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R CULT
LARTISTA
Georgia OKeeffe (1887-1986), pittrice statunitense. Vicina allavanguardia di New York degli anni Dieci che ruota attorno alla Galleria Stieglitz, sviluppa nel tempo un personalissimo astrattismo lirico e lattenzione per le forme della natura
ei musei del mondo ci sono intere stanze tappezzate di quadri di fiori. Le evitavo, annoiata dalla monotonia di opere che mi parevano tutte uguali: vaso poggiato su ripiano, con sfondo neutro. La maestria degli autori per lo pi olandesi e fiamminghi consiste nel raffigurare i fiori come se fossero veri e gli mancasse solo il profumo. Coi petali vizzi o molli di rugiada, gli steli verde smeraldo o giallognoli e imputriditi, perfino con le mosche e gli insetti che ci ronzano sopra. Ma la mia avversione per i quadri di fiori era anche unavversione di genere (nel senso di gender). Per secoli i pregiudizi accademici hanno relegato la pittura di fiori al gradino pi basso della gerarchia. Al primo posto cera la figura umana (il quadro storico, religioso, mitologico). Allultimo, la figura inanimata (la natura morta). Come pittura di genere, e di genere minore, le artiste donne avevano finito per specializzarsi proprio in quella, divenendo maestre del virtuosismo illusionista, come Rachel Ruysch, o delleleganza decorativa, come Margherita Caffi. Ma io respingevo lassociazione della pittrice con la produzione floreale, che implicava la svalutazione del suo talento. Sul finire dellOttocento, larte moderna ha capovolto la gerarchia, vedendo proprio in un genere cos formalizzato il campo ideale per la sperimentazione pura: basti pensare alle Ninfee di Monet e ai Girasoli di Van Gogh. Ma non mi sono riconciliata coi fiori dipinti dalle donne finch non ho scoperto questo scioccante capolavoro. C unumida macchia scura coronata da sinuose labbra viola, grigie e rosate. I colori, intensi e accostati arditamente, non servono a creare volume o a dare luce: sono colori assoluti. La forma illude: chiunque guardi crede di riconoscere nella sinuosa fessura, che si schiude trionfante e sensuale, un sesso femminile. Non rappresentato con la crudezza anatomica dellOrigine del mondo di Courbet: con una capacit poetica di astrazione quasi giapponese. Ma il titolo non consente equivoci. Il quadro raffigura un Iris nero. Eppure la pittrice che lha dipinto rifiuta con radicalit la zavorra della tradizione e il suo trito simbolismo: sovvertendo ogni rapporto di scala e dimensione, reinventa il proprio soggetto. Quando prendi un fiore in mano e lo guardi ha osservato una volta il tuo mondo in quel momento. Voglio dare quel mondo a qualcun altro. Cos liris nero un fiore-mondo. Visto in tutti i suoi dettagli botanici come attraverso la lente di un microscopio, o fotografato con un potentissimo zoom. Il quadro infatti enorme. Loggetto che rappresenta ingrandito pi di quaranta volte. Questa macro-pittura finisce per trasformarlo in una figura astratta, una sinfonia armoniosa di colore e linea, dipinta a olio con una sbalorditiva sicurezza. Le pennellate restano invisibili, come se il quadro si fosse dipinto da s. Invece Georgia OKeeffe aveva impiegato venticinque anni per impadronirsi di una simile tecnica. Fra i pittori non si trova spesso un Rimbaud: la pittura ha rari geni precoci. Per quasi tutti un lento, caparbio, faticoso apprendistato alla ricerca di se stessi. Il primo fiore dal vero, un arisaro, Georgia laveva disegnato nel 1901, in un collegio di Madison. Dopo una formazione accademica tradizionale, in scuole darte di vario livello, si era impiegata come illustratrice di pubblicit e poi come insegnante in provincia: sarebbe forse rimasta lennesimo talento femminile inespresso se non avesse incontrato
LOPERA
Georgia OKeeffe: Black Iris (1926) New York Metropolitan Museum
GRNEWALD
Crocifissione (5 maggio)