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Romeo Astorri

La Segreteria di Stato nelle riforme di Paolo VI e Giovanni Paolo II


In: Mlanges de l'Ecole franaise de Rome. Italie et Mditerrane T. 110, N2. 1998. pp. 501-518.

Riassunto Romeo Astorri, La Segreteria di Stato nette riforme di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, p. 501-518. La riforma della Segreteria di Stato trova nella riforma generale della Curia il suo punto di riferimento. Paolo VI la concepisce corne il primo diastero della Curia, con il compito di aiutare da vicino il romano pontefice nella preoccupazione per la Chiesa universale e nelle relazioni con i vari dicasteri. Ad essa viene affiancato il consiglio per gli Affari pubblici, con la competenza per tutti i rapporti con i governi civili o che abbiano a che fare con le leggi civili. Al segretario di Stato compete l'ufficio di prefetto del consiglio per gli Affari pubblici. Giovanni Paolo II, con la Pastor bonus, unifica le due sezioni della Segreteria e accentua la sua funzione di strumento di collaborazione con il pontefice. La prima sezione mantiene i compiti affidati precedentemente alla Segreteria, la seconda eredita le competenze del consiglio per gli Affari pubblici. Con la riforma del 1988 la Segreteiia di Stato viene ad assumere sempre di pi la funzione di organo di governo della Chiesa universale e perde l'analogia con gli organi dei governi civili.

Citer ce document / Cite this document : Astorri Romeo. La Segreteria di Stato nelle riforme di Paolo VI e Giovanni Paolo II. In: Mlanges de l'Ecole franaise de Rome. Italie et Mditerrane T. 110, N2. 1998. pp. 501-518. doi : 10.3406/mefr.1998.4574 http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_1123-9891_1998_num_110_2_4574

ROMEO ASTORRI

LA SEGRETERIA DI STATO NELLE RIFORME DI PAOLO VI E DI GIOVANNI PAOLO II

La riforma di un ufficio, pur importante, come la Segreteria di Stato, non pu essere vista come un punto isolato, ma considerata un momento di un processo pi ampio, in questo caso quello della riforma della curia, il quale, a sua volta, va posto nel quadro pi generale del mutamento del l'istituzione ecclesiastica. Pur se, anche recentemente, autorevoli studiosi hanno sottolineato, in riferimento alle riforme tridentine, che l'opera di autoriforma del papato si limit ad una serie di operazioni cosmetiche ' e hanno ricondotto l'ev oluzione della Curia ad una sorta di modernizzazione : alle aristocratiche rivendicazioni di co-reggenza di un collegio cardinalizio composto da <principi della Chiesa> subentra l'assolutismo pontificio che riduce i cardi naliad una sorta di burocrati di carriera al servizio del papa2 e senza ne gare, per riprendere un'altra espressione, che si sia in presenza della accettazione di determinate strutture come soluzioni sovratemporali3, che rivela, come hanno mostrato le ricerche di Paolo Prodi, un sostanziale all ineamento del papato alla concezione assolutista delle monarchie moderne, a mio parere, anche nel caso delle riforme degli anni dell'et moderna, non si pu prescindere dal ripercorrere il filo sottile della riflessione teologicogiuridica. Se guardiamo, infatti, alla cronologia delle riforme generali della Curia romana, notiamo che esse sono collegate sempre ad un tentativo di codificazione del diritto della Chiesa. E questo si presenta, a sua volta, co me la conseguenza pi meno diretta di un concilio. Negli anni del Tridentino, le vicende del Liber septimus del Pinelli si

1 W. Reinhard, // concilio di Trento e la modernizzazione della Chiesa. Introdu zione, P. Prodi e W. Reinhard (dir.), // concilio di Trento e il moderno, Bologna, in 1996, p. 40. 2 Ibid., p. 41. 3 V. Reinhardt, La Santa Sede e l'Europa, in F. Citterio e L. Vaccaro (dir.), Storia religiosa della Svizzera, Milano, 1996, p. 13. MEFRIM - 110 - 1998 - 2, p. 501-518.

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sono concluse con un fallimento, e tuttavia anche quel tentativo indica co me concilio, codificazione e riforma della Curia si presentino collegate. A maggior ragione una tale considerazione vale per le tre riforme generali di questo secolo, quando il processo di detemporalizzazione del diritto della Chiesa mette in luce, con maggiore evidenza, il loro substrato ecclesiologi co. Malgrado il giudizio di temporalismo giuridico, formulato nel con testo di una valutazione molto critica da Alberigo4, a proposito delle rifo rme inizio secolo, la sua linea interpretativa si fonda, forse con qualche di forzatura, proprio su tale collegamento. Non si intende certo, con queste r ifles ioni, ridurre la riforma della Segreteria di Stato ad un elemento indi stinto del mutamento generale della Curia di cui fa parte, ma tengo a riba dire che, senza collocarla in un contesto pi vasto, la sua vicenda sarebbe di difficile comprensione. Il quadro di insieme Per delineare un quadro di insieme nel quale collocare il nostro tema occorre risalire, persino ovvio il notarlo, al Vaticano II e al processo che investe tutta l'istituzione ecclesiale e, in particolare, la struttura centrale su cui si poggia il governo della Chiesa universale. La lunga storia della Curia romana presenta, negli anni seguenti il conc ilio Vaticano II, una forte accelerazione del processo di riforma, tanto che delle tre riforme generali che si sono succedute, dopo quella di Sisto V del 22 gennaio 1588, due si presentano come diretta conseguenza della cel ebrazione dell'ultimo concilio Vaticano. Le riforme della Segreteria di Stato sono, dunque, un momento del pi vasto processo attraverso il quale, prima Paolo VI e, in seguito, Giovanni Paolo II attuano la volont espressa dai padri conciliari nel decreto Chri stus Dominus di riformare la Curia, tanto che, come stato notato da Uginet5 a proposito della Regimini Ecclesiae universae e da Castillo Lara per la Pastor bonus6 le due costituzioni non sono comprensibili senza fare riferi4 G. Alberigo, Le concezioni della Chiesa e i mutamenti istituzionali, in G. Alberi go Riccardi (dir.), Chiesa e papato nel mondo contemporaneo, Roma-Bari, 1990, e A. p. 70. 5 F.-C. Uginet, La constitution Regimini Ecclesiae universae, in Paul VI et la mod ernit dans l'glise. Actes du colloque organis par l'cole franaise de Rome, Roma, 1984, p. 604. 6 J. R. Castillo Lara, Presentazione, in La Cuna romana nella cost. ap. Pastor bo nus, Citt del Vaticano, 1990, p. VII.

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mento al Vaticano II. Non potendo certo essere questa la sede per analizzar e del rapporto tra Curia e collegialit episcopale, ci limitiamo a in il tema dicare i passi conciliari che delineano le ragioni funzionali della riforma della Curia. Nel decreto sui vescovi, i padri conciliari chiedono che i dicasteri della Curia novae ordinationi, necessitatibus temporum, regionum ac Rituum magis aptatae, subiciantur, praesertim quod spectat [...] inter se laborum coordinationi7 e a questo auspicio va aggiunto il discorso tenuto da Paolo VI durante la 8a sessione del Concilio8. Questi, almeno a mio avviso, sono i principali testi di riferimento per la riforma generale della Curia, ma nei documenti conciliari si possono trovare anche alcuni precedenti della nuo va posizione assunta dalla Segreteria di Stato e dei passi cui si ispira dire ttamente la sua riforma. Per quanto concerne il primo aspetto, gi nel corso della consultazione che ha costituito la fase antepreparatoria del Concilio, il generale dei Ges uiti aveva proposto la costituzione di un organismo coordinatore tra le congregazioni e gli uffici della Santa Sede e la Congregazione concistoriale aveva, a sua volta, proposto di creare un organismo consultivo permanent e composto da rappresentanti delle varie congregazioni, che costituisse quello che nelle amministrazioni degli Stati moderni si chiama il consig lio ministri. A capo di tale organismo dovrebbe essere il cardinale Se dei gretario di Stato9. Mentre per il secondo si deve fare riferimento alle indi cazioni sul nuovo ruolo dei legati del romano pontefice, il cui compito va determinato ratione habita muneris pastoralis episcoporum proprii10 e della riflessione sui rapporti tra Chiesa e Stato, tra societ politica e societ reli giosa che emergono dalla costituzione pastorale Gaudium et spes e dalla d ichiarazione sulla libert religiosa Dignitatis humanae. Cos l'immagine del rapporto tra Stato e Chiesa, quale si evidenzia nel la Gaudium et spes esce dalla logica delle relazioni tra due autorit, per tra sformarsi in quella tra societ civile e societ religiosa, e anche la dichiara zione circa l'indifferenza della Chiesa rispetto a qualsiasi regime politico, 7 Christus Dominus [d'ora in poi CD], 9. Per la discussione avvenuta in sede conciliare sulla riforma della Curia, cfr. G. P. Milano, Riforma della Curia e collegial it episcopale dal Vaticano II alla Pastor bonus, in Scritti in memoria di Pietro Gismondi, v. 2, t. I, Milano, 1991, p. 673-752. 8 Paolo VI, Allocuzione Publica haec sessio, 18 novembre 1965, in AAS 57, 1965, p. 978-984 [ora anche in Enchiridion Vaticanum. I. Documenti del concilio Vaticano II (1962-1965), Bologna, 1993, p. 270-287]. 9 Acta et documenta concilio oecumenico Vaticano II apparando, series I, Antepreparatoria, voi. Ili, p. 306. 10 CD, 9.

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purch vengano rispettati i diritti fondamentali della persona e della fami glia e vengano riconosciute le esigenze del bene comune11 va, e non solo indirettamente, a influire sulla nuova struttura che assumer la Segreteria di Stato. Ancora le altre affermazioni della Gaudium et spes, secondo le quali la Chiesa in nessuna maniera si confonde con la comunit politica e non legata ad alcun sistema politico 12 e che essa non pone la sua speranza nei privilegi offertile dall'autorit civile, anzi che essa rinunzier all'esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso po tesse far dubitare della sincerit della sua testimonianza nuove circostan ze esigessero altre disposizioni13 e quelle del decreto Dignitatis humanae, nelle quali il diritto di libert religiosa direttamente collegato alla natura della persona umana e nelle quali viene proclamato il principio che il pote re civile esce dai limiti della sua competenza se presumesse di dirigere e di impedire gli atti religiosi14 non segnano la fine di un'epoca, solamente agli occhi di una dottrina, cresciuta nel culto dello ius publicum ecclesiasticum, ma, probabilmente, aprono alla diplomazia vaticana, ancora legata al ricordo dei successi conseguiti con i concordati firmati tra le due guerre, una nuova prospettiva. Da ultimo il collegamento tra concilio, riforma delle istituzioni eccles ialie riforma della Curia esplicitamente indicato da Paolo VI, che nella Regimini Ecclesiae universae annota, ribadendo il discorso con cui aveva aperto la seconda sessione del Concilio, il primo da lui pronunciato davanti all'assise conciliare, che non dunque la riforma cui mira il concilio, un sovvertimento della vita presente della Chiesa, ovvero una rottura con la sua tradizione, in ci che essa ha di essenziale e di venerabile, ma piuttosto un omaggio a tale tradizione15. In questo contesto tipicamente montiniano, che ha indotto Manzanares a parlare di pedagogia de gradualidad16 e Congar di nouvelle centra-

11 Gaudium et spes, 42. 12 Ibid., 76. 13 Ibid. 14 Dignitatis humanae, 3. 15 Paolo VI, Costituzione apostolica Regimini Ecclesiae universae de romana Curia, 15 agosto 1967, in AAS, 59, 1967, p. 885-928 [ora anche in Enchiridion Vaticanum. II. Documenti ufficiali della Santa Sede 1963-1967, Bologna, 1979, p. 1277. Per uno sguardo di insieme sulla riforma della Curia di Paolo VI cfr. P. Delgado, La Curia romana. El gobierno central de la Iglesia, Pamplona, 1973. 16 J. Manzanares, La reforma de la Curia Romana por Pablo VI, in Paul VI et les rformes institutionelles dans l'glise, Brescia, 1987, p. 51

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lisation17, la novit pi rilevante e significativa, ma anche pi controversa, della Regimini Ecclesiae universae, va vista, come ha sottolineato il card. Palazzini, nella valorizzazione attribuita alla Segreteria di Stato, posta a capo della Curia con due organismi, collocati rispettivamente al primo e al secondo posto tra tutti i dicasteri della Curia18, nel renversement comp let de la vapeur che porta, l'ufficio che Uginet definisce le moteur de la Curie19 al primo posto tra tutti i dicasteri vaticani. Ancora, ma questo un aspetto sul quale non posso soffermarmi, nella riforma montiniana sono indubbiamente presenti elementi che riconduco no biografia. Come nota, tra gli altri Uginet, Paolo VI aveva acquis alla sua ito una conoscenza del milieu curial comme peu de prlats pouvaient l'avoir e, nel pensare la riforma, ne pouvait... pas oublier les difficults qu'il y avait rencontres, sinon les blessures qu'il y avait reues20. La Segreteria di Stato nella Regimini Ecclesiae universae Una esposizione delle struttura e della natura della Segreteria di Stato, in questa che la prima attuazione delle indicazioni conciliari, deve tenere in considerazione le scelte generali che riguardano la Curia nel suo insie me,come l'assegnazione alle congregazioni, quali membri di diritto, anche di alcuni vescovi diocesani21, l'applicazione del principio della internazio nalizzazione del personale Curiale, la nomina ad tempus dei responsabili delle congregazioni, dei loro membri, dei segretari e dei consultori. Due mutamenti, non solo meramente formali, appaiono, tuttavia, im mediatamente evidenti. Secondo la REU l'ufficio si denomina Segreteria di Stato papale e, ancora, il fatto che la Segreteria di Stato e il Consiglio degli affari pubblici scavalcano le congregazioni e occupano il primo e s econdo posto nell'ordine della Curia. Nel Codice del 1917 la Segreteria era, infatti, al penultimo posto tra gli uffici e la Congregazione per gli affari ecclesiastici straordinari precedeva solo la congregazione per i seminari e le universit e quella per le Chiese orientali, che era stata fondata dopo il 1917. Sia la nuova denominazione, che il nuovo rango occupato nell'ordine della Curia riflettono il ruolo affidato a questo ufficio che di proxime iu17 Y.-M. Congar, Remarques gnrales, in Paul VI et la modernit... cit., p. 852. 18 P. Palazzini, Le congregazioni romane, in La Curia... cit., p. 194. 19 F.-C. Uginet, La constitution... cit., p. 610. 20 Ibid., p. 605. 21 Cfr. Paolo VI, Lettera apostolica Pro comperto sane, 6 agosto 1967, in AAS 59 (1967), p. 881-884 [ora anche in Enchiridion Vaticanum. 2... cit., p. 1264-1269].

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vandi Summum Pontifcem, turn in cura universae Ecclesiae, turn in relationibus cum Dicasteriis Romanae Curiae22. Anche il Consilium pro publicis Ecclesiae negotiis che pure ha, come vedremo, una natura autonoma, viene investito dal nuovo ruolo. I compiti specifici della Segreteria di Stato papale sono, oltre quello di sbrigare gli affari speciali che le sono affidati dal pontefice, quello di occuparsi degli ordinaria negotia che non rientrino nella competenza specifica degli altri dicasteri della Curia, di favorire i rapporti con questi ultimi e, fatta salva la competenza e, quando sia necessario, l'accordo del Consiglio per gli affari pubblici, quelli con i vescovi e i legati pontifici, con i governi civili e i loro rappresentanti e con le persone private. Della Segreteria fanno parte anche una serie di uffici, tra cui quello per la redazione in lingua latina delle lettere apostoliche e degli altri document i sono affidati dal sommo pontefice; quello per la spedizione dei che le brevi di minore importanza23, in particolare per il conferimento di canonic ati dignit nei capitoli delle basiliche romane e l'ufficio per la raccolta e di delle riviste, dei giornali e delle informazioni in genere. La Segreteria di Stato deve esercitare poi un compito di vigilanza, da sola, sull'ufficio di sta tistica e, insieme al consiglio per gli affari pubblici, sulla commissione del lecomunicazioni sociali. A questi compiti se ne aggiungono altri affidati personalmente al se gretario di Stato che, qualora lo ritenga opportuno, ha il potere di convocar e i cardinali prefetti dei dicasteri per coordinare i lavori di tutti, per dare informazioni e per ricevere suggerimenti. Il ruolo del segretario di Stato rileva anche dal fatto che a lui deve r ispondere il Governatorato della Citt del Vaticano e fare riferimento, alla luce di un chirografo del 6 aprile 198424, la Pontificia Commissione per lo Stato della Citt del Vaticano. Con questo documento il pontefice gli con cede alto e speciale mandato a rappresentarci nel governo civile dello Sta to Citt del Vaticano e ad esercitare, in nostro nome e in nostra vece, [...] i poteri e le responsabilit inerenti alla nostra sovranit temporale nel mede simo Stato dal quale garantita l'indipendenza da ogni potest terrena di

22 Paolo VI, Costituzione apostolica Regimini Ecclesiae universae de romana Curia [d'ora in poi REU], 15 agosto 1967, art. 19 1, in AAS, 59, 1967, p. 885-928 [ora anche in Enchiridion Vaticanum. 2... cit., p. 1274-1345]. 23 Con la lettera apostolica Quo aptius del 27 febbraio 1973 tutte le funzioni del laCancelleria apostolica vengono trasferite alla Segreteria di Stato. 24 Giovanni Paolo II, Chirografo Le sollecitudini crescenti, 6 aprile 1984, in AAS, 76, 1984, p. 495-496 [ora anche in Enchiridion Vaticanum. IX. Documenti ufficiali della Santa Sede 25-1-1983/14-12-1985, Bologna, 1991, p. 766-767].

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questa Sede Apostolica romana che la provvidenza ci ha chiamato a reggere 25 La funzione di collaborazione diretta con il pontefice della Segreteria di Stato si rivela anche nel compito affidatole di provvedere a porre in esse re tutti gli atti attinenti alla nomina del personale di Curia di nomina pontif icia(rappresentanti pontifici, prelati superiori, vale a dire i collaboratori immediati del cardinale preposto al dicastero, che hanno la responsabilit della direzione immediata dell'ufficio, uditori di Rota e officiali maggiori). Il Consiglio per gli affari pubblici, che, denominato precedentemente Congregazione per gli affari ecclesiastici straordinari, costituiva la prima sezione della Segreteria di Stato, viene con la REU, da questa separato e di stinto, anche se con essa deve mantenere assiduas rationes. La stretta cont iguit tra Segreteria e Consiglio significata innanzitutto dal fatto che l'ufficio di prefetto del Consiglio e quello di segretario di Stato devono esse re affidati alla medesima persona. Il Consiglio per gli affari pubblici risulta competente per tutte le questioni che si devono trattare con i governi civili, per quelle che gli sono affidate dal sommo pontefice, in particolare quando cum legibus civilibus aliquid habent coniunctim, per tutto ci che riguarda le rappresentanze pontificie, di comune accordo con la Segreteria di Stato, quacum insuper arctiorbus nexibus iungitur, quoties quoque competentiatn materia pertractanda ingrediatur26. Da ultimo, a evidenziare ulteriormente la posizione centrale e sovraordinata (sia pure solo funzionalmente) conferita alla Segreteria di Sta to dalla riforma27, va sottolineato che il segretario, per la natura particola re ufficio, non nominato ad quinquennium, ma ad nutum del del suo sommo pontefice28 e, ancora, la norma, secondo la quale, in caso di sede vacante, il sostituto mantiene la direzione dell'ufficio, rispondendone dire ttamente al collegio cardinalizio29, in quanto anche in tal modo essa viene

25 Ibid. 26 REU, 28. 27 G. P. Milano, // sinodo dei vescovi e la riforma della Curia romana, in M. Guasc o, Guerriero e F. Traniello (dir.), Storia della Chiesa. XXV/1. La Chiesa del Vatica E. no(1958-1978), Cinisello Balsamo, 1994, p. 559. II 28 Pontificia commissio decretis concilii Vaticani II interpretandis, Responsa ad proposita dubia, 18 aprile 1974, in AAS, 65, 1973, p. 220-221 [ora anche in Enchiri dion Vaticanum. Supplementum 1, Documenti ufficiali della Santa Sede. Omissa 1962-1987, Bologna, 1990, p. 460-463]. 29 Questa disposizione viene confermata nella costituzione apostolica Romano Pontifice eligendo de sede apostolica vacante deque electione romani pontificis, 1 ot tobre 1975, in AAS, 67, 1975, p. 918-977 [ora anche in Enchiridion Vaticanum. V. Do cumenti ufficiali della Santa Sede 1974-1976, Bologna, 1979, p. 917-977].

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chiaramente distinta dagli altri dicasteri e collegata pi direttamente al sommo pontefice. Per un quadro esauriente della riforma paolina si deve, tuttavia, fare riferimento anche ad un altro documento pontificio, la lettera apostolica di Paolo VI del 24 giugno 1969 sull'ufficio dei legati pontifici30. Il tentativo di adeguare le funzioni dei legati alle indicazioni conciliari, pur non riguardando direttamente la Segreteria di Stato, comporta per l'at tivit di quest'ultima notevoli cambiamenti. Paolo VI, nell'indicare i compit i rappresentanti pontifici, sottolinea come Per legatos vero Nostros, dei qui apud varas degunt Nationes, vitam ipsam Filiorum Nostrorum participamus, eique veluti inserimur31, privilegiando cos la loro rappresentanza presso le singole Chiese, anzi in un certo senso il rapporto diretto con i fe deli. vero che la loro missione non si esaurisce nel servizio delle singole Chiese, ma il loro invio presso le supreme autorit degli Stati nei quali ra dicata presente in qualche modo la Chiesa cattolica affianca e, in un cer tosenso, non precede i compiti derivanti dal loro invio presso le Chiese na zionali. Infatti scopo primario e specifico della missione del rappresen tante pontificio di rendere sempre pi stretti ed efficaci i vincoli di unit esistenti tra la sede apostolica e le Chiese locali32. In questo contesto si spiega perch il dovere di tutelare, in concorde azione con i vescovi, presso le autorit civili del territorio in cui esercita il

30 Paolo VI, Lettera apostolica SoUicitudo omnium Ecclesiarum de muneribus legatorum romani pontificis, 24 giugno 1969, in AAS, 61, 1969, p. 473-484 [ora anche in Enchiridion Vaticanum. IH. Documenti ufficiali della Santa Sede 1968-1970, Bo logna, 1977, p. 774-795]. Sui legati pontifici cfr. tra gli altri G. Laiolo, Funzione ec clesiologica delle rappresentanze pontificie, in La scuola cattolica, 97, 1969, p. 205-231; M. Oliveri, Natura e funzioni dei legati pontifici nella storia e nel contesto ecclesiologi co del Vaticano II, Citt del Vaticano, 1982; A. Talamanca, / rappresentanti pontifici nella nuova normativa canonica, in Vitam impendere vero. Studi in onore di Pio Ciprotti, Citt del Vaticano, 1986, p. 277-295; D. Le Tourneau, Les lgats pontificaux dans le Code de 1983, vingt ans aprs la constitution apostolique SoUicitudo omnium Ecclesiarum, in L'anne canonique, 32, 1989, p. 229-260. Per una valutazione dell' azione diplomatica di Paolo V, cfr. A. Dupuy, Paul VI et la diplomatie pontificale, in Paul VI et la modernit... cit., p. 455-477 e F. Margiotta Broglio, I concordati di Paolo VI, in Paul VI et la modernit... cit., p. 479-528. 31 Paolo VI, Lettera apostolica SoUicitudo omnium Ecclesiarum de muneribus legatorum romani pontificis, 24 giugno 1969, in Enchiridion Vaticanum. IH cit., p. 778. 32 Ibid., IV, 1.

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suo ufficio, la missione della Chiesa e della Santa Sede... appartiene anche a quei rappresentanti pontifici che sono privi del carattere diplomatico33. Il rappresentante pontificio ha il compito di tenere regulariter i rapport i tra Stato e Chiesa, fatto che comporta, in particolare, la stipulazione di accordi concordatari di altro tipo .quae de negotiis agunt ad ius publicum pertinentibus . Se in tal modo si fa direttamente riferimento al Consiglio per gli affari pubblici, la multiforme attivit del rappresentante pontificio svolta sotto la guida e secondo le istruzioni del cardinale segretario di Stato e prefetto del Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa verso il quale egli [il rappresentante pontificio N.d.A.] direttamente responsabile del mandato affidatogli dal romano pontefice34. Dal documento emerge una concezione non diplomatica del ruolo dei legati pontifici e proprio per questo desta un certo stupore che la definizio neStato e della Chiesa come realt che hanno finalit di ordine diver dello so, accompagnata dalla conclusione che non est inftiandum. . . Ecclesia siam et Civitatem, in suo cuiusque ordine, esse societates perfectae, ac propriis inde poliere iurbus et mediis, suisque utique legibus35. La nozione di societas perfecta riflette, in modo evidente, una cultura giuridica, quella della scuola dello ius publicum ecclesiasticum, tradizionale delle facolt giuridiche pontificie, nelle quali si forma la stragrande maggioranza del personale e dei consultori della Segreteria di Stato, ma che proprio i docu menti conciliari sembravano avere superato. La struttura della Segreteria di Stato, quale emerge dall'articolato della REU, molto distante dalla Sapienti constilo, riproposta dal Codice del 1917, allora in vigore. Non pi tre sezioni, la prima costituita dalla Congre gazione per gli affari ecclesiastici straordinari, la seconda cui competono gli affari ordinali e la terza costituita dalla cancelleria dei brevi apostolici, ma una struttura unitaria, in quanto dalla segreteria vera e propria viene distaccato il Consiglio per gli affari pubblici. Inoltre le funzioni della vec chia Congregazione vengono almeno in parte assorbiti dalla Segreteria di Stato. Il legame tra questi due dicasteri dato, oltre che dal sovrapporsi di talune competenze, dal fatto che l'ufficio di segretario di Stato e di prefetto del Consiglio devono essere affidati alla medesima persona. Dal confronto del can. 255 del Codice del 1917 con gli artt. 26-28 della REU si nota chiara mente la diversa ripartizione delle competenze. La competenza circa la erezione e la modifica delle circoscrizioni dio cesane e la nomina dei vescovi, quoties hisce de rebus cum civilibus guber33 Ibid., IV, 3. 34 Ibid., IV, 5. 35 Ibid., in Enchiridion Vaticanum. IH cit., p. 780.

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niis agendum est si trasforma in quella di omnia agere quae cum civilibus guberniis agenda sunt. Al n. 49 2 di REU si precisa poi che gli atti vanno trattati dal Consiglio per gli affari pubblici, che l'affare va seguito in accor do la Congregazione dei vescovi e presentato all'assemblea mista dei con cardinali. Vengono escluse l'Italia e i paesi indicati nella notificazione di Pio XI del 5 luglio 1925, cio quelli ai cui governi era riconosciuto il diritto di prenotificazione, ma soprattutto quello di presentare obiezioni di carat terepolitico sul candidato. degno di nota che tale diritto venne ricono sciuto, negli anni successivi alla Prima Guerra mondiale, pur in assenza di accordi concordatali, anche alla Francia36. La Segreteria di Stato, quale risulta dalla REU, trova nelle funzioni connesse all'attivit di segreteria papale il suo carattere fondamentale e an che la funzione diplomatica, che continua ad appartenerle, malgrado la creazione di un organismo, al quale vengono affidate le relazioni con gli Stati e che la stessa costituzione apostolica dichiara volere distinguere ac seiungere dalla struttura madre, assume un significato nuovo. Il compito di coordinamento che le viene assegnato, come nota ancora il card. Palazzini, comporta il fatto che da una linea pi orizzontale, per cui tutte le congregazioni si trovavano su un piede di parit e le questioni venivano trattate e decise nelle udienze di tabella concesse al cardinale pre fetto al segretario, si passati ad una linea pi accentuatamente vertical e. Abolite, infatti, le udienze di tabella (gi con Giovanni XXIII e Paolo VI)... spesso, ..., non pi il capo dicastero a riferire al Santo Padre, ma il segretario di Stato il sostituto della Segreteria di Stato37. La posizione centrale assunta dalla Segreteria di Stato ha indotto qual che interprete a parlare di un ufficio che costituerebbe ne sorte de secre tariat prsidentiel plac au-dessus des Congrgations et des offices38, una supercongregazione 39 un superdicastero40, ancora di un ufficio che avrebbe un rle d'tat major , ma tale giudizio che risponde ad una valutazione eminentemente funzionale della nuova struttura della Curia e della 36 J. Vavasseur Desperriers, La France et le Saint-Sige dans les annes vingt, in Achille Ratti pape Pie XI, Roma, 1996, p. 782. 37 P. Palazzini, Le Congregazioni... cit., p. 204. 38 F. Uginet, La constitution... cit., p. 610. 39 K. Walf, Lacune e ambiguit del Vaticano li, in Cristianesimo nella storia, 2, 1981, p. 200. 40 H. Schmitz, Die Reform der rmischen Kurie. Vollzug und Weitherfhrung (1968-1975). Sammlung neuer Erlasse, in Nachkonziliare Dokumentation, 47, Treveri, 1976, p. 59. 41 J.-B. d'Onorio, Paul VI et le gouvernement central de l'glise (1968-1978), in Paul VI et la modernit... cit., p. 627.

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segreteria, se trova un fondamento nel fatto che tra i criteri che hanno ispirato la riforma non appare con immediatezza l'esigenza di realizzare il principio di collegialit episcopale comunque non appare una attenzione qualificata ad essa42, non trova corrispondenza nella constatazione che il potenziale ruolo di coordinamento e propulsione sancito dall'art. 18 di REU risulta attenuato dalla mancata previsione di stabili riunioni, essen do rimandato alla discrezione del segretario di Stato convocarle pro opportunitate e stabilire gli ordini del giorno43. Anche a proposito delle relazioni con le autorit civili, che la segreteria deve favorire, tale compito viene svolto in un contesto normativo molto di verso. Secondo la REU la Segreteria di Stato deve favorire le relazioni con i dicasteri della Curia e, inoltre, con i vescovi, con i legati della santa sede, con i governi civili e i loro ambasciatori, con i privati. Tali indicazioni r iflet ono la visione ecclesiologica del Concilio e l'articolazione dei rapporti tra societ civile e societ religiosa che emerge dai testi conciliari. Alla luce del fatto che i legati pontifici hanno assunto un ruolo pi chiaramente ecclesiale, si deve concludere che, nonostante il loro numero fosse gi notevolmente aumentato, passando dai 15 del 1916 ai 78 del 196844, la caratterizzazione diplomatica della Segreteria di Stato venuta, almeno a mio avviso, mutando. Va, peraltro, rilevato che le indicazioni del la Sollicitudo omnium ecclesiarum non rappresentano una novit assoluta. Anche il Codice pio-benedettino, al can. 267 1, escludeva il carattere me ramente diplomatico dei legati, ma dava la precedenza alla funzione diplo matica rispetto a quella ecclesiale. I legati che avevano il titolo di nunzio di internunzio, quelli cio inviati anche presso gli Stati, avevano come pr imo compito quello di favorire le relazioni tra la Santa Sede e i governi presso cui erano inviati, e, solo in secondo luogo, di in territorio sibi adsignato advigilare... in Ecclesiarum statum et Romanum Pontificem de eodem certiorem reddere. Un riscontro della volont della Santa Sede di far rispettare questa funzione dato da una durissima lettera del card. Gasparri al presidente della Conferenza episcopale svizzera del 18 dicembre 1923 nella quale, l amentandosi che parecchie persone, anche ecclesiastiche, mostrano di cre dere che la missione del nunzio apostolico a Berna abbia carattere esclus ivamente diplomatico, scrive che se cos fosse, sarebbe assai deplorevole 42 G. P. Milano, Riforma... cit., p. 696-697. 43 Ibid., p. 700. 44 Dei 78 legati pontifici, 61 erano nunzi, 1 pronunzio e 16 delegati apostolici. Cfr. per questi dati, W. Weber, Statistiche, in H. Jedin (dir.), Storia della Chiesa. X. La Chiesa nel ventesimo secolo, Milano, 1990, p. 21.

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che si propagasse una tale opinione; poich, a norma dei canoni 267 e 269, codesto nunzio apostolico non solo rappresenta la Santa Sede presso il Go verno della Repubblica federale, ma anche presso la Gerarchla e i fedeli della Svizzera45. La prospettiva post-conciliare diversa. Anche se non sono mancate le critiche sullo statuto dei nunzi46, la dottrina concorde nel ritenere che la diplomazia della Chiesa vise essentiellement procurer l'glise les liber ts ncessaires pour assurer la diffusion du message vanglique. C'est donc la primaut de la pastorale qui guide son action47. Inoltre La fun zione pi centralizzante e generalizzata della precedente seconda sezione che ora diventa la prima... e... l'associazione del Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa alla stessa Segreteria di Stato... quali organi di immed iatacollaborazione col Romano Pontefice48 si presentano come un segno non secondario della prevalenza del servizio diretto del munus petrino, che pone in un orizzonte nuovo le altre competenze tradizionalmente conferi tele e diviene la cifra interpretativa del nuovo ruolo assunto. Il Codice latino del 1983 conferma la scelta di REU e al can. 360 che r iguarda la Curia, mentre fa esplicita menzione della Secretarla Status seu papalis e del Consilium pro publicis Ecclesiae negotiis, si limita, per il resto, a indicare genericamente le congregazioni, i tribunali e altri organismi. Questa scelta da un lato, come nota Schulz, sembra evidenziare una inten zione del legislatore, seppure non esplicitamente dichiarata, di distingue re nel governo della Chiesa universale, gli aspetti legislativo, giudiziario ed amministrativo49, dall'altro, rende il testo, almeno all'apparenza, elusivo, tanto da indurre un altro interpete a giudicarlo il meno attento alla Cur ia... e ai suoi collegamenti con la collegialit episcopale, quali era dato de sumere dal precedente schema50. Pi ampia la modifica per quanto riguarda la funzione e le attivit

45 Archivio diocesano di Sion, 301, . 269, Lettera del segretario di Stato, card. Pietro Gasparri, 18 dicembre 1923. 46 Cfr L. Chevallier, C. Lefebvre e R. Metz, Le droit et les institutions de l'glise catholique latine de la fin du XVIIIe sicle 1978. Organismes collgiaux et moyens de gouvernement, Paris, 1982 {Histoire du droit et des institutions de l'glise en Occident, XVII), p. 387-390. 47 Ibid., p. 389. 48 A. M. Stikler, Le riforme della Curia nella storia della Chiesa, in La Cuna... cit., p. 13. 49 W. Schulz, // codice di diritto canonico e la riforma della Curia romana, in Scrtti in memoria di Pietro Gismondi, v. 2, t. II, Milano, 1991, p. 250. 50 G. P. Milano, Riforma... cit., p. 724.

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dei legati pontifici. Il loro compito nei confronti delle Chiese locali che il Codice pio-benedettino, al can. 267 1, definiva come advigilare, viene completamente riformulato e il loro munus praecipuum individuato, al can. 364, nel recidere frmiora et efficaciora in dies unitatis vincala, quae in ter Apostolicam Sedem et Ecclesias particulares intercdant. Anche se appar e largamente condivisibile la conclusione del Lajolo, secondo la quale 'advigilare del can. 267 non ha natura giurisdizionale e la funzione intraecclesiale specifica e propria della missione del nunzio si manifesta dunque come una funzione tipicamente conoscitiva ed informativa51, non per que stola distanza del Codice attuale da quello pio-benedettino risulta meno r ilevante.

La Segreteria di Stato nella costituzione apostolica Pastor Bonus La pi recente riforma della Curia risale al 198852 e risponde, come vie ne esplicitamente dichiarato, all'esigenza di dare un quadro organico ai mutamenti parziali intervenuti dopo la REU, di compiere quanto previsto dalla codificazione latina e da quella orientale, in quel tempo prossima alla conclusione, di dare una nuova configurazione ai vari dicasteri, ridefinen done le competenze e dando nuova veste alle forme di collaborazione reci proca. Ma la novit pi rilevante della Pastor bonus va considerata la defi nitiva acquisizione di un dato, peraltro gi evidenziatosi in sede di evolu zione storica53, per il quale la Curia viene qualificata come centro coadiutore del papa nell'esercizio del suo supremo ufficio, della sua cura pastorale per il bene e servizio della Chiesa universale e delle Chiese parti colari54, una scelta, questa, confortata dalla dottrina ecclesiologica del concilio Vaticano II, e che definisce la tipicit della sua realt istituzio nale55. La scelta di fondo della riforma appare cos gi evidenziata nella stessa nozione di Curia romana che... l'art. 1... incentra nel rapporto strumenta51 G. Laiolo, Funzione... cit., p. 212-214. 52 Giovanni Paolo II, Costituzione apostolica Pastor bonus de romana Curia, 28 giugno 1988 in AAS, 80, 1988, p. 841-930 [ora anche in Enchiridion Vaticanum. 11, Documenti ufficiali della Santa Sede 1988-1989, Bologna, 1991, p. 492-643]. Va anche detto che gi nel 1973 Paolo VI aveva costituito una commissione per lo studio degli effetti della riforma della Curia prevista dalla REU. 53 F. Salerno, Sede Apostolica Santa Sede e Curia Romana, in La Curia... cit., p. 66-74. 54 G. P. Milano, Riforma... cit., p. 744. 55 Ibid., p. 74. MEFRIM 1998, 2 35

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le con l'ufficio pettino, in una prospettiva, fortemente accentuata, di eserci zio collegiale del potere primaziale 56 e in questo si concretizza una visione del ministero di Pietro e della Curia come servizio di comunione, comu nione allo stesso tempo ecclesiale e gerarchica57. Come viene scritto nella parte introduttiva della costituzione, Patet igitur romanae Curiae munus, etsi ad propriam Ecclesiae costitutionem, iure divino conditam, non pertinet, indolem tarnen vere ecclesialem habere, quatenus ab universalis Ecclesiae pastore suam et existentiam et competentiam trahat. Ea enim in tantum exstat arque adlaborat, in quantum ad ministerium petrinum refertur atque in eo fundatur58. La Pastor bonus si colloca al termine di una lunga fase di riflessione avviata da Paolo VI sin dal 1972 con la sottoposizione, ad una delle periodiche adunanze dei capi dicastero, di una verifica dell'attivit curiale al te rmine del quinquennio dalla riforma della Regimini Ecclesiae universae... verifica resa poi operante con la costituzione di un apposito gruppo di stu dio, nel maggio 1974 59. Essa, dopo un processo di consultazione che ha r iguardato i cardinali, i patriarchi, i presidenti delle conferenze episcopali e i capi dei dicasteri della Curia, venne sottoposta nel novembre del 1985 all' esame del collegio cardinalizio60. La riforma, peraltro definita da taluno di profilo modesto61, confer ma precedente configurazione della Segreteria di Stato, e porta, anche la per una pi rigorosa lettura del rapporto esistente tra munus petrino e Cur ia, ad accentuare alcuni aspetti della riforma paolina, soprattutto quelli ancorati alla funzione pastorale, tanto che in sede di riforma se ne era mes sa discussione la stessa denominazione, avendo taluno avanzato la pro in posta di chiamarla Secretarla apostolica. Si era poi soprasseduto, proprio perch il termine apostolico non era esclusivo della segreteria, ma doveva essere esteso agli altri dicasteri.

56 P. A. Bonnet, La natura del potere della Curia, in La Curia... cit., p. 91. 57 J. Beyer, Le linee fondamentali della costituzione apostolica Pastor bonus, in La Curia... cit., p. 19. 58 PB, 7 [la sottolineatuea nel testo originale. N. d. A.]. 59 G. P. Milano, Riforma... cit., p. 727. Milano cita come fonte di queste notizie la Relazione sulla revisione della costituzione apostolica Regimini Ecclesiae univer sae, Citt del Vaticano, 1985. Per una storia della elaborazione della costituzione Pastor bonus, cfr. O. Rossi, Le tappe della preparazione della costituzione apostolica Pastor bonus, in La Curia romana : aspetti ecclesiologici, pastorali ed istituzionali, Citt del Vaticano, 1989, p. 103-110. 60 Cfr. G. P. Milano, Riforma... cit., p. 733. 61 G. Alberigo, Le concezioni... cit., p. 117.

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Per questo il fatto che venga definita, in termini ancora pi espliciti r ispetto a REU, come l'ufficio che proxime iuvat summum pontiftcem in eius supremo munere exercendo62, non indica una funzione isolata, ma piuttosto il punto di sintesi del munus proprio di tutta la Curia. Pastor Bo nus articola la Segreteria di Stato in due sezioni, la prima denominata se zione per gli affari generali e la seconda dei rapporti con gli Stati. Il Consi glio per gli affari pubblici, che una bozza del 1985 prevedeva come una congregazione autonoma, quella delle relazioni con gli Stati, diviene una sezione della Segreteria di Stato e viene cos a perdere l'autonomia assunta nella riforma paolina. Dalla ristrutturazione in due sezioni deriva anche, molto probabilmente, il fatto che non si parli pi nella denominazione del l'ufficio di Secretarla papalis, ma di Segreteria di Stato. Quanto ai compiti delle due sezioni, la prima deve attendere al disbri go affari che riguardano il servizio quotidiano del sommo pontefice, degli all'esame degli affari che siano al di fuori della competenza ordinaria dei dicasteri della Curia romana, a favorire i rapporti tra di loro, senza pregiu dizio della loro autonomia e a coordinarne i lavori, a regolare la funzione dei rappresentanti della Santa Sede e la loro attivit, specialmente per quanto concerne le Chiese particolari e, infine, a espletare tutto quanto concerne i rappresentanti degli stati presso la santa sede. Alla prima sezione compete, d'intesa con gli altri dicasteri interessati, e fatto salvo quanto tocca alla sezione dei rapporti con gli Stati, occuparsi di tutto ci che riguarda la presenza e l'attivit della Santa Sede presso le or ganiz azioni internazionali e dei rapporti con le organizzazioni internazio nali cattoliche. Ad essa spetta provvedere a tutte le attivit connesse alle nomine pontificie nella Curia e negli istituti dipendenti dalla Santa Sede. Cos questa disposizione, che era di natura regolamentare diviene una vera propria disposizione legislativa e, inoltre, estende le competenze della Se greteria alle nomine negli organismi dipendenti dalla Sede Apostolica. An cora, e si tratta di una evoluzione rispetto alle riforme precedenti, la prima sezione deve sovrintendere alla pubblicazione e alla divulgazione dei docu menti pontifici, mediante la sala stampa che dipende direttamente da lei, vigilare sull'Osservatore romano, sul centro televisivo vaticano e sulla Radio vaticana63. In definitiva il dicastero cui fanno riferimento tutti gli organi-

62 PB, art. 39. 63 Questa disposizione ripetuta nello statuto della Radio Vaticana, secondo il quale la radio un'istituzione della Santa Sede e fa capo alla Segreteria di Stato per il contenuto programmatico, dottrinale ed informativo, la cui prima sezione, di inte sa la seconda, esercita la vigilanza sull'emittente. Cfr. Statuto della Radio Vaticon

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smi e gli uffici della Santa Sede che agiscono nel settore dei mass media64. Fa parte della prima sezione, poi, anche l'ufficio di statistica. Alla seconda sezione, che perde, come si detto, la sua autonomia, compete tutto quanto ha riferimento all'attivit diplomatica e, in particolar e, la stipula dei concordati e di altre convenzioni simili, tenendo conto del parere degli organismi episcopali interessati, la rappresentanza della Santa Sede presso gli organismi internazionali e i congressi su questioni di indole pubblica, dopo aver consultato i dicasteri interessati, la trattazione di quanto riguarda i rappresentanti pontifici, nell'ambito specifico della sua attivit. In particolari circostanze e su incarico del sommo pontefice, cons ultati i dicasteri competenti della Curia romana, svolge quanto riguarda la provvista delle Chiese particolari, la loro costituzione e il loro mutamento e quello dei loro coetus. Con questa riforma la Segreteria di Stato perde la competenza ordinar ia la provvista, la costituzione e il mutamento dei coetus di Chiese par per ticolari che spetta alla congregazione per i vescovi (salvo un diverso mand ato del sommo pontefice), la quale, nel caso si debba trattare con i govern i, proceder solo dopo aver consultato la sezione per i rapporti con gli Stati. A ricordare che la sezione era sino al 1988 una congregazione un consiglio, la Pastor bonus prevede che sia assistita da un coetus di cardinali e di vescovi diocesani. Una prima conclusione, che credo si debba trarre, che con la Pastor bonus e con la riflessione teologico-giuridica che ne ha accompagnato la redazione, si avuto, rispetto alla riforma paolina, una maggiore attenzio ne a riconsiderare tutta la Curia come legata al ministero petrino e questo ha ridimensionato, sul piano strettamente giuridico, la sovraordinazione della Segreteria di Stato, che ha visto, peraltro riconfermata la sua natura di organismo atipico, cio non immediatamente riconducibile n agli orga ni governo, n a quelli giudiziali, n a quelli meramente promozionali di esecutivi65 e anche la fisionomia funzionale acquisita con la REU. Ancora sembra riconfermato, malgrado l'ulteriore incremento delle rappresentanz e che secondo YAnnuario pontificio del 1997 sono 173, cui van pontificie, noaggiunti 12 tra delegati e osservatori permanenti in organismi interna-

cana, in AAS 87 (1995) p. 853-895 [ora anche in Enchiridion Vaticanum. XIV. Docu menti ufficiali della Santa Sede 1994-1995, Bologna, 1997, p. 1716-1725]. 64 Per un elenco completo delle attribuzioni della prima sezione, cfr. B. Bertagna, La Segreteria di Stato, in La Curia... cit., p. 171. 65 Ibid., p. 173.

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zionali (ulteriormente aumentate rispetto alle 103 del 1978)66, un minore ri lievo dell'attivit diplomatica67, anche alla luce del fatto che l'organismo che su di essa ha specifica competenza ha perso l'autonomia che l'aveva ca rat eriz ato nelle riforme precedenti e che era stato mantenuto ancora nel progetto del 1982. Questo coincide anche col fatto che, a conclusione di un processo di cui possiamo vedere l'inizio con la perdita del potere temporale, la Segreteria di Stato si venuta sempre meno configurando come un ufficio legato ad una sovranit che, se non era immediatamente temporale, certamente ad essa veniva avvicinata dalla dottrina canonistica dello ius publicum ecclesiastcum. La definizione, data nel Codice del 1983, del compito dei legati pontifici come ipsius Romani Pontificis stabili modo gerere personam apud Ecclesias particulares aut etiam Civitates et publicas Auctoritates toglie, perl omeno attenua notevolmente il ruolo temporale dei nunzi, ma anche dell'ufficio che ha la funzione di cordinare la loro attivit. A questo va ag giunto il mutamento in corso nella tipologia dagli accordi con le autorit ci vili, per il ruolo nuovo che il Codice assegna in questo campo alle conferenze episcopali e che, come ad esempio in Italia e in Spagna, stato poi ampliato dagli accordi del 1976-79 e del 1984. Inoltre il fatto che il diritto di libert re ligiosa individuale e associata non appaia, almeno in Europa occidentale, nella sostanza, messo in discussione rende meno necessario il ricorso ad ac cordi, come i concordati, che abbiano la garanzia del diritto internazionale. Se appare in declino la tradizionale funzione di collegamento con gli Stati a proposito delle nomine episcopali, rimane aperta, al contrario, la questione della partecipazione della Segreteria al ruolo nuovo assunto in questi anni dalla Santa Sede. La conclusione del Cardia, secondo la quale il ruolo peculiarmente spirituale e religioso della Chiesa non pi, nei rapporti internazionali, acquisito e visibile una volta per tutte, ma che esso filtra, si evidenzia e si attenua, a seconda delle scelte e degli impegni che la Santa Sede compie e assolve nelle diverse circostanze e occasioni68 e il fat to che, come ha notato un altro osservatore, l'attuale pontefice ha in pr ima persona contribuito all'ulteriore maturazione, negli anni '90, degli sforz i internazionali per tutelare le vittime di gravissime violazioni dei diritti

66 Cfr. Histoire du droit..., XVII... cit., p. 390. 67 Su questo vedi V. Buonomo, La Segretera di Stato. Competenze nella fun zione diplomatica , in La Curia... cit., p. 177-188. 68 C. Cardia, Vaticano e Santa Sede dal Trattato Lateranense a Giovanni Paolo II, in P. A. D'Avack, Vaticano e Santa Sede, Bologna, 1994, p. 64.

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umani69 e che la realt internazionale ci mostra... un fiorire di nuove fo rmule di ingerenza [umanitaria N.d.A.] che col passare del tempo potrebbe ro incidere nel diritto internazionale consuetudinario70 non possono che influire nella evoluzione anche di questa istituzione. Ancora, pur se l'indicazione dagli artt. 33 e 34 di Pastor bonus riferita a coloro che operano nella Curia romana, il cui servizio viene definito indole pastorali signatum, da esso si deve concludere che un tale carattere qualifica tutta l'istituzione e, in modo particolare, l'organismo che in essa svolge la funzione di collaborare in modo privilegiato con il sommo pontefice, in quanto il munus petrino, come si visto, segna la natura giuridica di tutta la struttura. I compiti di coordinamento dell'attivit della Curia trovano cos il loro naturale fondamento nello stretto legame della Segreteria con il pontef ice. tale contesto vanno quindi valutate le disposizioni del regolamento In generale che assegnano al cardinale segretario di Stato, su mandato del sommo pontefice, la funzione di convocare alcune volte l'anno i cardinali capi dicastero per esaminare le questioni di maggiore importanza, per coordinare i lavori, per formulare proposte e scambi di informazioni71, e, qualora lo ritenga opportuno e previo assenso del Sommo Pontefice... i ca pi di alcuni dicasteri72. Un complemento di questa funzione la possibilit data al sostituto di radunare i segretari dei vari dicasteri per studiare e pro porre misure atte ad assicurare una sempre maggiore intesa e coordinazio ne della Curia romana73. La natura regolamentare di queste d del lavoro isposizioni e la previsione che le commissioni interdicasteriali permanenti non comportino sempre n l'iniziativa, n la partecipazione del segretario di Stato sembrano indicare una attenuazione del suo ruolo di coordinamento, che appare legato maggiormente al buon funzionamento dell'istituzione. Infine il rilievo assunto da altre competenze in settori che sono in un periodo di grande trasformazione, come quello sugli strumenti di comuni cazione di massa della sede apostolica, quello del rapporto con le organiz zazioni internazionali cattoliche porta ad ipotizzare che per questo dicaste ro ci saranno ulteriori mutamenti. Romeo Astorri 69 U. Colombo Sacco, Giovanni Paolo II e la nuova proiezione internazionale del laSanta Sede 1978-1996. Una guida introduttiva, Milano 1997, p. 96. 70 Ibid., p. 101. 71 Regolamento generale della Curia romana, 4 febbraio 1982, art. 83, in AAS, 84, 1992, p. 236-237 [ora anche in Enchiridion Vaticanum. 13, Documenti ufficiali della Santa Sede 1991-1993, Bologna, 1995, p. 471]. 72 Ibid., art. 85. 73 Ibid., art. 92.

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