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ANTROPOLOGIA DEL OOLORE Prima delle scoperte del XX secolo, intorno al XVIII secolo, Malrieu, medico francese di cul sl conosce soltanto iI cognome, In un suo serit- to intitolato Le présage die fa santé, des mala dies et du sort des matades (“Presagi della salu- te, delle malattie e del lestino det malat porta le sue esperienze professionali partendo dalla sintomatologia, per passare alla diagnos! , quindi, alla terapia. Afferma come il compito precipue del medico debba essere quello di *{..] prevenire la malattia e, in malatta, evitare molte sofferenze o almeno prendere provvedi ‘menti importanti per combatterle [...".Il per siero di Marieu @ di sorprendente modernita perché esamina con grande attenzione concet- i di ergonomia, ambiente, ecologla, anticipan- do la concezione del valore “salute” non cont nata al significato di semplice assenaa i malat- tla, ma al ragglungimento di un completo be- essere fisico e mentale. Oggt OMS definisce la salute come “stato di benessere fisico, psi- chico e sociale”, Nella pratica medica ¢ ancora sottostimato 'aspetto "psichico” e “sociale” Nel XX secolo si chiude la diatriba tra Ia teoria di Aristotele del dolore come emozione che invade la coscienza e quella di Galeno che Jo considerava pura sensazione trasmessa dal sistema nervoso, Nasce la moderna neuroll- siologia con la scoperta della trasmissione elettrica del dolore e la produzione di farmaci ipnotici (1810), e di vari anestetici come: pro- tossido d'azoto (1828), cloroformlo (1831), etere (1864) e degli analgesici: aspirina (1894), barbituric! (1903); tall farmaci modificheran- na radicalmente l'approccio al dolore sia chi- rurgico che medico. ‘Nel 1974 si giunge alla scoperta pid rivolu- zionaria della storia del dolore: le endorine, sostanze naturali, con duphice ruolo antidolo- rifico € comportamentale/emozionale. Emo- 2lone e sensazione sono inseparabili Puna dal- Faltra e variano notevolmente da individuo a Individuo, dando al dolore quella connotazio- ne di esperienza soggettiva non trasferibile & solo in parte comunicabile ad altri, A modula re il sentire dell essere umano partecipano an- cche personalita e temperamento, Curare il do- lore del paziente significa studiare l'interezza ¢ Vunteita dell'essere umano. Infatt le attuall scuole mediche di cultura latina, a differenza di quelle d'oltreoceano, che afidano tl rappor to medico-paziente a sofisticati tecnicismi dia gnostic, ribadiscono In maniera ineisiva e au torevole limportanza dell'anamnesi come pri- n ‘mo fondarmentale contatto con il malato con i quale instaurare quel transfert positivo, fon- damentale in tutto Titer diagnostico © tera peutico della malatia, DOLORE E FILOSOFIA La considerazione filosofica del dolore inizia nella cultura presocratica, Democrito afferma cche “i dolori sono gli indizi del male”. Egli d- stingue dolor! esternt e dolor! intern, del cor- poe dell’anima, I dolor fisici sono dovut agli ‘eccessi dellanima che silascia dominare dalle passioni. Il consigllo & perseguire la saggez7a, senza sopravvalutare e cercare in modo insa- 7abile i beni inferiori, ma danclo importanza e ccercando in modo instancabile i beni nobili € belli, che fa filosofia dona, Nel VI seeolo aC, in Grecia Torfismo era un movimento religiaso che mirava alla lberazione del principio divino e immortale nell'vomo (vi sto come demone) caduto nel corpo mortale (@ualismo) a causa di una colpa originaria e per- cid costretto a una serie di reincarnaztoni (me- tempsicosi) espiative. Questo movimento cons derava il dolore come una penitenza, collegata allie della colpa originaria. Dodds spiega mok to bene il significato della solferenza nell orf smo: “ll castigo doltretomba non riuseiva a spiegare perché gli dei accettassero esistenza del dolore umano, in particotare quello immer tato deg innocent La reincarnazione invece lo splega: per essa non esistono anime innocent, tutti devono espiare in vari modi, colpe di varia sravita, commesse nelle vite precedent. E tutta la somma della sofferenza, in questa vita e nelle altre, fa parte della lunga purificaztone dell'ani- ‘ma, che alla fine verraliberata dal ciclo delle na- seite e quindi tornera alla sua origine dvina. So- Jo cos, ungo il tempo casmico, pud essere rea- lizzata completamente, per ciascuna anima, Ia slustizia intesa in senso arcalco, elo® secondo la legge che chi ha peccato paghera. Platone (428347 a.C), filosofo dellanima € dei valor spiritual, attraverso una concezione rmelalisica dualistica, nei rapport tra anima e corpo, fa netta distinzione tra anima soprasen- sibile e corpo sensibile che sono in netta op- posizione. 11 corpo ¢ tomba, carcere dell'anima (Platone dalle Legg). Una parte della filosofia si @ occupata del dolore in una visione positiva ¢ ottimistica; se- R condo alcunt filosot 1! dolore & dominabile dal. Ja mente, Buddha (VLV secolo a.C.), nella sua quarta Verita santa affermava ehe Il crallo del desiderio permette la soppressione del dolore (Sermone di Benares). Analogamente Epicuro 41-270 aC), il primo filosofo antico a classifi- care esplicitamente il dolore, pretendeva che il saggio restasse felice anche durante la tortura (Cleerone, Tusculanorum Dispurationum). Epk- ‘curo sosteneva che il dolore appartenesse, in modo negativo alle finalita dell'uamo, ¢ rap- presentasse cid che si fugge e che si deve fug- sire (come invece il piacere @ da ricereare). Ri entra in questo cid che la phronesis, la saggez- za pratica della ragione, deve considerare, an- zitutto per stabilire il limite preciso del piacere (che consiste appunto nelf'etiminazione del dolore, in presenza del quale lo stesso piacere non cresce ulterlormente); la virtd e il bene morale, sarebbero assenza di dolore fisico (aponia), riferito al corpo e assenza di turba- mento morale (alarassia), riferito all’anima. Aristotele e Diogene Laerzio spiegano il suo pensiero: “Epicuro e i suoi ritengono che il pia- cere e il dolore siano principio e criterio di tut- to old che & da scegliersi e da fuggtrst”, affer- mano che “le affezioni che esistono in ogni es- sere vivente, siano due: il piacere e il dolore, una conforme a natura e Valtra contraria, gra ze alle quali si deve decidere cid che & da sce. gliersie cid che @ da fuggirsi” [5] Il neoplatonico Plotino (204-270 d.C), alfer- mava che solo il corpo sofire, mentre T'anima si lacera senza passione perché trionon leé tolto” (6, 7] La scuola filosolica degli stoic! proclamava la possibilita di controllare il dolore in un mo- do quasi ostile nei confronti della divinita: “Sopportare fortemente ogni cosa; in questo superate Dio stesso: Dio ignora la sofferenza, vol la vincete” [8]. Secondo gli stolel le passio~ nl, nonehé eld che le determina e cid che pro- duce, sone la fonte dl ognt infelicita: le passio- 1 sono il desiderio, la paura, il dolore, il piace- re, © una serie di sottotipi che si orginano da {queste quattro. Il saggio, curando il suo pen- slero e rendendolo il pitt possibile retto, non. lascerA nascere nel suo cuore le passtoni, 0 le annientera nel momento in cul nascono, ® que sta la celebre apatia stotea, cio® lassenza di ogni passione, la quale @ sempre e solo turba ‘mento dell’animo. Questa concezione appare per aleun! filoso- fin qualche modo riduttlva e per questo forte PARTE 1 — CONSIDERAZION DI BASE mente criticata. Satison afferma infatti: “Gli stoiei, perdendosi totalmente nel! universo, in- tendono partecipare alla sua serenita; da clo questo grido famoso: ‘dolore, tu non sei che ‘una parola’. Ma non distinguete, nel loro modo diirrigidirsi contro di esso, una protesta di tut- toll loro essere? [...] la saggezza stoica non era enon poteva essere che una bugia con la quale gil stole! illudevano se stesst" [9, 7]. Possiamo riassumere in alcuni punti cid che Al dolore fosse per Sant’Agostine (354-430 .C.): un fatto universale, perché Fesistenza ‘umana 2 carica di lavoro e dolore: ® connesso allessere vivente perché c’é qualche vita sen- za dolore, ma il dolore non pud essere senza vita; concerne sia il corpo che anima, il dolo- re dell'anima 8 detto tristezza; tuttavia 'anima si rattrista per lo pitt per il dolore del corpo; i dolore 2 proprio dell'anima, non anche del cor- po quando la sua causa sta nel corpo, si pud concludere che Nanima pud provare dolore se il corpo non duole, mentre il corpo nen pud dolere senza I'anima; il dolore non pud essere amato; é utile; si allronta per curare un altro dolore: nel mondo umano é terapeutico; & cau sato dal peceato, ed @ l'effetto. Tl dolore in qualsiasi essere animato @ una grande e mira bile forza dell'anima, che contiene vitalmente quella compagine ineffabile di mistione, e che la riduce a una certa unita a sua misura, pol- ché tale forza non sopparta con indifferenza, ma con sdegno, che essa (unit) sla corrotta e dissoluta (Sant‘Agostino, De Genesi). Tomma- so d’Aquino definisce il dolore come una pas sione dell'anima, spiega anch’egli che quando il corpo patisce ne risente anche 'aniina, “sof frendone ripugnanza dolorosa nelle sue facol ta di desiderio del bene”. Il filosofo mette a confronto il dolore esterno e il dolore interno. i dolore interno @ maggiore di quello esterno, infatti deriva a qualcosa che ripugna il corpo € solo indirettamente dal desiderio del bene: quello interno Invece rifugge direttamente dal desiderio: é percid pit triste. La superiorita del dolore interno deriva dal fatto che spesso si preferisce affrontare il dolore esterno per non affrontare quello interno; talora lo stesso dolore esterno pud diventare in qualche modo placevole e giocondo per la gioia interna, Na- turalmente se il dolore esterno si aggiunge a quello interno lo aceresce. La compassione de- ali amici reca mitigazione del dolore. Infatt cht com-patisce Tamico, com-porta insieme il pe- so del suo dolore, allegerendolo. I sofferente AXTROPOLOGIA DEL DOLORE. si sente amato, il che, essendo piacere, produ- ce sollievo. Inalttefilosofie l dolore viene esaltato nella sua componente metafisica, diviene momento diconoscenza dell’esterno e quindi unione tra esterno e individuo, Cartesio (1596-1650) dice: “Mediante questi sentimenti di dolore, di fame, i sete, eccetera, Io non sono solamente osp- tato nel mio corpo, come un pilota nella sua nave, ma oltre a questo, io gli sono congiunto molto strettamente, e talmente confuso e me- scolato che io compongo un tutt'uno con Tul Perché, se questo non fosse, quando il mio corpo ® ferito [..] vedrei questa ferita median- te il solo intelletto, come un comandante vede mediante la vista se qualcosa si rompe nel suo vascello”. Blaise Pascal (1623-1662) nel 1659 scrive 'opuscolo Preghiera per chiedere a Dio i buon uso delta malattia in cus spiega che “le creature non sono la causa prima degli acci- enti che no! chiamiamo 1 mali, ma che essen- do la prowvidenza di Dio I unica causa, il sovra- no eTarbitro, @ indubitabile che bisogna risai- re fino all'origine, per trovare un solido alleviae ‘mento [...]- Cerco pit che posso di non afflig- ermi di nulla e di accettare tutto quanto av- viene come il meglio. 8 certo, mi sembra, che quando Dio ci svela la sua volonta per mezzo degli eventi, sara peccato non adeguarsi. Ho Iimparato che tutto cid che accade ha qualcosa i ammirevole, poich¢ la volonta di Dio vi im- pressa” (B. Pascal, Lettera te a Mile de Roan- nnez), Pascal mostra il modo per non essere schiacciato dalla sofferenza e per servirsene come strumento per il compimento di un ordi- ne superiore, riguardo al quale tutto diventa secondario o indifferente, I fllosoilesistenzialistt, Invece, celebrano i dolore come valore morale. Il dolore rende gli ‘uomini tutth ugualle solidali attraverso la sof ferenza, Questo concetto @ ampiamente svi- luppato nel Fondamento detla morale e nelle prineipall opere di Schopenhauer (1841) (6, 7] ¢ ripreso da Jean Jacques Rousseau (1772): “Luome che non conoscera il dolore, non co noscerA né la commozione dell'umanita né la dolcezza della commiserazione” (7, 10], Il do- lore caratterizza l'uomo in quanto esperienza profonda senza la quale non é possibile cono- scere realmente la vita, questo cl differenzia dalle macchine (11) ‘Nel pensiero di Schopenhauer Il dolore ® in- timamente connesso con cid che, nella sua fi. losofia, rappresenta il principio metafisico ulti- B ‘mo: la volonta. Ogni violazione, infatti, nasce da una mancanza, da un bisogno, in ultima analisi da un dolore. E poiché la volonta @la ra- ‘ice di tuto, netTesistenza, Tesistenza stessa igina dal dolore (la visione pes propria del flosofo) Per tiberars! dal dolore, di conseguenza, non c’® altra via se non quella i Iberarsi dalla volonta, o distaccandosene ‘con atteggiamento contemplativo di tipo este- {co (liberazione provvisoria e sempre momen- tanea) © con quello etico della compassione o ‘con quello éell'ascesi (rinuncla al piacere, al possesso, all'egoismo). Poiché la vita é dolore, ‘occorre anzitutto compassione verso altro, partecipazione al suo dolore, sentimento in ‘cul st trova il fondamento stesso della morale. Anche Kierkegaard nell Esercizio de! cristia- nesimo spiega I significato del dolore. I softrire ® proprio del diventare eristian nella sofferen- za viel segno del rapporto con Dio. E vero in- fatt sia che Dio cl ama perché soffriamo, sla ‘che soflriamo perché Dio ci ama, “Perché sei sofferente, per questo Dio ti ama (...]. Ob, non perdete la franchezza come se il soffrire,esse- re infelicifosse una colpa [...]. No, Iddio pro- prio voi ama. Il soffrire non é Vespressione che siete abbandonati da Dio: tutt’al contrario [..] Perché Dio ti ama, per questo ti tocea softrire. Questo dil secondo principio. Esso dice se tuin verita ti sei impegnato col Cristianesimo, allora devi softrie [...]. Se tu non vuol softrire, & se- sno che vuoi essere dispensato dall'amare Dio” DOLORE ETEOLOGIA Daun punto di vista teologico il dolore cambia significato se si cansidera ll Vecchio e il Nuovo ‘Testamento, Nel primo il dolore & una punizio- ne inflitta da Dio a causa dei peceati commessi dall'uomo, infatti, nel Vecchio Testamento Dio ® colui che punlsce, che non perdona. Nel Libro di Giobbe dell’Antico Testamen- to, il concetto di dolore trova la sua espressio- ne pit! viva, E nota la storia di questo uomo iusto, il quale senza nessuna colpa ca parte sua viene provato da innumerevoll sofferenze. [Egil perde i bent, ifigi ele figlie e infine viene egli stesso colpito da una grave malattia. In {questa orribile situazione st presentano nella, sua casa I tre vecchl conoscenti, | quali ~ ‘ognuno con diverse parole ~ cercano di con vincerlo che, poiché @ stato colpito da una co- “ si molteplice e terribile sofferenza, egli deve aver commesso una qualche colpa grave. La sofferenza ~ essi dicono - colpisce, infatti, ‘sempre l'uomo come pena per un reato; viene mandata da Dio assolutamente giusto e trova, la propria motivazione nelordine della giust ia. Si direbbe che i vecchi amici di Giobbe vo- gllano non solo convincerlo della giustezza morale del male, ma in un certo senso tentino i difendere davanti a se stesst il senso mora- le della sofferenza. Questa, ai loro occhi, pud avere esclusivamente un senso come pena per il peccato, dunque esclusivamente sul ter- reno della giustizia di Dio, che ripaga col bene bene e col male il male. Tl punto di riferimento &, in questo caso, la dottrina espressa in altri scrittidell'Antico Te- stamento, che mostrano Ia sofferenza come pena inflita da Dio per { peccati degli uomint. UDio della rivelazione 2 legislatore e gludice in una tale misura, quale nessuna autorith tem- porale pud avere. Il Dio della Rivelazione, infat- 1, & prima di tutto il creatore, dal quale, insie~ me con T'esistenza, proviene il bene essenziale della creazione. Pertanto, anche la consapevo- le e libera violazione di questo bene da parte dell'uomo @, non solo una trasgressione della legge, ma al tempo stesso un’olfesa al Creato- te, che & il primo legislatore. Tale trasgressio- ne ha carattere di peccato, secondo il significa to esatto, cio’ biblico e teologico, di questa parola. Al “male morale del peccato corrispon- de la punizione’, che yarantisce lordine mora~ te nello stesso senso trascendente, nel quale quest'ordine & stabilito dalla volonta del Crea- tore e supremo legislatore. Di qui deriva anche ‘una delle fondamentaliverita della fede religio- ssa: Dio 2 giudice glusto, il quale premia fl Bene punisce il Male. La sofferenza appare, da que= sto punto di vita, come un “male glustifieato’ La convinzione di coloro che spiegano la soffe- renza come punizione del peccato, trova il suo sostegno nell'ordine della glustizia e cid corri- sponde all'opinione espressa da un amico di Giobbe: "Per quanto io ho visto, chi coltiva ini quita, chi semina affanni, li raccogtie” Giobbe, tuttavia, contesta la verita del prin- cipio che identifica la sofferenza con la pun) zione del peccato. E lo fa in base alla propria opinione. Infatti, egli & consapevole di non aver meritato una tale punizione, anzi espone il bene che ha fatto nella sua vita, Alla fine stesso rimprovera gli amici di Globe per le loro accuse ¢ riconosce che Giobbe non & col PARTE 1 ~ CONSIDERAZION! D1 BASE pevole. La sua é la sofferenza di un innocente; deve essere accettata come un mistero che uomo non @ in grado di penetrare fino in fon- do con Ia sua intelligenza, IL Libro di Giobbe non intacea le basi del Vordine morale trascendente, fondato sulla glustizia, quali sono proposte dalla rivelazio- he, nell’Antica e nella Nuova Alleanza, Al tempo stesso, per®, i! libro dimostra con tut- ta fermezza che 1 principi di questo ordine ‘non si possono applicare in modo esclusivo € superficiale. Se é vero che la sofferenza ha un senso come punizione, quando @ legata alla colpa, “non é vero”, invece, che “ogni soffe- renza sia conseguenza della colpa e abla ca- rattere di punizione”. La figura del giusto Giobbe ne & una prova speciale nell’Antico Testamento. La Rivelazione, parola di Dio stesso, pone con tutta franchezza I proble- ma della sofferenza dell'uomo innocente: la sofferenza senza colpa, Globbe non & stato punito, non vi erano le basi per infliggergli luna pena, anche se é stato sottopasto @ una durissima prova, Dall'introduzione del libro risulta che Dio permise questa prova per pro- vocazione di Satana, Questi, infatti, aveva contestato davanti ai Signore la glustizia di Giobbe: “Forse che Giobbe teme Dio per nul- Ja?(...)- Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani, € il suo bestiame abbonda sulla terra. Ma stendi un poco la mano e toca quanto ha, e vedral come ti benedira in faccla” E se il Signore acconsente a provare Giobbe con la sofferenza, lo fa per dimostrarne la giu- stizia. La sofferenza ha carattere di prova. I Libro di Giobbe pone in modo acuto il “perché” della sofferenza, mostra pure che es sa colpisce Tinnocente, ma non da ancora la soluzione al problema, Gia nell’Antico Testamento notiamo un ‘orientamento che tende a superare il concetto secondo cui la sofferenza si giustifica unica- mente come punizione del peceato, in quanto i sottolinea nello stesso tempo il valore edu- cativo della pena. Cost dunque, nelle sofferen- ze injlitte da Dio al popolo eletto, @ racchiuso ‘un invito della sua misericordia, la quale cor- regge per condurre alla conversione: “Questi castighi non vengono per la distruzione, ma pera correzione del nostro popolo’, Nel Nuovo Testamento invece Il concetto dl dolore cambia come cambia la figura di Dio. Colul che punisce diviene colui che sila solida- le con chi soffre. “l Dio di Cristo non ¢i aiuta

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