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ANTONIO MONTANARI

Il contino Garampi ed il chierico Galli


alla «Libreria Gambalunga».
Documenti inediti
ANTONIO MONTANARI
IL CONTINO GARAMPI ED IL CHIERICO GALLI ALLA «LIBRERIA GAMBALUNGA»
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Argomento di questa ricerca è l’attività svolta presso la


Biblioteca Gambalunghiana di Rimini dal contino Giuseppe
Garampi (futuro cardinale, diplomatico e storico), e dal chierico
Stefano Galli (personaggio quasi sconosciuto). Essi furono
giovani aiutanti del conte Lodovico Bianchelli, direttore di
quella Pubblica Libreria dal 1742 al ’48. Sull’opera
alla Gambalunghiana di Garampi e Galli, nati rispettivamente
nel 1725 e nel ’21 (1), presentiamo documenti inediti, legati
anche alla vicenda personale del conte Bianchelli.
Nel ’44 Galli viene incaricato da Bianchelli di aggiornare la
Biblioteca con i più importanti titoli usciti nel corso dell’ultimo
mezzo secolo. Non sapendo come procurarsi un elenco che gli
faciliti il compito, Galli si rivolge al dottor Giovanni Bianchi
(Iano Planco, 1693-1775), medico scienziato e filosofo, allora
insegnante di Anatomia umana all’Università di Siena (2). Galli,
che è stato allievo alla scuola riminese di Planco (3), diventerà
abate e poi minutante alla Segreteria di Stato a Roma. Quando
Planco nel novembre ’45 ricostituisce a Rimini la celebre
Accademia dei Lincei, nomina «Stephanus Gallus Ariminensis,
probibliotecarius publicus, vir græce et latine doctus, scriba
perpetuus», segretario perpetuo, mentre Giuseppe Garampi è
semplice accademico. (4) Il 3 dicembre dello stesso ’45, Galli
tiene nell’Accademia planchiana una «dissertazione sopra
l’utilità della lingua Greca», alla presenza di «molta gente» e di
mons. Marcello Dall’Osso, vicario della città. (5) Dai Recapiti

(1) Cfr. Registro Battesimi N. I. 12 [1718-26], Arch. Vesc., Bibl. Sem. Vesc. Rimini, p. 252, alla
data 10 agosto 1721. Stefano Galli era nato il giorno 7.
(2) L’epistolario di Galli è conservato nell’omonima cartella del Fondo Gambetti, Lettere al dot-
tor Giovanni Bianchi (FG-LGB), Biblioteca Gambalunghiana di Rimini (BGR). Gli epistolari
di Bianchelli, Fiacchi, Galli, Leprotti, Pasini, Santini, citati nel presente lavoro, ed apparte-
nenti al FG-LGB, sono inediti. Non lo è quello di Muratori. Inedite sono invece le lettere
(richiamate in seguito), di G. Bianchi indirizzate a Bianchelli, Fiacchi e Lami, che si
trovano nel suo Minutario, SC-MS. 969, BGR.
(3) Bianchi aveva creato attorno a sé un circolo di studenti e studiosi, prima nella scuola privata
che teneva nella propria abitazione («Una gratuita scuola, o per meglio dire una pubblica
Università di ogni sorte di Studj»: cfr. G. Giovenardi, Orazion funerale in lode di mons.
Giovanni Bianchi, Venezia 1777, p. XXVII), poi nell’Accademia dei Lincei.
(4) Cfr. in Novelle Letterarie di Firenze, VI, 1745, coll. 842-846. Qui leggiamo l’«Album
Lynceorum»: «Ianus Plancus, Restitutor perpetuus; Stephanus Gallus, Scriba perpetuus;
Franciscus Marius Pasinius, Censor; Ioannes Paullus Iuvenardus, Censor; Matthias
Iuvenardus, Ioannes Antonius Battarra, Comes Iosephus Garampius, Gregorius Barbettus,
Laurentius Antonius Santinius, Ioannes Maria Cella». (Su Mattia Giovenardi, cfr. A.
Montanari, Due maestri riminesi al Seminario di Bertinoro, «Studi Romagnoli» 1996, di
prossima pubblicazione.)
(5) La notizia è contenuta a c. 321v dei cosiddetti Viaggi 1740-1774 di G. Bianchi (SC-MS. 973,
BGR), che più opportunamente si dovrebbero definire «Diari», perché presentano anche
informazioni riminesi, come questa. Nel ms. 973 (c. 318v) leggiamo pure della
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autobiografici di Planco, apparsi nel ’51, apprendiamo che


allora Galli era mansionario della cattedrale di Rimini.
Galli morì d’apoplessia in Assisi, dove si trovava per motivi
di salute, il 5 gennaio ’88, ospite di quel vescovo, il riminese
Carlo Zangari (6). Le Notizie politiche di Roma (7) così lo
ricordarono: «Lo zelo con cui per moltissimi anni ha egli sod-
disfatto ai doveri del suo impiego, la pratica che aveva degli af-
fari, il suo candore, e le morali sue qualità lascieranno sempre il
più vivo desiderio di un così degno soggetto». Uomo «di meriti
grandi e singolari», lo chiama Giampaolo Giovenardi, primo
biografo di Planco. (8) Secondo C. Tonini, Galli «era assai
versato nelle cose della patria storia, ed esperto in paleografia».
(9) Da una lettera inviata dallo stesso Galli a mons. Gio. Battista
Rezzonico, maggiordomo del Sacro Palazzo Apostolico,
sappiamo che ne fu cameriere segreto. (10)
Il 4 agosto ’44, dunque, Galli comunica a Bianchi:
«Oggi otto giorni scrissi al Sig.r Francesco Pasini (11), che prima di

dissertazione sull’«origine delle Armi gentilizie delle famiglie», svolta ai Lincei planchiani
dal contino Garampi il 27 maggio 1746.
(6) Carlo Tommaso Zangari fu creato vescovo di Assisi da Pio VI nel 1780. Morì nel ’96. Un suo
ritratto si trova in BGR. Il 16 giugno 1780 da Roma ad Aurelio Bertòla scriveva Giovanni
Cristofano Amaduzzi: «Abbiamo qui mons.r Zangari nuovo Vescovo d’Assisi, il quale si è
questa mattina portato assai male nell’esame avanti al Papa. Io avrei desiderato, che la
nostra santa Chiesa Riminese avesse dato qualche altro soggetto più degno all’ordine
episcopale». (Cfr. lettera 8.337, Fondo Piancastelli, Biblioteca Saffi di Forlì.)
(7) Cfr. il n. 5 del 16 gennaio 1788, p. 39. La citazione, tolta da una Scheda Garampi (n. 357, SC-
MS. 205, Uomini illustri, BGR), è riassunta da C. TONINI, La Coltura letteraria e scientifica
in Rimini, Rimini 1884, tomo II, p. 433. Dall’articolo cit. e da una lettera (riportata da L.
Tonini in SC-MS. 1306, BGR, Indicazioni o Memorie di Scrittori, e d’Opere Riminesi, 1841,
p. 54), scritta da mons. Zangari si apprende che Galli fu sepolto «alli Reformati». «Non ha
fatto testamento», scrive mons. Zangari, «e solo al Frate Riformato, che lo ha assistito ha
fatto scrivere alcune Memorie […] che non so che cosa contenghino, e si è eletta la
sepoltura alli Reformati, ove è sepolto il povero Diotallevi». I «Reformati» sono i frati della
più stretta osservanza della Regola francescana. Nati nel XVI sec. per iniziativa del beato
Paolo Trinci da Foligno, si dettero uno Statuto nel 1642 e furono poi fatti confluire da
Leone XIII nell’unica famiglia dell’Ordo fratrum minorum. Dalla stessa lettera di mons.
Zangari apprendiamo che un fratello di Galli viveva allora a Roma.
(8) G. Giovenardi compose la cit. Orazion funerale per Bianchi. È qui che si ha notizia che «il
Signor Abate Stefano Galli» fu «Minutante di Segreteria di Stato» (p. 31).
(9) Cfr. C. TONINI, La Coltura, cit., II, p. 434.
(10) La lettera (senza data) è conservata nel Fondo Gambetti, Miscellanea Manoscritta Rimi-
nese, ad vocem.
(11) L’abate Francesco Pasini (1720-73) diverrà vescovo di Todi (1760-73), ove ospiterà ed
educherà il giovane Aurelio De’ Giorgi Bertòla. Pasini fu allievo di Planco a Rimini e a Siena
(dove era accompagnato dal fratello Bartolomeo). Bertòla ne scrisse l’Elogio funebre sulle
Novelle Letterarie fiorentine (1774, coll. 136-140), in chiave di polemica antiplanchiana,
ricordando l’«infortunio, che egli [Pasini] ebbe di non rinvenir Precettori degni di lui» in pa-
tria. Tale Elogio è anonimo, ma nell’esemplare delle Novelle conservato nella Biblioteca
savignanese dei Filopatridi, si legge l’attribuzione a Bertòla, per mano dell’antico
proprietario, l’abate Gian Cristofano Amaduzzi. Il 22 novembre 1774, Bertòla scrive ad
Amaduzzi: «Io son vissuto un lustro presso Monsignor Pasini; fin da quegli anni ch’erano i
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partire di Siena pregasse Lei anche a mio nome, e vedesse d’avere un


Catalogo di Libri in diverse Materie, come a dir di Fisica, Storia Naturale,
Medicina, e sue parti, Mattematica, Istoria &cc, del quale io mi vorrei servire
per la compra de’ libri che so dovranno fare per questa nostra Libreria; giac-
ché tutto questo carico il Sig.r Co. Lodovico Bianchelli l’ha voluto lasciar
sopra di me».
Per la «compra» affidatagli, Galli si sarebbe recato a Venezia
appena possibile: «se mai si apriranno i passi», scrive a Planco,
alludendo alle misure precauzionali prese dopo la peste di Mes-
sina, delle quali gli ha parlato in una precedente comunicazione.
(12)
La lettera del 4 agosto ’44 prosegue:
«Io adunque che non ho la necessaria cognizione de’ libri, conoscendo di
non potere far nulla da mé mi raccomando a chi sa, e può darmene notizie
amplissime, e fra tutti a Lei, che potrebbe volendo favorirmi più di tutti. Ma
a un di presso sa che Libri si trovano in questa Libreria. I Libri di 50, o 60
anni non vi sono. Se Ella avesse più quel Catalogo (13) che Ella anni sono
fece pel sig.r Co. Sighizzo Bianchetti ( 14), quello farebbe assai bene al caso.
Io mi raccomando vivamente a Lei, e spero che ella mi favorirà. Ella sa che io
ho bisogno di tenermi il Sig. Conte Bianchelli non tanto per cagione della Li-
breria, quanto pel Patrimonio, che ha promesso di farmi, perché io possa
esser ordinato Prete. Con questo mezzo piucche con altro io lo posso sod-
disfar bene. Onde di bel nuovo la supplico del suo ajuto».
L’11 agosto Galli dichiara di aver appreso dall’abate

più freschi appresi a conoscere il nome e il merito singolare del Sig.r Ab.e Amaduzzi»
(Biblioteca Filopatridi, Fondo Amaduzzi, codice 4).
(12) Nella lettera del 16 luglio 1743 si legge: «i Veneziani hanno di bel nuovo subitamente so-
speso il commercio non solamente dello Stato di Napoli, ma anche di questo del Papa». I
traffici tra Venezia e lo Stato Pontificio tornano regolari nel settembre ’44 (cfr. L. e C. TO-
NINI, Rimini dal 1500 al 1800, Rimini, 1888, tomo I, p. 596).
(13) Di questo «Catalogo» si tratta poi in lettera di Bianchelli a Planco, e nella risposta di Planco a
Bianchelli, come si vedrà più avanti.
(14) Giulio Sighizzo Bianchetti, bolognese, era un discendente della famiglia Gambalunga.
Presso l’Archivio di Stato di Rimini (ASR), in AP 433 (cc. 152-190), è conservato
l’Istrumento di Concordia col sig. Senatore Co: Sighizzo Bianchetti Gambalunga per la
Libreria Gambalunga del 1742, con atti relativi. L’Istrumento è legato alla lunga disputa
sull’eredità di Alessandro Gambalunga (fondatore dell’omonima Biblioteca, morto nel
1619), di cui è testimonianza l’opuscolo Ariminen. Legati Bibliothecæ inter Ill.mam
Civitatem Arimini et Ill.mum D. Com: Iulium Sighizzium Gambalungam, 1735 (AP 690,
ASR). In AP 875, ASR, c. 44v., anno 1739, si riporta la decisione relativa all’instaurazione
di una lite tra Comune e Sighizzo Bianchetti, per «obbligarlo a soddisfare» il legato
Gambalunga, aumentando la dotazione della Libreria: peraltro si cercava di vedere, con
«esplorazione dell’Animo» del suddetto Bianchetti, «se volesse senza strepito di lite venire
alla soddisfazione» del legato medesimo. Sugli sviluppi successivi della disputa, segnaliamo
un documento della Curia romana (30 agosto 1775, AP 690, ASR) da cui si apprende (p. 4)
che Giulio Sighizzo Bianchetti morì nel 1761. In tale documento è presente il Chirografo di
papa Pio VI del 27 luglio 1775. Per gli sviluppi successivi si veda il Restrictus Facti, & Juris
(Roma 1771) in AP 691, ASR, intitolato R. P. D. Guerra Ariminen. Executionis
Instrumenti quoad Augumentum Bibliothecæ ecc.: sull’argomento, cfr. pure alla voce
«Concordia nella lite col marchese Sinibaldi», in AP 877 (1766-77), ASR, pp. 240-243.
Cesare Sinibaldi Gambalunga sarà aggregato tra i nobili riminesi nel 1796 (cfr. AP 880,
ASR, c. 7r).
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Francesco Pasini che Bianchi s’era espresso «cortesemente di


volermi favorire del Catalogo de’ Libri, di che la feci pregare, e
la pregai io stesso nell’ultima mia, col luogo delle stampe, e de’
prezzi, per quanto sarà possibile; della qual cosa io n’ho tutta la
consolazione, e ne ringrazio V.S. Ill.ma di cuore».
L’incarico affidato a Galli, era stato svolto in precedenza da
Giuseppe Garampi il quale aveva cominciato a lavorare alla
Gambalunghiana nel ’41 a sedici anni, come apprendiamo da
una lettera (15) dello stesso Garampi, indirizzata a Lodovico
Antonio Muratori:
«essendo io stato fatto vicecustode di una pubblica libreria di questa
città e dovendoci in breve fare un grosso esborso di denaro in beneficio di
essa, io penso di pregarla poi, allora quando saremo al caso, di farmi un cata-
logo di quelle opere che le suggerirà la di lei gran mente, necessarie a questa
nostra biblioteca e che vi mancano. Perloché io le invierò quando così le
piaccia e ne saremo al caso, il catalogo di quello che abbiamo presente-
mente».
Garampi ha conosciuto Muratori, «passando per Modena in
uno dei suoi viaggi culturali per l’Italia» (16), quando aveva
appena tredici anni, nell’autunno del ’38, accompagnato dal
fratello Francesco, più anziano di dieci anni (17). È stato lo
stesso Francesco Garampi a presentare Bianchi a Muratori. (18)
Dell’attività di Giuseppe Garampi alla Gambalunghiana,

(15) La lettera (del 18 dicembre 1741), è in A. TURCHINI, G. Bianchi (Iano Planco) e l’ambiente
antiquario riminese e le prime esperienze del card. Garampi (1740-1749), nel volume «L.
A. Muratori storiografo», Modena 1972, p. 419. Garampi si era in quegli anni acquistata a
Rimini la fama di precoce intellettuale. Risale allo stesso ’41 l’epistola in cui Muratori con-
fida a Planco di esser rimasto «ammirato, nell’iscoprire il bel genio» del Contino Garampi,
«dacché sì per tempo si è incamminato per la via dell’erudizione, e ne mostra sì buon gusto.
S’egli avrà comodità di Libri, mi parve capace di far ottima riuscita. Non lasci ella di ani-
marlo sempre più, perché un dì farà onore alla Patria». Pure l’epistolario muratoriano è nel
FG-LGB. Cfr. altresì Le lettere di L. A. Muratori al dottor Giovanni Bianchi, pubblicate da G.
C. BATTAGLINI a Rimini nel 1879. La citazione riportata si trova a p. 47. È del 1744 una
minuta di Planco a Giovanni Lami, in cui Garampi viene definito «Cavaliere molto erudito»
(cfr. il cit. Minutario, c. 334r). Nel 1740 G. P. Passeri scrive da Pesaro a Bianchi (FG-LGB)
che il «Gentilissimo Sig.r Giuseppe Garampi […] Studiosissimo Giovanetto […] sarà un
giorno uno de’ più belli ornamenti di tutta la nostra riviera» (cfr. l’introduzione, a cura di
G. Rimondini, alla ed. anast. di Delle antichità di Rimino di T. Temanza, Rimini 1996, p.
63).
(16) Cfr. A. TURCHINI, Bianchi e l’ambiente antiquario, cit., p. 386.
(17) Il 15 giugno 1739, Bianchi scrive a Muratori: «Il signor conte Francesco Garampi mi dice
d’aver parlato, per la sua gentilezza, con bontà di me con V. S. illustrissima, per l’occasione
che fu di passaggio, l’autunno passato, per codesta illustre città» (cfr. A. TURCHINI, Bianchi
e l’ambiente antiquario, cit., p. 383).
(18) «Io di buon grado ho udito che il signor conte Garampi [Francesco, n.d.r.] m’abbia reso noto
al maggior letterato che ora vanti l’Italia» (cfr. cit. lettera di Bianchi a Muratori, del 15
giugno 1739). Francesco, «uomo versatissimo nelle matematiche» (cfr. C. TONINI, La Col-
tura, cit., II, p. 473), rinnovò il nome del nonno che era stato noto architetto. Di Francesco
(nipote), G. L. MASETTI ZANNINI ricorda, nel saggio su I Teatini in Rimini («Regnum Dei», XXI
[1965], nn. 81-84, p. 55 e p. 58), che era concertista di violino.
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abbiamo un’ulteriore testimonianza in altra lettera di Galli a


Bianchi, del 19 novembre ’43, dove si legge che «il Sig.r Contino»
Garampi «per riguardo della provvisione de’ libri ha cominciato
a sopraffare in modo il Sig.r Co. Bianchelli, che a questi par che
niun altro sappia provveder libri». Prosegue la lettera di Galli:
«Io per mé non ci potendo avere il mio luogo, che a cose fatte, sto a
veder senza impacciarmene. È vero però che io in queste contingenze in cui
noi ci troviamo, capito assai di rado dal Sig.r Conte, che anche egli è
occupato, e non sempre che vi vado posso parlare di tali cose. Egli mi disse
[…] che egli aveva avuto non so qual Catalogo di libri ma così lacero, e
consunto, che non si potea leggere. Che però egli avea scritto a Lei per
averne un altro; ma d’allora in poi io non ho saputo altro, né […] gli ho più
parlato».
Nella stessa lettera, Galli aveva prima riferito:
«Il Sig.r Contino Garampi tornò già, come Ella debbe sapere, e portò
seco alcuni di quei libri, che egli aveva provveduti in Toscana de’ quali io non
ho veduto che i primi due tomi delle Antichità del Montfaucon (19) alla sfug-
gita; egli aspetta gli altri, ora ch’è aperto il commercio tra la Toscana, e
questo Stato del Papa. Di questi m’ha detto a bocca alcuni quali libri sono, e
m’è paruto vieppiù giusto il giudizio, che ella formava d’essi in certa lettera
al Sig.r D. Santini».
Altre notizie relative all’attività della Gambalunghiana, si
ricavano dalle lettere inviate a Planco dallo stesso Bianchelli e
dall’abate Francesco Pasini. Trattando il 23 ottobre ’42 della
«Libreria Gambalunga, di cui doppo la morte del Brancaleoni
sono io stato dichiarato Bibliotecario», Bianchelli scrive:
«spero che questa Libraria non sarà in avvenire ridotto da ciarle, ma
luogo unicamente di studio, tantopiù che il suo degno scolare il Chierico Galli
mi farà da sottobibliotecario, giovane com’ella sà di studio, e degno d’ogni
riguardo». (20)
Sulla gestione della Gambalunghiana, Bianchelli precisa:
«e se Dio mi darà talento, e salute lusingomi, che non s’avrà per la
seconda volta da Viaggiatori à stampare, come negli Anni adietro, che la

(19) In BGR si trovano (segn. DP 377-386) i cinque volumi (in dieci tomi) dell’opera di B. DE
MONTFAUCON, L’Antiquité expliquée, Parigi 1719, registrati dall’Indice del bibliotecario
Bernardino Brunelli (BGR, SC-IC. 25) nel 1753. Montfaucon e Jean Mabillon sono tra i
rappresentanti della nuova filologia storiografica. La loro lezione si diffuse in Italia
attraverso Benedetto Bacchini (1651-1721) e L. A. Muratori (1672-1750). Bacchini fu
bibliotecario dell’Estense di Modena dal 1697 al ’99, e maestro di Muratori che gli successe
all’Estense dal 1700 fino alla morte. Planco aveva conosciuto personalmente Bacchini a
Padova nel 1720. (Cfr. A. MONTANARI, Modelli letterari dell’autobiografia latina di Giovanni
Bianchi, «Studi Romagnoli» 1994, di prossima pubblicazione.)
(20) Le lettere di Galli già richiamate, e questa di Bianchelli ci permettono di datare dal 1742-
43 l’inizio dell’ufficio di Galli quale «Custode della Gambalunghiana» (cioè vice-
bibliotecario). Ufficio che secondo C. Tonini tenne «almeno dal 1748 al 1750»: cfr. in
Coltura, cit., tomo II, pp. 433-434. Il termine «custode» negli atti pubblici (vedi sotto alla
nota 26), equivaleva a bibliotecario. Nella «domanda» di Stefano Galli, riportata in seguito,
troviamo che il «custode principale» era il bibliotecario; e che il «custode», il suo vice (come
appunto era stato Galli medesimo).
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nostra Libraria quanto è copiosa di volumi altrettanto è mancante d’ogni


buon libro, così essendogli, come egli scrive, stato riferito dall’Ignorante
Bibliotecario (21) che la custodiva». (22)
Il 22 gennaio 1743 Bianchelli tratta con Planco
dell’aggiornamento della Biblioteca civica:
«Quando ella ritrovavasi costà fece ella un certo Catalogo di Libri, de’
quali saria stato bene il poterne provedere questa nostra Publica Libreria
Gambalunga. Quando mai ella si trovasse avere cotal lista presso di sé
ardirei io pregarla onde trasmettermela».
Planco gli risponde il 4 febbraio (23):
«È verissimo che io ricercato dal Ministro del Sig. Sighizzo Gambalunga
feci un Cattalogo de’ Libri de’ quali mancava codesta Pubblica Libreria, de’
quali per utile e per decoro d’essa io credeva esser bene in primo luogo prov-
vedere, e una copia di questo Catalogo io mandai anche a Monsignor Leprotti
(24), giacché allora Egli m’avea scritto che N. S. avea intenzione che l’Erede
pagasse per accordo tre mila scudi, e che fosse libero dal pagare altra cosa
per l’avvenire (25). Questo mio Cattalogo era dei Libri di Scienza, e di soda
erudizione il più, per far vedere che la Libreria era mancante d’assai buoni
Libri, e necessari, e che per provvederli forse non bastava la somma
accennata; ma come l’affare non andò avanti, e s’è accomodato dopo per
altro modo (26) io non tenni conto di quel Catalogo (27) non che io quassù

(21) L’espressione «negli Anni adietro» pare rimandare al suo immediato predecessore, di cui
Bianchelli parla all’inizio della citazione, Antonio Brancaleoni, che tenne l’ufficio a partire
dal 1715: cfr. P. DELBIANCO, La Biblioteca Gambalunghiana, in «Storia illustrata di Rimini»,
Milano 1989-91, p. 1126.
(22) Sulla mancanza di ‘buoni libri’ nella Gambalunghiana, c’è una testimonianza di Planco il
quale, il 27 maggio 1739, scriveva a L. A. Muratori che le opere di quest’ultimo non erano
presenti nella biblioteca riminese. La lettera è riportata in A. TURCHINI, Bianchi e
l’ambiente antiquario, cit., p. 385. Circa la cultura riminese agli inizi del 1700, cfr. A.
Montanari, Giovanni Bianchi studente di Medicina a Bologna (1717-19) in un epistolario
inedito, «Studi Romagnoli» 1995, di prossima pubblicazione.
(23) Cfr. Minutario, SC-MS. 969, cc. 300v-301r.
(24) Nella lettera di mons. Antonio Leprotti a Planco (FG-LGB), datata 8 marzo 1741, si trova il
riferimento alla «copia di questo Catalogo»: «Ella s’accerti di avere almeno la maggior parte
de’ libri della nota mandatami, se non tutti».
(25) Nella stessa lettera di Leprotti a Bianchi dell’8 marzo 1741, si legge che a Sighizzo
Bianchetti era stata concessa una nuova dilazione di un anno, con la precisazione: «per
soddisfacimento de’ Creditori dell’Eredità Bianchetti, nondimeno non s’intende in tale dila-
zione compreso il debito con codesta Biblioteca». Di tale debito, si parla nella Concordia del
1742, di cui diciamo alla nota seguente.
26
( ) Si allude qui alla (temporanea) composizione della vertenza, avvenuta con la Concordia
del 1742 (cfr. AP 433, ASR). Il legato annuo del testamento Gambalunga, era per
l’«accrescimento della Libraria» di 300 scudi (di moneta vecchia, pari a 236 di moneta ro-
mana corrente), e per il Custode (bibliotecario) di 50 vecchi scudi (40 in moneta romana
corrente). Il 12 dicembre 1742 Sighizzo Bianchetti accetta le seguenti condizioni, ripor-
tate alla c. 165 di AP 433: per gli arretrati dal 1733 al ’41 (pari a 2.126 scudi), gli veniva
condonata la somma di 1.126 scudi; per i restanti 1.000 scudi ‘scoperti’, il saldo doveva
avvenire in quattro rate annuali dal ’42 al ’45, rispettivamente di 300 scudi le prime tre e
di 100 scudi l’ultima; a partire dal 1742 per ventisei anni, da Bianchetti o dai suoi eredi
sarebbero stati versati 186 scudi annui, anziché i 236 previsti (secondo il ricordato
cambio dei 300 scudi di «moneta abolita» in quella corrente); dopo i ventisei anni suddetti,
si dovevano applicare le disposizioni testamentarie di A. Gambalunga, pagandosi da
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l’abbia portato meco. Esso era lungo e di Libri di scienze, e di soda erudizione
il più, come ho detto, per cui ora non mi è così facile il rifarlo a mente, e poi io
non so anche se rifacendolo come era fosse costì approvato. Per la qual cosa
io lascerò a V.S. Ill.ma la cura che faccia la provvista di que’ Libri che
saranno più graditi [a] quei per li quali ora devono servire, e anche secondo i
danari, che hanno presentemente. Mi dispiace che per tutta questa
circostanza io ora non abbia il modo di renderla in alcuna parte servita in
codesto affare, m’auguro però altre occasioni migliori».
Planco dovette cambiare idea, se l’11 ottobre dello stesso
’43 Bianchelli lo ringrazia «della copiosa lista di libri che ella mi
hà trasmessa, onde aver comodo di provedermene ad effetto di
arichir alla compra de’ medesimi questa Publica Libraria».
Nella stessa lettera del 22 gennaio 1743 a Planco,
Bianchelli accenna a «qualche provisione» fatta direttamente da
lui in Venezia e da parte del signor conte Garampi, «di mio
consenso», a Firenze. Segue, nella medesima epistola, la richie-
sta a Bianchi di leggere, quando glielo avrà fatto avere, un
«Elenco» di libri promesso da una terza persona, usando la cor-
tesia di «segnare in margine il nome di quei libri, che considera
più convenirsi di pressente al bisogno e decoro di nostra Libre-
ria».
Francesco Pasini il 30 luglio ’44 riferisce a Bianchi quanto
gli ha scritto l’abate Galli: Bianchelli
«si è annojato del Sig.r Contino Garampi, e perché non è molto contento
de’ libri che questi comprò l’anno passato in Toscana, e perché in due anni
non ha mai conchiuso alcun’altra compra di libri, dicendo continuamente di
scrivere in Inghilterra, in Ollanda, e altrove, ma senza alcun esito, non ve-
dendosi altre risposte se non che i Libraj irritati dal voler risparmiare pochi
scudi non vogliono nemeno più dare i medesimi libri al medesimo prezzo, per
cui essi li avevano offerti una volta».
Bianchelli
«ha ottenuto dall’Ab. Galli, che metta all’ordine de’ Cataloghi di libri che
possono bisognare per la Libreria in ogni materia; e quando li avrà messi
all’ordine, e sarà aperto il commercio con Venezia, si sono accordati
[Bianchelli e Galli, n.d.r.] d’andar colà insieme a fare una buona provvisione,
per quello che colà si potrà ritrovare; nel qual caso porrebbero anche avere
qualche vantaggio».
Pasini prosegue:
«Per la qual cosa il sudd[et]to m[aestr]o Galli mi prega, che, prima di

Bianchetti o dai suoi eredi la cifra stabilita di 236 scudi romani annui. (Lo strumento
legale di tale Concordia, veniva steso il 20 febbraio ’43; l’accettazione da parte della Sacra
Congregazione del Buon Governo reca la data dell’11 novembre 1747, mentre la
registrazione delle decisioni romane avviene in Rimini il 20 marzo 1748: cfr. in AP 433
alla c. 186.) Cfr. anche il cit. Chirografo di Pio VI del 27 luglio 1775, AP 690, ASR, p. 15,
dove si legge pure che l’amministratore dell’eredità Gambalunga riceveva 180 scudi annui
contro i 236 destinati alla Biblioteca Gambalunghiana.
(27) A volte nel testo autografo si legge «Catalogo», a volte «Cattalogo».
ANTONIO MONTANARI
IL CONTINO GARAMPI ED IL CHIERICO GALLI ALLA «LIBRERIA GAMBALUNGA»
PAGINA 9

ritornarmene in Rimini, io procuri d’avere da lei, pregandola instantemente


a suo nome, un indice di libri in materia di Medicina, Fisica, Storia Naturale,
Astronomia, Matematica, Istoria ecc. giacché ella ha tutta la prattica della
Libreria di Rimini, e sa quel che manca, e quello che si è stampato da molti
anni in quà, da che la libreria non n’acompra più».
Galli aveva chiesto a Pasini anche un Catalogo in Teologia,
Storia Ecclesiastica e Jus Pubblico, compilato da «qualche
Teologo, e giurista erudito di Siena (28), o d’altri luoghi». Pasini
comunica a Bianchi di aver risposto a Galli:
«per quello che riguarda a me, io sono dispostissimo a passar le di lui
suppliche con lei; pregandola ancor io a fare con suo commodo, e per quanto
le concedono le altre sue occupazioni, questo beneficio allo stesso Galli, a me,
e a tutti i Giovani Studiosi di Rimini (benché siano pochi) e generalmente a
tutta la nostra commune città».
La lettera si conclude con la duplice richiesta a Bianchi non
solo
«del Catalogo in Fisica, Storia Naturale, Medicina ecc. e in altre cose
spettanti alle principali sue professioni, ma anche dell’altro in Teologia,
Storia Ecclesiastica e Legge; affinché ella, non già a nome di noi, che non
abbiamo alcun merito presso alcuno, bensì a nome suo proprio supplichi per
questo effetto qualche suo amico costì in Firenze».
Precisa infine Pasini:
«Per altro io intendo che queste mie preghiere siano con questa condi-
zione, che se ella, per suoi giusti motivi, stima di non dover fare in conto
alcun Beneficio alla Città nostra, che liberamente risponda quasi che tra me,
e lei non fosse passata ne pur parola su questo affare». (29)
Nel febbraio ’45, Planco invia una raccomandazione a
favore di Galli, tramite don Mariangelo Fiacchi (30),
all’arcivescovo di Ravenna che aveva «l’incombenza di prov-
vedere tutte le persone per la Corte di Suo fratello che è stato
destinato» vescovo di Rimini, cioè mons. Alessandro Guiccioli
(che sarà nominato ufficialmente il 21 maggio). Essendo ancora
vacante il posto di Segretario del vescovo, Planco propone
l’abate Galli, «un gran buon carattere», dotto nelle scienze,
«molto bene informato di varie lingue erudite», «giovane
studioso, e onesto», il quale «ora serve qui di Vicebibliotecario

(28) Pasini era allora a Siena, come abbiamo visto dalla lettera di Galli a Bianchi del 4 agosto
’44.
(29) Il 15 luglio ’44 Pasini ha comunicato a Bianchi: «Il nostro povero D. Stefano Galli seguita a
scrivermi i soliti suoi dolori, guai e lamentazioni». Da lettera di Lorenzantonio Santini a
Bianchi (30 giugno ’44), apprendiamo che Galli era stato colpito dalla morte della madre e
che aveva due sorelle malate per le quali ricorreva ai suggerimenti di Bianchi. Santini,
savignanese di origine, era «pauperum medicus» a Rimini.
(30) Cfr. il cit. Minutario, c. 374v. La lettera è del 6 febbraio ’45. Don Fiacchi è bibliotecario
dell’Abbazia di Sant’Apollinare in Classe, a Ravenna. Debbo la notizia alla cortesia del prof.
P. G. Pasini.
ANTONIO MONTANARI
IL CONTINO GARAMPI ED IL CHIERICO GALLI ALLA «LIBRERIA GAMBALUNGA»
PAGINA 10

nella nostra pubblica Libreria». «In oltre», conclude Planco, «egli


è bisognoso non avendo patrimonio per tirare avanti a dir
messa, per cui con ogni attenzione si sforzerà di servir bene il
Suo Padrone, e di far onore a sé, e a chi l’avrà proposto».
Anche Bianchelli ha raccomandato Galli all’arcivescovo di
Ravenna: lo scrive don Fiacchi a Planco, rassicurandolo che, se
come teme, il loro interessamento non avrà effetto, «in ogni caso
al nuovo Vescovo non riuscirà incognito il sig. Abate Galli, e le
sue prerogative; le quali forse potrebbero, come ardentemente
bramo, essere considerate e premiate in altra maniera».
Alle notizie fin qui raccolte dagli epistolari planchiani,
possiamo aggiungerne altre, sempre a proposito dell’abate Galli,
ricavandole da documenti, conservati all’Archivio di Stato di Ri-
mini. Si tratta di atti comunali, relativi alla gestione della
«Libreria Gambalunga», e legati alla vicenda personale del
bibliotecario Bianchelli. (31)
Il 24 giugno 1748 [AP 690] il Legato cardinale Giacomo
Oddi scrive da Ravenna al Governatore di Rimini:
«Se per non avere il Conte Bianchelli nelli due triennj, ne’ quali ha
sostenuta la Carica di Bibliotecario di cod[est]a Libraria Gambalunga
adempito l’obbligo instromentale da esso fatto allorche assunse tal Carica, ed
adempiti i Capitoli formati da cod[esto] Pubblico per la conservazione, e
buona direzione della medesima Libraria crede il Magistrato di non dover far
continuare il detto Conte Bianchelli nell’accennata Carica, potrà valersi di
quella libertà, e Gius che gli è stato dal Testatore Alessandro Gambalunga
conferito, e confermato dal Pubblico con i prefati Capitoli. Partecipi V.S. tutto
ciò al Magistrato suddetto per sua Regola. E le auguro felicità».
Il 26 giugno [AP 690] lo stesso Legato scrive:
«Mi ha il Conte Lod[ovi]co Bianchelli addotte ragioni tali che escludono
tutte quelle eccezioni, che dal March[es]e Buonadrata (32) gli sono state
date intorno alla sua Carica di Bibliotecario di cod[est]a Libreria Gamba-
lunga; onde non ostante l’altra mia lettera a V.S. scritta sotto li 24 del
corr[ent]e farà V.S. sapere alle Parti, che si servano in Giudizio delle loro
Ragioni, ove ognuno deducendo le proprie avrà modo il Giudice d’esaminarle,
e di rendere la dovuta giustizia a Chi potrà competere, senza timore
d’aggravare veruno».
Il 29 giugno [AP 690] il Legato precisa che con la sua
lettera del 26 non ha inteso «di togliere al Magistrato la facoltà
di esercitare quegli atti» che i pubblici Capitoli e la Disposizione
testamentaria di Alessandro Gambalunga gli garantiscono di

(31) Gli atti che citeremo, appartengono a varie raccolte di documenti dell’Archivio Storico Co-
munale di Rimini in ASR, la cui classificazione indicheremo di volta in volta. Per i fogli
sparsi (e senza numerazione) di AP 690, useremo nel corso del nostro testo l’indicazione
«[AP 690]» dopo la data relativa.
(32) È il Magistrato di cui si è letto sopra, cioè Giambattista Diotallevo Buonadrata.
ANTONIO MONTANARI
IL CONTINO GARAMPI ED IL CHIERICO GALLI ALLA «LIBRERIA GAMBALUNGA»
PAGINA 11

compiere «per la pubblica indennità»; ma ha soltanto voluto che


le ragioni dei ricorrenti, espresse «estragiudizialm[ente]» al
Legato medesimo, venissero invece esperimentate «in
Giud[izi]o».
Intanto il 28 giugno [AP 690] è stata affissa in Rimini la
seguente «Notificazione»:
«Essendo vacante la Carica di Bibliotecario di questa Libraria
Gambalunga, si fa perciò intendere a chiunque volesse applicare alla Carica
suddetta, debba aver esibito nel termine di otto giorni […] il suo Memoriale
[…] per esser esposto alla Ballottazione da farsi dagli Ill.mi S. Consoli».
Bianchelli si rivolge al Prefetto della Sacra Congregazione
«Bonis Regiminis», perché blocchi la scelta del nuovo
bibliotecario, indetta nonostante il rescritto [del 26 giugno] del
cardinal Legato di Romagna, ed annulli gli editti indebitamente
affissi a Rimini «pro dicta nova electione». Il Prefetto «Bonis Re-
giminis» decreta il 6 luglio [AP 690] una sospensione di quindici
giorni. Il 16 ottobre Bianchelli intanto viene estratto console
per il bimestre novembre-dicembre 1748. (33)
Il 9 novembre la Segreteria di Stato scrive al cardinal
Valenti «Governatore di Rimino» (34), questa lettera, fatta
registrare in AP 874 (Registro dei Consigli, 1746-1760), il
giorno 18:
«La Santità di N. S. giustamente irritata dalla temeraria protesta fatta
dal conte Bianchelli nel pubblico Consiglio nell’Atto di Aggregazione del sig.
Lorenzo Piccioni, in riparo di sì scandaloso attentato vuole, che il
med[esim]o Conte Bianchelli sia immediatamente rimosso dal Carico, che
occupa in Magistrato, e che di più sia inabilitato per sempre a qualunque
Carica pubblica, e che inoltre debba egli subito costituirsi in Sinigaglia».
Planco incontra Bianchelli il 25 e il 27 novembre, prima a
Pesaro e poi a Senigallia. (35)
L’esilio di Bianchelli non dura a lungo, se il 18 luglio ’49 egli
viene estratto come podestà, carica a cui rinuncia il 4 ottobre.

(33) Cfr. AP 874, c. 46v.


(34) L’elenco dei «Governatori ecclesiastici della città», in Tonini, Rimini dal 1500 al 1800, cit.,
tomo II, p. 90, non contiene questo cardinal Valenti (mentovato in AP 874, come
destinatario della missiva spedita da Roma il 9 novembre). L’elenco di Tonini cita un
Antonio M. Marcosanti «fin verso il Novembre del 1748», ed un successivo Giuseppe Bruni
presente a Rimini il 2 novembre, anche se «il Zanotti cominciò a vederlo a’ 24 Sett. del
1749». (Il notaio M. Zanotti raccolse un consistente numero di cronache e documenti, ora
in BGR.)

(35) Cfr. i citt. Viaggi 1740-1774 di Bianchi (SC-MS. 973), a c. 360r (25 novembre, Pesaro:
«andai a trovare il Sig. Conte Lodovico Bianchelli, che stava ad albergare alla Campana
Vecchia»), ed a c. 360v (27 novembre, Senigallia: «col sig. Gianantonio Vanzi andai a
trovare il Sig. Co: Bianchelli», «andai a ritrovare il Sig. Co: Bianchelli con quale discorsi
alquanto»). Bianchelli e Vanzi erano stati «Gentiluomini ambasciatori» di Rimini nel 1742
(cfr. TONINI, Rimini dal 1500 al 1800, cit., tomo I, p. 569).
ANTONIO MONTANARI
IL CONTINO GARAMPI ED IL CHIERICO GALLI ALLA «LIBRERIA GAMBALUNGA»
PAGINA 12

(36) Un’informazione interessante sul nostro personaggio è in


un’epistola a Planco di mons. Niccolò Oddi (37) il quale scrive da
Viterbo il 26 maggio 1751 che non era «sinora riuscito ne pure
al papa di far mettere giudizio al Conte Bianchelli con nuove
notificazioni».
La «certa protesta» di Bianchelli per il caso Piccioni, di cui si
legge alla c. 49 di AP 874, era stata trascritta nelle cc. 47-48,
poi «formalmente» levate per ordine del Legato. La protesta (38)
era avvenuta quando Bianchelli aveva «difeso in consiglio, nella
sua veste di magistrato dei consoli, l’autonomia della città in
materia di nobilitazioni, in occasione dell’aggregazione nel
Consiglio Generale nel numero dei nobili di un certo Lorenzo
Piccioni, ricco commerciante di pellami, a favore del quale il
papa aveva fatto scrivere per ben tre volte alle autorità
riminesi». (39)
Sulla vicenda, si hanno ulteriori particolari nel Registro dei
Signori XII, AP 52 (40), ove è pure contenuto il «memoriale» di
Bianchelli, da cui si ricava l’idea della complessità della
questione Piccioni, la quale aveva coinvolto pure la Sacra
Consulta. Il testo del «memoriale» di Bianchelli, riportato in AP
52, è quello fatto scomparire da AP 874 con il taglio delle cc. 47-
48. Esso ci presenta il problema non come una bizzarra alzata
di testa di Bianchelli, bensì quale rigorosa questione d’in-
terpretazione di norme giuridiche. Piccioni, dichiarato
soccombente, fu ammesso all’appellazione: pendente la causa
presso la Sacra Consulta, sosteneva Bianchelli, non poteva il

(36) Cfr. AP 874, c. 66r per l’estrazione, e c. 67v per la rinuncia. Sulle precedenti funzioni pub-
bliche svolte da Bianchelli, nel corso del ’48, cfr. il documento AP 52 (di cui diremo più
avanti), alle date del 12 marzo e del 30 luglio. Il pontefice era Benedetto XIV, Prospero
Lambertini. Sull’esilio del nostro personaggio, si legge in TONINI, Rimini dal 1500 al 1800,
cit., tomo I, p. 656: «Che cosa poi seguisse a punizione del Bianchelli non ho trovato né
occorre cercarlo».
(37) La lettera è in FG-LGB. Oddi al tempo era un arcivescovo, poi nel ’55 divenne cardinale:
così si legge in un’annotazione di mano dello stesso Gambetti, apposta sulla vecchia cami-
cia che contiene i documenti.
(38) «Un incidente disgustoso» definisce C. Tonini la protesta di Bianchelli: cfr. Rimini dal 1500
al 1800, cit., tomo I, p. 655. Un «non bello incidente», leggiamo invece nel tomo II del
Compendio della Storia di Rimini dello stesso C. Tonini (Rimini, 1895-96), p. 193.
(39) Cfr. P. DELBIANCO, La Biblioteca Gambalunghiana, cit., p. 1126. (Sull’argomento, si veda
anche in TONINI, Rimini dal 1500 al 1800, cit., tomo I, pp. 655-656.) Lorenzo Piccioni,
assieme alla moglie Angelica, è nominato da Planco nel cit. ms. 973, c. 362r/v.
(40) Il documento AP 52 è intitolato Congregazione de Signori Dodici che principia li 14 set-
tembre 1746, e termina li 12 giugno 1757 (ASR), ed è senza numerazione delle cc.; la
parte che ci interessa, alla data del 18 ottobre 1748, riporta prima tre lettere del Se-
gretario di Stato (rispettivamente del 28 agosto, 25 settembre e 5 ottobre ’48); poi il
«memoriale» di Lorenzo Piccioni, ed infine quello di Bianchelli «e suoi Consozy nella Causa»
della pretesa aggregazione «che è in Sac[ra] Consulta».
ANTONIO MONTANARI
IL CONTINO GARAMPI ED IL CHIERICO GALLI ALLA «LIBRERIA GAMBALUNGA»
PAGINA 13

Consiglio riminese adottare nessuna deliberazione al riguardo,


«senza offendere, et render lesa la autorità del Principe
Supremo», rappresentato dalla stessa Sacra Consulta.
Il 20 novembre il cardinal Legato Oddi, rivolgendosi ai
Consoli riminesi, dichiara il bibliotecario Bianchelli «morto
civilmente», per cui si dovrà «venire all’Elezione formale, e
stabile d’altro soggetto in Bibliotecario di cod. Libreria
Gambalunga, non essendo in questo caso admissibile il tempera-
mento da Loro presosi del provvisionale Sostituto». (41) Questo
«provvisionale Sostituto» è Galli stesso, come si legge da un suo
documento che riporteremo tra qualche riga.
Un’altra «Notificazione» per l’«Elezione formale e stabile del
Bibliotecario della Libreria Gambalunga» viene pubblicata il 23
novembre 1748 [AP 690]. Risulterà vincitore Bernardino Bru-
nelli. (42) Tra i concorrenti c’è anche l’abate Galli, il quale scrive
nella sua domanda:
«Stefano Galli Sacerdote Riminese Oratore umilissimo delle Sig.rie Loro
Ill.me per l’Elezione, che dovrà farsi del nuovo Custode della Libreria
Gambalunghiana (43) di questa Città, della quale egli è stato custode per
sett’anni, e alla quale ultimamente fu nominato custode principale per modo
di provisione dalla Benignità delle Sig.rie Loro Ill.me, riverentemente le
supplica a volersi degnare di graziarlo anche ora del d[ett]o Posto, salvo che
nel caso, che vi fosse lettera commendatizia per altri dell’E.mo Legato, nel
qual caso non intende di concorrere, e prega le Sig.rie Loro Ill.me a voler
tenere il Memoriale di Lui per non dato».
In testa alla lettera c’è questa aggiunta di mano ignota:
«Adì 6 dic. 1748 essendosi avuta notizia dal Sig. Gov[ernato]re esservi
Lettera Comendatizia dell’Em. Leg[at]o per il Sig. Brunelli, per ciò fu ritirato
il presente memoriale, giacche così supplica il sig. D. Galli medesimo».
L’11 dicembre [AP 690] il cardinal Legato scrive ai Consoli
riminesi:
«Nella elezione del S.r Bernardino Brunelli in Bibliotecario di cod[es]ta
Libreria Gambalunga, mentre le SS. VV. sonosi compiaciute di avere in
considerazione le mie raccomandazioni espressele per questo soggetto di
una piena onoratezza, e capacità, jo però non lascio di darne alla Loro at-
tenzione il dovuto peso; da vedermi scemato nelle opportunità tutte di dover
Loro corrispondere, in mag[gio]r comprova del vero sentimento, con cui
passo ad augurare alle SS. VV. felicità».

(41) Cfr. AP 874, c. 49v.


(42) I concorrenti, oltre al vincitore Brunelli (rimasto in carica sino al 1767), e al nostro Galli,
furono, secondo quanto risulta dalle domande conservate in AP 690, don Paolo Lagli,
archivista della cattedrale di Rimini; don Giovanni Fabri, rettore della parrocchia di San
Tommaso; e don Filippo Cammilli, rettore di Sant’Agnese.
(43) È la prima volta che, in questa serie di documenti, appare la dizione «Gambalunghiana»,
anziché «Gambalunga».
ANTONIO MONTANARI
IL CONTINO GARAMPI ED IL CHIERICO GALLI ALLA «LIBRERIA GAMBALUNGA»
PAGINA 14

Il 12 dicembre [AP 690] Galli protesta con un «Monitorio


Inibitoriale» di cui non abbiamo trovato traccia (44), ma che ci è
documentato dalla revoca da lui compilata il giorno successivo.
Scopo del «Monitorio», scrive Galli nella revoca, era quello di
ottenere «che o non s’elegesse, o non si mettesse alcuno in pos-
sesso della Custodia della Libreria Pubblica di Rimino, e ciò
perché» lui era «stato eletto Bibliotecario Provvisionale dopo la
rimozione del Sig.r Conte Ludovico Bianchelli Bibbliotecario
assoluto». Galli aveva ritenuto «d’aver ragione di sostenere» la
sua «Elezione provvisionale contro una Elezione assoluta». Ma,
accortosi «ora di non aver giusto titolo, azione, e ragione per far
sospendere o contrastare una assoluta Elezione, e temendo
d’altra parte, che questo atto» possa «interpretarsi a sinistro, e a
svantaggio del Sig.r Conte Bianchelli, e che a Lui possa tornare
in danno» (il che non era nelle sue intenzioni), Galli dichiara di
ritrattare ed annullare, facendolo considerare «come non
ispedito», il «Memoriale» in questione.
Il 17 dicembre [AP 690] il Legato Oddi scrive ai Consoli di
Rimini:
«Ho veduta la rinunzia fattasi da D. Stefano Galli al Monitorio […] per
impedire il possesso della Carica al nuovo Bibliotecario della Libreria
Gambalunga dalle Sig. V.re eletto, ne altro per ora m’occorre di replicarLe su
ciò, sentendo con piacere, che le Sig. V.re impieghino tutta la loro attenzione
per far compilare l’inventario di detta Libreria».
Un altro «Monitorio» viene presentato al Sindaco del
Pubblico, questa volta da parte dello stesso Bianchelli. Ne
abbiamo notizia indirettamente da una lettera del Legato ai
Consoli del 18 gennaio ’49 [AP 690], in cui il Legato dichiara di
informare la Segreteria di Stato che «siccome per ordine di
N[ostro] Sig[no]re è stato il d[ett]o Conte inabilitato sempre a
qualunque carica pubblica, così rendendosi ancora inabilitato a
quella di Bibliotecario, non dee però il detto Monitorio
attendersi in conto alcuno».
La volontà del Santo Padre non si discute, motiva
giuridicamente il Legato, aggiungendo che «finche non gionga
Loro ordine in contrario», i consoli «dovranno far continuare nel
suo Possesso già ricevuto il S.r Bernardino Brunelli, e compiere
l’intera consegna di tutta la Libreria».

(44) «Avendo io D. Stefano Galli fatto espedire jeri 12. del corr.e pel Piaziaro della Curia Vesco-
vile, e per gli Atti del Sig.r Domenico Lazzaroni Notajo, un Monitorio Inibitoriale», ecc.: così
si legge nella revoca (di cui parliamo subito di seguito), voluta dallo stesso Galli. Neppure
negli atti del Notaio Domenico Antonio Lazzaroni (1748, parte II, ASR), esiste tale
«Monitorio Inibitoriale».
ANTONIO MONTANARI
IL CONTINO GARAMPI ED IL CHIERICO GALLI ALLA «LIBRERIA GAMBALUNGA»
PAGINA 15

Un’ulteriore epistola del Legato ai Consoli, datata 29


gennaio ’49 [AP 690], riguarda direttamente Galli:
«Sento con infinita ammirazione, che il Sacerdote Galli nel longo tempo,
che ha esercitata la custodia d’una Libreria non abbia appreso, che, con
ubbidire alli supremi ordini del Sovrano, non s’incorre in alcun attentato,
anzi s’incorre in una ardita insolenza, quando si ricusa ubbidire alli
med[esi]mi. Io ben vedo, che il sud[dett]o Sacerdote si lusinga coperto
dall’Abito clericale potere entrare impunem[en]te in ballo ancora lui per
fare più bella la scena: ma può essere, che incontri un suono di suo poco
piacimento».
Il Legato invita i Consoli a «rinnovare al detto Sacerdote li
primi» ordini impartitigli, aggiungendo:
«e quando continui nel suo stravolto sentim[ent]o, si contentino farlo
sapere a cod[es]to loro Govern[ato]re, al quale suggerisco tuttociò, che
dovrà fare, per riparare a quella venerazione, che si deve alli supremi
Comandi di N[ost]ro Sig[no]re, ed a quel rispetto che esigge la mia
rappresentanza».
Intanto, gli «Aderenti, e Fautori» di Bianchelli cagionano in
città «nuovi disturbi», su cui il cardinale Segretario di Stato ha
informato il pontefice, «il quale quanto più sempre si meraviglia,
e mostra infastidito di tante insolenze afronte anche de’ Casti-
ghi dati al me[desim]o Reo Principale»: così il 31 gennaio 1749
[AP 690] il Legato Oddi scrive al Governatore di Rimini. La let-
tera prosegue annunciando: il papa «ha approvata la risoluzione
da me presa, e gli ordini, che già diedi a codesto Magistrato in
proposito del Monitorio» del conte Bianchelli, «riducendosi
questo ad una mera animosità da non prezzarsi».
Garampi dalla fine del ’46 è a Roma, dove Galli lo
raggiungerà nell’estate del ’51. (45)

Nota aggiunta al testo pubblicato.


Una chiesa di Assisi appartenuta «alli Reformati» è il Santuario di
Santa Maria delle Carceri, la cui storia è tracciata da Nicola DA
VITORCHIANO (che si firma «Della più Stretta Osservanza di S.
Francesco»), in Memorie antiche e breve descrizione, ecc.,
Costantini, Perugia 1774 (II ed.): il volume, appartenuto alla
Biblioteca del Convento di San Bernardino di Rimini, è ora in BGR
[segn. 12.V.VII.62].

(45) Le date si ricavano dagli epistolari planchiani. Garampi scompare nel 1792.
ANTONIO MONTANARI
IL CONTINO GARAMPI ED IL CHIERICO GALLI ALLA «LIBRERIA GAMBALUNGA»
PAGINA 16

L’illustrazione in frontespizio, Ritratto di mons. Giuseppe Garampi, è


presa dal sito dell’Archivio Segreto Apostolico Vaticano, nella cui
pagina dedicata al cardinale riminese è pubblicata, assieme a
questa biografia che riproduciamo:

«Giuseppe Garampi nacque a Rimini nel 1725, secondogenito del


conte Lorenzo e di Diamante Belmonti. Nel 1746 intraprese la
carriera ecclesiastica e, partito per Roma, vi compì gli studi e venne
ordinato sacerdote nel 1749. Entrato fin da giovanissimo in contatto
con il gruppo di eruditi seguace dei metodi della critica storica
mabilloniana e muratoriana, studiò giurisprudenza e storia
ecclesiastica, divenendo presto membro dell'Accademia di Storia
Ecclesiastica. Benedetto XIV, che lo stimava, lo nominò coadiutore
con diritto di successione dell’allora Prefetto degli Archivi Vaticani
Filippo Ronconi. Nel 1751, alla morte del Ronconi, gli successe
giovanissimo nella carica di Prefetto; nel 1752 fu poi nominato
Prefetto degli Archivi della Basilica di San Pietro e nel 1759 Prefetto
degli Archivi di Castel Sant’Angelo. Dal 1761 al 1764, oltre al lavoro
di Archivista della Santa Sede, gli vennero affidate da Clemente XIII
numerose missioni nel Centro e nel Nord-Europa, che lo portarono ad
acquisire una vasta esperienza diplomatica, culminata con la nomina
a Segretario della Cifra nel 1766. Nei suoi viaggi approfittò per
tenersi in contatto con il mondo erudito europeo e per frequentare
archivi e biblioteche del Continente.

Negli oltre venti anni di prefettura degli archivi della Santa Sede
attese all’opera di riunificazione degli Archivi Vaticani nonché di
recupero del patrimonio documentario e di redazione di indici e
inventari. Sempre in questi anni scrisse le sue principali opere
storiche (dalle Memorie ecclesiastiche appartenenti all’istoria e al
culto della b. Chiara da Rimini ai Saggi di osservazione sul valore
delle antiche monete pontificie).

Nel 1772 Clemente XIV lo preconizzò vescovo titolare di Berito e lo


nominò Nunzio a Varsavia; nel 1776 fu promosso nunzio a Vienna e
vescovo di Montefiascone e Corneto. Nel 1785 venne creato cardinale
e fece ritorno a Roma e nella sua diocesi. Morì a Roma nel 1792 e
venne sepolto nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo, di cui era titolare.

Bibliofilo erudito, raccolse un'imponente collezione di manoscritti e


incunaboli in parte versati dopo la sua morte alla Biblioteca
Gambalunga di Rimini; dotò il seminario della sua diocesi di una ricca
biblioteca di 30.000 volumi e raccolse una biblioteca personale, ricca
di quasi 40.000 volumi, posta in vendita alla sua morte (l'Archivio
Segreto Vaticano ne possiede il catalogo in cinque tomi del libraio De
Romanis). Le sue carte costituiscono tre distinti fondi dell’Archivio
ANTONIO MONTANARI
IL CONTINO GARAMPI ED IL CHIERICO GALLI ALLA «LIBRERIA GAMBALUNGA»
PAGINA 17

Segreto Vaticano (Collectanea-Miscellanea Garampi; Fondo Garampi;


Collezione Garampi)».

Impaginazione pdf, 10-04-2009 18:05.

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