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Fonti

La questione meridionale e il brigantaggio


Carmine Crocco Donatelli Autobiografia (1889)

Il brigantaggio in Lucania
Carmine Crocco Donatelli (1830-1905) fu un capo leggendario del brigantaggio lucano postunitario: gi famoso per i suoi trascorsi di combattente al seguito di Garibaldi, pass poi al campo avverso come comandante francescano, perch agli ordini del re borbonico Francesco II. In seguito alle sue prime vittoriose gesta entr a Melfi trionfalmente, salutato dalle autorit del paese, dai ricchi signori, dai proprietari terrieri e dalle autorit religiose. I componenti della banda di Crocco erano per la maggior parte braccianti agricoli, sellai, pastori, contadini a giornata, pronti a far parte della banda durante la bella stagione, per poi riprendere le loro attivit in inverno. Catturato in seguito al tradimento di un ex compagno, Crocco fu processato e condannato a morte nellestate del 1872 dalla Corte dAssise di Potenza; nel 1874 la pena gli fu commutata nei lavori forzati a vita. Lautobiografia di Crocco Donatelli fu curata dal capitano Massa, il quale, probabilmente, mise mano al testo, inframmezzato da espressioni dialettali, per renderlo accessibile al grande pubblico. Il documento, pubblicato nel 1903, di grande interesse sia per le vicende narrate, sia per le informazioni sulla vita dei briganti, sia per le opinioni espresse in merito alla natura del banditismo, ai suoi obiettivi, alle sue connivenze con i poteri locali.

I briganti, quando non sono minacciati da vicino dalla truppa, dormono normalmente allombra di fronzute quercie, sdraiati a terra alla rinfusa; per guanciale hanno un sasso od una zolla, per coperta il cappotto od il mantello; i fucili sono appoggiati alle piante colle cartucciere appese ai calci. Sul fronte, ai lati, a tergo, tutto allingiro della posizione, vedette avanzate vegliano attente, mentre le spie segrete stanno presso le truppe. I capi riposano in luogo appartato sotto capanne costruite con fronde dalberi con terra e paglia sopra giacigli abbastanza soffici, accompagnati talvolta dalle loro amanti. A rinforzo delle vedette appostate sul cucuzzolo di un monte, sulla cima di un albero, sullalto di qualche diroccato castello, vi sono i cani, feroci mastini che fiutano la preda a distanza maggiore che locchio non giunge. I cavalli pascolano liberi nel folto del bosco riuniti a decine con cavezza e filetto. I feriti, gli ammalati del giorno, sono ricoverati nellinterno del bosco con abbondante paglia e qualche rara coperta. Sono curati con affetto, la pratica supplisce la scienza e larte: le ferite sono lavate con acqua e aceto, i farmaci normalmente usati sono: patate, filacce, fascie, bianco duovo, olio di olivo sbattuto e foglie derba chiamata stampa cavallo. Pu apparire ridicolo che la patata sia medicina utile, ma proprio utilissima, almeno per noi briganti era riconosciuta tale. Le patate ben pestate dnno un unguento latteo, che ha la potenza di trarre a s il sangue guasto, la velenazione della polvere; esso ingranella la carne filacciosa, fa sparire il gonfiore e restringe lo squarcio. Per le ferite di punta e di taglio si usava olio sbattuto e foglie di pelosella, che si trovava abbondantemente nei luoghi aridi e montuosi. Pel rancio la banda ripartita in gruppi ognuno dei quali presieduto da un caporanciere; sul pendio meno ripido della posizione in luogo possibilmente coperto, perch il fumo non ci tradisca, si accendono i fuochi; poco lontano i cucinieri sono intenti a scannare capretti, scuoiare maiali, spennare polli e tacchini, e mentre altri tagliano legna per avere brace abbondante, la carne pronta per essere arrostita. I viveri requisiti nelle ricche masserie e spesso nei villaggi con arma alla mano; durante la notte si circondano le case e mentre alcuni tengono sequestrati i contadini, altri svaligiano le stalle, i pollai e le cantine. I danari per la paga vengono forniti dai signori reazionari e liberali, i primi con elargizioni spontanee, i secondi forzatamente con minaccia, in caso di rifiuto, di taglio di piante, incendi, devastazioni ed altri simili danni. Il 15 agosto 1861, giorno dellAssunzione, per festeggiare la vittoria avuta contro il presidio di Rionero, volli che ornassero il nostro desco duecento pecore, un migliaio di polli, due
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1. di guisacch: in modo che.

botti di vino, il tutto tolto, in massima parte, dalla masseria del capitano Giannoni di S. Fele. Per la paga, i capi hanno una percentuale sulle taglie e sui ricatti, i gregari un tanto al giorno, gli avventizi cinque scudi per cadauno allatto che sono licenziati. A molti potr apparire strano come la mia banda, cos numerosa e formidabile, abbia potuto spadroneggiare dal 1816 al 1864 e che nonostante laccanito inseguimento della truppa, abbia io potuto attraversare incolume il territorio che separa la Basilicata da Roma. Alla nostra salvezza contribuirono in massima parte i signori col loro potente ausilio, od almeno col loro silenzio. [...] Sono ancora creditore di parecchie migliaia di ducati dati in prestito ad un reverendissimo sacerdote, che si salv da poi a Napoli quando gliene chiesi la restituzione. Altro fattore che contribu moltissimo in nostro favore fu lo spionaggio. I nostri confidenti erano contemporaneamente informatori del governo e stipendiati quindi dallo Stato, di guisacch1 eravamo quasi sempre informati delle mosse della truppa; e pi di una volta, per fare acquistare merito e prestigio ai confidenti (contemporaneamente nostri e del governo) mandammo noi stessi informazioni esattissime ai Comandi zona, sul luogo del nostro bivacco. E quando la truppa giungeva sul luogo per darci la caccia, noi, che avevamo avuto tempo per misurarne la forza, lattaccavamo oppure la sfuggivamo a tempo, secondo la convenienza. Non pochi confidenti facevano parte della Guardia nazionale e per mezzo loro si ebbero talvolta informazioni precise sul luogo ove erano depositate le armi, sul punto in cui stazionavano normalmente le pattuglie notturne, di guisacch avanzavamo spesso a colpo sicuro. La grande conoscenza che noi avevamo del paese, il terreno eminentemente boschivo, teatro delle nostre gesta, la acquistata abitudine ad una vita da selvaggio, costretti talvolta a mendicare il pane della giornata, obbligati ad errare di serra in serra fra cespugli spinosi per fossi profondi, una sobriet a tutta prova, furono fattori potentissimi che contribuirono a renderci forti e temuti.Per effetto del numero abbastanza grande di componenti le bande e pi ancora la efferatezza di molti di noi, spesso trovammo ostilit in quella plebe, dalla quale noi tutti eravamo usciti; ma in generale essa fu spesso di potente ausilio in tutte le nostre imprese. Cotesto aiuto, quasi sempre spontaneo, era conseguenza dellodio innato del popolo nostro contro i regi funzionari e contro i Piemontesi, causa non ultima gli effetti della legge Pica, ed il modo sprezzante col quale gli ufficiali usavano trattare le popolazioni, facendo dogni erba un fascio.Prima del 1861, quando nel trono di Napoli regnava Franceschiello, molto dellelemento che costituiva la mia banda, proveniva dalle angherie sbirresche degli sgherri di Del Carretto, da persone che non avevano voluto piegare la fronte dinanzi a soprusi inauditi, che non vollero vendere lonore delle loro mogli o delle giovani figlie a signorotti prepotenti, e si videro perci perseguitati, posti allindice quali malviventi, vagabondi, persone facili a delinquere. Dopo il governo di Vittorio Emanuele concorsero invece ad aumentare le nostre file i molti perseguitati dallelemento cosiddetto controreazionario, che con spadroneggiante spavalderia, sotto lusbergo della legge, commetteva infamie di certo non inferiori a quelle dei briganti, e con vendette basse e vigliacche denunziava padroni e servi alla polizia per sbarazzarsi di nemici personali.Tra le bizze degli uni e degli altri, chi se ne avvantaggiava eravamo noi che reclutavamo nel nostro seno personaggi che esercitavano influenza sui non abbienti.
da Il brigantaggio meridionale, a c. di A. De Jaco, Editori Riuniti, Roma 1979, pp. 57-60.

PUNTI CHIAVE

Crocco descrive la vita di una formazione di briganti: dove dormivano, come preparavano i sistemi di vedetta e di sicurezza, come curavano gli ammalati. Il denaro occorrente veniva recuperato sia attraverso le elargizioni spontanee dei filoborbonici, sia con minacce e azioni criminose nei confronti dei liberali. I componenti della banda percepivano una paga variabile a seconda del loro grado e della loro funzione. Crocco sostiene apertamente di aver potuto agire con relativa facilit, tra il 1861 e il 1864, per lappoggio accor Pearson Italia spa

datogli, per paura o interesse, dai signori locali e dal clero. Lo spionaggio fu un altro fattore che contribu alla lunga vita della banda di Crocco: infatti, i suoi confidenti erano anche al servizio del governo, molti addirittura facevano parte della Guardia nazionale, per cui il bandito poteva sempre prevenire le azioni dellesercito. Il rapporto con le popolazioni rurali era in generale buono, di sostegno e aiuto spontaneo, in reazione ai modi polizieschi dei funzionari piemontesi e allentrata in vigore della legge Pica.
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Giuseppe Massari Relazione della commissione dinchiesta sul brigantaggio (1863)

Le cause del brigantaggio


La commissione dinchiesta inizi i lavori il 28 gennaio 1863, visitando le province pi infestate dal brigantaggio, interrogando un gran numero di funzionari, esponenti governativi, autorit militari e di polizia, rappresentanti di gruppi politici e in particolare consiglieri provinciali e comunali, cittadini di ogni ceto e condizione e raccogliendo una vasta e minuziosa documentazione. Presentata alla camera dei deputati, la relazione Massari, oltre a evidenziare la secolare avversione del ceto rurale contro i proprietari, indic quali cause dello scontento i danni provocati dal servizio di leva, lelevata pressione fiscale, le conseguenze dellabbattimento delle barriere doganali sulle industrie meridionali, lattivit degli agenti borbonici e clericali. Quanto ai rimedi, da non limitare alla sola repressione militare, la commissione sugger vasti programmi di lavori pubblici in particolare, la costruzione di strade e ferrovie facilitazioni in materia di credito agrario, diffusione dellistruzione pubblica, maggiore selezione nellassunzione di pubblici impiegati, riordinamento della polizia e allontanamento degli elementi compromessi.

1. mercede: compenso.

La Camera ci ha dettato lordine logico a cui deve informarsi la nostra esposizione nei termini stessi del mandato che si compiaceva affidarci. Nel Comitato secreto del 16 dicembre 1862 ci veniva commesso lincarico di riferire intorno alle cause ed allo stato del brigantaggio nelle provincie napolitane, e intorno ai pi acconci provvedimenti che fossero a prendersi dal Parlamento e da suggerire al Governo per la pi efficace repressione di esso. In conformit di questincarico noi veniamo oggi a dirvi quali siano, a senso nostro, le cause del brigantaggio, quale il suo stato attuale, e quali i diversi provvedimenti che Governo e Parlamento debbono prendere non solo per reprimere gli effetti immediati del male, ma anche per rimuoverne le cause, e prevenirne in tal guisa il possibile rinnovamento. Incominciamo dalle ragioni. Dalla loro definizione soltanto, dalla determinazione precisa della maggiore o minore loro importanza si pu inferire il concetto esatto e veritiero del brigantaggio, e quindi il criterio con cui debba procedersi per combatterlo ed estirparlo. Facil cosa dire che il brigantaggio si manifestato nelle provincie meridionali a motivo della crisi politica ivi succeduta; con ci si enuncia il motivo pi visibile del doloroso fatto, ma si rimangono nellombra le ragioni sostanziali, le quali invece sono quelle che vanno accuratamente studiate ed esaminate, perch esse sole possono fornire lindicazione dei mezzi pi sicuri e pi efficaci a ricondurre le cose nelle condizioni regolari. La prima domanda che spontanea sorgeva nellanimo nostro era la seguente: il brigantaggio che da tre anni contrista le provincie continentali del mezzod dellItalia, conseguenza esclusiva del cangiamento politico avvenuto nel 1860, oppure questo cangiamento stato soltanto unoccasione dalla quale lo sviluppamento del brigantaggio stato determinato? [...] La risposta a questa domanda ci stata largamente fornita e dalla osservazione dei fatti e dalle ricordanze istoriche e dalle opinioni di molte fra le persone che alluopo abbiamo interrogate, e di quelle che spontaneamente ci hanno partecipato per iscritto il loro parere. Quelle osservazioni, quelle ricordanze, quelle opinioni ci hanno condotto a conchiudere che il brigantaggio ha una sua precipua ragione di essere in alcune cause, che non sono quelle che a prima giunta si scorgono, e che pur troppo non sono n le meno efficaci, n le meno essenziali. A bene esprimere il nostro concetto diremo che il brigantaggio se ha pigliato le mosse nel 1860, come gi nel 1806, ed in altre occasioni dal mutamento politico, ripete per la sua origine intrinseca da una condizione di cose preesistente a quel mutamento, e che i nostri liberi istituti debbono assolutamente distruggere e cangiare. Molto acconciamente stato detto e ripetuto essere il brigantaggio il fenomeno, il sintomo di un male profondo ed antico: questo paragone desunto dallarte medica regge pienamente, ed alla stessa guisa che nellorganismo umano le malattie derivano da cause immediate e da cause predisponenti, la malattia sociale, di cui il brigantaggio il fenomeno, originata anchessa dallo stesso duplice ordine di cause. Le prime cause adunque del brigantaggio sono le cause predisponenti. E prima fra tutte, la condizione sociale, lo stato economico del campagnuolo, che in quelle provincie appunto, dove il brigantaggio ha raggiunto proporzioni maggiori, assai infelice. Quella piaga della moderna societ, che il proletariato, ivi appare pi ampia che altrove. Il contadino non ha nessun vincolo che lo stringa alla terra. La sua condizione quella del vero nullatenente, e quandanche la mercede1 del suo lavoro non fosse tenue, il suo stato economico non ne spe Pearson Italia spa Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori

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2. mezzerie: mezzadrie.

rimenterebbe miglioramento. Dove il sistema delle mezzerie2 in vigore, il numero dei proletari di campagna scarso; ma l dove si pratica la grande coltivazione, sia nellinteresse del proprietario, sia in quello del fittaiuolo, il numero dei proletari necessariamente copioso. Tolgasi ad esempio la Capitanata. Ivi la propriet raccolta in pochissime mani: la stessa denominazione di proprietari anzi inesatta, poich in realt essi non sono veri proprietari, ma censuari vassalli del Tavoliere di Puglia; ed ivi il numero de proletari grandissimo. A Foggia, a Cerignola, a San Marco in Lamis havvi un ceto di popolazione, addimandato col nome di terrazzani, che non possiede assolutamente nulla e che vive di rapina. Nella sola citt di Foggia i terrazzani assommano ad alcune migliaia. Grande coltura: nessun colono: e molta gente che non sa come fare per lucrarsi la vita. I terrazzani ed i cafoni, ci diceva il direttore del demanio e tasse della provincia di Foggia, hanno pane di tal qualit che non ne mangerebbero i cani. Tanta miseria e tanto squallore sono naturale apparecchio al brigantaggio. La vita del brigante abbonda di attrattive per il povero contadino, il quale ponendola a confronto con la vita stentata e misera che egli condannato a menare, non inferisce di certo dal paragone conseguenze propizie allordine sociale. Il contrasto terribile, e non a maravigliare se nel maggior numero dei casi il fascino della tentazione a male oprare sia irresistibile. [...] Ma vi ancora di pi. Il mutare delle condizioni sociali ed economiche nella stessa localit attenua, se pure non distrugge compiutamente, la predisposizione al brigantaggio. Un onorevole senatore di Capitanata ci narrava il fatto seguente. Durante il decennio della occupazione militare francese, Orsara fu uno dei paesi che forn maggior numero di briganti. Il Governo borbonico stim opportuno di dividere i beni demaniali di quella terra fra coloro che possedevano un capitale di 20 carlini in gi. Il concorso fu numerosissimo: ognuno pot acquistare una mezza versura di terreno (due jugeri) ed una intiera, allorch la qualit dei terreni era assai cattiva. Mutate in tal guisa le condizioni sociali ed economiche, Orsara ha fornito uno scarsissimo contingente allattuale brigantaggio: in questi ultimi tempi cotesto contingente riducevasi a due. La condizione di cose, della quale siamo venuti fin qui discorrendo, ci sembra porgere in modo non equivoco la nozione di una delle cause che con maggiore efficacia generano fatalmente in alcune provincie meridionali la funesta predisposizione al brigantaggio. Il sistema feudale spento dal progredire della civilt e dalle prescrizioni delle leggi ha lasciato una eredit che non ancora totalmente distrutta; solo reliquie dingiustizie secolari che aspettano ancora ad essere annientate. I baroni non sono pi, ma la tradizione dei loro soprusi e delle loro prepotenze non ancora cancellata, ed in parecchie delle localit che abbiamo nominate lattuale proprietario non cessa dal rappresentare agli occhi del contadino lantico signor feudale. Il contadino sa che le sue fatiche non gli fruttano benessere n prosperit; sa che il prodotto della terra inaffiata dai suoi sudori non sar suo; si vede e si sente condannato a perpetua miseria, e listinto della vendetta sorge spontaneo nellanimo suo. Loccasione si presenta; egli non se la lascia sfuggire; si fa brigante; richiede vale a dire alla forza quel benessere, quella prosperit che la forza gli vieta di conseguire, ed agli onesti e mal ricompensati sudori del lavoro preferisce i disagi fruttiferi della vita del brigante. Il brigantaggio diventa in tal guisa la protesta selvaggia e brutale della miseria contro antiche secolari ingiustizie.
da Inchiesta Massari sul brigantaggio, a c. di T. Pdio, Piero Lacaita Editore, Bari-Roma 1998, pp. 111, 113-114 e 116-117

PUNTI CHIAVE

Lo scopo della commissione dinchiesta quello di rintracciare le cause e la natura del brigantaggio napoletano e di proporre soluzioni per debellare il problema, rimuovendone i presupposti per impedirne la ripresa. Il punto di partenza della commissione fu cercare di capire se fosse stata la caduta dei Borbone in seguito allUnit italiana a provocare il fenomeno del brigantaggio: nonostante la parte avuta dal cambiamento di regime nel provocare fenomeni di banditismo, la ragione vera del problema stava nella specificit delle varie province, nella loro storia, nelle loro condizioni economiche e sociali.
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La diffusione del proletariato agricolo, per esempio, una delle cause del brigantaggio perch i contadini, senza terra e mezzi di sussistenza, cercano di sollevarsi dalla loro miserevole condizione. Al contrario, in quelle province, dove il contadino legato alla conduzione della terra e la sua situazione pi florida, non si registrano fenomeni generalizzati di brigantaggio. Linchiesta rileva che il perdurare di vincoli feudali nel Mezzogiorno rappresenta un terreno fertile per il brigantaggio, reazione violenta dei contadini, che mai potranno godere del frutto del loro lavoro, alle vessazioni dei proprietari terrieri.
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Aurelio Saffi Cenni sulle province meridionali della Penisola (1863)

Repressione del brigantaggio


Il testo di Saffi da cui tratto il brano seguente, fu pubblicato in Italia dal giornale Il Dovere il 18 luglio 1863. Parte di un memoriale sulla situazione del meridione italiano inviato ad amici inglesi e apparso sulle pagine del Macmillan Magazine, lo scritto registra le impressioni dellautore durante il viaggio compiuto in occasione dellinchiesta sullo stato delle regioni meridionali, ricche di potenzialit, ma bisognose di interventi modernizzatori. Saffi analizza i problemi economici e sociali di queste province: dalla condizione degli operai e dei contadini, alla questione della terra, al brigantaggio e ai suggerimenti per debellarlo, allazione del governo contro le forze reazionarie, al sostegno da accordare a quelle componenti della societ civile che avrebbero potuto apportare una rigenerazione morale e politica. Come si pu leggere nel brano qui proposto, Saffi indica, come metodo di lotta al banditismo, limpiego delle forze locali, meglio radicate sul territorio rispetto allesercito nazionale.

Io definiva altrove il brigantaggio: organizzazione di delitti comuni, scevra dogni carattere di questione sociale o politica. N le cospirazioni borboniche, clericali e straniere, riuscirono a mutarne lindole e le tendenze. Vero che i briganti portano rosar e medaglie di santi, ritratti di Francesco II e di Maria Sofia; e i Capi sintitolano Generali e Luogotenenti delle Loro cadute Maest, e difensori della Fede. Ma vecchio costume dei Borboni e della Curia Romana il confidare la propria causa a tali partigiani; e lItalia ha donde confermarsi nella fede del suo avvenire, vedendo come le male signorie del passato e il potere temporale del Papa non abbiano, entro ai confini della Penisola, per seguaci armati e campioni che ribaldi usciti dalle galere o degni dentrarvi. Or come correggere il male o restringerlo, sinch non sia estirpato dalla radice collacquisto di Roma? Lazione militare con forze regolari non raggiunse lintento. Le truppe si rassegnarono a questa sciagurata ed ingloriosa guerra con pazienza e virt maggiori dogni lode. Ma cosa inutile e peggio il consumare il valore de soldati italiani a perseguire briganti. N deve recare maraviglia se le truppe non riuscirono. Le sole operazioni militari e i mezzi delle regolari milizie non bastano a cogliere e combattere un nemico che sempre fugge; che si nasconde nelle foreste e nelle grotte de monti; che conosce ogni sentiero, ogni ripostiglio, ogni agguato; che vigila dallalto dei colli la campagna intorno, a molte miglia; che scorge da lontano ogni moto di chi si mette sulle sue traccie; e quando non pu sottrarsi fuggendo o aggredire a man salva, nascoste le armi e abbandonati i cavalli pei campi, si finge contadino o pastore, protetto dalla somiglianza del costume e dalla spopolata vastit dei luoghi. Lesercito italiano ha invero ben pi alti uffic da compiere pel Paese. suo dovere e suo voto apparecchiarsi a combattere i nemici di fuori e a finirla per sempre colla secolare importunit dellinvasione straniera. Le vittorie da esso aspettate sono quelle dellindipendenza e della libert della patria. Il suo campo donore sono le provincie della Penisola che ancora sostengono il danno e la vergogna del dominio altrui. Che fare adunque? Dovr il brigantaggio lasciarsi in podest di s stesso? No. Il Paese ha mezzi a sufficienza per domarlo; e sarebbe assurdo il supporre che una societ civile, nel secolo XIX, aperta ormai a tutte le influenze del progresso dei tempi, non dovesse a breve andare a liberarsi da poche centinaia di banditi. Ma cosa urgente il mettere in opera questi mezzi per modo organico e regolare, con attivit, con risoluzione, con perseveranza. Vedemmo le Guardie nazionali sebbene male ordinate e scarse darmi combattere con successo le reazioni del 1861, che pur non erano aliene da un certo spirito di parte. Or saranno le medesime milizie meno disposte a combattere ribaldi i quali mettono a continuo sbaraglio la vita, la propriet, lonore di tutti, senza eccezione di opinioni? La causa maggiore di debolezza consistita sin qui nella meschina diffidenza dei governanti verso gli elementi pi attivi del patriottismo italiano e del partito popolare in generale. Una specie di sodalizio burocratico frutto dogni Governo, il quale, come accadeva di quello delle antiche provincie, tenda ad accentramento amministrativo si distese per ogni parte dItalia, inceppando il libero e spontaneo sviluppo della vita locale. Legoismo, la tenacit delle vecchie abitudini; la prosunzione di voler regolar tutto e tutti secondo le forme e le tradizioni del centro officiale viz comuni ad ogni burocrazia ; indi, nella cresciuta mole degli affari, la confusione, la negligenza, le lentezze inevitabili di un sistema che pretende tirare tutte le fila ad un nodo; queste ed altre cagioni ritardano il progresso delle riforme amministra Pearson Italia spa Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori

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tive, la esecuzione dei lavori pubblici, la risoluzione degli affari privati, dipendenti dai pubblici dicasteri: e furono fonte non ultima di malcontento fra le popolazioni. [...] Si cessi adunque dalle grettezze di una politica al tutto indegna di una Nazione che si rinnova a generosi destini; si promova la cooperazione di tutte le forze del patriottismo italiano nella difesa della societ e della patria; diasi libero campo alle operosit degli interessi locali, nella cerchia di amministrazione e di sviluppo che propria dei medesimi; e vedrassi il Paese riacquistar fede in s stesso e farsi sicuro custode della propria salute. La istituzione di una buona polizia urbana e rurale, e il compiuto ordinamento delle Guardie nazionali bene armate, bene esercitate e congiunte ad azione comune in corpi scelti e mobilizzati, sono i due principali strumenti della pubblica tutela contro le scompigliate aggressioni del brigantaggio. E alluno e allaltro mezzo non mancano buoni e volonterosi elementi. Manca bens nel Governo la volont o la capacit di valersene. [...] La Commissione dinchiesta invocato prima, a rimedio dei mali sociali delle provincie napoletane, un insieme di provvedimenti civili che lordine del giorno da essa proposto alla Camera riassumeva per sommi capi opin in secondo luogo che, a reprimere la presente licenza dei malfattori, fosse necessaria una legge eccezionale da applicarsi transitoriamente ai luoghi infestati dal brigantaggio. La Commissione era condotta in questo pensiero dalla inefficacia della giurisdizione ordinaria, dal grido delle popolazioni inasprite pei continui delitti de banditi e per le frequenti assoluzioni dei complici loro, merc la debolezza o la parzialit dei magistrati; dallo stesso spettacolo delle fucilazioni arbitrarie alle quali una legge, per quanto severa, avrebbe posto ordine e freno. Ma delle misure pensate dalla maggioranza dei Commissar alcune per vero, pi che dalle dottrine e dai costumi della civilt moderna, erano attinte dalle tradizioni della legislazione statutaria delle citt del medio evo contro i banditi che infestavano la sicurezza dei loro commerci. Ora quantunque la barbarie di que tempi si continui nella guerra che i Principi spodestati, i preti e i briganti movono allItalia stanno per dal lato di questultima la civilt del presente secolo e laspettazione di un nobilissimo avvenire; ond suo debito astenersi da quelle armi che, in et inferiore alla nostra, parvero espedienti e necessarie. Unassemblea legislativa dei nostri giorni mal potrebbe ripetere i bandi del secolo XVI; investire ogni privato cittadino del diritto di uccidere; assegnar prem allinganno ed alla violenza, sebbene rivolte a buon fine; mettere a prezzo la testa del malfattore; abdicare insomma il magistero della giustizia ed innalzare larbitrio alla dignit della legge. Ma, se lopinione civile dei tempi nei quali viviamo respinge s fatti mezzi, la necessit di una pi vigile, pi spedita e pi sicura azione della giustizia penale, confortata da ordini pi efficaci di polizia e di guerra in difesa della societ, non pu contestarsi da chiunque abbia un esatto concetto della natura e della enormit del reato che vuolsi reprimere. Onde lapplicazione del Codice Militare ai malfattori colti in flagrante sembra giusto ed opportuno provvedimento; tanto pi se si rifletta che lassalto mosso dal brigante al proprio Paese senza paragone pi iniquo di qualsiasi altro genere di guerra, pi atroci i delitti che laccompagnano, ed assolutamente impotenti od impossibili ad applicare in tali contingenze i mezzi della giurisdizione ordinaria.
da Inchiesta Massari sul brigantaggio, a c. di T. Pdio, Piero Lacaita Editore, Bari-Roma 1998, pp. 301-304.

PUNTI CHIAVE

Saffi ritiene che il brigantaggio non abbia connotati sociali o politici, ma sia piuttosto unorganizzazione dedita a crimini comuni. Tuttavia, egli riconosce che, sia il governo borbonico, sia quello pontificio, cercarono di sfruttare il fenomeno per destabilizzare le strutture del neonato stato unitario. Per reprimere il brigantaggio lesercito non risult utile perch i briganti conoscevano meglio i luoghi, non cercavano lo scontro aperto, si nascondevano in posti inaccessibili una volta commessi i loro crimini e riuscivano a spacciarsi con facilit per contadini o pastori del luogo. Laccentramento amministrativo dello stato unitario avvilupp il libero e spontaneo procedere della vita locale nelle maglie della burocrazia, ritardando le riforme amministrative e lesecuzione delle opere pubbliche,
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ostacolando gli affari privati e generando un profondo malcontento nella popolazione. Saffi propone come rimedio al banditismo lunione di tutti coloro che sostengono la causa italiana e il recupero delle autonomie locali, unitamente al dislocamento di unefficiente polizia nei centri urbani e rurali e allistituzione di Guardie nazionali, ben armate e addestrate. In merito alla necessit di una legge straordinaria contro i briganti, Saffi esclude un ritorno al passato con lapplicazione di norme che incoraggiano la difesa privata, la delazione, le taglie. Piuttosto, se la legislazione ordinaria si trova impotente di fronte al banditismo, utile giudicare i briganti secondo le disposizioni del Codice militare, semplificando e accelerando le procedure.
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Pietro Cesare Ceccarelli Lettera ad Amilcare Cipriani (1881)

Il movimento insurrezionale e i contadini


Tra i componenti del gruppo anarchico che la sera del 5 aprile 1877 diede inizio al tentativo insurrezionale nellAppennino campano, si trovava anche Pietro Ceccarelli. Una testimonianza delle concezioni presenti nel gruppo dirigente della banda, e che evidenzia il ruolo assegnato ai contadini, offerta dalla narrazione delle vicende fatta da Ceccarelli ad Amilcare Cipriani, suo compagno di lotte. Cipriani, scrivendo a Ceccarelli, aveva disapprovato il tentativo di insurrezione nel Matese, dichiarandosi anche contrario alla formazione di bande rivoluzionarie nelle campagne. Ceccarelli replicava teorizzando la guerra per bande, appoggiata dalle masse contadine.

1. Passatore: soprannome di Stefano Pelloni (182451), bandito romagnolo a capo di una banda di briganti. 2. Jacqueries: rivolte dei contadini francesi contro la nobilt, scoppiate nel 1358.

Mio carissimo Amilcare, Rispondo con ritardo alla tua carissima in data del 13 marzo pervenutami una diecina di giorni or sono, perch volevo scriverti a lungo e non ne ho avuto il tempo prima di oggi. Dopo tanto tempo di silenzio forzato non avrei saputo scriverti una breve lettera, tanto pi che tu facendo la critica della banda detta di Benevento, mi inviti ad una discussione di vitale importanza, non gi perci che riguarda il passato (che offre un interesse molto relativo), ma perci che si riferisce alla nostra azione presente ed avvenire. Non star a prodigarti condoglianze ed incoraggiamenti perch mi parrebbe farti un insulto. So che non temi le persecuzioni e che, a ragione, te ne fai gloria; e so che la fede e la speranza non vengono meno nellanimo tuo. Passiamo dunque a discutere la Banda di Benevento. Nella tua critica distinguo due cose. Una, la quistione di massima: bisogna o no fare delle bande? e tu rispondi no. Unaltra riguarda la ragion di essere della banda di Benevento ed il modo come essa fu organizzata e condotta. In quanto alla prima questione, io non ho nessuna predilezione preconcetta ed assoluta per il movimento cominciato nelle campagne per mezzo delle bande sul movimento cominciato nelle citt per mezzo delle barricate. Se il movimento sorge per cos dire spontaneo dal seno del popolo, il dovere dei rivoluzionari di correre dove il movimento si appalesa; ma se bisogna che i rivoluzionarii diano liniziativa, la scelta del modo quistione di tecnica; dipende dai luoghi, dai tempi, dalle attitudini e dalle relazioni degli uomini che iniziano, dai mezzi di cui dispone, dallo spirito pubblico e dalle condizioni economiche e politiche di un luogo e dellaltro nonch dai mezzi di cui dispone il nemico e dalla distribuzione delle due forze. Credo per che tu ti sbagli quando dici che il tempo delle bande finito. Certamente il telegrafo, le ferrovie, il disboscamento ecc. hanno reso molto pi difficile per una banda il sostenersi in campagna ed i Passatore1 vanno divenendo sempre pi impossibili, quantunque si lungi ancora dallessere a questo punto nellItalia meridionale. Ma diverso il caso per le bande destinate a provocare linsurrezione: per esse le maggiori difficolt tecniche sono largamente compensate dalla natura del nuovo programma che il solo che possa risvegliare un eco simpatico nel cuore degli oppressi lavoratori della campagna. Ma qui sta il punto principale che ci separa e che spiega in gran parte le altre differenze. Tu non hai fede nei contadini e dici che il tempo delle Jacqueries2 finito. Se fosse cos bisognerebbe disperare della rivoluzione, o meglio non ci resterebbe a fare altro che lavorare perch il tempo delle Jacqueries ritorni. Contro i contadini, o anche solamente senza i contadini possibile un cambiamento politico, ma non la rivoluzione sociale, massime in un paese come lItalia, in cui lelemento rurale in grande maggioranza, ed in cui non esistono ancora che allo stato deccezione la grande industria e le grandi agglomerazioni operaie. [...] Fortunatamente le cose sono diverse da quelle che tu pensi. Il tempo delle Jacqueries non finito; invece ora che comincia il tempo della grande Jacquerie dellepoca moderna. Jacquerie che questa volta sar feconda di risultati perch il Socialismo venuto a dare coscienza e lumi a questi grandi scoppi dellira popolare. Il contadino italiano (tu comprendi che non intendo parlare del contadino proprietario, che
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Fonti. La questione meridionale e il brigantaggio

uneccezione in Italia), il proletario delle campagne in Italia cento volte pi rivoluzionario del cittadino e tutta la storia del secolo lo prova. [...] Non so veramente quale cieca avversione tu hai per i contadini: tu arrivi fino a dire che lo czar delle Russie ha dovuto imporre la libert a venti milioni di servi quando invece risaputo che quel simulacro di emancipazione fu dato per evitare una rivolta di servi che si temeva imminente, e che per i poveri servi della Russia lemancipazione si tradotta, come la libert pei contadini italiani, in aumento di miseria. Se tu avessi potuto seguire gli avvenimenti degli ultimi anni in Italia, avresti veduto che i mille moti spontanei avvenuti nei comuni rurali, ci dnno ragione di fondare le nostre pi grandi speranze sui contadini. [...] Io non ignoro, daltra parte, che il contadino prudente, rispettoso e poco inclinato alle iniziative audaci ed ai generosi sacrifizii. Perci non ti dico che sono essi che incominceranno, n che bisogna incominciare con essi. Incominceremo, secondo le circostanze, dalle citt o dalle campagne, cogli elementi che avremo; ma in tutti i casi principale nostro obiettivo deve essere provocare la rivolta dei contadini, la Jacquerie. L la salvezza della Rivoluzione.
da F. Della Peruta, Democrazia e socialismo nel Risorgimento, Editori Riuniti, Roma 1965, pp. 387-389 e 396.

PUNTI CHIAVE
8

Ogni movimento rivoluzionario che prenda avvio spontaneamente da parte del popolo necessita di una guida di rivoluzionari, i quali, a loro volta, decidono come organizzarsi.
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Il compito delle bande quello di provocare linsurrezione tra i contadini, che sono la stragrande maggioranza della popolazione in Italia, per riformare non tanto il sistema politico, quanto lordine sociale.
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