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Animali domestici: Il regolamento

condominiale non può vietarli


E’ la sentenza della Corte di Cassazione n. 3705 del 15 febbraio 2011 a stabilirlo: il divieto di
tenere nel proprio appartamento animali domestici non può essere previsto in un ordinario
regolamento condominiale, salvo unanimità.

di Davide Cuccia

Secondo la sentenza della Corte di Cassazione n. esclusiva proprietà dei singoli condomini (così
3705 del 15 febbraio 2011, il divieto di tenere come già espresso dalla Corte di Cassazione n.
nel proprio appartamento animali domestici 13164/01).
non può essere previsto in un ordinario
regolamento condominiale, approvato dalla La conseguenza appena vista dell’astratta
maggioranza dei partecipanti. costituzione di una servitù reciproca fa sì che
tale disposizione (divieto di tenere nel proprio
I regolamenti condominiali, infatti, non appartamento un comune animale domestico)
possono comportare diminuzioni delle facoltà abbia natura contrattuale, dovendo essere
previste nel diritto di proprietà dei singoli approvate e modificate con il consenso unanime
condomini sulle porzioni del fabbricato dei comproprietari in quanto deve
appartenenti ad essi individualmente in via obbligatoriamente rinvenirsi nella volontà dei
esclusiva (tale principio era già stato espresso in singoli condomini la fonte giustificatrice di atti
Corte di Cassazione n. 12028/93). dispositivi incidenti nella loro sfera giuridica.

Il summenzionato principio espresso della Tali disposizioni, pertanto, eccedono le


Suprema Corte trova ispirazione dal fatto che le attribuzioni previste dal Codice Civile per
clausole del regolamento condominiale, che l’assemblea condominiale, alla quale è conferito
impongono limitazioni alle facoltà e ai poteri solamente il potere regolamentare di gestione
spettanti ai singoli condomini sulle parti di loro della cosa comune, provvedendo a disciplinarne
esclusiva proprietà, incidono sui diritti degli l'uso e il godimento.
stessi condomini. In tal modo, si andrebbe a
costituire una servitù reciproca sulle parti di In linea di massima, dunque, la clausola in
esame è valida solo se assunta all'unanimità.

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