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DIRETTORE LUCA TELESE - A CURA DI CHRISTIAN RAIMO

www.pubblicogiornale.it SABATO 6 OTTOBRE 2012

I L

F U T U R O

H A

R A D I C I

A N T I C H E

CONFORMISMO CABARET

Quella risata che ci ha seppelliti


Se uno si va a rivedere su youtube qualche puntata di Indietro tutta o di Quelli della notte, si rende conto come gi nella Rai ancora da Prima Repubblica si fosse riusciti a rendere popolare una comicit che buttava a mare tutto quel codice stereotipato di parodie telefonate, imitazioni prevedibili, sketch autoreferenziali, tormentoni, stacchetti, vallette scemotte, televendite... A distanza di venticinque anni , di quelliconoclastia rimasto pochisssimo; se uno pensa, per dire, a comici come Beppe Grillo e Giorgio Faletti si siano riciclati da guru della politica e della letteratura. E di quella libert creativa restato ancora meno. i clich sono riemersi come zombi. La comicit italiana sempre pi un fenomeno (prodotto) tutto televisivo, ma il modello unico che si imposto nei riferimenti, nei tempi, nella retorica quello di Zelig e dei suoi cloni. Ossia, un cabaret formato liceo, spesso simile a uno spot. Pensate allimmensa pletora di comici italiani e cosa vi viene in mente? Dalla A di Alberto Patrucco alla Z di Zuzzurro & Gaspare, vi ritroverete in testa una specie di catalogo Ikea della risata: un repertorio unico, conformista nellimmaginario, nella pratica attoriale, nella tecnica di scrittura Con i proprietari di locali e gli assessori delle feste paesane che ci mettono del loro per organizzare le repliche di questa mediocrit televisiva in giro per lItalia, estate e inverno, non a prezzi modici (per dire, il cachet di un Antonio Cornacchione 12000 euro a serata, quello di un Teo Teocoli 35000 - spese escluse). strano, ma come se la maggior parte dei cabarettisti nostrani avesse mai visto non dico uno show di Ricky Gervais o una puntata di Episodes, ma non avesse nemmeno sentito parlare della comicit situazionale britannica, della tradizione italiana della commedia dellarte; persino mostri sacri come Woody Allen, Lenny Bruce o i Monty Python (anni 70) sembrano degli illustri sconosciuti, personaggi di nicchia. Tutto dimenticato in nome degli ammiccamenti (prendete ad es. gli spettacoli di Teresa Mannino sponsorizzati da Huggies), delle battute iper-esplicite (mettete un Alessandro De Carlo quando fa: Se lo ricorda, signora, quando era giovane e faceva i soffocotti, eh?), della fasulla rappresentazione sociale: ecco Alessandro Siani che fa battute sui napoletani che fregano i turisti, Enrico Brignano sui romani che non rispettano le regole, Checco Zalone sui pugliesi ignoranti Del resto le scalette dei vari Colorado Caf e Zelig Off sono una sorta di manuale Cencelli delle varie calate regionali: i sardi Pino e i suoi anticorpi, poi il milanese Kalabrugovic, poi il calabrese Franco Neri, poi lemiliano Paolo Cevoli, etc... segue a pagina IV PAOLO VENTURA Automaton 8 dalla serie The Automaton, 2010, C-Print 101,6x127 cm

VI FA RIDERE RENZI?

FINE DELLA COMMEDIA?

Il simpaticone
di FRANCESCO DISA La retorica il pi astuto dei serpenti, e cambia forma in base alla terra su cui striscia. Dalle nostre parti, ad esempio, assume spesso la forma della simpatia. Si tratta di una manifestazione solo apparentemente banale, che non va considerata con superficialit; gi nel 23 Max Scheler le dedic un trattato, Essenza e forme della simpatia, ponendola nientemeno che al centro della costituzione dellidentit. Il filosofo tedesco per la declassava rispetto allamore, riconoscendola cieca di fronte al valore dell'altro. segue a pagina II

Senza pi mostri
di GIUSEPPE SANSONNA I mostri di celluloide sono in via di estinzione. Dino Risi e affini ne avevano catalogati a decine, negli anni sessanta. Da troppo tempo, invece, non trovano pi spazio sugli sbiaditi schermi del cinema italiano. Monotono nel riproporre macchiette anemiche, di maniera. In perenne affanno rispetto ad una realt affollata da devianze antropologiche, nate a imitazione della televisione pi corriva. Lattuale commedia italiana, salvo rare eccezioni, ai baccanali grossolani della Roma polveriniana contrappone le prostitute edificanti di Nessuno mi pu giudicare. segue a pagina III

(ie rpr ocgie i p) Inr iebsal dr i t a e u , rmaz m i cmbntr ,rs r e tr o no tc o ia i t t i Soi ro oo a oe a i naf t ie i sf r i a a e Fl oi o ,ns o a dL ceiG. A Maea F a c Vra dtr i urz o G. . t - rno eg E i e r o V lme e ( t dtv aR maz) ou Z r i r ut o l o no o no i
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SABATO 6 OTTOBRE 2012

DA MACHIAVELLI A HOBSBAWM

Passando per forza da Gramsci


di ALESSANDRO LEOGRANDE Gramsci un classico, un autore che non mai di moda eppure viene letto sempre. La frase di Fernandez Buey riportata da Eric Hobsbawm in un saggio su Gramsci contenuto in uno dei suoi ultimi libri, apparso in Italia da Rizzoli appena un anno fa: Come cambiare il mondo. Perch riscoprire l'eredit del marxismo. Hobsbawm stato tra pi attenti interpreti della Gramsci Renaissance, quel singolare fenomeno di ricezione globale protrattosi nell'ultimo trentennio, a molti apparso sempre pi strano dopo la crisi (politica) del socialismo e (filosofica) del marxismo. Eppure Hobsbawm aveva colto appieno cosa rendeva il pensiero di Gramsci tanto attraente, nonostante l'inattualit di molte sue parti: innanzitutto, scriveva, egli stato uno dei rari esempio di pensatore marxista in cui riflessione teorica e azione politica (culminata nei lunghi anni del carcere) si sono intrecciati strettamente tra loro. Se si escludono gli artefici della rivoluzione russa e Rosa Luxemburg, questa unione di pensiero e azione rivoluzionaria non ha certo riguardato Lukcs, Korsch, Althusser, Marcuse e tanti altri. Ma non si tratta solo questo. Proprio perch italiano (e sono molte le pagine che Hobsbawm ha dedicato all'Italia, tra le sue pi belle), Gramsci non era pienamente occidentale. La sua forza deriva dall'essere stato l'interprete di un peculiare laboratorio della societ capitalistica, in cui centri dell'impero e periferie terzo-mondiali convivono all'interno degli stessi confini nazionali. Insomma Gramsci non sarebbe stato Gramsci se non fosse stato sardo, se non avesse toccato con mano la fame, la miseria, la sofferenza degli esclusi dalla Storia, e se non avesse avuto sotto gli occhi quella strana intelaiatura socio-politica che l'Italia, quel singolare modo di fare e disfare il potere, i poteri. Date queste premesse, il suo maggior contributo nell'aver elaborato una teoria della politica e, in particolare, dello Stato: quella cosa che in un'epoca in cui il capitalismo si rigenera provocando crisi devastanti appare quanto mai oscuro, inafferrabile, apparentemente inutile eppure decisivo. Mentre in Italia la Gramsci Renaissance ha prodotto una miriade di saggi e volumi concentrati sul periodo carcerario, i rapporti con la curia moscovita e Togliatti, la stesura dei quaderni e delle lettere (ne cito alcuni tra quelli usciti nell'ultimo anno: I due carceri di Gramsci di Franco Lo Piparo, Vita e pensiero di Antonio Gramsci di Giuseppe Vacca, Gramsci in carcere e il fascismo di Luciano Canfora...), altrove la riflessione sul politico a essere recuperata con forza (si veda, ad esempio, il volume a pi voci Studi gramsciani nel mondo. Gramsci in America Latina, il Mulino, o il vastissimo dibattito allinterno del mondo accademico indiano). Scriveva ancora Hobsbawm in Come cambiare il mondo: Al pari di Machiavelli, egli un teorico di come le societ andrebbero fondate e trasformate, non dei dettagli costituzionali, per non dire delle minuzie che preoccupano i corrispondenti parlamentari. Era questa per Gramsci la linea discriminante tra grande politica e piccola politica tanto che non difficile dire: a) il racconto e l'analisi di quale tra le due siano oggi diventati nettamente dominanti; b) quanto questo trionfo del chiacchiericcio politico su ogni forma di teoria critica della politica sia funzionale al mantenimento dello status quo. Le riflessioni gramsciane su Machiavelli sono raccolte in un libro a cura di Carmine Donzelli, Il moderno principe, recentemente ristampato con un nuovo saggio introduttivo del curatore. In tanti si sono affannati su queste fitte pagine (il famoso Quaderno 13) per stabilirne il rapporto con la differenza del Pci rispetto al modello sovietico, e verificare se tale eterodossia avesse effettivamente un suo fondamento in Gramsci o, al contrario, nella sua neutralizzazione. Un dibattito ancora aperto, a giudicare dalla mole dei titoli usciti di recente... Della centralit dell'autore dei Quaderni negli sviluppi della nostra filosofia politica parla invece Dario Gentili in The Italian Theory (il Mulino). Uno dei fili conduttori del pensiero nazionale sarebbe proprio la continua interrogazione su Machiavelli, attraverso la lente pi o meno passata al vaglio della critica di colui il quale riteneva che l'allargamento dell'indagine sul politico non si sarebbe mai potuto disgiungere da una attenzione sempre maggiore alle condizioni di vita e alla cultura delle classi subalterne. E qui siamo tornati al punto di partenza. Come aveva notato Hobsbawm, proprio questo intreccio militante a mantenere aperta la riflessione e a segnare un'ideale linea di resistenza in un'epoca buia.

Last show dalla serie Winter Stories, 2007, C-Print 101,6x127 cm

IL TOSCANISMO STRUMENTALE DEL SINDACO RENZI

Pieraccioni come modello


Eppure proprio questa cecit a renderla particolarmente appetibile a retori e politici. Matteo Renzi, da buon retore, politico e fiorentino, ha deciso di sfruttare a suo favore le potenzialit della simpatia toscana, e a differenza di altri conterranei famosi nel mondo (Gucci, Prada, Bocelli e Zeffirelli tra gli altri), non solo ha rifiutato di piegare la propria lingua alla lima delluniversalit, ma addirittura riuscito a trasformare il serpente della retorica in unidra dalle mille (toscanissime) teste. che Luciano Moggi, Licio Gelli, Jack lo Squartatore e Capitan Uncino. evidente come Renzi abbia mutuato da Boccaccio la battuta alla Chichibio, un ottimo metodo per evitare confessioni imbarazzanti e dimostrare al contempo unintelligenza sagace. Con una capriola ribalta quella che da Pirandello (LUmorismo) a Tyteca (Trait de l'argumentation) era considerata la forza anti-retorica del comico, e grazie al coincidere del buffone col politico che valse il successo di Grillo, riesce ad asservire lumorismo alloratoria. Ha capito che lItalia un paese di paesini, dove luso di dialetti e localismi ottiene pi simpatizzanti che non la padronanza della lingua alta - che pur proviene dal fiorentino. grazie a questi che si propone in modo genuino, alla mano, persino nel risolvere gli attriti: Abbiamo litigato, ci siamo chiariti davanti ad una bistecca alla fiorentina.

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Chi avvicina questa creatura quasi mitologica noter per prima la testa di Bartali, che col suo l tutto sbagliato, l tutto da rifare d lo spunto a una rottamazione che forse solo un toscano, se davvero stufo, ha il coraggio di propugnare. Curzio Malaparte scrisse che molti guai si sarebbero risparmiati, se Mussolini, invece di parlare dal balcone di Palazzo Venezia, avesse parlato dal terrazzino di Palazzo Vecchio, come dire, lanimo toscano, per quanto irriverente e ironico, colmo di pietas, e non pu far troppo male. il popolo dello scherzo fatto sul serio e del serio preso per scherzo, di cui Amici Miei il manifesto; un uomo nato in questa terra non pu certo ricostruire il paese col cattivo umore: A chi ci insulta rispondiamo con un sorriso Uno sbadiglio ci seppellir. [] questi leader tristi del Pd; le parole del sindaco di Firenze lasciano capire che la prima lezione dello Stil novo sia combattere la noia col riso: entra in gioco la comicit, di cui i toscani sono indiscussi maestri. Ciondolando a destra e sinistra si sporge dallidra la testa di Benigni, di cui Renzi imita le cadenze e con cui condivide pare anche una sana passione per Dante, che (leggete in toscano:) [] era un ganzo! Amava l'amore, amava la politica, amava le passioni forti. Detta male: gli garbava vivere. Ma dal celebre comico egli assorbe anche un certo modo di criticare, il si fa per ridere eh, con cui si pu fare di tutto senza farsi odiare, dallalzare la gonna alla Carr a una veloce visitina ad Arcore.

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Grazie alla comicit, ai comizi del giovane politico il pubblico si sganascia senza freno; tutto un ridere, uno spanciarsi: Come far a ridurre il debito pubblico di 400 miliardi in soli 3 anni? (sempre in toscano:) Se rispondo punto per punto, mi accuseranno di essere rimasto fermo al tempo in cui partecipavo ai telequiz!.Cosa risponde al dossier pubblicato dallEspresso? (come sopra:) il piano esiste! L'hanno firmato non solo Verdini e Dell'Utri, ma an-

Bisogna per prestare attenzione; la toscanit non manca di trappole, come ad esempio lumorismo erotico, inadatto a una campagna elettorale. Lidra renziana decide dunque di decapitare la testa spennacchiata di Ceccherini a favore di quella buona e ricciuta di Pieraccioni. Al pari dei personaggi del comico toscano, Renzi normalizza la carica dissacrante del dialetto, sostituendo alleros profano un pi conveniente amor cortese. Al sesso preferisce cos lesaltazione della bellezza, con luso reiterato di l una osa meravigliosa/straordinaria, talvolta anche doppio: [] le primarie sono un'occasione straordinaria e strepitosa. Non manca poi il capoccione popolare di Panariello, che suggerisce un paterno boooni... quando la platea mostra segni di agitazione, e lascia intuire che i ruoli potrebbero essere invertiti, perch lui uno di noi. Lidra della toscanit non tradisce neanche lo spirito della zingarata, e per le sue peregrinazioni utilizza un camper, dal quale si affaccia con una camicia bianca talvolta a mezze maniche - probabilmente suggerita da unaltra delle sue teste, quella marrone di Carlo Conti. Un vecchio proverbio toscano recita che l'amore, l'inganno e il bisogno insegnano la rettorica; cosa abbia spinto Matteo a questarte non la domanda in questione, anche se probabile che per ricostruire lItalia sar necessario calpestare questo serpente che la mastica impunito da decenni, e non limitarsi a nasconderlo sotto una palata di terra della maremma. FRANCESCO DISA

CHI SIAMO E CHI (FORSE) SAREMO


Le fotografie di questo numero - a cura di Alessandro Imbriaco e Fabio Severo - sono di Paolo Ventura (www.paoloventura.com), artista che unisce fotografia, disegno e scenografia, tratte dai libri Winter Stories (ed. italiana Contrasto) e The Automaton(Peliti Associati). Il suo ultimo lavoro Lo zuavo scomparso attualmente in mostra all'interno di Fotografia - Festival Internazionale di Roma, presso il Macro Testaccio. Grazie a tutti i collaboratori, in particolare a Carlo Mazza Galanti per laiuto redazionale e a jumpinshark (di cui troverete un extra on line). Siamo su facebook (Orwell rivista) e twitter (@orwellp), e sabato prossimo in edicola.

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SABATO 6 OTTOBRE 2012

III

LA DISSACRAZIONE JACOBSON

Se si pu ridere dellorrore
di DANIELA RANIERI Quando gli dicono che il Philip Roth britannico, lui risponde che preferisce essere considerato il Jane Austen ebreo. E in effetti i suoi temi sono i sentimenti e il loro rovescio cerebrale, il portato di pena e volutt del tradimento, la condizione di straniero nella terra dellamore e in quella, promessa, del suo popolo, la cui frequentazione nel ghetto di Manchester gli suscita alternativamente ribrezzo, compassione e una specie complicata di sedotta indifferenza. Ha vinto il Man Booker Prize con Lenigma di Finkler (Cargo edizioni) in cui affronta il tema insidioso dellantisemitismo ebraico, con un protagonista inetto che somiglia un po, vagamente a Brad Pitt. Poco prima, con Un amore perfetto (sempre Cargo), aveva dimostrato la forza atletica, anzi acrobatica della sua scrittura, raccontando, in sostanza, lebbrezza di venire traditi dalla propria moglie. Con Kalooki nights, il suo capolavoro, riesce in quello che a nessuno venuto mai in mente di fare. Intrecciando il racconto della sua adolescenza in compagnia del complessato Manny in un sobborgo ebraico di Manchester con quello del presente in cui deve rintracciarlo per fargli dire in tv i motivi per cui ha ucciso i genitori (ebrei ortodossi e mortiferi), ritorce nevroticamente un filo spinato dentro questa doppia elica: si tratta del para-racconto - forse una fantasia infantile trascinata nellet adulta e avvitata nella coazione a sposare donne gentili (cio non ebree) se non proprio ariane la cui voce narrante un prigioniero a Buchenwald che languisce damore per Ilse Koch, la moglie del comandante del campo Karl Otto Koch, nota alla Storia come la puttana di Buchenwald. Quello che riesce a fare Jacobson incredibile: col registro piano della testimonianza tragica, mostra al lettore il risvolto inquietante dellorrore eccezionale, fino ad infrangere il limite supremo dei racconti della Shoah, quello della fascinazione erotica per laguzzino, e di una volutt della sconfitta che solo in parte coincide col masochismo. Il risultato quello di impastare nel lettore una gamma di emozioni che vanno dalla rabbia alla commozione fino al sospetto di essere stato manipolato, provocato fin nel midollo a percepire la tensione erotica nel contesto storico pi spaventoso che esista.

G.R. dalla serie Winter Stories, 2009, C-Print 101,6x127 cm

LA QUASI MORTE DELLA COMMEDIA ALLITALIANA

Mostri e macchiette
(segue dalla copertina) Del satyricon in perenne espansione in cui viviamo non rimane traccia nelle commedie giovanili in serie, nelle stucchevoli notti prima degli esami, nelle pochade vacue di Salemme e affini. Una presenza perturbante come Ratzinger, un tempo, avrebbe acceso le contorsioni visive di Petri e Ferreri. Oggi, affiancato da Checco Zalone, diventa un caratterista minimo, un vecchietto bonario goloso di cozze pelose e con laccento da Sturmtruppen. Non semplice trovare una misura per raccontare un contesto gi barocco, senza sbracare nella volgarit compiaciuta dei film natalizi. Implacabili nel replicare trionfalmente lesistente, senza traccia di senso critico. Ci vorrebbero degli autori, autonomi e consapevoli dei propri mezzi. Ma anche loro sembrano in difficolt. Emblematico il caso di Daniele Cipr, recentemente celebrato a Venezia. Nicola Ciraulo, protagonista del suo stato il figlio, sembra il rigurgito postumo di un cinema perduto. Ha la faccia dolente di Toni Servillo e vive in una Palermo metafisica, circoscritta a grigi palazzoni di cemento. Un sottoproletario piccolo piccolo, primo parto autonomo del regista palermitano, esordiente alla regia solitaria dopo la separazione artistica da Franco Maresco. che innescher nuove tragedie. Eppure nel film latitano quasi del tutto pathos e ferocia, nonostante alcuni intermittenti lampi di regia. Celebrato a Venezia, stato il figlio sembra una galleria di personaggi tendenti al buffo, fondamentalmente innocui.

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Il suo ultimo libro Zoo time (edito a Londra da Bloomsbury Publishing e non ancora tradotto in Italia), unallegoria dellestinzione della scrittura, delleditoria, del matrimonio, della civilt - in cui alcuni temi a lui cari come limpraticit del protagonista maschile, il misantropismo offeso, la ricerca del dolore e di tutti i tipi di bruciante sconfitta, lintricata ilarit delle situazioni umane, la capacit di nuocere degli individui comuni, laspetto ferale, dozzinale e sublime dellerotismo, vengono condotti fino allapoteosi. Guy Ableman (il nome unallusione a un tizio qualunque antifrasticamente definito abile, cio potente) uno scrittore fallito, ma non definitivamente: piuttosto, uno scrittore continuamente fallimentare. sposato con la complicata Vanessa, ma vuole portarsi a letto la suocera. Scrive libri di unambiguit sessuale furiosa e lacerante che viene rimestata dalla sansa torbida della provincia inglese, producendo unanamorfosi frustrante perch la realt per lui sempre deludente - dellispirazione che gli viene da D. H. Lawrence e Henry Miller. Laffinit tra luomo e lo scimmia (il primo libro di Guy si intitola Who Gives a Monkey?, pi o meno Chi se ne frega?), da ipotesi letteraria di libert e sfrenatezza erotica, si rovescia nella vita quotidiana in banale metafora dellabiezione. Lesilarante memoir dello scrittore nevrotico prevede recensioni-merda su Amazon, cocktail con popolarissimi scrittori uxoricidi, editor depressi che gli consigliano di autopromuoversi su twitter e poi si suicidano, incontri col mondo dei lettori, composto da categorie - donne, gay, pluralit, amici dei bambini - che si sentono tutte ugualmente offese. Come conseguenza psicosomatica della mancanza di reciprocit tra un s ripiegato e sedentario e il mondo ostile, lautore impotente deve fronteggiare anche la stitichezza.

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Latmosfera che regna nel libro quella della fine, in particolare delle parole. Mai pi, come ne Il Corvo di Poe, il leit motiv di ogni esperienza, dalla letteratura alla scelta del vino al ristorante. Daccordo con Bataille che lerotismo laffermazione della vita fin dentro la morte, Jacobson sa che le parole della fine sono il pi importante veicolo per la lussuria, ed abituato a muoversi tra gli estremi vertiginosi dellesistenza; ma in questo libro, in cui il narratore insieme specchio beffardo dellautore e suo degradante doppio, che la volutt tragica del desiderio e del lutto che percorre tutta la sua opera si incarna in una scrittura che vuol dire contemporanemente s stessa e la sua sparizione. La capacit inarrivabile di Jacobson quella di conciliare gli opposti con un linguaggio ironico e anti-cinico, che prigiona insieme il veleno e il suo antidoto. Lagevolezza ingannevole del suo stile si avvita fino alleccesso come la vite di Henry James: provocando fratture ai temi portanti dellesistenza - la morte, il sesso, la colpa, la vergogna emerge con la sua punta aguzza a ferirci e a farci il solletico. questo leffetto pi vorticoso che i suoi libri producono: quello di suscitare il riso sfrenato al cospetto dellestinzione.

La coppia part dai lampi televisivi di Cinico Tv per inventare un cinema estremo, radicale. Affogarono la commedia allitaliana in un gorgo grottesco, incastrando in abbacinanti campi lunghi le macerie edili e umane di Palermo. Ingaggiando nelle periferie della citt freaks autentici, ridotti allaprassia frontale e bidimensionale, come icone bizantine in decomposizione. Sospese tra la bruta fisiologia e un linguaggio disfunzionale, pieno di rantoli dialettali, tendente alla progressiva afasia beckettiana. Nei primi anni novanta regalavano risate raggelanti a malcapitate famiglie, sedute a tavola per cena, sintonizzate sulla Rai Tre anarcoide di Angelo Guglielmi. Il loro cinema ne estremizzer ulteriormente la poetica, trascinandola ai limiti dellinsostenibilit. Rendendo lancinante la nostalgia dellumano, come scrive Emiliano Morreale ne Linvenzione della nostalgia (Donzelli, 2009). stato il figlio induce invece a pensare che Cipr, accantonata la cupa profondit teorica di Maresco, abbia ricominciato a credere nel cinema amato, citandolo entusiasta e rinunciando a stuprarlo. Il suo Ciraulo una summa vivente della tradizione comica italiana. Canottiera unta e occhiali appannati, esibisce smorfie di compiaciuta ebetudine, camminate di tronfia miseria, sussurri eccitati. La figlia del protagonista viene uccisa per sbaglio, da sicari maldestri. Ma il dolore svapora subito, bruscamente soppiantato dalla brama per una Mercedes, da comprare con i soldi destinati alle vittime di mafia. Un oggetto del desiderio

Molto distanti dal pescivendolo napoletano protagonista di Reality, ultimo film di Matteo Garrone. Il regista romano elude gli stereotipi, cucendo il suo protagonista sullaspra autenticit di Aniello Arena, detenuto e attore nel carcere di Volterra. Lo sguardo di Garrone gli ansima addosso, con attento pudore. Ne descrive senza cinismo la spasmodica attesa di una chiamata nella casa del Grande Fratello, dopo un provino in cui ha confessato dolori e miserie, mai svelate nemmeno agli intimi. Reality racconta limpatto di un brand al tracollo, soppiantato da format pi estremi. I cui effetti sono per penetrati da tempo nel dna italiano: lo sversamento puntuale delle proprie mestizie interiori per accedere a qualche istante di visibilit un tic ormai endemico, socialmente trasversale. Ma il protagonista di Garrone rimane una vittima. Il mostro vero, il suo gioviale carnefice, rimasto fuori campo. facile per immaginarlo come un autore televisivo dalle buone letture. Sorridente, quando ti confessa di non guardare pi la televisione e di proibirla ai suoi figli. Nel suo passato intravedi un eskimo e intuisci qualche molotov. Nel suo presente c solo unaffettata contrizione per la deriva morale del mondo e per le spietate leggi dellaudience. Con sommessa ferocia, passa i suoi giorni a scansionare menti fragili e poco strutturate, meglio se con un passato ricco di traumi e disturbi alimentari. Nobilitando con banale erudizione il proprio ruolo sociale: In fondo il reality come la Commedia dellArte. Noi gli diamo un canovaccio, e loro fanno il resto.

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Paolo Sorrentino e lo stesso Garrone ne hanno scolpiti diversi, di personaggi cos complessi, rivelatori. Ma rimangono due eccezioni isolate, eccentriche, in un panorama cinematografico che tende a ripiegarsi su clich da fiction televisiva. Il nostro cinema appare zavorrato da autocensure aprioristiche e limitazioni produttive, ostaggio di un mercato monopolista, implacabile nel banalizzare il gusto, pi letale di qualsiasi forma di censura. Non incide nessun immaginario collettivo e non coglie sintomi di un futuro possibile. Eppure, proprio in virt di questo senso immanente di crisi, che sembra vanificare ogni legge commerciale, bisognerebbe concedersi lussi autoriali sfrenati. Con la disperata vitalit di chi non ha pi nulla da perdere. GIUSEPPE SANSONNA

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IV

SABATO 6 OTTOBRE 2012

POESIA DAMORE

logico che mi senta un po insicuro


di CLAUDIO MORICI (DA LUOMO DARGENTO - EDIZIONI E/O) Come faccio a credere che mi ami quando ogni mattina mi guardi come se fossi un mostro, ti alzi dal letto e mi dici sei proprio una testa di cazzo? Come faccio a credere che mi ami se mi lasci solo a casa, per giorni, semplicemente perch, come dici ogni volta, non mi va proprio di vederti? Come faccio a credere che mi ami se hai scopato con Antonio, Luigi, Giovanni, Luca, Federico, Ivan, LOREDANA, Marco, Pippo, Marcello, Mario, Flavio, Davide, e anche con quel ragazzo simpatico che abbiamo incontrato al bar laltra volta (me lha detto Steve, inutile che neghi)? Come faccio a credere che mi ami se non me lo dici mai? Ma proprio mai mai? (Anzi, molto spesso dici proprio che non mi ami). Come faccio? logico che mi senta un po insicuro. Ma tu torna lo stesso, ok? Cos ne parliamo con calma. 2:00 a.m. dalla serie "Winter Stories", 2007, C-Print 101,6x127 cm

CAROFIGLIO VS OSTUNI, LOUIS CK E GLI SMITHS

LETTERA AL DIRETTORE DI LISA NUR SULTAN


Gentile Direttore, come promesso le mando la seconda serie degli allegati di filosofia 2.0. La avviso che sono le ultime cartucce, perch a mia memoria gli slogan famosi sono finiti. E a 'sto punto non serve scomodare altri pensatori. Che riposino in pace. Ultimi titoli: Come diceva Platone, That's Amore. Come diceva Bacone, Provare per credere. Come diceva Schopenhauer, La potenza nulla senza il controllo. Come diceva Hegel, Se lo puoi immaginare lo puoi costruire. Come diceva Hannah Arendt, Very Normal People. Come diceva Max Weber, For successful living. Come diceva Luce Irigaray, Sensing the Difference. Come diceva Marx (vol. 2), Wir leben Autos. Come chiariva Galileo, J'Adore. e -gran finale di serieHerbert. Fate l'amore con il Marcuse.

Come prendersi per il culo


di FRANCESCO PACIFICO Due uomini di lettere diversamente abili: uno abile nel vendere i propri romanzi, un altro nelleditare e vendere i romanzi altrui. Due eccellenze italiane, Gianrico Carofiglio e Vincenzo Ostuni, divise dal premio Strega, sfuggito a entrambi per un soffio lestate scorsa. Su facebook, per la frustrazione di aver visto perdere il suo Emanuele Trevi, Ostuni offende Piperno dicendo che ha scritto un libro midcult (ossia finto-autentico, finto-valido) e d dello scribacchino e mestierante a Carofiglio. Se la prende anche con il mercato dei voti dello Strega. Carofiglio lo invita a comparire in tribunale (Piperno no). Una serie di intellettuali e scrittori italiani, diciamo romani, diciamo amici di Ostuni, si incontra davanti a un commissariato per affermare il diritto costituzionale di dichiarare impunemente gli stessi insulti di Ostuni a Carofiglio. Carofiglio puntualizza su Repubblica: solo un invito a comparire, non una querela, come avete detto voi, se Ostuni mi chiede scusa diamo insieme i soldi delle spese legali in beneficenza. Cosa? Lintera vicenda si distingue per lassoluta mancanza di autoironia dei protagonisti, che avrebbero molti motivi per annunciare al mondo letterario di sentirsi due babbei. Anche se mascherato ideologicamente, lodio per i rivali un sentimento naturale degno di compassione. La competizione un grande argomento da commedia e di recente il pi importante comico americano Louis CK ne ha appena fatto oggetto di tre episodi della terza stagione della sua serie Louie. Ecco la trama: il campione dei late show, David Letterman, va in pensione e alla CBS cercano un sostituto. Sar Louis CK o lultrafamoso Jerry Seinfeld? Louie viene candidato al ruolo perch una sera salva la puntata dello show rivale di Letterman, quello di Jay Leno, dopo una buca improvvisa di Tom Cruise. Louie diventa il primo ospite, tiene banco, il video della sua performance diventa virale, la CBS lo chiama. Comincia lintrigo: il posto di Letterman uno dei pi ambiti della tv americana. Ed ecco subito il viscido Leno nella parte di se stesso che gli telefona dal suo ufficio: lo ringrazia per lo show e aggiunge: Ho sentito dire che prendi il posto di Dave. Io so tutto. Roba grossa. Louie: Posso chiederti una cosa? Devo prenderlo? Musica triste. Leno dice: Non lo fare. Ora sei il comico fico. Un tempo lo ero io. Ma poi devi fare 14 minuti ogni sera. Nessuno fico ogni sera. Magari qualcuno me lavesse detto. Wow. Ok. Spero che lo prendi! E se lo prendi, lultima volta che ci parliamo da amici. Buona fortuna. Questo scambio molto denso per chi conosce le cosiddette late show wars. Leno e Letterman si odiano da anni. Leno considerato lex brillante che si sputtanato (anche Letterman, ma Leno di pi). Qui Leno ha ammesso lacrimosamente di essersi sputtanato. E Leno nella realt uno squalo che per esempio si ripreso con la forza il suo show dopo che era stato consegnato allemergente Conan OBrien. Ma c di pi: subito dopo interviene Chris Rock, altro grande comico, e dice a Louie che Jay Leno un bugiardo, che in realt adora il suo lavoro: la sua vita. Sta solo cercando di sbarazzarsi di te. Cos lo sputtanato Leno si lascia coprire di ulteriore ridicolo facendosi dare del bugiardo e del venduto. Alla fine Louie scopre che il suo coinvolgimento nello show era un trucco della CBS per strappare un contratto peggiore a Letterman, che avrebbe comunque rinnovato. Lentourage di Letterman ha chiamato, gli rivela il suo agente: Dicono che sei morto: non andrai pi al Late Show. Mai pi. Un amico comico gli dice: Vedila cos: hai tolto venti milioni a quel coglione. Ultima scena: un tristissimo Louie a Broadway, sotto le insegne gialle Late Show dellEd Sullivan Theater, alza le braccia al cielo: Ce lho fatta! Ce lho fatta! Ehi Letterman, ce lho fatta! Vaffanculo! Delle due luna: o Letterman complice (altrimenti come avrebbero potuto usare gli interni del suo studio nelle riprese?), oppure vittima: ma non lo querela. Leno, CK, Letterman: persone di potere che si sanno prendere per il culo. E ora, una lezione di autodenigrazione dallInghilterra. Cade questanno il trentennale della nascita degli Smiths. Morrissey, il frontman, scrive testi autobiografici che possono essere presi alla lettera come lamentazioni struggenti, oppure ironicamente come grandi autoprese per il culo. Cito un pezzo che vale per tutti. Si chiama: Il cielo sa che ora sono infelice. Ecco landamento circolare della lamentazione: Ero felice nelle nebbie di una sbronza, ma il cielo sa che ora sono infelice Cercavo un lavoro, lho trovato, e il cielo sa che ora sono infelice. Perch dono tempo prezioso a gente a cui non importa se vivo o muoio? Passano due amanti allacciati, e il cielo sa che ora sono infelice Sarebbe bello essere cos ironici. Nelle 500 battute che mi mancano far una prova di autodenigrazione: io sono andato alla manifestazione in difesa di Ostuni perch mi sentivo in colpa di aver pensato male dei suoi status su facebook. Non volevo apparire disimpegnato agli occhi suoi, di Gabriele Pedull, di Andrea Cortellessa. Poi quando altri intellettuali mi hanno preso per il culo perch era una causa persa, ho detto che ci ero andato per il mio complesso di inferiorit con Andrea Cortellessa. Ho bisogno di amore. Sono infelice. Nessuno mi vuole. Tranne Mondadori.

(segue dalla copertina) Questantropologia greve, figlia soltanto della voglia merceologica di acchiappare pi pubblici possibile, diventa discorso egemone: i comici citano la televisione, la televisione cita i comici, i comici copiano i comici - le commedie scollacciate con Banfi e Montagnani con la loro sgangherata sciatteria erano pi libere, gli sketch degli Squallor avanguardia Sembra incredibile: le televisione satellitare ci d la possibilit di vederci tutte le sere il David Letterman Show, su internet si possono trovare gli spettacoli dei comedians sottotitolati (lode al lavoro di comedysubs), eppure nessuno sembra imparare. Le poche eccezioni rispetto a questo pensiero unico da risata pavloviana Maurizio Milani, Saverio Raimondo, Corrado Guzzanti, Alessandro Bergonzoni, Antonio Albanese, il gruppo della serie Boris, chi altro? rappresentano una minoranza. Sono artisti che almeno stanno nel loro tempo, a volte a tal punto da essere plagiari come Luttazzi o derivativi come i Soliti Idioti o ripetitivi come Lillo e Greg o populisti come Maurizio Crozza, ma almeno producono delle forme minimamente credibili, se confrontati con quello che possiamo vedere sulle tv straniere o sul web. Minoranze come il cooperative writing svolto dal sito Spinoza.it, per esempio, che vale anche pi per il metodo che per i risultati (molto buoni). Oppure, come i testi di Mattia Torre, ora pubblicati da Dalai, che hanno il pregio anche di rinnovare la comicit scritta (vedi la riedizione dei libri di Fantozzi per Stile Libero). Oppure, lultimo spettacolo di Teatro Sotterraneo, Homo ridens, che indaga dal vivo insieme al pubblico proprio i meccanismi della comicit. Oppure il lavoro ventennale di Antonio Rezza o del Tony Clifton Circus che distruggono la falsa catarsi del cabaret, per dar voce, vivaddio, a quella splendida violenza che non faccia sembrare la nostra reazione davanti a un comico sempre pi simile a una stanca, arrendevole, risata registrata. CHRISTIAN RAIMO

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