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(1) Cfr. Registro Battesimi N. I. 12 [1718-26], Arch. Vesc., Bibl. Sem. Vesc. Rimini, p. 252, alla
data 10 agosto 1721. Stefano Galli era nato il giorno 7.
(2) L’epistolario di Galli è conservato nell’omonima cartella del Fondo Gambetti, Lettere al dot-
tor Giovanni Bianchi (FG-LGB), Biblioteca Gambalunghiana di Rimini (BGR). Gli epistolari
di Bianchelli, Fiacchi, Galli, Leprotti, Pasini, Santini, citati nel presente lavoro, ed apparte-
nenti al FG-LGB, sono inediti. Non lo è quello di Muratori. Inedite sono invece le lettere
(richiamate in seguito), di G. Bianchi indirizzate a Bianchelli, Fiacchi e Lami, che si
trovano nel suo Minutario, SC-MS. 969, BGR.
(3) Bianchi aveva creato attorno a sé un circolo di studenti e studiosi, prima nella scuola privata
che teneva nella propria abitazione («Una gratuita scuola, o per meglio dire una pubblica
Università di ogni sorte di Studj»: cfr. G. Giovenardi, Orazion funerale in lode di mons.
Giovanni Bianchi, Venezia 1777, p. XXVII), poi nell’Accademia dei Lincei.
(4) Cfr. in Novelle Letterarie di Firenze, VI, 1745, coll. 842-846. Qui leggiamo l’«Album
Lynceorum»: «Ianus Plancus, Restitutor perpetuus; Stephanus Gallus, Scriba perpetuus;
Franciscus Marius Pasinius, Censor; Ioannes Paullus Iuvenardus, Censor; Matthias
Iuvenardus, Ioannes Antonius Battarra, Comes Iosephus Garampius, Gregorius Barbettus,
Laurentius Antonius Santinius, Ioannes Maria Cella». (Su Mattia Giovenardi, cfr. A.
Montanari, Due maestri riminesi al Seminario di Bertinoro, «Studi Romagnoli» 1996, di
prossima pubblicazione.)
(5) La notizia è contenuta a c. 321v dei cosiddetti Viaggi 1740-1774 di G. Bianchi (SC-MS. 973,
BGR), che più opportunamente si dovrebbero definire «Diari», perché presentano anche
informazioni riminesi, come questa. Nel ms. 973 (c. 318v) leggiamo pure della
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IL CONTINO GARAMPI ED IL CHIERICO GALLI ALLA «LIBRERIA GAMBALUNGA»
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dissertazione sull’«origine delle Armi gentilizie delle famiglie», svolta ai Lincei planchiani
dal contino Garampi il 27 maggio 1746.
(6) Carlo Tommaso Zangari fu creato vescovo di Assisi da Pio VI nel 1780. Morì nel ’96. Un suo
ritratto si trova in BGR. Il 16 giugno 1780 da Roma ad Aurelio Bertòla scriveva Giovanni
Cristofano Amaduzzi: «Abbiamo qui mons.r Zangari nuovo Vescovo d’Assisi, il quale si è
questa mattina portato assai male nell’esame avanti al Papa. Io avrei desiderato, che la
nostra santa Chiesa Riminese avesse dato qualche altro soggetto più degno all’ordine
episcopale». (Cfr. lettera 8.337, Fondo Piancastelli, Biblioteca Saffi di Forlì.)
(7) Cfr. il n. 5 del 16 gennaio 1788, p. 39. La citazione, tolta da una Scheda Garampi (n. 357, SC-
MS. 205, Uomini illustri, BGR), è riassunta da C. TONINI, La Coltura letteraria e scientifica
in Rimini, Rimini 1884, tomo II, p. 433. Dall’articolo cit. e da una lettera (riportata da L.
Tonini in SC-MS. 1306, BGR, Indicazioni o Memorie di Scrittori, e d’Opere Riminesi, 1841,
p. 54), scritta da mons. Zangari si apprende che Galli fu sepolto «alli Reformati». «Non ha
fatto testamento», scrive mons. Zangari, «e solo al Frate Riformato, che lo ha assistito ha
fatto scrivere alcune Memorie […] che non so che cosa contenghino, e si è eletta la
sepoltura alli Reformati, ove è sepolto il povero Diotallevi». I «Reformati» sono i frati della
più stretta osservanza della Regola francescana. Nati nel XVI sec. per iniziativa del beato
Paolo Trinci da Foligno, si dettero uno Statuto nel 1642 e furono poi fatti confluire da
Leone XIII nell’unica famiglia dell’Ordo fratrum minorum. Dalla stessa lettera di mons.
Zangari apprendiamo che un fratello di Galli viveva allora a Roma.
(8) G. Giovenardi compose la cit. Orazion funerale per Bianchi. È qui che si ha notizia che «il
Signor Abate Stefano Galli» fu «Minutante di Segreteria di Stato» (p. 31).
(9) Cfr. C. TONINI, La Coltura, cit., II, p. 434.
(10) La lettera (senza data) è conservata nel Fondo Gambetti, Miscellanea Manoscritta Rimi-
nese, ad vocem.
(11) L’abate Francesco Pasini (1720-73) diverrà vescovo di Todi (1760-73), ove ospiterà ed
educherà il giovane Aurelio De’ Giorgi Bertòla. Pasini fu allievo di Planco a Rimini e a Siena
(dove era accompagnato dal fratello Bartolomeo). Bertòla ne scrisse l’Elogio funebre sulle
Novelle Letterarie fiorentine (1774, coll. 136-140), in chiave di polemica antiplanchiana,
ricordando l’«infortunio, che egli [Pasini] ebbe di non rinvenir Precettori degni di lui» in pa-
tria. Tale Elogio è anonimo, ma nell’esemplare delle Novelle conservato nella Biblioteca
savignanese dei Filopatridi, si legge l’attribuzione a Bertòla, per mano dell’antico
proprietario, l’abate Gian Cristofano Amaduzzi. Il 22 novembre 1774, Bertòla scrive ad
Amaduzzi: «Io son vissuto un lustro presso Monsignor Pasini; fin da quegli anni ch’erano i
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più freschi appresi a conoscere il nome e il merito singolare del Sig.r Ab.e Amaduzzi»
(Biblioteca Filopatridi, Fondo Amaduzzi, codice 4).
(12) Nella lettera del 16 luglio 1743 si legge: «i Veneziani hanno di bel nuovo subitamente so-
speso il commercio non solamente dello Stato di Napoli, ma anche di questo del Papa». I
traffici tra Venezia e lo Stato Pontificio tornano regolari nel settembre ’44 (cfr. L. e C. TO-
NINI, Rimini dal 1500 al 1800, Rimini, 1888, tomo I, p. 596).
(13) Di questo «Catalogo» si tratta poi in lettera di Bianchelli a Planco, e nella risposta di Planco a
Bianchelli, come si vedrà più avanti.
(14) Giulio Sighizzo Bianchetti, bolognese, era un discendente della famiglia Gambalunga.
Presso l’Archivio di Stato di Rimini (ASR), in AP 433 (cc. 152-190), è conservato
l’Istrumento di Concordia col sig. Senatore Co: Sighizzo Bianchetti Gambalunga per la
Libreria Gambalunga del 1742, con atti relativi. L’Istrumento è legato alla lunga disputa
sull’eredità di Alessandro Gambalunga (fondatore dell’omonima Biblioteca, morto nel
1619), di cui è testimonianza l’opuscolo Ariminen. Legati Bibliothecæ inter Ill.mam
Civitatem Arimini et Ill.mum D. Com: Iulium Sighizzium Gambalungam, 1735 (AP 690,
ASR). In AP 875, ASR, c. 44v., anno 1739, si riporta la decisione relativa all’instaurazione
di una lite tra Comune e Sighizzo Bianchetti, per «obbligarlo a soddisfare» il legato
Gambalunga, aumentando la dotazione della Libreria: peraltro si cercava di vedere, con
«esplorazione dell’Animo» del suddetto Bianchetti, «se volesse senza strepito di lite venire
alla soddisfazione» del legato medesimo. Sugli sviluppi successivi della disputa, segnaliamo
un documento della Curia romana (30 agosto 1775, AP 690, ASR) da cui si apprende (p. 4)
che Giulio Sighizzo Bianchetti morì nel 1761. In tale documento è presente il Chirografo di
papa Pio VI del 27 luglio 1775. Per gli sviluppi successivi si veda il Restrictus Facti, & Juris
(Roma 1771) in AP 691, ASR, intitolato R. P. D. Guerra Ariminen. Executionis
Instrumenti quoad Augumentum Bibliothecæ ecc.: sull’argomento, cfr. pure alla voce
«Concordia nella lite col marchese Sinibaldi», in AP 877 (1766-77), ASR, pp. 240-243.
Cesare Sinibaldi Gambalunga sarà aggregato tra i nobili riminesi nel 1796 (cfr. AP 880,
ASR, c. 7r).
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(15) La lettera (del 18 dicembre 1741), è in A. TURCHINI, G. Bianchi (Iano Planco) e l’ambiente
antiquario riminese e le prime esperienze del card. Garampi (1740-1749), nel volume «L.
A. Muratori storiografo», Modena 1972, p. 419. Garampi si era in quegli anni acquistata a
Rimini la fama di precoce intellettuale. Risale allo stesso ’41 l’epistola in cui Muratori con-
fida a Planco di esser rimasto «ammirato, nell’iscoprire il bel genio» del Contino Garampi,
«dacché sì per tempo si è incamminato per la via dell’erudizione, e ne mostra sì buon gusto.
S’egli avrà comodità di Libri, mi parve capace di far ottima riuscita. Non lasci ella di ani-
marlo sempre più, perché un dì farà onore alla Patria». Pure l’epistolario muratoriano è nel
FG-LGB. Cfr. altresì Le lettere di L. A. Muratori al dottor Giovanni Bianchi, pubblicate da G.
C. BATTAGLINI a Rimini nel 1879. La citazione riportata si trova a p. 47. È del 1744 una
minuta di Planco a Giovanni Lami, in cui Garampi viene definito «Cavaliere molto erudito»
(cfr. il cit. Minutario, c. 334r). Nel 1740 G. P. Passeri scrive da Pesaro a Bianchi (FG-LGB)
che il «Gentilissimo Sig.r Giuseppe Garampi […] Studiosissimo Giovanetto […] sarà un
giorno uno de’ più belli ornamenti di tutta la nostra riviera» (cfr. l’introduzione, a cura di
G. Rimondini, alla ed. anast. di Delle antichità di Rimino di T. Temanza, Rimini 1996, p.
63).
(16) Cfr. A. TURCHINI, Bianchi e l’ambiente antiquario, cit., p. 386.
(17) Il 15 giugno 1739, Bianchi scrive a Muratori: «Il signor conte Francesco Garampi mi dice
d’aver parlato, per la sua gentilezza, con bontà di me con V. S. illustrissima, per l’occasione
che fu di passaggio, l’autunno passato, per codesta illustre città» (cfr. A. TURCHINI, Bianchi
e l’ambiente antiquario, cit., p. 383).
(18) «Io di buon grado ho udito che il signor conte Garampi [Francesco, n.d.r.] m’abbia reso noto
al maggior letterato che ora vanti l’Italia» (cfr. cit. lettera di Bianchi a Muratori, del 15
giugno 1739). Francesco, «uomo versatissimo nelle matematiche» (cfr. C. TONINI, La Col-
tura, cit., II, p. 473), rinnovò il nome del nonno che era stato noto architetto. Di Francesco
(nipote), G. L. MASETTI ZANNINI ricorda, nel saggio su I Teatini in Rimini («Regnum Dei», XXI
[1965], nn. 81-84, p. 55 e p. 58), che era concertista di violino.
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(19) In BGR si trovano (segn. DP 377-386) i cinque volumi (in dieci tomi) dell’opera di B. DE
MONTFAUCON, L’Antiquité expliquée, Parigi 1719, registrati dall’Indice del bibliotecario
Bernardino Brunelli (BGR, SC-IC. 25) nel 1753. Montfaucon e Jean Mabillon sono tra i
rappresentanti della nuova filologia storiografica. La loro lezione si diffuse in Italia
attraverso Benedetto Bacchini (1651-1721) e L. A. Muratori (1672-1750). Bacchini fu
bibliotecario dell’Estense di Modena dal 1697 al ’99, e maestro di Muratori che gli successe
all’Estense dal 1700 fino alla morte. Planco aveva conosciuto personalmente Bacchini a
Padova nel 1720. (Cfr. A. MONTANARI, Modelli letterari dell’autobiografia latina di Giovanni
Bianchi, «Studi Romagnoli» 1994, di prossima pubblicazione.)
(20) Le lettere di Galli già richiamate, e questa di Bianchelli ci permettono di datare dal 1742-
43 l’inizio dell’ufficio di Galli quale «Custode della Gambalunghiana» (cioè vice-
bibliotecario). Ufficio che secondo C. Tonini tenne «almeno dal 1748 al 1750»: cfr. in
Coltura, cit., tomo II, pp. 433-434. Il termine «custode» negli atti pubblici (vedi sotto alla
nota 26), equivaleva a bibliotecario. Nella «domanda» di Stefano Galli, riportata in seguito,
troviamo che il «custode principale» era il bibliotecario; e che il «custode», il suo vice (come
appunto era stato Galli medesimo).
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(21) L’espressione «negli Anni adietro» pare rimandare al suo immediato predecessore, di cui
Bianchelli parla all’inizio della citazione, Antonio Brancaleoni, che tenne l’ufficio a partire
dal 1715: cfr. P. DELBIANCO, La Biblioteca Gambalunghiana, in «Storia illustrata di Rimini»,
Milano 1989-91, p. 1126.
(22) Sulla mancanza di ‘buoni libri’ nella Gambalunghiana, c’è una testimonianza di Planco il
quale, il 27 maggio 1739, scriveva a L. A. Muratori che le opere di quest’ultimo non erano
presenti nella biblioteca riminese. La lettera è riportata in A. TURCHINI, Bianchi e
l’ambiente antiquario, cit., p. 385. Circa la cultura riminese agli inizi del 1700, cfr. A.
Montanari, Giovanni Bianchi studente di Medicina a Bologna (1717-19) in un epistolario
inedito, «Studi Romagnoli» 1995, di prossima pubblicazione.
(23) Cfr. Minutario, SC-MS. 969, cc. 300v-301r.
(24) Nella lettera di mons. Antonio Leprotti a Planco (FG-LGB), datata 8 marzo 1741, si trova il
riferimento alla «copia di questo Catalogo»: «Ella s’accerti di avere almeno la maggior parte
de’ libri della nota mandatami, se non tutti».
(25) Nella stessa lettera di Leprotti a Bianchi dell’8 marzo 1741, si legge che a Sighizzo
Bianchetti era stata concessa una nuova dilazione di un anno, con la precisazione: «per
soddisfacimento de’ Creditori dell’Eredità Bianchetti, nondimeno non s’intende in tale dila-
zione compreso il debito con codesta Biblioteca». Di tale debito, si parla nella Concordia del
1742, di cui diciamo alla nota seguente.
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( ) Si allude qui alla (temporanea) composizione della vertenza, avvenuta con la Concordia
del 1742 (cfr. AP 433, ASR). Il legato annuo del testamento Gambalunga, era per
l’«accrescimento della Libraria» di 300 scudi (di moneta vecchia, pari a 236 di moneta ro-
mana corrente), e per il Custode (bibliotecario) di 50 vecchi scudi (40 in moneta romana
corrente). Il 12 dicembre 1742 Sighizzo Bianchetti accetta le seguenti condizioni, ripor-
tate alla c. 165 di AP 433: per gli arretrati dal 1733 al ’41 (pari a 2.126 scudi), gli veniva
condonata la somma di 1.126 scudi; per i restanti 1.000 scudi ‘scoperti’, il saldo doveva
avvenire in quattro rate annuali dal ’42 al ’45, rispettivamente di 300 scudi le prime tre e
di 100 scudi l’ultima; a partire dal 1742 per ventisei anni, da Bianchetti o dai suoi eredi
sarebbero stati versati 186 scudi annui, anziché i 236 previsti (secondo il ricordato
cambio dei 300 scudi di «moneta abolita» in quella corrente); dopo i ventisei anni suddetti,
si dovevano applicare le disposizioni testamentarie di A. Gambalunga, pagandosi da
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l’abbia portato meco. Esso era lungo e di Libri di scienze, e di soda erudizione
il più, come ho detto, per cui ora non mi è così facile il rifarlo a mente, e poi io
non so anche se rifacendolo come era fosse costì approvato. Per la qual cosa
io lascerò a V.S. Ill.ma la cura che faccia la provvista di que’ Libri che
saranno più graditi [a] quei per li quali ora devono servire, e anche secondo i
danari, che hanno presentemente. Mi dispiace che per tutta questa
circostanza io ora non abbia il modo di renderla in alcuna parte servita in
codesto affare, m’auguro però altre occasioni migliori».
Planco dovette cambiare idea, se l’11 ottobre dello stesso
’43 Bianchelli lo ringrazia «della copiosa lista di libri che ella mi
hà trasmessa, onde aver comodo di provedermene ad effetto di
arichir alla compra de’ medesimi questa Publica Libraria».
Nella stessa lettera del 22 gennaio 1743 a Planco,
Bianchelli accenna a «qualche provisione» fatta direttamente da
lui in Venezia e da parte del signor conte Garampi, «di mio
consenso», a Firenze. Segue, nella medesima epistola, la richie-
sta a Bianchi di leggere, quando glielo avrà fatto avere, un
«Elenco» di libri promesso da una terza persona, usando la cor-
tesia di «segnare in margine il nome di quei libri, che considera
più convenirsi di pressente al bisogno e decoro di nostra Libre-
ria».
Francesco Pasini il 30 luglio ’44 riferisce a Bianchi quanto
gli ha scritto l’abate Galli: Bianchelli
«si è annojato del Sig.r Contino Garampi, e perché non è molto contento
de’ libri che questi comprò l’anno passato in Toscana, e perché in due anni
non ha mai conchiuso alcun’altra compra di libri, dicendo continuamente di
scrivere in Inghilterra, in Ollanda, e altrove, ma senza alcun esito, non ve-
dendosi altre risposte se non che i Libraj irritati dal voler risparmiare pochi
scudi non vogliono nemeno più dare i medesimi libri al medesimo prezzo, per
cui essi li avevano offerti una volta».
Bianchelli
«ha ottenuto dall’Ab. Galli, che metta all’ordine de’ Cataloghi di libri che
possono bisognare per la Libreria in ogni materia; e quando li avrà messi
all’ordine, e sarà aperto il commercio con Venezia, si sono accordati
[Bianchelli e Galli, n.d.r.] d’andar colà insieme a fare una buona provvisione,
per quello che colà si potrà ritrovare; nel qual caso porrebbero anche avere
qualche vantaggio».
Pasini prosegue:
«Per la qual cosa il sudd[et]to m[aestr]o Galli mi prega, che, prima di
Bianchetti o dai suoi eredi la cifra stabilita di 236 scudi romani annui. (Lo strumento
legale di tale Concordia, veniva steso il 20 febbraio ’43; l’accettazione da parte della Sacra
Congregazione del Buon Governo reca la data dell’11 novembre 1747, mentre la
registrazione delle decisioni romane avviene in Rimini il 20 marzo 1748: cfr. in AP 433
alla c. 186.) Cfr. anche il cit. Chirografo di Pio VI del 27 luglio 1775, AP 690, ASR, p. 15,
dove si legge pure che l’amministratore dell’eredità Gambalunga riceveva 180 scudi annui
contro i 236 destinati alla Biblioteca Gambalunghiana.
(27) A volte nel testo autografo si legge «Catalogo», a volte «Cattalogo».
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(28) Pasini era allora a Siena, come abbiamo visto dalla lettera di Galli a Bianchi del 4 agosto
’44.
(29) Il 15 luglio ’44 Pasini ha comunicato a Bianchi: «Il nostro povero D. Stefano Galli seguita a
scrivermi i soliti suoi dolori, guai e lamentazioni». Da lettera di Lorenzantonio Santini a
Bianchi (30 giugno ’44), apprendiamo che Galli era stato colpito dalla morte della madre e
che aveva due sorelle malate per le quali ricorreva ai suggerimenti di Bianchi. Santini,
savignanese di origine, era «pauperum medicus» a Rimini.
(30) Cfr. il cit. Minutario, c. 374v. La lettera è del 6 febbraio ’45. Don Fiacchi è bibliotecario
dell’Abbazia di Sant’Apollinare in Classe, a Ravenna. Debbo la notizia alla cortesia del prof.
P. G. Pasini.
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(31) Gli atti che citeremo, appartengono a varie raccolte di documenti dell’Archivio Storico Co-
munale di Rimini in ASR, la cui classificazione indicheremo di volta in volta. Per i fogli
sparsi (e senza numerazione) di AP 690, useremo nel corso del nostro testo l’indicazione
«[AP 690]» dopo la data relativa.
(32) È il Magistrato di cui si è letto sopra, cioè Giambattista Diotallevo Buonadrata.
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(35) Cfr. i citt. Viaggi 1740-1774 di Bianchi (SC-MS. 973), a c. 360r (25 novembre, Pesaro:
«andai a trovare il Sig. Conte Lodovico Bianchelli, che stava ad albergare alla Campana
Vecchia»), ed a c. 360v (27 novembre, Senigallia: «col sig. Gianantonio Vanzi andai a
trovare il Sig. Co: Bianchelli», «andai a ritrovare il Sig. Co: Bianchelli con quale discorsi
alquanto»). Bianchelli e Vanzi erano stati «Gentiluomini ambasciatori» di Rimini nel 1742
(cfr. TONINI, Rimini dal 1500 al 1800, cit., tomo I, p. 569).
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(36) Cfr. AP 874, c. 66r per l’estrazione, e c. 67v per la rinuncia. Sulle precedenti funzioni pub-
bliche svolte da Bianchelli, nel corso del ’48, cfr. il documento AP 52 (di cui diremo più
avanti), alle date del 12 marzo e del 30 luglio. Il pontefice era Benedetto XIV, Prospero
Lambertini. Sull’esilio del nostro personaggio, si legge in TONINI, Rimini dal 1500 al 1800,
cit., tomo I, p. 656: «Che cosa poi seguisse a punizione del Bianchelli non ho trovato né
occorre cercarlo».
(37) La lettera è in FG-LGB. Oddi al tempo era un arcivescovo, poi nel ’55 divenne cardinale:
così si legge in un’annotazione di mano dello stesso Gambetti, apposta sulla vecchia cami-
cia che contiene i documenti.
(38) «Un incidente disgustoso» definisce C. Tonini la protesta di Bianchelli: cfr. Rimini dal 1500
al 1800, cit., tomo I, p. 655. Un «non bello incidente», leggiamo invece nel tomo II del
Compendio della Storia di Rimini dello stesso C. Tonini (Rimini, 1895-96), p. 193.
(39) Cfr. P. DELBIANCO, La Biblioteca Gambalunghiana, cit., p. 1126. (Sull’argomento, si veda
anche in TONINI, Rimini dal 1500 al 1800, cit., tomo I, pp. 655-656.) Lorenzo Piccioni,
assieme alla moglie Angelica, è nominato da Planco nel cit. ms. 973, c. 362r/v.
(40) Il documento AP 52 è intitolato Congregazione de Signori Dodici che principia li 14 set-
tembre 1746, e termina li 12 giugno 1757 (ASR), ed è senza numerazione delle cc.; la
parte che ci interessa, alla data del 18 ottobre 1748, riporta prima tre lettere del Se-
gretario di Stato (rispettivamente del 28 agosto, 25 settembre e 5 ottobre ’48); poi il
«memoriale» di Lorenzo Piccioni, ed infine quello di Bianchelli «e suoi Consozy nella Causa»
della pretesa aggregazione «che è in Sac[ra] Consulta».
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(44) «Avendo io D. Stefano Galli fatto espedire jeri 12. del corr.e pel Piaziaro della Curia Vesco-
vile, e per gli Atti del Sig.r Domenico Lazzaroni Notajo, un Monitorio Inibitoriale», ecc.: così
si legge nella revoca (di cui parliamo subito di seguito), voluta dallo stesso Galli. Neppure
negli atti del Notaio Domenico Antonio Lazzaroni (1748, parte II, ASR), esiste tale
«Monitorio Inibitoriale».
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(45) Le date si ricavano dagli epistolari planchiani. Garampi scompare nel 1792.
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Negli oltre venti anni di prefettura degli archivi della Santa Sede
attese all’opera di riunificazione degli Archivi Vaticani nonché di
recupero del patrimonio documentario e di redazione di indici e
inventari. Sempre in questi anni scrisse le sue principali opere
storiche (dalle Memorie ecclesiastiche appartenenti all’istoria e al
culto della b. Chiara da Rimini ai Saggi di osservazione sul valore
delle antiche monete pontificie).