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Freebook un progetto di libro libero.

. LEdup dona ai suoi lettori dei veri e propri libri, prodotti editoriali completi rispetto allopera da cui sono tratti. Possono essere letti, stampati, citati, riprodotti sul proprio blog, con la sola raccomandazione di indicare sempre la fonte: www.edup.it

Sauro Tronconi

Il cuore dietro la maschera


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Sauro Tronconi

Il cuore dietro la maschera

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Freebook un progetto di libro libero. LEdup dona ai suoi lettori dei veri e propri libri, prodotti editoriali completi rispetto allopera da cui sono tratti. Possono essere letti, stampati, citati, riprodotti sul proprio blog, con la sola raccomandazione di indicare sempre la fonte: www.edup.it SAURO TRONCONI, scrittore e ricercatore, ha creato il Metodo Self (processo di crescita dellautoconsapevolezza). Conduce dal 1982 seminari esperienziali sulla ricerca del s e sullo sviluppo delle potenzialit personali. promotore di Espande Institute con cui, in collaborazione con altri ricercatori, si occupa di percorsi di cultura, filosofia, psicologia e ricerca interiore. Sul sito www.edup.it possibile scaricare integralmente questo volumetto e tutti gli altri FREEBOOK desiderati. Collezionali tutti.

M dolce naufragar

Edup S.r.l. FREEBOOK, 2010 Via Quattro Novembre, 157 - 00187 Roma Tel. +39.06.69204371 www.edup.it info@edup.it Prima edizione Freebook giugno 2010

Uno schianto secco, seguito da uno scricchiolo che pareva non finire mai di perforare i timpani, seguito da un tonfo sordo, poderoso, che fece tremare il tavolo di quercia spessa su cui mi ero appisolato, poggiando la testa sugli avambracci. Mi svegliai atterrito, sentivo le mani che mi formicolavano dallo spavento e vampate di calore che mi arrossavano il viso. Subito dopo, silenzio e poi urla di uomini, corali e indistinguibili luno dallaltro. Sentii la nave sotto di me rollare paurosamente a dritta, come se si rovesciasse, e poi dallaltro lato con un movimento altrettanto violento. Il lume con candela, ben fissato alla parete, non si mosse, ma tutto ci che era poggiato sul tavolone rovin a terra, compresa la preziosa bisaccia con dentro i miei disegni. Era accaduto ci che era ritenuto impossibile o perlomeno altamente improbabile in una nave di quelle dimensioni: si era spezzato uno dei tre alberi di velatura, cascando di traverso sul ponte e facendo

inclinare paurosamente la nave a dritta, con il rischio serio di naufragio. Mi ero imbarcato sulla Hercule nella primavera del 1713 dal porto di La Rochelle diretto nella Nuova Francia. Ero un disegnatore di navi, progettavo quelle meravigliose navi che solcavano loceano portate dal vento e seguivo passo passo la loro costruzione nei cantieri. Dovetti seguire questa via, anche se avrei preferito di gran lunga la carriera militare, ma nacqui con un problema; no, pi esatto dire che da piccino una malattia mi colp alle gambe. I miei genitori pensarono il peggio e cio che rimanessi storpio per sempre ed invece mi ripresi, mantenendo per un piccolo difetto alla gamba destra, una leggera zoppa. La disgrazia di un figlio menomato colp mio padre, che decise, pur mantenendomi in famiglia, di non darmi pi nessuna attenzione e di avere solo vergogna di me. Ma questo accentu ancora di pi in me la voglia di fare qualcosa per riscattare la sfortuna. Non potei intraprendere una qualsiasi carriera militare in marina e allora, per seguire la mia passione per il mare e per sfuggire ad una vita di misera mediocrit, diventai disegnatore e progettista navale. Un lavoro di grande prestigio, e ben pagato. Dopo una gavetta sofferta, quel viaggio era per me la prima avventura nei territori di oltremare, avevo appena compiuto ventisei anni ed era la prova del fuoco. Avrei lavorato a Montreal nei cantieri di costruzione e poi, dopo qualche anno, con un discreto guadagno sarei tornato alla mia citt, Saint-Malo, con denaro ed esperienza, poi avrei messo su famiglia, dimostrando a
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mio padre non solo la mia normalit, ma anche la mia superiorit. Avevo lavorato sodo, per ottenere quel lavoro e limbarco, controllando ogni virgola della mia vita, non concedendomi nulla, dimostrando continuamente a me stesso che ci sarei riuscito. Ero diventato un uomo che progettava, progettava navi e progettava nei dettagli la sua vita. Non lasciavo nulla al caso, ogni mia scelta era ponderata e soppesata, tutto ci che arrivava alla mia coscienza, distinto io lo tacitavo, non lo prendevo in considerazione, poich solo la ragione poteva vincere listinto e limpulso animale, ed io avevo il controllo sulla mia vita! Nel mezzo dellAtlantico e in quella stagione era decisamente improbabile imbattersi in un nubifragio. Accadde invece che nel giro di pochissimi minuti il cielo crollasse sul mare ed un colpo di vento fortissimo investisse la nave, prima di dare il tempo allequipaggio di ammainare le vele. Un disastro! La nave era un vascello militare modificato, oltre alle merci e allequipaggio aveva un carico di disgraziati emigranti, per lo pi contadini sfrattati dai proprietari terrieri e feccia proveniente da varie parti della Francia. Quando, spinto dalla paura, uscii dalla piccola cabina per salire in coperta, le loro urla di terrore coprivano quasi gli scricchiolii sinistri della nave sballottata e dei marosi che le si infrangevano sui fianchi. Appena misi la testa fuori, il vento bagnato mi colp in piena faccia annebbiandomi la vista, ma ciononostante quel che vidi mi fece accapponare la pelle: il terzo albero del grosso veliero era caduto con la punta verso lesterno a drit5

ta di prua, tirandosi dietro velatura e sartiame; diversi marinai erano scomparsi in mare e alcuni erano sepolti nellintrico di cordame e vele oscillante. La disperazione mi colse, sarei morto l, saremmo affondati, il naufragio pareva inevitabile. Il naufragio!!! Certo non era cosa rara in mare, ma proprio a me! Dannazione! Al mio primo viaggio vero, al viaggio della mia vita, quando tutto era pronto per spiccare il volo! Io che avevo programmato e progettato tutto delle navi e della mia vita, ero l impotente davanti ad uno scherzo del destino! Mi afferrai ad un canapo e me lo avvolsi stretto attorno al braccio sinistro per non cadere. In mezzo alla confusione totale, alle urla che provenivano da sotto coperta, agli ordini e ai lamenti dei marinai feriti, immerso nella mia disperazione Arrivai al limite di me stesso e poi di colpo, in un momento, tutto mi divenne immediatamente chiaro, mi sentii calmo dun tratto, come se il sangue nel mio corpo si fosse fermato ed avesse invertito il suo movimento, divenni un altro, vedevo chiaro e limpido, non ero solo luomo che poteva progettare, potevo anche essere luomo che sapeva come agire nella pratica al momento del bisogno. Ogni rumore, anche il pi infimo, era percepito da me al suo esatto posto. Io ero in silenzio e sapevo che il destino non era segnato da una malevola sorte, che non sarei morto l, che non saremmo naufragati: sapevo esattamente cosa fare!!! Ma era stranissimo, poich sapevo precisamente cosa fare, pur non conoscendo la mossa
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successiva, ma ero sicuro che avrei saputo come agire, qualsiasi cosa si fosse presentata. Era una sicurezza istantanea, fluida, senza n domande, n risposte, richiedeva solo da parte mia una totale resa a ci che dovevo fare, subito! Individuai subito il Secondo, Franois, un ragazzone della mia et e della mia citt, che apprezzavo per la sua precisione e caparbiet nel concludere ogni cosa che iniziava. Lo chiamai forte e mi mossi verso di lui: Franois, Franois!. Lui mi guard senza vedermi, immerso nel caos di ordini contraddittori. Lo raggiunsi, lo afferrai per una spalla e, fissandolo negli occhi, gli dissi: Arma tutti i marinai di asce e fai subito tagliare tutto il sartiame, ma solo per i primi 4 metri dellalbero e metti quattro uomini con le asce grosse a finire di stroncare la base che ancora attaccata! Ora! Subito! O ci rovesciamo!. Cos gli dissi, urlando a sovrastare il fragore, con enorme forza di cuore che si esprimeva nella voce, senza che la mia mente riuscisse ad analizzare con precisione ci che stavo dicendo o quali conseguenze avrebbe provocato quellazione. Franois come ipnotizzato mi ubbid, con una decisione tale che anchesso si mise a picchiare di accetta come un demonio su ogni cosa che si poteva tranciare di quellalbero; chiam tutti, anche quelli che cercavano di calare le vele superstiti, che si stracciarono come carta mentre la nave oscillava come un pendolo, facendo cadere i marinai, che si rialzavano, continuando come furie a tagliare e a colpire.
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Continuai come impossessato da una forza superiore e prima che si potesse capire se il lavoro fosse terminato o no, mi gettai in mezzo agli uomini e urlai: Via! Lasciate tutto! Subito! E legatevi a ci che trovate! Adesso!. Arrivai appena a legarmi una cima attorno alla vita, che lalbero troncato si rovesci in mare con uno schianto tremendo, sembr tirare la nave negli abissi; essa si inclin paurosamente e poi ritorn su in un tonfo e subito fu investita da unonda gigantesca che spazz la tolda. Mi trovai immerso completamente dentro lacqua, senza sapere dove era il sotto e dove era il sopra, ma rimasi con gli occhi aperti sino a che potei, sollevato e trattenuto solo da quella corda alla nave. Cos come era arrivata, la tempesta scivol via, rapidamente: un evento meteorologico fulmineo ed irreale, uno di quelli che si raccontano sottovoce nei porti tra marinai, poich il solo nominarli porta sfortuna. Quando mi ripresi, ero stato trasportato nella mia angusta cabina e messo sullamaca; mi svegliai che il vascello pareva fermo, tanto che il mare era tranquillo ed una dolce brezza ci spingeva lentamente verso la nostra destinazione; appena sveglio seppi distinto che eravamo salvi, ma seppi con altrettanta sicurezza che non avrei avuto certezze dallesistenza e che avrei deciso il mio destino momento per momento. Mi chiamo Martin Baptist Leduc, arriver presto in Nuova Francia e costruir la mia nuova vita, forse fonder una citt, forse commercer con tutte le Americhe, forse scoprir territori e ricchezze sconosciuti, sicura8

mente non torner a Saint-Malo per mostrare a mio padre ci che valgo. Ho cessato di progettare il mio futuro, non pi necessario. Ora semplicemente posso vedere e progettare la mia vita su ci che accade nel mondo e sapere di conseguenza ci che devo fare. Non dimenticher mai quella tempesta che, senza nessun preavviso, mi ha spalancato gli occhi: ha fatto naufragare le mie false certezze e mi ha donato la vita.

Il giudice

Qualit, qualit, perfezione, ogni cosa al suo posto consequenzialit. Il mio tormento. In ogni aspetto della mia vita cerco questo, non posso lasciar perdere, niente deve scorrere via senza che abbia un senso, senza che sia per me collocato nel posto giusto. La mia vita scorre collegandosi continuamente ai significati che riesco a scoprire in ogni evento, e se non si colloca la ragione dellevento, solo colpa mia che non so vedere e non comprendo. E allora la disperazione mi coglie, tutto diviene come una nebbia grigia, ogni attivit perde senso, nulla ha pi uno scopo. Sono un giudice della Corte Internazionale dellAia, sono chiamato a giudicare chi si macchia di crimini contro lumanit, di crimini che vanno oltre i confini nazionali, che contrastano con la dichiarazione dei diritti dellUomo, crimini contro popolazioni inermi, genocidi, torture, sopraffazione dei pi deboli. Listituzione di un tribunale internazionale contro i crimini di guerra fu proposto per la prima volta dallo

svizzero Gustav Moynier allindomani del conflitto franco-prussiano del 1870; ci sono voluti pi di cento anni di orrore per arrivare allo statuto dellistituenda Corte Penale Internazionale, finalmente approvato al termine della conferenza convocata dallAssemblea Generale delle Nazioni Unite, il 17 luglio 1998. Da quando sono stato nominato Giudice dellAlta Corte, il mio tormento, la mia fissazione, sono cresciuti a dismisura. Allinizio ero certo del mio lavoro, collocavo il crimine in un contesto, cercavo di comprendere le ragioni storiche e culturali per poi calarvi dentro lindividuo che aveva commesso il crimine. Poi razionalmente esaminavo i fatti, e attraverso gli eventi e le testimonianze ne scoprivo la ragione contingente, la collocavo razionalmente in una consequenzialit fattuale: davo un senso allorrore. Le cose per peggiorarono sensibilmente col passare del tempo; la mia ossessione cresceva, soffrivo moltissimo quando vi era qualcosa che sfuggiva al mio controllo razionale. Divenni sempre pi freddo e lontano da qualsiasi emozione ed anche la mia vita acquist questa dimensione, rimasi solo, senza amicizie, senza rapporti che contenessero un briciolo di emozione. Le emozioni mi confondevano, mi pareva che troppi elementi sfuggissero allordine delle cose. Ogni aspetto della mia vita deve essere sotto controllo: anche la mia casa pulita, lineare, ogni cosa al suo posto, ogni libro al suo posto ed ha una ragione. Mi sono liberato di ogni cosa che non ha ragione di essere.
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Questa mattina sono ad Amsterdam per raccogliere dei documenti alla cancelleria di Stato e per parlare con alcuni miei colleghi. Concluso lincontro, prendo un taxi per andare alla stazione, durante il tragitto ho una strana sensazione che non riesco a controllare, sento il grigio, la perdita del senso delle cose che mi avvolge, ripenso allultimo caso che sto trattando: un criminale della guerra della ex Iugoslavia, un pazzo nazionalista che aveva sistematicamente propugnato e condotto personalmente varie pulizie etniche radendo al suolo interi villaggi. Ne vedo il volto e ricordo le foto scattate durante gli eccidi, le testimonianze. Grigio, non provo nulla, solo ogni cosa deve avere una collocazione razionale. Sento un conato di vomito, non riesco a trattenermi e vomito sul pavimento del taxi. Mi sento svenire, tutto avvolto dallimmobilit che avanza, non trovo ragioni. Scendo dal taxi barcollando in una zona della citt che non conosco e mi trovo improvvisamente con la mia cartella di documenti stretta al petto come uno scudo, davanti allingresso color cemento di una costruzione con su scritto Van Gogh Museum. Disperato, quasi a cercare un rifugio, come una bestia inseguita, entro e comincio a vagare frastornato per le sale, perso nelle nebbie grigie, non vedo i quadri, non vedo le persone, tutto sembra scivolare via. Trovo una panca senza schienale, prima mi siedo e poi come vinto dalla stanchezza mi stendo, mi addormento o scivolo nellincoscienza, non saprei dire. Poi, dopo un tempo indefinibile, nel silenzio totale, nellassurda assenza di persone e rumori, mi siedo e
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guardo di fronte a me. Dalla nebbia sembra che emerga con forza una luce gialla che cresce sempre di pi, fa scomparire tutto quello che c attorno, mi attira verso o viene verso non saprei dire, mi riempie, sento come se riempisse ogni spazio grigio freddo, sostituendolo con calore giallo come il sole, pi del sole Mi lascio andare a quel piacere, potente, totale e sconvolgente. Ci sono altre persone, non saprei dire; io sono la luce gialla che comincia a vorticare come un centro in mezzo alla mia fronte, tutto scomparso; soprattutto scomparso il tempo, io esisto ora, non vi divisione o ragione, sono semplicemente ci che sono, assieme a quella luce. Poi arriva il blu e la profondit, tutto diventa fluido e costante, caldo e reale, mi sembra un cielo, ma dentro di me, in movimento con forme e sbuffi blu che si uniscono al calore del giallo, sono stordito, sono perso o forse ritrovato. S, ritrovato! Sento il mio corpo: caldo e tremante, sono seduto con le mani in grembo davanti a me. Chiaro, come mai stata chiara una qualsiasi cosa della mia vita, vedo il dipinto. Ora il giallo l nella tela assieme al blu e al movimento, vi vedo una strada che si muove verso lorizzonte e uccelli che si spostano nel vento. Riprendo la dimensione delle cose, sento altre persone, odo delle voci di bambini, una scolaresca in visita al museo, la sala gremita. Adesso non sento pi il grigio, non mi importa pi di dare nessuna ragione o di mettere le cose al loro posto, mi sento liberato. Per la prima volta, forse per la
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prima volta in tutta la mia vita, non ho paura del cambiamento, anzi provo una sensazione dimmensa gratitudine, un calore nel cuore, per il rumore, i bambini vocianti, la luce che colpisce il quadro. Il quadro di un pazzo lemozione pura dellesistere, mi alzo e leggo: Campo di grano con corvi, luglio 1890, Vincent Van Gogh. Finalmente mi sento libero, ripenso al processo e allorrore del genocidio. Finalmente ne sento lorrore che mi aggroviglia lo stomaco, non c nulla da mettere in ordine per controllare ci che non si pu controllare. Si pu essere, essere vivi nel mondo e provare meraviglia per la bellezza e orrore per il dolore. Adesso posso essere un Giudice!

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Guarda caso

Quando arriv il secondo regalo, Anna cominci ad insospettirsi. Anna una donna di quarantanni, intelligente, con una buona istruzione. Dopo aver avuto un matrimonio tardivo a trentacinque anni, a coronamento di una specie di fissazione per la solitudine e la mancanza di affetto, si era convinta che una cosa importante da fare assolutamente per una donna era quella di fare un figlio. Per dire la verit, non aveva mai provato dei veri impulsi viscerali per la procreazione, ma tutte dicevano che era stupendo, che senza aver partorito una donna avrebbe perso la pi grande esperienza della sua esistenza. E cos, come si era sposata non per una sua vera esigenza consapevole, ma per un vago senso di inadeguatezza, cos aveva partorito quasi per consuetudine, perch era bene farlo. Ovviamente adesso, dopo cinque anni e dopo aver deciso, di comune accordo con il marito, che lei si sarebbe occupata del figlio e dellorganizzazione casalinga, quindi di licenziarsi, le cose erano cambiate. Anna avrebbe voluto torna-

re a lavorare, ma come dire, aveva le gambe molto indebolite, non aveva pi quella forza che lavrebbe tirata fuori, era fiacca. Si era indebolita gradatamente, e aveva cominciato a scegliere le vie di minor attrito, dandosi poi come giustificazione la famiglia e i problemi di uno o dellaltro. Le sembrava tutto molto faticoso, e la routine domestica era solo diventata un automatismo. Guardava molta televisione e non aveva voglia di fare nulla, anche uscire per andare al cinema o a teatro era diventato troppo faticoso. A parole voleva fare e disfare, ma poi nei fatti la pigrizia la sommergeva. Aveva smesso di leggere le cose che una volta la interessavano, avventurandosi in passato anche in letture di saggi complessi o di romanzi di senso, per giornaletti di pettegolezzi mondani. Non leggeva per pigrizia. Le sembrava di fare troppa fatica, non aveva la spinta interiore, non provava pi la soddisfazione del comprendere cose nuove. Voleva solo distrarsi, pensare e riflettere il meno possibile. Era chiaro, ad un osservatore esterno, che il riflettere, il pensare a cose nuove, le avrebbe creato troppa sofferenza e insoddisfazione, ma forse Anna si era cos anestetizzata e lasciata sommergere, che non ne era neppure pi consapevole. Il primo regalo arriv di mattina, per la precisione a met mattina, dopo che aveva portato il bambino allasilo, un buon asilo trovato per avere pi tempo libero. Quindi, dopo la gestione della casa, accendeva la televisione per passare unoretta sino al pranzo, dove si cucinava qualcosa e preparava qualcosa per la sera; il
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marito non rientrava a casa che per cena. Anna passava lunghe ed interminabili ore da sola, immersa in una specie di limbo sonnolento. Insomma, alle 10.30 di una mattina piovosa, suon il campanello e si present un pony express con un pacchetto per lei. Anna pens ad uno scherzo o ad un errore, ma il pony conferm e le fece firmare una ricevuta, andandosene velocemente. Un bel pacchetto, ben confezionato, di carta marrone grossa, non carta da pacchi, pi grossa e di un colore pi scuro, chiuso con cura e legato con un bel nastro di lino chiaro. Lindirizzo sulla ricevuta era giusto, anche il nome. Era stato inviato da unaltra citt tramite una rete di spedizionieri privati. Il mittente era parzialmente cancellato dallumidit, solo il nome della citt era rimasto: Bolzano. Strano, non conosco nessuno a Bolzano!, pens ad alta voce Anna, e poi lo scart. Emerse prima una lettera e poi due libri, uno grosso e laltro pi piccolo. Prima di leggere la lettera, le saltarono agli occhi i titoli dei libri: Il mondo di Parmenide di Karl Popper e La fine delle certezze di Ilya Prigogine1. Anna apr la lettera e lesse ad alta voce come se recitasse di fronte a qualcuno, le pareva che leggere ad alta voce sarebbe stato meno sconveniente, le dava

POPPER K.R., Il mondo di Parmenide. Alla scoperta della filosofia presocratica, Piemme, Casale Monferrato 1998. PRIGOGINE I., La fine delle certezze, Bollati Boringhieri, Torino 1997.
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limpressione di leggere la lettera scritta ad unaltra persona: Ti spedisco questi due libri. Sono certo che ne trarrai ispirazione e farai i collegamenti giusti. Non occorre che tu mi risponda, il solo sapere che hai ricevuto questo dono mi fa felice. Con profondo affetto, Alberto. Prese in mano entrambi i libri, lesse la quarta di copertina. Humm Popper, un filosofo e Prigogine, un premio Nobel per la chimica che vuol dire? E questo Alberto? mai sentito nominare!. Lasci tutto sul tavolo e torn al suo programma televisivo, poi si agit e torn a rileggere la lettera e a giocherellare con i libri, arriv presto alla conclusione che si trattasse di un errore, di uno scambio di persona, prov a sfogliare i libri La fine delle certezze, con sottotitolo: il tempo, il caos e le leggi della natura apr a casaccio il libro come fanno gli studenti svogliati e lesse alcune righe:
Se la Luna avesse una coscienza, quando compie il suo eterno cammino intorno alla Terra sarebbe profondamente convinta di muoversi di propria volont, in conseguenza di una decisione presa una volta per tutte. Similmente un essere dotato di percezione superiore e di una intelligenza perfetta, considerando luomo e le sue opere, sorriderebbe dellillusione di questultimo di agire liberamente secondo una propria volont. Di ci sono convinto pur sapendo che non si pu dimostrare. (Albert Einstein)

non ancora soddisfatta lesse di nuovo il titolo del secondo libro Il mondo di Parmenide, alla scoperta della filosofia presocratica apr anche questo a caso:
Ma la verit certa nessuno lha colta, n alcuno ci sar che la colga, n relativamente agli di, n relativamente a tutte le cose di cui parlo. E se anche uno si trovasse per caso a dire, una verit perfetta, lui stesso non lo saprebbe; infatti tutto una ragnatela di congetture. (Senofane)

Ebbe un leggero capogiro, sentiva di avere confusione, di non mettere assieme alla razionalit le sensazioni,
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Cos, dopo un attimo di turbamento e una notte colma di sogni confusi, arriv il giorno dopo, ed arriv alla stessa ora un altro pony express con un piccolo pacchetto. Fermati un attimo, non correre via! Da dove viene questo pacco? Chi me lo manda?. Non so, signora. Guardi nella ricevuta. Non si vede, fradicia come quella di ieri. S, sta piovendo fortissimo... Ehm, mi dispiace, devo correre, ho un sacco di consegne. Aspetta! Seio. Era inutile, il ragazzo si era voltato ed era gi lontano, veloce nella pioggia. Era molto agitata, le tremavano le mani, era certa di un errore, forse un caso di omonimia o forse un ammiratore segreto, un uomo che la desiderava e che provava per lei sentimenti struggenti, che le leggeva nellanimo. Che cretina, tutto un gioco della mia mente, non conosco nessuno che mi conosca a tal punto e poi ef21

fettivamente non sono un gran che faccio una vita. Poggi il pacchetto sul tavolo del soggiorno senza aprirlo. Lo guardava tormentandosi con la mano destra il polso sinistro, come se volesse svitare la mano dal braccio, sent un groppo alla gola e gli occhi che diventavano lucidi e colmi di lacrime. Anna scoppi in un pianto talmente forte che cominci persino ad urlare, deformando nello sforzo la sua bocca, si trov raggomitolata sul pavimento in posizione fetale, erano bastati pochi minuti di quella profonda catarsi per sentirsi sfinita, non ricordava di aver mai pianto cos forte. Decise di aprire il pacchetto, lo scart con grande lentezza, esausta; ne trasse, con suo sbalordimento, un uovo di gesso, bianco sporco, una perfetta imitazione di un uovo di gallina, con un foglietto ripiegato attorno, e lesse ad alta voce: Ti voglio bene e spero che presto le nostre strade si incontreranno. Nel frattempo ti dono questo uovo, esso un simbolo. Per gli antichi Brahmini, lessere umano doveva nascere due volte, la prima la nascita biologica, mentre la seconda dipende solo da noi. Lantico simbolo era luovo, certo ci vuole qualcuno che lo covi. Nel nostro caso dobbiamo per gran parte covarci da soli... per un aiuto sempre ben accetto. Con grande affetto. Alberto. Questa volta cominci a ridere, rideva di pancia cos forte che per un attimo pens di avere le convulsioni, non riusciva a tirare dentro il respiro, era paonazza, addirittura nella foga si chin velocemente sul tavolo tanto da battere con forza la fronte sul piano, co22

sa questa che scaten in lei ancor pi ilarit. Quando si calm, era di nuovo seduta a terra con luovo in mano, sfinita. Il terzo giorno pioveva ancora a dirotto, Anna non aveva chiuso occhio, si era girata e rigirata, il marito aveva continuato a russare, tutto per lui era normale. Arriv il pony, Anna non si preoccup minimamente di nulla e si gett sul terzo pacchetto con furia, lo strapp a morsi, vi trov un biglietto aereo per Parigi, partenza lo stesso giorno, nessuna lettera. Dopo 30 minuti era su un taxi, direzione aeroporto, come in trance. Si imbarc per Parigi. Allarrivo, confusa, usc nel salone degli arrivi, ove molte persone aspettavano chi sbarcava, alcuni avevano dei cartelli per richiamare lattenzione, ne not uno che diceva: Finalmente sei tornata dal tuo Alberto. Luomo che portava il cartello poteva avere oltre gli ottanta anni, portati dignitosamente, decisamente un arzillo vecchietto. Guardava ansioso e sorridente le persone che uscivano dal gate, Anna cap al volo che quello era quellAlberto e gli and incontro, vide che non la guardava e che continuava a guardare oltre lei, aspettando qualcun altro. Buonasera, sono Anna. Anna??. Dopo un primo momento di imbarazzo totale, arrivarono alla spiegazione. Era vero, vi era stato uno stranissimo caso di omonimia ed anche di indirizzo, simile in tutto tranne che la citt era unaltra. Alberto cercava una Anna che non vedeva da quaranta anni e si era
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confuso. QuellAnna poteva avere pi di ottanta anni, la stessa et di Alberto. Anna era la donna amata da Alberto molti decenni prima, la vita li aveva separati. Con lei Alberto aveva affinit elettive, ci che le aveva mandato era un loro modo di comunicare, una affinit di anime e di comprensioni che nemmeno decenni di separazione avevano minimamente scalfito. Alberto era un uomo intelligente e sensibile, cap che per Anna, la nostra Anna, era stato uno spunto magnifico di attrito interiore, ne fu felice per lei e si ripromise di tornare a cercare al pi presto laltra Anna. Alla fine risero assieme dellequivoco e si separarono al caff dellaeroporto. Sia quel che sia, Anna per uno strano evento sincronico ebbe il messaggio destinato ad unaltra per un altro motivo, ma funzion comunque: fu perfetto e calzante, spinse le leve giuste. Anna torn a casa il giorno dopo, riprese a leggere e studiare, in breve tempo trov un nuovo lavoro e cominci ad uscire dal tunnel. La sua vita cambi, non cambi solo perch faceva cose differenti, era cambiata lei, aveva cominciato a prendere sul serio ci che vedeva e ci che sentiva, aveva compreso che era lei lartefice reale della propria vita e che non avrebbe pi delegato ad altro o ad altri ci che per lei era davvero importante.

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