Sei sulla pagina 1di 12

LA MOSTRA IL VOLUME ■ Introduzione

Ideazione e coordinamento Prefazione


editoriale Camillo Ruini
Eugenio Dal Pane
«Cristo ci doni nel nostro mondo l’incontro con la sua presenza
Presentazioni
e così ci dia una fede vivace, un cuore aperto, una grande carità
Curatore prima sezione Pierbattista Pizzaballa per tutti, capace di rinnovare il mondo»
Giorgio M. Vigna, OFM Andrea Cordero Lanza Benedetto XVI, udienza, mercoledì 3 settembre 2008
in collaborazione con di Montezemolo
Studium Biblicum Franciscanum
Gerusalemme Testi
Benedetto XVI Il cristianesimo è l’annuncio di un fatto che ha incontrato e tra-
Curatori seconda sezione Paolo di Tarso. sformato la nostra vita. Esso si comunica normalmente nell’incontro di
Gianluca Attanasio, FSCB Discorsi e omelie una persona con un’altra persona.
Jonah Lynch, FSCB Ogni comunicazione per essere vera e persuasiva deve essere
in collaborazione con Marta Sordi comunicazione di sè: noi comunichiamo veramente solo ciò che ha
Fraternità Sacerdotale dei Missionari Paolo e l’impero romano. colpito noi per primi.
di san Carlo Borromeo Da Tiberio a Nerone Questo ci insegna Paolo che a tutti ha annunciato ciò che aveva
incontrato – Cristo risorto –, dal quale era stato conquistato e trasfor-
Ricerca e commento iconografico Eugenio Dal Pane mato: «Per me vivere è Cristo».
Sandro Chierici, Ultreya Paolo, testimone La vita di Paolo, da persecutore a testimone, e la nuova identità
della misericordia di Dio scaturita dall’evento che gli è accaduto “sulla via di Damasco” si of-
Progetto grafico
frono a ciascuno come occasione per una verifica della propria vita e
Andrea Cimatti Coedizione
della propria fede così da essere destati ad una più intensa passione di
Itaca - Libreria Editrice Vaticana
comunicare ad altri ciò che si è (ri)scoperto vero per sé.
Organizzazione e comunicazione
Questa guida breve alla mostra contiene alcuni interventi dei cu-
Gaia Aulino, Cristina Zoli p. 160, illustrazioni a colori
Itaca Eventi Euro 16,90
ratori che presentano il filo rosso dei rispettivi contributi; inoltre ac-
cenna ad alcuni approfondimenti che rinviano al catalogo di cui si
Collaborazione organizzativa sottolinea come originale contributo l’intervista a Marta Sordi che ap-
Giuseppe Caffulli, Terra Santa profondisce il contesto religioso, culturale, sociale e politico nel quale
è vissuto Paolo.
Informazioni e prenotazioni
www.itacaeventi.it Il percorso della mostra
eventi@itacalibri.it
tel. 0546 656188 La mostra “Sulla via di Damasco. L’inizio di una vita nuova” si col-
loca nell’alveo dell’Anno Paolino come strumento per fare conoscere
Itaca Eventi è una iniziativa di la vita e l’insegnamento di san Paolo dal quale, come ha ricordato
Itacalibri Srl recentemente Benedetto XVI, imparare la fede – vera risposta alle più
via Provinciale Lughese 1880 profonde domande dell’uomo – e la sua passione per il Vangelo, di
48014 Castel Bolognese (RA) cui noi tutti abbiamo profonda necessità. La mostra è stata promossa

1
dal Servizio nazionale per il progetto culturale della Chiesa italiana e ■ Postfazione
realizzata da Itaca, società editrice e di promozione culturale.
L’esposizione si articola in due sezioni e in un epilogo. La prima
sezione, seguendo la narrazione degli Atti degli Apostoli, ricostruisce i
momenti salienti della vita di san Paolo, da Gerusalemme (martirio di
santo Stefano) a Roma (martirio di san Paolo), considerata nel contesto Quando nel dicembre 1989 fondai Itaca, scelsi questo nome a
seguito della lettura di una frase in cui Mircea Eliade descrive Ulisse
della storia e della missione della Chiesa delle origini.
come emblema dell’uomo che nel viaggio della vita rischia di smarrirsi,
Ogni pannello presenta un’immagine a carattere artistico o arche-
come in un Labirinto, eppure sempre proteso a tornare a Itaca per
ologico sui luoghi paolini; la cartina geografica; il raccordo narrativo;
ritrovare la casa, cioè l’affetto in cui la vita trova consistenza, come
citazioni tratte dagli Atti o dalle Lettere; il commento che fa emergere
dice san Tommaso: «La vita consiste nell’affetto che principalmente lo
stili e contenuti della predicazione di Paolo, la sua opera di edificatore
sostiene e nel quale trova la sua più grande soddisfazione».
della Chiesa, la personalità di uomo afferrato dal Signore.
La mostra ha al fondo le domande che accompagnano, spesso
La seconda sezione, in cui ha grande importanza l’apparato ico-
inconsapevolmente, la vita di ogni uomo: che cosa può rendere felice
nografico, ci inoltra nella umanità di Paolo, nella sua nuova identi- l’uomo, protagonista della propria vita e responsabile di fronte al
tà, frutto della sorprendente iniziativa di Dio, sorgente di vera libertà. mondo?
Ghermito da Cristo, Paolo lo annuncia a tutti come l’unico in cui c’è Che cosa, chi, può essere risposta adeguata al suo desiderio, che,
salvezza: così, ovunque arriva, genera comunità. Immedesimato con se uno è leale con l’esperienza, è un desiderio infinito di infinito, che
Lui fino a condividerne la passione, egli partecipa alla sua vittoria e non può sostare mai definitivamente su nessuna cosa, perché, come
mostra il destino di gloria cui è chiamato ogni uomo. diceva Montale, «tutte le immagini portano scritto “più in là”». Più
L’epilogo condensa in un’immagine la missione della Chiesa nel drammaticamente scrive Rebora: «Qualsiasi cosa tu dica o faccia / c’è
mondo. Grazie all’azione dello Spirito Santo, stretta attorno a Pietro e un grido dentro: non è per per questo, non è per questo! E così tutto
Paolo, essa si mostra come una nuova città in cui si concretizza «un rimanda a una segreta domanda…».
modo nuovo e autentico di essere fratelli, reso possibile dal Vangelo di Che cosa dà senso al vivere e al morire, che cosa fa sì che gli istanti
Gesù Cristo» (Benedetto XVI), offerto a tutti gli uomini. della vita, le azioni, le parole non siano preda del nulla, e l’uomo «una
passione inutile», come diceva Sartre?
I curatori L’epilogo della mostra si connette ad un altro gruppo di domande:
che cosa vince l’estraneità e l’inimicizia che con tanta facilità e così
La mostra, da me ideata e coordinata, è il frutto del lavoro di diversi sovente si annidano nei rapporti tra gli uomini, e può permettere
collaboratori. La prima sezione è stata curata da p. Giorgio M. Vigna, l’accadere dell’unità tra l’uomo e la donna, tra capo e dipendente, tra
ofm, commissario di Terra Santa in Piemonte, in collaborazione con lo giudei e greci, tra le culture e i popoli, da tutti auspicate e desiderate e
Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme; la seconda sezione, che pure sembrano di impossibile realizzazione?
che sviluppa quattro temi, è stata curata da don Gianluca Attanasio e Se queste domande sono vere e continuano, al di là di ogni
da don Jonah Lynch, della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di san anestesia frutto della mentalità che respiriamo ogni giorno, ad
Carlo Borromeo. Sandro Chierici, storico dell’arte e direttore editoriale albergare nel profondo del cuore di ciascuno, chi può ridestarle se
di Ultreya, è l’autore della ricerca e del commento iconografico. non un testimone, uno i cui occhi hanno visto, mettendoci alla scuola
In fase realizzativa è stato determinante l’apporto del mio grafico, del quale anche noi possiamo vedere?
Andrea Cimatti, che ha saputo dare alla ricchezza di materiali – testi e Per ritornare a Itaca e ritrovare sé stesso e l’amicizia con gli altri
immagini – messa a disposizione dai curatori una forma che una per- uomini, Ulisse – ciascuno di noi – deve mettersi alla scuola di Paolo.
sona ha definita “spettacolare”, aggettivo che definisce qualcosa che E.D.P.

2 23
dignità e comunicargli l’autentico senso della sua esistenza. Quando il attira lo sguardo, che colpisce in primo luogo gli occhi e, attraverso di
credente lo segue docilmente è in grado di lasciare una traccia duratu- essi, provoca un movimento del cuore e della mente.
ra nella storia. È la traccia dell’Amore di cui diviene testimone proprio Le immagini non sono decorative. Quelle di carattere archeologi-
perché afferrato dall’Amore. Ed allora ciò che fu possibile per san Paolo co indicano che quella di Paolo è una storia reale e che ha vissuto la
lo diventa anche per ciascuno di noi. Non importa se il disegno di Dio fede dentro il contesto religioso, culturale, sociale e politico del suo
prevede per noi un ridotto raggio d’azione; non importa se viviamo tra tempo; quelle di carattere artistico mostrano l’interpretazione che dei
le pareti di un monastero di clausura o se siamo immersi in molteplici fatti o della personalità di Paolo. In tal senso le immagini vogliono
e diverse attività del mondo; non importa se siamo padri e madri di fa- facilitare una sorta di immedesimazione.
miglia o consacrati o sacerdoti. Dio si serve di noi secondo il suo piano
d’amore, secondo modalità che Lui stabilisce e ci chiede di assecon-
dare l’azione del suo Spirito; ci vuole suoi collaboratori per la realiz- Il titolo della mostra
zazione del suo Regno. A ciascuno dice: «Vieni e seguimi» (Le 18,22),
e soltanto seguendolo l’uomo conosce la vera esaltazione del suo io. Sulla via di Damasco vuole sottolineare non ciò che Paolo ha fat-
Questo ci insegna l’esperienza dei santi, uomini e donne, che molto to, ma l’origine da cui tutto è scaturito. Tutto comincia con un fatto
spesso hanno vissuto la loro fedeltà a Dio in maniera discreta e ordi- assolutamente imprevedibile e sconvolgente che trascina tutta la vita.
naria. E tra di loro troviamo molti veri protagonisti della storia, persone Le conseguenze sono diverse per ciascuno di noi, ma all’origine
pienamente realizzate, esempi viventi di speranza e testimoni di un dell’essere cristiani c’è l’incontro con Cristo.
amore che nulla teme, nemmeno la morte». Il Papa ha dedicato l’udienza del 3 settembre «all’esperienza che
san Paolo ebbe sulla via di Damasco… Il Cristo risorto appare come
una luce splendida e parla a Saulo, trasforma il suo pensiero e la sua
Dal Vaticano, 12 agosto 2008 stessa vita». E prosegue: «San Paolo, quindi, è stato trasformato non da
un pensiero, ma da un evento, dalla presenza irresistibile del Risorto,
della quale mai potrà in seguito dubitare tanto era stata forte l’eviden-
za dell’evento, di questo incontro. Esso cambiò fondamentalmente la
vita di Paolo».
Un luogo, un fatto che accade sono alla portata di tutti, si impon-
gono ai nostri occhi, chiedono solo di essere riconosciuti. Cosa c’è di
più semplice? «La nostra fede non nasce da un mito, né da un’idea,
bensì dall’incontro con il Risorto, nella vita della Chiesa» (Benedetto
XVI). Poiché «Dio si è mostrato» la fede è fede in Colui che si è fatto
vedere, presenza così attraente da cui tutta l’umanità di Paolo è trasci-
nata fino alla consegna di tutta la propria libertà.
L’inizio di una vita nuova. Cosa significa esistenzialmente questa
espressione? Innanzitutto è un desiderio: anno nuovo, vita nuova una
nuova vita Il passare del tempo accumula pesi, stanchezze, fatiche,
dolori e cresce il bisogno di una novità, di un cambiamento radica-
le, che si spera possa essere portato dalla fortuna. È la domanda di
Nicodemo a Gesù: Come può un uomo rinascere quando è vecchio? Il
Papa a Sidney ha parlato del bisogno di rinnovamento del mondo (cfr.
pp. 62-63. Tutte le citazioni di pagina si riferiscono al catalogo).

22 3
Il sottotitolo intende cogliere questo desiderio e proporre l’espe- con consolazioni e gioie di cui godere. È lui stesso a darne testimo-
rienza di Paolo come paradigmatica. La vita nuova non è frutto del- nianza viva in moltissimi passi dei suoi scritti. Ecco cosa dice, per
la fortuna e nemmeno della capacità dell’uomo, del suo impegno esempio, nella Seconda Lettera al Corinti: «Cinque volte dai Giudei ho
nell’osservaznza della Legge, della sua coerenza, perché ciascuno di ricevuto i trentanove colpi; tre volte sono stato battuto con le verghe,
noi deve fare i conti con un limite radicale, che si chiama peccato e una volta sono stato lapidato tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso
ultimamente morte. Paolo ci dice che la vita nuova è pura grazia, dono un giorno e una notte in balia delle onde. Viaggi innumerevoli, perico-
gratuito di Dio che «mi ha amato e ha dato sé stesso per me» (Gal 2,20). li di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli
Per questo, dice Paolo, «questa vita che vivo nella carne io la vivo dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare,
nella fede del figlio di Dio» (Gal 2,20), cioè nell’appartenenza a Lui. pericoli da parte di falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero
farne e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. E oltre a tutto questo,
Il contesto culturale in cui si colloca l’Anno Paolino (e la mostra) il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è
debole, che anch’io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne fre-
Mi sono chiesto a quale domanda intenda dare risposta l’Anno ma?» (11,24-19). Questa corsa a ostacoli – cosi la potremmo definire
Paolino, in quale contesto si collochi. A Sidney Benedetto XVI par- –, compiuta con la forza e nel nome del suo Redentore, Paolo la con-
lò del bisogno di rinnovamento del mondo, dove tanti vivono in una cluse a Roma, dove condannato a morte venne decapitato. Assieme a
disperata ricerca di significato. «Per molti, ha detto recentemente in lui, nell’infuriare della persecuzione dell’imperatore Nerone, moriro-
Francia, Dio è diventato il grande Sconosciuto, ma anche l’attuale as-
no molti altri cristiani e tra questi Pietro, il pescatore di Galilea e capo
senza di Dio è tacitamente assillata dalla domanda che riguarda Lui».
della Chiesa.
Il Papa descrive una separazione tra Dio e l’uomo per il quale la
La vita di Paolo può essere considerata veramente “riuscita”?
parola fede è diventata una parola vuota, priva di ragionevolezza e
Siamo qui dinanzi al paradosso della vita cristiana come tale. Che cosa
persuasività. Di fronte a questo egli propone la figura di Paolo, cioè
significa infatti per il cristiano “riuscire”? Che cosa ci dicono le vite di
mette davanti ai nostri occhi uno che ha visto, seguendo il quale anche
tanti santi che hanno trascorso la loro esistenza ritirati nei conventi?
noi possiamo vedere.
Che cosa ci dicono le vite e le morti di innumerevoli martiri cristiani,
Facendoci vedere i luoghi dove Paolo ha annunciato il Vangelo,
la mostra vuole sottolineare che quella di Paolo è stata una esistenza i cui nomi sono sconosciuti ai più, i quali hanno concluso l’esisten-
reale, come quella di ciascuno di noi, e documentare quale novità, za, non tra le acclamazioni, ma circondati dal disprezzo, dall’odio e
quale trasformazione, quale febbre di vita, quale passione per l’uomo dall’indifferenza? Dove sta dunque la “grandezza” della loro vita, la
avvenga quando un uomo è preso da Cristo. luminosità della loro testimonianza, il loro “successo”?
Anche di recente il Santo Padre Benedetto XVI ha ricorda-
to che l’uomo è fatto per il compimento eterno della sua esistenza.
Misericordia e fraternità Ciò va ben oltre la semplice riuscita mondana e non è in contrad-
Sono molti i temi presenti nella mostra che si potrebbero sotto- dizione con l’umiltà delle condizioni in cui si svolge il suo pelle-
lineare. Accenno a due parole che mi hanno particolarmente col- grinaggio sulla terra. Il compimento dell’umano è la conoscenza
pito, misericordia e fraternità. Paolo è «il persecutore… scelto da di Dio, da cui ogni persona è stata creata e a cui tende con ogni fi-
Dio», come si legge congiungendo il titolo dei primi due pannelli. bra del proprio essere. Per conseguire questo, non serve né fama
Sulla via di Damasco Paolo fa esperienza di Dio «ricco di misericor- né successo presso le folle. Ecco dunque il protagonismo che il ti-
dia». Gli uomini del nostro tempo hanno bisogno di risentire que- tolo della presente edizione del Meeting di Rimini punta a ripro-
sto annuncio e di fare questa esperienza, che ciò che ci salva, ciò porre, Protagonista della sua esistenza è chi dona la sua vita a Dio,
che ci ricrea non è la nostra capacità, ma l’abbraccio gratuito di un che lo chiama a cooperare all’universale progetto della salvezza.
Altro che non guarda ai nostri limiti, ma alla profondità del cuore. Il Meeting vuole ribadire che solo Cristo può svelare all’uomo la sua vera

4 21
e miti della televisione e dello spettacolo, dagli atleti, dai giocatori di L’uomo ritrova sé stesso, scopre il valore di sé quando si sente chia-
calcio, ecc. mato da un Altro e ne sperimenta l’amore. Come disse Giovanni
Ma che ne è di chi non accede a un tale livello di visibilità socia- Paolo II a Cracovia (18 agosto 2002), «Al di fuori della misericordia
le? Che ne è di chi è dimenticato, se non addirittura schiacciato dalle di Dio non c’è nessun’altra fonte di speranza per gli esseri umani».
dinamiche della riuscita mondana su cui è impostata la società in cui L’altra parola che vorrei sottolineare è la parola fraternità, che nella
vive? Che ne è di chi è povero, inerme, malato, anziano o disabile, di mostra è rappresentata dal legame tra Pietro e Paolo. La presenza di
chi non ha talenti per farsi strada tra gli altri o è senza mezzi per colti- Dio come colui che abbraccia e perdona crea la comunione tra gli uo-
varli, di chi non ha voce per far sentire le proprie idee e convinzioni? mini, perché è vinta l’estraneità: «Tutti voi siete uno in Cristo Gesù».
Come considerare chi conduce una vita oscura, senza apparente rile- In sintesi la mostra vuole indicare nella testimonianza di Paolo
vanza per giornali e televisioni? L’uomo di oggi, come quello di tutti i la strada del ritrovamento di sé e insieme della comunione tra gli uo-
tempi, tende alla propria felicità e la insegue dovunque crede di po- mini.
terla trovare. Ecco quindi il vero interrogativo che si nasconde sotto la
parola “protagonismo”: in che cosa consiste la felicità? Che cosa può Paolo, «la peste»
veramente condurre l’uomo a conseguirla?
Il papa Benedetto XVI ha indetto quest’anno uno speciale anno Quando Paolo, prigioniero a Cesarea, compare davanti al gover-
giubilare dedicato a un “campione” della cristianità di tutti i tempi, il natore romano Felice, viene accusato da un avvocato di nome Tertullo
fariseo di Tarso di nome Saulo, che dopo aver perseguitato con furo- di essere «una peste», un uomo che turba la pace. In realtà Paolo non
turba la pace, ma il quieto vivere, l’indifferenza, in primo luogo quella
re la Chiesa delle origini, si convertì all’irrompere della chiamata del
a sé stessi. In questa “santa inquietudine” sta il fascino di Paolo e della
Signore. Da quel momento egli servì la causa del Vangelo con dedizio-
vita cristiana.
ne totale, percorrendo instancabilmente il mondo allora conosciuto e
contribuendo a porre le basi di quella che sarebbe diventata la cultura
Eugenio Dal Pane
europea, informata dal cristianesimo.
ideatore e coordinatore culturale
Rari sono gli spiriti che hanno mostrato una vastità di conoscenze
e un acume pari ai suoi. Le sue Lettere manifestano la forza esplo- eugeniodalpane.com
siva della sua personalità appassionata ed hanno attratto milioni di
lettori, esercitando un’influenza unica su generazioni e generazioni
di uomini, su interi popoli e nazioni. Attraverso i suoi scritti, Paolo
non cessa di presentare Cristo come autentica fonte di rispetto tra
gli uomini, di pace tra le nazioni, di giustizia nella convivenza. Noi
tutti, a duemila anni di distanza, possiamo ancora considerarci “fi-
gli” della sua predicazione e la nostra civiltà sa di essere debitrice
a quest’uomo proprio per i valori che stanno alle sue fondamenta.
Eppure l’esistenza di san Paolo è ben lontana dalle luci della ribalta
e dai pubblici riconoscimenti. Quando egli morì, la Chiesa che ave-
va contribuito a diffondere era ancora un piccolo seme, un gruppo
che le somme autorità dell’Impero Romano si potevano permettere di
trascurare o di provare a schiacciare nel sangue. L’esistenza di Paolo,
esaminata nella sua quotidianità, appare inoltre tribolata, afflitta da
ostilità e pericoli, piena di difficoltà da affrontare più ancora che di

20 5
■ Presentazione della prima sezione ■ Appendice
P. Giorgio M. Vigna, ofm Paolo, paradigma dell’uomo protagonista della storia

La mostra paolina è una sfida per chi la compone, ma anche per Il messaggio che il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha
chi la legge; chi la compone, chi l’ha composta e chi la legge sono inviato – a nome del Santo Padre Benedetto XVI – agli organizzatori ed
obbligati ad uno sforzo e cioè lo sforzo di sintetizzare la vita di una ai partecipanti del Meeting di Rimini che aveva come tema: “O prota-
persona estremamente affascinante, complessa, difficile, e proprio per gonisti o nessuno”, costituisce una significativa traccia di lavoro, specie
queste sue caratteristiche così significativa nella storia della Chiesa. nelle scuole, in quanto mette a confronto i modelli di protagonismo
Per me è stata un po’ una sfida raccogliere i dati essenziali da pre- proposti dalla società e dalla cultura di oggi con l’esperienza di Paolo.
sentare sia attraverso i testi biblici, soprattutto, sia per cogliere quelle Perciò lo riportiamo quasi integralmente.
immagini che potevano in qualche modo accompagnare il testo bi-
blico, dando al lettore la possibilità di recarsi idealmente sui luoghi
che Paolo ha calpestato, dove ha annunciato il suo Vangelo, dove ha Il provocatorio titolo dell’incontro: “O protagonisti o nessuno”
sofferto, dove ha lasciato anche la sua ultima testimonianza di fedeltà colpisce immediatamente l’attenzione. In verità, è questo il preciso
al suo Signore. intento degli organizzatori: far «riflettere sul concetto di persona». Che
Leggere la mostra significa leggere un testo, e leggere anche delle cosa significa infatti essere protagonisti della propria esistenza e di
immagini; leggere il testo significa in qualche modo affidarsi e ascolta- quella del mondo? La domanda si fa oggi urgente, perché l’alternativa
re una parola che non è solo storica ma continua ad essere un parola al protagonismo sembra essere spesso una vita senza senso, il grigio
che annuncia, e significa anche ascoltare delle immagini che accom- anonimato dei tanti “nessuno” che si confondono tra le pieghe di una
pagnano il testo, il quale testo accompagna le immagini. massa informe, incapaci purtroppo di emergere con un proprio volto
Quali possono essere i criteri che abbiamo seguito nella scelta dei degno di nota. L’interrogativo allora va meglio focalizzato e potrebbe
testi? Innanzitutto, la descrizione della vita di Paolo, che è racchiusa essere così riformulato: che cosa dà un volto all’uomo, che cosa lo
in due grandi momenti, uno collocato a Gerusalemme, il primo, e rende inconfondibile, assicurando piena dignità alla sua esistenza?
l’ultimo collocato a Roma. Il punto comune di questi due momenti è La società e la cultura, in cui siamo immersi e di cui i mezzi di
la testimonianza: a Gerusalemme la testimonianza di Stefano, che in comunicazione costituiscono una potente cassa di risonanza, sono
modo velato ma direi sufficientemente chiaro, negli Atti degli Apostoli largamente dominate dalla convinzione che la notorietà costituisca
risulta essere poi una grande provocazione per Paolo, Stefano che la- una componente essenziale della propria realizzazione personale.
scia la sua testimonianza di fedeltà al Signore. Paolo a Roma si reca Emergere dall’anonimato, riuscire ad imporsi all’attenzione pubblica
per comparire davanti all’imperatore; in realtà il suo arrivo a Roma con ogni mezzo e pretesto, questo è lo scopo perseguito da molti. Il
significa lasciare nella capitale dell’impero una presenza, una parola e potere politico o economico, il prestigio raggiunto nella propria pro-
una testimonianza alta che lui segna anche con la donazione della sua fessione, la ricchezza messa in bella mostra, la notorietà delle proprie
vita, dopo alcuni anni di permanenza nella città. realizzazioni, l’ostentazione fin anche dai propri eccessi… tutto que-
Tra questi due grandi momenti, ho scelto alcune tappe principali sto è considerato pacificamente come “successo”, come riuscita della
per mettere in risalto vari aspetti della vita e del ministero di Paolo: propria vita. Ecco perché sempre più spesso le nuove generazioni am-
innanzitutto sono stati scelti alcuni passi, e ovviamente in riferimento biscono a professioni e carriere idealizzate proprio perché offrono una
ai luoghi relativi, che parlano degli inizi di Paolo, quindi aspetti perso- ribalta che consente loro di apparire, di sentirsi “qualcuno”. L’ideale
nali, la sua conversione, quella che comunemente viene denominata a cui mirano è rappresentato dagli attori del cinema, dai personaggi

6 19
che, tuttavia, è l’Ignoto e l’Inconoscibile. Il più profondo del pensiero conversione, ma questa parola è discutibile; altri passi che parlano
e del sentimento umani sa in qualche modo che Egli deve esistere. della sua formazione giudaica, quindi prima del suo incontro con il
Che all’origine di tutte le cose deve esserci non l’irrazionalità, ma la Signore. Questi tratti, già insieme con altri, aiutano a far cogliere la
Ragione creativa; non il cieco caso, ma la libertà. Tuttavia, malgrado personalità di Paolo, il suo passato, la sua formazione, e questi non
che tutti gli uomini in qualche modo sappiano questo – come Paolo sono dati secondari, anzi devono essere tenuti ben presenti, perché
sottolinea nella Lettera ai Romani (1,21) – questo sapere rimane irre- quando lui parla del suo passato, nel giudaismo, e ne parla con fierez-
ale: un Dio soltanto pensato e inventato non è un Dio. Se Egli non za, e con gratitudine, dico io – mi pare di interpretare – dice di qual-
si mostra, noi comunque non giungiamo fino a Lui. La cosa nuova cosa che ha segnato profondamente il suo rapporto con Dio.
dell’annuncio cristiano è la possibilità di dire ora a tutti i popoli: Egli Si usa dire che Paolo, prima, per un certo tempo abbia avuto
si è mostrato. Egli personalmente. E adesso è aperta la via verso di un’esistenza malvagia e poi, dopo la conversione, è diventato un apo-
Lui. La novità dell’annuncio cristiano non consiste in un pensiero ma stolo, un uomo di Dio; mi pare che questa sia un’interpretazione un
in un fatto: Egli si è mostrato. Ma questo non è un fatto cieco, ma un po’ sommaria e che non rende giustizia alla persona di Paolo. Paolo,
fatto che, esso stesso, è Logos – presenza della Ragione eterna nella prima dell’incontro con Cristo, e Paolo dopo l’incontro con Cristo, è
nostra carne. Verbum caro factum est (Gv 1,14): proprio così nel fatto sempre Paolo ed è sempre il Paolo profondamente innamorato di Dio.
ora c’è il Logos, il Logos presente in mezzo a noi. Il fatto è ragionevo- Questo suo amore, e questo suo zelo, ardente e deciso e radicale nei
le. Certamente occorre sempre l’umiltà della ragione per poter acco- confronti di Dio, lo ha espresso per un certo tempo nella religiosità fa-
glierlo; occorre l’umiltà dell’uomo che risponde all’umiltà di Dio». risaica, quindi con un sistema religioso particolare, e poi questo zelo e
questo amore li ha espressi mettendosi sulle orme di Cristo, incontrato
Sulla presenza di Paolo a Roma è di estremo interesse l’intervista
in un modo misterioso sulla strada di Damasco. Ecco quindi alcuni
a Marta Sordi, pp. 47-54.
tratti della sua personalità che emergono anche attraverso la lettura di
altri testi.
L’epilogo. Cristo sorgente di una vera fraternità
Sono poi descritti cinque principali momenti di svolta nella sua
Attraverso l’opera dello Spirito Santo, la Chiesa, stretta attorno a
vita, e questi grandi momenti di svolta nella sua vita sono i tre grandi
Pietro e Paolo, uniti tra loro, si mostra come una nuova città (cfr. p.
61). viaggi missionari, da Antiochia ad Antiochia, da Antiochia ad Antiochia
e da Antiochia a Gerusalemme. Tra il primo e il secondo viaggio mis-
Suggerimento di letture sionario, la sua partecipazione alla assemblea di Gerusalemme, dove
Oltre ai testi riportati nel catalogo, si consiglia la lettura delle in un certo senso viene data l’approvazione dell’opera iniziata da
udienze del mercoledì che Benedetto XVI ha dedicato all’apostolo Paolo, Barnaba e da altri della Chiesa di Antiochia e che sono i grandi
Paolo (www.vatican.va) e di J. HOLZNER, L’apostolo Paolo, Morcelliana, punti della predicazione tra i pagani; il quinto momento forte, punto di
un classico della letteratura paolina. svolta nella vita di Paolo, incomincia a Gerusalemme e si fa poi il viag-
gio in catene fino alla capitale dell’Impero. Cinque punti di svolta.
Oltre a questi cinque punti di svolta, sono stati scelti altri passi
dell’epistolario paolino, che mettono in luce il suo ministero, in pri-
mo luogo il rapporto con le comunità. Abbiamo scelto l’esempio del
rapporto con la comunità di Filippi, con la comunità di Tessalonica.
Con la comunità di Filippi, probabilmente Paolo ha avuto un rapporto
che non ha avuto con nessun altra comunità, direi proprio anche da
un punto di vista affettivo. Rapporto con le comunità, ma poi abbiamo
tentato anche di mostrare quelli che sono i principali centri di predica-

18 7
zione di Paolo, dunque Atene, un soggiorno rapido, un po’ difficolto- ■ Approfondimenti
so, anche sofferto; Corinto dove rimane per un anno e mezzo e fonda
una comunità estremamente interessante e poi Efeso dove rimarrà poi
per tre anni. Sono grandi centri da un punto di vista culturale, com-
merciale, religioso dove Paolo ha indugiato a lungo, sufficientemente
a lungo, dico soprattutto Corinto ed Efeso, proprio per fare in modo Il persecutore… scelto da Dio.
di piantare non solo una comunità ma anche di dare la possibilità che I primi due pannelli costituiscono una sorta di prologo. Paolo è
il Vangelo, a partire da queste comunità, potesse poi espandersi nei zelante osservante della Legge mosaica. Per lui un uomo che dica di
centri minori, collegati a questi grandi centri. sé di esser figlio di Dio è un bestemmiatore, reo di morte.
Ovviamente non abbiamo potuto, né dovuto, assolutamente tra- Ma Dio sceglie come testimone davanti a tutti proprio il suo per-
scurare i passaggi paolini che parlano del contenuto del suo ministe- secutore (cfr. pp. 57-58).
ro, della sua predicazione. La scelta dei testi è estremamente diffici-
le perché sono tanti ed estremamente ricchi i passaggi che dicono il Gerusalemme. Barnaba presenta Paolo agli Apostoli
contenuto del suo Vangelo, un contenuto che Paolo nel corso del suo In questo pannello ci sono due aspetti: la presentazione di Paolo a
ministero ha approfondito, ha chiarito, fino ad arrivare alla grande vi- Pietro che attesta fin dall’inizio il legame di Paolo con Pietro (cfr. inter-
sione di insieme illustrata nella Lettere ai Romani. vista a Marta Sordi, p. 41) e il contrasto con gli Ebrei a cui si riferisce
Ecco, in sostanza questo suo Vangelo riguarda la salvezza di ogni l’immagine in alto.
uomo, indipendentemente dalla sua cultura, dalla sua provenienza et-
nica, ecc, la salvezza di ogni uomo per la sua fede in Gesù Cristo. La prima e la seconda missione
Cristo risulta dunque per Paolo il Salvatore di tutti gli uomini, ma an- Sull’inizio dell’attività missionaria di Paolo, si rimanda al paragra-
che per usare un’espressione a me personalmente molto cara e che fo “Scelto da Dio per essere mandato alle genti” (p. 59).
troviamo in una lettere post paolina, che è la Lettera agli Efesini, Cristo Sulle caratteristiche della prima e della secondo missione si ri-
come colui che riassume in sé, concentra tutta la storia: la storia di Dio manda all’intervista a Marta Sordi (pp. 40-46).
è la storia dell’uomo che si sono incrociati da sempre.
Atene. L’annuncio all’Areopago
Sul discorso all’Areopago il Papa, incontrando il mondo della cul-
tura (12 settembre 2008) in occasione del viaggio in Francia ha detto:
* Testo non rivisto dall’autore «Lo schema fondamentale dell’annuncio cristiano “verso l’ester-
no” – agli uomini che, con le loro domande, sono in ricerca – si trova
nel discorso di san Paolo all’Areopago. Teniamo presente, in questo
contesto, che l’Areopago non era una specie di accademia, dove gli
ingegni più illustri s’incontravano per la discussione sulle cose subli-
mi, ma un tribunale che aveva la competenza in materia di religione e
doveva opporsi all’importazione di religioni straniere. È proprio questa
l’accusa contro Paolo: “Sembra essere un annunziatore di divinità stra-
niere” (At 17, 18). A ciò Paolo replica: “Ho trovato presso di voi un’ara
con l’iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conosce-
re, io ve lo annunzio” (cfr. 17,23). Paolo non annuncia dei ignoti. Egli
annuncia Colui che gli uomini ignorano, eppure conoscono: l’Ignoto-
Conosciuto; Colui che cercano, di cui, in fondo, hanno conoscenza e

8 17
– p. 151), che non perde nulla della tradizione passata, ma tutto ■ Presentazione della seconda sezione
ricapitola nella figura, appunto, di Cristo, compimento della Scrittura Don Jonah Lynch, FSCB
(Mulino mistico, Vezélay – p. 145).
La Chiesa, i cristiani, hanno accolto da subito questa identificazione
di Paolo con Cristo, tant’è vero che molto presto Paolo trova posto,
nell’iconografia, tra i discepoli, anche se lui non era un discepolo in
senso stretto (Miniatura della Pentecoste, XI secolo – p. 159). La seconda parte della mostra vuole descrivere il cammino uma-
no e personale di San Paolo.

I. La imprevedibile iniziativa di Dio


Si parte dall’iniziativa personale di Dio. Cominciamo con il fatto
che San Paolo riceve una chiamata da Dio che sconvolge la sua vita.
Questo messaggio, poi, viene allargato a ognuno di noi, perché la vo-
cazione è una scelta personalissima di Dio per la nostra vita.
Immediatamente c’è da notare una cosa: Saulo, così si chiamava
prima della conversione, è il persecutore di Cristo e della sua Chiesa.
Eppure la prima cosa che Cristo fa, dopo avergli chiesto «Perché mi
perseguiti?» è di dargli una missione. Usa misericordia con Saulo, sen-
za neanche aspettare le sue scuse. Nell’inizio della vocazione, c’è im-
mediatamente la percezione della misericordia, e di una carità molto
più grande di quello che uno merita. Questa carità fa rinascere.

II. La vera libertà


Nasce una libertà mai prima sperimentata: la libertà dell’apparte-
nenza. Già l’appartenenza nel popolo ebraico è più sottolineata che
in ogni altro popolo, perché è il popolo eletto. Appartenere è essere
figlio, appartenere vuol dire sapere chi è il padre, vuole dire essere
dentro un rapporto. In tre pannelli abbiamo sviluppato questo cam-
mino: dall’essere folgorati dalla misericordia di Cristo alla percezione
della libertà dentro la figliolanza. In seguito mostriamo come il rap-
porto di figliolanza riordina non solo il rapporto “verticale” con Dio
ma anche il rapporto con tutte le cose. È il rapporto nuovo con tutto
che mons. Giussani ha indicato con la parola “verginità”, intesa non
appena come la condizione del celibato, ma come un rapporto libe-
ro, un “possesso con un distacco dentro”, con tutte le cose e in tutti i
rapporti.
In lui nasce una libertà sconfinata perché non è più soltanto l’ade-
sione alla legge, ma è un rapporto con una persona, Cristo. È un rap-

16 9
porto carnale, tenero, pieno di affetto e di calore umano, di rapporto Paolo è chiamato per un compito, questa è una certezza resa visibile
tra figlio e padre, che sostiene il resto della sua vita. All’interno del nel rotolo che il Padre tiene in mano.
rapporto con Cristo nasce anche un legame nuovo con tutti gli altri L’incontro fatto rende Paolo una nuova creatura, un uomo nuovo.
dettagli della vita, persino con la sofferenza, persino con la sua stessa Ma sempre un uomo. E gli artisti restano diversamente colpiti. Per
debolezza. La stessa debolezza diventa una forza in San Paolo – in esempio Pompeo Batoni (Roma, settecento) ci dà tutto il lato sanguigno
forza di questo rapporto. Si ha l’impressione che tutta la sua vita di del carattere di Paolo (p. 121), con quella mano protesa in avanti e
prima fosse la ricerca di tenere assieme i pezzi sparsi della sua vita la spada ben evidente; El Greco (seconda metà cinquecento) rende
e di concentrarli in una fedeltà a Dio, mentre ora in questo rapporto benissimo l’immagine di Paolo consumato dall’amore di Cristo (p.
di figliolanza, questi pezzi mai raccolti veramente in unità sono già 133); Velasquez (Spagna, seicento) ci offre un Paolo “custode della
interamente circondati dall’abbraccio del Padre, tenuti insieme da Lui. fede”, col grande libro serrato fra le mani (p. 135), Rembrandt (Olanda,
Dalla percezione di questo abbraccio nasce la possibilità di accetta- seicento) lo vede alla fine della vita, la spada in secondo piano, in una
re la sofferenza come costruzione della chiesa. Può accettare anche pausa delle scrittura (p. 147), come se tutta la sua vita gli scorresse
la sua propria debolezza, la sua propria imperfezione come la sua davanti, e lui la guardasse con lo stesso sguardo carico di misericordia
misteriosa partecipazione alla croce di Cristo. «Quando sono debole del Padre nel celebre dipinto del Figliol Prodigo.
allora sono forte» è una frase che uno può dire solamente con la fede Questo dei ritratti è un esempio molto bello e semplice di quello
che riconosce un abbraccio onnipotente, l’abbraccio misericordioso che dicevamo all’inizio.
di Cristo. Se non fosse onnipotente, allora ultimamente, come dice san L’uomo nuovo Paolo si caratterizza perché ha un giudizio nuovo
Paolo in un altro brano, saremmo i più da compiangere nel mondo. Se sulle cose, che accoglie tutta la realtà come la cornice entro la quale
Cristo agisce, quindi ne vede il positivo (Roma, Santa Costanza, V
non ci fosse la risurrezione della carne, se non ci fosse la risurrezione
secolo – p. 123); perché diventa capace di un rapporto diverso anche
dalla morte, il punto ultimo e più scandaloso della debolezza, sarem-
con gli uomini (L’incontro fra san Pietro e san Paolo, Monreale – p.
mo più da compiangere di ogni altro.
127); perché sopporta le peripezie della vita senza lasciarsi travolgere
Queste esperienza di misericordia, declinata in tutti gli aspetti del-
(La fuga da Damasco, Monreale – p. 131) sino al sacrificio estremo
la sua vita, in san Paolo diventa una forza missionaria senza paragoni.
della vita (La decollazione, Monreale – p. 109).
È però la forza missionaria non più dell’uomo fariseo, che cerca la
Ma soprattutto è una energia nuova che lo anima, e lo spinge a
fedeltà alla legge a tutti i costi, anche al costo di uccidere chi non è un’azione indefessa, perché sorretta da una ragione vera, da un fatto
fedele. È invece la forza missionaria di chi si impegna, con tutta la pro- accaduto e ineliminabile dalla propria esperienza (Raffaello – p. 143);
pria forza e con tutta la propria miseria, nel portare questo annuncio. una energia che non teme di scontrarsi anche in maniera radicale con
Detto sinteticamente, è rispondere dunque a Colui che ci ha amati per “il mondo” (reliquiario, XII sec. – p. 75).
primo, proteso verso il futuro. E nessuno può sottrarsi a questa presenza contagiosa (Luca di
«Poiché io non ritengo di averla ancora conquistata» – cioè il Tommè, fine trecento – p. 149), che si pone come diretta continuazione
premio della perfezione – «so soltanto questo, dimenticando ciò che dell’azione di Cristo a partire dalla totale identificazione di sé con
mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro ver- Cristo («Vivo, non più io, ma in me Cristo»).
so la meta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù in Cristo La Chiesa è nata così: una serietà del vivere che si comunica,
Gesù». La libertà ha invaso il suo presente ed anche il suo passato. che si propone (Consegna delle lettere a Timoteo e Sila, Monreale
Dimentico – non nel senso di una dimenticanza come una fuga, ma
nel senso che le cose passate non sono più di intralcio – corro. Mi ri-
corda quella bellissima immagine che mons. Giussani ha spesso usa-
to: il problema del fiume che scorre verso la foce non sono i detriti * Il riferimento – qui come nel capitolo successivo – è alle pagine del
che lo ostacolano, ma è lo stesso scorrere del fiume che porterà con volume collegato alla mostra che ne riporta i testi e le immagini a colori.

10 15
■ Un sintetico percorso nell’iconografia paolina sé i detriti. La stessa passione per Cristo pulirà tutto il fiume della vita
Sandro Chierici di san Paolo.
Per inciso, vorrei insistere che il centro di questa sezione e di tutta
la mostra sono le citazione di San Paolo, e non il nostro povero com-
mento. A chi legge il catalogo e a chi presenterà questa mostra, auspi-
co caldamente che vengano lette molte citazioni e che il commento
Occorre premettere che l’iconografia paolina è sterminata, e il sia l’approfondimento personale di quello che ha detto san Paolo e
criterio con cui ho condotto la ricerca delle immagini per questa mostra non la sua sostituzione. Nella parola ispirata c’è davvero una ricchez-
non è stato quello di trovare semplicemente delle belle immagini di za insondabile. Ci sembra che la cosa più utile che si possa fare con
san Paolo, ma di rimanere fedele al taglio che i curatori della seconda una mostra, soprattutto su un personaggio tra quelli che hanno scritto
sezione della mostra, quella non archeologica, per intenderci, hanno il Nuovo Testamento, è facilitare l’incontro con la loro parola, che è
voluto dare. La sequenza di immagini che ne è uscita è volta a far parola di Dio.
percepire meglio, con più immediatezza, il percorso di lettura della
figura di san Paolo tracciato da don Gianluca Attanasio e don Jonah
Lynch. III. La generazione della Chiesa
Prima di sottolineare qualche passaggio della mostra in cui Sviluppato il tema della libertà fin dal suo nascere nell’elezione
questa corrispondenza fra immagine e testo si è rivelata per me più di Dio, proseguiamo con il tema della Chiesa di Dio. Con la chiamata
significativa, vorrei fare un’altra premessa, che a qualcuno potrà personale nasce la Chiesa. La struttura di questa sezione sono le quat-
apparire ovvia, ma secondo me non lo è così tanto, in un’epoca come tro parole del Credo in un ordine insolito: apostolica, cattolica, una,
la nostra in cui siamo abituati a guardare le immagini che invadono santa.
la nostra vita ad ogni momento con quella dose di superficialità che
rappresenta in fondo una forma elementare di autodifesa. Quando APOSTOLICA è l’inizio. Il fondamento della Chiesa è che tutti
un artista affronta un soggetto di cui non ha una esperienza sensibile questi uomini sono mandati, apostellein, mandati dal Signore, man-
diretta – non dipinge un paesaggio dal balcone di casa sua o non dati a costruire la Sua Chiesa. Sono sempre mandati insieme, a due
a due, e anche quando agiscono da soli, sono in stretta comunanza.
fa il ritratto a sua moglie – trasferisce nell’opera una sua conoscenza
L’iconografia del catalogo e della mostra fa vedere che mai costruivano
“indiretta”, cioè una conoscenza che ha maturato attraverso ciò che
da soli: sottende tutto l’abbraccio, drammatico, a volte tenero, a volte
una tradizione gli ha portato, e di cui trattiene, ed esprime nella sua
iroso, tra Pietro e Paolo e tra tutti gli altri.
opera, gli elementi che più lo hanno colpito. E chiede all’osservatore,
a chi guarda la sua opera, di confrontare la propria conoscenza, la CATTOLICA (universale): subito la Chiesa va a tutti i popoli, già
propria percezione, con la sua. durante la vita di Cristo sulla terra. Egli mandava i discepoli al di là dei
Occorre allora lasciarsi coinvolgere, lasciarsi mettere in gioco, confini del mondo ebraico, ed è infatti cresciuto sul confine al nord
mettersi in dialogo con chi ha creato l’opera, per cercare di capire della terra di Israele. Gesù aveva vissuto in Egitto: già la sua vita è una
cosa ha colpito lui e cosa vuol farci vedere, vuole proporre alla nostra promessa di universalità. Paolo è il primo che porta alle estreme con-
attenzione. seguenze questa missione universale. Lo sottolineiamo con una breve
San Paolo è dunque in primo luogo una persona colpita da un citazione dal discorso all’Areopago, che è molto interessante anche
avvenimento imprevedibile, totalmente gratuito, che cambia la sua per l’insuccesso che san Paolo ha avuto in quel momento. Tra l’altro,
vita. La conversione di Paolo riprodotta nel mosaico di Monreale questo episodio è la dimostrazione che si è fatto davvero tutto a tutti.
(p. 71*) rende con efficacia questo essere ghermito da Cristo: la sua Andava sempre prima dagli ebrei, i suoi fratelli amati che gli procura-
figura è atterrata mentre gli altri sono in piedi; dalle dita del Padre vano tanto dolore per aver rinnegato il loro Cristo. Ma in lui domina
escono dei raggi che sono il naturale prolungamento della mano; sempre l’eco dell’abbraccio misericordioso di Dio che era all’origine

14 11
della sua conversione, e quindi anche bastonato, anche lapidato, an- IV. Vittoria
che schernito come bestemmiatore tornava sempre alle comunità degli
L’ultima sezione sviluppa per me il tema che è il più bello, più
ebrei per annunciare la buona novella.
drammatico, più violento. Bisogna arrivare a parlare della morte
Poi UNA: appunto in questa universalità, questa cattolicità, la per arrivare veramente ad essere credibili. Infatti san Paolo ci arriva.
chiesa cresce sempre come l’unità dei suoi membri. Cresce sempre Volevamo arrivare fino a qui per portare a compimento il tragitto ini-
come l’unità di guida tra Pietro e gli altri. L’esempio più chiaro di ziato con l’elezione di Dio perché, di nuovo, se fosse un’elezione sol-
questa unità è il cosiddetto primo concilio di Gerusalemme, quando tanto per quei 40, 50, 80 anni della vita terrena, non basterebbe.
San Paolo torna a Gerusalemme a chiedere alcune dritte dai capi del- Il primo titolo “Tutto concorre al bene” è una sottolineatura della
la comunità, pur sempre portando la propria esperienza e punto di prima parte del testo della lettera ai Romani cap. 8, che è per me il
vista. punto più alto di tutto san Paolo. La prima parte dell’ottavo capitolo
Con questo tema, torniamo al tema dell’inizio, la libertà dei figli. include tutte le esperienze della redenzione, dalla sua debolezza, dal
I figli non sono mai meri ripetitori, un figlio arricchisce con la propria suo peccato, ecc., mostrando come tutte queste cose, anche brutte,
vita ciò che ha detto il padre. Questo è possibile soltanto se si costru- concorrono al bene. Poi il resto del capitolo esplicita che l’abbraccio
isce in unità. Siccome il Padre celeste non è lì a guidare il concilio, amoroso del Padre rende anche la morte ultimamente incapace di fer-
l’incontro, o a prendere la decisione concreta, ci vuole una collabo- marci.
razione tra uomini. Si vede nell’iconografia Pietro e Paolo a volte ag- Infatti finisce: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo? In tutte queste
grappati, quasi in una lotta (che poi si vede a chiarissime parole nelle cose» – e elenca le tribolazioni, l’angoscia, la persecuzione, la fame,
lettere dove San Paolo riprende Pietro per essere stato ipocrita, o dove ma si potrebbe continuare con la depressione, la sterilità, i figli che
e Pietro dice che non si capisce niente di quello che scrive con San hanno problemi, l’aver perso il lavoro… – «noi siamo più che vincitori,
Paolo…). I figli non sono mai meri ripetitori, ma devono portare il pro- grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte
prio contributo senza rompere l’unità. né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze
Ultimamente è SANTA la Chiesa, perché partecipa all’amore bru- né altezze, né profondità né alcun altra creatura, potrà mai separarci
ciante di Cristo. Che cos’è essere santo? Con la nostra lettura, voleva- dall’amore di Cristo, dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù nostro
mo insistere su un aspetto della santità che si nota in particolare nei Signore». Questo è il punto a cui bisogna arrivare. A questo proposito
grandi profeti e nei personaggi come san Paolo: cioè l’amore brucian- è interessante nell’iconografia della mostra notare la connessione tra la
te. È proprio un fuoco nelle ossa, dice il profeta Geremia. Che San condanna a morte di Cristo e la condanna a morte di Paolo, la gloria di
Paolo sia andato verso tutti i popoli e abbia vissuto questa passione Cristo e la gloria di Paolo. È un parallelismo davvero straordinario che
verso la gente è l’espressione della vera santità, che non è appena Sandro Chierici ha trovato.
degli occhi lucidi inclinati verso il cielo! La santità è una partecipa- Con una prospettiva così, si vive davvero la giovinezza perenne,
zione con tutto sé stessi, anche con tutta la passione umana che ci ciò che Dylan canta in Forever young: cioè, una forza, una rinascita
possa essere, all’amore di Cristo. Un aspetto di questa passione è una continua che ci fa dire addirittura «Sono stato crocifisso con Cristo e
visione della Chiesa come amicizia e comunione. Sviluppiamo questo non vivo più io, ma Cristo vive in me». Ancora più forte è il greco origi-
tema attraverso due pannelli che trattano il suo rapporto di preferenza nale, che dice: «Ma in me Cristo». «Non vivo più io, ma in me Cristo».
con Timoteo. È illuminante vedere che la Chiesa, fin dal suo nascere, C’è una apposizione tra i due soggetti, “me” e “Cristo”. Emerge in que-
ha vissuto l’amicizia come la modalità principale della sua crescita, sta sintetica frase, che dice tutto quanto l’itinerario della vita cristiana
sviluppo, correzione e credibilità davanti alle persone. che san Paolo ha vissuto, la unità duale di un io che rimane io, perché
San Paolo rimane iroso, coraggioso, duro, tenero, paterno, e allo stesso
tempo la presenza di un Altro – «in me Cristo» – che trasfigura tutta la
sua vita.

12 13

Potrebbero piacerti anche