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Gennaio 2011
Dopo l’intervento del consigliere comunale
Andrea Turriziani in merito alla didascalia
iscritta sul Calendario Artistico di Ceccano
San Silverio Papa,
Gizzi tira fuori gli atti
Cnon
ome facile immaginare
ha impiegato molto
tempo l’avvocato Stefano
Il consigliere Gizzi a replicare al consi-
Stefano Gizzi gliere comunale di Frosino-
replica ne Andrea Turriziani, auto-
al collega re di una lunga nota di ‘ri-
vendicazione’ dell’orgoglio
civico dei frusinati riguar-
do alla figura del Patrono
San Silverio Papa.
«In questo momento stori-
co - scrive Gizzi - di gran-
de confusione e di continui
attacchi al nostro patrimo-
nio storico e religioso, pro-
venienti dal laicismo relati-
vista che vuole sradicare le
Nei giorni scorsi più antiche e nobili tradi-
l’intervento zioni spirituali per creare
del rappresentante l’Europa delle false libertà
PdL di Frosinone e della falsa storia, le di-
chiarazioni di Andrea sono
molto apprezzabili. Detto
questo, desidero ribadire
che tutte le più antiche
fonti storiche sono concor-
di nel indicare Ceccano co-
RICONOSCIMENTI
Tutto il centrodestra
compatto con Bruni
Vvate
iste le dichiarazioni di consenso arri-
in questi giorni (eccezione fatta
per il consigliere del PdCI Agostino Cio-
toli) Davide Bruni, proponente dell’inti-
tolazione iscrive: «Il gruppo consiliare
del PdL di Ceccano è compatto nel so-
stenere la proposta di intitolare una
strada al milite della Rsi Antonio Aver-
sa trucidato nella strage di Rovetta il 28
aprile 1945. Anche l’altro consigliere,
Aversa, omonimo del nostro, lo ha di-
chiarato al ufficialmente. Con il soste-
gno anche de La Destra tutto lo schiera-
mento di centrodestra è unito in tal sen-
so». Un consenso che va oltre le miglio-
ri aspettative, quindi.
C ECCANO
Per l’avvocato comunque:
le dichiarazioni del consigliere comunale
del capoluogo sono molto apprezzabili
me Città natale di San Sil-
verio Papa e Martire. Addi-
rittura si conosce, per tra-
dizione diretta, anche la
contrada di Ceccano in cui
è nato San Silverio:
“Campo Troiano alla Cati-
nella”, come confermano
sia l’illustre storico Miche-
langelo Sindici che il lette-
rato Nicola Sindici, nelle
sue “Memorie Storiche di
Ceccano”.
Nello Statuto Comunale di
Ceccano, risalente al me-
dioevo e poi confermato
dal Principe Marcantonio
IV Colonna all’inizio del
XVII secolo, nel preambo-
lo, uno dei principali titoli
di onore della Città di Cec-
cano era riservato alla tra-
dizione diretta secondo cui
Ceccano aveva dato i nata-
li a San Silverio Papa.
Leonardo Bruni, detto Leo-
nardo Aretino, celebre let-
terato e Segretario delle
Lettere Latine di tre papi
(sepolto nel 1444 nella Ba-
silica di Santa Croce a Fi-
renze) nella sua storia di
San Silverio scrisse:
«Silverio fu della Nazione di
Campagna, della Città di
Ceccano, il padre si chiama-
va Hormisda.
Questo Papa fece murare
Ceccano intorno, eppoi fu
mandato in esilio nell’Isola
di Ponza».
Giuseppe Marrocco, nel-
l’opera “Sulli Monumenti
dello Stato Pontificio”, riferi-
sce:
«Ceccano fu sempre conside-
rabile nella Provincia di
Campagna che in molte per-
gamene trovasi con il titolo
di Città, Patria di illustri uo-
mini, sì nelle lettere che nelle
armi. Fu cinta da forti mura
Intitolazione
ad Aversa,
interviene
l’ex sindaco
Angelino Loffredi analizza
il dibattito sulla vittima di Rovetta
castellane e con porte per or-
dine del Pontefice Silverio fi-
glio del frusinate Ormisda
egualmente Papa che dicesi
vi abbia avuto i natali, e che
ciò eseguir facesse salito ap-
pena al Pontificato, argomen-
to sicuro di Patria ricono-
scenza».
Cesare Baronio, nei suoi
Annali, al Tomo VII, parla
di Sant’Ormisda come Pon-
tefice e nativo di Frosinone.
Ma non cita assolutamente
San Silverio come frusina-
te, perché sapeva bene che
San Silverio non era nativo
di Frosinone. Un codice
manoscritto rinvenuto nel
2003 nell’Archivio Segreto
Vaticano e che presto pre-
senteremo a Ceccano, con-
ferma senza dubbio la na-
scita di San Silverio a Cec-
cano.
Sempre a Ceccano, nella
Sala del Sindaco, si conser-
va una preziosa pergamena
che recita: «S. Silverius de
Ceccano, filius S. Hormisda
de Frusulone, quem genuit
Justus de Venafro», risalente
ad un antichissimo dipinto
che si conservava nella
Chiesetta della Madonna
de Loco (Sant’Antonio di
Padova) in cui si vedeva La
Vergine con il Bambino Ge-
sù e San Silverio in abiti
pontificali.
Per concludere: Ceccano
ha dato i natali a San Silve-
rio, che poi i frusinati han-
no eletto come loro Patrono
insieme al padre Sant’Or-
misda. Come ceccanesi sia-
mo doppiamente onorati di
avere come concittadino
San Silverio e di constatare
come un ceccanese sia ono-
rato a Frosinone come Pa-
trono Principale».
Domenica 16
Slitica
ull’impegnativa discussione storico-po-
sviluppata da giorni sulla strage di
Rovetta, paesino in provincia di Bergamo,
dove nel 1945 trovarono la morte 43 mili-
ti della Legione Tagliamento e fra questi il
concittadino Antonio Aversa, uccisi dai
partigiani, interviene l’ex sindaco Angeli-
no Loffredi. “Oggi si chiede l’inserimento
del nome di Aversa nel cippo ove vengono
ricordati i soldati che morirono per l’Italia.
In un cippo ove, oltretutto, mi dicono sono
assenti i nomi dei soldati Italiani morti nei
campi di internamento tedeschi perché si
rifiutarono di aderire, dopo l’otto settem-
bre alla Repubblica Sociale Italiana, al
contrario di quanto fece lo stesso Aversa.
Un vero pasticcio che mescolerebbe il ri-
cordo e la doverosa riconoscenza verso uo-
mini che si batterono per l’Italia con uo-
mini che, al contrario, si arruolarono per
combattere contro l’Italia. Altri chiedono,
sempre per Antonio Aversa, di intitolare a
sua memoria una strada, dimenticando
che esistono ceccanesi morti nell’eccidio
di Cefalonia o eroicamente caduti nella
battaglia di Al Alamein, senza parlare poi
che cinque sindaci di Ceccano, scomparsi
da tempo ed eletti con suffragio elettorale,
ancora aspettano un simile riconoscimen-
to. (...) Certo, chi ha competenze, dunque,
vada avanti ma senza truccare le carte,
senza mistificare i fatti, perché il difetto
d’origine in questa discussione è costituito
dal fatto che si è scritto che la strage è av-
venuta a guerra finita. Non è stato così,
perché essa si consuma nella notte fra il 27
ed il 28 aprile, quando ancora si combatte-
va ed i cecchini repubblichini sparavano.
Le truppe alleate entrano a Bergamo il
giorno successivo alla tragedia.. Personal-
mente non intendo sottrarmi ad un giudi-
zio sul grave fatto di sangue, né nasconder-
mi dietro il giudizio dato dalla Magistratu-
ra nel 1950 quando ritenne l’accaduto
“una azione di guerra”. Ritengo l’atto ri-
provevole perché esercitato verso prigio-
nieri che si erano arresi con la promessa di
aver salva la vita. La ricostruzione storica
non può essere fatta a bocconi, settorial-
mente o a pillole perché necessario sem-
pre allargare l’orizzonte, approfondire il
contesto. (...) Mi accorgo, però, che al cen-
tro della discussione non c’è più il giovane
ceccanese di cui all’inizio si riconosceva di
essere dalla parte sbagliata ma all’esalta-
zione acritica delle gesta della Tagliamen-
to e che la guerra di Liberazione sia stata
sbagliata. (...) Mi chiedo allora di cosa stia-
mo parlando: di ricerca della verità per
consolidare una identità nazionale o al
contrario di un deragliamento della discus-
sione teso a riaprire contrapposizioni che
sembravano superate? Infine una doman-
da, certamente secondaria: perché coloro
che oggi pretendono dal Comune una scel-
ta tanto impegnativa e dirompente tale da
aprire nei fatti un processo alla Resistenza
non hanno intitolato in questi giorni o ne-
gli anni passati i loro Circoli o le loro As-
sociazioni ad Antonio Aversa, così come
fecero con coerenza nel 1946 i fondatori
della Sezione missina di Ceccano?»