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Quando Goffredo Mameli scrisse lInno Nazionale Italiano aveva ventidue anni.

Lo fece poco prima di morire, durante la difesa della Seconda Repubblica Romana. Ci che egli difendeva in realt era molto di pi. Lottava per degli ideali che aveva fatto propri, per un sogno che avrebbe voluto veder realizzato. Decise di combattere nellincertezza di questa realizzazione, e nella quasi totale certezza che avrebbe incontrato la morte. Goffredo Mameli non aveva paura. Cos come lui, Silvio Pellico, Piero Maroncelli, Giuseppe Mazzini, i fratelli Bandiera e tanti altri donarono il loro operato e spesso la loro vita alle generazioni future di giovani come loro, al sogno dellItalia unita in cui noi oggi viviamo. Al giorno doggi strano pensare che un paese possa essere stato costituito e unificato da persone che per la maggior parte avevano dai 18 ai 30 anni, allepoca invece era normale che due giovani di fazioni opposte si scontrassero e combattessero, versando il loro sangue, non per denaro, non per odio territoriale, ma per un ideale. In realt nel corso degli anni la storia ci ha insegnato che le pi grandi rivoluzioni, i movimenti, le rivolte, le proteste sono spesso partiti proprio da poco pi che ragazzini con unimmensa voglia di veder le cose cambiare. Molto spesso infatti si accusano le giovani generazioni di voler continuamente polemizzare su tutti i valori tramandati da genitori ed educatori. In realt, come afferm lo stesso pontefice Giovanni Paolo II nella lettera enciclica del 1 maggio 1992, la contestazione da parte dei giovani non vuol dire necessariamente rifiutare e distruggere a priori tutto ci che gli si propone, ma mettere alla prova determinati atteggiamenti ed idee per renderli propri, inglobarli e donargli attualit e dinamicit. Purtroppo per oggigiorno, anche se la politica fortemente criticata dai pi giovani, non ha su di loro alcun ascendente. I ragazzi si limitano nella maggior parte dei casi a mostrare disprezzo nei confronti del sistema, dei partiti, dei politici corrotti, senza effettivamente entrare totalmente a far parte di essa. La partecipazione dei giovani allinterno dellambito politico sarebbe un vero e proprio toccasana per le istituzioni (italiana e non solo), che mirano e promettono ai cittadini votanti radicali rinnovamenti e nuove leggi a favore di tutti, senza mai effettivamente raggiungere risultati soddisfacenti. Solo con nuovi volti in politica si verificherebbe un terremoto che, aiutato da solide fondamenta, paradossalmente ricostruisca, invece che distruggere. E in questo caso molto importante e da tenere in considerazione il discorso che Aldo Moro, presidente di Democrazia Cristiana, tenne al XI congresso del partito in questione. Da grande innovatore qual era sostenne infatti, prevedendo la situazione attuale che: I giovani chiedono un vero ordine nuovo, una vita sociale che non soffochi ma offra liberi spazi, una prospettiva politica non conservatrice [ ] La richiesta di innovazione comporta naturalmente la richiesta di partecipazione [] dovere e assunzione di responsabilit . Sosteneva inoltre che i giovani fossero una vera e propria linfa vitale, che la politica avrebbe dovuto utilizzare per nuove condizioni di equilibrio e pace. Bisogna chiedere quindi ai giovanissimi un tentativo di riavvicinamento dal quale possano nascere proposte e tentativi di miglioramento del bene comune. I ragazzi per sono purtroppo in certi casi cos delusi e disillusi che, non avendo pi fiducia nelle istituzioni perdano il senso del mondo che li circonda e degli avvenimenti che giorno dopo giorno costituiscono la storia contemporanea. Oltre alla partecipazione alla vita politica importante infatti, come sostenne il leader del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti, durante il discorso alla Conferenza Nazionale Giovanile del partito del 1947, una presa di coscienza da parte delle ultime generazioni, che permetta loro di affrontare al meglio la propria vita e il dispiegamento del processo storico generale. Il grande antifascista riusc a cogliere alla radice il problema del disinteresse giovanile, e ribad fermamente il fatto che i giovani dovessero avere non fiducia bens una cieca fede negli ideali che coltivavano e nelle istituzioni a cui si affidavano. SI sono verificate o possono tuttoggi verificarsi situazioni in cui ideali storici o politici hanno portato i giovani su strade sbagliate, che non perseguivano giusti valori come luguaglianza e la giustizia. E il caso ad

esempio dei migliaia e migliaia ragazzi che aderirono incantati al fascismo di Benito Mussolini, macchia nera della storia italiana e mondiale. Il leader, che seppe infatti essere particolarmente carismatico e persuasivo, riusc ad attirare a s un numero esorbitante di ragazzi, che egli riteneva la migliore giovent italiana. La maschera del leader giusto e autoritario stata infatti molto spesso strumento di aggregazione delle giovani masse (basti pensare a quanti, nella Germania Hitleriana ambivano al ruolo di SS), che ritrovavano nel dittatore una figura da seguire ed imitare. Occorre dire che pericoli del genere per si sono presentati e continuano a presentarsi quando sono presenti nei ragazzi una forte inconsapevolezza, sottovalutazione e ignoranza nei confronti degli eventi storico-politici; se infatti furono tanti i ragazzi che appoggiarono Mussolini, altrettanti furono quelli che decisero di informarsi, di scegliere unideologia diversa da quella della massa e di combattere la dittatura. E da ricordare a proposito il nome di Antonio Gramsci, un giovane comunista che, mostrando apertamente il suo dissenso nei confronti del fascismo, trascorse il fiore della sua vita in una gabbia buia come la morte. Gramsci, cos come Mameli e tanti altri decise di morire pur di difendere i suoi ideali. Sono proprio questi infatti che danno alluomo e in particolare ai ragazzi una dignit e unidentit sociale. Lo stesso Gramsci scriveva: Vivo, sono partigiano. Perci odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

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