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Per amore di Peppino non tacer

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Per amore di Peppino non tacer


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Scritto da Salvo Vitale Sabato 18 Febbraio 2012 16:01

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Il caso di Peppino Impastato stato e continua ad essere un esempio tipico di depistaggio che, ad oggi continua e si allarga anche verso direzioni impensabili. In principio non interessava nessuno. Anni di lotte, di iniziative, di richieste di giustizia, sono passati in silenzio, magari con qualche trafiletto di giornale. Cominci dal momento della sua morte, nelle squallide stanze della caserma di Cinisi, quando i compagni di Peppino vennero messi sotto torchio dal giudice Signorino, dal maresciallo Travali e dal tenente Subranni, alla ricerca, ostinata quanto inutile, di qualcosa che potesse avallare la comoda ipotesi di un attentato terroristico compiuto da un esaltato che era andato a mettere una bomba sui binari della ferrovia, per far saltare un treno, ma che era saltato in aria a causa della sua inesperienza nel maneggiare gli esplosivi. Anzi, era possibile che con lui ci fosse un complice: in tal senso si perquisirono le case di cinque compagni. Qualche giorno dopo, con il ritrovamento della famosa lettera, si pass a unaltra ipotesi: suicidio. Quando ci si accorse, (grazie alle mie ricerche), che quella lettera era datata sei mesi prima e che ne esisteva unaltra riveduta e corretta, cominci a essere presa in considerazione lipotesi dellomicidio. In un contesto di magistrati, come il procuratore Scozzari, il procuratore aggiunto Giovanni Martorana, il procuratore generale Giovanni Pizzillo, tutti schierati sullipotesi dellattentato terroristico, si parl di un intervento del procuratore capo Gaetano Costa, che avrebbe chiesto al giudice Signorino di valutare attentamente lipotesi dellomicidio. Di fatto , dopo nove mesi, quando avevamo smesso di sperare, lindagine venne formalizzata e affidata al giudice Rocco Chinnici, sino ad arrivare, nel 1984, alla chiusura dellinchiesta fatta dal giudice Antonino Caponnetto , con la conclusione omicidio ad opera di ignoti, e con la considerazione che gli ignoti erano da identificare nei mafiosi di Cinisi, contro i quali non si poteva procedere per mancanza di prove. Scrissi allora, con la collaborazione di Felicetta Vitale, un dossier dal titolo: Notissimi ignoti, indicando i nomi dei possibili assassini e facendo una considerazione: se, secondo Buscetta, Badalamenti venne posato da Cosa Nostra ai primi mesi del 78, lomicidio (9 maggio) avrebbe potuto essere stato organizzato dal cugino Nino Badalamenti, che allora era stato nominato capofamiglia di Cinisi, mentre, se il boss fu posato nel settembre del 78, come sostiene Falcone, allora non cerano dubbi sullautore del delitto, perch a Cinisi, diceva Peppino, Non si muove foglia che Tano non voglia. Inizialmente tra alcuni compagni circol lidea che ci fossero in mezzo i servizi segreti, magari con la complicit di gruppi neofascisti: ricordavano di avere letto o ricevuto alcune lettere contenenti minacce di morte, firmate SAM (squadre dazione Mussolini): cominci a diffondersi la voce che Peppino era sulle tracce di un traffico darmi, che aveva un dossier segreto e che aveva detto a un compagno: Tra qualche giorno questa radio diventer famosa. La notizia improbabile della presunta esistenza di un dossier, venne anche pubblicata sul Giornale di Sicilia su segnalazione dellavvocato Turi Lombardo, che allora aveva assunto, assieme a Nuccio Di Napoli, la difesa della famiglia Impastato. Dietro ci, di vero cera solo che mesi prima, alcuni compagni, su sollecitazione di Peppino, avevano scattato una serie di fotografie ad una nave in sosta al largo nel mare prospiciente laeroporto, dalla quale alcuni elicotteri scaricavano armi per portarle alla vicina base Nato di Isola delle Femmine. Intanto tentavamo di ricostruire gli ultimi movimenti di Peppino. La titolare del bar Munac, che era il nostro punto di ritrovo, affermava che, attorno alle ore venti egli era passato di l e aveva ordinato un whisky 69. Peppino beveva qualche fernet e nessuno lo aveva mai visto bere whisky; e poi, che ci faceva a quellora al bar? Non avrebbe dovuto andare a salutare, a casa, i parenti venuti dallAmerica? Aveva qualche appuntamento con una persona di cui si fidava, che gli passava alcune informazioni e che lo avrebbe consegnato ai suoi assassini? Addirittura cominci a circolare la voce di un possibile traditore, tra i compagni. Altre ipotesi depistanti vennero fuori allorch venne, per la seconda volta, riaperta linchiesta nel 1986 dal giudice Ignazio De Francisci che prese in considerazione due ipotesi , ovvero che ad uccidere Peppino sarebbero stati i corleonesi di Tot Riina, per mettere in cattiva luce Badalamenti, facendo ricadere su di lui lomicidio, oppure che nel delitto, secondo laffermazione del neofascista Angelo Izzo, che lavrebbe appreso dallaltro neofascista Pierluigi Concutelli, sarebbero stati implicati elementi di estrema destra e, in particolare, un tal Roberto Miranda, detto Il Nano. Concutelli neg e linchiesta si chiuse nuovamente senza risultati. Nel 1998 si arriva al processo che dura sino al 2002, nel corso del quale il depistaggio portato avanti dallavvocato siciliano di Badalamenti, Paolo Gullo, arroccato allipotesi dellattentato , e dallavvocato americano del boss, che invece tenta di scaricare lomicidio sui corleonesi. Nel frattempo esce il film I cento passi, (2000) la Commissione parlamentare Antimafia conclude i suoi lavori accertando il depistaggio delle indagini, (1998-2000); escono alcuni libri sulla vita e sul lavoro politico di Peppino, che diventa una sorta di icona nazionale dellantimafia. Credo che la sentenza sia stata il punto pi alto della nostra lotta. Il Centro Impastato e il fratello Giovanni hanno chiesto che si allargasse linchiesta ai responsabili del depistaggio. La Procura di Palermo, e, in particolare i giudici Ingroia e Del Bene ha accettato questa richiesta avviando unindagine che non si presenta facile, sia per il tempo intercorso, circa 33 anni, sia perch molti dei responsabili non sono pi in vita, sia perch quelli che possono testimoniare, difficilmente saranno disposti a mettere in discussione il loro operato o a dichiarare cose diverse da quelle dette al processo o alla Commissione Antimafia: qualcosa del genere si verificata proprio in questi giorni, con laudizione del Generale Subranni, che non ha ritrattato di una virgola la presunta correttezza dei suoi rapporti, nei quali scriveva che Peppino era un terrorista e la mafia era innocente. Molti giornali, partendo dallipotesi che Peppino fa notizia, manipolando certe discutibili affermazioni, hanno costruito castelli di ipotesi fantasiose e misteriose piste occulte che rischiano di sollevare un polverone e di continuare a tenere accesi i riflettori su un caso che, giudizialmente sembra da tempo arrivato alla sua naturale conclusione.

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02/02/2013 20:59

Per amore di Peppino non tacer

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E cominciato nel passato mese di luglio, allorch si dato per certo che, nei sotterranei o negli archivi del Palazzo di Giustizia di Palermo giacessero, non si sa dove, buona parte di documenti e scritti sottratti dalla casa di Peppino Impastato, al momento della perquisizione fatta dopo la sua morte. Si parlato di quattro sacchi di materiale portati via. Per quel che conosciamo di Peppino tutti coloro che gli siamo stati vicini, possiamo escludere che, tra le sue carte, esistessero documenti segreti che potessero contenere chiss quali rivelazioni. Il battage mediatico continuato con lindividuazione della casellante che sarebbe stata in servizio la notte del 9 maggio 1978 nei paraggi del posto in cui si verific lesplosione che dilani il corpo di Peppino: una vecchietta di 85 anni, che ha dichiarato di non ricordare niente e di non aver sentito niente: eppure c stato chi ha ritenuto questo fatto importante e chi ha scritto su un giornale che si trattava di un teste fondamentale per il processo. Successivamente sono stati rispolverati i nomi di neofascisti degli anni 70, quasi a volere ipotizzare occulti legami tra fascisti e mafiosi nellomicidio di Peppino: si sa che Badalamenti ebbe un contatto con Junio Valerio Borghese, quando nel 1970 costui meditava di fare un colpo di stato, ma i rapporti vennero presto interrotti: i suoi referenti politici a Cinisi non erano i neo-fascisti, ma i socialdemocratici di Leonardo Pandolfo e i democristiani. In questi giorni rispuntata la pista dei due carabinieri uccisi nel 1976 presso la casermetta di Alcamo Marina: una strage a sangue freddo, della quale, allinizio furono incolpati quattro alcamesi (Gulotta, Santangelo, Ferrantelli ,Vesco) e un partinicese (Mandal). Dei cinque Mandal morto in carcere di cancro, Vesco , come scritto da lui stesso alla madre, stato suicidato sei mesi dopo il suo arresto, malgrado avesse un braccio solo, Gulotta, massacrato di botte , assieme a Ferrantelli e Santangelo, stato costretto a confessare un delitto che non aveva commesso , stato condannato allergastolo e liberato dopo 20 anni, perch riconosciuto innocente: gli altri due sono scappati in Brasile. Ma il caso di Vesco ancora pi inquietante: si detto che era un anarchico, ma forse neanche lui sapeva di esserlo. Venne arrestato alcuni giorni dopo il delitto, perch trovato in possesso di una pistola; durante una sua precedente detenzione al carcere di Favignana avrebbe frequentato un brigatista rosso che gli avrebbe fatto prendere coscienza. Chi conduceva le indagini, si lanciato a testa bassa verso unipotetica pista rossa incolpando prima le Brigate Rosse, che hanno subito smentito, e poi effettuando una serie di perquisizioni presso le case di esponenti noti di estrema sinistra, , cinque a Castellammare e tre a Cinisi, compresa quella presso la casa di Peppino Impastato. Oggi leggiamo su qualche giornale che Peppino avrebbe raccolto in una cartelletta elementi riguardanti la strage di Alcamo e che quella specie di dossier non si pi trovato. Di vero c solo che i compagni di Castellammare e quelli di Cinisi, vicini a Lotta Continua, scrissero un volantino sullepisodio, ma nessuno ricorda lesistenza di cartellette, n, come ci capitato di leggere in unaltra notizia stampa, che Peppino raccogliesse elementi da trasmettere sulla sua radio, anche perch in quel periodo Radio Aut non esisteva ancora. Insomma, troppi dossier in giro misteriosamente scomparsi. Di ci su cui non c nulla si pu dire di tutto. Il pentito Vincenzo Calcara, al processo per Gullotta ha sostenuto che i due ventenni carabinieri furono uccisi perch avevano fermato un mezzo con un carico di armi destinate allorganizzazione parafascista Gladio, che, nella zona limitrofa, a Castelluzzo, aveva una base con un piccolo aeroporto. Secondo le dichiarazioni di Calcara i due militi sarebbero stati uccisi da emissari della mafia alcamese, su probabile ordine di esponenti di Gladio. Del tutto strana la scoperta del delitto, fatta dagli uomini della scorta di Almirante che, trovandosi di passaggio, alle sette di mattina, da quelle parti, videro la porta della casermetta aperta, si fermarono, vi entrarono e trovarono i cadaveri. Cos com oscuro lomicidio-suicidio di Vesco. Ma qua passiamo nel profondo giallo e lipotesi di un accordo tra mafiosi e neofascisti prenderebbe corpo, magari collegando il fatto che la moglie del capomafia di Alcamo Vincenzo Rimi, era sorella di Teresa Vitale, moglie di Gaetano Badalamenti. E si aggiungono altri curiosi elementi : sul sito M News.it del 16 febbraio 2012 leggiamo che la perquisizione a casa di Peppino Impastato venne condotta da un uomo di fiducia del capitano Giuseppe Russo: il nome del militare oggi in congedo, al momento top secret, al vaglio degli inquirenti, ma si tratta dello stesso che partecip agli interrogatori degli arrestati per la strage di Alcamo Marina. E chi il colonnello Giuseppe Russo? Secondo il pentito Francesco Di Carlo La stazione dei carabinieri di Cinisi non li disturbava ai mafiosi, facevano finta di niente perch ci avevano fatto parlare il colonnello Russo. Al colonnello Russo ci avevano fatto parlare i Salvo e Tanino Badalamenti e si comportavano bene. Anche secondo il pentito Francesco Onorato era risaputo che il Badalamenti avesse nelle mani i carabinieri del territorio di sua pertinenza. La cosa, se vera, avrebbe una sua possibile spiegazione nel fatto che Luciano Liggio aveva deciso di eliminare il colonnello Russo, ma Gaetano Badalamenti si era opposto. La notizia confermata da Giovanni Brusca. In tal senso Russo si sarebbe sdebitato nei confronti di chi lo avrebbe salvato, anche se lo stesso sar ucciso alcuni mesi dopo, (20 agosto 1977) nel bosco della Ficuzza, a Corleone, assieme allinsegnante Costa. E cos abbiamo altri elementi per fantasticare: Russo, o un suo uomo di fiducia, che conduce le indagini ad Alcamo e compie la perquisizione a casa di Peppino, Russo molto vicino a Badalamenti, Badalamenti cognato del boss di Alcamo, che avrebbe deciso leliminazione dei due carabinieri, testimoni di un passaggio di armi dalla mafia a Gladio, oppure da Gladio alla mafia. Tutto questo non vuol dire niente o vuol dire ben poco se non ci sono riscontri che consentano di andare oltre le coincidenze o le presenze comuni. Di queste coincidenze, che aprono la strada a spericolate fantasie, per non chiamarle depistaggi, ne sono state sparate troppe: Peppino ucciso il 9 maggio stesso giorno di Moro: c un rapporto tra i due fatti: e, attraverso complicati percorsi si scopre, o si vuol far credere di scoprire, che Gaetano Badalamenti sarebbe stato contattato da uomini dello stato affinch, tramite uno della sua cosca, che allora era in carcere, si mettesse daccordo con un esponente delle Brigate Rosse, in carcere con lui, per intercedere per la salvezza di Moro: e cos, essendo venuto a conoscenza della volont delle Brigate Rosse di uccidere Moro, avrebbe deciso di fare uccidere Peppino nello stesso giorno, sperando che il delitto passasse inosservato o non vi si desse troppa attenzione. Geniale!!! Oppure: il padre di Peppino ucciso in un incidente sulla strada provinciale per Cinisi, in tarda serata. Lantefatto: Luigi Impastato sta per chiudere la pizzeria e dice al cugino e socio: io comincio a fare due passi, quando finisci ti fermi a prendermi. Sulla via, dove allora cera buio pesto, arriva a sostenuta velocit la signora Di Maria, reduce da una visita alla sorella di Carini, seguita da unaltra macchina guidata dal cognato. Limpatto con Luigi, che era ai bordi della strada, violento e lo testimonia,

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02/02/2013 20:59

Per amore di Peppino non tacer

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come dice la stessa signora, unammaccatura della macchina vicino al faro destro. Peppino che, ai funerali non d la mano ai mafiosi non lo fa perch li ritiene gli assassini di suo padre, ma perch li disprezza. E tuttavia, con il ,passar del tempo si cominciato a costruire il romanzetto secondo cui Luigi vivo era la garanzia che Peppino non sarebbe stato ucciso, sia perch non poteva farsi uno sgarbo a un uomo donore, sia perch avrebbero potuto nascere questioni con la cosca degli Impastato. E allora bisognava uccidere Luigi per uccidere Peppino. Bella storiella a cui, purtroppo stato dato spazio, magari con lavallo della ricostruzione fatta nel film, la quale lascia adito a questo sospetto. Sorvoliamo su tutte le altre mistificazioni, generate da alcuni riferimenti fatti nel film su episodi che, da verisimili sono diventati veri e sui tentativi, sempre pi frequenti in questi ultimi anni, di fare diventare Peppino come un esempio di lotta per il rispetto delle leggi dello stato, come un modello per promuovere leducazione alla legalit, intesa come obbedienza passiva alle regole. La riduzione di Peppino ad icona per la salvaguardia delle istituzioni una forzatura che contraddice tutte le sue scelte di ribelle, di agitatore, di comunista. Non c dubbio che il rapporto con le istituzioni, dagli anni 70 ad oggi profondamente cambiato, ma non sono cambiate le idee di Peppino. I compagni che ne costudiscono la memoria sanno bene che dietro certe ricostruzioni forzate della sua immagine c spesso voglia di protagonismo o desiderio giornalistico di stupire arrangiando una notizia. Per questo, conservo la stima nei confronti delloperato dei giudici che cercano di scoprire nuove piste: quella della stagione dei depistaggi, del tentativo di ricercare colpevoli di misfatti tra elementi dellestrema sinistra , stata una strategia comune sia per il delitto di Alcamo Marina che per quello di Peppino. Ma gi era iniziata nel 68, con la strage di Piazza Fontana. In quegli anni Dalla Chiesa comandava la caserma Cascino. Dalla Chiesa, Russo, Subranni: due di essi sono stati uccisi dalla mafia e lipotesi di misteriosi contatti tra poteri occulti (mafia, massoneria, neofascismo) rimane avvolta dalla nebbia dei misteri italiani irrisolti. Per fortuna, nel caso di Peppino, una soluzione c stata, conquistata dopo 22 anni di lotte, illusioni, speranze, delusioni, soddisfazioni, certezze. E il caso di rimetterla in discussione? Da AnitmafiaDuemila.com

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