno quattro passi, era coperto da peli abbastanza radi, ma indossava anche una specie di corazza di scaglie che lo ricopriva dal petto fino a met coscia, evidentemente un manufatto costruito con squame di qualche creatura, la corazza era solo scalfita e non presentava rotture, doveva essere molto robusta. Infine Cormo gli guard il muso: era quasi concavo, presentava due occhi e al di sotto di essi delle fauci larghe una spanna; rigirandolo sul dorso e osservando meglio la parte posteriore del cranio, Cormo rimase sconvolto, il mostro possedeva un bulbo oculare anche posteriormente e sotto di esso un foro pareva ricordare una narice di maiale, quest'ultima scoperta lo fece barcollare e sarebbe svenuto se il pensiero di altri pericoli in agguato non gli avesse fatto recuperare rapidamente la lucidit. Una fretta tutt'altro che fuori luogo si impadron di lui, rimise rapidamente le coperte nello zaino, bevve qualche sorso d'acqua e fece per incamminarsi verso lo sbocco inferiore della forra. Ricordando per le robuste protezioni del mostro, gli vennero in mente altri consigli datigli nell'addestramento: sfruttare al meglio le risorse disponibili sul campo di battaglia, precetti sul rispetto per il nemico ucciso e i suoi averi; nei precetti per non ricordava niente a proposito di feroci mostri assetati di vittime e si affrett a togliere al morto la corazza di scaglie e a legarsela saldamente allo zaino. Trovato il passaggio meno ripido si mise a scalare la parete della forra, procedette con metodicit nella ricerca degli appigli e raggiunse con sicurezza il crinale. Il giorno era finalmente limpido; dall'alto, cos, con sua grande soddisfazione, si pot orientare; risal il crinale e trov un buon punto di osservazione: di fronte a lui verso nord c'era una serie di diverse valli boscose, nettamente pi dolci e percorribili di quelle a sud da cui proveniva; solo la prima valle settentrionale, appena sotto di lui, richiedeva un'attenta discesa per raggiungerne il fondo. Nella valle, tra piante e rocce, si potevano notare alvei prosciugati di numerosi ruscelli. Come gli era sembrato gi ad una prima occhiata il percorso richiedeva molta attenzione; in diversi punti, anche se per due o tre passi di altezza soltanto, la pendenza era quasi verticale ed era necessario aggrapparsi a saldi arbusti per non rischiare cadute rovinose. Finalmente a met circa

della scalata incontr uno stretto sentiero che tagliava il versante al di sopra di una parete verticale alta almeno dieci passi, fu costretto quindi a seguirlo scegliendo la direzione discendente. La discesa si rivel molto pi lenta del previsto, la ripidezza dalla parete aument e il sentiero si allarg, finch Cormo si trov su di una parete a picco sulla valle in mezzo ad una strada lastricata. La strada era riconoscibile per il basso parapetto e per alcune pietre ancora non coperte dagli arbusti e dagli sterpi, fosse stata pulita avrebbe permesso il passaggio di un carro trainato da due buoi. Non l'avrebbe mai ammesso, neppure di fronte agli amici che gli avevano confessato le loro passioni per gli antichi racconti, anche lui aveva letto di leggende e miti, ma il suo interesse andava per le storie di assedi, di grandi castelli di principi e re e di imponenti strade battute da splendenti eserciti luccicanti di metallo. Quella curiosa via riaccese in lui la passione che disciplina e insegnamenti avevano sopita. Trov bacche succose che lo ristorarono e gli saziarono la sete; sentendosi in forze, decise di andare a scoprire in quale strano luogo l'avrebbe portato il suo cammino. Per un tratto procedette faticosamente per togliere di mezzo i troppi sterpi spinosi, quindi, facilitato dall'assenza di arbusti, pot procedere con passo agevole in mezzo ad alti e sottili gambi ormai seccati; ad un certo punto la strada si interruppe tagliata da una vallecola incassata profondamente nella montagna, con tutta probabilit era la prosecuzione della forra da cui era risalito il giorno stesso, la sua larghezza era tale da rendere impossibile il passaggio dall'altra parte con un salto, ma ormai Cormo era deciso a proseguire. Nel valutare il rischio della discesa tentenn, la parete era liscia e addirittura rivolta all'indietro, cerc quindi di muoversi parallelamente al dirupo e trov anche alcuni appigli, ma dopo due passi divent impossibile avanzare e arduo tornare indietro; conservando la calma riusc a trovare qualche appoggio in pi per i piedi e si attacc ad un strana pietra ruvida coperta da un ciuffo d'erba, stava per aggrapparsi con buona parte del suo peso alla pietra, quando quella scatt sbilanciandolo pericolosamente, sarebbe caduto se dalla parte sottostante alla strada non fosse uscita, mossa da qualche strano meccanismo, una lunga e spessa tavola di legno che si and a fissare dall'altra parte del burrone, gli fu cos possibile aggrapparsi e risalire sulla strada: "Per una volta la fortuna mi ha assistito! E che fortuna! Posso finalmente accelerare il ritorno.

CAPITOLO SESTO
La notte pass senza problemi. Al risveglio Loglio e Fiolo non videro pi nelle immediate vicinanze la rondine marina, furono quindi distratti dal tempo finalmente bello e privo di nebbia e guardandosi attorno notarono su di un ramo Ornillo che li osservava: "Hai visto che bella giornata, Ornillo?" la rondine lasci il ramo e vol con grazia su di uno zaino ancora a terra, dopo qualche breve evoluzione torn a posarsi su di un ramo pi lontano lanciando il suo solito verso e girando la testa verso il dirupo. "Credo che ci stia sollecitando a fare una rapida colazione e ad incamminarci, Fiolo". "Hai ragione, in ogni caso comunque abbiamo ben poco da mandare gi e non potremo nemmeno indugiare sull'acqua che veramente scarsa; speriamo che Ornillo ci conduca per prima cosa ad una sorgente, sempre che ne esistano". Prima la rondine si pos su un albero prospiciente il dirupo, spingendo cos i suoi compagni a dare uno sguardo alla valle sottostante. Era molto vasta e come tutto il resto del paesaggio ricoperta da una immensa foresta, rivolta verso sud ovest, nella direzione opposta alla pianura di Ninfalia, ma sembrava proprio che Ornillo indicasse quella, come prossima tappa. Non si fecero domande e cominciarono a farsi guidare dall'amico volante. Discesero per ripidi pendii boscosi di facile percorribilit ed arrivarono in un bosco di querce secolari quasi privo di sottobosco, il suolo era ricoperto da uno strato di foglie soffice come un materasso e in cui si affondava fino quasi a met gamba. Il bosco era stranamente silenzioso ed incuteva un timore reverenziale simile a quello che si prova all'interno di una maestosa cattedrale. Ornillo volava di albero in albero fermandosi per aspettare i compagni che arrancavano a fatica nello spesso strato di foglie. Ad un certo punto Fiolo e Loglio non poterono pi seguire la loro guida a causa della profondit eccessiva dello strato di foglie, furono cos forzati a seguire un percorso obbligato che li port tra alberi sempre pi imponenti fino ad una quercia immensa che copriva uno spazio circolare con un raggio di almeno duecento passi. Il mare di foglie che giaceva alla base delle piante del bosco era solcato da grosse radici che si dipartivano a raggiera dalla base della quercia centrale. Fiolo e Loglio si incamminarono fianco a fianco verso il fusto seguendo la radice pi vicina a loro. Giunti alla base della quercia, potendo girare agevolmente intorno al tronco, decisero di misurarne a passi la circonferenza. Fiolo dopo cinque passi ud un distinto rumore di acqua corrente; dimentico del suo compito, si affrett e quasi cadendo arriv ad una sorgente che fuoriusciva dal tronco della quercia, la sete patita nei giorni precedenti gli imped di valutare la potabilit o meno di quell'acqua, si gett sotto all'esiguo getto d'acqua e bevve abbondantemente; ancora inebriato dalla scoperta chiam con forza Loglio, il quale, gli and incontro spaventato; vedendo il compagno inginocchiato sotto il getto d'acqua gli si avvicin cautamente e lo sollev di peso: "Fiolo, ma sei impazzito? Come puoi sapere che quest'acqua sia o

no potabile?". Quindi lo scosse energicamente, cercando di farlo rientrare in s. Sorridendo, Fiolo rispose all'amico: "Quest'acqua la pi buona che io abbia mai bevuto, provala! Certo ce n' ancora poca a disposizione, qualcuno sta sporcando tutte le acque dei Luoghi Alti. Dobbiamo fermarlo!", dopo qualche attimo di esitazione Loglio cedette alla sete e immerse la testa sotto il sottile getto d'acqua, quindi bevve con avidit: " incredibilmente buona Fiolo! Ma poca! La falda rischia di esaurirsi". Nel frattempo Ornillo li raggiunse, si pos sulla spalla di Loglio e scese sotto il getto lavandosi e bevendo, si scosse quindi con grazia bagnando con qualche goccia gli amici e riprese il volo posandosi, dopo una breve evoluzione, sulla fontana. In quel momento Fiolo e Loglio si resero conto che il tronco, nel punto in cui sgorgava la sorgente, era come scolpito e rappresentava un uomo inginocchiato avvolto in un largo mantello: l'acqua fuoriusciva dalle palme delle sue mani disposte a conca sulle sue ginocchia. Ormai pienamente rinfrancati, riempirono le borracce quasi vuote e sospinti da una urgenza incomprensibile si diressero con determinazione verso est accompagnati da un altrettanto determinato Ornillo. Quasi non si resero conto del cammino verso l'altissima valle orientale e si trovarono improvvisamente di fronte ad una vista che li riemp di stupore; non che non avessero mai visto un lago, ma ovviamente, essendo Ninfaliani, un grande specchio d'acqua incassato tra splendide montagne coperte di boschi era una visione lontano persino dalla loro pi fervida immaginazione. Dopo essersi fermati ad ammirare quella meraviglia, guardarono meglio i particolari del paesaggio e rimasero colpiti da una stranissima caratteristica del lago sottolineata da Fiolo: "Ma termina con una parete quasi verticale che ne trattiene le acque! Possibile che in natura esista una meraviglia del genere? L'acqua della quercia ci sta facendo sognare ad occhi aperti". Prima che Loglio potesse rispondere, Ornillo si precipit a terra dietro la costa, Fiolo, capendo il consiglio dell'amico volatore, si chin rapidamente trascinando con s Loglio al riparo: "Siamo in pericolo! C' sicuramente qualcuno che ci pu vedere laggi". "Hai pienamente ragione, purtroppo per da questo cespuglio non si ha una buona visuale, come sapremo se qualcuno ci sta cercando? E poi non possiamo rimanere fino a sera nascosti qui. Che stupido! Ma c' Ornillo, potrebbe avvertirci lui". Sfortunatamente erano gi stati avvistati. In poco tempo, attorno alla zona in cui erano sbucati dalla valle delle querce, arrivarono numerose creature simili a umani, ma tozze, alte circa un passo, con lunghe e folte barbe. Erano quei nani dei resoconti di viaggio degli esploratori tanto ammirati da Loglio; ma non avevano facce gioviali e non sorridevano; con volti scuri e con in mano affilate asce stavano attentamente perlustrando i dintorni. Il rifugio di Loglio e Fiolo era di gran lunga insufficiente per nasconderli dai nani, ormai a poche decine di passi, e cinque di essi sorpresero Fiolo e Loglio alle spalle intimando loro in una lingua gutturale ed incomprensibile quello che comunque non poteva che significare: "Altol! Fermi dove siete!". Ornillo vol rapidamente via dal cespuglio, Loglio e Fiolo invece non poterono che girarsi lentamente e mostrare il pi chiaramente possibile di non avere cattive intenzioni. Un nano che

sembrava il pi autorevole del gruppo si avvicin con l'ascia tra le mani e fece capire ai due prigionieri di togliersi gli zaini e gettare le scuri, ordine che, appena compreso, venne prontamente eseguito. Dopo aver subito un esame approfondito e ripetuto del contenuto dei propri zaini, i due amici vennero scortati al lago, guardati con attenzione, ma anche con malcelata curiosit, da almeno venti nani. Al lago fu chiara ai due Ninfalini la struttura della parete quasi verticale che chiudeva il lago: era un'immensa e altissima muraglia lungo la quale era stata costruita una serie di numerosi balconi a diverse altezze. Sui balconi, innumerevoli nani svolgevano attivit artigianali entrando e uscendo dalle porte ricavate nella spessa muraglia, da ogni postazione scendeva un tubo che scaricava acqua a valle della muraglia. Furono condotti sul balcone pi alto da cui si accedeva attraverso un portone alto poco pi di un uomo e largo circa sei passi, ornato da pregevoli sculture colorate. Erano probabilmente nella sala del capo di quella comunit nanica. Rimasero in presenza di Bafrar o.. Bofrra, durante il cammino rimanente del sole nel cielo. Verso la fine dell'incontro riuscirono a comprendere qualcosa gli uni degli altri ed il colloquio venne rimandato al giorno seguente.

CAPITOLO SETTIMO
Gli incontri si susseguirono per molti giorni, nessuna della due parti aveva pi tanta fretta, ma al decimo giorno, vedendo una rondine di mare volteggiare sul lago artificiale, Loglio si ricord dell'urgente problema che affliggeva la valle delle querce e del compito che si era incaricato di svolgere per la sua citt. And ad osservare il fiume alla base della muraglia e vide che l'acqua era molto sporca, se quello era il fiume che poi arrivava a Ninfalia allora la causa dei mali della sua citt era 'la lodevole operosit dei nani' tanto decantata da Bofrrar. "Certo i nani sono una razza ingegnosa e infaticabile e hanno raggiunto un progresso ben pi consistente di quello delle famose citt della pianura che tanto ammiriamo noi Ninfaliani, ma a quale prezzo! Tutti presi dai loro metalli e dalle loro invenzioni non si accorgono che l'acqua del lago sta calando e che diventa sempre meno potabile. In appena dieci giorni, l'acqua ha virato verso un sapore sgradevolmente ferroso e non sembra proprio che la pioggia possa venire entro poco tempo", mentre Loglio stava dicendo queste cose fra s e s, fu avvicinato da Fundinn, un nano particolarmente sensibile, molto dotato per le lingue data la sua professione di menestrello, che aveva conosciuto il giorno precedente e con cui aveva fatto amicizia: "Mi sembri molto triste Loglio, cominci ad avere nostalgia delle tua citt?" "Sai che la mia citt non esiste pi, Fundinn, non avevamo pi acqua potabile per via della siccit e anche perch il fiume si trasformato in un canale di acqua nera imbevibile. Io, Fiolo e altri due amici abbiamo lasciato la citt quindici giorni fa, all'indomani della partenza delle ultime famiglie di Ninfalia verso la pianura. Stavamo cercando delle sorgenti per riportare la vita nella nostra citt, ma abbiamo fallito, ci siamo quasi smarriti e abbiamo perso i due amici che ci accompagnavano. Non offenderti, Fundinn; ma credo che una delle cause dei problemi di tutto il corso inferiore del fiume sia la vostra diga. Abbiamo trovato anche una meravigliosa foresta di querce, una foresta viva che aveva sensazioni simili alle nostre; e non so come, ci ha fatti partecipi della sua tristezza indicandoci che quass qualcuno stava rovinando l'acqua che dava la vita, per mezzo suo, a tutte le creature dei boschi". "Mi sono accorto anch'io che il gusto dell'acqua sta cambiando, ne ho accennato agli ingegneri e ai saggi del mio popolo, ma non mi hanno preso sul serio. Ci sono due cose che fanno perdere il buon senso ai nani: la ricchezza e il progresso nelle arti. Se rivedessimo criticamente la storia dei nostri insediamenti, le cause pi frequenti del loro declino andrebbero fatte risalire proprio a queste debolezze. Da tempo sto cercando qualcuno che capisca i rischi a cui ci stiamo esponendo continuando a lavorare e a consumare la preziosa acqua che siamo riusciti ad accumulare, ma non ho guadagnato che la fama di menagramo e molti mi evitano o addirittura mi allontanano quando mi vedono. Credo che me ne andr nell'altissimo corso del fiume a vivere in qualche grotta isolata. C'era un nano molto strano, tempo fa, che si era ritirato a fare

l'eremita su un'altissima montagna, era insultato da tutti e compianto come un povero pazzo, quando per si abbatt sul lago una grande tempesta e la diga rischi di cedere, proprio i pi critici verso l'eremita andarono a visitarlo per chiedere che intercedesse presso i nostri antenati. Krozkir disse pi o meno queste parole: - State venendo a chiedere ad un povero nano solitario che ritenete pazzo di risolvere i problemi della vostra diga? Siete proprio scriteriati! Mettereste nelle mani di un disgraziato senza arte ne parte il futuro della vostra comunit? Ma non vi rendete conto che ci che state facendo pura follia?! Volete un consiglio? Tornatevene a casa e un'altra volta ponderate meglio le vostre decisioni - . E una storia strana, vero? E forse non c'entra con quello di cui stiamo parlando, ma esprime il mio stato d'animo in questo momento. Se non ti vogliono ascoltare e anzi, ti cacciano, ogni volta che provi a parlare, non puoi far altro che rinunciare agli ammonimenti e metterti da parte. Io non ho alcun potere sul mio popolo e non posso quindi fare nulla per questa situazione. Perdonami, e che mi perdoni tutta la vallata!". Loglio continu: "In effetti non intravedo alcuna soluzione, l'unica possibilit sarebbe di cacciare voi nani da questa valle, ma ci vorrebbe un esercito numeroso e ben armato per riuscire anche solo a mettere in difficolt le vostre difese, a parte l'ingiustizia insita nell'idea di una guerra e di una deportazione". In quel momento una rondine di mare che stava volteggiando sul lago scese con cautela verso il nano e Loglio, posandosi sulla spalla destra di quest'ultimo. Non poteva trattarsi che di Ornillo. Loglio accarezz con delicatezza l'amico e spieg a Fundinn la sua storia. Fundinn osserv: "E cos ha sacrificato la parte umana di s per salvarvi. forse un sacrificio pi degno della morte. Un soggetto bellissimo anche per un canto, non appena mi sar possibile lo svilupper all'arpa. Ma ora devo dire che non riuscirei neppure a scrivere due note di seguito, sono troppo assillato dalla catastrofe incombente sulla valle e su noi nani. Sai, ho scritto dei canti, anni fa, che hanno commosso tutta la comunit, non passava giorno che qualche famiglia nanica non mi chiamasse per allietare la serata, il re in persona mi invitava spesso alla corte per onorare gli ospiti. Ma da quando la tristezza per le sorti dei miei compatrioti, persi negli affanni del lavoro e nei sogni di progresso illimitato, mi ha pervaso la mente, la mia vena artistica si inaridita e non solo fatico a comporre versi e musiche, ma mi faticoso anche esibirmi con poemi e canti che gi conosco. Un racconto, che ho imparato visitando una terra elfica, narra di una sorgente dell'ispirazione immersa in una immensa foresta di betulle, alla quale gli artisti animati da buoni propositi, amanti della professione in se stessa e non del desiderio di successo, quando perdono l'ispirazione possono recarsi a rinverdire la loro vena creativa. Qualche menestrello che ho conosciuto mi raccont di averla visitata e di aver scoperto che le propriet della sorgente erano anche pi grandi di quanto non raccontasse la leggenda, ma ora non ricordo in cosa consistessero, anche perch devo dire che ci credevo poco, spesso noi bardi ci inventiamo delle leggende di sana pianta e poi le spacciamo per realt". Loglio disse:"La sorgente del bosco di querce, non potrebbe avere qualche propriet affine a quella del tuo racconto? Quando

noi abbiamo bevuto alla fonte siamo stati avvertiti di un pericolo molto grave per la valle e non solo, abbiamo avuto una chiara coscienza del luogo d' origine di questo pericolo". "Potresti aver ragione! Ma molto pericoloso per noi nani viaggiare da soli lontano dalla diga, tra i boschi si aggirano i Kazbhar, dei mostri alti due nani e mezzo ricoperti di pelo, che usano proteggersi con corazze di scaglie, hanno due occhi e delle enormi fauci nella parte anteriore del cranio e un occhio dalla grande pupilla nera nella parte posteriore, hanno anche mani artigliate con le quali dilaniano i nani che incontrano, sono dei mostri terribili! Dovrei convincere dei guardiani ad accompagnarmi, ma per prima cosa sono ormai malvisto qui e poi, anche se qualcuno mi accettasse ancora, non si farebbe certo convincere ad aiutarmi dal mio bisogno di recuperare la vena creativa. Mi sento come in trappola, non riesco pi a esercitare la mia professione, i nani stanno rovinando una splendida terra e stanno per essere travolti da una catastrofe. Forse meglio tentare, tu potresti accompagnarmi?". "Certo! Quella foresta ha lasciato in me un ricordo meraviglioso, inoltre potremo vedere come la situazione laggi, a distanza di dieci giorni. Avvertir anche Cormo, in tre forse sar pi difficile che i Kazbhar ci assalgano, noi ad esempio non siamo stati aggrediti da nessuna creatura pericolosa durante il nostro viaggio". Svolsero i preparativi in fretta e il mattino seguente erano pronti per partire; i nani in un certo senso contenti di veder andare via Fundinn, non opposero ostacoli al loro viaggio.

CAPITOLO OTTAVO
Il cammino, grazie soprattutto all'aiuto di Ornillo, fu tranquillo, e in serata giunsero alla foresta e alla grande quercia. La situazione era molto pi preoccupante di dieci giorni addietro; dalle mani della statua non uscivano che poche gocce d'acqua, Fundinn si affrett a bere quel poco che usciva, ma non ebbe la stessa gradevole sensazione dei due umani, anzi, un gusto amaro gli rese difficoltoso mandare gi le poche gocce. Il nano, qualche attimo dopo aver bevuto, si sent male, Loglio che pi aveva insistito perch continuasse a bere volle sincerarsi personalmente della qualit dell'acqua e non la trov che leggermente salata e amarognola: "Forse Fundinn sta male per via della strada faticosa che abbiamo percorso". "Non ne sono convinto, Loglio. Come pu un nano, appartenente ad una razza cos robusta, affaticarsi cos tanto per un viaggio di una giornata?" Mentre i due amici stavano discutendo, Fundinn si alz, il suo volto era la maschera della sofferenza: "Noo! Non deve finire cos! un incubo, un tremendo incubo! Aiutatemi! Aiutatemii!". Aveva il capo rivolto al cielo e piangeva disperato, i suoi amici non conoscevano bene i nani, ma senza dubbio sembrava impossibile che un'angoscia del genere potesse essere provata da quella razza dura come la pietra. Loglio e Fiolo gli si avvicinarono per calmarlo, lui li guard come due estranei e quindi corse fuori dalla radura della quercia dirigendosi verso la diga, fu seguito prontamente da Ornillo e quindi dai due amici. "Devo andare a prendere l'arpa, ho bisogno dell'arpa! Lasciatemi!... Voglio la mia arpa!!... Si renderanno conto, s!... Si renderanno conto del disastro, oh s, lo capiranno! Criminali, disgraziati!... Credono di essere i padroni dal mondo con le loro invenzioni e con il loro lavoro indefesso, incuranti di tutto quello che li circonda! Ma li metter di fronte alla loro responsabilit, quando capiranno si strapperanno tutti i peli della barba e getteranno nel lago gli attrezzi che gli sono tanto cari". Per tutto il viaggio notturno Fundinn continu a gridare, piangere ed inveire. Quando arrivarono alla cresta che dava sul lago, cominci a cantare con una voce sorprendentemente possente, Loglio e Fiolo non capivano le parole, ma se prima erano preoccupati di eventuali aggressori notturni, sentendolo intonare a gran voce quel canto nanico persero ogni paura, e anzi si sentirono pi forti di tutti i nani armati di tutto punto che con le torce stavano uscendo dalle loro abitazioni. I numerosi nani che salirono sulla cresta, dopo essersi precipitati asce in pugno verso di loro si fermarono di colpo e aprirono i serrati ranghi al loro passaggio, quindi a testa china si incamminarono in processione dietro al loro bardo. Arrivati alla diga, Bofrrar in persona si inginocchi ai piedi di Fundinn e gli porse l'arpa d'oro chiamata Forshi, lo strumento musicale pi prezioso dei nani del nord. Fundinn, accompagnato da due giovani nani aspiranti bardi di nome Agni e Frarr, da Loglio, da Fiolo e da Ornillo, scese alla base della muraglia sul secco greto del fiume ove vennero piantate due enormi torce. Il bardo inizi quindi a suonare

Forshi, i suoi due apprendisti lo accompagnavano rispettivamente con i tamburi e con il flauto, le parole del canto non erano comprensibili ai due umani, ma erano molto chiare e profonde per i nani che si erano disposti in attento ascolto sui lunghi balconi della diga. Il suono dell'arpa magica non si disperse sul greto, ma si amplific magicamente tra le montagne esaltando il suono degli altri strumenti, i tamburi tenevano un fantasioso ritmo, simile ai rumori delle innumerevoli creature delle foreste, delle montagne e delle valli, talvolta potente e cupo e talvolta leggero come passi sull'erba; il flauto diffondeva musica nell'aria a mirabile imitazione dello stormire delle fronde e a tratti del volo di alati esseri; la musica nel suo insieme sembrava ricreare tutti gli aspetti delle foreste circostanti e ad ogni ascoltatore, compresi i due umani, tornavano in mente i momenti pi belli passati in quelle terre. Durante il canto si alz un forte vento che scuoteva gli alberi e fischiava tra le montagne, un sordo brontolio risuon ripetutamente nel cielo, e l'odore della pioggia si diffuse nell'aria. Alle prime gocce di pioggia Fundinn si interruppe per annunciare: "Ora la parte relativa alla pioggia va giustamente lasciata al cielo, perch noi si possa - rinfrescato il ricordo delle gocce di acqua che battono sulla roccia e che sferzano le piante - ritornare a cantarla arricchiti dalla vivida memoria del sollievo che porta a noi e a tutte le terre cos tristemente segnate dalla siccit". I nani rimasero a lungo ad ammirare gli scrosci di acqua dai loro balconi, e Fundinn, con passo placido, incurante dei vestiti inzuppati, risal dal greto seguito dai compagni e riport l'arpa magica al Re, rendendo l'onore ricevuto in precedenza da Bofrrar con un profondo inchino. A quel punto tutta la comunit scoppi in un fragoroso grido nanico che risuon pi volte coprendo i boati del temporale. Nel pieno della notte i nani cominciarono a tornare nelle loro abitazioni all'interno della muraglia, non prima di aver aperto le paratoie di sicurezza all'altezza dei livelli di guardia. Nei giorni seguenti Fiolo, Loglio e Ornillo poterono visitare ed ammirare i particolari di quell'opera grandiosa: tutte le aperture di sicurezza, l'incredibile tenuta all'umidit della parete interna, i graziosi Zenycha, animali acquatici pelosi e molto intelligenti che si tuffavano nel lago per controllare giornalmente la parete lacustre della muraglia, videro persino due nani chiamati Ingkhad, i quali, indossate delle speciali armature metalliche impermeabili, venivano calati nell'acqua e, respirando da tubi di canne, eseguivano la manutenzione subacquea. I nani non trascurarono minimamente gli avvertimenti del "Cantico Soave della Vita che Scorre come Fresca e Dolce Acqua", composto da Fundinn, e studiarono una serie di modifiche agli impianti di utilizzazione e risanamento dell'acqua del lago usata dagli artigiani; i metodi proposti erano per troppo complessi per gli umani che rinunciarono a capirli, specialmente dopo gli insistenti tentativi dei nani di spiegarli. Appena possibile, Loglio espresse il desiderio di tornare a Ninfalia per cercare Cormo e per cominciare la ricomposizione della diaspora dei suoi concittadini; Fiolo si associ alla richiesta dell'amico soprattutto per le preoccupazioni riguardanti Cormo, ma si rese anche conto che la sua voglia di ritornare era molto meno forte e che non appena avessero trovato l'amico, la sua vocazione di esploratore lo avrebbe

riportato nelle Terre Alte. Ornillo, pur non potendo esprimersi, si sentiva molto probabilmente pi vicino alla posizione di Fiolo, non avrebbe infatti potuto fare una vita adatta alle sue caratteristiche rimanendo entro i limiti di una citt. Il terzo giorno dalla rappresentazione, i tre amici di Ninfalia partirono per la loro patria. Con un esploratore delle capacit di Ornillo il cammino fu pi agevole, inoltre la sciagurata nebbia che li aveva tanto perseguitati all'andata comparve solo saltuariamente. In dieci giorni furono a casa, ivi trovarono Cormo quasi fuori di s per le ferite e i patimenti e per la tremenda solitudine di Ninfalia, spettrale immagine della citt che avevano lasciato appena ventitr giorni prima.

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