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Viviana Meschesi, Sistema e trasgressione. Logica e analogia in F. Ros...

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Viviana Meschesi, Sistema e trasgressione. Logica e analogia in F. Rosenzweig, W. Benjamin ed E. Levinas. Mimesis, 2010
di Luca Zanchi

Quando il bambino era bambino era lepoca di queste domande: Perch io sono io, e non sei tu? Perch sono qui e perch non sono l? Quando comincia il tempo e dove finisce lo spazio? La vita sotto il sole forse solo un sogno? Non solo lapparenza di un mondo davanti al mondo, quello che sento vedo e odoro? C veramente il male e gente veramente cattiva? Come pu essere che io che sono io non cero prima di diventare? E che una volta io che sono io non sar pi quello che sono? P.Handke, da Lied Vom Kindsein[1] Anche il pensiero possiede una sua infanzia dotata di un proprio linguaggio. Bambino quel pensiero che si affaccia su ci che nuovo, trasgredendo la consuetudine di ci che gi noto: in tal caso lintero sistema linguistico si serve di quei termini di cui gi dispone per sporgersi sulloltre. Allora lanalogia, la metafora, si fanno veicolo privilegiato nel traghettare una neonata scienza verso nuove frontiere dello scibile. Non deve quindi stupire che in tali frangenti arte, scienza, poetica e metodo, logica e analogia, si intreccino in modo inscindibile. N sorprender che Empedocle agli albori delle scienze naturali definisca il mare sudore della terra, o che nel Corpus Hippocraticum la nascente scienza medica si nutra profusamente di metafore poetiche. Eppure le scienze, la medicina, la filosofia, la psicologia, e persino larte, una volta giunte in possesso di un vocabolario specifico, spesso tendono a rimuovere tale origine poetica, uninfanzia metaforica, analogica, che solo da uno sguardo miope potrebbe essere relegata a una dimensione esclusivamente arcaica. A ben vedere infatti qualunque movimento di espansione epistemica dovr intraprendere operazioni di tipo analogico. Questa una delle importanti premesse introdotte da Viviana Meschesi in Sistema e Trasgressione. Logica e Analogia in F. Rosenzweig, W. Benjamin ed E. Levinas, ed. Mimesis, 2010. Posta dunque limpossibilit per le scienze di prescindere dalluso di metafore, lautrice ci conduce attraverso il pensiero di questi tre filosofi ebrei accomunati dalla condizione di outsiders culturali, e da una tradizione linguistica avvezza a ribadire il proprio scarto ontologico rispetto al Vero, affacciandoci cos sulla stimolante possibilit di una metafora nomade, ovvero un uso dellanalogia che sappia bilanciare la propria tensione veritativa con una viva consapevolezza di non essere che unopera di allusione, di avvicinamento, a qualcosa che rimane irriducibilmente Oltre e al di l del detto. Una simile impostazione filosofica riesce a riattivare le polarit di un pensiero forte (immanenza e trascendenza, pensiero ed essere, soggetto e oggetto, uomo e Dio), senza tuttavia permettere che tale recupero del trascendente dia luogo a sua volta alla cristallizzazione di rappresentazioni statiche, collocando piuttosto il linguaggio in un ambito dinamico ed evolutivo, senza risolverne i limiti nella metafisica. Una volta operata lardita scelta di dimorare nel nomadismo di un pensiero che sa di

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04/06/2013 22:02

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non poter impugnare alcun ottenimento definitivo, la ricompensa epistemica risiederebbe nella costruzione di sistemi di pensiero in grado di riformularsi costantemente, capaci di accettare le richieste adattive avanzate dallesperienza, accogliendone il contributo trasgressivo. E interessante allora come lapproccio qui accennato, dopo aver affrancato lanalogia dal pregiudizio di essere mera modalit arcaica di approssimazione linguistica, sia in grado di scardinare anche un altro preconcetto, ovvero quello che la metafora sia statica raffigurazione di coordinate trascendenti. A tale pregiudizio sarebbe forse imputabile lodierna reticenza linguistica (e non solo) di molti critici darte, curatori e artisti contemporanei, a utilizzare il verbo rappresentare, adottando piuttosto la parola presentare, nel descrivere loperazione artistica, tacendone cos la natura metaforica. Lesigenza che si cela dietro tale scelta linguistica in realt quella di prendere le distanze non tanto dalla metafora e dallanalogia in toto, quanto piuttosto dal concetto classico di raffigurazione, e dalle coordinate filosofiche e religiose che per secoli hanno dato fondamento a unopera di figurazione che spesso si attenuta a una mimesis celebrativa del sistema, anzich esserne stimolo trasgressivo. Eppure la rappresentazione, e quindi lanalogia, ha ben altre potenzialit. Senza scivolare nella provocazione fine a se stessa, la metafora nomade che non girovaga a vuoto, n smarrisce la propria tensione originaria perdendosi nel gioco, ci consegna a un significato forse pi autentico e dinamico della parola trasgressione, che quel passare attraverso, e oltre del verbo latino trans-gredior che ne la radice etimologica. Parliamo quindi di un nomadismo che non casuale ma vettorializzato, animato dallurgenza costante di avvicinamento, e tuttavia inabitato dalla consapevolezza della lontananza di una meta che incommensurabilmente oltre. La centralit del problema affrontato in Sistema e Trasgressione trova pertanto applicazione e risonanza in campo non solo filosofico, ma estetico (inquadrando loperazione artistica in un ambito analogico e interrogandola sul ruolo assegnato al significante), indicandoci una via che senza indugiare nel debolismo postmoderno, n ambire alla restaurazione di un pensiero forte, riesce a coniugare la trascendenza e il dinamismo evolutivo richiesto dalla contemporaneit, in un atteggiamento epistemico di inquieta tensione, e di fondamentale umilt conoscitiva (laccettazione dello scarto strutturale fra pensiero ed essere). Lo spazio accordato a tale scarto trasgressivo, anche spazio di apertura alla sperimentazione, alla crescita, e allalterit.

[1] Il Cielo sopra Berlino - W.Wenders (1987)

PUBBLICATO IL : 19-09-2011 @ SCRIVI A Luca Zanchi TORNA AD INIZIO PAGINA

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