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ORIGAMI
di
Elisabetta Vernier
*
Il suo angelo custode aspettava Nakamura sull'attenti, inguainato in una tuta di pelle nera, immobile come una statua vivente. Appena il boss entr nel suo campo visivo, il giovane si
inchin profondamente dicendo:
- Nakamura-san! Agente Steel numero zero ai suoi ordini,
signore.
All'interno della sua stanza blindata al Queen Margaret Hotel, Nakamura inizi, per la prima volta da quando era giunto
nella Periferia, a sentirsi finalmente al sicuro.
Si ferm davanti all'agente e lo guard fisso negli occhi: il
giovane sostenne lo sguardo, senza battere le ciglia neppure una
volta.
un samurai, pens Nakamura, un fottuto samurai gai-jin.
Quegli occhi color dell'acciaio che lo fissavano erano assolutamente impenetrabili e questo a Nakamura non piacque: amava
leggere la lealt e la devozione negli occhi dei suoi sottoposti
ma non vi era traccia di ci in quest'uomo.
C'era solo una temibile forza e una grande intelligenza.
Terminata la sua valutazione, il vecchio estrasse da una tasca
un chip di memoria e lo porse all'agente.
- Questi sono i suoi ordini per domani. Usi il mio terminale
portatile, prego. Non tollerer errori di alcun genere da parte
sua, sono stato chiaro?
Il giovane prese il chip e rispose, impassibile:
- Chiarissimo, signore.
Nakamura lasci con un sospiro la stanza principale della
suite e si ritir il camera da letto: era rassicurante potersi permettere il meglio sul mercato ma il vecchio si addorment con il
pensiero di quegli strani occhi gai-jin che non lo voleva abban-
*
- Io non lavoro in squadra! - grid Maggie, esasperata dall'atteggiamento del Kranio. L'uomo pareva non ascoltarla, mollemente adagiato sulla sua poltrona fluttuante.
- Tu fai quello che dico io, e basta. - Il tono secco del Kranio
non ammetteva repliche.
- Ma Kranio... - cerc di replicare Maggie, ma la mano del
Kranio cal pesantemente sulla sua faccia, sbattendola sul pavimento. La ragazza si tir in ginocchio per guardare in faccia il
suo padrone; un filo di sangue le colava dal naso, macchiandole
i denti e le labbra di rosso.
- L'Ebreo ti aspetta nella stanza della consolle, sul retro del
Maze.
La calotta cranica cattur un riflesso di luce che negli occhi
umidi di Maggie si scompose nei sedici milioni di colori di un
arcobaleno sintetico. Avrebbe voluto piangere ma i suoi occhi
modificati non glielo permisero e Maggie si diresse, pesta e silenziosa, nella stanza dove la attendeva il suo odiato socio.
*
Assorto nei suoi pensieri, Joel, detto l'Ebreo, si prendeva cura della sua adorata consolle per la Virtual-Rete, una macchina
dell'ultima generazione Sony-Mitzu offertagli dal Kranio come
ricompensa per l'ultimo lavoro andato a buon fine. Ultimamente
usciva dalla sua tana al Maze solo quando era strettamente necessario; per questo la vista di Maggie sulla porta gli tolse il fiato come un pugno allo stomaco.
- Tu sei l'Ebreo, vero? - disse la ragazza, nella penombra.
- Joel. - la corresse lui, secco. Detestava quel soprannome,
anche se sapeva che tutti lo chiamavano cos alle sue spalle.
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Quando il videoterminale collegato al satellite si accese, mostrando un puntino rosso sul bordo della griglia di monitoraggio, Joel fece un balzo cos improvviso che rischi di cadere
dalla sedia sulla quale aveva trascorso le ultime dodici ore. Fuori dal Maze il sole tramontava lentamente, nascosto tra le nubi
cariche di pioggia che avevano invaso il cielo della City provenendo dall'oceano. L'Ebreo si allacci con movimenti febbrili la
fascia di collegamento intorno alla fronte, accese la consolle e
ripristin il collegamento audiovisivo con Maggie.
- Ma che diavolo... - esclam, quando si accorse che il segnale video era assente, ma poi sent il respiro leggero sul canale audio e si calm. Forse Maggie dormiva...
- Maggie, mi senti? Sono io, Joel... - disse, sussurrando nel
microfono. Un istante pi tardi il video si accese e la voce di
Maggie risuon nelle sue orecchie, stanca ma felice.
- Oh, grazie al cielo! Joel... - disse, poi aggiunse, parlando
con una terza persona di cui l'Ebreo poteva vedere solo la nuca:
- Ci hanno localizzato, ora ci possiamo fermare...
- Finalmente... - rispose una voce tenorile, impastata dalla fatica. Non era Nakamura quindi poteva essere solo l'Angel.
- Maggie, l'Angel vivo? - le chiese Joel.
- S , vivo ma non pi un problema. - disse lei. - Il vecchio bastardo morto e ho qui qualche suo ricordino per il
Kranio. Quando ci venite a prendere?
- Se restate dove siete, - rispose Joel, - saremo da voi in un'ora al massimo.
- Perfetto! - esclam Maggie, - E portate con voi una
consolle per la Virtual-Rete...
- Una consolle? - domand Joel, perplesso. - Cosa ve ne fate
in mezzo alle Wastelands?
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