I l @il @
@il
ill
il& I I @ il I
il& Il@ LI
I @ I @
l en
BENDA
Saggio di un discorso coerente
sui rapporti tra Dio e il mondo
Postfazione e cura di
Manlio Sgalambro
De Marinis & C
Titolo originale
ESS
d'un dicours cohernt
sur l rapports de Dieu et du monde
-
Traduzione di
Luisa Forlo
1931 Editions Gallimard, Paris
1993 De Martinis & C. Editori, Catania
ISBN 88-8014-000-0
JULIEN BENDA
Entre i 'in/ini et le/ini il ne peut y
avoir de rappor /ini.
MEBRNCHE (Mora/e, I,III,7.)
INTRODUZIONE
Questo saggio e nato direttamente dalle mie due
precedenti bpere: La Trhison des Cleres e La Pn de
l'Eternel, delle quali esso e la necessaria conclusione.
Rifettendo in mo do piu approfondito, sotto la spinta
anche dei miei lettori, sull'opposizione che avevo se
gnalata in quelle opere tra laici e chierici, arrivai a
convincermi che essa esprime, in fondo, l'opposizio
ne tra due eterne volonta dell'Essere: da una parte, la
sua volonta di affermarsi sempre piu come determi
nato o fenomenico; dall'altra, la sua volonta di negar
si come tale per ritornare all'Essere infinito. Indotto a
questo pensiero, mi adoperai a chiarire le idee di Es
sere infinito, di essere fenomenico e del loro mutuo
rapporto. Cia che viene pubblicato oggi e il frutto di
questo layoro.
Coloro che trovarono apprezzabile l'opposizione
da me individuata nei miei primi due libri, la ritrove
ranno dunque qui, non tra due persone, ma fra due
eterne volonta. Aleuni rimpiangeranno che io non
,
abbia adottato subito. il piano dell'impersonale, di-
menticando che. la ria condizione di uomo mi impo
neva di non arrivarvi che attraverso la via dell'incar
nato, - come si esprime con un sospiro il poeta:
Mens hebes ad verm per materalia surgit.!
. Sugar, CVS, p. 189
-7-
DIVISIONE DEL DISCORSO
i - DELL'ESSERE PENSATO SOTO LA CATEGORIA DELL'INFI
NITO o m mo.
Che I'essenza dell'essere pensato sotto questa cate
goria e la contrddizione con se stesso o i 'indeter
minazione. - Che questa idea di Dio esiste nella
magior pare degli uomini. - Che in conseguenza
di questa idea, ii mondo fenomenico e concepibile
in rpporto a Dio solo attravero una separazione
da Dio. - Le idee di Dio e del mondo si richiamano
necessaramente l'un l'altr nello spirto?
II - DELL'APPARIZIONE DEL MONDO FENOMENICO IN SENO A
mo o DELLA SUA SEPAZIONE DA mo. DELLE PRINCIPALI
IDEE CHE NEL MIO SPIRITO, SONO LEGATE A QUESTA APPA
RIZIONE.
-9 -
Il mondo nella sua apparizione una volont, -
una volont libera,
.
- una volont libera che si
esercita contro Dio, - esso causa di s stesso,
.
- es
so una forza, - una forza vittoriosa, - una riusci
ta, - un 'afermazione arbitrria,
.
- una cosa privi
legiata. - Imperialismo o peccato originale del
mondo apparente.
III - DELL
'
EVOLUZIONE DEL MONDO O DELL
'
ACCRESCIMENTO
DELLA SUA SEPARAZIONE DA DIO.
Il mondo fa apparire in s stesso forme sempre pi
garntite contro il ritorno all'indeterminato o a
Dio, e in tal modo si garantisce esso stesso sempre
pi contro tale ritorno. - Principali momenti di
questo lavoro: apparizione della materia, - delle
forme superiori della materia, - della vita, - delle
forme superiori della vita, - del 'intelligenza uma
na, - apogeo della separazione del mondo da Dio,
supremo orgoglio del mondo. - Il mondo, attraver
so l'intelligenza umana, divinizza la sua separ
zione da Dio e i mezzi che gli hanno permesso di
perezionarla. Invenzione del Dio imperiale.
IV - DEL RITORNO DEL MONDO FENOMENICO A DIO O
DELLA NEGAZIONE DI S STESSO DEL MONDO FENOMENICO.
L'intelligenza umana capace, lei sola, di ricondur
re il mondo a Dio. - Tale ritorno esige, da pare del
mondo, una rottura totale con il mondo fenomeni
co. Il tergiversare con questa esigenza. - Dei falsi
ritorni a Dio. - Possibile progresso vero Dio. Gradi
-10-
di moralit del mondo. - Conflitto in seno al mon
do tra l'adozione del Dio imperiale e l'adozione del
Dio infinito; tutti i grandi conflitti umani si ricon
ducono a quello. - Possibile scomparsa della volon
t di rtorno a Dio.
-11 -
I
DELL
'
ESSERE PENSATO SOTTO LA CATEGORIA DELL'INFINITO O
DI DIO.
1. Dell'essere pensato sotto la categoria dell'infinito e
in rapporo al tempo. E del fatto che l'essenza del
l'Essere pensato in relazione a tale categoria la
contrddizione con s stesso o l'indeterminazione.
Essendo t'idea di Essere infinito una delle idee che
occupano pi frequentemente il mio spirito, come
capita, credo, a molti altri uomini, ho cercato di farmi
di tale idea un concetto quanto pi chiaro possibile.
A tale scopo, e dato che l'intelligenza umana tale
che non sarebbe capace di cogliere un oggetto nella
sua totalit senza considerarlo anzitutto nel suo
aspetto parziale, ho creduto di dover cominciare cer
cando di concepire l'Essere infinito sotto un rapporto
determinato. Ho scelto la relazione temporale come
quella che si offriva con maggiore immediatezza al
mio spirito; cercher dunque di cogliere con la mag
gior chiarezza possibile l'idea di Essere infinito nel
tempo e, a tale scopo, dir in che modo arrivo al
l'elaborazione di tale idea. Il lettore mi scuser se mi
sar necessario iniziare da alcune tesi che trover for
se troppo evidenti; esse mi condurranno ben presto
ad altre che lo sembreranno meno.
Suppongo che il mondo al quale sono legato con
sista in una quantit determinata e invariabile di esse
re, - una quantit qualsiasi, Q -, e considero tale
mondo nel momento in cui scrivo. La prima doman
da che si pone spontaneamente al mio spirito que
sta: da quanto tempo esiste tale quantit di essere?
Oppure, introducendo la categoria del numero, la so-
- 15 -
la per la quale il pensiero per me veramente intelle
gibile, e adottando, a tal fine, un'unit di tempo, l'an
no ad esempio, mi chiedo: qual' il numero d'anni
che misura la durata di questo mondo dal momento
presente fino alla sua origine?
La prima risposta che mi viene in mente dire, co
me i bambini, un numero grandissimo, ad esempio: il
mondo dura da un milione d'anni.
Tuttavia, non ho ancora finito di attribuire al mon
do una cos grande durata che mi accorgo che posso
assegnargliene una ancora pi grande. Questo signifi
ca che la durata che attribuisco al mondo, da oggi al
la sua origine, ne ammetter un'altra ancora pi gran
de, fintantoch rappresenter tale durata con un nu
mero finito, per quanto grande possa essere, poich
la defnizione del numero finito tale che, se a quel
numero n aggiungo un'unit, ottengo un numero
n+ 1, dif erente dal primo.
Pertanto, se voglio pensare una quantit di essere
la cui durata da oggi alla sua origine non ne ammetta
una pi grande, cio una quantit infinita, sono in:
dotto a pensare una durata la cui misura sia un nu
mero che sfugga alla dipendenza inerente ad un nu
mero finito, che sia cio un numero n tale che, se gli
aggiungo una unit, ottengo un numero n+ 1 non di
ferente da nj un numero n tale che io abbia:
n= n +p
intendendo con p un qualsiasi numero finito.
Parlare di un mondo infinito sotto il rapporto tem-
-16-
porale, significa dunque parlare di un mondo la cui
durata dal momento attuale alla sua origine, ha per
misura un numero definito dalla particolarit che ho
appena enunciata; o ancora, significa che, se rappre
sento il momento presente del mondo con un punto
A segnato su una linea retta indefinita X, l'origine
del mondo sar rappresentata da un punto m,
A'A A"
x
y
tale che ogni punto pi lontano di ( da A non altro
che m, o
Tel qu'en lui-meme enfin l'infinit le change.
Ora se in questo momento, piazzandomi in quel
punto di origine situato all'infinito, girandomi indie
tro, voglio misurare il tempo compreso tra esso e il
presente A, la domanda non ha pi senso, perch in
virt della stessa definizione che ho appena data del
l'origine del tempo rimandato all'infinito, la quantit
di tempo compreso tra questa origine e il tempo pre
sente A tale che io posso aumentarla o diminuirla
di una o pi unit senza cambiarla; o che, se A' e N
rappresentano due qualsiasi tempi anteriori o poste
riori ad A, io posso scrivere:
mA= mA' = mA"
(Si vede d'altronde che se nel mio ragionamento,
invece di partire da A, fossi partito da AI o da A", sa-
-17-
rei arrivato allo stesso w). In altri termini: visto da
un'origine posta all'infinito, il tempo presente A lo
stesso di qualsiasi altro tempo; il mio tempo lo stes
so del tempo di Giulio Cesare o dell'anno 13.729, la
sua essenza non pi l'identit con s stesso ma la
contraddizione con s stesso e questa contraddizione
il segno che esso visto dall'infnito. L'infinito dice
al determinato le parole di Ges Cristo secondo
Sant'Ambrogio: Colui che nega s stesso, lui solo mi
conosce.
In altri termini ancora: pensare il mondo come in
finito sotto il rapporto del tempo pensarlo in ma
niera tale che le sue distinzioni nel tempo non esisto
no pi: significa pensarlo in modo tale che i dif eren
ti vi sono indiferenti; e tale abolizione di distinzione
la caratteristica dell'essere pensato come infinito.
L'essere infinito dice, in senso stretto, queste parole:
Tutto mi uguale.
2. Il mondo, se concepito sotto l'aspetto fenomenico,
deve essere inteso come avente inizio un certo nu
mero finito d'anni prima del momento presente.
Da questa tesi traggo la conseguenza seguente:
Se l'attuale momento del mondo (o qualsiasi altro
dei suoi momenti) pensato come identico a s stes
so e non equivalente ad un altro (in relazione alla ca
tegoria dell'identit e non della contraddizione),
-18-
necessario che l'origine del mondo alla quale riferi
sco questo momento sia concepita come separata da
esso da un numero finito d'anni (se l'unit di tempo
l'anno).
Si appena visto, infatti, che se quell'origine
concepita come separata da esso da un numero infi
nito di anni, questo momento, riferito all'origine del
mondo, non pi pensabile come identico a s stes
so ma, in pari tempo, come s stesso e altro da s.
Se suppongo che il mondo pensato sotto il modo
fenomenico in relazione al tempo, nel momento in
cui esso pensato come avente, secondo tale rela
zione, degli stati distinti gli uni dagli altri (apparen
domi l'idea di distinzione, a me come a chiunque al
tro, credo, il fondamento dell'idea di fenomeno), la
tesi che ho appena enunciata ripete: se il mondo
pensato sotto l'aspetto fenomenico in relazione al
tempo, necessario che l'origine del mondo alla
lale si riferisce uno qualunque dei suoi momenti
l pensata come separata da questi momenti da un
numero finito di anni.
In altri termini: se si considera il mondo sotto il
modo fenomenico e in relazione al tempo e se si
pretende di spiegarlo in quanto tale, le filosofie coe
renti saranno del tipo di quella che dichiara ingenua
mente che il mondo cominciato quattromila anni
prima di Cristo, tranne poi a lasciare nell'indetermi
nato il numero finito d'anni da quando il mondo esi
ste e di limitarsi a dire che il mondo cominciato. Se
l'idea di un 'orgine del mondo rsalente ad un nume-
-
19 -
ro finito d'anni ripugna al nostro sPirito tormentato
d'infinito, la coerenza del pensiero esige per che ri
nunciamo a considerare il mondo sotto il modo feno
menico e dichiariamo che tutte le sue distinzioni nel
tempo sono illusorie.
Quest'ultima coerenza generalmente non osser
vata: si vuole pensare il mondo contemporaneamente
come esistente da un tempo infinito e come esistente
nel momento presente, ben determinato e distinto da
ogni altro; il paralogismo dell"'infinito attualmente
realizzato", che un filosofo ha dimostrato esistere in
quasi tutte le metafisiche e di cui ha fatto una critica
alla quale mi sembra che finora non sia stato opposto
niente di inoppugnabile. Parler pi avanti di questo
paralogismo e dei suoi moventi sentimentali.
3. DellEssere pensato come infinito in rapporto ad
altre relazioni diverse da quella temporle. - Con
sefuenze relative al mondo fenomenico.
Possedendo l'idea del mondo pensato come infini
to in rapporto alla relazione temporale, il mio deside
rio di elaborare ora l'idea di mondo pensato come
infnito sotto altri rapporti: lo spazio, la quantit, la
qualit.
lO In relazione allo spazio, un insieme di ragiona
menti analoghi a quelli che ho appena fatto mi indu
ce alla tesi seguente: se il numero di unit di spazio
-20-
(di metri, per esempio) compreso tra il punto E dello
spazio in cui mi trovo (o un punto qualsiasi) e l'ini
zio dello spazio occupato dal mondo (o limite del
mondo) infinito, in altri termini, se lo spazio occu
pato dal mondo infinito, il punto E
,
visto dal limite
del mondo, lo stesso di qualsiasi altro punto E
l
,
E
li
,
diverso da esso. In altre parole: sotto il rapporto spa
ziale, l'essenza del mondo pensato sotto la categoria
dell'infinito la contraddizione con s stesso.
Di conseguenza, se il mondo pensato come la
sede di fenomeni in relazione allo spazio, cio la se
de di punti distinti gli uni dagli altri, necessario che
l'origine spaziale del mondo alla quale si riferisce
uno qualsiasi di questi punti sia pensata come sepa
rata da questo punto da un numero finito di metri; in
altre parole, necessario che lo spazio occupato dal
mondo sia uno spazio finito o limitato; il discorso co
erente quello che, con il poeta, considera la freccia
lanciata dal punto in cui il mondo finisce 1.
(le argomentazioni che ho appena esposto sul
mondo concepito da una parte sotto il rapporto tem
porale e dall'altra in relazione allo spazio saranno
evidentemente valide per il mondo concepito in rela
zione al rapporto binario spaziotempo su cui si basa
la. scienza moderna).
2 In rapporto alla quantit, e trascurando le argo
mentazioni intermedie:
1. Lucrezio, D rrm natura, L %1 e sg. Il brano , d'altronde, un modello
della confusione tra l'idea di spazio infinito e l'idea della possibilit per uno spa
zio finito di amettere sempre uno maggiore
-21-
Se la quantit d'essere che costituisce il mondo
nella sua totalit, infinita, una quantit determinata
di essere, Q, vista dalla quantit di essere del mondo
nella sua totalit, la stessa di una quantit Q', Q",
diversa da essa.
Di conseguenza: se il mondo pensato come ca
pace di quantit di essere determinate e distinte, Q',
Q", . . . necessario che la quantit di essere del mon
do nella sua totalit, alla quale si rapportano queste
quantit, sia una quantit non infinita. ( la quantit
essenziale di energia del mondo, quantit costante
come la scienza ci insegna).
3 o Per quel che riguarda la qualit, io mi baser su
ci che chiamer il grado di evoluzione (o di com
plessit) del mondo in un dato momento, essendo la
qualit dell'essere del mondo in quel momento carat
terizzata dal suo grado attuale di evoluzione (l'evolu
zione qui, come spiegher pi avanti, una grandez
za misurabile, analoga a quella che i fsici chiamano
entropia), e dir:
Se il numero di unit di evoluzione pensato tra lo
stato attuale del mondo e il suo stato iniziale infini
to, in altre parole, se la serie dei differenti stati del
mondo che hanno preceduto il suo stato attuale
pensata in rapporto alla categoria dell'infinito, lo sta
to attuale del mondo, rapportato al suo stato iniziale,
lo stesso di un altro stato qualsiasi; il grado di evo
luzione attuale del mondo lo stesso di quello del
l'et della nebulosa.
Di conseguenza: se prendo in esame il mondo co-
-22-
me avente gradi distinti di complessit (come realt
fenomenica vista in relazione alla qualit), la coeren
za del pensiero esige che gli attribuisca uno stato di
complessit iniziale ben determinato, al disopra del
quale non ne ammetter altre, (condizione che, d'al
tronde, posso scegliere a mio piacere)l e non degli
stati di complessit in regresso all' infinito (tale condi
zione di complessit iniziale evidentemente non
determinata da alcun altro; in altri termini, l'idea del
mondo fenomenico essenzialmente incompatibile
con l' idea di un .. determinismo in regresso all' infini
to,,) .
Si vede che l ' idea del mondo fenomenico esige
che in rapporto a tutte le relazioni che ho appena in
dicato, io assegni al mondo un inizio, cio un mo
mento in cui, rompendo con l'indeterminazione (par
ler pi avanti di tale frattura), esso adotti, in rappor
to a ciascuna relazione, uno stato determinato: un
tempo determinato, uno spazio determinato, una
quantit d'essere determinata, uno stato di complessi
t determinato. Si noter che due di queste condizio
ni iniziali (lo spazio e la quantit di essere) restano
invariabili, mentre le altre due (il tempo e lo stato di
complessit) variano, costituendo con la loro varia
zione l' evoluzione del mondo.
1 . Tale stato d complessit al d sopra del quale non ne ametter altri un
concetto abbastanza simile allo -zero as luto di tempratura di cui parlano i fsici.
23
25
34
35
42
51
52
stato di indeterminazione e costituisce, dandosi la de
terminazione, un inizio assoluto, cio una realt che
non dipende che da s stessa; l' altra, per la quale es
so evade dalla sua prigione dell' individualit e ritor
na a questo stato che si pu anche chiamare di liber
t, dove s -stesso e altro da s (ritorno a Dio).
Si pu vedere che la libert del mondo fenomeni
co, secondo il primo di questi due sensi, non altro
che la sua avversione a Dio; che, in altri termini,
l 'empiet del mondo fenomenico, o il male, non al
tro che la sua libert. I moralisti cristiani, d' altronde,
hanno severamente condannato, nella persona del
l' Uomo, questa libert del mondo che si esercita con
tro Diol.
5. Il mondo fenomenico (e non Dio) l'essere causa
di s stesso.
Il mondo fenomenico, acquistando la determina
zione, mi appare, ho detto, come un inizio assoluto,
il cui autore non potrebbe essere altri che il mondo
stesso; in altre parole, esso mi appare come l'essere
1. Per esempio: . sembrato a questi libertini una costrizione importuna che ci
sia in cielo una forza superiore che governi tutti i nostri movimenti.. . Essi hanno
voluto scuotere il giogo di questa Provvidenza che veglia su di noi, allo scopo di
conservare nell'indipendenza una libert indocile . . (Bossuet, Seron sur la
Prvdence). Si sa d'altronde che l a teologia cristiana vuole che gli angeli ignorino
i "futuri liberi" intendendo cos quelli che non dipendono che dalla volont
dell'Uomo. (Sebbene gli angeli siano capaci di questa cattiva liber, poich alcuni
di loro hanno peccato).
- 53 -
dotato di questa propriet d'essere causa di s (causa
sul.
Mi stupisce che in alcune flosofie particolarmente
preoccupate di essere coerenti, questa propriet d'es
sere causa di s stesso sia stata attribuita a Dio, quan
do si definisce Dio, come ho fatto qui, l'Essere con
cepito secondo il modo dell' infinito in tutte le sue di-
,
mensioni. E pertanto evidente che l ' idea di causa, es-
sendo inseparabile dall'idea di potere creatore, es
senzialmente incompatibile con l' idea di Dio, come la
si ammette qui, sia che Dio sia la causa di s stesso
che di qualsiasi altra cosa. Cos pure, quando questa
flosofia dichiara che Dio nello stesso tempo la na
tura naturata e la natura naturante
1
, risponder che
il mondo fenomenico che, essendo causa di s stes
so, nello stesso tempo queste due nature, ma che
Dio non n la natura naturata, n la natura naturan
te, visto che il mondo pensato sotto il modo dell'inf
nito, cio tale che il tempo di Giulio Cesare lo stes
so che il nostro tempo, non ha niente in comune con
la natura.
Prima di proseguire, far notare che le idee che ho
appena descritte come legate nel mio spirito all'idea
di apparizione del mondo fenomenico in seno a Dio
sono delle idee che concernono unicamente l' appa
rente (idea che esso una volont, che un inizio
1
. Etbique, I, 29 - L considerazione di Dio sotto questo doppio aspetto e in
questi stessi termini , d'altronde, molto anteriore a Spinoza. CCf. Delbos, L pr
paration la pbilosopbie modere, Revue de Mtapbysique et de Morale, ocl.
1929).
- 5
4
-
assoluto, che causa di s stesso), e per nulla l ' esse
re in seno al quale vi l' apparizione; le maniere
d' essere che esse evocano sono unicamente maniere
d'essere a pare rei, mai a pare Dei. E questo doveva
accadere poich l' apparizione del mondo fenomeni
co unicamente un atto compiuto da questo mondo
in seno ad un essere indeterminato che, per sua na
tura, ignora completamente tale attol .
6. La caduta del mondo un efetto della volont
del mondo, non della volont di Dio.
Esprimer ancora quest'ultimo pensiero dicendo
che, se il passaggio dall'Essere infnito o Dio al modo
fenomenico implica l ' idea di una caduta, questa ca
duta un effetto della volont del mondo e non del
la volont di Di o. Non ho bisogno di sottolineare
l ' incoerenza di un discorso che, avendo definito Dio
l' essere infnito, dichiara che egli ha voluto la caduta
del mondo, come se la volont, cos come l'ho mo
strata, non fosse necessariamente ignota a un tale es
sere; il mondo ha voluto, al contrario, la sua propria
caduta, essendo la volont essenzialmente un attribu
to del mondo decaduto, o meglio del mondo che si
compiace di s. Ma io ritorno alle idee che evoca ne-
1. Anche qui, mi allontano d Spinoza secondo il quale, molto verosimilmen
te, l'Essere infinito conosce le sue determinazioni (Dio conosce i suoi modi).
-55 -
cessariamente nel mio spirito l ' idea del mondo appa
rente in seno a Dio.
7 Il mondo, acquisendo la determinazione, mi ap
pare come una forza - una forza vittoriosa.
Ho detto che l'idea di mondo che acquisisce deter
minazione impone al mio pensiero l' idea che esso
una volont. Potrei ancora dire che essa gli impone
l'idea che una forza (l'idea di forza d'ltronde, co
me si sa, ricalcata dal nostro spirito sull' idea di volon
t). Pi esattamente, essa gli impone l' idea di una for
za che, opponendosi alla facolt che ha il mondo,
. pensato sotto il modo divino, di essere s e altro da
s (libert del mondo in quanto divino) ha ragione di
tale libert e blocca questo mondo nell' identit con
s stesso. L' idea del l ' apparire - dell' esistenza - del
mondo fenomenico in seno a Dio dunque legata al
l'idea che esso una forza che si oppone ad una for
za contraria e la riduce a nulla; essa essenzialmente
legata alla triplice idea di forza, di guerra e di vittoria.
(Lo stesso per ogni idea di esistenza, in quanto idea
dell'apparire di un individuale in un universale! . ).
1 . Che l'empiet del mondo, o libert del mondo che si esercita contro Dio,
sia legata all'idea di forza, ci che stato ottimamente osseIato da alcuni dotto
ri della Chiesa. -Quando noi facciamo il male - dice uno di essi molto acutamente
- consideriamo la debolezza della nostra natura e non la fora della nostr libert
la debolezza della nostra care e non la forza del nostro sirto (Tertulliano, citato
d Bourdaloue, Sermon sur la rechute dans le pch).
- 5
6
-
8. Dio mi appare dunque come una forza - come
una forza vinta.
Si vede qui che l' idea dell'apparizione del mondo in
seno a Dio esige che io concepisca Dio come una for
zai poich ci a cui una forza si oppone e di cui trion
fa non potrebbe essere concepito dal mio spirito se
non come una forza. Ma notiamo bene che unica
mente l'idea del mondo fenomenico che mi obbliga a
concepire Dio come una forza. Non ho bisogno di ri
cordare che Dio, preso in s stesso e poich l'Essere
infnito, non affatto concepibile come una forza e
meno ancora come una forza che si oppone all' atto
del mondo che appare, visto che egli ignora quest'atto.
D' altronde, la teologia sentimentale dell'uomo qua
lunque sembra ammettere essa stessa che l' apparizio
ne del mondo implica una forza di Dio, una volont
di Dio contro la quale il mondo si fondato. Nessu
na sembra stupito di sentire il poeta che fa dire al
l'empio maestro del mondo finito:
l'ai pris au Crateur sa faible crature,
Nous avons, malgr lui, parag la naturel .
Si vede che, se Dio non pensa l ' atto del mondo
apparente, questo mondo crede che egli lo pensi (poi
ch crede che egli vi si opponga) e questa credenza
1. Vigny, EDa.
5
7
una condizione della sua esistenza. Pi in generale,
dir che, se vero, secondo la parola di Tommaso
D'Aquino, che non c' rapporto tra Dio e le cose, le
cose credono a questo rapporo e questa credenza
una condizione della loro esistenza.
9. Il mondo una continuit di vittoria.
Poich l ' apparizione del mondo fenomenico
pensata dal mio spirito non come un fenomeno istan
taneo, ma cos come pensato ogni fenomeno, come
avente un' estensione di una certa durata (It), ne con
segue che l ' idea di forza vittoriosa, evocata nel mio
spirito dall' idea del mondo apparente, l ' idea di una
forza vittoriosa che dur. Con questo intendo non
l' idea di una forza che, essendo stata vittoriosa della
forza avversa, dimentica in seguito questo avversario
e pu quindi essere concepita per s stessa e indi
pendentemente da esso, ma l ' idea di una forza che
dura in quanto sempre in lotta con questo avversario
e sempre vittoriosa su di lui. L' apparizione del mondo
fenomenico in seno a Dio legata all' idea di una
continuit nell'azione del vincere.
Si pu notare che adotto qui la celebre tesi detta
della creazione continuata e che non vale una volta
per tutte; che, in altri termini, concepisco la continua
zione del mondo come una perpetua ricreazione del
mondo. Nondimeno non concepisco questa forza di
- 58 -
creazione del mondo come agente in maniera conti
nua, se con ci si intende in modo tale che l 'interval
lo compreso tra due dei suoi successivi rinnovamenti
sia inferiore ad ogni quantit data, per quanto picco
la essa possa essere, cio insensibile; io ritengo che
questa forza agisca per salti successivi, cio in manie
ra discontinua (ulsatile, poich essa costante). Ho
questa idea perch la mia volont, sulla cui immagi
ne concepisco necessariamente la volont del mon
do, agisce, secondo il mio sentimento interiore, in
questo modo discontinuo.
Penso dunque, insieme ad una illustre scuola, che
il mondo richiede la stessa forza (o la stessa volont)
sia per conservarsi che per crearsi o apparire: il lun
go tempo durante il quale esso riuscito ad esistere
non gli assicura affatto la prosecuzione della sua esi
stenza; dopo milioni d'anni, il mondo sostiene oggi
contro l ' indeterminato la stessa battaglia del giorno
della sua apparizione e, se la perde, ricade nel nulla
esattamente come poteva accadere quel primo gior
no. Il suo passato per esso soltanto una base, che
in quel primo giorno esso non aveva, per condurre
questa battaglia; ci gli permette di condurre la batta
glia nelle migliori condizioni.
Nondimeno, il mondo pu commettere l' errore di
credere che la sua durata per esso una garanzia
d' esistenza e allentare quindi la volont che gli ne
cessaria per continuare ad esistere; di modo che la
sua durata potrebbe diventargli una condizione di in
debolimento.
59
nu-
Ho detto che il mondo fenomenico riuscito ad
acquisire la determinazione; in effetti, l 'apparizione di
questo mondo legata per me all 'idea di riuscita, con
quel che questa parola implica come idea di opportu
nit, di realizzazione gratuita, di vittoria irrazionale.
Dir ancora che il mondo fenomenico, acquisendo la
determinazione, mi appare come una cosa che ha
vinto nel senso in cui questa parola si adopera nel
gioco, e senza omettere l ' attributo di immoralit che
si unisce inevitabilmente al beneficiario di un caso
fortunato.
Questa idea inseparabile da un' altra, che indica
meglio ancora il carattere gratuito dell' esistenza del
mondo e mi ispira quella sorta di angoscia retrospet
tiva che si ha davanti a quegli avvenimenti vittoriosi
e decisivi dei quali si sa quanto poco sarebbe bastato
perch non avvenissero: l'apparizione del mondo fe
nomenico qualcosa che la rgione voleva non aves
se luogo.
Il mondo fenomenico m' impone cos questo dop
pio sentimento: lo trovo pieno di grandezza per esse-
61
re riuscito a darsi l ' esistenza e degno di compassione
se penso che bastava un niente perch non la cono
scesse.
13. Dell 'inquietudine del mondo fenomenico.
L'acquisizione della determinazione o dell'esisten
za da parte del mondo fenomenico non essendo le
gata, secondo il mio spirito, ad alcuna ragione logica,
mi appare come un' acquisizione non garntita, es
senzialmente capace di non essere pi. Il mondo fe
nomenico mi appare fondamentalmente - nel corso
del suo essere - come un' esistenza precara e minac
ciata. Da qui quel che chiamer l' inquietudine essen
ziale del mondo fenomenico. Da ci anche il violento
attaccamento del mondo a s stesso, alla sua determi
nazione, come a qualcosa che esso possiede solo per
un caso fortuito, che pu perdere sempre, e di cui sa
che, se la perde, non c' alcuna ragione perch la ri
trovi. Da qui il suo odio per chiunque, al suo interno,
lavori per ricondurlo all'indeterminazione.
14. Il mondo fenomenico essenzialmente un 'affer
mazione arbitrria.
Chiarir ancora due aspetti sotto i quali mi appare
-62 -
il mondo che acquisisce la determinazione. Essendo
l' apparizione del mondo fenomenico l ' apparizione di
un mondo corrispondente, in tutte le sue dimensioni,
a numeri determinati - lo spazio E, la quantit di es
sere Q, ecc . . . - e non avendo, d' altronde, tali numeri
nulla di necessario, in quanto potevano benissimo
essere altri numeri E' , Q' , ecc . . . , ne consegue che il
mondo che acquisisce la determinazione o l' esistenza
mi appare essenzialmente come un 'afermazione ar
bitraria. L' idea di affermazione arbitraria non , d'al
tra parte, nient'altro che l ' idea di realizzazione irra
zionale, con un accento pi forte sull'idea di disprez
zo della ragione.
Inoltre, l ' idea che io elaboro nel caso del mondo
fenomenico vale per ogni oggetto esistente, in quan
to tale oggetto concepito come l ' apparizione di un
individuale in seno ad un universale. Il fatto per un
oggetto di una certa classe di essere quest'ogetto e
non un altro (la sua ecceit) legato necessariamen
te, nel mio spirito, all' idea che esso un'affermazio
ne arbitraria.
D' altronde il nostro sentimento davanti a questo
oggetto : .Perch questo oggetto piuttosto che un
altro?"
Ammettendo la coscienza che gli esseri hanno di
s stessi, dir che il sentimento di essere un'afferma
zione arbitraria mi sembra necessariamente legato al
fatto d' esistere.
Invitare un essere ad abolire in lui il sentimento
che egli un' affermazione arbitraria, invitarlo ad
-63 -
abolire il sentimento della sua esistenza (ma a van
taggio del ritorno a Dio).
15. Il mondo che appare in seno a Dio mi impone
l'idea che esso un essere privilegiato, un eletto.
Poich l ' idea del mondo che appare in seno a Dio
l ' idea di un mondo che riuscito ad acquisire la
determinazione fra infiniti altri che vi avevano diritto
quanto lui - che riuscito a passare dal possibile al
reale fra un' infinit di compossibili -, ne segue che
l 'idea di questo mondo essenzialmente legata al
l ' idea di privilegio con quel che questa parola implica
di ineguaglianza ed ingiustizia. Il mondo fenomenico
mi appare essenzialmente come un essere di elezio
ne, un eletto (l' eletto di s stesso e non di Dio).
Cos ancora, l ' idea che io elaboro in occasione del
mondo fenomenico vale per ogni oggetto esistente,
in quanto concepito come l'apparizione di un indi
viduo in seno ad un indeterminato (questo individuo
pu naturalmente essere un gruppo di individui, per
esempio una nazione). Ogni esistenza, in questo sen
so, un privilegio, uno stato d'eccezione. (Ci gi
espresso dalla parola existere o exstare: ergersi tra
un' infinit di cose le quali non sono riuscite a farlo. ).
Invitare un essere esistente ad abolire in lui l' idea che
esso un privilegio, significa ancora invitarlo ad abo
lire l ' idea della sua esistenza.
64
65
72
76
77
84
87
89
92
pito sotto il modo divino, che presenta cio i suoi
stati di complessit senza distinzione e senza ordine,
con la linea indefnita X, considerata come un insie
me di punti indeterminati, nessuno dei quali, cio,
concepito come distinto (n dunque ordinato) in rap
porto agli altri; poi il mondo apparente, che presenta
uno stato di complessit-origine ben determinato,
con un punto O ben determinato segnato su questa
linea; infine, il mondo evolvente con la successione
delle grandezze OA, OB, oe, ecc . . , segnate a partire
da O e come derivanti le une dalle altre:
I
I
z
u
I
I
I
, \ < - - - - -
,
-
*
Q
-
\' 1 - _ " _ .
..' y
. @@ww -
Si nota che la successione O, A, B, e posta in mo
do del tutto avventizio sulla retta XY la quale, in
quanto insieme di punti indeterminati, la ignora total
mente; con il che intendo che il mondo fenomenico,
sviluppandosi in seno a Dio, si sviluppa per conto
proprio e che il suo sviluppo totalmente ignorato
da Dio! ,
1. Si potrebbe indicare questa indifferenza di Dio per l'evoluzione del mondo
riporando le grandezze OA OB OC sopra una retta 02, perpendicolare a X;
chiaro che tutto ci che passa i 02 ignorato da X. Nondimeno, questa rap
presentazione avrebbe il torto di far dimenticare che gli stati evolutivi del mondo
sono i Dio, mentre solo la loro distinzione e il loro ordine non vi sono.
- 93 -
16. Della volont di evoluzione del mondo fenomenico.
L' idea del mondo fenomenico che crea nel suo
stesso seno forme d' essere sempre pi differenziate,
m' impone la necessit di concepire in esso una po
tenza di trasformazione o volont di evoluzione.
Questa volont dunque la sua volont di garantirsi
sempre pi contro il ritorno all' indeterminato o Dio,
da cui esso si separato con la sua apparizione; o
ancora la sua volont di affermarsi sempre pi nel
suo stato di cosa determinata o esistente.
Il mondo fenomenico mi appare dunque come af
fetto da due volont ben distinte: lO, una volont di
apparizione, in virt della quale egli costituisce una
quantit d'essere determinata e invariabile, Q; 20 una
volont di evoluzione, in virt della quale esso d a
questa quantit d'essere invariabile forme diverse e
successive. Queste due volont corrispondono abba
stanza bene, nel mio spirito, ai due famosi concetti
della fisica moderna, di cui l' uno pone la conserva
zione dell' energia e l'altro la sua trasformazione.
Questa seconda volont, se la considero, non pi
nei , suoi effetti , ma in s stessa, evidentemente si
mile a s attraverso tutta l' evoluzione. Per la stessa
ragione da me fornita (11,7) a proposito della volont
di apparizione, io penso che essa agisca per pulsa
zioni discontinue, non soltanto al momento del pas
saggio da un grado di complessit all' altro, ma anche
durante il mantenimento di uno stesso grado (d' al-
-94 -
tronde, questo stesso non che apparente e copre
un incessante cambiamento di gradi); come per la
volont d' apparizione, io penso che dopo milioni
d'anni, il mondo vuole, con l' evoluzione, la stessa
vittoria sull' indeterminato del giorno in cui alla sua
qualit-origine ha saputo far succedere una qualit
pi alta; che esso non trae dalla sua durata altro van
taggio che una base per ingaggiare la stessa battaglia.
Tuttavia, a differenza della volont d'apparizione, la
volont di evoluzione non mi sembra inesauribile, e
io riesco a concepire molto bene un mondo che ces
sasse di evolvere, che non potesse pi mantenere le
forme acquisite e le lasciasse ricadere nell' omogenei
t primitiva. Aggiungo che la volont d'evoluzione
non mi sembra affatto necessaria all' esistenza del
mondo e posso immaginare senza nessuna difficolt
un mondo che consistesse di una certa quantit d'es
sere, spoglia di ogni desiderio di suscitare nel suo se
no delle differenze. Ma torniamo all' oggetto del mio
discorso che il mondo evolvente.
1 7. il mondo che fa apparire le forme, non sono es
se che appaiono per loro libera volont.
Ho detto che il mondo fenomenico fa apparire nel
suo stesso seno forme d'essere sempre pi evolute.
E, in effetti, il mondo fenomenico, secondo il mio
spirito, che fa apparire queste forme, non sono esse
-95 -
che appaiono per loro iniziativa; lui che crea all'in
terno di s stesso queste qualit sempre pi garantite
contro il ritorno al non-essere, attraverso le quali es
so si assicura contro lo stesso pericolo, non sono tali
qualit che creano se stesse per loro libera volont.
Si ha dunque nel mio spirito un pensiero analogo a
quello per il quale se vedo formarsi in un animale un
organo che accresce la sua sicurezza contro il ritorno
all'inanimato, io dico che l'animale che crea in s
l'organo, non l' organo che si crea per sua propria li
bera volont. (Questo paragone mi tanto pi per
messo in quanto io ho attribuito al mondo fenomeni
co apparente la volont, la personalit).
In altri termini:
la volont di evoluzione, secondo il mio sistema,
appartiene al mondo fenomenico considerato nella
sua totalit; non alle qualit sempre pi evolute che
appaiono all' interno del mondo, sebbene sia per l'ap
parizione di queste qualit che esso manifesta tale
volont.
Nello stesso senso dir che, con l' apparizione di
una nuova forma, il mondo che si trasforma, non
la nuova forma che cambia il mondo.
18. Delle volont seconde. Dei sentimenti del mondo,
nel suo insieme, per queste volont.
Tuttavia, se l' apparizione delle forme successive
- 96 -
dell' essere non dovuta alla loro libera volont, essa
non cessa pertanto di apparirmi legata da parte loro a
delle volont. lo dir dunque che, accanto alla volon
t d'evoluzione del mondo pensato nella sua totalit,
io concepisco, in queste forme, delle volont parico
lari di evoluzione, che io chiamer con certi filosofi
volont seconde, le quali, per il fatto di essere subor
dinate alla volont del Tutto e suscitate da essa, non
per questo non sono delle volont 1 . Aggiungo che
nel mio sistema queste volont particolari sono, da
parte del Tutto, oggetto di un grande amore, poich
nello stesso tempo esso ha una gran cura di mante
nerle, visto che esse sono essenzialmente necessarie
alla realizzazione del suo volere sovrano. Da questo
punto di vista, paragonerei l' apparizione delle diverse
forme d' essere in seno al mondo all'apparizione delle
diverse parti in seno ad un organismo, apparizione
che, bench essa avvenga per volont dell' organismo,
continua a far pensare che anche queste parti hanno
delle volont, sulle quali l'insieme si protende pieno
di turbamento poich la sua sorte dipende dalla giu
sta direzione.
Queste volont delle diverse forme nella loro ap
parizione consistono essenzialmente in una sola: la
volont di essere diversa, di essere altra di ciascuna
l . lo potrei dire delle volont delle forme in rapporto al Tutto, quel che
Spinoza dice delle idee dell'Uomo in rapporo a Dio, e cio che quando una
forma ha una volont, il Tutto ad avere questa volont; d'altronde ci che io
chiamo il Tutto quel che Spinoza spesso chiama Dio (quando dimentica che Dio
l'Essere indeterminato; vedere la nota E).
-97 -
in rapporto alla precedente, poi di persistere in que
sta differenza, di accentuarla. Pi precisamente, esse
consistono nella volont che si impadronisce di alcu
ni elementi di una forma e li spinge ad essere diversi
dai loro congeneri; pi precisamente ancora, secondo
quel che ho detto sopra, ad adottare un certo rag
gruppamento, una certa accumulazione di s con s
stessi, che gli altri non cercano e 'che li garantir di
pi contro il ritorno al non-essere. Sotto questo
aspetto, sono messi in evidenza due fatti di alto inte
resse per l'oggetto di cui mi occupo e di cui non mi
era ancora apparso il secondo; 10 che ogni forma
fatta della forma precedente, al livello della quale
sempre minacciata di ritornare; 2 che l' apparizione
di ogni forma dovuta alla volont di una minoranza
Cperlomeno di una non-totalit) nella forma prece
dente
1
.
Si pu ancora dire che le volont delle diverse for
me nella loro apparizione consistono nella volont di
ciascuna di rendersi libera dalla precedente, di crearsi
un'indipendenza nei confronti del mondo nel cui se
no esse appaiono; volont che le piante sembrano
esprimere elevandosi al di sopra della terra e giran
dosi verso il sole, gli animali muovendosi sempre di
pi in rapporto all'ambiente da cui provengono, as
sumendo una temperatura diversa da quella dell'am
biente, ecc . . .
1 . per questo, ad esempio, che la vita poco numerosa in rapporto alla
materia, la vita organizzata poco numerosa in rapporto alla vita elementare.
-98 -
19. Le volont seconde si credono libere. Il Tutto con
sera questa convinzione.
Ho detto che la volont di ciascuna forma di esse
re diferente dalla precedente, la volont di liberarsi
di essa, e poi quella di persistere in tale differenza o
di accentuarla, non erano volont libere, ma volute
dal mondo nella sua totalit perch necessarie alla
realizzazione del suo volere sovrano. Tuttavia, se si
eccettuano alcuni membri della forma suprema, in
tendo la forma umana, le quali sembrano compren
dere che le loro volont non sono che gli effetti di
un'altra pi elevata, che chiamano Dio (poich essi
fanno di Dio una volont), se si eccettuano questi, io
penso che le volont non libere credano che i loro
effetti non sono dovuti che a loro stesse: penso che
la materi a, uscendo dall ' energi a, i l protoplasma
uscendo dalla materia, la vita organica dal protopla
sma, credono di apparire e persistere in virt delle
loro libere volont. (Da qui l'orgoglio che mi pare di
vedere nelle razze animali, fossero pure le pi umili,
nelle piante, nelle cose, tutte forme che sembrano di
re: lo sono questa forma e sono riuscita ad esserla in
virt della mia sola volont . ). E io penso che il Tutto
predilige e mantiene tali convinzioni, per le quali es
so ha interesse come un capo che ispira le azioni dei
suoi subalterni ha interesse che essi credano che le
loro azioni provengano da s stessi, in modo da
compierle con quel sovrappi di energia che nasce
-99 -
dall' orgoglio di pensare che si agisce per propria e
sola volont.
20. Altr sentimenti delle forme - Movimenti del Tutto
nei loro confronti.
Parler ancora di alcuni sentimenti che, nelle forme
successive dell'essere, mi sembrano necessariamente
legati alla loro apparizione, e di quale mi sembra es
sere la disposizione del Tutto nei loro confronti.
C' anzitutto, da parte di ciascuna forma nei con
fronti di quella (o di quelle) al di sopra di cui si sente
elevata, un sentimento di superiorit e di disprezzo.
(Questo sentimento, molto naturale nelle forme che
ritengono di dover la loro elevazione al loro libero
volere, non lo di meno nell'Uomo, bench egli cre
da di doverla ad un volere superiore a lui, poich
egli identifica questo volere con un volere umano. ).
Inoltre, penso che il Tutto blandisca e favorisca que
sto sentimento, che ha interesse a mantenere, come
un esercito, concepito come un volere indivisibile, ha
interesse a mantenere il sentimento di disprezzo del
superiore per l'inferiore, base della gerarchia di cui
esso vive e che lo rende forte.
Far notare ancora l' orgoglio che ciascuna forma
d' essere prova nel sentire che la sua apparizione
l'effetto di un miracolo, sia che essa attribuisca questo
miracolo a s stessa o a una volont superiore. Anche
- 100 -
in questo caso il Tutto ama questo orgoglio che cen
tuplica nella forma la volont di essere differente dal
la precedente e di persistere in tale differenza.
Un altro movimento che il mio sistema assegna al
le forme dell'essere nella loro apparizione, la con
vinzione, in ciascuna di esse, di essere il termine su
premo del l' evoluzione del mondo e il sentimento di
orgoglio, di adorazione di s stessa, che deriva da
questa convinzione. Come i triangoli che, secondo un
celebre detto, credono che Dio abbia tre lati, cos, se
condo il mio spirito, la materia inanimata, almeno per
il tempo in cui essa non ha ancora visto una forma
superiore che le impone la sua superiorit, crede che
Dio sia molecolare e i pesci che egli abbia una coda
e delle branchie. Notiamo d'altronde che la convin
zione d'essere il termine supremo dell'evoluzione
stata, per ciascuna forma, giustificata in un certo mo
mento; ci fu un momento in cui l' atomo di idrogeno
aveva ragione di credersi la pi alta condizione del
l'universo, un altro in cui il batrace non si ingannava
adorando in s il re della creazione. Inoltre, il Tutto
circonda d' amore questa convinzione di ciascuna for
ma della sua condizione di termine supremo e il cul
to che essa se ne conferisce (bench in tutto questo
essa lo spogli di un culto che dovrebbe essere rivolto
solo ad esso), poich questi sentimenti sono partico
larmente atti a rendere pi intensa l' applicazione di
questa forma ad apparire e a persistere. Tuttavia,
questa convinzione nella sua condizione di termine
supremo mi sembra accompagnata, in ciascuna for-
-101-
ma, dal sentimento che questa condizione da essa
acquisita per sempre, che il grado di evoluzione di
cui essa il segno non potr essere superato.
Ci mi induce a parlare di una volont delle forme
differente da quelle che ho evidenziato finora.
21. Volont delle forme di opporsi all'evoluzione -
Lotta di conservatori e progressisti - Sentimenti
del Tutto nei confronti di questa lotta.
Ho detto che l' apparizione di ciascuna nuova for
ma d' essere mi faceva invocare la presenza, in questa
forma, di una volont di differenziarsi dalla prece
dente, quindi di persistere in questa differenza, di ac
centuarla. Sotto l ' azione di quest'ultima volont, la
nuova forma persiste dunque nella sua natura. Ora,
essa vi pu persistere tanto che a un certo momento
la sua durata le sembri una garanzia sufficiente della
sua esistenza ed essa creda di poter cessare, o perlo
meno rallentare, la sua applicazione a differenziarsi
dalla precedente. Arrivata a questo punto di sicurez
za, potr darsi che dimentichi totalmente il lavoro di
evoluzione del mondo al quale deve la sua esistenza,
o perlomeno che essa ritenga che quel lavoro avesse
come unico scopo la creazione di questa esistenza e
che, avendo raggiunto tale scopo, non abbia pi ra
gione d' essere. (Questo si vede chiaramente nella for
ma umana, in cui certe classi, essendo state condotte
102
al culmine dell'essere da questo lavoro di evoluzio
ne, ritengono che esso sia ora finito.). La nuova for
ma arriver anche a dimenticare questo lavoro al
punto da ritenere che essa e tutte le altre forme siano
sempre esistite e non siano mai derivate le une dalle
altre; in una parola, a negare l' evoluzione. Ma soprat
tutto potr dimenticarlo a tal punto che, quando nel
suo seno alcuni elementi vorranno differenziarsi da
essa per creare una forma nuova (esattamente come
ha fatto con quella dalla quale derivata), insorger
contro questi elementi, che le dichiarano espressa
mente che lo sforzo di evoluzione del mondo esiste
al di fuori di essa e dei suoi soli interessi e che non
ne era affatto lo scopo supremo; cos, nel mio pen
siero, la materia insorta contro quella frazione di s
che un giorno volle essere la vita; la vita ha lavorato
contro quella frazione di s che volle essere la vita
organizzata. Ci sono dunque, nelle forme, delle vo
lont di opposizione alla volont di evoluzione del
mondo. Queste volont, non essendo evidentemente
affatto volute dal Tutto, costituiscono stavolta, in
queste forme, delle volont libere. Ispirate a queste
forme dal loro desiderio di esistere per loro conto e
dalla convinzione di essere fine a s stesse, esprimo
no, rispetto al mondo fenomenico, una ribellione,
un'empiet, assai simili a quelle che il mondo espri
me in rapporto al divino; esse mi fanno pensare a
quel che sono negli uomini quei futuri liberi di cui il
cristianesimo insegna che gli angeli non li conoscono
affatto. Non ho bisogno di dire che il mondo non ha
- 103 -
alcun amore per esse e che fa di tutto per combatter
le. Si sarebbe volentieri tentati di credere che esse
svaniscono nel momento in cui la nuova forma, alla
quale si oppongono, riuscita ad essere e ad espri
mere loro la sua superiorit; che la loro storia non
che la storia delle loro collere e delle loro morti. La
verit che esse non disarmano mai e sembra che,
con il tempo, finiscano sempre per ricondurre al loro
livello la piccola isola che, nel loro seno, aveva sapu
to superarlo. L'esistenza di queste volont una delle
grandi tristezze del mondo.
CONSIDERAZIONI SPECIALI
22. Principali momenti del mondo fenomenico nel
l'accrescimento della sua separzione da Dio. -
Apparizione delle forme superiori della materia.
Dir adesso dei principali momenti del mondo fe
nomenico nello sforzo di creare dentro di s forme
sempre pi garantite contro il ritorno all' indetermina
to, cio per accrescere sempre pi la sua separazione
da Dio; dir delle meraviglie d' invenzione in questo
sforzo, dei suoi esiti, delle sue gioie, delle sue inquie
tudini, del suo grido di suprema vittoria.
Di questo sforzo ho segnato il primo atto, attraver-
- 104 -
so il quale il mondo raggruppa l' energia con s stessa
e suscita la materia, esattamente i grnuli di matera
(granuli di elettricit e di irradiazione). lo indicher
adesso l' atto con il quale esso raggruppa alcuni di
questi granuli con s stessi in modo singolare e crea
quegli esseri chiamati atomi, i quali, per l'alta com
plessit della loro struttura unita ad una quasi immor
talit, costituiscono una delle pi grandi vittorie del
mondo nella sua volont di garanzia, contro il ritorno
a Dio; poi, l'atto con il quale, avendo creato questi
esseri simili tra loro, li aggrega gli uni agli altri in
proporzioni diverse e crea degli esseri che, completa
mente differenti dall' atomo primitivo e differenti tra
loro (atomi di diverse sostanze), sono pi garantiti
contro il ritorno al non-essere, per tutto lo sforzo che
bisognerebbe fare per annullare l'aggregazione che li
form, come una cattedrale pi garantita delle sue
pietre contro il ritorno al non-essere per tutta la forza
che occorrerebbe spendere per ricondurla al caos
delle sue pietre! ; poi l ' atto con il quale esso accumu
la questi nuovi esseri con s stessi in nuovi sistemi, le
molecole, che dunque sono ancora pi garantiti con
tro il fatale ritorno. Potrei parlare ancora dell'atto con
il quale esso raggruppa questi sistemi in edifici chia
mati cristalli che, . senza elevare il grado di esistenza
di tali sistemi, tuttavia rendono pi difficile il loro ri-
L Sull'idea che i differenti atomi sarebbero fatti dell'aggregazione diversificata
di uno stesso atomo (l 'atomo di idrogeno) con s stesso, cfr. per esempio, ].
Perrin, Les atomes, pp.37,3JO.
- 105 -
torno allo stato di atomi. Dir anche dell'atto con il
quale, in un insieme di molecole molto lontane le
une dalle altre (stato gassoso) esso crea degli insiemi
in cui questi esseri sono sempre pi stretti gli uni agli
altri (stato liquido, stato solido), cio richiedono sem
pre un maggior lavoro per essere ricondotti al non
essere; e anche l' atto con il quale, determinandosi
dei movimenti di molecole prive di ogni ordine (mo
vimenti calorici), esso inventa dei movimenti sempre
pi ordinati (meccanici, chimici, elettromagnetici) pi
garantiti contro il ritorno al primo stato per tutta la
forza che richiederebbe la distruzione del loro ordi
ne. Ma ho fretta di arrivare alla grande vittoria del
mondo fenomenico nella sua separazione da Dio.
23. Apparzione della vita. - Gioia e inquietudine del
mondo - Passione che esso inculca in questa nuo
va/orma.
Questa vittoria l' atto per il quale, con la materia,
esso forma la qualit d'essere chiamata vita, qualit
fatta di un'accumulazione dell'inferiore con s stesso
talmente particolare, talmente complessa, e dunque
talmente elevata al di sopra dell'indeterminato, che la
diferenza di questa qualit in rapporto all' inferiore
incomparabilmente pi grande di quella dell' inferio
re, preso nelle sue pi alte forme, in rapporto a tutti i
suoi sottordini. Se, come ho gi detto prima (111,
1
0),
una qualit tanto pi diversa dalla sua antecedente
- 106 -
in quanto segna un pi grande progresso nella ga
ranzia del mondo contro il ritorno al non-essere,
l' apparizione della vita segna il massimo progresso
del mondo in questa garanzia, essendo la differenza
tra la vita e la materia la pi grande differenza che
due qualit successive possano offrire, ivi compresa
quella, pure molto considerevole, che separa la qua
lit umana dalle pi alte forme animali. L' apparizione
della vita proclama la pi grande gioia del mondo fe
nomenico, dopo la sua stessa apparizione.
Indicher dunque, come espressione di questo
grande progresso del mondo, la forza particolare con
la quale esso suscita nella qualit vitale la volont di
differenziarsi da quella da cui venuta fuori, l'orgo
glio di esservi riuscita; la volont di rendersi libera da
questa qualit anteriore (spontaneit relativa dei mo
vimenti del protoplasma, tropismo delle piante, mo
bilit degli animali); l' orgoglio di questa libert; note
r con quale forza particolare esso inculca in questa
qualit il sentimento del miracolo che costituisce la
sua apparizione, l' orgoglio d'essere questo miracolo
[ho gi detto (III, 5) in che cosa l' apparizione di ogni
qualit in rapporto alla precedente costituisce un mi
racolo]. Ma soprattutto riveler due nuove volont di
cui il mondo dota questa qualit, e che sono la ragio
ne per cui realizza attraverso di essa un cos gran
passo avanti nella sua difesa contro il ritorno a Dio:
la prima, che chiamer la volont di adattamento,
con la quale la vita risponde, in termini di vita, ai
cambiamenti che sopravvengono nell' ambiente da
- 107 -
cui venuta fuori, volont che comporta quella di
conoscere tali cambiamenti; la seconda, pi decisiva,
che chiamer la volont di assimilazione (o di nutri
zione) che fa s che la vita si impadronisca di alcuni
elementi di questo ambiente e li trasformi in qualit
simili ad essa. Con l' apparizione della vita, il mondo
fenomenico crea tra le sue parti nuovi rapporti , ai
quali esso ormai si legher come all' essenziale condi
zione del suo accrescersi di stabilit: la volont, nella
condizione superiore, di conoscere l' inferiore e quella
di esistere a sue spese.
L' apparizione della vita, pur essendo una gioia per
il mondo fenomenico, per esso anche un' ora di an
goscia; esso sa bene quanto sia precaria questa quali
t d' essere cos elevata, in virt della sua stessa eleva
tezza; come l ' equilibrio di cui essa fatta sia pi mi
nacciato di tutti quelli che ha fatto prima di essa l ; co
me gli elementi materiali che la supportano lavorino
a ricondurla al loro livello; sa bene che il raggruppa
mento delle condizioni che il suo avvento ha richie
sto singolarmente miracoloso; quanto poco proba
bile sarebbe dunque rifarla, se esso la lasciasse per
dere. In seguito a tali istanze, esso infonde in questa
qualit ancora nuove passioni per le quali, e per la
stessa ragione che ho detto prima (111,9), nutrir il pi
grande amore: il sentimento per il quale l' esterno
per essa un perpetuo nemico, l' accettazione della lot-
l. Si sa che il protoplasma incomparabilmente pi instabile (pi inquieto)
dei suoi componenti materiali.
108
ta con questo nemico, la ricerca di tale lotta, l' appli
cazione nel trovare mezzi adatti a vincere la lotta, in
breve la passione della guerra, con il suo tratto cen
trale: il coraggiol .
24. Apparizione delle forme superiori della vita. -
Confitto interno inerente a queste forme. - Nuove
passioni. Egoismi della specie.
Dir adesso di un nuovo progresso del mondo fe
nomenico nel suo lavoro di affermazione contro Dio,
cio la creazione delle forme superiori o organizzate
della vita, l' atto per il quale esso riunisce le indivi
dualit vitali elementari (le cellule) in gruppi che for
mano, essi stessi, in quanto gruppi, nuove individua
lit, e accresce cos la sua garanzia contro il ritorno
all' indeterminato di tutta la forza che bisognerebbe
impiegare per distruggere queste nuove individualit
in quanto tali; l' atto, per esempio, per il quale esso
raggruppa le cellule in quella sintesi individualizzata
chiamata uccell< o mammifero e accresce la sua ga
ranzia contro il ritorno all'indeterminato, in rapporto
a quel che essa era quando il mondo non aveva crea
to che la cellula, di tutta la forza necessaria per ricon
durre l ' uccello o il mammifero allo stato di cellule
non raggruppate in individualit
2
.
l. Nella volont di assimilazione si pu gi scorgere la passione della guerra.
2
. Sull'individualit dei raggruppamenti cellulari che costituiscono gli organiz
zati e la loro differenza con le colonie cellulari non individualizzate, cf. Le
109
Se voglio indicare i sentimenti e le volont che il
mondo inculca in queste nuove forme per suscitare
la loro apparizione e conservazione, io indicher
dunque per prima cosa quella che chiamer la volon
t d'organizzazione, ossia quella volont che spinge
alcuni elementi vitali a raggrupparsi secondo un' asso
ciazione dotata di individualit, individualit del tut
to diversa da quella dei componenti (qui ancora il
medesimo si accumula con il medesimo e, con que
sta accumulazione, crea altro). Si nota che tale volon
t si suddivide in due: la volont d' associazione degli
elementi e la volont d' individuazione dell'associazio
ne. Si vede anche che questi nuovi esseri portano nel
loro seno un eterno confitto, cio l' opposizione tra
la volont di individuazione dell ' insieme e le ma
novre dei componenti i quali, in virt di alcune loro
volont che ho chiamato libere ed empie
1
, vogliono
sfuggire alla volont dell'insieme e vivere per proprio
conto. Questi confitti, in cui i componenti finiscono
sempre con il trionfare (poich questi meravigliosi
raggruppamenti sembrano tutti votati alla decomposi
zione) sono, come ho gi detto, una delle grandi tri
stezze del mondo.
Gli altri sentimenti e volont di cui il mondo feno-
Dantec, L'Unit dans l'Er vivant, p. 131 e sg . . Si potrebbero chiamare queste
colonie cristalli biologici. Sarei propenso ad afferre che l'individualit dell'esse
re organizzato sta alle individualit delle sue cellule come quella del piano sta a
quelle delle sue rette: individualit al quadrato. - Si sa che l'apparizione della vita
organizzata deve essere posta in un'epoca anteriore a quelle sulle quali possedia
mo documenti: che all'epoca detta cambriana, e anche prima, si constata l'esisten
za di tutte le ramificazioni attuali del regno animale, tranne i vertebrati.
l . Empie in rapporto al mondo fenomenico, non in rapporto a Dio.
1 10
menico anima queste nuove forme per produrle e
trattenerle sono quelle di cui esso anima la vita ele
mentare, ma considerevolmente rinforzate: la vo
lont, resa in loro molto forte, di differenziarsi dalla
materia circostante
1
; di rendersi libera da quella ma
teria; l'orgoglio_ intenso di esservi riuscita; la volon
t e il potere, considerevolmente accresciuti in que
ste forme, di impadronirsi degli elementi del mondo
esterno necessari al loro essere e di nutrirsene (que
sti elementi comprendono ora altri viventi); la vo
lont di assicurare meglio le funzioni essenziali della
vita affidandole ad organi distinti, sebbene ancora
riuniti sotto una volont centrale (differenziazione
delle funzioni); soprattutto la volont e il potere,
molto elevati nella vita superiore, di conoscere il
mondo circostante, di fornire ai suoi cambiamenti le
risposte appropriate alla sua conservazione in quanto
vita superiore (grande sviluppo delle funzioni di rela
zione).
Tuttavia, noter ancora un sentimento nuovo, per
lomeno per il grado, che il mondo fenomenico ispira
in queste forme superiori: il sentimento di costituire
una forma ben definita - una specie - con l' orgoglio
che si unisce a questo sentimento. Questa coscienza
1. Un sorprendente esempio d questo accrescimento della volont di diffe
renziarsi l'ano con il quale, mentre la terra si raffreddava (o mutava le sue regio
ni glaciali) e mentre le specie animali inferiori adottavano l'abbassamento di tem
peratura dell'ambiente, le specie superiori (uccelli e mammiferi) si rifiutavano di
adottarlo e conservavano la temperatura della loro apparizione ("l'insurrezione del
verebrato"). Questa differenza con l'ambiente d'altronde un grande elemento di
distruttibilit delle specie superiori in quanto tali, da parte dell'esterno.
- 1 1 1 -
della specie si manifesta nella coscienza dell' indivi
duo, ma essa non importa al mondo fenomenico se
non nella misura in cui essa esprime la coscienza del
la specie, e non in quanto esprime quella dell' indivi
duo, in quel che esso ha di accidentale. Noter anco
ra l a volont di conservazione della specie, il cui
aspetto principale la volont di riproduzione dell' in
dividuo, non essendo riuscito il mondo fenomenico a
creare una specie che consista in un individuo per
manente
1
. Questa volont di riproduzione compor
ta, in certe specie, la volont dell' individuo di unirsi a
un altro individuo della sua specie, la cui conforma
zione particolare fa s che la loro unione dar un es
sere della loro specie; ma ancora di pi, questa vo
lont, chiamata amore sessuale, non importa al mon
do fenomenico se non come volont di conservazio
ne della specie e non come volont di soddisfazione
personale dell' individuo. E dir ancora, come volont
suscitate dal mondo fenomenico nelle specie per la
loro conservazione, della volont di solidariet tra gli
esseri di una stessa specie (<aiuto reciproco, carit,
amore); della volont di santificare questo egoismo
della specie; infine della volont di guerra della spe
cie contro l' opposizione dell' esterno (comprendente
1. La teologia cattolica sembra comprendere come il mantenimento della spe
cie attraverso la riproduzione dell'individuo sia segno di imperfezione (poich
anche la specie muore in ciascuno dei suoi individui) quando d agli angeli la
propriet d'essere ciascuno una specie che consiste in un solo individuo, essa
sembra affermarlo anche quando vuole che Dio non consideri che 1"'Adamo col
lettivo", cio la specie umana in quanto essa costituisce un solo essere esente d
discontinuit. - Sull'indipendenza dell'idea di specie in rapporto all'idea di ripro
duzione e di eredit, cf. Le Dantec, op. ci., p.96.
1 1 2
ora altre specie), con le caratteristiche che esige que
sta volont quando riguarda, non pi un essere, ma
un insieme di esseri (volont di disciplina, sacrificio
dell' individuo per l' insieme, ecc . . . ).
A proposito delle guerre tra specie, necessario
che io dica ch
quanto pi il mondo fenomenico si
protende con emozione sulla guerra tra due specie di
cui l'una pi adatta dell'altra ad assicurare la vita
contro il ritorno alla non-vita, tanto pi si disinteres
sa delle guerre tra specie che, eguali in tale capacit,
si battono per oggetti che importano solo a loro? Ri
spetto al mondo fenomenico, quante guerre di grup
pi, talvolta le pi clamorose, sono semplici aneddoti
1
!
Non parlo delle guerre tra individuo ed individuo al
l' interno dello stesso gruppo.
Tuttavia le guerre tra specie equipollenti sono
spesso effetto della volont del mondo fenomenico.
Bisogna notare infatti che, pi di ogni altra forma
dell'essere, la specie animale conosce quelle volont
libere di cui ho parlato prima, che spingono le forme
ad agire nel loro interesse in disprezzo dei bisogni
del Tutto; cos, ad esempio, che ciascuna specie co
nosce la volont di moltiplicare i suoi individui inde
finitamente senza altra considerazione che la gioia di
affermarsi nella sua natura, in modo che il suo strava
gante sviluppo finirebbe ben presto con l ' impedire
l'esistenza di molte forme necessarie all'insieme del
1
. Per esempio, la recente -grande guerra- europea; non si potrebbe forse dire
lo stesso di una guerra dell'Europa contro l'America o contro l'Asia.
113
mondo. L'insieme si oppone a questi effetti creando
la guerra delle specie il cui reciproco uccidersi non
dunque (anche quando essa tende all'affermazione
del pi adatto) che una forma dell'obbedienza delle
parti alla volont del Tutto.
25. Apparizione dell 'intelligenza umana - Apogeo
della separazione del mondo fenomenico da Dio
Supremo orgoglio del mondo.
Noter adesso un nuovo considerevole progresso
compiuto dal mondo fenomenico nel suo sforzo di
affermazione contro il ritorno a Dio: l' apparizione
della specie umana, pi esattamente dell' intelligenza
umana, meraviglioso accrescimento della capacit da
parte del superiore di conoscere l' inferiore, dunque
di dare una risposta appropriata agli assalti che ne ri
ceve e, di conseguenza, di mantenersi nella sua ele
vatezza. Tuttavia, qui l'atto di genio del mondo feno
menico d'aver saputo creare in questa forma, perlo
meno ad un grado sconosciuto prima di essa, la fa
colt di trasformare le altre forme, di plasmarle a suo
vantaggio, di asservirle ai suoi bisogni , e di averle
permesso di accrescere cos in modo prodigioso la
sua garanzia contro il ritorno al non-essere e, pertan
to, quella del mondo intero. Vista da tale vertice,
l' evoluzione del mondo dal suo inizio mi appare co
me una massa d' essere che, av
e
ndo trionfato sull'in-
- 1 14 -
determinazione e la cui intera volont da allora di
non tornare mai pi a quello stato, fa quello che fa
una massa umana che vuoI vincere un nemico, cio
crea nel suo seno dei gradi, fno ad un grado supre
mo al quale, in virt della sua intelligenza, essa con
ferisce pieno potere sugli altri gradi e d l'incarico di
condurla alla vittoria. Da qui i nuovi sentimenti che il
mondo fenomenico depone nell'essere umano e che
circonda di un grande amore: il sentimento che egli
il padrone del mondo, il "re della creazione", di cui
la guida. E, senza dubbio, l'essere umano crede di
esercitare tale autorit per sua sola volont, nel suo
unico interesse; crede di cambiare il mondo, mentre
il mondo che muta servendosi di lui; ma il mondo
ama l'orgoglio dell'Uomo, come un esercito ama l'or
goglio del suo capo, che fa s che egli lo serva me
glio. E il mondo sa che, pi di ogni altra, la forma
umana ha delle volont libere di cui esso potr soffri
re, che essa capace di compiere su s stessa delle
distruzioni che esso non avr voluto e di cui si rattri
ster.
Ma sono piccolissime ombre; il mondo sa che con
la creazione della forma umana ha raggiunto una ga
ranzia definitiva contro il ritorno a Dio, che ormai
non potr pi tornare all' indeterminato e, pieno di
orgoglio e di gioia, esclama: "L' avvenire mio".
Tale grado di garanzia sar superato? Il mondo riu
scir a riparare gli errori commessi nella struttura del
le specie superiori? Superer la sua impotenza a dar
- 1 15 -
loro mezzi migliori contro la morte l? Accrescer l' intel
ligenza dell' Uomo nella sua capacit di conoscere gli
esseri che lo circondano e di trasformarli per il suo
utile? Gli dar il potere di comprendere il vivente in
quanto tale, invece di interpretarlo in termini di inani
mato? L' arte di disintegrare l' atomo? O al contrario, il
mondo con la specie umana raggiunge il limite della
sua potenza evolutiva, per quella legge che vuole che
il pi evoluto sia per ci stesso il meno evolvibile?
dunque condannato da questo momento in poi a ridi
ventare quella massa di essere senza differenze che
era all' inizio della sua esistenza? Avverte egli gi dolo
rosamente tale avvenire nella scomparsa che sembra
minacciare le alte forme della razza umana? E, se deve
ricadere in quello stato, vi ricadr per sempre, oppu
re ritrover una nuova volont di evoluzione, che gli
fornir una nuova storia? Gravi argomenti, ma che
non sono quelli che mi premono in questo discorso.
Quel che mi preme l 'altissimo grado di separazione
da Dio al quale il mondo perviene con l' intelligenza
umana e il sentimento che ne ha.
26. I mondo fenomenico, attraverso l 'intelligenza
umana, divinizza la sua separzione da Dio e i
mezzi che gli hanno permesso di perfezionarla.
Infine, noter che, attraverso l' intelligenza umana,
1. Su queste pecche nella produzione della vita superiore, cfr. Metchinikof,
Etudes sur la natur bumaine, p.248 et sg . .
1 16
il mondo fenomenico prende piena coscienza dei
comportamenti e dei sentimenti corrispondenti che
gli hanno permesso di apparire in quanto tale in seno
all ' indeterminato, poi di garantirsi sempre pi contro
il ritorno a questo stato, cio che gli hanno permesso
di separarsi dall'Essere infinito prima e poi di accre
scere tale separazione; aggiungo che esso non si con
tenta di prendere coscienza di tali comportamenti,
ma che, formulando ora, grazie all' intelligenza uma
na, l' idea di valore supremo o idea di Dio, esso attri
buisce tali comportamenti a Dio o, pi esattamente,
definisce Dio dal possesso di quei comportamenti.
NOTA G
Pagina 63
I numeri E, Q, ecc . . . che determinano il mondo fe
nomenico, potevano benissimo essere altri numeri, E',
Q' .
.
.
Il legame necessario tra il carattere arbitrario di al
cuni numeri che caratterizzano il mondo fenomenico
e l' idea di un mondo che iniziato, chiaramente
messo in luce in questa pagina:
"Un nuovo ed imbarazzante problema ci si pone: perch
questi numeri e non altri?
Se si risponde: ma perch altri? Tale "fin de non recevoir .. esi
ger anch'essa una giustificazione che non potr essere altro
che la presenza di elementi accidentali nel mondo. Ora l'acci
dente inammissibile nel sistema della necessit universale, che
vuole per ogni cosa una rgione suficiente e non tollera che
niente d'arbitrario penetri nel sistema dell' universo. Vi un rap
porto profondo tra il determinismo e l'infinitismo. Ma, nella dot
trina della creazione, la limitazione quantitativa delle esistenze
di generi diversi, l'adozione di certi coeficienti numerici, fissati
senza motivo di preferenza, per la costituzione del mondo, si
comprendono: esse dipendono da una determinazione della vo
lont creatrice per casi, non di libert e di ragione, ma di decre
to arbitrario, in mancanza di ragione suficiente per una deter
minazione piuttosto che un'altra.
Inutilmente, in una dottrina di eterit del mondo, ci si illu
der di sfuggire alla difficolt di render cqnto di certe determi
nazioni arbitrarie nell'ordine e nel meccanismo dell'universo. Il
perfetto determinismo dei fenomeni eteramente concatenati la
scia senza risposta il problema di sapere, per esempio, perch i
movimenti dei corpi celesti hanno luogo nel senso che ci mostra
- 167 -
la nostra esperienza e non in ordine inverso; perch questo de
terminismo implica il dato eterno di un'equazione generale, seb
bene incalcolabile per sempre, di tutti i fenomeni meccanici,
mentre un'equazione non cambia quando si cambiano insieme i
segni dei suoi termini. Il punto di partenza preso all'infinito non
facilita la spiegazione delle direzioni date sperimentalmente in
preferenza alle direzioni inverse. Esso, al contrario, constata l'as
senza di ogni causa possibile per alcune circostanze del mondo,
nell'ipotesi infinitista.
Un matematico ingegnoso ha spinto cos lontano questa vi
sione da chiedersi se la possibilit del cambiamento dei segni
nell'equazione dell'universo non rispondesse alla possibilit di
una evoluzione nella quale gli avvenimenti e gli esseri si fossero
prodotti nell'ordine dell' esperienza rovesciata: gli effetti prima
della causa, i fini prima dei mezzi. Questa ipotesi della rever
sione dei fenomeni" un jeu d'esprit pi profondo di quanto
non sembri, se si riflette sulla differenza (cos bizzarramente de
nunciata) tra un sistema meccanico e un sistema finalistico".
(Renouvier, Philosophie analytique de l'Histoire IV, pp. 441-
442).
16
NOTA H
Pagina 105
Il mondo fenomenico ragruppa l 'energia con s
stessa e suscita la materia.
In verit, il termine primordiale del mondo fisico,
l' individuo fisico, non d' ordine materiale; esso
nello stesso tempo materiale e luminoso, corpuscola
re e ondulatorio [ogni corpuscolo associato a un
treno d'onde (L. de Broglie)] .
Ho gi detto (111,2) che la qualit d' essere concepi
ta come anteriore alla materia si accumula con s
stessa in ceri punti dello spazio per formare la quali
t superiore. Molti mi faranno notare che, secondo
una recente dottrina fisica, non possibile determi
nare il punto dello spazio in cui si trova il corpuscolo
nell' istante t, ma soltanto la probabilit che esso si
trovi in questo o quel punto, e ci non a causa del
l ' imperfezione dei nostri mezzi, ma per la natura
stessa del problema. Resta da sapere se questa posi
zione indeterminabile quindi indeterminata (alcuni
lo sostengono aggiungendo che, in certe condizioni,
"il punto materiale non pi puntiforme"; ma sono
poco seguiti).
Del resto, questa posizione indeterminata del cor
puscolo non potrebbe essere che all' interno del treno
d'onde associato il quale ben determinato spazial
.
mente, perlomeno nel momento t. Forse io preverr
ogni obiezione dicendo che la qualit primigenia
169
s'accumula con s stessa, non in alcuni punti, ma in
certe regioni dello spazio.
Che l'individuo fsico sia nello stesso tempo corpu
scolare ed ondulatorio che non posso assegnare al
suo corpuscolo che una probabilit di posizione al
l' interno del suo treno d'onde, che la propagazione di
questa probabilit molto spesso non sia concepibile,
come sostiene ancora la nuova dottrina, che in uno
spazio di pi di tre dimensioni, cio non sensibile,
ci non cambia nulla, ed tutto ci che importa al
mio sistema: lO, che l' individuo fisico corrisponde ad
una certa relazione della qualit anteriore con s
stessa - relazione puramente logica, non rappresenta
bile - che fa di questo individuo un essere a parte
(un'aristocrazia) in seno alla qualit che non presenta
tale relazione; 20 che io posso considerare questo in
dividuo come pi garantito contro la non-esistenza di
quanto non lo sia la qualit anteriore per tutta la for
za (forza interamente logica anch' essa) che sarebbe
necessaria per disfare tale relazione.
Ho parlato di una relazione logica, di una forza il
cui significato solo logico. Questa tendenza per
fettamente autorizzata dalla nuova fisica, per quanto
rivoluzionaria sia. Non finir mai di richiamare l' at-
.
tenzione del lettore sulle notazioni di un profondo
critico di queste novit. (M. Winter La physique ind
terministe, "Revue de Mtaphysique et de Morale, av
ril 1929) "Non si insister mai abbastanza sul fatto
che la fisica indeterminista poggia sulla logica classi
ca. Bisogna, infatti, fermarsi sulla "sistemazione stati-
-170 -
stica delle nozioni e non ci si mai sognati di intro
durre un' imprecisione intrinseca nella logica, nel no
stro pensiero puro. Tale supposizione vizierebbe tutti
i nostri ragionamenti. Tuttavia io non giurerei che
certi filosof moderni non pensino, almeno implicita
mente, ad introdurre un' imprecisione intrinseca nella
logica.
- 171 -
NOTA I
Pagina 1 1 0
Sulla more degli esseri organici
Ancora a questo proposito, gli esseri organici, pro
prio a causa della loro organicit, sono esposti ad una
morte incomparabilmente pi sicura e pi rapida, in
quanto organici, degli esseri elementari di cui sono
fatti . Questa verit mi sembra trovi una clamorosa
conferma nel campo delle opere dello spirito, che mi
sembrano sicuramente e rapidamente deteriorabili
proprio nella misura in cui sono organiche (compo
ste). Quante opere, dall'Iliade alle grandi costruzioni
pi vicine a noi ("sinfonie" , "tetralogie") hanno cessato
di vivere completamente nella loro organizzazione,
nella loro composizione, nella loro sistematica, mentre
al contrario la maggior parte dei loro elementi sembra
eterna. Si potrebbe affermare che le opere dello spiri
to sono condannate a morte nella misura in cui esse
sono il prodotto di una forma di vita superiore (tutti
saranno d'accordo, io credo, sul fatto che la volont
organizzatrice una forma di vita superiore) e che es
se sono eterne in quanto esprimono una vita elemen
tare. (Da qui la quasi eternit di alcuni moti dello spi
rito .. per esempio, i Penses di Pasca l - che sono per
l'opera organica quel che le cellule protoplasmiche so
no per un mammifero. ). Certe composizioni tuttavia
sembrano eternamente vive in quanto composizioni
(L'Ethiea, le tragedie di Racine; opere brevi).
- 173 -
NOTA J
Pagina 1 12
Questa volont, chiamata amore sessuale, non im
porta al mondo fenomenico se non come volont di
conserazione dela specie e non come volont di sod
disfazione peronale dell 'individuo.
Una delle prove che l'idea di amore sessuale ne
cessariamente legata nel nostro spirito all' idea di vo
lont di conservazione della specie, che due forme
molto differenti , come il barboncino e l' epagneul
1
,
sono considerate tuttavia come appartenenti alla stes
sa specie perch sono capaci di accoppiamento e di
riproduzione. - Si sa che due gruppi di individui di
una stessa specie, che tendono a separarsi l'uno dal
l'altro per formare due specie differenti (per esempio,
a causa di una barriera geografica) realizzano definiti
vamente la loro rottura solo il giorno in cui il loro ac
coppiamento resta infecondo; al contrario, se la capa
cit di riproduzione sussiste, anche fortissimi agenti
di cambiamento non riusciranno a dividere la specie.
(Delage e Goldsmith, Les thories de l 'volution,
p. 296. ).
Si nota che in una storia veramente filosofica del
mondo, i conflitti fra l'uomo e la donna - sostanza
del "romanzo" - sono completamente trascurabili;
tutto quel che importa, in una storia del genere, la
1 . Epagneul: cane dal pelo lungo, ondulato e dalle orecchie pendenti Cn.d.t.).
- 175 -
loro collaborazione in vista del mantenimento della
specie, funzione che essi rispettano a dispetto dei lo
ro tragici conflitti, e che il flosofo osserva con com-
mOZlOne:
Socialis amor, foedusque marituml .
Si trover una concezione dei rapporti dell' indivi
duo con la specie molto simile alla nostra nell'opera
di L. Vialleton citata prima: L'Origine des Etres vivants
(p. 307).
Notiamo tuttavia che nell' individuo che il mondo
creer la modificazione in virt della quale egli far
una nuova specie: l' eredit individuale il solo mez
zo che il mondo abbia trovato, non soltanto per con
servare la specie, ma per realizzare il progresso della
specie. (Cf. Le Dantec, op. cit. , p. 123. ).
1 . Ovidio, Pont. , III, I , p.73.
- 176 -
NOTA K
Pagina 1 18
Il mondo fenomenico innalza ad attributo divino
il comando del mondo.
Per quel che riguarda il comando del mondo, la
teologia volgare attribuisce evidentemente a Dio un
grado superiore a quello dell'Uomo, ma della stessa
natura (cf. il nostro studio: De l ' ide d' ordre et de
l 'ide de Dieu). Si potrebbe dire, se non si temesse
di apparire irriverenti, che, per questa teologia, Dio
il maresciallo Dio, mentre l' Uomo il generale, ma
un generale che ha per Dio il sentimento del subor
dinato per un superiore della sua stessa natura e ver
so il cui stato egli si avvia.
In verit, il pensiero di questa teologia che l'Uo
mo , per gran parte, il padrone del mondo e che,
secondo il buon uso che fa di questa propriet, egli
rende il mondo, e nello stesso tempo s stesso, pia
cevole per Dio.
(Cf. Eercices spirituels d'gnace de Loyola, annota
ti da R. P. Roothan, trad. fr. , 1913, pagina 39. ).
- 177 -
NOTA L
Pagina 140
L 'essere, conoscendosi sotto il modo fenomenico,
pu, continuando a conosceri sotto tale modo, avvici
narsi a Dio, ma da esso ragiunger Dio solo se, ala
fne di questo movimento, consentir ad abbandonare
tale modo e ad adottarne un altro verso il quale non lo
condurr nessun passagio; simile in questo ad un cor
riere che potrebbe avvicinarsi sempre pi alla meta,
ma che per farlo deve decidi a saltare un abisso.
Nello stesso senso, credo di poter dire che si pu,
per una certa pratica della vita naturale, avvicinarsi
allo stato di grazia; ma che il possesso di questo stato
esiger una rottura con la vita naturale; che anche l,
ad un certo momento, bisogner saltare nella vita so
prannaturale. Alcuni dottori cristiani, forse spaventati
dalla gravit di simile dottrina, che rischia di scorag
giare il peccatore, incapace di una vera rottura con la
vita naturale, mi sembra abbiano voluto mascherare
la necessit di tale rottura; soprattutto, fra questi ,
Tommaso D'Aquino, con la sua famosa proposizione:
"La grazia perfeziona la natura e non la distrugge" .
Un eminente commentatore di questo dottore (il P.
Garrigou-Lagrange, Perfection chrtienne et Contem
plation selon saint Tbomas d'quin et saintJean de la
Croix, t, p. 55 e sg. ) riconosce che si pu, in effetti,
se non si dotati di "un grande spirito di fede" , tro
vare una reale opposizione tra questa dottrina e il fa-
- 179 -
moso capitolo dell' Imitazione "Dei diversi movimen
ti della natura e della Grazia" . Confesso che gli argo
menti con i quali egli cerca di provare che questa op
posizione non reale mi sembrano pi patetici che
convincenti. San Tommaso, egli dichiara (pag. 61),
"mantiene mirabilmente l' elevazione infinita della
grazia al di sopra della nostra natura ed anche la loro
armonia". Confesso dinon capire bene quale pu es
sere "l'armonia" tra due termini separati l' uno dall'al
tro da una distanza infinita.
Del resto, l' autore sembra ammettere, come me,
l'inintellegibilit di una simile armonia poich egli ag
giunge, con il suo maestro, che essa stata veramen
te realizzata solo con l' incarnazione di Ges Cristo,
cio con un atto irrazionale.
Esporr ancora il progresso possibile dal mondo
che pensa s stesso sotto il modo del finito al mondo
che pensa s stesso sotto il modo dell' infinito:
Sia A un certo stato del mondo rapportato ad una
origine posta a distanza finita, O; A' un altro stato
rapportato alla stessa origine
( .
O' O A A'
Ciascuno sa che il rapporto della differenza A A'
con la grandezza OA,
AA'
OA
, sar tanto pi piccolo
- 180 -
quando OA sar pi grande; molto piccolo se O
molto lontano da A; pi piccolo ancora per O' anco
ra pi lontano; nullo, per un' origine ( respinta all' in
finito.
Esprimer questa proposizione in questa forma:
la capacit, per lo stato A, di essere differente da
A' (di non essere non-A), la sua capacit di identit
con s stesso (o di egoit) diminuisce man mano che
esso si vede sotto un infinito pi esteso; essa com
pletamente perduta - la negazione di A da parte di
s stesso interamente realizzata - quando lo stato A
vede s stesso sotto il modo dell' infinito. Al contra
rio, la prova che esso si vede sotto il modo dell' infi
nito, che la sua capacit di identit con s stesso
del tutto perduta.
I l movimento per il quale l ' identit di A con s
stesso, per quanto debole si a, passa allo stato di
non-identit esige, per il mio spirito, l' idea di una di
scontinuit, di un salto.
181
NOTA M
Pagina 144
Del democrtico e del monarchico.
Che l' opposizione tra il democratico e il monarchi
co rimandi all'opposizione tra la volont del mondo
di ritornare a Dio e la sua volont di esistenza, ci
che apparir ancora se io ricordo che quest'ultima
opposizione pu ricondursi (cf. II,
l
Z) all'opposizione
tra la concezione dell' esistenza sotto il modo del pos
sibile e la concezione di essa sotto il modo del reale.