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Fenice Europea

Ieri come oggi: i crimini dimenticati degli angloamericani. Intervista a G. Bartolone


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I ERI COM E OGGI : I CRI M I N I D I M EN TI CATI D EGLI AN GLOAM ERI CAN I LA SI CI LI A E LI TALI A MERI DI ONALE DURANTE LI NVASI ONE ALLEATA NELLA SECONDA GUERRA MONDI ALE

Feder ico Dal Cor tivo per Eur opeanphoenix ha inter vistato lo stor ico siciliano Giovanni Bar tolone autor e del libr o r evisionista Le altr e str agi, da anni impegnato in r icer che sullo Sbar co alleato in Sicilia, la Mafia e la Seconda Guer r a Mondiale. D: Pr of. Bar tolone, oggi assistiamo alla sistematica violazione delle pi elementar i nor me di compor tamento in caso di guer r a da par te degli Stati Uniti e dei suoi Alleati della Nato. A far ne le spese le popolazioni afghane e libiche e pr ime ancor a quelle ir achene, ser be, somale, vietnamite ecc. Tutto cade nelloblio mediatico embedded, non se ne par la e al massimo giustificato come danni collater ali. Eppur e questo gi accaduto in Eur opa e nel nostr o caso in I talia, dopo che le for ze dinvasione Alleate sbar car ono in Sicilia con lOper azione denominata Husky (Colosso) nella notte tr a il 9 e il 10 luglio 1943: 2500 navi e mezzi da sbar co, ottanta battaglioni di fanter ia, 400 car r i ar mati, 14000 veicoli e 1800 pezzi dar tiglier ia. Sette le divisioni di fanter ia, tr e br itanniche, una canadese e tr e statunitensi, una divisione cor azzata Usa, due br igate cor azzate br itanniche e

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una canadese, pi tr uppe aer otr aspor tate e for ze speciali, pi ingenti for ze aer ee e navali. Lei descr ive tutto questo nel suo libr o Le altr e str agi. Numer osi fur ono i cr imini di guer r a compiuti dai soldati angloamer icani e canadesi, ma al seguito vi er ano anche indiani, sudafr icani, austr aliani neozelandesi, polacchi, tr uppe di color e fr ancesi, gr eci, polacchi e anche br asiliani. Pr ima di addentr ar ci nello specifico ci illustr i la situazione tattica e str ategica in cui si tr ovava in quellestate del 1943 lo scacchier e del Sud I talia.

Dopo la perdita del Nord Africa, nel maggio del 1943, era quasi sicuro che presto o tardi gli Alleati avrebbero aperto, come chiedeva Stalin, un secondo fronte in Europa. Non si sapeva per il luogo: Sicilia, Sardegna, Grecia, o altro? I l peso del conflitto fino a quel momento in gran parte gravava sulla Russia, che si lamentava. Durante la Conferenza di Casablanca, Marocco, gli Alleati dopo lunghe discussioni, decisero che lassalto alla Fortezza Europa sarebbe iniziato con lo sbarco in Sicilia, la cui conquista avrebbe provocato il crollo del Fascismo e luscita dalla guerra dellI talia. La Conferenza di Casablanca (nome in codice Symbol) si tenne dal 14 al 24 gennaio 1943, per pianificare la strategia europea degli Alleati per il resto della guerra. Furono presenti il presidente Americano Franklin D. Roosevelt, il premier britannico Winston Churchill e il generale Charles de Gaulle, capo della Francia Libera. Durante la Conferenza, svoltasi all'Hotel Anfa, fu deciso che, dopo la fine delle operazioni militari in Africa Settentrionale, si sarebbe attaccata l'I talia, considerata un obiettivo facile (Churchill la defin "il ventre molle dell'Asse" - the soft under belly of the Axis), sia per la vicinanza alle basi aeronavali alleate in Tunisia, sia per il suo stato di crisi politico-militare interna. I noltre, si stabil un piano congiunto anglo-americano di bombardamento sistematico della Germania, oltre che dellI talia, per distruggere il potenziale bellico dell'industria tedesca e abbattere il morale della popolazione in vista di un futuro sbarco oltre il Vallo Atlantico, rinviato, nonostante i piani studiati nell'estate 1942 (oper azione Round-Up), al 1944. I due leader anglosassoni si accordarono anche sul principio della resa incondizionata da imporre alle Potenze nemiche: la guerra sarebbe continuata fino alla vittoria finale, senza trattative con la Germania, con l'I talia o con i loro alleati. Era gi, infatti, chiaro ai comandi alleati che la resistenza nemica in Africa sarebbe presto finita, presa ormai nella morsa da ovest e da est rispettivamente dagli americani e dai britannici. Churchill e Roosevelt dovevano stabilire una strategia che portasse alla definitiva sconfitta dell'Asse in Europa e che nello stesso tempo fosse avallata anche dal dittatore sovietico Stalin, loro alleato. La Russia premeva ormai da qualche tempo affinch fosse aperto dagli Alleati il secondo fronte in Nord Europa, per diminuire la resistenza tedesca su quello orientale. Le mire di Stalin di dominare l'Europa centrale e orientale erano chiare. Chiedeva che l'impegno angloamericano si tramutasse in uno sbarco nel nord della Francia. Avrebbe evitato eventuali diversioni degli Alleati nella sua sfera d'influenza. Churchill era consapevole delle mire espansionistiche sovietiche e sebbene le considerasse una minaccia futura, era disposto al momento a dimostrarsi compiacente. Tuttavia non voleva piegarsi interamente ai voleri russi tanto che la sua linea strategica militare andava a scontrarsi con quella russa. Per Churchill la priorit era di colpire duro l'I talia. Per Londra lI talia dal punto di vista militare, economico e politico era in pessime condizioni. Gli italiani, pensava, sottoposti a continui bombardamenti, con i viveri razionati, erano stanchi della guerra e avevano perso fiducia nel Duce e nel Fascismo. L'esercito, valoroso ma mal equipaggiato e mal guidato, pieno negli alti gradi di traditori, aveva subito dure sconfitte in Africa e premeva affinch si uscisse subito dalla guerra. Tutto questo rendeva possibile un crollo del regime e l'uscita dell'I talia dal conflitto, la quale per poteva anche essere raggiunta tramite uno sbarco nella

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Penisola. Churchill voleva occupare la Sardegna: avrebbe permesso uno sbarco nell'I talia centrale e da l unoffensiva nei Balcani. Questa strategia era fortemente osteggiata dal capo di stato maggiore statunitense M arshall, il quale, gi contrario alle operazioni in Nord Africa, pressava per sbarcare nella Francia settentrionale, sconfiggere la Germania e poi il Giappone. Ma la sua tesi non convinse Roosevelt, il quale soprattutto per ragioni logistiche considerava lo sbarco in Francia un azzardo: poteva tramutarsi in un disastro tipo Dieppe 1942. Questo sbarco fu rimandato al 1944, prima era necessario eliminare la presenza dellAsse nel Mediterraneo, che minacciava le rotte verso l'Egitto.

Le tesi di sir Alan Brooke, capo di stato maggiore britannico, sull'impossibilit di uno sbarco in Francia, anche per il forte numero dei sommergibili tedeschi e la scarsit di navi trasporto truppe, persuasero gli americani ad attaccare l'I talia, se non si voleva stare a guardare combattere i soli sovietici. La strategia di Churchill, di sbarcare in Sardegna, fu subito osteggiata dagli americani, che capirono dove lo statista inglese si sarebbe voluto spingere. La sua strategia era avvertita dagli americani come la risultante del mai sopito spirito colonialista britannico che tanto era detestato e avversato a Washington. I noltre Roosevelt, in ottimi rapporti con Stalin, non voleva provocare nuove tensioni all'interno di un'alleanza che era ancora sentita come precaria e contingente. Si decise cos di conquistare la Sicilia allo scopo di alleggerire la pressione germanica sul fronte russo, rendere pi sicure le linee di comunicazione nel M editerraneo e aumentare la pressione sull'I talia. Churchill accett la decisione di sbarcare in Sicilia perch se lI talia si fosse arresa subito, vi sarebbe stata la ragionevole speranza che anche la neutrale Turchia entrasse in guerra contro la Germania, il che avrebbe portato ad avere un piede nei Balcani e frenarvi lavanzata sovietica. Churchill nella successiva conferenza di Washington, paventava che l'operazione Husky, il nome in codice dello sbarco in Sicilia, fosse interpretata in maniera limitativa, tant' che caldeggi ripetutamente, con Eisenhower, comandante in capo delle forze armate alleate nel Mediterraneo, il completo sfruttamento delle opportunit che loccupazione comportava, ricordando l'importanza dei campi d'aviazione di Foggia e del porto di Napoli. Gli americani non capivano per tanta preoccupazione e diffidavano delle insistenze britanniche nell'occupazione della Penisola. Nella notte tra il 9 e il 10 luglio iniziava lo sbarco nella cuspide meridionale dellI sola. Vide impegnate la 7 Armata del generale americano George Patton e l'8 Armata del generale britannico Bernard Montgomery contro il 6 Corpo d'armata italiano, comandato dal generale Alfredo Guzzoni, coadiuvato da 3 Divisioni tedesche - la 15 Panzergrenadier Sizilien, comandata dal generale Eberhard Rodt, la Panzer Her mann Goer ing, agli ordini del generale Paul Conrath e la 29 Divisione Granatieri corazzati, la celebre Falco (dal 19 luglio), annientata a Stalingrado e da qualche mese ricostituita, comandata dal generale Walter Fries - e dal 3 e 4 Reggimento paracadutisti, agli ordini dei tenenti colonnelli Ludwing Heilmann ed Erich Walter e dal gruppo Neapel, formato da un Battaglione del gruppo Fullr iede e dalla 215 Compagnia corazzata, comandato dal colonnello Geisler. Nonostante la dura resistenza, le numerose perdite, gli innumerevoli atti deroismo e l'ottima tattica di sganciamento e ripiegamento attuata dai reparti dellAsse, specie dai tedeschi, gli Alleati, entrando il 17 agosto a Messina finirono la campagna. Avevano speso pi tempo del previsto e ben di pi di quanto avevano impiegato i tedeschi a conquistare la Francia, la Polonia e la I ugoslavia. Lenunciazione del nuovo principio della resa incondizionata provoc lincattivirsi della guerra, della volont di resistenza dei nemici e una decina di milioni di morti in pi. Prima di Casablanca le Potenze durante una guerra cercavano di giungere a un compromesso che chiudesse in anticipo un conflitto in corso. Dopo Casablanca la pace significava la sconfitta totale del nemico.

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Nella campagna di Sicilia, le perdite nelle truppe dell'Asse furono consistenti. Le forze militari presenti in Sicilia toccarono la cifra di 320.000 uomini. Di questi, quasi 192.000 erano italiani e 62.500 germanici. Gli addetti ai servizi erano 60.000 italiani e 5.000 tedeschi. I militari italiani uccisi furono 4.678. Quelli tedeschi furono 4.325. I prigionieri italiani furono 116.681, mentre quelli tedeschi 5.523. Alla fine della campagna, si registrarono tra le file italiane 36.072 dispersi, mentre tra quelle tedesche 4.583. Gli Alleati lasciarono sui campi di battaglia 2.237 soldati statunitensi e 2.062 britannici. I feriti americani furono 5.946 mentre quelli britannici 7.137. I prigionieri americani furono 598, quelli britannici 2.644 (tra cui molti dispersi). I n Sicilia si ammalarono di malaria 9.892 americani e 11.590 britannici. La M arina USA ebbe 546 caduti e 484 feriti; in quella britannica vi furono 314 morti e 411. LAviazione americana lament 28 morti, 40 feriti e 88 dispersi. Per quella britannica non ho al momento i dati. Le cifre anzidette sui caduti dellAsse non furono quelle reali. Perch si riferiscono alle salme inumate nei cimiteri siciliani. Ben dice il generale Emilio Faldella, in quel tempo Capo di S.M. delle FF. AA. Sicilia, quando ricorda che: M olte salme furono inumate sui campi di battaglia, in fosse comuni, che non furono in seguito individuate; Marinai e numerosi Aviatori si inabissarono nei mari intorno allI sola. Non ho il numero delle perdite civili ma furono moltissime.

D: Che cosa avvenne dopo che le tr uppe dinvasione sbar car ono, quale fu il compor tamento tenuto sul campo nei confr onti dei soldati italo-ger manici? I br itannici

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distr ibuir ono un manuale a uso delle lor o tr uppe, dove gli italiani e la lor o ter r a er ano dipinti come ar r etr ati e semibar bar i, senza contar e i pr oclami di Patton del tipo Uccidete, uccidete senza piet, massacr ate con deter minazione, anche i pr igionier i. Nei primi giorni dopo lo sbarco i comportamenti degli invasori furono molto duri verso i prigionieri e verso i civili. Compirono numerose stragi, completamente ignorate dalla storiografia ufficiale. Solo da qualche anno sono state portate alla luce da alcuni studiosi indipendenti. Dopo latteggiamento nei confronti degli italiani cambi: non potevano a sangue freddo assassinare migliaia di prigionieri di guerra. Le rappresaglie potevano colpire anche i loro uomini. E le voci di stragi contro i civili o militari dellAsse gi cominciavano a circolare. Meglio smettere. Ai militari alleati furono consegnati due manuali nei quali i siciliani erano dipinti come semibarbari e arretrati. Mi riferisco al Soldier s Guide to Sicily, destinato ai soldati, e il Sicily Zone Handbook 1943, riservato agli ufficiali. Gli alleati temevano di pi tedeschi, di meno gli italiani. Li avevano visti allopera sui vari fronti e ne avevano apprezzato il coraggio. Ma sapevano delle deficienze di comando e di armamento del Regio Esercito. Dopo alcuni vergognosi episodi ad esempio la caduta della piazzaforte di Augusta e le diserzioni di massa di alcuni reparti delle unit costiere, costituiti principalmente da militari anziani, i difensori nellI sola ebbero una triste sorte: se si arrendevano senza combattere, li disprezzavano inglesi e tedeschi; ma se si facevano ammazzare in battaglia, allora quel sacrificio appariva inutile! C da dire che la storiografia pi recente sta ristabilendo la verit. E i numeri degli italiani caduti in Sicilia dimostrano il sacrificio e il valore del soldato italiano in Sicilia. Per motivi vari molti avevano linteresse parlare male delle truppe italiane impiegate in Sicilia. Una parte del Fascismo repubblicano, ad esempio Farinacci, vide in certi vergognosi episodi accaduti in Sicilia il tarlo che avrebbe portato poi alla crisi dellesercito dell8 settembre. Lantifascismo vincitore non poteva esaltare i caduti di una guerra fascista, e furono date disposizioni per limitare il numero delle onorificenze per la Campagna di Sicilia. La pubblicistica anglosassone spesso e volentieri ignora la presenza di truppe italiane durante i combattimenti, e anche quando furono impiegati solo reparti italiani parla di tedeschi. Sicuramente la preponderanza delle forze nemiche spinse numerosi militari siciliani, specie quelli dei reparti costieri e delle classi anziane, a sbandarsi e tornare a casa, ma tanti altri impugnarono le armi contro i nemici. Numerosi furono i civili che parteciparono ai combattimenti. E numerosi furono quegli che poi aderirono ai gruppi del Fascismo clandestino, costituitisi gi lindomani delloccupazione dellI sola. I ndubbiamente il discorso di Patton agli ufficiali in Algeria alla vigilia dello sbarco contribu al compimento di alcune stragi. Del resto gli angloamericani venivano per occupare una terra nemica: la Sicilia, lI talia. La loro parola dordine al momento dello sbarco era: Uccidi gli italiani.

D: Ci pu citar e gli episodi pi famosi, ma al tempo stesso i pi sottaciuti per tanti anni, in cui le tr uppe dei liber ator i si macchiar ono di cr imini di guer r a? Quali fur ono le misur e pr ese dai comandi Alleati una volta che si venner o a saper e degli eccidi commessi? Vi fu qualcuno che pag davanti alla Cor te Mar ziale o alla fine si pr efer zittir e tutto e mandar e assolti o condannati solo a pene lievi gli imputati?I l par agone con la str age del Monte Cer mis del 1998, dove alla fine nessuno degli ufficiali dellUs Air For ce ha pagato, dobbligo; mai nessuna Nor imber ga fu istituita per gli Alleati, che invece ancor oggi pr etendono di giudicar e gli sconfitti e pr ocessar e anche i lor o capi, Saddam e Milosevic sono gli esempi a noi pi vicini. Durante linvasione della Sicilia gli Alleati si resero responsabili di alcune stragi. Di tre furono

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vittime i civili, di altre i militari italiani. Penso che ci siano stati anche altri massacri di militari tedeschi, oltre a quelli dei quali parlo, visto lodio che avevano gli alleati contro i soldati del Reich, considerati il male assoluto. Salvo alcune accuse del generale Rodt per alcune fucilazioni di alcuni soldati arresisi ai canadesi nella Sicilia centrale, non ho al momento altre prove in merito. E solo una mia supposizione. Anche i tedeschi durante la Campagna di Sicilia compirono due stragi di civili - una a Canicatt e laltra a Castiglione e vicino M essina massacrarono alcuni carabinieri sbandati, presi per disertori. Questi crimini sono stati volutamente dimenticati dalla cultura dominante. Anche se la strage di Castiglione un po nota, soprattutto, ma erroneamente, per essere stata indicata da molti studiosi come la prima strage tedesca in I talia. E, generalmente, per sconosciuta a livello di massa. Ed celebrata sotto tono, durante le annuali celebrazioni resistenziali. Ricordare questa strage avrebbe portato, presto o tardi, a parlare delle altre compiute dagli Alleati in Sicilia. Quelle avvenute in Sicilia nel 1943 sono tra le pagine pi nere della storia militare americane. Pagine sulle quali gli storici negli Stati Uniti discutono da molti anni, mentre in I talia queste vicende sono pressoch sconosciute. Nelle universit nordamericane ci sono corsi dedicati a queste stragi, come quello tenuto a Montreal sul tema Dal massacro di Biscari a Guantanamo. Negli USA anni fa gli esperti di diritto militare hanno valutato le responsabilit dei carcerieri di Abu Ghraib anche sulla base delle precedenti decisioni emesse delle corti marziali che giudicarono i fucilatori ditaliani. Perch - com agli atti di quei processi - i militari americani si difesero sostenendo di avere soltanto ubbidito agli ordini del generale Patton. Ci era stato detto - dissero - che il generale non voleva prigionieri. Per fortuna per da alcuni anni il velo di oblio e di omert incomincia a squarciarsi, grazie al lavoro oscuro ma prezioso di alcuni solitari studiosi, specie siciliani. LI sola pat a causa della guerra pi di qualsiasi altra regione dI talia: bombardamenti a tappeto, disoccupazione, carestia, banditismo, stragi, ecc. Solo il terribile flagello della guerra civile le fu risparmiato. Del resto la Sicilia nei piani Alleati era indicata col nome in codice di Hor r ified (atterrita, sconvolta). Con fine senso dellumorismo volevano indicare quali dovevano essere le condizioni dellI sola e dei siciliani al momento dello sbarco. La Sicilia fu la prima e la sola regione italiana a essere occupata e i siciliani furono gli unici italiani a essere definiti e trattati da nemici. I l resto dellI talia, fu, come dicevano gli antifascisti, liberato e dallautunno del 1943, dopo la dichiarazione di guerra alla Germania, gli italiani cominciarono a essere considerati cobelligeranti dagli Alleati. I siciliani pagarono sulla loro pelle, tutti i risentimenti, i rancori, gli odi che guerra aveva istillato nellanimo degli Alleati. Sicuramente lodio, accumulato contro gli italiani durante la guerra, anche se di molto inferiore a quello accumulato contro i tedeschi, considerati il nemico principale, quasi il male assoluto da debellare, contribu a creare la mentalit propizia al compimento delle stragi. Per David I rving: I n quegli anni pr ecedenti Nor imber ga, i quar tier i gener ali amer icani pr endevano la questione alla legger a. Per fino lo scr upoloso Eisenhow er , scr ivendo a Geor ge Mar shall nel 1943, aveva par lato del pr oblema dei pr igionier i come di un impaccio al quale West Point non aveva pr epar ato adeguatamente i suoi ufficiali. E ar r ivava ad aggiunger e: Peccato che non abbiamo potuto ammazzar ne di pi. All'inizio degli anni '70, quando fu pubblicato il car teggio di Eisenhower , l'atteggiamento er a mutato e l'osser vazione infelice fu espunta su insistenza del dipar timento della Difesa. Se fosse stato Patton a pr onunciar e quelle par ole, i suoi colleghi le avr ebber o pr ese come un tipico segno del suo temper amento tr uculento. Ma gli umili soldati venivano addestr ati a tr asfor mar e le par ole in atti, e quando Patton pr onunci effettivamente una fr ase del gener e, per

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poco non fu la sua r ovina.

Per Joseph S. Salemi, un docente italoamericano dellUniversit di New York, il cui padre si rifiut di sparare a dei civili inermi a Canicatt, limmagine che gli Alleati avevano dei siciliani contribu al verificarsi delle stragi. Limmagine che emerge dalla guida, distribuita ai soldati alleati al momento dellimbarco per Sicilia, non molto lusinghiera: I l Soldier s Guide to Sicily un documento di disprezzo, paura e razzismo. E via elencando. Limplicazione, conclude Salemi, chiara: i siciliani sono poveri, sporchi, degradati, senza moralit, criminali, viziosi, analfabeti, sessualmente immondi ed abituati al pugnale. Per farla breve, non sono umani. Una guida di questo genere prepara il sentiero alle atrocit. LE STRAGI D I CI VI LI LA STRAGE DI VI TTORI A Le stragi in Sicilia iniziarono il 10 luglio 1943. Lo stesso giorno dello sbarco. Nelle ore successive allinvasione una moltitudine di civili evacu Acate, dirigendosi verso la vicina Vittoria. Tra i profughi, in macchina, Giuseppe M angano, la moglie, Carmela Albani, il figlio Salvatore Valerio, detto Alberto, il fratello, Ernesto, capitano medico del Regio Esercito, e la donna di servizio. Dopo il casello ferroviario, un gruppo di militari ferm l'auto, dove viaggiava la famiglia Mangano. I l podest, dopo aver mostrato i documenti, chiese il rispetto della Convenzione di Ginevra concernente lesodo dei civili in zona d'operazioni militari. La richiesta esasper ancora di pi quei militari avvinazzati e inferociti", che cominciarono a colpire gli uomini e a maltrattare le donne. Tent di difenderli. Si qualific. Dopo un attimo desitazione, i soldati, notando che l'uomo indossava la camicia nera e portava allocchiello della giacca la cimice del Partito Nazionale Fascista, puntarono i fucili, intimando alle donne di entrare in una casa vicina e agli uomini di alzare le mani. Oltre ai Mangano, i militari presero altri uomini prigionieri. I n dodici, tutti civili, furono condotti vicino al caseggiato rurale I acona e fatti allineare. Alle 19 circa, alcune scariche di mitra posero fine alla loro esistenza. Secondo alcuni testimoni, Valerio, cerc di difendere il padre, si liber dal soldato che lo teneva prigioniero, prese un sasso e cerc di colpire un soldato, ma fu ucciso

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da un impressionante colpo di baionetta alla guancia sinistra. Aveva 14 anni, era figlio unico e frequentava il Ginnasio. I corpi restarono insepolti per alcuni giorni. Del capitano non si saputo pi nulla. Non si conoscono i nomi degli altri fucilati. Non mi sorprenderei se i responsabili della strage fossero individuati in alcuni paracadutisti del 2 Battaglione del 505 P.I .R. USA: essi erano "ubriachi" o "avvinazzati ", paracadutisti e hanno occupato Vittoria. A causa del lancio errato erano andati a finire per sbaglio a Vittoria. Secondo altre voci i Mangano furono ammazzati perch gli americani vollero rapinarli dellauto e dei preziosi che i civili portavano con loro. Questunit era aggregata al momento dello sbarco all82 Divisione aviotrasportata USA. LA STRAGE DI PI ANO STELLA DI CALTAGI RONE Alle 17 circa del 13 luglio unaltra strage di civili avvenne a Piano Stella, a un paio di chilometri dallaeroporto di Biscari. A Piano Stella vivevano circa 40 famiglie dagricoltori, assegnatari di lotti e case coloniche. Furono assassinati a colpi di fucile mitragliatore il profugo di Vittoria Giovanni Curciullo, il figlio tredicenne Sebastiano, i calatini Giuseppe Alba, Salvatore Sentina e il reduce della I guerra mondiale Giuseppe Ciriacono. Solo il figlio dodicenne del Ciriacono, Giuseppe, fu risparmiato. Tutti erano stati in precedenza prelevati da un vicino rifugio, costruito artigianalmente dal Ciriacono come ricovero familiare dai bombardamenti che avevano per obiettivo il vicino aeroporto. Nessuno di loro aveva compiuto atti ostili contro gli invasori o possedeva armi. Anzi, qualche ora prima avevano curato un soldato americano ferito. Per lo storico Nunzio Vicino la strage sarebbe una conseguenza dell'intervento in aiuto dei soldati italiani e tedeschi, impegnati contro paracadutisti americani nel vicino bosco Terrana, del perito agronomo Fiore, detto lingegnere, ex squadrista, romano, assegnato come consulente e dirigente tecnico al Borgo. Fiore, avrebbe ucciso un paracadutista nemico, sceso davanti casa sua, provocando la rappresaglia degli americani, avvisati da un altro militare, non notato dallingegnere. Fiore riusc a scappare aiutato da alcuni abitanti della zona. Per lo storico Gianfranco Ciriacono, Fiore sarebbe andato via un paio dore prima della strage. Seguirono un tentativo americano di occultare i corpi e una denuncia ai Carabinieri. I quali informarono i superiori. Ritengo che i probabili responsabili della strage siano da ricercare tra i soldati dell'82 Divisione aviotrasportata. LA STRAGE DI CANI CATTI Un altro eccidio di civili avvenne a Canicatt, Agrigento. Nel registro dei morti risultano i nomi di: Diana Antonio, 50 anni, bracciante; M essina Vincenzo, 40, contadino; Salerno Giuseppe, 31, nato a Villalba, bracciante; Corbo Vincenzo, 22, contadino; La Morella Alfonso, 43, contadino; Todaro Vincenza 11, scolara. La strage avvenne il 14 luglio, alle 18, nella Saponeria Narbone-Garilli di viale Carlo Alberto. Ne sarebbe autore il tenente colonnello che si era insediato al Comune come responsabile dell'AMGOT, un ente alleato, formato in gran parte da ufficiali della riserva, il cui compito era di ristabilire le funzioni di governo nelle zone italiane occupate. Lufficiale quel giorno si trovava al Municipio in compagnia dalcuni interpreti del servizio di spionaggio americano. Tra questi militari c'era il padre dorigine siciliana di un docente della New Yor k Univer sity e del Br ooklyn College, il professor Joseph S. Salemi. I l professore, a distanza di molti anni ha raccolto la testimonianza del padre, Salvatore, presentata poi in una relazione. Poco prima delle 18 un civile italiano entra nel Municipio di Canicatt. Lamenta che la popolazione sta saccheggiando il deposito di viveri e la fabbrica di sapone. Chiede laiuto degli americani. Sulla strage ci sono due versioni. Per Salemi quando il responsabile dellAM GOT cap la natura delle lamentele del proprietario o un suo agente chiam un gruppo di P.M. e un sottotenente. Ordin daccompagnarlo alla fabbrica e darrestare i saccheggiatori. Decise poi di recarsi sul posto di persona. E ordin a tre appartenenti al G-2 di accompagnarlo. Per Salvatore J. Salemi, che laccompagn, andava alla saponeria direttamente per sparare Volle ammazzare qualcuno: la faccia rivelava i pensieri.

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La P.M. aveva gi arrestato dalle 30 alle 40 persone, molte donne e bambini. Dopo il suo arrivo, il colonnello ordin al sottotenente di sparare sui civili. I l giovane rest pietrificato e non si mosse. I l colonnello ripet inutilmente lordine ai P.M. Si rivolse allora al personale del G-2 che laveva accompagnato. Ordin a ognuno di loro di sparare. Nessuno di loro voleva per uccidere dei civili inermi. Vedendo che il suo ordine non era stato eseguito, il colonnello tolse dalla fondina una Colt automatica calibro 45. Fece fuoco ad alzo zero, da una distanza di tre metri circa sui civili inermi. Svuot tre caricatori. I borghesi cercarono di scappare, e alcuni forse ci riuscirono. Egli per uccise o fer la maggioranza dei civili. Erano imprigionati tra il muro della fabbrica e i militari che li bloccavano. Un bambino, di circa 12 o 13 anni, ricevette un colpo nello stomaco. M or poco dopo. I l suo stomaco era scoppiato. Per la versione ufficiale, nascosta nei National Archives, accadde: La mancanza di cibo sfoci in disor dini che fur ono domati solo con gr an difficolt dai 14 M . P. ... Avevano per pr ima cosa spar ato sopr a le teste della teppaglia tur bolenta. Quando cessar ono gli spar i, la folla scese nelle str ade e continu a ur lar e. I l tenente colonnello McCaffr ey allor a fece un r appor to sulla situazione al Capo di stato maggior e della 3 Divisione che diede or dine di fucilar e i saccheggiator i cattur ati in azione, se necessar io, per r istabilir e lor dine, e di chiamar e il colonnello Johnson, comandante del 15 r eggimento fanter ia, per aiuto. Un plotone di fanter ia e un buon inter pr ete fur ono mandati dal colonnello Johnson. Al plotone fu assegnato il compito di r equisir e tutte le ar mi e le munizioni della citt... 50 fucili e munizioni fur ono tr ovati alla stazione fer r oviar ia e un quantitativo maggior e dar mi fu r invenuto in altr e par ti della citt. I n un altr o punto della citt, il tenente colonnello McCaffr ey, stava assistendo allindividuazione dei possessor i dar mi e munizioni, cattur un cer to numer o di saccheggiator i nellatto di por tar via del sapone. Li ar r est. Vide altr i che su car r etti tr aspor tavano sapone per le vie. Or din lor o di fer mar si e quando i conducenti continuar ono, egli fece fuoco sulle lor o teste. I conducenti scappar ono. I nseguendo i car r etti in fuga, giunse a una fabbr ica di sapone, fuor i della quale cer a una gr an folla, che evidentemente stava saccheggiando il posto. I l tenente colonnello McCaffr ey e il plotone di fanter ia cer car ono di fer mar e il saccheggio e di ar r estar e i saccheggiator i. Non ubbidir ono ai lor o or dini. I l tenente colonnello McCaffr ey allor a spar ad alcuni uomini nella folla e i fanti ar r estar ono gli altr i. Sei uomini fur ono uccisi. Qualcuno dei fuggiaschi potr ebbe esser e stato ucciso. Salemi Jr accusa il colonnello George Herbert M cCaffrey. I l colonnello fece carriera. Divenne prima responsabile per la provincia dAgrigento, poi capo della Regione M ilitare dOccupazione 2, Calabria e Basilicata. Chiuder la carriera militare partecipando con un alto incarico governativo alla guerra di Corea. Fatto il danno, bisognava mettere la sordina, non far sapere nulla in giro. Le ripercussioni potevano essere enormi, le carriere potevano essere compromesse, qualcuno poteva essere accusato di crimini di guerra. Meglio la censura. Tanto pesante che solo oggi, dopo quasi 70 anni, comincia a squarciarsi il velo che copre quelle stragi. I civili assassinati a Piano Stella forse furono uccisi anche per le parole pronunciate da Patton in uno dei discorsi tenuti a Mostagem, in Algeria, davanti agli ufficiali suoi subordinati. Queste parole furono poi ripetute dagli ufficiali ai soldati in procinto di sbarcare nella cuspide meridionale dellI sola. Durante il processo Compton al capitano Jean Reed chiesero se Patton avesse detto qualcosa sui civili. La risposta fu: Disse che se le persone nelle citt persistevano nel rimanere nelle vicinanze della battaglia ed essi erano nemici, noi dovevamo spietatamente ucciderli, spazzarli via. Anche se Ciriacono e gli altri civili erano rimasti nei pressi delle zone di combattimento, questo non

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ne giustifica lassassinio. E' sempre un crimine contro lumanit. Meno giustificata ancora la strage alleata di Vittoria. I l podest dAcate e gli altri stavano sfollando dalle zone di combattimento e furono uccisi a freddo a un posto di blocco. Giuseppe Mangano avrebbe pagato perch ancora indossava il distintivo del Partito Nazionale Fascista o perch rispondeva in malo modo a dei soldati italoamericani, ma gli altri perch furono uccisi? Qual la loro colpa? Ma indossare il 10 luglio 1943 un distintivo del P.N.F. poteva essere considerato un crimine da pagare con la vita? I l P.N.F. era un legittimo organo dello Stato italiano, gi riconosciuto dagli Alleati.

LE STRAGI D I M I LI TARI LA STRAGE DEI CARABI NI ERI DI GELA Le stragi di prigionieri italiani iniziarono con linvasione. La prima, fino a questo momento conosciuta, fu compiuta a Gela verso le sette del mattino del 10 luglio 1943. Leccidio si consum a 8 chilometri da Gela, sulla Statale 115 per Ragusa. I n localit chiamata Passo di Piazza, i Reali Carabinieri avevano costituito un posto fisso. I militari, al comando del vicebrigadiere Carmelo Pancucci di Agrigento, dovevano vigilare la linea ferrata che correva parallela al mare, poco distante. Erano una quindicina. Per fortuna per al momento della strage due erano di pattuglia, come da ordini, nonostante fosse in corso lo sbarco. Dopo la resa della stazione, secondo alcuni documenti ufficiali, i carabinieri furono prima disarmati, perquisiti e derubati di tutto quello che avevano di prezioso; poi furono messi allineati al muro vicino al pozzo con le mani sulla testa e fucilati alla schiena. Otto rimasero sul terreno. Tra questi, certamente mor, Michele Ambrosiano, richiamato e padre di cinque figli. Un carabiniere della provincia di Avellino, Nicola Villani, fu ferito gravemente. Tre si salvarono con certezza: il vicebrigadiere Pancucci e i carabinieri Francesco Caniglia di Oria, Brindisi, e Antonio Cianci di Stornara, in provincia di Foggia. La figlia maggiore di Ambrosiano, Anna Maria, nel 2010 nutriva ancora rancore contro il Pancucci, il cui ordine di sparare contro i nemici aveva determinato, a dire della signora, la morte del genitore. Aveva ancora un astio violento anche nei confronti dello Stato che aveva lasciato la madre vedova di 35 anni con cinque figli piccoli senza assistenza e con una pensione di 500 lire. La famiglia aveva patito la fame e aveva tirato avanti anche grazie all'aiuto del nonno materno, emigrato in America prima della guerra e che inviava dollari e vestiti. La figlia del defunto vicebrigadiere Pancacci, di Agrigento, ricorda che il pap, dopo la guerra le raccontava, che il posto fisso affidatogli era stato attaccato, dopo il sorgere del sole luglio, da un soverchiante gruppo di americani. Dopo una resistenza iniziale che era costata la vita di quattro carabinieri, il sottufficiale, anziano ed esperto anche per avere combattuto in Africa Orientale come Camicia Nera, per piet dei sopravvissuti, uno dei quali padre di cinque figli, aveva preso la tovaglia bianca del tavolo su cui mangiavano e l'aveva platealmente sventolata per arrendersi. Questo gesto non aveva per fermato il fuoco nemico. Pancucci e i suoi camerati furono poi portati in Algeria. Un elemento oggettivo che in parte conferma la tesi di Caniglia offerto dal Diario storico della legione territoriale dei Carabinieri Reali di Palermo, relativo al periodo dal 10 luglio a1 31 dicembre 1943. Nel brogliaccio erano riportati come deceduti tre carabinieri per eventi bellici presso la stazione di Passo di Piazza (Donato Vecce, Antonio Di Vetta, Michele Ambrosiano), mentre 13 dei militari erano citati come caduti in mani nemiche: Vicebrigadiere Carmelo Pancucci e i carabinieri Francesco Caniglia, Antonio Cianci, Giuseppe Di Giovanni, Nicol Gambino, Aldo Gianni, Alessandro Giannini, Mario I mbratta, Raffaele Matera, Annibale Musilli, Giuseppe Rodio, Nicola Villano e Gaetano Vitellaro. Mentre Caniglia parla di 12 uomini in organico al posto fisso, il Diario storico della legione di Palermo lascia credere che fossero 16 e Cianci racconta di 16-18.

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C' da rilevare che la redazione del documento fu scritta dal colonnello comandante Lauro Andreoli, a Palermo, il 29 febbraio 1944. La Sicilia era stata restituita allamministrazione del governo del Sud del maresciallo Badoglio solo da pochi giorni: l11. Penso che non sia stato facile accusare ai propri superiori gli occupanti americani di aver fatto pochi mesi prima una strage in Sicilia. Forse il colonnello per pens che la cosa potesse essere utile allI talia nel dopoguerra.

Nella notte erano stati lanciati sui cieli della zona numerosi paracadutisti americani. I carabinieri, allalba, si accorsero che erano circondati dai nemici che intimavano la resa. Uno dei carabinieri, Antonio Cianci, 21 anni, era salito sul tetto della casa per vedere cosa stesse accadendo. Dopo 66 anni Cianci racconta la strage: Ho avuto la sensazione che l'elmetto di un gr uppo di soldati che si stavano avvicinando alledificio dove er avamo alloggiati fosse tedesco; er ano sei o sette e camminavano nella campagna piuttosto indiffer enti. Avevamo or dini, nel dubbio, di spar ar e e mir ai a uno del gr uppo; lo colpii per ch cadde subito I o spar avo con il moschetto e lor o r ispondevano con i mitr a e avevano i binocoli per osser var ci; noi er avamo in tr e con il vicebr igadier e e un car abinier e, giovane come me, di Saler no. Dopo un po, gli amer icani dovetter o dar e or dine alle lor o navi di spar ar ci con i cannoni e noi scendemmo subito nelle stanze di sotto; i nemici, vedendo che avevamo smesso di spar ar e, dovetter o avvisar e le navi che sospeser o il bombar damento. Poi gli amer icani si avvicinar ono al pr esidio: A quel punto - pr osegue Cianci - andai al mur o per imetr ale: in r ealt avevo bisogno di or inar e. Ma non ebbi il tempo, per ch vidi un gr uppo di una decina di soldati nemici. I mpr essionato (in quel momento er o disar mato), gir ai su me stesso e r isalii la r ampa di scale di cor sa per avvisar e il vicebr igadier e Pancucci che di sotto c' er ano i nemici. I l nostr o sottufficiale ci disse di appostar ci dietr o le finestr e e r isponder e al fuoco; subito, per , le navi r icominciar ono il bombar damento. Quando Pancucci si r ese conto che stavano scoppiando i vetr i delle finestr e, che le por te venivano scar dinate e i calcinacci cadevano da tutte le par ti, che la palazzina, centr ata, ci sar ebbe cr ollata addosso, mi or din di espor r e alla finestr a un lenzuolo; un altr o di noi fece lo stesso con la tovaglia bianca del tavolo dove consumavamo il r ancio. Bandier a bianca, la r esa dei car abinier i er a inevitabile: Abbandonammo tutte le ar mi nelle stanze e ci avviammo ver so le scale dove due par acadutisti ci aspettavano con le ar mi puntate; ur lavano e ci facevano capir e a gesti di scender e in fila indiana e con le mani alte e bene in vista. Nel cor tile fummo allineati tutti quanti - nel conflitto a fuoco nessuno er a stato colpito - e ci fu chiesto se cer ano altr i nelle stanze; alcuni degli amer icani salir ono nei locali per contr ollar e. I n r ealt non cer a nessun altr o militar e. A questo punto la situazione sembr ava esser si r asser enata e i par acadutisti ci consentir ono di appoggiar e le mani sulla testa con le dita incr ociate, per non stancar ci. Poi la situazione pr ecipit: Altr i militar i amer icani ar r ivati in un secondo momento - r icor da Cianci cominciar ono a per cuoter e con i calci dei fucili le por te dei locali attigui a quelli della caser ma, in

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cui er ano alloggiati dei contadini. Questo, cr edo, fece pensar e ai nostr i guar diani che avessimo mentito e che alle lor o spalle ci fosser o altr i nostr i compagni asser r agliati. Non stetter o a pensar ci due volte e cominciar ono a sventagliar ci con r affiche di mitr a. Quando ci spar ar ono, tr e o quattr o di noi mor ir ono subito, par ecchi fur ono fer iti e io feci finta di esser e stato colpito. Siccome mi lamentavo, ter r or izzato, uno degli amer icani mi venne vicino e mi apr la camicia per ch io gli indicavo di esser e stato fer ito allaltezza del cuor e. Quando vide che non avevo niente mi r assicur : "Good, good". Vicino a me, alla mia destr a, cer a un car abinier e mor to; un altr o commilitone di Saler no er a gr avemente fer ito alla spalla sinistr a e piangeva. Cer ano altr i car abinier i a ter r a, ma er o spaventatissimo e non mi accer tai se fosser o mor ti o fer iti. La sorte aveva risparmiato Cianci, ma le disavventure non erano finite. Fu deportato, con Pancucci in un campo di concentramento gestito dai francesi di De Gaulle, in Africa. Ricorda Cianci: Dopo una mezzora, quando si erano calmate le acque, ci misero in colonna, compresi i feriti, e ci portarono in mezzo alla campagna. Rimanemmo tre giorni sulla spiaggia con un freddo notturno terribile; ci mettevamo uno sopra laltro per riscaldarci. Quando ci imbarcarono per lAlgeria, sulla rampa delle navi ci perquisirono e rubarono tutto quello che avevamo (portafoglio, denaro, penne stilografiche, collanine doro, anelli, orologi). Quando arrivammo in Nord Africa, dovemmo fare una marcia di 60 chilometri . LE STRAGI DI BI SCARI Altri massacri avvennero nella zona di Biscari, lodierna Acate. All'attacco dellaeroporto di Biscari and la 45 Divisione, detta Thunder bir d, dal totem sulle mostrine. Era formata da indiani cherokee, seminole e apache, prelevati dalla Guardia nazionale, provenienti dallArizona, dallOklahoma e dal New Mexico e cow boy. Cerano anche numerosi italoamericani. Anche se privi desperienza, gli uomini della 45 erano tra i pi addestrati, sia sul piano tecnico sia su quello psicologico, dell'intero esercito statunitense ed erano affidati a un ottimo comandante, Troy Middleton. I noltre, il generale George Patton, comandante della VI I armata americana li aveva arringati in modo fin troppo esplicito: Uccideteli, uccideteli, uccideteli. Addestrarsi agli ordini di Patton non era mai stato uno scherzo ma ora l'addestramento diventava particolarmente duro comprendendo anche 36 ore consecutive in azione, senza alcuna pausa. Quello sulle coste isolane fu il loro battesimo del fuoco. Avevano l'ordine di conquistare entro 24 ore gli aeroporti di Ponte Olivo (Gela), Comiso e Biscari o Santo Pietro: erano necessari per trasferirvi dallAfrica gli aerei Alleati. Gli americani volevano difendere dal cielo le teste di ponte gi costituite, mantenere e accrescere la supremazia aerea nella zona. Gli italiani, oltre a proteggere l'aeroporto, dovevano garantire il lento ripiegamento delle loro truppe e della Divisione H. Goer ing verso le pendici dell'Etna. Gli americani pensavano di conquistare in breve tempo gli obiettivi. I nvece la disperata resistenza di due divisioni italiane e di poche unit tedesche li ferm per quattro giorni. Questo fatto li fece andare in bestia, causando diverse stragi nella zona. I l 27 giugno, Patton aveva parlato agli ufficiali dellArmata avvisandoli su quanto poteva capitare in Sicilia. I l generale Albert C. Wedemeyer, che assistette all'evento, scrisse: Li ammon di fare molta attenzione nel caso in cui i tedeschi o gli italiani avessero alzato le mani mostrando l'intenzione di arrendersi. Afferm che qualche volta il nemico si comportava in quel modo per far abbassare la guardia ai soldati. I nemici in parecchie occasioni avevano sparato sui nostri uomini ignari e avevano gettato granate. Patton avvert i militari della 45 di stare attenti e di uccidere quei figli di puttana, a meno che non fossero stati certi della loro reale intenzione di arrendersi". Gli scontri erano stati molto duri vicino a quello che gli americani avevano chiamato il Viale di Adolph, la Strada Provinciale 115. Molti persero il controllo dei nervi. Moltissimi erano persuasi

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che Patton avesse ordinato di non fare prigionieri. Decine di soldati, graduati e ufficiali testimoniarono al processo: Cera stato detto che Patton non voleva prenderli vivi. Sulle navi che ci trasportavano in Sicilia, dagli altoparlanti c stato letto il discorso del generale. "Se si arrendono, quando tu sei a due-trecento metri da loro, non badare alle mani alzate. Mira tra la terza e la quarta costola, poi spara. Si fottano. Nessun prigioniero! E' finito il momento di giocare, ora di uccidere! I o voglio una divisione di killer, perch i killer sono immortali! Di una strage, avvenuta quel maledetto 14 luglio a Santo Pietro, abbiamo due testimoni. Furono massacrati 33 uomini, 29 soldati italiani e 4 tedeschi. Si erano arresi agli americani. Ma li fucilarono lo stesso. Virginio De Roit, classe 1912, vicentino, di Santa M aria di Camisano, apparteneva alla 3 compagnia, CLI I I battaglione mitraglieri. I soldati avevano il compito di difendere laeroporto di Santo Pietro. Per difendere laeroporto i nostri avevano 200 uomini e sette mitragliatrici Breda; i tedeschi della Goer ing avevano aggiunto un cannoncino con quattro artiglieri. A mezzanotte circa del 13 luglio, alla compagnia di De Roit, folta di veneti e di bresciani, arriva lordine di salire sugli autocarri tedeschi e di ripiegare su Santo Pietro, lasciando la posizione. Mentre i soldati si accingevano a ritirarsi, scoppi linferno attorno ad un bunker presidiato da quattro tedeschi e da quattro italiani del 122 reggimento. Erano arrivati i nemici. De Roit e i suoi camerati investiti da un pesante fuoco nemico furono costretti ad arrendersi. I nemici prima li derubarono dogni oggetto di valore. Poi ordinarono di spogliarsi e di togliersi le scarpe. I n mutande, camminando scalzi su sassi e rovi, furono condotti fino a uno spiazzo accanto al sughereto. Qualcuno ordin di scavare una buca e di mettersi in fila per due. Poi Un negro dalla faccia brutta, ricorda a 61 anni dai fatti De Roit, impugn il parabellum e cominci a sparare al petto dei primi due, che erano tedeschi. Poi ancora due tedeschi. De Roit, il suo compaesano Silvio Quaiotto e lanconetano Elio Bergamo si buttano nel vicino fiume Ficuzza. I ntanto le mitragliette americane compiono leccidio. Sotto i loro colpi cade Battista Piardi di Pezzaze: aveva 25 anni, si era sposato lanno prima. Cade Leone Pontara di Concesio, 23 anni. Cade M ario Zani, contadino dI seo. Cade Attilio Bonariva di Lozio. Cadono anche Gottardo Toninelli e Pietro Vaccari di Brescia e altri loro giovani commilitoni. M uoiono il caporale Luigi Giraldi di Brescia, Aldo Capitanio, compaesano di De Roit. Cade Angelo Fasolo di Camin, Padova. Cadono Salvatore Campailla - siciliano, postino a Nervi - e Sante Zogno di Lodi. Bergamo non lo vedemmo pi. So soltanto che a casa sua non mai arrivato. Altri sette figurano fra i dispersi o i "morti presunti": sono Luigi Ghiroldi di Darfo, Attilio Bonariva di Lozio, Leone Pontara di Concesio, Battista Piardi di Pezzaze, Gottardo Toninelli e Pietro Vaccari di Brescia, M ario Zani dI seo. Nel dopoguerra De Roit parl della strage anche al suo distretto militare: Lascia stare - gli dicevano - adesso ci sono i partigiani, comandano gli americani. Cos il massacro stato affidato solo al lutto privato delle famiglie. I ncerta la sorte dei corpi dei soldati. Secondo De Roit le salme furono bruciate, poi deposte nel cimitero di Caltagirone. Secondo altre voci furono bruciate con un lanciafiamme, seppellite nel Cimitero di guerra americano di Gela e poi portate in America. Qualche anno fa su questeccidio la Procura di Padova ha aperto un fascicolo. Sconosco i risultati. Dopo la conquista dellaeroporto di Biscari, avvenuto nelle prime ore del 14 luglio, il sergente West, della compagnia A del 180 Fanteria, fu chiamato dal maggiore Roger Denman, dal quale ricevette in consegna 46 uomini, tedeschi e italiani. West doveva trasferirli nelle retrovie, lontano dall'aeroporto, in un luogo dove non avrebbero potuto osservare i movimenti delle truppe. I l sottoufficiale design il caporale Michael Silecchia e i soldati Amerigo Bosso, William Pastore, Herman Redda, Jerry Browne ed Ewald Wilhelm. Dopo aver allineato i prigionieri in due colonne, ordin di marciare lungo la strada provinciale che collegava l'aeroporto con Acate. Ai prigionieri, per evitare che potessero scappare, fu ordinato di spogliarsi e di togliersi le scarpe. Dopo circa 400 metri, il sergente li fece fermare e separ nove o dieci prigionieri.

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Dalle testimonianze, raccolte, evidente che la condotta dei prigionieri era buona. Non ci furono tentativi ribellione. Nessuno cerc di fuggire. West manifest, dopo aver fatto fermare i prigionieri, l'intenzione di ucciderli, dicendo: "Sto uccidendo questi figli di puttana". West chiese e ottenne dal sergente Brown un mitra, una Tommy gun e un caricatore di 30 cartucce. Erano circa le 12 del 14 luglio. Nessuno, da parte degli altri soldati presenti, sollev obiezioni o tent di bloccare il sergente West. Nemmeno i militari italo-americani ebbero piet dei loro connazionali. Dopo aver fatto disporre i prigionieri in due colonne con la faccia rivolta verso di lui, inizi a sparare, puntando la mitragliatrice ad altezza d'uomo. Un testimone dichiar che "i prigionieri iniziarono a urlare e a implorarlo". Dicevano: "No, no, in italiano". Tutto inutile. West continuava a uccidere, senza piet. Tre dei prigionieri cercarono invano di fuggire. Uno dei soldati ebbe l'ordine di ucciderli. Mir e ammazz. Uno dei fuggiaschi cadde cinque o sei passi pi avanti. West ricaric larma. Se qualcuno respirava ancora, sparava il colpo di grazia. Sempre quel 14 luglio, verso le 15, sulla stessa maledetta collina che porta all'aeroporto di Biscari, accade unaltra strage. I l capitano John Compton, della compagnia "A" del 170 fanteria, ordina al suo combat team lassassinio daltri 36 prigionieri di guerra. I l combat team del capitano Compton aveva avuto solo quel giorno ben 12 morti su 34 uomini. I l combat team cerca di snidare i nemici che bloccano la sua avanzata. C'e una postazione nascosta su una collina che continua a bersagliare la pista. Un italiano si present ai nemici con uno straccio bianco. Da quel fortino uscirono in 40: cinque, secondo limputato, avevano giacche e maglie civili, ma i pantaloni e gli stivali erano militari. Gli altri erano in divisa. Dire che alcuni prigionieri indossassero abiti civili potrebbe essere una bugia per alleggerire di molto la posizione processuale dellimputato. Dopo aver visto i prigionieri, il capitano ordina al sergente Hair di formare un plotone desecuzione per giustiziare quei "figli di puttana" che per tutto il pomeriggio hanno bersagliato il suo combat team. Li fa mettere in riga e, sotto il suo comando, ordina la loro esecuzione. I n 24 si offrono volontari. I n 10 sparano centinaia di pallottole sul mucchio degli italiani. L'inchiesta termina con l'incriminazione del solo ufficiale per lomicidio di 36 uomini. I loro corpi non furono seppelliti. Giacciono forse ancora l, nella zona del torrente Ficuzza, ad Acate. I l giorno dopo, il cappellano militare della 45 , William E. King, mentre percorreva in jeep la S.P. Biscari - aeroporto di Biscari, intravide un gruppo di corpi. Cont i resti esanimi di 34 italiani e di 2 tedeschi. Erano allineati, invece del casuale cadere in combattimento, senza scarpe e senza camicie. Tutti erano stati colpiti allaltezza del cuore. Alcuni avevano il cranio aperto, come se fossero stati colpiti da unascia o da un badile. Pass circa due ore a discutere con molti soldati che avevano lasciato i loro posti per manifestargli la loro forte insoddisfazione per il trattamento riservato ai prigionieri. Non volevano pi andare a combattere: si doveva smettere di ammazzare i prigionieri che avevano alzato le mani, o che avevano cercato di arrendersi, e luccisione di prigionieri alle spalle. Fu proprio grazie alla ferrea volont del cappellano King se i massacri di Biscari non furono insabbiati. King raccont tutto al tenente colonnello Willerm O. Perry, I spettore generale di Divisione, figura simile ai nostri pubblici ministeri. Perry rifer al generale Omar Bradley, che probabilmente voleva togliersi qualche sassolino dalle scarpe contro Patton. Secondo alcuni storici militari quando Bradley seppe di questi incidenti, inorrid e rifer subito tutto a Patton. I l quale, secondo Bradley, liquid bruscamente l'argomento. Lo defin una probabile esagerazione. Patton chiese allaltro di dire all'ufficiale responsabile delle fucilazioni di riferire che gli uomini uccisi erano cecchini o che avevano tentato di fuggire o qualcos'altro, altrimenti la stampa far il diavolo a quattro e anche i civili s'infurieranno. D'altra parte, ormai sono morti, e non c' pi niente da fare. Secondo altri, Patton decise di far processare quei bastardi. Bradley per ordin che i due uomini fossero deferiti alla Corte marziale. I due erano imputati di avere fucilato con premeditata cattiveria, volontariamente, illegalmente e con crudelt 73 prigionieri di guerra. I l maggiore Roger Denman testimoni che il 12 giugno 43, a Camberwell, Patton avrebbe detto

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agli ufficiali: "Lorganizzazione che era in azione non doveva fare troppi prigionieri, di cercare di non fraternizzare con loro" e che "durante i combattimenti non dovevamo prendere prigionieri, specialmente se erano stati cecchini e avevano combattuto le nostre linee avanzate". I nsomma, "l'ordine era di non fare prigionieri nei casi appena citati". La notte stessa dello sbarco, su una delle navi che trasportavano le truppe, il colonnello Willam W. Schaffer lo ricord ai soldati, attraverso gli altoparlanti. Secondo il sergente Brown, Patton avrebbe detto che "non voleva prigionieri". I l leitmotiv, prima di partire dal Nord Africa, era: "Uccidi, uccidi, uccidi; e ancora uccidi". Altre testimonianze dello stesso tenore arrivano soprattutto dai sottufficiali. Gli ufficiali, invece, riportano versioni diverse del discorso di Patton. Per il colonnello Federech E. Cookson, le parole di Patton bisogna interpretarle nel giusto significato: "Vero che desiderava una divisione dassassini, ma solo quando un nemico avesse continuato a sparare fino a una distanza di 200 metri circa, e poi si fosse avvicinato con le mani in alto in segno di resa, questi non doveva essere fatto prigioniero. Conoscendo bene il generale Patton, posso affermare che lui sicuramente voleva dire che non bisognava prendere prigionieri durante uno scontro a fuoco. La sentenza fu emessa il 3 settembre, lo stesso giorno in cui a Cassibile il generale Castellano firmava larmistizio. La condanna allergastolo per fu scontata solo in piccola parte. Qualcuno era terrorizzato dalle possibili ripercussioni di quei massacri. Temeva il danno d'immagine in I talia - era stato appena stipulato l'armistizio - e il rischio di ritorsioni sui prigionieri americani. Si decise di tenere lontano West dagli USA: agli arresti in una base in Africa settentrionale. Quando la sorella di West per inizi a scrivere al Ministero della Guerra, a sollecitare l'intervento del parlamentare della sua contea, qualcuno a Washington incominci preoccuparsi per un altro motivo: la scottante vicenda poteva finire sui giornali, e, quindi, conosciuta in tutto il mondo, paesi dellAsse compresi. I l 1 febbraio 1944 il capo delle pubbliche relazioni del Ministero della Guerra sollecita al Comando Alleato di Caserta un atto di clemenza per West. Cos dopo solo sei mesi, West rilasciato e mandato al fronte. Morir nel suo letto, in America, dopo molti anni. Al processo contro Compton, tutti si difesero dicendo che non avevano riposato per tre giorni, che la compagnia aveva avuto numerose vittime e, soprattutto, richiamando il discorso di Patton. Tutti i testimoni - tra cui diversi colonnelli - confermarono le frasi di Patton, quel terribile se si arrendono solo quando gli sei addosso; ammazzali. Alcuni riferirono anche che Patton aveva detto: Pi ne prendiamo, pi cibo ci serve. Meglio farne a meno. Compton fu assolto. Si svilupp una complessa manovra per nascondere stragi. Rimaste, infatti, sostanzialmente ignorate fino al 2005. Proprio in quei giorni, Patton in pratica silurato. Nei film e nelle biografie pi vecchie, la caduta in disgrazia di Patton collegata agli schiaffi dati a due soldati americani, ricoverati per choc da bombardamento in un ospedale da campo a Troina. Ora per alcuni storici sospettano che la vicenda degli schiaffi fu usata per coprire le stragi di prigionieri: potevano avere effetti pesantissimi sull'opinione pubblica mondiale, sui rapporti con il governo Badoglio e sui prigionieri americani in mano dei tedeschi. I l 18 agosto 1943 cess ogni resistenza italo-tedesca in Sicilia. Patton rimase a Palermo, nellattesa di nuovi incarichi. La maggior parte delle Divisioni della VI I Armata fu trasferita alla V Armata, assegnata alla Campagna dI talia. Anche se disoccupato era in ogni caso utile. Nei mesi successivi Patton non fu mai ufficialmente interpellato sui piani operativi degli Alleati. Ma, riservatamente, spesso qualcuno degli alti gradi statunitensi lo consultava sulle strategie da seguire e dei progetti operativi. Era forse il miglior stratega alleato sul fronte europeo. Linchiesta si chiude con un fascicolo top secret che evidenzia il peso delle frasi di Patton. I l documento per non sollecita iniziative contro Patton. M ancano pochi giorni al D-Day e la dura

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esperienza dello sbarco di Anzio sta convincendo Eisenhower a riutilizzare il focoso generale, molto popolare tra i soldati e in America. Soprattutto per si vuole impedire lo scandalo. I noltre, la sua incriminazione avrebbe reso pi difficile la tutela del segreto sulle atrocit. I l capitano Compton cadde in battaglia in I talia nel novembre 1943. Stava andando a prendere alcuni tedeschi che sventolavano una bandiera bianca. La sua assoluzione , per, diventata un caso giuridico, che ha cominciato a circolare tra gli addetti ai lavori della giustizia militare americana dopo la fine del conflitto. Un precedente riservato. Si voleva evitare anche ogni influenza sui processi ai criminali di guerra tedeschi. Oggi alcuni storici statunitensi, assolutamente non sospettabili di revisionismo, ritengono che, sulla base della sentenza Compton, dovessero essere assolte le S.S. fucilate per gli omicidi di prigionieri americani. A Biscari gli americani si resero protagonisti di almeno unaltra strage. Su questo caso, fino a oggi non si sono celebrati processi. Solo adesso la magistratura ha aperto un fascicolo, a Palermo. La strage ha un testimone: Giuseppe Giannola, classe 1917, palermitano, miracolosamente sfuggito tre volte alla morte. Le vittime: una cinquantina di prigionieri. Erano avieri e artiglieri, posti a difesa dellaeroporto di Biscari. Ecco com andata, nel racconto dellaviere Giannola: I l 10 luglio il maggiore ci ha detto: E ora di fare il nostro dovere. Sono stati distribuiti i moschetti: i vecchi fucili 91 della Grande Guerra. I l 13 ci siamo schierati nelle trincee intorno alla pista. I l primo attacco cominciato nel pomeriggio: abbiamo sparato per pi di unora, un caricatore dietro laltro Li abbiamo respinti, ma non potevamo fare di pi.. Prima dellalba i nemici hanno circondato il rifugio. Due bombe sono esplose davanti alle uscite. Ci hanno urlato di venire fuori con le mani alzate e abbiamo obbedito. Siamo stati perquisiti, ci hanno tolto tutto, lasciandoci in mutande o con i pantaloni corti. Hanno buttato via le scarpe per impedirci di correre. Poi ci hanno fatto marciare verso la costa. Dopo poco, una trentina di artiglieri sono stati uniti al nostro gruppo. I sorveglianti? Erano in otto. Non rammento i loro volti, mi sembra che qualcuno parlasse un poco ditalianoI o pensavo che fosse tutto finito. Pensavo a Palermo, la mia citt, dove quella sera ci sarebbero stati i botti: s, era lalba del 14 luglio 1943, la festa di Santa Rosalia. Da noi, nelle trincee dellaeroporto di Biscari, non si sentiva pi sparare... Mentre gli americani ci spogliavano, io pensavo alla festa, pensavo a casa. Poi abbiamo camminato sotto il sole: saremmo stati in cinquanta, tutti senza scarpe, a torso nudo, in mutande o con i pantaloni corti. Dopo qualche ora ci hanno fatto fare una sosta, stavamo seduti in un campo allombra degli ulivi. Quelli che ci sorvegliavano si sono appartati, fumavano e parlavano. Tempo un quarto dora e ci siamo alzati di nuovo: ci hanno fatto mettere su tre file. I o ero in mezzo a quella centrale, accanto avevo due commilitoni, palermitani come me che conoscevo sin da quando eravamo bambini. A quel punto gli americani hanno cominciato a sparareSono stato colpito subito: un proiettile mi ha spezzato il polso e mi sono buttato a terra. Ho fatto solo in tempo a fissare limmagine di quel sergente gigantesco, con il tatuaggio sul braccio, che impugnava il mitra. Poi i corpi degli altri mi sono caduti addosso. Non vedevo nulla, sentivo solo quegli scoppi che non sembravano finire mai. Prima raffiche lunghe, quindi delle esplosioni secche, sempre pi rare. Erano i colpi di graziaI o stavo fermo, con il braccio infuocato e la faccia che si copriva del sangue dei miei amici. Sono rimasto immobile per un paio dore, finch il silenzio non diventato totale. Se ne sono andati, ho pensato. Lentamente, quasi paralizzato dalla paura, ho spostato i corpi e mi sono alzato. Ho fatto solo in tempo a guardarmi attorno ed arrivata la fucilata. Ricordo il botto e il calore che mi bruciava la testa. Sono caduto, sorpreso dessere ancora vivo. I l proiettile mi ha preso di striscio, scavando un solco tra i capelli: sarebbe bastato un millimetro pi gi per ammazzarmi. Con terrore ho cercato di non respirare. Sapevo che ci doveva essere qualche americano l intorno, appostato per non lasciare nessuno vivo. Con la faccia a terra credevo di non avere pi scampo. I nvece nulla Non so quanto tempo sia passato. Mi dicevo: Non muoverti. M a avevo sete. I l polso spezzato e la ferita alla testa bruciavano. I l dolore ha superato la paura. M i sono mosso carponi, temendo un altro sparo. Ho

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camminato cos fino ad una strada sterrataNon si sentiva pi la battaglia. E passata unambulanza e si fermata. Si sono resi conto che ero un italiano, ma mi hanno dato da bere e bendato le ferite con attenzione. Poi a gesti mi hanno fatto capire di restare vicino alla strada: "Verranno a prenderti. I o mi sono seduto: avevo solo i pantaloncini, il resto del corpo era impastato di terra e sangue. E arrivata una jeep con tre soldati. Quelli davanti sono scesi: penso mi avessero scambiato per uno di loro. Mi parlavano sorridendo, poi si sono accorti che non capivo. Li ho visti guardarsi in faccia: quello con il fucile ha indicato allaltro la jeep, lo ha mandato via. E rimasto solo, in piedi, di fronte a me. I o ero seduto, lui mi fissava. Poi ha imbracciato la carabina. Ha mirato al cuore e ha sparato. Giannola, forse grazie ad un miracolo di S. Rosalia, sopravvisse. Fu poi curato e fatto prigioniero dagli inglesi. Nel 1947 ricostru due volte la strage, facendo un resoconto dettagliato agli ufficiali dellAeronautica incaricati di determinare lorigine delle sue ferite. Non fu creduto. Smise fino al 2004 di raccontare la sua storia. Fu addirittura dichiarato disertore. Poi ricevette due medaglie. Quel giorno a Biscari non ebbero la stessa fortuna gli avieri Argento, Del Pozzo, Giacalone, Macaluso, Raimondi, commilitoni di Giannola, e tutti gli altri italiani arresisi agli americani. Era ancora in vita il 10 luglio 2012 quando a Santo Pietro fu inaugurato da alte autorit istituzionali un monumento che ricorda i caduti italiani e tedeschi uccisi nella zona dagli americani.

Una seconda lapide stata apposta a Piano Stella per ricordare leccidio dei civili italiani massacrati. Fino allottobre del 1943 non risulta che gli ordini di non fare prigionieri siano stati revocati. Mi chiedo: a) quando sono stati revocati gli ordini di non fare prigionieri i tedeschi o i fascisti arresisi? b) quante stragi sono ancora sconosciute? c) con quanti morti?

LE STRAGI DI COMI SO Su due eccidi, avvenuti nellaeroporto di Comiso, tuttora in corso la ricerca storica. Sono stati descritti da un testimone oculare, il giornalista inglese Alexander Clifford. Nel 2004 il giornalista Gianluca di Feo scrisse sui morti dimenticati di Comiso: All'epoca era una base della Luftwaffe, contesa in una sanguinosa battaglia. Clifford disse che sessanta italiani, catturati in prima linea, furono fatti scendere da un camion e massacrati con una mitragliatrice. Dopo pochi minuti, la stessa scena sarebbe stata ripetuta con un gruppo di tedeschi: sarebbero stati crivellati in cinquanta. Quando un colonnello, chiamato di corsa dal reporter, ferm il massacro, solo tre prigionieri respiravano ancora. Clifford denunci tutto a Patton, che gli promise di punire i colpevoli. Ma non ci fu mai un processo e il cronista si rifiutato fino alla morte di deporre contro il generale. I n quel periodo, era come parlar male di Garibaldi. Clifford, i cui articoli erano pubblicati da alcuni importanti giornali americani, descrisse ci che vide allanalista britannico Basil H. Liddel Hart, il quale lasci uno scritto sulle loro conversazioni, dallespressivo titolo: I comandanti amer icani (e lomicidio di massa amer icano). I l terzo giorno dopo lo sbarco, Clifford visit laeroporto con un corrispondente di guerra americano, rimasto sconosciuto. I due andarono da Patton e protestarono. I l generale ordin di fermare questi omicidi. Dopo la fine della guerra e la morte di Patton, Liddell Hart chiese il permesso di pubblicare i particolari degli omicidi di Comiso. Opponendosi al processo di Gert Von Rundstedt e daltri due feldmarescialli tedeschi per crimini di guerra, scrisse a Clifford. Al giornalista non piacevano i processi per crimini di guerra, ma rifiut la richiesta.

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Nella zona di Comiso combattevano nuclei di paracadutisti americani. I l paese fu occupato dal 157 gruppo tattico reggimentale della 45 Divisione fanteria americana. Laeroporto cadde il pomeriggio del 12 luglio. Dopo 62 anni, non si conoscono i nomi delle vittime della strage, n il luogo della sepoltura.

D: Anche nei confr onti delle popolazioni civili vi fur ono episodi di violenza gr atuita. Non va dimenticato poi che al seguito delle tr uppe Usa e Br itanniche vi er ano anche i Tabor mar occhini inquadr ati nelle tr uppe fr ancesi di De Gaulle, le cui gesta r ester anno tr istemente famose in I talia. A mano a mano che le divisioni degli invasor i r isalivano la penisola, le cose non miglior ar ono di cer to per gli italiani del Sud I talia, costr etti a subir e ogni sor ta di cr imine e violenza da par te della soldataglia ubr iaca e senza contr ollo. La sor te peggior e tocc alle nostr e donne, consider ate un ver o e pr opr io bottino di guer r a da par te dei campioni della democr azia occidentale, che in questo voller o emular e le nefandezze compite dai sovietici nelle r egioni della Ger mania Or ientale. I l gener ale fr ancese Juin consent al Cef - Cor po di Spedizione Fr ancese, a maggior anza for mato da magr ebini, di sfogar e le pr opr ie pulsioni sulle donne, le bambine, gli uomini per cinquanta or e se avesser o vinto la battaglia per sfondar e il fr onte di Cassino. A Esper ia e Ausonia fur ono violentate centinaia di donne. Pr of Bar tolone che dati ci pu for nir e lei al r iguar do e per ch ancor oggi si tace su quanto accaduto? Unusanza quella dello stupr o che non er a cer to estr aneo anche alla cultur a statunitense, gli episodi accaduti in I r aq nelle car cer i e sui civili pi che eloquenti, senza dimenticar e le innumer evoli violenze commesse in Gr an Br etagna, Fr ancia e Ger mania dai soldati Usa, ben documentate nel libr o Stupr i di Guer r a di J. Rober t Lilly. Gli stupri di donne italiane cominciarono al momento dello sbarco in Sicilia e continuarono per tutta la Campagna dI talia. Alcune donne furono violentate a Licata da alcuni militari americani nei giorni successivi allo sbarco. Poi altri episodi di violenza che videro coinvolti militari alleati accaddero in diverse zone della Sicilia. Secondo il dottor Giovanni Saito, ex sindaco di Licata, all'epoca undicenne: "I n massima par te l'avanzata degli Alleati amer icani fu salutata con gioia. Dal canto lor o gli Amer icani r iuscir ono ad accattivar si il favor e della popolazione r egalando ogni ben di Dio... Alcuni gior ni dopo, ci fu il passaggio delle tr uppe di color e, i cosiddetti M ar occhini, che fecer o della violenza la lor o ar ma pr imar ia, seminando ter r or e e paur a. Non er a pensabile che gli uomini assistesser o passivamente allo spettacolo di mogli, madr i o sor elle violentate senza oppor r e alcuna r esistenza. Per ci in massima par te si ar mar ono. E' questa volta s, sceser o in campo contr o quegli stessi Amer icani che solo pochi gior ni pr ima avevano accolto come liber ator i. Ricor do che sul

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ter r azzo di casa fu istallata la mitr agliatr ice. Per il r esto la citt non ebbe pr oblemi". Numerose ruberie e stupri avvennero anche nella zona di Capizzi e Cerami, a causa dei famigerati goumier . Anche qui le prepotenze delle truppe coloniali francesi causarono la reazione dei siciliani: la caccia allafricano. Molti marocchini furono giustiziati dagli abitanti, in varie scaramucce nei boschi, nellindifferenza del comando francese. Dopo gli incidenti i goumier furono allontanati dalla zona, anche per lavanzata degli Alleati. La ricerca di donne con cui divertirsi per qualche ora, fatta dai paracadutisti a Xitta, frazione di Trapani, scaten nella Pasqua del 1944 il cosiddetto Vespro cittaro. Anche a Xitta numerosi francesi, di colore o meno, pagarono con la vita loffesa allonore delle donne locali. Ci fu una rivolta armata contro i paracadutisti francesi. I quali furono costretti a lasciare il Paese. I furti compiuti dagli appartenenti agli eserciti alleati, sia durante sia dopo la Campagna di Sicilia, accompagnarono la vita dei siciliani per molto, troppo, tempo. I fascicoli dellAMGOT sono pieni di denuncie di malversazioni compiute ai danni della popolazione. I dem i libri degli storici locali che si sono occupati di questo periodo. Ma questa , direbbe Kipling, unaltra storia. Di un corposo capitolo di un altro libro. Di prossima pubblicazione, se Dio vorr. Le caramelle e le scatolette distribuite dagli occupanti nei primi giorni furono ripagate con gli interessi, a caro prezzo. I siciliani direbbero a "sangue di Papa". Fu una ben riuscita operazione di pubbliche relazioni, funzionale alla miglior riuscita delle operazioni belliche. I n una guerra totale, come lo fu la I I guerra mondiale, ogni mezzo era buono pur di vincere: la vittoria avrebbe segnato i destini dei popoli e del mondo per almeno 50 anni. Le successive elargizioni originarono da scambi con la popolazione - vino, cimeli o sesso -, bont individuale, rapporti familiari o d'amicizia, specialmente con i soldati americani d'origine siciliana. Nella realt i vincitori consideravano i beni dei siciliani, sconfitti e occupati, r es nullius, esposti al loro libero desiderio. Potevano prendersi qualsiasi cosa, sia per uso individuale sia bellico. Dopo la "ricchezza" dei primi giorni, si pass alla fame pi nera. E nell'isola si ebbero moltissimi morti per fame. Queste cose sono successe, succedono e succederanno in tutte le guerre. I marocchini sarebbero stati probabilmente lasciati liberi di scatenarsi in tutta lisola con furti e stupri se in Sicilia si fossero verificati episodi di resistenza agli invasori. Gli anglo-americani, nonostante gli accordi fatti con la mafia, in formidabile ripresa, non si sentivano del tutto sicuri di poter controllare lisola. Erano tenuti di riserva nel Parco della Favorita di Palermo, pronti per la rappresaglia, se la popolazione avesse improvvisato una reazione contro gli occupanti. Poi furono trasferiti. E fecero danni.

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I l cammino delle truppe francesi in I talia fu segnato da stupri di massa. Colpirono a Esperia, Ausonia, Pico, Pontecorvo, S. Oliva, Castro de Volsci, Frosinone di, Grottaferrata, Giuliano di Roma, Abbadia S. Salvatore, Radicofani, Murlo, Strofe, Poggibonsi, Elba, S. Quirico dOrcia, Colle Val dElsa, I sola dElbalasciando ovunque unindicibile scia di violenze, lutti e malattie. Nel maggio del 1944 nella zona del Liri i francesi, impegnati nella conquista di Montecassino, si abbandonarono a ogni sorta di violenza contro la popolazione, senza riguardo per il sesso o per let. Nel dopo guerra furono presentate al Ministero della Difesa circa 25 mila richieste di risarcimento per i danni subiti: un fenomeno di proporzioni gigantesche, ma sicuramente sottostimato, se si pensa che molti per pudore avranno sicuramente rinunciato alla denuncia, celando a tutti quanto accaduto. I francesi organizzarono una sorta di stupro di massa, tollerato dai Comandi Alleati e (ci che pi grave) dimenticato dal governo Badoglio. Lo stesso fecero i russi in Pomerania e Prussia Orientale nel 1945. Per dare unidea del fenomeno basti fare alcuni esempi: a Pio, un ufficiale americano del 351 reggimento dovette assistere senza poter fare nulla a scene dinaudita violenza a danno danziani, donne e bambini, sulla piazza del paese. Oltre 800 uomini furono selvaggiamente violentati. Molti erano sacerdoti. Bambini anche di tenerissima et furono uccisi nei modi pi efferati di fronte alle madri. Mentre le donne erano violentate dal branco, gli uomini che avevano cercato di difendere le proprie famiglie furono impalati. Per finire, fu trasmessa a molti sopravvissuti la sifilide e la blenorragia, con tutte le conseguenze sociali che si possono facilmente immaginare. I militari alleati erano d'altronde alla ricerca spasmodica di compagnia e spesso non distinguevano tra segnor ine e no. Numerosi furono gli stupri avvenuti in Campania. I nteri quartieri di Napoli erano pericolosi, specie la sera, per donne e minori. Moltissimi militari alleati, brilli e no, lasciarono un vergognoso segno del loro passaggio. A Napoli si diceva: Attenzione ai liberatori. Altri numerosi stupri accaddero allI sola dellElba, dopo larrivo delle truppe francesi. I soldati furono poi per fortuna impiegati nelle operazioni di sbarco nella Francia meridionale. Nella seduta del 7 aprile 1952 il sottosegretario alle Pensioni dichiar alla Camera che dalla zona di Cassino erano state presentate ai competenti uffici 17.368 domande d'indennizzo e 7.639 di pensione. Per l'opposizione nel Cassinate furono stuprate sessantamila donne, per il Governo esse furono ventimila. Forse i numeri delle donne violentate non li conosceremo mai. Per una semplice ragione: nellI talia

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del secondo dopoguerra molte donne hanno preferito non denunciare violenza subita, rinunciando a un aleatorio misero risarcimento, pur di potersi sposare e rifarsi una vita. Molti uomini dellI talia di quel tempo non avrebbero sposato una donna non vergine, seppure avesse subito una violenza. Per quanto riguarda il proclama Juin, molti storici ne contestano lesistenza. Forse lautorizzazione sar stata data a voce. I n un rapporto del M inistero della Difesa del 18 ottobre 1947 sul Compor tamento delle tr uppe alleate in I talia, si vede come loccupazione fu critica per molte regioni della Penisola. I dati sottorappresentati se confrontati con i minuziosi e rapporti mensili che le autorit periferiche inviavano ai superiori comandi testimoniano che nel periodo compreso tra lArmistizio e il 30 giugno del 1947 i reati commessi dai militari alleati in I talia furono 23.265. Erano cos suddivisi: Omicidi: Ferimenti Aggressioni, risse, violenze Furti e rapine 589 1956 2390 7699

I ncidenti automobilistici, morti 1159 feriti Violenze carnali consumate tentate 6138 1159 291

Le regioni pi colpite furono: Campania, Toscana e Lazio. I francesi di colore si resero responsabili del 21,22 % degli omicidi, del 51,07 % dei furti e delle rapine, dell89,45 % delle violenze carnali consumate e del 28,28 % di quelle tentate. Gli americani conquistarono il primo posto col 21.46 % dei casi in aggressioni, risse e violenze. I n Campania la maggior parte degli stupratori apparteneva alle truppe coloniali del Corpo di spedizione francese, seguivano gli afro-americani, gli americani, i canadesi, gli indiani e gli inglesi. Gli stupri collettivi furono consumati da uomini appartenenti a tutti gli eserciti alleati. Oltre ai furti e alle razzie, anche le diffuse violenze sessuali dimostrano quanto i militari stranieri fossero non solo liberatori ma conquistatori pronti a profanare il corpo delle donne italiane vinte, una maniera come unaltra per dimostrare limpotenza virile dei loro uomini, deboli, impotenti, incapaci di difenderle. La guerra, oltre alla conquista di un Paese vinto, significa anche la violenza sulle donne sconfitte e la riduzione allo stato di r es nullius dei beni di propriet degli sconfitti.

D: Assieme allar r ivo degli invasor i, aumentava il degr ado e la cr iminalit nelle citt italiane. Pr ostituzione, tr affici illeciti, fur ti e saccheggi er ano allor dine del gior no, assieme alla fame e alla

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miser ia. Napoli pu secondo lei r appr esentar e la massima espr essione di questa involuzione, dove lo Stato un tempo pr esente e attento er a pr aticamente scompar so per lasciar e il posto al male affar e? Larrivo degli angloamericani provoc nelle citt italiane unondata di criminalit e degrado. La fame e la miseria, la pratica scomparsa dello Stato in molte parti del Regno del Sud, la voglia di sopravvivere alla bufera della guerra e di arricchirsi, lallentamento dei freni morali, furono tutti fattori che provocarono il crollo di un mondo e dei suoi valori. A Napoli si tocc il fondo della crisi. Napoli fu una delle citt italiane che pi sub offese nella I I guerra mondiale. E stata, inoltre, la citt pi condizionata dall'esperienza dell'occupazione. Sotto certi aspetti lo ancora. Dipese da diversi fattori: 1) il lungo periodo in cui la citt fu sottoposta al governo militare doccupazione (dall'ottobre 1943 al gennaio 1946); 2) la forte presenza delle truppe straniere; 3) le conseguenze sulla sua economia dell'enorme quantit di beni in transito; 4) la notevole domanda di manodopera da parte del governo doccupazione; 6) le consistenti commesse anglo-americane all'industria locale; 7) il rilevante contributo dato dai gangster americani alla rinascita della camorra. Napoli durante la guerra era il capolinea delle rotte marittime verso la Libia, il punto di partenza della Battaglia dei convogli. La presenza, inoltre, di numerosi obiettivi dinteresse militare - ad esempio le officine aeronautiche dellAlfa Romeo di Pomigliano, il silurificio di Baia, gli Scali Napoletani, lI LVA di Bagnoli ecc., mise la citt ai primi posti nelle priorit dei pianificatori delle incursioni aree anglo-americane. Officine, porto, fabbriche, tutte le cose che potevano contribuire allo sforzo bellico, furono colpite pi volte e pesantemente dagli aerei nemici. La citt partenopea rispose alle incursioni nemiche in maniera dignitosa e disciplinata e il consenso alla guerra fino allo sbarco in Sicilia, non manc. Anche a Napoli la guerra fu sentita dalla maggioranza dei cittadini. Si era convinti che la vittoria avrebbe comportato un eccezionale periodo di prosperit per lI talia, risolvendo molti problemi che da secoli affliggevano il nostro popolo. Lintervento dei volontari, nel solco della tradizione risorgimentale, si sublim in un corale patriottismo che avrebbe meritato dessere coronato dalla vittoria, fu massiccio. Anche Napoli pag caro larrivo degli americani sullo scacchiere mediterraneo. La loro selvaggia tesi del bombardamento a tappeto simpose agli inglesi. Le citt italiane dovevano essere arate meticolosamente dalle fortezze volanti. Quartiere dopo quartiere. Fino alla primavera del 1943, i bombardamenti erano stati mirati agli obiettivi dinteresse militare e industriale, cercando di risparmiare, per quanto possibile, il resto. Ora i raid erano diretti a colpire, oltre ai primi, indiscriminatamente, le case, le chiese e finanche gli ospedali (quello dei Pellegrini fu distrutto il 6 settembre 1943, solo due giorni prima della comunicazione dellArmistizio). Si voleva esasperare e terrorizzare la popolazione, indebolirne il morale, disgregare le basi di massa del Fascismo, provocare la caduta del Regime e facilitare gli sbarchi in preparazione. Naturalmente i 100 bombardamenti, le 25 mila vittime, le immense distruzioni, la delusione seguita alla perdita dellI mpero e della Quarta Sponda, dalla fine della Campagna di Sicilia e labile propaganda nemica, minarono le basi del Regime e la voglia di resistenza e di vittoria della stragrande maggioranza dei napoletani. Per molti divenne meglio chiudere subito lavventura cominciata il 10 giugno 1940 e salvare il salvabile. La guerra fascista, considerata sinonimo di guerra italiana, la nostra guerra, divent per molti la guerra di M ussolini. I n caso di successo bellico, per molti, i veri vincitori sarebbero stati Hitler e la Germania, non lI talia e gli italiani. La citt sopport, in ogni modo, eroicamente e con dignit le pi gravi offese per amore della Patria in guerra. Solo quando fu imminente l'arrivo degli invasori, si cre una situazione di caos provocata da

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pochi antifascisti che volevano avvantaggiarsi dal disordine, derivato dal vuoto di potere tra i tedeschi in partenza, il governo della R.S.I . in embrione e gli anglo-americani in arrivo. Naturalmente, come sempre avviene in ogni cambio di regime, ai disordini parteciparono, oltre agli idealisti, i teppisti, la delinquenza spicciola, ma, nel nostro caso, almeno una squadra di mafiosi, tra cui il famoso Tommaso Buscetta. La storia di Napoli dalle cosiddette quattro giornate alla fine della guerra fu per colpa di una minoranza un calvario umiliante. La citt, utilizzata come retrovia dello sforzo bellico angloamericano, divenne nota nel mondo come la Shanghai del M editerraneo. Durante questo vergognoso periodo la delinquenza, giunta con le salmerie delle truppe angloamericane, spadroneggi. Furono create le condizioni per la rinascita della Camorra, duramente colpita ai tempi del processo Cuocolo, nel 1908, tenutosi per le indagini del capitano dei Reali Carabinieri Carlo Fabroni, dichiarata sciolta il 25 maggio del 1915 dagli stessi camorristi, e infine debellata grazie allopera del maggiore dellArma Vincenzo Anceschi al tempo del prefetto Mori, e che port allarresto di circa 10 mila camorristi o presunti tali. Le province del "Regno del Sud" erano inoltre flagellate dall'inflazione galoppante provocata dalle Am-lire, stampate senza alcun limite dagli "Alleati". Ufficiali e soldati alleati, in combutta con camorristi, mafiosi e profittatori nostrani, partecipavano alla big r obber y. Vendevano tutto, tutto si avviava al mercato nero, tutto si poteva comprare, ma a caro prezzo. Eroismi, idealismi, moralismi che avevano guidato il comportamento delle persone negli anni precedenti, furono seppelliti da un mare di fango e di moneta doccupazione. Per sopravvivere in quel duro periodo bisognava rinunziare a dettami etici ormai "antiquati", superati dalla "nuova civilt" democratica. Era una quotidiana, contaminante lezione di vita. Una lezione in negativo che fece smarrire la via a molti. Chi non volle o non seppe scendere a patti con la propria coscienza, per sopravvivere dovette sacrificare quel che aveva ereditato o conquistato in una vita donesto lavoro e di pesanti sacrifici. Ci furono moltissime famiglie costrette a vendere tutto, fino all'ultimo anello, allultimo lenzuolo, allultima coperta. I bambini erano gracili e avevano il ventre gonfio, causato dalla denutrizione. Molti vecchi erano seduti davanti alla porta del basso, silenziosi, indifferenti, ad attendere la morte, godendosi lultimo sole.

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Per M aurizio Valenzi, nel secondo dopoguerra sindaco di Napoli, la metropoli campana era una grande zattera abbandonata alla deriva. Per il regista John Huston: Napoli era come una puttana malmenata da un bruto: denti spezzati, occhi neri, naso rotto, puzza di sporcizia e di vomito... Gli uomini e le donne di Napoli erano un popolo diseredato, affamato, disperato, disposto a fare assolutamente tutto per sopravvivere. L'anima della gente era stata stuprata. Era veramente una citt senza Dio. Una citt dove: Le sigarette erano la merce di scambio comunemente impiegata e per un pacchetto si poteva fare qualsiasi cosa. I bambini offrivano sorelle e madri in vendita. Con un pacchetto di sigarette si potevano comprare tre chili di pane. Chi non poteva permettersi le Victor y, le Lucky Str ike, le Raleig, le Camel o le Chester Field si rivolgeva al mercato delle cicche che si teneva in Piazza Garibaldi. Sui marciapiedi stavano quintali di tabacco sfuso, ricavato dai mozziconi, che gli scugnizzi o insospettabili signori muniti di un bastone terminante con uno spillo, raccoglievano nelle vie. Nellagosto del 1944 un militare alleato poteva portare a letto una ragazzina di 12 anni regalandole una coperta: equivaleva alla paga settimanale di un operaio. Mortificato da quanto vedeva, Alan Moorehead, australiano, scriveva: Stavamo assistendo al crollo morale di un popolo. La lotta per l'esistenza dominava tutto. I l cibo. Nient'altro contava.... I l piacere intenso della vittoria, lebbrezza che portava i soldati vincitori a lasciarsi andare, anche perch la morte poteva giungere poco dopo, e la fame dei napoletani, che induceva taluni a far qualsiasi cosa pur di guadagnare una scatoletta di cor ned beef o di r azioni k, faceva a molti dimenticare ogni tab, infrangere ogni legge, lacerare principi e sentimenti tradizionali. Gli occupanti apparivano sempre allegri, puliti, profumati, ben nutriti e orgogliosi; percorrevano le vie di Napoli, fendendo la terribile folla, malinconica, sporca, affamata, vestita di stracci. I vincitori, appartenenti a tutte le razze del mondo, urtavano e ingiuriavano, in tutte le lingue e in tutti i dialetti del pianeta, i napoletani. Protagonisti delle strade di Napoli erano tanti bambini e tante giovani donne, diventati ora

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sciusci e segnor ine. Bande di ragazzini con i vestiti sbrindellati, inginocchiati davanti alle loro cassette di legno, ricoperte di scaglie di madreperla, di conchiglie marine, di pezzi di specchio, battevano le loro spazzole sul coperchio delle cassette, urlando: "sciusci! sciusci! shoe-shine! Shoeshine!" e intanto, con la scheletrica, avida mano, afferravano al volo i pantaloni dei soldati che passavano. Una schiera infinita di bambini cenciosi riempiva la citt dallalba a notte fonda. Compravano e vendevano con astuzia da adulti, servili e superbi, seducenti o maligni, secondo il caso. Giravano con la cassetta delle mercanzie a tracolla. Offrivano di tutto. Tutto era in vendita. Tutto si poteva trovare. Bastava chiedere e poi pagare. A qualcuno di questi scugnizzi dotto nove anni finir bene: imbrogliando, commerciando, rubando; affittando stanze, offrendo zie e sorelle, faranno un sacco di soldi senza nemmeno saperli contare. Qualcuno si present in banca, chiedendo: "Scusate, sign, quanto fanno mille vote mille lire?" Molti soldati alleati salvarono la vita grazie ad un dollaro speso acquistando un coppo di pidocchi da uno scugnizzo: invece dellinferno di Cassino andarono in ospedale. Non tutte le segnor ine erano prostitute professioniste. Centinaia di donne si mischiavano alla folla di Via Toledo, in bilico sui tacchi, masticando chew ing gum, per portare da mangiare ai figli. Passeggiavano a coppie; abbordavano i militari alleati con il lurido frasario dei bassifondi americani appreso frequentandoli. Segnor ina era la merce offerta da un compiacente marito vicino al basso dove la moglie attendeva riscaldandosi davanti ad un braciere di carbonella: non era la regola, ma faceva colpo. Segnor ina era la vedova di guerra costretta dal bisogno a prostituirsi al soldato che indossava la stessa divisa di chi aveva ucciso il marito. Segnor ina era la poveretta caduta nelle grinfie dei soldati coloniali francesi. Segnor ina era la verginella chiassosamente dipinta pronta a prestazioni stravaganti. Una Patpong del M editerraneo. Segnor ina era lex venditrice di sigarette con lo sfizio, passata a pi lucrosi affari. Segnor ine, naturalmente, erano le migliaia di professioniste del ramo, arruolate in ogni parte dellI talia meridionale. Per migliaia di soldati alleati di stampo puritano le segnor ine erano trasgressioni sconosciute, irrinunciabili. La vittoria si accompagnava a una sorta di facile libertinaggio mai goduto. La vittoria si completava solo con la conquista delle donne del popolo vinto. Dato che i casini non bastavano per tutti, e che quel commercio era il pi redditizio, molti vi si dedicavano. Fiorivano i t pomeridiani di molte signore della media e piccola borghesia. Erano organizzati da alcune signore intraprendenti. Sinvitavano alcuni ufficiali alleati e alcune e belle e disponibili amiche. Poi prendevano una percentuale. Certi mariti chiudevano un occhio sulla professione intrapresa dalla moglie, bastava fingere di non vedere e di non sapere, bastava non tornare prima di una certa ora, per non sentirsi coinvolti. Fregandosene delle allusioni e del disprezzo dei benpensanti consentiva non solo di mantenere il livello di vita, ma addirittura di accrescerlo. Alcune vie di Chiaia, del Duomo, della Ferrovia, di Toledo, divennero infrequentabili per certe mostre di segnor ine in attesa di clienti. Per poco non si arriv alle esibizioni corali di cui parl Malaparte. La tentazione di guadagnare chili di Amlire era forte. Le migliaia di soldati alleati che occupavano la citt sembravano ai napoletani ricchi clienti da spolpare. Facevano campare moltissime persone. Tra questi soldati, c'era chi ci guadagnava. Pagavamo cinque lire un pacchetto di sigarette per un privilegio elargito dal popolo degli Stati Uniti. Ai napoletani potevamo venderle a 300 lire al pacchetto. Proprio un buon affare. Nella Kings I taly dallArmistizio alla fine del 1944, e oltre, ci furono numerosissimi assassini, rapine, furti. Nell'I talia meridionale, i Reali Carabinieri contarono quando ne furono informati, e molto spesso non lo furono migliaia datti delinquenziali: 1547 omicidi volontari in 15 mesi, 140 preterintenzionali, 1.522 colposi, 14.800 lesioni personali, 5.603 rapine, 597 estorsioni, 134.937 furti aggravati. Reati commessi da italiani e da soldati alleati, da singoli e da bande, nelle citt e nelle campagne. Al 1 aprile del 1944 le Allied Militar y Cour ts avevano gi celebrato a Napoli 4.908 processi: di essi, 3.111 riguardavano furti di beni militari, soltanto 189 il mercato nero. Nella zona della Region 3, che comprendeva Napoli e la Campania, c'erano solo 6.240 carabinieri, 3.913 agenti

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di pubblica sicurezza, 2.650 guardie di finanza, impotenti ad arginare il dilagare della criminalit. Al 20 novembre 1944 a Napoli, agli ordini nel neo questore, dottor Michele Broccoli, cerano 835 sottufficiali e 2.931 guardie, per un totale di 3.766 uomini. I carabinieri, agli ordini del tenente colonnello Attilio Baldinetti erano unottantina. Per ristabilire lordine a Napoli ci sarebbero voluti trecentomila poliziotti, ricordava anni dopo il dottor Broccoli, forse inutili, viste le complicit godute, dai fuorilegge, tra gli alleati e lillegalit di massa. Non cerano confini tra malavitosi e faccendieri. Per tutti la speranza di far soldi cominciava con l'acquiescenza o la collusione di un paisano. Scriver Leo Longanesi in Par liamo dellElefante: Spostati, bari, camerieri di transatlantici, parassiti, conducenti di camion, ruffiani e lestofanti, riescono, in questo quotidiano disordine che a poco a poco diventa stabile e prende forma, a costruirsi una posizione. Basta loro incontrare qualche conoscente italo-americano per aprirsi una strada... S'intruppano cosi nei comandi, dove ottengono una carica e indossano perfino la divisa cachi... Si gettano le basi dei futuri grandi affari, delle future concessioni, dei permessi dellAMGOT. Su questo primo nucleo si va costruendo la nuova classe dirigente italiana. Si rubava di tutto e in mille modi dai depositi alleati. Sigarette, sale, zucchero, scarpe, filo del telefono, vestiti, automobili, animali ecc. I ladri si spacciavano per carabinieri, M .P., funzionari pubblici, reduci, epuratori, sindacalisti, vedove di guerra, deportati. Scriveranno S. Lambiase e G. B. Nazzaro in Napoli 1940-1945 Con i proventi del furto... la camorra torna in auge, dividendosi in zone la citt, e, insieme, lucrosi profitti. I ntorno ai mercati clandestini, essa organizza unefficiente cintura di sicurezza, fatta di spie, di posti d'avvistamento, e di una serie di corrieri a voce che segnalano ogni movimento sospetto, compreso l'arrivo degli agenti... . I l 60% delle merci scaricate finiva nei traffici clandestini. I l mercato nero della roba americana nasceva nei depositi del porto, dai quali sottufficiali traffichini facevano uscire casse di liquori, stecche di sigarette, r azioni K, scatole di carne e fagioli, sacchi di polvere d'uovo, di zucchero o di farina, coperte. A volte erano gli ufficiali a vendere un autotreno carico di vettovagliamenti. Prezzo richiesto: 6 milioni. Un usciere intraprendente dopo una colletta tra amici in poche ore riusc a guadagnare 4 milioni. Seguirono le dimissioni dal lavoro. Qualcuno fece addirittura scomparire 7 camion, autisti e soldati di scorta compresi. Gli americani vendevano molto: dalla cioccolata ai copertoni d'automobile, dalle maglie di lana ai cappotti. A poco a poco, non ci fu napoletano che non usasse magliette color oliva, camicie color oliva, asciugamani color oliva, tutta roba in dotazione all'U.S. Ar my. I nsieme al chewing gum, alla penicillina, alla coca cola e alla famosa polvere di piselli, arrivarono i film e i nuovi ritmi americani. La polvere di piselli, vantata come nutrientissima, vitaminizzata, capace di sopperire a ogni mancanza di cibo, per permetteva solo di preparare una pappa schifosa. Lasci Napoli tra perplessa e sghignazzante. Gli scugnizzi la sbattevano ridendo contro i muri, o dopo aver fatto delle palle, se la tiravano addosso per gioco. Poletti era scoraggiato e deluso. Questi napoletani erano degli ingrati. Perch sbeffeggiavano quella polvere che tante mamme americane, anche nelle migliori famiglie, usavano per nutrire quei giovanottoni che poi, con i capelli tagliati all'umberto, finiranno nei marines? Ma questi fenomeni accaddero anche in altri Paesi. La fame e la miseria spinsero moltissime donne tedesche a fraternizzare con i ricchi militari alleati. Alla violenza segu la prostituzione. Moltissimi per sopravvivere o per arricchirsi si diedero a ogni traffico con le forze doccupazione. A ogni livello. Garmisch negli anni seguiti alloccupazione della Germania fu il centro di quel torbido mondo.

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D: Pr of. Bar tolone diamo or a uno sguar do oltr e, e pr opr iamente alle str ane alleanze che si for mar ono in occasione dellinvasione del ter r itor io nazionale, le cui conseguenze si fanno ancor a sentir e oggi per dur ando lo stato di sottomissione dellI talia agli Stati Uniti. Si par lato spesso di Mafia dur ante lOper azione Husky. Quale fu il r uolo svolto dallOSS (Office off Str ategic Ser vices) e dalla Mafia, leggasi Lucky Luciano, nella pianificazione dello sbar co? E ver o che anche la chiesa ai suoi ver tici er a collusa in questa alleanza anti italiana, smaniosa solo di conser var e i suoi bene e pr ivilegi? Un intr eccio che vedeva anche la Massoner ia in pr ima fila al fianco degli Alleati. E una domanda che richiederebbe una lunga risposta. Che per questioni di spazio sintetizzo. Mafia e Massoneria avevano avuto grossi problemi dopo lavvento del Fascismo, la Chiesa col Concordato ebbe dei vantaggi dallaccordo con lo Stato. Decine di migliaia di mafiosi o camorristi furono arrestate, inviati al confine nelle isole, furono costretti a scappare in Tunisia, in America, o a mettersi a lavorare per vivere. Le Logge furono sciolte e la loro influenza nella politica italiana fortemente ridotta. I dem per i mafiosi. Con la dittatura Cosa Nostra non poteva pi condizionare le elezioni in molte zone della Sicilia. Parlando di mafia mi sembra opportuno, prima di proseguire nell'analisi dei fatti, di fare una pregiudiziale di metodo. Come oggetto di r icer ca stor ica ben precisa Massimo Ganci - la mafia sfugge ai canoni or mai consacr ati della r icer ca. Vano cer car e il documento nel senso pr eciso che di esso gli stor ici danno. Costituti, pr ogr ammi, testamenti della mafia non ne esistono. Eppur e la mafia esistita, esiste ed ha avuto anche una sua evoluzione. Atti della polizia e dell'autor it giudiziar ia e memor iali di contempor anei esistono. Di questa fonte lo stor ico deve vagliar e 1'attendibilit, alla luce dell'esper ienza della societ in cui la mafia oper a. Particolarmente per questo studio ancora pi difficile, per non dire impossibile, il rinvenimento di pezze d'appoggio o di altri mezzi conoscitivi sicuri sui contatti, gli accordi o sui legami tra i mafiosi di Sicilia o d'oltre oceano con le autorit statunitensi negli anni 40. Tutti gli interessati avevano linteresse a far sparire le tracce dei loro inconfessabili contatti. I nterpretando con la migliore intelligenza, e pi fedelmente possibile, gli avvenimenti che Cosa Nostra ha determinato o concorso a determinare, penso che lo studioso con il suo giudizio e la sua asseverazione possa contribuire in maniera probante a creare quelle prove e quei documenti impossibili da dare. Non c'e dubbio che Cosa Nostra raccolse anche i frutti della collaborazione, vera o presunta, con i servizi dinformazione USA e ci prima, durante, e dopo lo sbarco delle truppe alleate in Sicilia. I l servizio segreto della Marina statunitense sapeva il ruolo che la mafia aveva in Sicilia ed era ben documentato sui rapporti intercorrenti tra essa e Cosa Nostra in America. I mafiosi dovevano agevolare lo sbarco e la successiva avanzata delle truppe, comunicando informazioni sulla zona di operazione e, specialmente, mediante contatti con gli amici influenti delle varie zone dellI sola, collaborare per aprire la via allarmata americana. I l dipartimento della ricerca navale cre la sezione risorse umane che promosse una serie di studi concedendo cospicui fondi. Nel 1957 Leonardo Sciascia si chiedeva: Sar ebbe inter essante far e un elenco di tutti i capimafia che sotto 1'AMGOT subito tr ovar ono car ichi e pr ebende; e dir e come, sotto cos esper te mani, subito si or ganizz il mer cato ner o. C'e da chieder si se ufficiali di Stato Maggior e non por tasser o, insieme ai piani dello sbar co, pr ecise liste di per sone di fiducia che - guar da caso! - er ano poi il fior e dell'onor ata societ: nel qual caso avr emmo la pr ova miglior e della potenza della mafia amer icana e del r appor to da questa costantemente mantenuta con la mafia siciliana.

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Ai desideri di Sciascia risponde un documento trovato da Roberto Ciuni negli archivi USA. I l 21 luglio 1943, Patton ricevette dal quartier generale di Alexander un rapporto dettagliatissimo. I l rapporto aveva come oggetto: Mafia Per sonalities. Si trattava di un elenco di persone considerate membri della mafia, scritto grazie ad informazioni fornite al 15 Gruppo d'Armate alleato da gruppi francesi che lo consideravano abbastanza attendibile. Nell'elenco si leggono i nomi di 18 palermitani, con la relativa zona d'influenza e in alcuni casi addirittura con l'indirizzo. Numerose erano le "personalit mafiose" abitanti nelle borgate palermitane o nei paesi della Sicilia che dovevano essere contattati. Come i servizi segreti della Francia Libera si fossero procurati la lista, non era detto. Ciuni formula l'ipotesi che l'elenco sia pervenuto "attraverso canali nord-africani in contatto con i mafiosi o siciliani emigrati in Algeria e Tunisia". Se accettiamo per buona l'ipotesi di Sandro Attanasio sui contatti tra il Supersim italiano e i servizi segreti alleati intesi a favorire l'uscita dalla guerra dell'I talia possiamo formulare l'ipotesi che l'elenco sia stato fornito dai primi. Per lonorevole Angelo Nicosia, il contatto pot avvenire "con la complicit di elementi poco fidati del Ministero dell'I nterno dell'epoca che solo poteva detenere l'elenco dei mafiosi confinati ... ". Nicosia rappresentava il MSI nella Commissione Parlamentare Antimafia. Naturalmente "elementi poco fidati del ministero dell'I nterno" potrebbero aver fornito l'elenco al Supersim, che poi l'avrebbe girato ai francesi, finendo, infine, nelle mani degli americani, i quali li avrebbero poi "raggiunti con una meticolosissima" attenzione. E' importante la lettera d'accompagnamento all'elenco, perch sinseriva il problema mafia nell'oscura situazione politica. Le persone indicate sono probabilmente antifasciste. Bisogna tenere per in considerazione che la mafia non ha ancora espresso una posizione politica a proposito dell'invasione e potrebbe essere contraria agli Alleati: nel qual caso sarebbe pericolosa in quanto una societ segreta organizzata. Sar bene avvisare tutto il personale di sicurezza che gli elementi conosciuti come antifascisti non sono necessariamente anti italiani ovvero anti Alleati. Per Ciuni il "Lavoro di r enseignement che avrebbe resistito a qualsiasi pedante riscontro poliziesco locale, la mappa della mafia palermitana, particolarmente, era quanto di meglio si potesse fornire al governo d'occupazione: se non perfetta, certo frutto di ottime informazioni". I nomi di molti citati nella lista li incontreremo spesso nelle pagine di cronaca nera dei quotidiani fino agli anni 80 e oltre. I n molti nonni, padri, nipoti sarebbero entrati nei libri di storia della mafia. Nel 1942, numerosi e utilissimi servigi erano stati resi al controspionaggio statunitense da Cosa Nostra che era stata assai attiva nel concorrere a stroncare lattivit spionistica dei nazisti nei porti americani allorquando sabotatori e spie germaniche fornivano informazioni, appoggi e anche rifornimenti ai sottomarini tedeschi appostati nell'Atlantico settentrionale. Dopo le intese tra Salvatore Lucania, noto come Lucky Luciano, condannato a una lunghissima pena detentiva, e il controspionaggio USA, Naval I ntelligence Ser vice in particolare, si cominciarono a vedere gli effetti di quel gentlemen's agr eement, come scrive Lorenzo Marinese: Nella zona del por to, nelle banchine militar i, i despoti diventano - sostituendosi ai papaver i della Mar ina e dello spionaggio - i fr atelli Camar dos e Fr ank Costello. I l r isultato immediato: cessa il sabotaggio, cessa l'ostr uzionismo, non un solo quintale di mer ce per duta; non un solo tr abiccolo affondato. I tedeschi e i filo-nazisti vengono neutr alizzati e, in seguito disper si. Ma c' ancor a altr o da far e. Considerati i risultati, i servizi segreti americani, in previsione dello sbarco in Sicilia, tornarono a rivolgersi ai mafiosi dai quali potevano ottenere informazioni sulla loro terra d'origine, sui suoi porti, aeroporti, ferrovie, spiagge, punti strategici, dislocazioni e consistenza delle truppe dell'Asse.

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I lluminanti a questo proposito sono le pagine di Ester Kefauver, presidente dell'omonima commissione sul crimine in America. Forse i servizi resi da Lucky Luciano e dai suoi amici agli agenti segreti americani non sono stati cos preziosi sul terreno dell'informazione militare. La collaborazione per ci fu. Scrive Denis Mack Smith: E' stata spesso for mulata 1'accusa e non stato mai dimostr ato il contr ar io che questo cor r ispondesse a un piano deliber ato dagli Alleati per facilitar e la conquista della Sicilia. Cer tamente c'er ano str etti r appor ti fr a i gangster s d'Amer ica e di Sicilia e laiuto della mafia poteva esser molto utile se non altr o per ottener e infor mazioni. Alcuni par ticolar i della car r ier a di Lucky Luciano, di Nicky Gentile e altr i famosi cr iminali italo-amer icani confer iscono qualche attendibilit a questa stor ia. Vito Genovese, ad esempio, bench ancor a r icer cato dalla polizia degli Stati Uniti in r appor to a molti delitti compr eso l'omicidio e sebbene avesse ser vito il fascismo dur ante la guer r a, r isult str anamente esser e un ufficiale di collegamento di una unit amer icana. Egli utilizzo la sua posizione e la sua par entela con elementi della mafia locale per aiutar e a r estaur ar e 1'autor it, disfacendo, cosi in par te, quel poco di bene che Mussolini aveva fatto. Questa collaborazione non era nata per caso. Per gli Alleati o per taluni agenti e funzionari dellAMGOT si trattava, anche, di restituire alcune cortesie ricevute con lospitalit data dai mafiosi a vari agenti segreti americani e britannici prima dello sbarco, tra cui il tenente colonnello Charles Poletti, che molte voci vorrebbero a Monreale fin dal 1942, ospite di mafiosi del luogo o del locale Arcivescovo. I l presule fu accusato da molte male lingue di essere vicino a certi personaggi della zona. Anche gli inglesi si davano da fare. Sansone e I ngrasc scrivono: Nell'apr ile 1943 un sottomar ino br itannico emer se a un miglio dalle coste mer idionali della Sicilia. Una piccola imbar cazione, sotto la spinta dei r emi, r aggiunse in br eve tempo la costa, ar enandosi dolcemente sulla spiaggia. Ne discese un uomo alto e sottile. Due per sone che stavano ad attender lo gli chieser o: Chi siete? Sono il colonnello Hancock dell'eser cito di S. Maest br itannica. Lufficiale inglese, venuto per preparare il terreno all'invasione, a loro detta: fu ospite dell'on. Ar tur o Ver der ame che gli mise a disposizione una casa di campagna nei pr essi di Gela. Nello stesso mese giunse clandestinamente in Sicilia un altr o per sonaggio con compiti analoghi ma per incar ico del Dipar timento di Stato, il colonnello Char les Poletti dell'eser cito degli Stati Uniti. L'agente amer icano r iusc a stabilir e immediatamente contatti con alcuni bar oni agr ar i, tr a i quali don Lucio Tasca Bor donar o, uno dei pi gr ossi latifondisti siciliani, la duchessa di Cesar ed altr i. Gli Alleati si servivano di queste e altre forze della conservazione dopo lassicurazione che queste non avrebbero in alcun modo ostacolato i loro disegni di mantenere 1'ordine e che avrebbero contribuito a mantenerlo. Fu una stabilizzazione di un Paese conquistato. C'er a indubbiamente nell'inter vento alleato come dice Franco Briatico - qualcosa che eccitava la mafia, r ifacendosi ad un r appor to pr otettor ato-autonomia del tipo inglese dal quale nacque la Costituzione del 1812 e nel quale 1'ideologia bar onale r avvisava la liber t per fetta. La scelta della mafia er a dunque il separ atismo, in par te per la natur ale identificazione di quest'ultimo con 1'antico or dine, in par te per la esper ienza di uno Stato centr ale che 1'aveva dur amente per seguitata, in par te per la necessit di una r estaur azione che in un momento di estr emo disor dine, appar iva impr obabile a livello statale. Come sempr e la mafia temeva contempor aneamente 1'assenza di un or dine e la pr esenza di un or dine tr oppo for te; e la sua pr ospettiva r imaneva quella di r itor nar e ad esser e mediazione indispensabile tr a un or dine r istabilito

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in appar enza e un disor dine latente. La tranquillit nelle retrovie era stata ed era una delle cose pi importanti per gli Alleati e man mano che sintensificavano le operazioni militari, il loro interesse (degli americani in particolare) alle forze che potevano contribuire aumentava. Scrive Denis Mack Smith: Per ci gli Alleati, che avevano inter esse sopr attutto a mantener e la Sicilia tr anquilla mentr e la guer r a pr ocedeva sul continente, r imiser o al poter e una categor ia di capi politici che der ivavano dal passato pr efascista; e, una volta fatto non ci fu modo di tor nar e indietr o, per ch essi fecer o pr esto a tr incer ar si efficacemente. I l quasi analfabeta Vizzini e i suoi soci, r ichiamar ono in vita tutte le vecchie pr atiche di clientelaggio, banditismo, ter r or ismo e omer t per cr ear si un immenso poter e e r imetter e in auge i lor o lucr ativi labir inti di cr iminalit. Ci furono piccoli ma significativi episodi. Ci permettono per dintravedere gi i segni della scelta alleata che durer fino alla prima met del 1944. Churchill aveva unestrema diffidenza verso una qualsiasi possibile iniziativa politica di esuli o di avversari del regime fascista che non venisse dal Re e da Badoglio. Sicuramente esagera il ruolo di della mafia Michele Pantaleone quando scrive: Comunque stor icamente pr ovato che pr ima e dur ante le oper azioni militar i r elative allo sbar co degli Alleati in Sicilia, la mafia, d'accor do con il gangster ismo amer icano, s'adoper per tener e sgombr a la via da un mar e all'altr o, tanto che le tr uppe d'occupazione avanzar ono nel centr o dell'isola con un notevole mar gine di sicur ezza. Non ci furono battaglioni di mafiosi armati di lupara in marcia con le salmerie alleate. Gli occupanti grazie allenorme divario di uomini e mezzi nei confronti dei nemici non ne avevano bisogno. Gli invasori sarebbero arrivati lo stesso allo Stretto, ma avrebbero pagato un prezzo maggiore. I n molte localit della Sicilia, per gli uomini donore contribuirono a minare il morale delle truppe dellAsse e favorirono, con promesse e minacce, la resa dei reparti italiani e tedeschi che dovevano fronteggiare il nemico, oltre a guidare lassalto ai municipi e alle sedi del Fascio. Come ad esempio a Bagheria. Gli americani subiscono liniziativa politica dell'alleato nel M editerraneo. I quali parevano essere pi propensi a iniziative militari nei Balcani. Scrive N. Kogan, L'I talia e gli Alleati: l'atteggiamento amer icano non si esplic in una politica ver a e pr opr ia per tutto il 1943 e la pr ima par te del 1944. Sottovalutando la for za dell anti-fascismo e pr eoccupato della sicur ezza militar e, il gover no amer icano segu da pr incipio la tattica di soppr imer e qualsiasi attivit politica in I talia, e questo fu il suo modo di r isponder e a un pr oblema che non er a ancor a pr epar ato a tr attar e". I criteri generali dell'impostazione della politica alleata in Sicilia sono anche illuminanti del pragmatismo e dei contrasti tra gli Alleati. Gli americani sono meno interessati degli inglesi, a un disegno strategico pi ampio. Perci sono propensi, almeno sul piano pi minuto, a servirsi di mezzi e strumenti di governo diversi dai britannici. I n questo quadro non devono per essere sottovalutati, i prevalenti fattori di natura militare che ispiravano la condotta degli statunitensi e dei britannici e gli altri elementi dal pi vasto disegno che non sembravano in quel tempo completamente chiari. Pareva impossibile, che si dovesse parlare, per i nordamericani, di tradizione politica e dinteressi storici nel Mediterraneo cui riallacciarsi in qualche modo. Non era tuttavia, per, da sottovalutare la loro recente esperienza nellAfrica settentrionale francese, vista al tempo dello sbarco come operazione primariamente logistica e condotta con la quasi certezza di non incontrare resistenza

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anche di natura politica. Fu una vicenda tuttavia non priva di ombre, di ambizioni, dinsegnamenti, per lavvenire: 1'effetto di questoperazione avrebbe modificato, infatti, la storia delle tradizioni politiche e della situazione geografica degli USA. Chiaramente l'imperialismo del presente era in lotta con le idee passate e la politica statunitense rifletteva questo contrasto. E in concreto impossibile accertare se le direttive aperturistiche verso Cosa Nostra furono stabilite e in quale misura dallAMGOT prima dello sbarco. Non si tratta, certamente, di valutare alcuni fatti isolati senza un preciso contorno, ma di una volont ed anche di un disegno piuttosto precisi che sinnestano in un quadro pi ampio, in una scelta del tutto utilitaristica verso i mafiosi che avevano o rappresentavano comunque il potere effettivo e che non avevano alcun interesse a modificare lo status quo in materia di ordine socio-economico in Sicilia. I quadri della nuova mafia che si stavano riorganizzando e cambiando da quella di un tempo, ricominciavano ad acquistare 1'antica e indiscussa potenza nelle campagne e pi peso, man mano che acquisivano maggior potere politico. La cosa assunse un tono d'ufficialit agli occhi di molti siciliani quando don Cal Vizzini fu nominato sindaco di Villalba dal tenente americano Beehr, e alla cerimonia del suo insediamento partecip 1'inviato del vescovo di Caltanissetta. Cio del rappresentante dell'altra colonna che, insieme a Cosa Nostra, doveva garantire 1'ordine agli occupanti: il clero. Nel caso particolare poi, don Cal aveva dei fratelli preti e poteva vantare anche due zii vescovi. Oltre a questi incarichi ufficiali dati dagli alleati ai capi noti della mafia stavano quelli dati a non pochi mafiosi meno importanti, meno conosciuti o del tutto sconosciuti. Erano nomi che gi iniziavano a circolare di bocca in bocca con timore e riverenza. Anche i semplici soldati non sono meno importanti sul piano pratico e operativo, perch spesso costoro erano al servizio degli Alleati, in molti casi, per la conoscenza dellinglese, come interpreti. I n altri avevano vari incarichi, spesso anche come uomini di fiducia, per procacciare affari e sistemare altri problemi. E indicativo il fatto che molti militari americani fossero di origine siciliana e furono volutamente scelti dall'esercito per questa ragione. Avevano appreso dai genitori emigrati nelle Little I taly a rispettare certi usi e certe leggi tradizionali avevano ben pi efficacia di quelle statali. Anche questi rapporti giovarono a Cosa Nostra, che amministr numerosi enti locali della Sicilia occidentale, specialmente in centri tradizionali dellorganizzazione mafiosa. Quanto scrive Giuseppe Carlo Marino in Stor ia della Mafia sul governatore del Governo Militare Alleato, Charles Poletti, ci aiuta a capire grazie a quali alleanze fu possibile stabilizzare la Sicilia e tante cose che successero dopo nellI sola: "Sui r appor ti tr a l'AMGOT da una par te e il separ atismo e la mafia dall'altr a, la ver it stor ica tanto inoppugnabile quanto, per ben compr ensibili motivi, contr over sa ... ovvio, data questa opinione, non sar ebbe mai stato in gr ado di r iconoscer e e temer e come mafiosi il suo fr ater no amico Antonini e gli altr i boss che negli USA contr ollavano il sindacato dei por tuali (il "fr onte del por to" del famoso film con M ar lon Br ando). E neppur e il famiger ato Lucky Luciano che - giur ano par ecchi testimoni - fu, ovviamente sotto falso nome, suo inter pr ete di fiducia a Paler mo nel quar tier e gener ale dell'AM GOT. N lo avr ebber o minimamente scandalizzato i var i Joe Adonis, Alber t Anastasia, Joseph Antonior i, Jim Balestr ier i, Thomas Buffa, Leonar d Calamia, Fr ank Costello, Joe De Luca, Peter e Joseph Di Giovanni, Nick Gentile, Vito Genovese, Tony Lo Pipar o, Vincent M angano, Joe Pr ofaci, tutti esponenti dell"'onor ata societ" ampiamente utilizzati dai ser vizi segr eti e pr esenti con var i incar ichi tr a i "liber ator i". A maggior e r agione, r itenne di oper ar e per la r inascita della democr azia in I talia insediando come sindaco a Paler mo il noto Lucio Tasca e, alla guida delle altr e amministr azioni comunali dell'isola, a par te il noto "campione di antifascismo" don Cal Vizzini a Villalba, altr i innumer evoli per sonaggi di analoga cultur a democr atica come Antonino Affr onti, Ser afino Di Per i, Giuseppe Genco Russo, Giuseppe Giudice, Vincenzo Landolina, Peppino Scar lata, Alfr edo Sor ce. E consegn al boss Vincenzo De Car lo il contr ollo degli ammassi del gr ano e al medico ar cimafioso di Cor leone Michele Navar r a (il pr imo "dator e di lavor o" di Luciano Liggio) l'or ganizzazione di una societ di tr aspor ti nell'entr oter r a

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del Paler mitano destinata a pr esieder e alle attivit del "mer cato ner o". Ovviamente il vecchio Poletti ha negato, nella citata inter vista, di aver e avuto r appor ti compr omettenti con il separ atismo. Ma cer to che il movimento di Finocchiar o Apr ile - nel quale, dopo lo sbar co degli Alleati, conflu pr essoch per inter o la "bor ghesia mafiosa" con il per sonale del latifondo, dai gr andi pr opr ietar i titolati, ai gabelloti, ai campier i - dovette molto del suo successo alla possibilit di pr esentar si come il "par tito degli amer icani" (alcuni separ atisti, attr atti da una specie di fondamentalismo amer icanista, e sar don Cal, per qualche tempo, uno dei lor o massimi esponenti, pr opor r anno addir ittur a di far e della Sicilia la quar antanovesima stella degli Stati Uniti). Le r eali o soltanto pr esunte cr edenziali amer icane fur ono, insieme alla capacit di far e cr escer e e di str umentalizzar e nell'isola una vasta pr otesta contr o il Nor d colonialista, tr a i fattor i che r eser o possibile al tr io Finocchiar o Apr ile-Tasca-Vizzini di conquistar e e str umentalizzar e il consenso di una vasta for za plebea, dalla quale sar ebber o emer se delle autentiche vocazioni popolar i al r iscatto e alla liber azione. Per esempio, le vocazioni del giovane pr ofessor e Antonio Canepa, un idealista dell'Ateneo catanese che, sotto la spinta di or iginali suggestioni patr iottico r ivoluzionar ie, avr ebbe costituito, con un pugno di studenti, il suo sedicente "Eser cito volontar io per l'indipendenza siciliana" (EVI S) e poi, il 17 giugno 1945, sar ebbe caduto in un conflitto a fuoco con i car abinier i che lascia aper ti i sospetti sulle r esponsabilit della mafia, inter essata ad eliminar lo come sovver sivo e "testa calda". Poletti avrebbe avuto come sloo interprete personale al Comando Alleato di Nola, Napoli, il noto gangster Vito Genovese. Ricercato negli States per omicidio, Paese in cui fu estradato dopo una lunga procedura: godeva di alte complicit al comando alleato. Don Vitone gestiva il mercato nero nellI talia meridionale. E mangiava e faceva mangiare gli amici. Marino accenna alla presenza di massoni nelle trattative che condussero alla firma dell'armistizio di Cassibile e alla successiva strategia americana di contenimento del comunismo in I talia: "I n sintesi, che cosa er a accaduto a par tir e dallo sbar co degli Alleati nell'isola? I nizialmente, per calcoli di r ealpolitik confor mi all'esigenza di assicur ar e il successo all'impr esa militar e, gli amer icani sfr uttar ono a piene mani gli effetti della r icomposizione antifascista della mafia siciliana, un pr ocesso al quale essi stessi avevano contr ibuito con il buon lavor o svolto dai ser vizi segr eti e dai mafiosi di casa lor o ingaggiati per l'occasione, tutti gi collegati o capaci di r icollegar si r apidamente ai mafiosi siciliani. Tr amite pr ivilegiato dell'oper azione, dagli USA alla Sicilia e vicever sa, dovette esser e la massoner ia, cio la componente pi mister iosa di quella bor ghesia che, mafiosa essa stessa o "amica degli amici", aveva comunque acquisito una gr ande dimestichezza - dir ebbe Nicola Tr anfaglia - con la mafia come metodo. Non er a cer to un caso che Char les Poletti fosse un gr an massone. E cos i suoi miglior i amici amer icani. E sar ebbe da appur ar e su quale invisibile pista massonica il gener ale Giuseppe Castellano (che, assistito dall'eminenza gr igia Vito Guar r asi, aveva fir mato la r esa italiana di Cassibile) fosse ancor a all'oper a nel novembr e del 1944, (secondo quanto attestano impor tanti documenti amer icani), sempr e con il suddetto Guar r asi e con l'avvocato Vito Foder e assieme ai capi della maffia incluso Caloger o Vizzini, questa volta non pi per appoggiar e il movimento separ atista di Finocchiar o Apr ile che stava per dendo popolar it, ma per la for mazione di un gr uppo in favor e dell'Autonomia sotto la dir ezione della maffia. Tutto questo non pot non aver e conseguenze di r ilevante por tata. I n concr eto, nell'intr eccio tr a i ser vizi Segr eti e la massoner ia, il per sonale mafioso, con i suoi r affor zati legami con i cugini d'oltr eoceano, er a stato assunto tr a le pr incipali r isor se str ategiche del "par tito amer icano" in I talia. Cos la mafia, comunque si vogliano veder e le cose, fu innalzata al r ango di un ver o e pr opr io soggetto politico che, tanto pi con l'avvio della "guer r a fr edda" e con i timor i per i pr ogr essi del Pci in I talia, avr ebbe pr esto pr eso coscienza della sua for za contr attuale, ai fini degli inter essi inter nazionali del cosiddetto "mondo liber o". Nell'inter scambio Sicilia-Amer ica, si er ano gi for mate le condizioni necessar ie e sufficienti per

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quella che, da l a poco, sar ebbe stata Cosa nostr a, una ver a e pr opr ia "multinazionale" politicoaffar istico-cr iminale, un'entit sempr e pi affinata, capillar e e complessa di cui per decenni si sar ebbe soltanto intuita l'esistenza". Ai precedenti massoni aggiungerei, solo per rimanere in I talia, il maresciallo Pietro Badoglio, scelto per la carica di Capo del Governo anche per i suoi legami con le Logge, e il Re Vittorio Emanuele I I I , in giovent sospetto di simpatie massoniche. Sarebbe stato un gradito visitatore" delle Logge. Per Antonio Nicaso: Fu il massone americano Frank Bruno Gigliotti, gi agente della sezione italiana dellOss e quindi agente della Cia, a preparare lo sbarco degli americani in Sicilia attraverso i rapporti con la mafia e la massoneria. Nel gioco di salvare il salvabile nel gioco entr anche la Chiesa, preoccupata, specie dopo gli scioperi del marzo 1943 dellandamento che potevano prendere le cose in caso di sconfitta dellI talia: la forte influenza nella Penisola di due Potenze protestanti e del PCI . Con i primi presto si giunse a un accomodamento, indicativi sono rapporti Alleati - Chiesa in Sicilia. Le angosce del Papa crebbero con laumentare della forza del PCI dopo il 25 luglio. Pio XI I era consapevole da tempo che lunica via di salvezza per 1'I talia era quella della pace. I l Papa non condivideva lorientamento del governo Badoglio, vale a dire un armistizio che ponesse 1'I talia alla merce dell'occupazione militare angloamericana. Papa Pio XI I percepiva che, in tal caso, la reazione di Hitler sarebbe stata certa e dura con il risultato di favorire i comunisti, che aspettavano solo una situazione del genere per mettersi a capo della lotta partigiana contro i tedeschi. La cosa avrebbe finito col favorire enormemente il PCI che sarebbe emerso dalle rovine della guerra, come 1'unico, autentico vincitore, con tutte le conseguenze che tale successo avrebbe comportato per 1'avvenire dell'I talia e della Chiesa. I l Pontefice aveva quindi deciso che la sola via possibile non fosse larmistizio sperato da Badoglio, ma la neutralizzazione dell'I talia previo accordo con le Potenze in guerra: vale a dire, gli Alleati avrebbero dovuto cessare le ostilit ma non occupare lI talia; i tedeschi, a loro volta, avrebbero dovuto ritirare le loro Divisioni oltre il Brennero. I 1 piano era molto meno utopistico di quanto oggi possa sembrare. E chiaro che il Papa sapeva di potere contare per la realizzazione del suo progetto sul consenso di Berlino. I l governo germanico in quel tempo, cercava qualsiasi occasione che gli permettesse, di entrare in contatto con gli Alleati al fine di trattare una tregua che gli consentisse mano libera in Russia. Un accordo per 1'I talia poteva benissimo costituire un prezioso precedente per il raggiungimento di questo scopo. Contando quindi gi a priori sul favorevole atteggiamento del governo germanico, ai primi di agosto del 1943 il Papa aveva inviato negli USA, quale rappresentante personale, 1'architetto Enrico Piero Galeazzi. Doveva illustrare la volont di Pio XI I ai capi dell'episcopato americano e premere quindi, loro tramite, sul Presidente Roosevelt. Mentre Galeazzi era in missione, ci fu 1'accostamento tra Badoglio e i comunisti. Pio XI I , che vedeva la situazione deteriorarsi nel senso da lui temuto, tent di premere ulteriormente su Washington e su Badoglio. I l suo piano fu per sconvolto dal precipitare degli eventi. I 1 15 agosto, nel massimo segreto, il generale Giuseppe Castellano, munito di credenziali rilasciategli da Badoglio, incontr a Madrid sir Samuel Hoare, l'ambasciatore britannico, con 1'incarico di trattare il passaggio del1'I talia a fianco degli Alleati. I nizi cos la frenetica vicenda delle trattative che portarono allArmistizio.

D: I nfine alcune sue consider azioni sul compor tamento degli alti gr adi italiani, in par ticolar e quelli della Mar ina M ilitar e, tr aditor i (I l Tr attato di Pace stipulato a Par igi con le Nazioni vincitr ici nel febbr aio del 1947 allar ticolo 16 dice: LI talia non per seguir , ne distur ber i cittadini italiani, par ticolar mente i componenti delle For ze Ar mate, per il solo fatto di aver e, nel cor so del per iodo compr eso tr a il 10 giugno 1940 e la data dellentr ata in vigor e del pr esente

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Tr attato, espr esso la lor o simpatia per la causa delle Potenze Alleate e Associate o di aver e condotto un azione a favor e di detta causa) come lammir aglio Mauger i r esponsabile dellUfficio I nfor mazioni della Mar ina, decor ato dagli Stati Uniti a guer r a finita con la Legion of Mer it, lammir aglio Pr iamo Leonar di, comandante la piazzafor te di Augusta e Sir acusa e lammir aglio Gino Pavesi comandante di Panteller ia, lei che ne pensa? Su Casa Savoia cr edo sia meglio stender e un velo pietoso. Forse meglio sorvolare sulle responsabilit degli alti gradi della marina. Molti furono dei felloni e furono coperti dal Diktat di Parigi e dalla complicit della successiva repubblica antifascista nata della resistenza. Alla quale poi prestarono i loro servizi. I l loro tradimento cost la vita a tanti bravi militari e forse imped la vittoria dellAsse. I semplici marinai volevano vincere la guerra. Per chi vuole approfondire consiglio alcuni testi il classico Navi e poltr one di Antonio Trizzino, La flotta tr adita di Roberto Fabiani Carlo De Risio e Su onda 41, Roma non r isponde di Franco Tabasso. Antonio Trizzino fu processato per quanto scritto e poi assolto. La flotta tr adita, pubblicato nel 2005, fuori catalogo, quasi introvabile. Lultimo libro fu subito sequestrato dopo la sua stampa in alcune centinaia di copie da una piccolissima casa editrice nel lontano 1957 e ne circolano solo alcune, molto rare e costose anche in anastatica. Queste vicende sono indicative. Pantelleria il il paracarri dI talia cadde dopo 6 giorni di bombardamenti che avevano fatto pochi ai potentissimi bunker e pochissime vittime. Lammiraglio Pavesi, dopo la resa, si difese dalle accuse sostenendo la mancanza dacqua. Secondo molte testimonianze successive ce ne per era in abbondanza. I l crollo dellI sola contribu molto ad abbattere il morale degli italiani. Su quanto di accaduto alla piazzaforte di Augusta abbandonata in pratica senza combattere con il nemico molto lontano, per carit di Patria, preferisco stendere un velo pietoso. Appartiene alle pagine pi vergognose della nostra storia. Vergogna riscattata dal sacrificio di migliaia di eroici caduti in Sicilia. Doveva essere una delle pi importanti difese fisse dellI sola, fu in realt lanello pi debole della catena. Per la triste vicenda accaduta ad Augusta, lammiraglio comandante, il massone Priamo Leonardi, fu nellaprile 1944 condannato a morte in contumacia dal governo della Repubblica Sociale I taliana, il 20 novembre 1945 fu riabilitato dalle conclusioni di una Commissione dinchiesta della Marina. Poi, per lo storico Leonardo Salvaggio, ebbe la medaglia dargento per il valore e il coraggio dimostrato nel difendere la piazzaforte di Augusta- Siracusa.

Bagheria, 25 settembre 2012 Giovanni Bartolone

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Giova nni Ba r tolone, nasce a Paler mo nel 1953, ove insegna Dir itto ed economia nelle Scuole Super ior i. Vive a Bagher ia (Paler mo). E laur eato in Scienze Politiche, indir izzo Politico I nter nazionale, con una tesi sul Refer endum istituzionale Monar chia Repubblica del 1946. Ha conseguito un Master sul M edio e Vicino Or iente pr esso lI stituto Enr ico Mattei di Roma, con una tesi dal titolo Le oper azioni di stabilizzazione. I gover ni militar i doccupazione in Sicilia, a Napoli, in Ger mania e in I r aq. E' da molti anni impegnato in r icer che sulla Seconda guer r a mondiale, il Fascismo, il Nazionalsocialismo, il fenomeno della Mafia, la Sicilia dallo sbar co Alleato alla mor te di Salvator e Giuliano. Ha pubblicato nel 2005 il libr o Le altr e str agi, Tipogr afia Aiello & Pr ovenzano, Bagher ia, dedicato alle str agi alleate e tedesche nella Sicilia del 1943/ 44 e il saggio Luci ed ombr e nella Napoli 1943-1946, in AA. VV., I SSES, Napoli, 2006. E attualmente impegnato in studi sui cr imini commessi dagli anglo-amer icani in Sicilia nel 1943 e il fenomeno del Fascismo clandestino e la r ivolta dei Non si par te in Sicilia. Ha collabor ato a Candido, Histor ica Nova e Stor ia del Novecento. Pu esser e contattato al seguente indir izzo di posta elettr onica: gba r tolone1@a lice.it
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