Sei sulla pagina 1di 38

PLATONE

Discepolo di Socrate, Aristocle - detto "Platone" per le sue larghe spalle, ovvero per il suo stile ampio - uno dei pi grandi filosofi dell'antichit; al suo pensiero si sono ispirati pensatori di tutti i tempi.

Mito

Seconda navigazione (Metafisica)

Dialoghi Socrate 1

Idee 2 3 Dualismo

Il mito della caverna

11

episteme

PLATONE
10 9 6 doxa 8 7 Conoscenza 5 Cosmo sensibile

Lo Stato

Dualismo delluomo

Arte

Eros

I dialoghi platonici e il Socrate personaggio dei dialoghi

latone ha esposto la sua "filosofia" nei "dialoghi", cio in opere in cui alcuni personaggi spongono le loro opinioni, in modo tale che dal confronto, e quindi dalla critica delle opinioni bagliate, venga fuori la "verit". Nel far questo, egli ha preso a modello il modo di filosofare di ocrate, che non scrisse nulla e ridusse tutta la sua attivit di maestro a un dialogare con i scepoli.

n questi dialoghi, protagonista sar per lo pi Socrate (anche quando si affrontano argomenti che ocrate non ha trattato), ma protagonista anche il lettore dei dialoghi, perch la verit (cio, ci he Platone vuole insegnare in quel dialogo) non viene esposta in modo sistematico, ma emerge all'analisi e dal ragionamento che il lettore riesce a fare insieme ai personaggi. Lo stesso Socrate che limitarsi ad esporre il "punto di vista" di Platone, opera criticando le opinioni altrui e mostrandone la non-verit.

vviamente, il Socrate dei "dialoghi" non coincide con il Socrate realmente esistito, ma una pecie di portavoce dello stesso Platone.

lettore

Socrate Protagonisti

ricerca

dia-logos

Dialoghi Socrate

Recupero e nuovo significato del "mito" in Platone

Leggendo i dialoghi platonici, pu sorgere un dubbio: come mai Platone, ch attribuisce tanta importanza alla "ragione" (logos), alla riflessione razionale come strumento del filosofare - tanto vero che considera la vera realt non quella che appare ai nostri sensi (vista, udito, olfatto,...), ma quella che possiamo cogliere con la ragione, e che lui chiama "idea" - ha usato il "mito", che una forma di narrazione "fantastica"? Che senso ha il "mito" per Platone?

MITO

"mito" suggerisce la verit, piuttosto che spiegarla razionalmente. Perci fors Platone vuol farci capire che alcune verit non possono semplicemente essere asmesse dal filosofo all'allievo, ma richiedono, da parte di quest'ultimo, uno forzo di rielaborazione personale, un impegno a "ricercare" la verit, sulla trada che il maestro ha indicato: in ci consiste il significato pi autentico della ilosofia" come "amore della saggezza" e quindi come un processo continuo d cerca personale. (Ricordiamo che anche il "dialogo" una forma di omunicazione nella quale la "verit" emerge dalla ricerca.)

ricerca

verit

Mito

La "seconda navigazione
(naturalisti e Socrate)

filosofi "naturalisti" avevano cercato la spiegazione di tutto (la verit) in cause i tipo fisico (acqua, aria, terra, fuoco,...).

Socrate, al contrario, aveva indicato che la verit di tipo concettuale, cio pu ssere colta solo dalla ragione, perch essa universale e necessaria, mentre gni cosa fisica sempre particolare.

La "seconda navigazione
(la scoperta della metafisica)

Platone porta a compimento la dottrina socratica, affermando che il "vero" non ci che percepiamo con i sensi, ( perch il mondo sensibile varia continuamente), ma ci che sappiamo mediante la ragione, qualcosa di non sensibile, ma razionale, e quindi la verit "oltre" la sensibilit e il mondo fisico: "metafisica" ("met ta fisic", in greco, vuol dire appunto: "oltre il mondo fisico, sensibile").

A differenza di Socrate, per, Platone attribuisce al "concetto" socratico una esistenza reale (e non solo nella mente dell'uomo), e lo chiama Idea. La verit, dir Platone, "idea", cio realt razionale. La scoperta del carattere sovrasensibile , metafisico, della verit, chiamata da Platone "seconda navigazione", (egli usa l'espressione del linguaggio marinaresco per sottolineare il suo contributo personale), per distinguerla dalla "prima navigazione", cio dalle affermazioni filosofiche dei filosofi "naturalistici".

I due piani dell'essere

Con la scoperta di Platone (seconda navigazione), nella storia della filosofia occidentale viene stabilita, una volta per tutte, la distinzione tra due piani dell'essere, cio della realt quale il filosofo pu conoscerla: il piano che possiamo cogliere con i nostri sensi (e perci "sensibile", o "fenomenico", cio appartenente alle cose che appaiono ai sensi) e quello che possiamo individuare solo con la ragione (e perci "ultra-sensibile", "metafisico","intellegibile", cio che pu essere colto dall'intelletto-ragione) Il primo "apparenza", il secondo "sostanza". Realt intellegibile Seconda navigazione (Metafisica)
Idee

Prima navigazione (Fisica)

dualismo Realt sensibile

LE IDEE

mondo che ci circonda pieno di oggetti, alcuni simili tra loro, altri molto iversi. Se noi, per esempio, incontriamo un nostro amico, riconosciamo in lui n "uomo", cio un essere che ha alcune caratteristiche in comune con altri sseri simili a lui. Di queste caratteristiche, alcune sono mutevoli e varie (es. il olore dei capelli o degli occhi, l'altezza, ecc.) e noi non le consideriamo ssenziali per stabilire che il nostro amico un "uomo" (cio egli pu essere lto o basso, biondo o bruno, senza essere meno uomo). Altre caratteristiche ono invece tali che senza di esse non possiamo considerarlo "uomo"; ad es., Aristotele dir che un uomo un "animale razionale", intendendo con questa efinizione che l'uomo appartiene al genere degli esseri animati ("animale"),a una serie di caratteristiche in comune con gli animali -, ma se ne differenzia er qualcosa di specifico, che appunto la "ragione" ("razionale").

Le caratteristiche necessarie perch un essere sia quello che sono da considerarsi "essenziali"cio tali da costituire l'essenza, la sostanza -, perch senza di esse l'essere in questione sarebbe diverso da quello che . Platone d un nome a queste sostanze, le chiama Idee, e afferma che esse si trovano in un mondo diverso da quello che cade sotto i nostri sensi: l'Iperuranio ("sopra il cosmo fisico").

L'Iperuranio, ovvero il mondo delle Idee

Idee e pensieri

Bisogna per stare attenti: le Idee, come le intende Platone, non sono i contenuti della nostra mente, del nostro pensiero; esse hanno una realt autonoma, sono - come Platone dir in seguito - come dei "modelli", che stanno nell'Iperuranio, e dei quali le cose che stanno sulla terra sono delle semplici copie, pi o meno simili, ma mai perfettamente identiche, all'originale.

COSE =

DELLE

Idee ed esseri

esempio fatto prima per l'uomo vale per ogni essere che sta sulla terra, e non solo per esseri" per cos dire fisici (animali, piante, uomini,...), ma anche per "esseri" pparentemente pi astratti, come i valori: il bello, il buono, il giusto (o, se si preferisce, a bellezza, la bont, la giustizia); come gli enti matematici, ed altri ancora, che noi onsideriamo astratti solo perch non li vediamo n li sentiamo, mentre invece essi son i universali degli altri esseri. Anche di essi esistono, nell'Iperuranio, le Idee, ed anzi ueste Idee, proprio perch pi universali, occupano un posto pi alto nella gerarchia elle Idee.

Idee = cause

Idee sono le vere cause di tutte le cose sensibili (che mutano), ed esse non mutano, ono incorruttibili, perch altrimenti dovrebbero, a loro volta, dipendere da cause ancora i generali.

peruranio non per un luogo "fisico", visto che abitato da "essenze non fisiche"; obbiamo immaginarlo come luogo "metafisico", come una specie di altra dimensione, atta di realt puramente "razionali" ed "intellegibili": le Idee.

La gerarchia delle Idee

me abbiamo detto sopra, nell'Iperuranio le Idee sono molteplici: Idee di valori stetici, Idee di valori morali, Idee delle varie realt fisiche, Idee di enti matematici, ecc.; esse per non si trovano alla rinfusa, ma sono ordinate econdo una scala gerarchica, che va dalla Idee meno universali (in basso) a uella pi universale (in alto), che, secondo Platone, l'Idea del Bene. Tale dea come un sole, che, illuminando tutte le altre, ce le fa intendere.

LIdea del bene

atone non ha scritto nulla su questa Idea (Idea del Bene), dalla quale derivano tutte le altre, ma ne parlava ai suoi discepoli nelle sue lezioni Intorno al Bene", perch - come scrive nella Lettera VII - "La conoscenza di queste cose non affatto comunicabile come le altre conoscenze, ma dopo molte discussioni fatte su queste cose, e dopo una comunanza di vita, mprovvisamente, come luce che si accende da una scintilla che si sprigiona, cos nasce nell'anima, e da se stessa si alimenta".

Principi primi : Uno (Bene) e Diade indefinita

principio supremo, come abbiamo visto, l'Idea del Bene, che detta anche Uno", perch tutto deriva da lei.

All'Uno era contrapposto un secondo principio, generalissimo, ma meno niversale: la Diade, o principio della molteplicit.

Alla cooperazione di questi due principi - il primo (Uno) "determinante", il econdo (Diade) "indeterminato" - nasce la totalit delle Idee "determinate", vvero le singole Idee, ciascuna con le determinazioni (caratteristiche) proprie, he la fanno diversa dalle altre.

Gli enti matematici

Nel mondo intellegibile si trovano gli "enti matematici" (numeri e gure geometriche),i quali sono pi in basso delle altre Idee, perch sono molteplici (molti uno, molti due, molte linee,...), ma si rovano pi in alto delle cose sensibili, perch sono enti intellegibi e non fisici: perci Platone li chiama enti "intermedi" tra le Idee e e cose sensibili.

essenza

Iperuranio Bene

Idee

Gerarchia Uno e Diade Enti matematici

Genesi e struttura del cosmo sensibile

problema che si pone a questo punto il seguente: come possibile che dal mondo delle Idee (intellegibili) nasca il mondo delle cose (sensibili), che uello nel quale noi viviamo?

a risposta di Platone la seguente: esiste un Demiurgo (un Dio artefice, ma on creatore, come il Dio cristiano, perch il Dio cristiano ha creato il mondo dal nulla", e quindi ha creato anche la materia, mentre invece il Demiurgo trov i esistenti sia le Idee che la materia), il quale, prendendo a modello le Idee, he sono delle "forme", plasma la materia sensibile (chora).

Il mondo come copia

Dunque, il mondo che cade sotto i nostri sensi, e che noi consideriamo spesso ome l'unica realt, invece nient'altro che una "copia", ovvero un insieme di opie molteplici e mutevoli, dell'unico vero mondo, quello delle Idee (modelli deali).

Perch il Demiurgo ha voluto generare il mondo sensibile? Platone risponde: er "bont" e amore di bene.

Perci, per farlo pi perfetto possibile (anche se sempre imperfetto, rispetto alle dee), lo ha dotato anche di un'anima (l'anima del mondo),una sorta di principio ivificatore, a somiglianza dell'anima umana. apparenz

Cosmo sensibile

copia

Demiurg

L'uomo vive nel mondo sensibile, a contatto con gli oggetti. Come pu dunque "conoscerli", visto che conoscerli significa scoprire in essi, al di l delle apparenze mutevoli, il sostrato razionale (Idea), di cui essi non sono che semplici copie? La risposta di Platone la seguente: conoscere significa "ricordare". La conoscenza "anamnesi" (ricordo). Platone spiega questa concezione del conoscere in due modi: uno mitico ed uno dialettico.

La conoscenza

Mito orfico

econdo il mito orfico, l'anima umana, immortale, si incarna pi volte (in corpi diversi), ma, fra un'incarnazione e l'altra, dimora presso le Idee e le conosce. Quando si unisce l corpo (che una sorta di prigione), l'anima dimentica ci che conosce (le Idee). Poi, contatto col mondo, viene stimolata a ricordare ci che gi sa.

Metodo dialettico

a dimostrazione dialettica Platone la fa con uno schiavo ignorante. Interrogandolo, Socrat imostra che lo schiavo in grado di risolvere un problema geometrico (il che implica onoscenze matematiche, che nessuno ha insegnato allo schiavo). Da dove ha tratto lo chiavo le conoscenze necessarie a risolvere il problema? Non da "fuori di s" nsegnamento, esperienza,...); quindi non pu che averle tratte "da s". Ci dimostra che sistono nell'uomo delle conoscenze di cui egli non ha coscienza, se non opportunamente

Conoscere = ricordare

Conoscere quindi un ricordare, che procede per tappe: perci diversi sarann gradini di questa salita verso la conoscenza pi perfetta: quella delle Idee Platone, dopo aver distinto tra una conoscenza pi fallace (doxa o opinione) ed na pi vera (episteme o scienza), divide ciascuna della due in due gradi iversi. Avremo cos, in ordine di salita, quattro tappe: eikasia mmaginazione), pistis (credenza), dianoia (conoscenza mediana), noesis pura intellezione).

noesis (pura intellezione) episteme dianoia (conoscenza mediana)

pistis (credenza) doxa eikasia (immaginazione)

La dialettica

Gli uomini comuni si fermano ai primi due livelli (eikasia e pistis), quindi ll'opinione; i matematici arrivano al terzo livello (dianoia); solo il filosofo aggiunge la vetta: la noesis o intellezione pura delle Idee.

procedimento conoscitivo del filosofo, mediante il quale egli passa da un'Idea ll'altra, fino al raggiungimento dell'Idea suprema, detto "dialettica" (dal reco: di e leghein, dire tra).

Esistono due tipi di dialettica: una "ascensiva" (dal mondo sensibile, alle Idee, no a quella suprema) ed una "discensiva" (partendo dall'Idea suprema, e rocedendo per divisione, si scende verso il basso). Reminiscenza episteme Conoscenza doxa

Larte

Platone ha una concezione negativa dell'arte: essa una "copia" mimesi) del mondo sensibile, il quale a sua volta una "copia" del mondo delle Idee; perci l'arte una "copia della copia della erit. Larte corruttrice (spinge lo spirito umano verso le cose del mondo e lo allontana dalla Idee) e va bandita dallo Stato deale.

Eros

latone ci offre un'interpretazione alquanto originale dell'amore (in greco: Eros), acendone una sorta di metafora della stessa filosofia.

nfatti Eros desiderio di qualcosa che non si possiede ancora, ma di cui si intravede, n qualche modo, il valore.

Mito di Eros

ros, secondo il mito, figlio di Poros (ricchezza) e di enia (povert), quindi un essere intermedio, che aduce in s la presenza dei genitori nel suo essere desiderio di", "aspirazione a". Egli non possiede la ienezza del padre (soddisfatto del suo status divino), la privazione assoluta della madre (insoddisfatta e enza possibilit alcuna di soddisfazione), ma si muove a una condizione di mancanza verso una condizione i possesso, identificandosi con questa "tensione", con uesta continua ricerca.

er questa sua caratteristica, esso ben rappresenta ogni processo di "ricerca" e di mediazione (tra sensibile e soprasensibile, tra umano e divino,...) e soprattutto la ilosofia", che desiderio dell'assoluto (verit, Idee), partendo dalla condizione mana; infatti la "filo-sofia" "desiderio di sapienza", non possesso pieno di essa, il filosofo diventa una specie di metafora dell'uomo, anche lui, in quanto composto i anima e di corpo, sospeso tra il cielo e la terra, ma con una profonda nostalgia ella sua patria celeste.

Eros = filo-sofia

Eros = amore del bene-bello

ros perci il vero desiderio della Bellezza, che a sua volta coincide con il Bene, perci l'amore platonico una via che porta all'assoluto, identica alla via che ercorre il filosofo, pervasa dalla ragione, che ha lo stesso scopo.

sistono vari livelli di amore, da quello sensibile a quello spirituale, fino all'amore i puro e perfetto: l'amore del Bello in s, dell'Assoluto.

Filosofia = desiderio

Eros

Poros

Penia

Concezione "dualistica" dell'uomo

Anima e corpo, nel loro insieme, costituiscono l'uomo; ma essi ono qualitativamente diversi: soprasensibile e immortale, l'una; ensibile e mortale l'altro. Perci l'uomo composto dualisticamente", ma la sua parte migliore (l'anima) non si trova ene nel corpo - che anzi, secondo la dottrina Orfica, da onsiderarsi come una "buia prigione"- e aspira a ritornare l dove si ente a casa sua: nell'Iperuranio, a contatto con altre realt (Idee) ella sua stessa natura (intellegibili).

Platone paragona l'attivit dell'anima rispetto al corpo a un "carro lato", trascinato da due cavalli impetuosi (anima irascibile e anima oncupiscibile), che vengono guidati da un auriga esperto (anima azionale).

Lo Stato

Nella "Repubblica", Platone traccia le linee di uno Stato ideale, modellandolo sulle aratteristiche (anime) dell'essere umano.

lle tre "anime (concupiscibile, irascibile, razionale) presenti nell'uomo orrispondono altrettanti funzioni sociali, svolte da "gruppi" (classi) di individui, per il mantenimento di quel grande "corpo sociale", che appunto lo Stato: lavoratori / mercanti guerrieri

La giustizia

giustizia poi la virt comune a tutte e tre le classi e consiste in questo, che ciascuna filosofi lasse adempia al proprio compito e non se ne attribuisca altro che quello.

tutto ci si capisce che a Platone lo Stato interessa in quanto ha per scopo il erfezionamento morale degli uomini.

Lavoratori/mercanti Guerrieri Filosofi

avoratori e i mercanti, con la loro attivit, provvedono al sostentamento materiale ell'organismo sociale. La virt dell'anima concupiscibile la temperanza, cio la ottomissione agli appetiti della ragione; allo stesso modo, la temperanza dei mercanti onsiste nella loro ubbidienza alla classe che nello stato rappresenta la ragione: i losofi.

guerrieri formano la seconda classe. La virt dell'anima irascibile la fortezza o il oraggio; loro compito difendere lo Stato, ed anche loro devono sottomettersi ai losofi.

ultima classe rappresentata dai filosofi, il cui compito di guidare lo Stato, allo stess modo in cui compito dell'anima razionale di guidare l'uomo. La loro virt specifica la apienza e il loro scopo la ricerca del Bene.

Filosofi

Anina razionale

Lo Stato

Guerrieri

Anina irascibile

Luomo

Mercanti

Anina concupiscibile

Il "mito della caverna "

Nella "Repubblica" espresso uno dei miti platonici pi famosi: il "mito della caverna".

mmaginiamo che alcuni schiavi vivano incatenati in una caverna, con le spalle all'uscit con la faccia rivolta verso la parete di fondo. Immaginiamo poi che nella caverna ci sia n muro, oltre il quale passano degli uomini, che portano sulle spalle delle statue affiguranti tutti i generi di cose e che dietro di loro arda un fuoco, mentre fuori splende i ole.

PERCHE USARE IL MITO?


8 Come evocazione: rende pi affascinante il concetto filosofico. 8 Come spiegazione l dove la ragione e la filosofia non riescono a rispondere.

IL MITO DELLA CAVERNA


8 E raccontato nel VII libro della Repubblica, secondo periodo: scritti della maturit. 8 Nasce dal dialogo tra Socrate e Glaucone, fratello di Platone. 8 Racchiude i principali concetti della filosofia platonica.

Dentro una dimora otterranea a forma di averna, () pensa di edere degli uomini che vi vedere tiano dentro fin da anciulli, incatenati gambe e collo, s da dover restare ermi e da poter vedere oltanto in avanti, ncapaci, a causa della atena, di volgere attorno capo

INTERPRETAZIONI

8 ONTOLOGICA (Essere) 8 GNOSEOLOGICA (Conoscenza) 8 POLITICA (Stato) 8 PSICOLOGICA (Anima)


ONTOLOGICO ESSERE GNOSEOLOGICO CONOSCENZA

IDEE

COPIE

SCIENZA

OPINIONE

Essere

divenire

Essere

divenire

ONTOLOGICAMENTE...
MONDO del DIVENIRE (caverna) IMITAZIONI DI COSE SENSIBILI: ombra delle statuette
COSE SENSIBILI: statuette

MONDO delle IDEE (esterno)


LE COSE RIFLESSE NELLACQUA: Idee matematiche LE COSE DIRETTAMENTE: Idee valori

GNOSEOLOGICAMENTE...
8 CONOSCENZA SENSIBILE (doxa)
IMMAGINAZIONE (eikasa): ombre delle statuette CREDENZA (pistis): statuette

CONOSCENZA RAZIONALE (episteme)


RAGIONE MATEMATICA (dinoia): immagini riflesse INTELLIGENZA FILOSOFICA (nesis): realt esterna

POLITICAMENTE
Il prigioniero liberato rappresenta il filosofo, quindi lunico che, secondo lutopia della citt di Platone, in grado di governare lo Stato. I compagni che non vogliono essere liberati rappresentano coloro che non seguono la verit (allusione agli accusatori di Socrate).

PSICOLOGICAMENTE
Il prigioniero che si libera dalle catene rappresenta lanima che si libera dai 5 sensi. Il prigioniero che esce dalla caverna rappresenta lanima che si libera dal corpo, esce dal mondo del divenire e entra nel mondo delle Idee. I compagni che rimangono nella caverna rappresentano le anime che rimangono aggrappate ai sensi e al mondo del divenire.

COME ACCEDERE AL MONDO DELLE IDEE

8 CON LA MORTE 8 CON LA FILOSOFIA

IL VIAGGIO VERSO LA LUCE


I MOMENTO: CONOSCENZA DELLA REALTA ATTRAVERSO I RIFLESSI. II MOMENTO: CONOSCENZA DELLA REALTA FISSANDOLA DIRETTAMENTE. III MOMENTO: CONOSCENZA PIENA DELLIDEA DI BENE

8 8 8

I tre momenti scandiscono il processo di liberazione dal mondo dei sensi: 8 la vista della luce provoca dolore agli occhi, che, non essendo abituati alla luce, non riescono a distinguere ci che vedono; 8 lentamente si abituano a ci che li circonda fino a che non riescono a guardare direttamente il Sole, cio a contemplare il Bene che rende luomo felice e pietoso nei confronti dei compagni.

IL FILOSOFO

evidente vedere nel prigioniero che si liberato e che uscito allaperto, quindi giunto alla contemplazione del Bene, la figura del filosofo il quale, scoperta la erit oltre il mondo dei sensi, non la tiene per s, ma desidera comunicarla ai suoi ompagni che sono rimasti nella caverna,prigionieri del mondo sensibile.

I COMPAGNI

Quando il filosofo torna nella caverna per liberarli, i rimasti sono talmente legati ai ensi che appena egli tentasse di sciogliere loro le catene e di far loro compiere il iaggio verso la Felicit (cio la contemplazione del Bene) sarebbero in grado anche i ucciderlo.Lallusione a Socrate evidente. Come pu una natura finita vedere omprendendo pienamente una Luce che al di l del divenire e del sensibile, e ertanto eterna e incorruttibile, totalmente altra rispetto alla natura umana?

I quattro significati del mito della caverna

"mito della caverna" ha quattro significati: 1) Innanzitutto rappresenta i vari livelli della realt: le ombre sono le pure apparenze le statue gli uomini e gli oggetti sono le cose sensibili; fuori ci sono le idee e il Sole simboleggia l'Idea del Bene. 2) In secondo luogo, rappresenta i gradi della conoscenza: la visione delle ombre l'eikasia (immaginazione); lombra delle statue, la pistis (credenza); quella degli oggetti e degli uomini la dialettica nei vari gradi. 3) In terzo luogo, rappresenta l'aspetto mistico-religioso del platonismo: durante la vita umana, l'anima come incatenata in una caverna, dalla quale aspira ad uscire per raggiungere la sua vera patria, a contatto con le realt intellegibili. 4) Infine, il mito della caverna rappresenta la concezione politica di Platone: egli parla di un "ritorno nella caverna", da parte dello schiavo liberatosi, per aiutare anche i suoi compagni di una volta a liberarsi dalle catene. In tal modo Platone sottolinea l'impegno del filosofo a non ritenersi pago, una volta raggiunta la visione della verit, ma anzi ad impegnarsi (politicamente) per indicare anche agli altri uomini la via della verit e del Bene.

lettore Socrate

ricerca

verit Mito

Prima navigazione (fisica) essenza Seconda navigazione (Metafisica)

Iperuranio Bene gerarchia Idee Uno e Diade Enti matematici

protagonisti Dialoghi Socrate

dia-logos

Dualismo episteme

PLATONE
Il mito della caverna

apparenza Cosmo sensibile

Lo Stato Filosofi Guerrieri Lavoratori anima

Dualismo delluomo desiderio corpo Copia della copia Arte Poros Eros Penia

doxa Conoscenza

copia Demiurgo

reminiscenza doxa episteme

Razionale Irascibile Concupiscibile

Potrebbero piacerti anche