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En-don Shi-kan

Il Kompon-chu-do fa parte del complesso dell'Enryakuji, sul Monte Hiei, sede centrale della Scuola Tendai

Nel tempio Kompon-chu-do [1], sul monte Hiei [2], ardono in perennit le lampade che Saicho [3], 1200 anni fa, accese come simbolo dell'eterna fiamma del Dharma che illumina il mondo. Le lampade sono un riflesso terreno della luce delle tre stelle che ricordano le tre verit della Vacuit, del Mondo provvisorio e della Via di mezzo [4]. Ogni giorno, da quella montagna sacra si levano, in forma di preghiera, queste parole che, in un teso elogio della Via di mezzo, sintetizzano i pi elevati insegnamenti di una grande tradizione spirituale. Perch non provare anche noi, a leggerle, a meditarle, a offrirle alla consapevolezza di tutti gli esseri senzienti? En-don Shi-Kan [Perfetta e immediata meditazione di calma-e-discernimento] [5] Il metodo perfetto e immediato [6] della pratica di calma-e-discernimento prende, fin dall'inizio, come oggetto la Realt ultima [7]. Qualunque sia l'oggetto del discernimento [8], esso visto come identico al Mezzo [9]. Non c' nulla che non sia la Realt ultima. Fissando la mente [10] sulla Realt universale [11] e unificando la propria consapevolezza [12] colla Realt universale [realizza che] non c' un solo colore o odore che non sia la Via di mezzo [13]. Mente, Buddha, esseri senzienti sono, parimenti, [la Via di mezzo]. Poich [14] tutti gli aggregati [15] e le forme di sensibilit sono la realt cos come , non c' alcuna sofferenza da cui liberarsi. Poich la nescienza e le afflizioni sono identiche al corpo illuminato, non c' alcuna origine della sofferenza da sradicare. Poich i due punti di vista estremi sono il Mezzo e le visioni erronee sono la Verit [16], non c' alcun percorso da praticare.

Poich il samsara identico al nirvana, non c' alcuna estinzione [della sofferenza] da realizzare. Non essendoci n sofferenza n origine della sofferenza, nulla vi di mondano [17]; non essendoci n sentiero n estinzione, nulla vi di sopramondano [18]. C' una sola, pura Realt; non c' nessuna entit al di fuori di essa. La tranquillit della natura ultima di tutte le entit detta "calma"; il suo perenne splendore detto "discernimento" [19]. Bench noi parliamo di inizio e fine in termini di pratiche meditative, non c' nessuna dualit, nessuna distinzione tra essi. Questo ci che chiamato [il metodo] "perfetto e immediato [di pratica] di calma-e-discernimento" [20]. A questo scopo, dobbiamo realizzare la natura [del rapporto tra il microcosmo] del nostro corpo e [il macrocosmo] dell'ambiente: tremila mondi sono in un momento della vita [21]. Compiendo il cammino si diviene consapevoli dell'essenza della realt. Il nostro corpo-mente individuale permea la Realt universale [22].

-------------------------------------------------------------------------------[1] Tempio fondamentale centrale. [2] Il monte, nei pressi di Kyoto, sede centrale della Scuola Tendai. [3] Vissuto nel periodo 767-822, il fondatore della scuola giapponese Tendai (dalla scuola cinese T'ien-t'ai, fondata da Chih-i, 538-97). [4] Le tre stelle (nella costellazione del Leone), visibili dalla montagna cinese T'ien-t'ai , compaiono ora nel simbolo della Scuola. [5] Calma-e-discernimento ossia shi-kan. Pratica di meditazione che mira a relizzare direttamente la Realt ultima. [6] Il metodo specificamente T'ien-t'ai. [7] La Realt ultima l'oggetto di focalizzazione per calma e discernimento; la nostra mente quindi messa in relazione con la Realt ultima. [8] Qualunque fenomeno, in genere, e quindi anche gli oggetti di meditazione proposti da Chih-i. [9] Mezzo come Mediet o Via di mezzo, la quale non indica pi soltanto una modalit della condotta umana, ma la natura della Realt ultima. Come scrive Daisetz T. Suzuki, contrapporre l'Assoluto al relativo significa abbassare l'Assoluto al livello del mondo degli opposti, mentre l'Assoluto nel mondo degli opposti e non separato da esso; in altre parole, questa la concezione dell'Assoluto come Via di mezzo. [10] Non un passo di facile interpretazione. "Fissare" indica la calma concentrazione presente nel discernimento della mente consapevole; la calma che si applica alla consapevolezza unificata; la mente che nell'unificazione si illumina. Masao Ichishima (professore alla Taisho; Daigaku; [Universit della "Natura essenziale delle cose"] di Tokyo) traduce (comunicazione pers.): Calma la tua mente finch non si unisce col Dharmadhatu, discerni la realt finch la tua mente non si identifica col Dharmadhatu. Ossia, potremmo intendere che scegliendo la Realt universale come oggetto di meditazione (come vuole il metodo), nell'unit di calma-e-discernimento, occorre calmare la mente fintantoch non sia unificata col Dharmadhatu e discernere la realt (soprattutto la realt della mente) fintantoch la mente stessa non si scopre identica alla Realt universale. A questo punto tutto visto come Via di mezzo. [11] Realt universale o Dharmadhatu. [12] "Consapevolezza" indica il discernimento presente nella calma (della mente tranquilla). [13] La natura-di-Buddha , in altre parole, presente in ogni oggetto o fenomeno.

[14] I quattro "poich..." si riferiscono alle Quattro nobili verit del buddhismo che qui vengono "negate" nella loro interpretazione sostanzialistica. [15] I cinque (tradizionali) componenti della vita: forma, sensazione [o percezione], percezione [o concettualizzazione], formazione [o volizione], coscienza. [16] I punti di vista estremi, come, ad es., nichilismo ed eternalismo, sono unificati nella Via di mezzo e le visioni erronee composte nella Verit ultima. [17] Non c' alcuna realt mondana da trascendere. [18] Non c' alcuna realt trascendente da raggiungere. [19] Calma o s amatha; discernimento o vipas yana. Nell'unit di mente individuale e Realt universale, ci che viene detto dell'una vale anche per l'altra, bench - ovviamente - a livello ontologico calma significhi vacuit, eguaglianza, indifferenziazione... e discernimento dinamicit, splendore della pienezza autorivelantesi, misericordia... [20] Fin qui il testo di Kuan-ting (II patriarca della scuola T'ien-t'ai, 561-632, compilatore del testo detto da Chih-i); il successivo paragrafo di Chan-jan (VI patriarca, 711-82). [21]L'espressione suona i nien san ch'ien, in cin., e ichinen sanzen, in giapp. [22] una estrema espressione della "dignit" del soggetto individuale, di cui si dice che non solo non disgiunto dalla Realt universale, ma che la permea e pertanto la modifica. --------------------------------------------------------------------------------

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