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FIRDUSI
IL LIBRO DEI
RE
POEMA EPICO
RECATO DAL PERSIANO IN VERSI ITALIANI
DA
ITALO PIZZI
L'epopea persiana, nel suo insieme, produce l'impressione dell'incommensurabile,
simile alla volta del cielo stellato, che riunisce nei suoi fulgidi sistemi di stelle l'infinita pluralit, dei mondi.
SCHACK.
VOLUME SESTO
TORINO
VINCENZO BONA
Tipografo di
S. 31.
1888
P/c
Propriet Letteraria
781578
SESTO VOLUME
CORRIGE
ERRATA
Che
nemici
da' nemici
93,
1.
da'
100,
1.
22
Eludere tu voglia.
126,
1.
quaggi.
quaggi,
129,
1.
23
fede
fede,
180,
1.
28
tesori,
tesori
218,
1.
gi
gi
224,
1.
11
augelli,
224,
1.
La luna tua
309,
1.
Pag.
325,
1.
373,
1.
28
23
23
25
387,
1.
24
398,
439,
augelli
si
scemi
11
melagrani
melagrane
violento e
violento, e
acuti,
acuti.
1.
ultima nobile
nobil
1.
prence
prence,
461,
1.
25
di venir
divenir
493,
1.
32
recherammi
recheranmi
RE ASHKANI
I.
antico narrator,
ti
1364).
volgi intanto
Deh
che dicea
L'uom
ch' facondo?
Di Sikendr dopo
l'et,
l'impero
Facondo
in raccontar, disse
che ninno
seme
li
f'
sederli in trono
6
Quest'altro mai; cos, per alcun tempo,.
Riposava
la terra.
Ma
rimanesse allora.
si
Kobd; secondo
almo rampollo
Di regal seme. Degli Ashkni il terzo
Fu Gderz, Bizben poi, della famiglia
Fu Shapr
Kay
Ormzd
di
valoroso,
De'
Ma
d'anima serena.
Ashkni
merlo avea
Behrm
Tutto un tesoro
Ardevn
il
ei dispens.
magnanimo, che
Fu
detto
forte
Contro
Di Shirz, d'Ispahn
l'alto
Avea
dominio,
Mandavan
Ma
Fr
poich
di
terror
serpi agresti
sibili
di quest'albero
divette le
rame
acuti.
regale
e le radici.
Lor nome
Entro
al
udii,
n ritrovai ricordo
Re per ch'io cercassi.
Libro dei
Sogno
II.
Bbek.
di
Ma
chiaro giorno.
Il
Ei
giocondo
figlio
si
Sasn
di
Guisa trafitto
Come
vide la sorte
Ratto
ei fugg
da
a'
prenci irani,
l'esercito greco,
si
mor.
Ma un
piccioletto
Per questa
il
padre,
via,
Di Sasn parimente, e ci
si
fece
Che
di
tutti gli
Babk giunse
D'esti figli
il
anni; e allora
a le case
un giorno
Ma
poich laborioso
Assai
gli
Si f'
il
Babk,
ei
si
mostrava,
8
una notte, e l'anima serena
Vedea nel sogno che seduto stava
Sovra un fero elefante, in man stringendo
In
Benedicendo.
gli
di lui
prestava omaggio
favellar la lingua
sole o
il
Marte
splendeano
vampa
il
cor.
Ma come
Si fea pensoso a ci
tratto
Tendea
Un
gli
La fronte
un
che altera
la
fronte
II
giovinetto innanzi a
Guarnello
con lieve
lui,
al corpo, tutto
pien di fiocchi
E Babk disgombr
il
core;
d'ogni pi estrano
Il
E
E
consiglieri e servi. Ei
dimandi
f'
Non
Se grazia
ben
ti
vita,
dir le cose
Male non mi
Non
farai,
in palese.
Babk
Dator
non
Come
in secreto.
udi, la lingua
In nulla
ti
far,
ma ben
nessuna
del core
Babk
si
volse e disse
La gente
re Grushtspe in terra.
Ud
que' detti
il
chiaro sogna
Una
veste.
ti
sia
novella
E, frattanto, sontuoso
Palagio
lo disciolse. Alfine
III.
Per
Lune
la
p. 1366-1369).
passar,
Beato
egli
11 -
grembo
Babk
valente.
Guida a noi
tutti e
parlator facondo.
memore
di nobil favella
il
e accorto
figlio tuo.
A' nostri
figli
Non direm
Babk
illustre,
Gi per
le gote
E comand che
lagrime
che
lesse
di duolo
Il
Il
bello.
anche
gli
ratto ch'ei
diei,
venga
lui
Schiuse Babk
porte e
le
giovinetto
il
assai.
Grave non
gli
era
Di drappi ancor,
figlio
suo
di
di
Recava
il
al
garzoncello
garzoncello gi
Di principe Ardevn.
il
si
tesoriere,
fea soggetto
Ma
ricchi doni
Il
giovinetto a se
13
chiamava innanzi
f'
Un
Ogni sorta
di
mandava
poi
di cibi e di tappeti
splendide vesti.
Il
giovinetto,
Qual
figlio
Per cure
tempo
In loco ameno,
Il
E da
14
Subitamente
si
lev. Sospinsero
polve e
la
il
Corse dinanzi a
Si mescolar.
tutti
De
la
belva
Punta e
le
All'istante
Ammir
le
carni e la ferrata
il
sua freccia
la
mano
sia!
Cos
rispose
Io l'atterrai, disse
Deh
un regal
che soltanto
fanciullo,
Ed or ne cerco
la compagna ancora
Ardeshir gli rispose: vasto il campo.
Ed ngri vi son, dardi pur anco.
!
Un
Tra
altro,
ma
valorosi.
Fu a
il
Pien
que' detti
Fu mia
Perch
I
E
E
figli
miei,
d'alterigia
costume
ti
di
superbia
pigliando
Vanne,
15
a' beveraggi
prence e sire,
In tutte l'opre a chi pi vuoi compagno.
Pien di lagrime agli occhi, andava allora
Ardeshir giovinetto, ai beveraggi
Degli arabi destrier primo custode,
De' palafreni tu
sii
un
foglio,
cor, piena la
mente
Pieno d'affanno
il
Che mai ne
che
ei f'
Tale, scrittor di
si
venisse a lui
e
fogli,
si
gl'impose
epistola acconcia:
poco senno,
di
figli
suoi?
Veramente
Or
tu
il
ei
facesti
tu soltanto
il
se'
corso innanzi
gli sei.
Atto nemico,
Ma
Tu
Ned
no,
per
per
la
ei ti fece
tristo core.
tua
stoltizia.
Pongo per
te
li
Che usato avrai
10
il
foglio
il
volse ed agl'inganni
si
Subitamente. Accanto
Un
a'
palafreni
n di lui degno
Faceasi loco ad abitar, che stese
ostello ei scegliea,
Tappeti
cibi vi
Ed era
il
e vesti
banchettar
la notte e
il
giorno
compagni suoi
Eran cantori e colme tazze e vino.
Sola sua cura, ed
IV.
Fuga
di
di
gemme
e di colori
Di re Ardevn
il
consigliero e fida
Ad
la bella
giorno,
il
il
giorno,
chiamando
Iddio
largitor di grazie
Con
fiero incesso
ad Ardeshr,
gemme,
di
fi
capo alquanto
Guanciale
Il
seno
di broccati e stretto al
il
lei
fanciullo,
Ti
se'
s
levata? gi
il
Che
In ciel
si
volse, rapida
sventura
18
Quello
Babk moriva, ad
altri
abbandonando
L'anima sua.
f'
si
Ma
trista e
oscura
Ambi di Persia le
Le die al maggior
contrade, e
sire
il
cenno
Nuovo prese
consiglio.
Oh
veramente
la via di
E avvenne
poi
pronta fuga.
l, nella sua reggia.
che
La
mand
Il
prence
Tre giorni
Ascendente del
il
favellar dell'astro
Per quei
Furon trascorse
Fu
19
Del
ciel
secreto
il
superno e ognun
f'
sue parole
Che non
lungo,
il
Con
amica e
sorte
disiosi
frutti.
Dell'inclito signor,
Fortuna,
cor.
il
Ma quando
tenebroso
Color
di
Come un mar
si
agitava;
un
d soltanto
Ma
fece e
si
Ratto che
al glorioso
ridisse allora, ed ei
manso e dolce
detti di
Gulnra
intese.
core s'infiamm,
di
fuga poi
che
Il
si
volse
la fanciulla e disse
Andr
alla terra, se
Oh
se d'Irania
da Rey discendere-
Da
ti
te quaggi.
Con
mai,.
sospirose labbra
giovinetto.
e bella
scampo.
sue stanze
La giovinetta
e l'alma e la persona
estremo rischio per amor ponea.
Ratto che al sol si f' splendente e vaga
La superficie de la terra e cadde
La notte ombrosa dentro a' lacci apposti^
Schiuse le porte de' tesori suoi
La
Gemme
E
a cercarsi,
gemme
Venano
gemme
l rest fin
Scese
lei
imperiali,
mano
la notte e
lei
custodi,
ma
trascelti quivi
Erano
di
D'un moto
Volsero
il
Andavan
ambo a
sol.
lieti in cor,
cercando.
Non
lieta
sua
la bella
Non
sollevava o
gli
omeri
al
mattino
Tempo
Tempo
in broccati di
adornar
l'altezza
lui
All'inclito signor.
Disse,
Stanno a
le porto,
le
contrade.
V. Persecuzione di Ardevn.
p. 1372-1375).
(Ed. Cale.
il
re:
Deh! come
Non
Ma degli scribi
Cruccio per me le sta ?
Entrava il duce in quell'istante. Ei disse:
Ieri di notte, ad ora inconsueta,
Se n'andava Ardeshir. Dai beveraggi
Il
bianco e
il
bruno palafren
si
tolse.
Anche
destrieri prescelti.
fugga
che
il
suo tesor
Un
il
gli custodia.
Dell'uom
rissoso
mandava attorno
Fiamme di fuoco. In
Un nobile castello, e
su la via scoverse
Ed ei
Suon
v'eran dentro
quadrupedi molti,
richiese: All'alba, al primo
Uomini
di
assai e
zampe
sole,
ferrate di cavalli
Un
Ma
gente:
di tal
Su due
Oh
passanjn due
s!
dietro ai cavalieri
Capra
23
campo,
una leggiadra
Sollevando
Al
la polve.
consigliero
l'ala,
la
selvaggia capra,
Ma
discese allora
ripos, poi
ne parti veloce.
E Ardevn precedea
E il giovinetto con
sua fanciulla
Un
solo istante
Che qual
non pos.
Davvero
Ei giovinetto in
camminar
Disse a Gulnra:
veloce,
diuturno stento
questo loco e
sfatti
sono
di quell'acque chiare
beviam. La nostra via
Seguiterem dopo la sosta breve.
Una
stilla
Come
Ambo a
giunsero all'acque
le
gote
come
giovinetti
sole accesi.
N bever
drago e da sue
fauci,
di
Come
ud queste parole
Novellamente fr
Fr
Cosi
le staffe
prode
rec l'asta lucente.
Ma dietro a lui qual rapida bufera
Sire Ardevn, con alma fosca e rea.
In collo
si
cosi disse:
Due
cavalieri
De' sacerdoti
il
Gli
'
rispose allora
Quest'almo
si
sol,
Ma
venia da tergo
Ad un
Tutte
le
cose
Toccando e
gli
racconta, questa
quella.
Munger non
II
dolce latte.
Come
ud que' detti
Mand una
prece.
Come
poi la notte
Ma
Si
f'
In
Rey
il
sire
quando
oscura e tenebrosa,
penetrava e tosto
partiasi
cosi,
omai
stridente,
ei
scese;
20
Tu
sol,
che mi proteggi.
festi
Quivi
ei
pos.
Qualcun
Ghiamossi accanto e
le
de' marinai
passate cose
Che d'Ardeshr
De'
Kay
la nobile
regnanti e
s'alliet di
quella
un
lieto
annunzio
esercito
Su quell'acque
Vivean
di
Dar
le
terre sparse,
Avean
Il
tal gioia,
le
festose genti
Famosi saggi
D'alma serena, egli dicea, nessuno
Dell'inclita assemblea qui si ritrova,
D'uomini saggi da' consigli eletti.
Che udito gi non abbia opre che fece
Pel vile animo suo quaggi nel mondo
Sikendr tristo e reo. Spense i nostr'avi
Ad uno ad uno e l'opra sua non giusta
Sciolse la lingua allor.
Gli die in
pugno
ch'io sono
Da
tutti noi
me
alleati
Non
Il
cor profondo
Di Babk,
Del germe
di
Stringiamo
a'
Tu maggior
se' di tutti,
in
28
Come
superar del
risposta
che
Cotal
in alto
si
cielo. Ei
benedisse
Una
citt vicino al
mar
breve
di traffichi in
fondava,
inclito loco
La regia
potest,
ma
Ardevn la guerra,
Che giovinetta la tua sorte ancora
E giovinetto il re, mentre colui
Indi farai con
Fra tutti
Vince in
Regi de
tesori; tu vedr'
da
lui
Che
Niun
altro
Parole
si
terr.
Come
di colui si dolci al
le
acconcie
core
Della
montagna
Quest'almo
Da
appenach
sul vertice
sollev la fronte
sole, in
Behmn
illustre, e
figlio,
20
si
re sovrano,
Ei
non
f'
indugio,
di
ma
le
f'
scura.
sue falangi
morte
di
Ardevn.
d'alti
Di citt di
consigli.
Gihrm
Era costui
nobil signore,
Nobili
E
E
E
piedi
Fea
le
Che am sua
Circospetto per
Che
lui
lungo
la via,
Ma
30
core
Il
Conobbe e
Il
vide. S'avanz,
recando
Vile e spregiata di
Tebk
Dall'Eterno
Fattor sovrano,
gli
sia,
divelta
le
Tu m'abbi adunque
Fondamento
novello.
Il
prode
tenne
ei
Fuochi
di
Ram
e di
famosi.
il
core
venne ai sacri
Kharrd, e quivi
ei
gli fosse
tutte
L'armigero suo
De' fanti suoi
il
computo
egli trasse
forte,
le
spade
Don monete
Ei
f' di
lieto,
e le falangi sue
Anche ricordo
Avidi di battaglia
Da questa
Ordinarsi
valorosi.
e quella parte in
gli eroi,
tutti
lunghe
file
con l'aste.
spade in pugno,
Come
Ingaggiaron
32
Mura
EUi giugnean,
l 've
comando
Da
e possa
la terra
tutte parti
E fuor
Come
Pien
di
di
Un
giorno
tremendo arcano
Tale avido
di gloria e di leoni
Tal vincitor.
Cos
le
porte
ei
schiuse
le
schiere
che la polve
Di tante genti a rasentar ne andava
Di Grhiln, di Dilm,
Della luna la via.
Di l traea
si
Ma
tosto
il
sire
33
Angusta
ornai
fea.
si
S'ammonticchiava
campagna
grama
E
I
si
Ma
fean.
Una nuvola
sorse alfine
fosca e l'uragano
Ebbe poter su
molta
la fatica
nembo
Levossi allora e
Fu colmo di
E squarciavasi
Di questo
il
il
Si
valorosi
Ma
Fu
la battaglia,
grazia
tremenda
saggi tutti
la regal
corona
man
d'un prode
3-
Kharrd, nome a
seco
il
34
costui.
Quand'egli
prese
'I
egli l'addusse
possanza. Allora
di
F'
Per met ne
de'
dividi la persona
nemici
il
E il carnefice andava
E il comando esegua. Cosi disparve
Da questa terra l'inclito signore.
Cosi fa ingombro.
altri
Anche
Alcuna
saria
che tu
istoria.
Ma
di ci narrassi
quel
campo orrendo
D'ambe
le schiere,
anche d'argento e
raccolta fosse
falangi sue
d'oro,
35
un monumento
Qual
Ne
con broccati
Di canfora
gli
Acconciamente.
Ma
Porgi
il
ha corona e trono,
Maest regia e dignit. Davvero
Ohe in mano tua verranno e il diadema
E la corona ed il tesor che un tempo
Ardevn raccogliea con sua fatica
Come
Da Rey in Persia
Lungo travaglio e
piena
Ivi ei f'
ei
di castelli
una
scese poi
e di giardini
citt.
pianure e pendici.
a' nostri
d.
Ma
v'era allora
Una
36
il
re possente
Die
nome
ameno
di
il
dilettoso loco.
Ma
il
monte
un lago
traforar,
assai profondo.
perch scendessero
Furono addotti e
il
principe custode
VII.
Guerra
coi
Curdi.
infinito
Vennero incontro a
I
Curdi
37
lui
tutti,
Ora
Era
che
fea,
si
l'orrido paese
ai
trenta incontro.
Un
Fuggi
Pei
Per
la schiera.
molti uccisi,
feriti
D'armi pianura,
si
f'
angusto
Rimase
il
sire
il
loco
de' prenci
contrastato campo.
allor, nel
Toltone
un
E per
Volgendo
il
al
Con alcuni
fuoco scintillante
suoi
fidi,
di provetta et.
Vicino
al fuoco,
Stavansi
l,
Guardiani
di
il
volto,
garzoncelli
Com'egli giunse
pecore custodi.
di capre, e l discese
E ne
le fauci
prodi,
avidamente chiese
Dell'acqua il prence, e quei subitamente
Acqua con latte gli porgean rappreso.
S
che
a' pastori
che
Ivi ei pos, di ci
Gibossi alquanto e
38
ivi
rinvenne,
si
Fu
tenebrosa.
Guancial
si
f'
Di foggia imperiai.
Ma quando
sorse
La
Vennegli accanto
duce
il
al
la
rea sventura
t'incolse
mai
questi lochi
Non
te
Son
Sta
si
mostrer. Di
congiunti
un principe famoso.
AUor
che intese
ei
mandava
Da quel
Di Maestate d'Ardeshr.
Che
alla sua
Ma
mura
tosto
la via,
Ne
fra l'alte
mura
casi suoi
E
Il
poi
che
il
Quanti
ei
met
Ma
alla
ritorn da presso.
si
f',
tosto
del corso
Che fu la notte
E pi oscura si
quel re del
mondo
stuolo
che vicino
40
campo
verdeggianti. Allora
mani divelle
Videsi ingombra la campagna; quivi
Tutta
di capi e di
Venne
stoltizia
Ma
cadeau spregiate e
il
vili.
nobil prence
D'auree monete e
serti rilucenti
s che accadea
una conca e sopra
Al capo suo le raccolte monete
Un uom, gi vecchio, a la campagna, ninno
Alle monete sue volgea gli sguardi
Con trista voglia, per giustizia vera,
Per inclita fortuna a quel bel tempo
ei
don,
in
Ne vampo
men
Ei
Ma
di
allora
D'Istakhr sua. L
Vigor rendete
a'
f'
precetto e disse
palafreni e l'armi
Di colpa immuni.
I
Che
II
genial convito
Si volser tutti
un pensiero
La storia,
Udita che
l'avrai, tu
serba in mente.
Vili.
Leggenda
41
di
Heftvd
e del
verme.
mar
Una
di Persia.
citt
pane
il
un
In
sol
le fanciulle accolte
fusi
Veloci adatto.
Le giovinetto
in su le porte e poi
ragunarsi andavano
Ma
Tornavan
In lungo
La
lor
Ma
quando
citt,
povero e gramo
di
gaia natura,
Heftvd
il
nome
Cosi ne andava
Cosi quel
42
un uom vivea;
Deh! perch mai
nome suo? Ne andava
suo.
il
nome perch
avea
una figlia
sette
monte
che avean di cibi
In comune ponean, lasciando al tempo
Co' fusi lor le giovinette al
In
ampia schiera e
ci
Vide a mezzo
Ella
il
Rapidamente
la via.
La
Il
A.llor
che morse
Un verme
Con
le
ascoso.
Fuor
dal
pomo
trasse
il
il
pose
Intorno
Riser gioiose
le fanciulle, liete
Ne'
mostrando
volti lor,
Due
le
si
lei
argentine
filava
si
che in un
che ne scrisse
Su l'arena del
suol, poi di l
cotanti di ci
Filar solea,
sol giorno
il computo
venne
Pari a
nembo
Quanto
filato
43
di fumo, ed a la madre
avea mostr festante.
Lei benedisse con amor la madre
In questi accenti
tanto
Al primo albore
Di materia a
Da
madre.
il
All'assiduo
filar,
le donzelle di
Compagne mie
Come
Per
dolci
io d'esto
verme
trassi,
A me venne
E
gran nome
lune leggiadre,
la nobil
filo
Il
la
L'anima e
assegn
le
filar.
che recato
filavasi allor ci
Aveasi in pria,
che
dell'altro
ancora
quel
verme porgea
Dal volto
di Per, poi
la giovinetta.
quel cotanto
il
Tanto tu
Un
Con
patto
fili
festi
alata Per
Forsech, o leggiadra,
quale
?
di sorella
La
giovinetta
padre
Candida e vaga
del picciolo
Subitamente
quel
di
verme
alla
44
pomo
ivi
agreste
nascosto
verme
Mai pi
si
lieto
augurio, e poi
Di suo lavoro,
ma
soltanto
ei
fea
Tempo non
Pi splendido
si
ned
fea,
essi a vile
la testa
colore
Una
di
zafferano.
Ecco
gli
fece
E grado
e dignit;
li
sette
figli
Un
mura
45
si
adunar famosi
Subitamente, presso
pugne amanti, e
Di
a' sette
di
guerra
in
Agli
guerresche tube
Heftvd a
Sire, e le
ne
che
tutti; ei scese
E f' giustizia
La citt prese
di valor,
e trucid l'ingiusto
gemme
Venangli in
l'assalto
tosto
mano
Da Kugiarn
citt. Quivi,
su l'alta
ei
fece,
Gioiosa la citt.
Fu
posta in ferro
di
pace e
di
guerra
inclito loco.
sul
Alto
commesse pietre
E la calce ivi apposta. Anche avvenia
Che del verme il custode orni mattina
Si fero asciutte le
D'Heftvd, correndo,
E gli apprestava
Un gran caldaio
Vuotavasi
il
46
si
di nigella
bruna
Il
verme
lui.
Alquanti anni
Nome Kirmn
Da quel verme
all'inclito castello,
il
verme
falangi.
Diecimila
si
si
venia,
la
fama
47
IX. Spedizione
(Ed. Cale.
Come
Ardeshir.
di
1384-13S6).
p.
Il
nobile signore
Gi non
Le
gli
monte
in
un
recesso,
contrastar.
Come
destar
gli
sdegni
De
si
una novella
Schiera
Si f' oscura
la terra.
famosi
Oh! pi nessuno
la mano, e detto,
Ma
per
rese allora
E
E
il
le
48
A
E
Al cielo
si
Rec
lev.
tesori
Fosse
la
Ma
pugna.
il
maggior
de' figli
E da sue cene
questa sponda
si
Maligno e reo.
Ad Heftvd
Ben
si
rec del
mare
Su
Shahy nome
navicelli.
ei
gloria,
Cos, su navicelli,
ne venne, e
il
Ma
poi.
Suo loco
ei f',
de' prodi
stavano le due
squadre
e piena avean la mente
Nemiche
D'un ardor di battaglia e lor tesori
Ordinate
si
contrarie schiere.
D'aspra tenzone, e
come
levossi
ardore
Da
49
De' capitani.
Parve
Al fragor de
Su
Ma
dall'alto
le
cielo
clave in gi cadenti
le celate, e al
Come
il
abbandonar fuggendo
la terra
Il
Di corpi
sfatti
si
campagna
fu tal,
che
il
varco
Ed
a formiche. Tal
dur l'orrenda
che il giorno venne
fin
ecco! da questa
Ma
scarso
il
Ai guerrieri
Il
si
fa,
nemico drappel
gli
Lungo indugiar
50
Campo
provvista di
Di
Gihrm da
cibi,
le
ecco!
mura
ei
discese
alla reale
Innumerevol schiera
Tutti
si
condusse.
molte
egli ebbe.
duci di guerrieri.
Disse,
Che
Hai
tu, la
te servi e
Le mense
comando a
di
apprestar
te si spetta.
f'
cenno
allora,
Su
tutta
si
piant dentro a
Oh
Nitido e pingue.
s!
un agnello
tutta s'immerse
senno e belligeri e
prenci
forti
Eran
Da
secura da
Che
te.
s'
io scagliato
il
Leggea
vita,
calpestar
regnante Ardeshir
ai
piaccia.
si
sacerdoti
Eran davvero, e
lui
si
due parasanghe
il
re.
Ma quando
il
verme
sole
52
Da
Trasse Ardeshir e
di
prodi suoi
Persia a la terra
All'esercito suo
!
E
E
pieno
il
cor
si
Cos
avea
fugga l'iranio
d'alto spavento,
come
lupi
rapidi cavalli
E turbamento
in cor
Rispose
allora
Ambo
Ambo di
il
sire,
petto
fosca l'alma.
Da
53
l'eretto
culmo
Ambo
Gioia
Dahk
quell'ingiusto
Anche Afrasyb,
il
tristo
Per cui
trafitto
Il
Cor
si
lui gradite,
Ratto
La mala stirpe e il tristo nome!
Che il prence iranio disvel il secreto,
54
Omaggio
Ambo
La man
ti
sventura
sia della
Anima nostra
Questa
Veracemente,
Per che
ti
direm frattanto
Non se' in
Al verme
Del monte in su
la
un loro
vetta
ostello,
Tu
chiami, o
sire,
All'involucro
dentro de
pelle
la
un Devo battagliero
D'amor
Qual dite
E bene
voi, s
volse
si
Ottima cosa
che da voi ritengo
:
di lui, cos
dicean
il
core
Siam noi
Sempre
Quell'alma
il
core
D'un pensier
di giustizia.
Dell'ampia terra
Seco
55
fanciulli
parti,
si
per
AUor che
il
sire
ne andare
la via lontana,
al
Mihrk
Si nascose
Dinanzi a
D'un
lui
ma
infido e tristo
il
deso di vendetta
Si eh' ei l
rimanea
fin
ingombro andava,
che il ribelle
Gittavane
la spoglia. 15
Semenza
Una
Onde
che da
fanciulla
lui celossi,
verme a
contrastar, di l discese
Oh
si!
dodicimila
Operatori,
ei
tristo,
Che
56
lui
dintorno
raccolse, in loco
si
due monti.
Era vi un uom, Shehrghir il nome, saggio.
Duce a le squadre d'Ardeshr. Il prence
Si l'addusse lontano in fra
Al nobile guerrier
f'
forte,
Le tue vedette
questi detti:
in questo luogo
poste in pria
Mantieni
dovunque
in pie la notte e
il
giorno.
eletti,
Le guardie ed
terrieri
La
Cadde l'opera
Di lui
trista
e la fortuna
si
Di sua prosperit.
Ognun che
Non pure
Il
che dal
ciel discende,
Gemme
ei si
Che
di
quel carco
57
ei l'opera
compia,
Asini dieci
Vestissi
un
d l'accolsero
da quell'ampia schiera
prender
Eran
fiato
si
monte
fermar. Sessanta
gli
Sciolto
gemme
ed auree
de' traffichi
la fortuna, molte
Ricchezze ho meco, e qui men venni intanto
A pie del trono suo con molta gioia;
Che
E maggior
Del verme
De
la
il
rocca a
mura
58
Ebbesi addotto,
il
suo carco
ordin l'impresa
Dinanzi
Sciolse
Un
come servo
servi e
a'
In piedi
si
stesso
ei
il
Ma
ei
f'
guai d'essi al
colmo
verme
Di puro
Recar cibo solea, che latte e riso
Erane il pasto giornalier, dal nappo
vino.
la
cervice torse
Subitamente, che a
La sua vece
D'ebbrezza
ei
Prence Ardeshr
Gran copia
suo
qui con
me
di lattd e riso,
Vnia mi
Il
l'ufficio
il
cibo al
Fama
porgere
verme ben
in terra m'acquisti e
Vengami ancor
alcuna parte
state
allegramente
quarto
al
nell'ora
d,
il
culmo
erelto, ch'io
59
L'asinaio solerte e l
assisero
si
loro,
il
prence
venne
tristo
verme giunse
Una vivanda
caverna
Senza possa
Dalla strozza
il
gli usci, si
disciolto
nembo
le Treccie e le
Ne andava
in corsa;
regnante Ardeshr!
Co' prodi suoi
Rapidamente allor ne andava il duce.
Recando al nobil re le sue falangi.
II
X[.
Morte
(Ed. Cale.
Ma
Pieno
di ci
60
di
p.
Heftvd.
1393-1391).
di doglia fu
s'ebbe,
Fu
di rincontro,
Ma
Piena d'affanno e
De
le
mura
di
dubbiezza.
AUora
E vento
inane. Al tristo
Stagno gi
il
diuturno stento
verme caldo
Ardimento
gl'Irani e a la battaglia
Voltossi
Ma
rapido scendea
Con sue
61
pie.
briglie dorate
palafreno
il
nome
in terra,
Due
Conftti al suol.
Ambo
E degli
nemici
Sospendere
ai
due legni
viventi ancora,
ei f',
Il
due sospesi
di volanti strali
Ed
ei la
Fra
preda pi
al
Di Maestate d'Ardeshir
ali alte
vincitor, di Persia
Disseminando
Come
per
la terra
di giustizia l'opre.
avean conforto
sue schiere
Trasse fino a Shehrzr. Alquante genti
In Kirmn invi con un eletto
Ed uomini e
cavalli, ei le
62
di
regal corona
ma
di seggio real;
di l scese
mondo
la
grandezza.
caduco
Nasconde il suo secreto
A gli occhi tuoi n teco egli s'accorda.
Tu per seco, n v'ha scampo intorno,
Accordarti dovrai, che un d, talvolta,
Di questo
La
legge
e instabile e
tal.
RE SASSANIDI
Il
I.
I.
re Ardeshr Bbekn.
Avventura
con la
(Ed.
In
Cale. p. 1391-1394).
Sedette allora e
Il
Ardeshr
Ardevn.
di
figlia di
si
in
bianco avorio,
la giustizia
il
mio tesoro e
il
mondo
belle.
Ma
se pago
ne
64
l'eterno e santo
fia
la terra oscura
contender non vorr, protetta
A me
non certo
pugnaci
natura.
Dischiusa a
tutti,
questa reggia
Deh!
fiorisca la terra!
Eserciti ei
In ogni parte
Prence nemico,
fosse
A
Da
La
que' d che
man
Ardevn
di quelli.
fu tratto a
morte
Egli
tolse.
si
La sua
L 've giacean, la
G-li disvelasse. Due
Erano
figli
pugno
figlia ei chiese.
i
tesori
giovinetta sposa
del re caduto
Congiunti ed al dolor;
ma
gli altri
due,
Il
agli occhi.
maggior
figlio
Proprio
05
Ma
Per questa
Come
il
re
Di sera in tempo e
messaggio a quella
Dolce figlia di re. Davver! che il core
E l'alma pel fratello ei le accendea,
Si che quel cor d'un improvviso ardore
f' il
Come
ameno
Appo
la figlia
d'Ardevn discese
&
Correndo venne
recando un nappo
gli
Onda mo'
Il
veleno
il
Mescolato avea
attinta.
con
letal
zuccaro
la farina
colei,
il
fratel suo,
Ma
si
spezzava.
il
Comand che
All'apposta farina
quattro augelli,
Davver
si
fosse.
Ma
il
si
morirono
Un
Da
Un
sacerdote,
il
Maggior d'Irania ei
Se poni in seggio
f'
il
dimando e
disse:
tuo nemico od
ei
Che
0/
Ho
sacerdote
Torn per
di
sua
la
le
udite
lei
mi venga
Siam noi devoti a morte,
<Tovani e vecchi, e non ha dolci figli
Prence Ardeshr. S'ei numerasse ancora
ben
Cenno
D'anni
infiniti
Morto ch'ei
Bel nemico
la
sia,
sequenza, alfine,
l'alto suo trono
verr
questo
si
Traduca
08
un
alto
in atto. Libera da
mio pensiera
morte
Da me
si
stanza-
Come
l'anima sua,
come
la stessa
f'
pensiero e disse:
Ed
io s
mortali
tutti.
testicoli
suoi.
Bruci l'aperta
al forziere
il
in gemiti cos
Al tesoriero. Scrivasi
la
data
AI forziere
di
G'J
sopra e vi
si
vegga
II.
Nascita
riconoscimento di Shptr.
Del partorir
Non pure
come
fu giunta l'ora.
sacerdote,
d'Ardevn un pargolo
Usc leggiadro, d'anima serena
E d'aspetto regal. Da le sue stanze
Lungi la folla egli mandava e intanto
Ei, del prence ministro, al pargoletto
Die nome di Shapr. Nascosto il tenne
Ad anni sette con gran cura, e quei
Grescea frattanto e maest si avea,
da
la figlia
E cervice
di re,
gota fiorente
Qual
Stille
di
regnante.
mir su
la
pallida guancia
monarca Ardeshr.
Di
Dissegli allora:
fo.schi
pensieri
il
capo.
Ed
E costume
regal.
Cos rispose
sacerdote
prence Ardeshr:
D'intemerato cor, che il mio secreto
lui
70
A me
di
mia spada,
E ad uno ancor
atti
A me
A me
destinato frutto!
sepoltura,
il
fatica e duolo
Tempo
venuto!
re, disse,
che agl'infimi
il
Un mio
Or
lo
il
sire
71
pegno che
ti
die,
venne a cercarsi.
me
le
la dignit pel
vergogne
Mutilar
Di
me
volli,
ella celava,
Ferii
cenno tuo
in quel
medesmo
istante
ei
non somiglia
mondo
il
sire
Mille
si
prese.
Ma
si
volse poi
di
serena
72
Tu
sopportasti
Dolor,
non
Ma che
soffrir.
invecchi
il
tuo
Cercami intanto
me
quest'alma
Una
festa regale
colpir
si
Pi d'assai
mezzo
gli altri in
il
garzone
Lev
gli
sguardi e come
garzoncelli
L dunque d'Ardeshir
si
sta
un
figliuolo
Dissegli
il
consiglier
Dunque
il
tuo core
Di suo grado
di
Ora tu attendi
figlio!
garzoni da
guancie
Levin dinanzi a te gli addotti globi
Con le lor mazze.
Ad un tra i servi suoi
Ardeshir prence f' comando allora.
Tutti
le intatte
Tu
mazza con un
Togli di
globo
il
colpo. Quello
Come
leone in mezzo ai
forti,
il
globo
Si toglier nel
L'ingenuo
figlio
fia,
dubbio
del
Il
Golpi
un globo e dinanzi
comando venne.
a'
cavalieri
Ma
tosto
Shapr
Dinanzi al padre e
Indi,
globo
l innanzi, al
come pi
Ai giovinetti
lo
lungi
si
f'
sopra
lo
si ritrasse,
rend.
Fu
tale
giovinezza.
ritorni
cavalieri suoi
sei
Gioiosamente; anclie
Il
mano
lo strinse al petto
Almo
E ne
la fronte
figlio,
74
Gelar, no,
Non io
Che mi
Fosse
il
Gemme
innalzi.
circostanti
Ed ambra
frammischiando a gara
e muschio.
gemme
D'oro lucente, e
Ei
le perdon,
come
se
il
volto
Da
Recava
avean d'eletto
Saver cospicua parte, e al garzoncello
La scrittura pehlvica con molta
Cura egli apprese e nobile costume
I
sapienti, quali
di
mostrar da
Al nemico
costume
anche mostrgli e tutti
la lancia. Il bel
di
governar
usi,
gli
guerra
falangi in
nome
Era a una
comando
Suggel
di polest,
gemma
e regal
un
poscia
il
prence
ed inclito
tesoro
man
cui,
Il
Deserto loco un
d,
Tutto coperto, ed
gioconda
citt.
ei
soltanto,
Vedea
di rovi e
ne
f'
Chiamar
spine
una
lieta
t' d'uopo
III.
/b
tempo
ne divenne
Egli era,
ma ben
tosto ei
Consigliero e ministro.
re frattanto
il
Fattor del
Gh'
io
mondo
qui
domando e chieggo
mano mia la terra
possa addurre in
sire,
Mandiam qualcuno
Kayd
in India.
Amante
d'aita,
Che
ancora
La
Senza
Un giovinetto
E memore ed
di
l in
quel saggio
ascolt, trascelse
valore assai
accorto. Ei l'inviava
India e v'aggiugnea
in pria:
parla
illustre
Mira
Non
Il
Kayd
andava,
noverar,
si
si
pose
computo feci.
semenza sua con quella stirpe
Mista far eh' di Mihrk del seme,
Progenie di Nush-zd, con molta pace
Dell'iranio signor
S'ei la
non avr
di
il
tesoro
scemer. Tu vanne.
Odio maligno non pensar nel core
la fatica
Ogni desire
Donava
il
78
Che
Quest'alto ciel.
scosta,
si
quello
pregiato e grande
Tornava
il
messaggiero
Ma
La sua
Cenno
Io l'arder, far
Per
lei la
Con
tal
che
di vendetta era
bramoso
Mihrk
D'un signor
la fanciulla
di castelli
in disparte sedea.
Del signor
Come
andava ascosa
Com'ella stette
di castelli in
la
fuga
ed alla casa
tenne
quella casa.
il
prence, ed ella
70
dignit.
Chi ugual
Non
Alto cipresso
come
Avventura
IV.
le fosse,
era.
Shpr con
di
di
non
lei
la figlia
Mihrek.
(Ed. Cale.
p.
1399-1401).
in cielo
And
Con
I
un d quel re sovrano,
Shapr saggio e avveduto
alla caccia
in essa via
lui discese.
cavalieri suoi,
Da
s
che
di
belve
di palestre.
Shapr
E
E
sii,
beato
Senza
~
Ed
80
or,
la sele
Ma
Deh
in questo pozzo
lascia
adunque
il
viso
A un
Un'idria
tu, poi
il
si
assise.
prence: Reca
Dell'acqua un poco.
D'acqua
fu
S'accese
il
Era
il
salir.
sei
Chiedi
l'aita.
Cos
venne e prese
Ma
Che
Travaglio
Vaga
tale,
benedisse a quella
Urna
Egli
81
davver! Ma ratto
eh' ei traea
Shapr
Simile a re
Behmn
ha
le
membra.
in tutte cose.
Io chieder.
FiaDuii. VI.
Veracemente.
Nei
nostri giardini,
figlia.
Accorto e pio
Ma
Si m'affid.
And Shapr
Fin che dinanzi
Il
Il
Dissegli
Di
si
il
ciel ti
prendi in
ci.
Conforme
Secondo
il
rito di chi
V.
il
il
al cenno.
sire,
Fuoco adora.
Nascita di Ormuzd.
(Ed. Cale. p. 1401-140-2).
N lungo tempo
Come
Tenne
si
pass,
che
tosto,
Qual luna
inclito in armi.
Ardeshr cavalier,
Prence
Sliapr, poi
Ormzd
a nome, e
gli
pose
piccioletto infante,
il
Al loco de'
Noi
trastulli in
lasciar timorosi.
alcun tempo
Andava
a caccia
Ardeshr e seco
Ne andava anche Shapr, d'agresti belve
Esperto cacciator, ma Ormzd intanto,
De la turba fra mezzo, usc all'aperto
Nascostamente, che d'apprender molto
Per
sette giorni re
ei discese
Con
l'arco in
Nell'altra
Ma
Anche
Era
globi.
discese
il
de' sacerdoti
la palestra
sacerdote,.
Un
Il
garzoncello su la via.
Ne andava
Ma
Non
sire.
gitt,
un
solo
Dell'avo suo, lev
Velocemente e
il
rotante globo
circostante esercita
il
Ma
84
d'un mormorio.
lui
Che
fiero,
si
sovrano
La palestra mia,
garzoncel, la mazza mia
D'invitta sorte.
Gridava il
Ed mia la virt D'armi tenzono
cosa mia con uomini di guerra
!
Al sacerdote disse
re
il
Deli
vedi
si avea
Ghiedea colui^
Nascimento quaggi.
Ma ninno ne sapea cosa nessuna
E tutti del tacer prendean la scella.
Levalo adunque, al sacerdote suo
Disse il monarca, dal calpesto suolo
Ne andava il saggio
E l'adduci qui a me.
da la polve
Menavalo
garzoncel togliea,
il
valoroso infante,
D'inclita stirpe.
Il
re
gli disse, di
chi mai
Ch'
d'uopo
fia
Allora
ad alta voce a
ei s l'inchiese,
Il
fanciulletto rispondea
Il
nome mio
Non
lui
vuoisi
Attonito rimase
il
re del
mondo
cenno poi
inchiedere
Shapr,
Fu
il
pieno
innanzi.
si
f'.
Temea
fosse,
di lui
Rendeansi smorte.
Ma
sue guance
sorrise alquanto
85
Il
figlio
tuo
gli disse:
Vivi tu beato
giovinetto
il
un
Pregiato infante
Fanciulla
di
Con
tutta
pompa
ritorn, tenendosi
Andava
un seggio
si
gemme
ed oro.
il capo
ne and sotto a que' doni.
poi ne trasse da quell'alto cumulo
Nascosto
Ma
quello
fronte
chiedeano intanto
Le cose
la
si
86
f'
adorno
di broccati e l'aula,
intanto^
sedeano attorno
E in ogni parte e musici e cantori.
Ai pi famosi, in sua citt, ed a quanti
Regai convito e
Parte
si
avean
vi
di sapienza, ei disse
La
stirpe
in poi
nome
i
suoi prenci.
VI.
87
Riordinamento
del regno.
Parole intanto, e
Riponi e
Il
tieni.
parole in mente
le
Ebbe
travagli assai
Incominci,
mandando
Segni d'amore e
Che grande
in ogni parte
di giustizia. Allora
Mandava un
Un
consiglier,
figlio avesse,
non
perch chiunque
lasciasse
mai
il
giovinetto in forza
il
nome con
l'ufficio
assegnava; e quando
la
Il
dimora
gli
Ne andava con
Con un
Offici al
Con ogni
Un uom
gli eroi
mondo
si
cercava ed opra,
amante e
del garzone
88
mandava
Ad ogn'uom
In simil foggia.
Leggeasi
il
prence
al
iranio, intorno
Il
libro e
il
Volea seduto
E quando
si
l'ampiezza. E quando
un consigliero e saggio
forti
sire,
il
nome suo
ricordo eterno.
Con
gli
Che aman
pugna. Ne'
la
Gente esperta
gente priva
Abbandonava.
il
pastore
scrittoi
si
di
di
Elli
avea
attendean solerti
Ogni valente
Ma
il
in
consiglier
81)
cotesti
Che riempie
il
tesor,
spendendo frutto
accoglie.
Son
Nel
Un
che
si
parta per
governante, Spregia
Vender
lo
una terra
ricchezze,
tu non di
che non resta
Eterno il mondo per alcun che viva;
Ma cercati giustizia ed alto senno
E lungi sian da te la cupidigia
E la follia. Non sostener nessuno
De' tuoi parenti e de' cognati e amico
Tu sii de' prodi che ti diei. Dispensa
Alla misera gente ad ogni luna
Monete in copia, non donando nulla
All'uom ch' tristo. Che se bella e florida
Tieni la terra tua con tua giustizia.
Lieto sarai per la giustizia tua
E fiorente e beato. E se il meschino
Con timor dormir, segno fa questo
Che vendi tu per oro e per argento
Diceagli
Per
il
sire.
tesori la gente,
90
Nella regal
dimora
L'anima altrui.
A chiunque scendea per cose gravi
O per giustizia dimandar, fidati
Uomini del gran re faceansi attorno
A dimandar de' governanti suoi,
Di chi mai secondate avesser elli
Le brame, e chi per essi nel dolore
Dormasi gramo, e chi per sapienza
Che
me
grati.
caro, bello
garzon
Ma quando a un loco
Un esercito suo, si fea
Alleato
il
memore
e savio
trista cosa
lui.
reputasse
Ne udiva
possedesse
ei
il
danno,
91
Un
scontento andasse,
lui
di gloria
amante
E bramoso
di
Qual custodisse
agguerrite squadre
un suo fido
le
Da
andavano sue
Miglia all'intorno
Ch'ei
gridava
rinomati in guerra
nome
Alcun
dolor,
due
voci,
a'
non a
e gloria in armi,
poverelli Incolga
colui
che ha nome
Alle cose di
tal,
le terga in fuga
Al suo nemico, d'ora in poi ben tristo
Ma
Il
di tal
che volgea
tempo suo
si
catene
la
cervice e
il
petto
cancellato
il
nome
Non
Manda
mai sempre e
vedette
le
Per
di battaglie
e d'armi
D'ambe
Ma quando
innanzi
Contro la destra,
Insiem raccolti e
Contro la manca,
Posto il core alla
La media parte
Ne
pugnino
pugnino
gagliardi.
Che
eroi
Osi mandar.
manca
gli
il
se la
il
piede innanzi
media schiera
le spalle, a
nulla
Non
t'avventar correndo e
non
Di lasciar
Che
93
ti
piaccia.
loco tuo
il
Anche non
vuoisi
In alcun
tempo
sii,
che
si
riposi
campo
Ma
L'esercito guerrier.
da' nemici
ti
tempo
in ogni
vedrai securo,
mano
il
manda
Una
citt far
per prigionieri
spine un loco
mio precetto
alcun modo, allora
l 've di
Ma
dal
Non dilungarti in
Che brami tu di rimanerti
in vita
Dio
ai
mortali
Un
di cibi
di vesti
prefetto.
o di giacigli
Il
94
Il
Apprestavasi e
I
tutti in
un trono
ogni parte
Erano
tutti.
una stanza
il
collocava, degna
Invitavalo a
di
rancura,
dovunque
Con
Del re
sudditi.
Ed
ora, inclito
nome
Quanto
in secreto.
Ma
simile a lui
un prence
Dopo
la
Un ricco
Ne avea
il
sire
E feconda
Lochi dovunque,
adornava intento
com' d'uopo, e ninna cosa aperta
Era in citt che a lui secreta fosse.
A dotta gente i figli suoi bennati
Egli affidava ancor, tosto che ingegno
Avea
soggetti, egli
la
palestra
figlio
Per
il
core
Quale
il
96
suolo
il
Di quella gente
abbandonato e gramo
Non volea che giacesse. Ove poi misero
Fosse alcun capo di villaggi, allora
Che sua ricchezza da fiorente stato
Donava
non lasciava
per
Inclito sire, e
Fa questa
tal via tu
pure
Senza
fatica,
tuoi tesori
soggetti tuoi
li
Che per
Un
bel broccato.
signor la terra
tal
pur
Grecia
di
tributi e balzelli
Venano a
lui,
che ninno a
prenci d'Irania e
tal monarca
un giorno
si
li
pose
degna guisa.
In piedi
si
lev.
La sua parola
modo
97
senno e
di
di consiglio
Abbandona
non resta
Ormzd
Che tu
Dio
ti
volgi,
di tutti
Gravi
Si
ti
Luce
al
Fortuna ognora. E
in pria, la tua
Da me
le
ti
liete
prendi e
triste,
misura
trascorse cose,
rinnovar
ti
piaccia
La mia
mondo,
corona
E il seggio mio, s che in real dominio
a me la terra con suoi sette climi,
Qual di signoria ben degna cosa.
D'India e di Grecia ho miei tributi, e il mondo
Si fa leggiadro, quale pur di Grecia
Ebbi gioia nel cor per
Un
la
A me
di Dio, ch'Ei
FiRDOSI, VJ.
mi
Fortuna
Sole
il
di
Saturno e
favor.
Far degne
Sante ch'ei
Ma
di
quest'almo
secondo l'opre
lodi e chi,
fa,
98
Per
giustizia operar,
lieti
sarem noi
diremo aperto,
di tal giustizia.
Una
me
In testimonio a
I
me
co' sacerdoti
Or
io cotesto
mio
mio
fidato consigliero al
Tesor l'adduca.
Ma
antiche decime
le
meno
Anche
palme insieme,
le
Studio ponendo in
ci,
Vi piaccia
ne
il
patto suo
superno
Con
la gloria di
Lui hcito
fia
Porre
il
core agl'inganni e
all'arti ree.
99
Che umile
hanno
Dell'inclito
E veramente,
di Dio.
Seconda cosa
questa s, che
Tu non dispregi,
sapienza mai
Adorator
Sii di gagliardi.
sii
tu servo o prence
Sappi
al
terzo loco
intendi
Che
fa fiorir
100
Onde
la f, la spiritai dottrina
Danno
ti
hen
rechi.
Che
Iddio
ti
die
ben destinata
sorte,
Non
tua preda.
Or voi
tutti
porgete
lOi
A' suoi
un
apportar. Se teco
Nuova luce
studi l'affida
il
tempo a
figlio,
lui
frutto e
Una
Inverso a
perch alleato
lui,
te.
core.
amore
E guida
buono
il
ei sia
renderai giustizia
tocchi, e disporrai
Il
tal voler,
come
Cercherai con
te stesso,
ognora
Lungi cacciando
la
menzogna
e tutte
mai
Da comando del re protervo il core,
Non in secreto, non apertamente,
Togliere non ti piaccia; il signor tuo
Caro avrai per amor come te stesso.
Si
che
al
Volto parr.
Il
Ma
il
tuo
102
Non
incoglie,
che
la
sua grandezza.
vero
giustizia,
gli si
spetta
Che mena
ha
nel dolore
Per
la
sia festante
VII.
il
cor,
Lodi di Ardeshir.
Quando
Un uom
103
re, vivi
beato
e di fortuna invitta,
lieti
Il
serto e
il
Tu
trono!
se'
giunto a tale
Che
file
Da
Venerando
Che
al
Anche bramosi
Ma
D'India e di Gina, e
a'
sia
che mai
te la fede!
a chi nemico
nostri emuli, avversi,
tutti
Deh! rimani
cosi,
beato e lieto
104
Fondamento ad Irania
un
alto
in tua giustizia,
guai in
tal
un uom
gi vecchio,
Per
Ma
la giustizia tua.
pregi tuoi
il
mondo
Tutto
si
adorna.
Anche
tu sei l'ammanto
Deh! rimanga
E
Il
la giustizia sua,
Principe
mondo
Per
il
mondo
a te simil! Tranquillo
la tua regia
maest. Beato,
dell'ale tue
Ma
il
loco tuo
mai sempre
il
tuo core
che tu viva
105
Ti accarezzi e
Quando
si
sei;
il
grembo
la
semenza
Vili.
Morte
lo ricorda.
di re Ardeshr.
vigile
iti
settant'anni ed otto,
Che Shapr
si
ch'ei
l venisse.
f'
precetto
lui
consigh
106
Come
Con
D'uom
di nobile stirpe.
suol
si
il
accrebbe,
A me
mondo
ma
soggetto
in giusta via,
la dolce vita
Or son dinanzi a
voi,
umile stato
costume
Duolo
in alto, questo
ei reca,
la fortuna
Palafreno
muove
veramente quale
che sempre, in mezzo
restio,
molto ben,
Il
tratto ingannatore.
ti
reca
di
malizia
Anche
talvolta
Deh
in cor,
leva la testa.
Ond' che tu
ti
Pregio serbando
guarda
alla persona.
di saggezza, ratto
Che regno
Che ben
Sotto a
Non
diresti
un
107
che
si
f,
stanno accolti
sol velo.
resiste la
n senza fede
a chi ha saggezza.
Senza bisogno di poter sovrano
Non la f, n tocca voti il prence
Che non ha fede. Ma quello di questa
Senza necessit non si comporta,
E non questa di quello, e noi vedemmo
Che una coppia son essi, di leggiadre
Opre cagione. L'uom che ha f, di questa
Ove
poi tale.
Non
dirlo pio.
ingiusto.
uom da
nulla
Al terzo
Stendi, o figlio, la
Di
f,
mano
di grazia e di
all'opre belle
saggezza vera,
te la
rea menzogna
108
Tu non
ti
A
L
Ma
tristo faticar.
si
il
suo tesoro
Sopra
al rotar
de
le sfere.
soffre ei talvolta
109
Ma
in quel di
che voglia
il
il
si
fa
il
corpo
Non
Non
Non
Non
ascoltar,
al re,
al pie l'afferri,
II
Agi' intimi
non
il
dir, eh' e
liO
Il
Di mente
Biasmi d'altrui
dir.
ti
Ma
te chi
biasma
altrui.
Non
ti
Del
mondo
porr fra
Si mostri
Amico
gli altri
reggi tor, di
sempre, perch'
e protettor.
tracotante
Ma
accorto,
umani. Il prence,
senno adorno
ei sia
di tutti
chi superbo
dimostra e volgesi
si
te d'accanto
Che l'uom
saggio
ti
lodi,
ogn'ira tua
Non
mostrerai
Ogni parola e
la
la miglior
rammenta
Ma
le
Mostrando a
tutti
il
viso.
Anche
dimandan pane,
dispregio
Tu non
farai,
ma
Farai seder;
Ili
in trono ogni
maligno
Fa
miseri
Ma
A
E
se
te
i
teme
il
nemico e lusingando
ne
riguarda
il
Che
Si fa l'artiglio suo.
s'egli
cerca
Ovunque
e sempre.
Ma
il
D'alto saper,
figlio
mio tramando
il
dritto,
Che
si
stimi
I figli
tuoi la fronte
112
Da prudenza
e saper,
non ascoltando
mondo
Il
vile
tristo
ammanto
e cresceranno in quella
elli
Ammonimenti e
Andran riversi,
li
consigli nostri
e desolata e vasta
Di questa terra
In ogni parte.
Fattor del
E da
Da Dio
sia,
buon nome
frattanto
sia
il
senno
non infrange
Il patto mio, n studio pone in volgere
In tosco amaro il dolce miei ch'io porgo.
Gi son trascorsi quarant'anni e due
Mesi pur anco da quel d che in fronte
Il regal serto mi posai. Nel mondo
Sei citt son di me; l'aria n' dolce
giustizia la trama, e
un
In Persia feci
Ormzde
113
d; l'altra cittade
di
de' Klizi
Pieno
per essa
suol profondo,
il
di
d'acque e di guadagni
perigli. D' Ardeshr Piscina
E
E
la
quarta
di roseti
di genti e
Sono
citt,
che
d'orti piena
e di laghetti.
Due
Bagdad, sull'acque
in la terra di
Che
mente
Ratto
la
il
trono.
tempo sovra
l'alto
seggio
sua
Regal fortuna. Oh la regal sua fronte
E la corona e il trono
questa adunque
!
Del
mondo
N mai
lieto e la
legge e
costume.
il
si
resta
Sarem
congiunti, e
ci
intatta.
profondo e greve
fia
d'uopo allora
114
E beve
ricordando
Gh'eran
prischi regi
fedeli a Dio!
gli
Quando la coppa
sempre accanto.
IX. Lodi di
Dio
e del
(Ed. Cale.
p.
Sultano Mahmd.
U16-1417).
tempo
Ogni
letizia
Il
la terra e lo spazio!
desio da Lui,
f'
del
col
Il
cielo
mondo
Oh s! da picciol stelo
Fino all'altezza del trono regale
Picciole e grandi.
Le cose e ascose
e manifeste solo
Ma
Muhammd
Gonoscitor.
115
il
diadema
'1
fulgido,
pur anco, e
giustizia
Sotto al
comando suo
il
mondo
intero
giubila e gode.
ha
tesori
mondo
Manda Giove
E noi godiam
Pi splendida
si
nome
suo,
fa l'eterea
sol.
plaga
Rimanga eterno
il
lui
soltanto
Vidi nel mondo. Oh.
Grli
tocchi in terra
la fortuna
nobile fine
si!
Per
116
l'aspetto suo
corona
gli si f'.
il
cielo,
Un cielo egli
Ma quando il
Luce
si
Son preda
Spezza
a'
Squarcia
leoni
il
la spoglia irsuta.
Oh
Che
Orba
Re Sassanidi.
2. Undici
Shpr.
re
Il
I.
di
Ecco
vino gagliardo.
Prence Shapr e
Il
che
si
sul trono
assise
si
si
radunaro
Di sapienza ricchi,
ei
f' tai
Genuina
prole,
memore
detti:
mi son
io
e di vera
mio
voi
si
paia.
Or
io,
poi
che gi
vidi
118
di
quanti
che a lui
d' inclit'orme, si davvei
saggezza custode! Ella saggezza
Che gli custode e gli propizia, ond'ei
S potr sollevar pi de le fosche
!
Nubi
E
E
Vivesi
lieta.
questa
La seconda grazia
quando tal re, per prova
raduna
S'affatica e
E da
Dio riconosce
Per saggezza
alta dovizia
il
beneficio
ch'egli ha.
di
Il
fulgid'or.
Che
facile
Si fa
Ha
si
Ma
appaga, e ostel
un cupido
cor. Chi
di
ha pi
fumo
deso,
Auree monete
Di ricco
119
mio, fiorente
il
il
mio
tesoro,
Che per
di cose altrui.
possessi rendesi
nemico
altri c'invochi
del
mondo.
Sciolser la lingua.
lui
benedicendo,
Andava attorno
Il
Starsi
novella poi
Affidato a
la
la
Shapr
corona
l'inclito
seggio
Da
Prence Shapr,
timpani sonanti
i
Paluineh,
vessilli suoi.
venne
prodi suoi
fino innanzi
menando
120
quella parte
si
lev fragore
un
forte
E prode
leone, ardito
ciel.
Non
ambo
gli eserciti
Che da sue
Quest'ampio cielo
a' squilli
de
le
trombe
Ma
12i
Avvinser
quelli
prontamente, e intanto
Pieno
Ma Bezansh
mezzo
core
il
allora,
il
core
dirai
Giudizio estremo
Qual scusa
Sostentator? Noi
ti
mandiam
a' balzelli
Eseguisco
Si
come
cose
le
il
presente
vuoisi.
ostaggi,
ti
ritraggi,
Ci che
t'
Invieremo a
L'Iraperator
Dieci pelli di
te.
mand
Shapr restava,
balzelli e doni,
dunque
122
di
monete
imperiali, aggiuntevi
Ahvz venia
Che Grecia tocca. Una
dalla frontiera
Poscia ad
Shapur-ghrd era
citt ei fondava,
nome, e
il
la
compia
E con
tal
f'
Di Grecia
Che
dei
Trova
Ampia
ei
l'elev.
Khzi ha
libero
ei f'
il
Quella
la
la
terra
varco;
una
amena
pei prigionieri
citt,
in Pel^sia
ancora
ricca ed amena.
La rocca
f'
Poteano
pesci valicar;
A Bezansh
ma
il
sire
Un
Lunghezza
mio tesoro
vengane all'uopo. Or tu
Che a
te
di
quella
123
A me
mio tu
tu vieni perch
che
fin
Sicurezza e
letizia e lungi
Dalla sventura e da
la
D'Ahrimn fraudolento.
Bezansh in quell'opra
resti
molta
vivi, in
Ospite caro,
sempre
man
proterva
Allor
pose
si
gran ponte
e quel
il
ponte
il
prence
palagio
II.
Il
re
il
Ormuzd
(EG. Cale.
Shapr.
figlio di
U20-1424).
p.
si
Comando
gloria e maest.
l venisse, e allora
mondo
reggi
giustizia congiunto.
il
Non porre
in
e prence
al
mondo
sii
Anche
Gemshid
farai fuor
Opre conformi ed
Tu
adunque
sii
grado imperiai,
notte e giorno di
Nulla
dispersero
ei fea
sovrano
fiducia
ma
leggi
le carte.
che a
giustizia
Nummi
124
in
E
E
le
alleata
ti
vuoi
tua fortuna,
la
D'Ardeshr prence
le
parole sante.
Di sue gote
il
color.
Pieno
si
fece
di doglia
D'ogni pi saggio
Ai tesori
la
inano?
la
tua sorte
Non
Non
non
tuoi cognati,
tuoi
Faranno
figli,
Opere
cura e
assai: Pongasi
studio,
In imprese leggiadre.
Che
Sempre ricorda! Poich
del suo genitor gli
Dator, grazia
Iddio, di grazia
ci
Voi farem
Che non
tutti
vogl'io
veramente amici,
che senza me di
Che qual
Deh
voi
voi sappiate
solleva alteramente
capo,
il
ben sar
l'invidiosa meta,
E sempre e sempre
La rea fortuna. Chi
Vergogna
I
sente,
rider di lui
dell'opre sue
Che
il
Porta
di cupidigia.
gente abietta
fin
tutti
tristi,
uom
quaggi,
fin
di
che
sapienza
vivrai, dinanzi
Per uomini
E per
di
Al loco suo
si
resta in sempiterno.
Al mal quaggi,
.
come
126
fin
che
t'
dato.
l'acqua e sapienza
il
Il
senno
suolo;
Che
di principe
il
Che
di
Ad
altri
vuoisi ancor
che tu
favelli
il
vuoisi,
onesto
l'ascolti.
parla
ti
Il
core
tuo secreto,
Ode
e riceve.
colui.
ei disse,
han
ancora!
le pareti
si
Tutta per
buono
il
lui
n'andava
lieta
oh
quanto
D'alta giustizia!
127
rispetto conforme,
Canfora
Non
si
Molte
stille
Aveasi un
chiamavanlo
figlio (e
saggi
che hai
me
sapienza, a
Stremo
si
di forze e di
Pari al color
di
volse omai
il
si
curv
l'altezza,
giustizia chiede.
commesse
le
Qual anima
ti
sia,
sia
verecondia
Di tue parole
il
dir,
Possente
dolce la voce.
Ma
il
core
e tu deponi intanto
te diventi,
Di vendetta
128
il
Che
libero su te
Non
triste,
rimiri a cotesti
Cupidigia con
Turpe
mena con
s,
ma
necessit;
seco
pazienza
menzogna
via ritraggi da
Da men
Perch
il
core,
Che l'uom
di tristo
sii.
Dell'uom dimora.
Modo
d'oprar
Inutile pentir;
Opre giuste
Non
vuoisi
ti
ma
savio indugio
disvela,
il
Unqua
la
si
volge all'ira
mente, e chiudon
essi gli
occhi
129
si
alla terra
Ma quando
pu.
varchi
Non chiedere
Elli
ti
Verde
gridan
saria,
Pianta cotesta
re.
ma
frutti suoi
Il
capo in mano
Loco tu
Non
ti
son tosco,
il
nemico,
verr. Se in alto
la sorte di tal
allor
che
il
mutamenti
Che
alle delizie
ed
Anche per
mai
Avr suo
a' tesori
fine
il
tuo consiglio
Norma
leal
FiRDUSI, VI.
130
Ad
Vedr
farsi
Gonfio d'ambascia
Come
II
non spregiare
freccia la lingua, e
il
petto e dritta
ti
e quando
sederai.
Le tue
Il
131
Ma
il
core.
Ridente e
lieto,
A
A
Le
Come
cose,
sempre
grato, donerai tu
t'
tesori tuoi
Lunge da invidia,
L'anima a dietro
Calde lagrime poi
Sempre con
fin
il
di
affanno e duolo
Quando
s.
Invidia in petto,
monarca assume
il
biasima dovunque
il
io,
Io
Anni dovesse e
corona e
De' prenci a
la
me
La mia giornata
A te, mio figlio,
Come
restar.
il
Ma
trono
gi precipita
e la regal cintura
stringerti fa d'uopo.
Ebbe
notati,
dinanzi
lui
li
rec,
il
Quel re sovrano
Mand un
li
pose
quest'ampia terra
come
che pallide
Ebbesi parte
Behrm
Quaranta giorni
giovinetto.
fu dolente e
ei
mesto
Inerte
Da
132
rest.
si
Tale
egli
adunque,
III.
Il
re
Behrm
figlio di
Ormuzd.
Come
si
lui
piangenti e desolati
Gridarono
di Dio.
Dicean, sar, tu
Che inver
le
lui
benedizioni
Fin che
al
gl'incliti
cinture
il
tuo loco,
il
regno tuo
Or s la gota
Impallidisca d'ogni tuo nemico
Per ordine
di padri.
E quest'anima
Per chi or or
si
Cos rispose:
prenci, o cavalieri
133
Al vostro prence e
Non
riconosce
Avvincete
la
man
d'ogni pi trista
Che
libero
Del cor
le
si
comando abbian su
brame. Chi dal mal
lasci
voi
rifugge,
giorni suoi;
la
Oh!
sua
lui.
Sempre
il
il
mondo
Non
otterrai,
Sede
gioiosa.
134
non quella
voi,
de' beati
prenci d'Irania,
Un pur
Era
in
Behrm
la force.
un
figliuolo di
a lui
figlio
nome
inclito
Behrm. Un giorno
Il f'
seduto e
si
gli disse
allora
ma
Io m'allegrai;
Scorran
felici
Sii
tutti
giorni tuoi
facondo e sempre
sorrdente.
A camminar
ti
accingi
lieto.
Cos,
dopo anni
135
tre,
Rest
Un
intatta
in tuo pensiero
Ha
I(j
tal
tuo
il
se la
morte
Una
Natura e gaia e
di gentil favella,
come
come luna
sol,
di
in volto,
puro muschio
E con
sospiri. In
Ambascia
Con
136
sedean con
fiera, elli
lui
Di livido color.
Un
Perch
Il
re novello
Per
si
sette giorni ei
E molta cura in
Fin che Behrm
IV. Il re
il
loco suo
prendesse. Intanto
ci ponea, restando
Behrm
figlio di
Behrm.
capo
Si pose in
Benedisse a
Di luce
la corona, e in pria
tramutar
al
Accresci tor
1'
di
di nostra sorte,
sapienza vera
di giustizia, d'ogni
inganno e frode
Soggiunse poi:
Anche da
Non mai
In cor
si
La man bramosa. Ma
di sensi
umani
137
prima
dimostra
si
volte
lieto.
Che saggio ha
core, e nulla,
il
come
soffio
Andar
Non
Quando
signore.
Ma
non reverenza.
che non ha nulla.
Incomincia a tremar.
Non
Non
travagliarti,
corrucciarti,
Di tesori quaggi.
Ma
in tutte l'opre
medio punto
brami
Lode ottener. Che se tu lieta e paga
te,
il
fato,
il
se da la gente
tal giustizia
Ma
se tua pace
Attrita
si
va scemando, ancora
l nel
138
Oscura terra
soggiorno
Dopo
prence incoronato,
il
sepoltura
gli fu la
Norma
e costume, e
V. Il re
Behrm nipote
(Ed. Cale.
Behrm, nepote
di
Behrm.
di
p. 1428).
Behrm,
in trono
Poi che
si
Ratto
si
Su
corona
la
di signore di
Inclito
Kirmn
nome. Ei
gli
di.sse allor:
diero
Da
Dio,
breve, eterna
e a te deh! sia
Noi,
triste,
quattro mesi
come giunse
il
suo
Regno
139
che
novello, parve
Piangesse
di lui
il
al
suo
Ti vesti e godi
VI.
gli
Il re
anni fugaci.
e r s
1.
Behrm
il
de
fortuna
la
tale
il
fato,
Ei
si
140
Del padre
E
E
il
di
benedicendo, a lor
re,
si
volse
questo,
Ed
te
si
fa,
tu penserai
l'
involucro stesso
con
Nove anni ei
Recar frutto
saggezza.
visse, e le parole
la
terra. Allor
sue
che
il
Come
giorno
Del prence
al
141
illustre
Il
Ners
Che
Giovinetto prence
gli disse:
la
mano
Che arda
Tue genti
te,
Ma
tu,
conforme
Governa
Un
il
di apprendesti che,
Nutrir
ti
volle. In fine,
giorni tuoi
e questo cielo
Per
le risposte
Questo
Su
la pallida faccia
si
trasse
un lembo
ed un sospiro
E l'alto seggio.
E tu nulla t'avrai,
Fuor che corruccio ed affanno del core.
142
VII. Il re
Ormuzd
figlio di Ners.
E
E
sapiente. Ei
il
f' la
ciel rotante,
Marte e Saturno
E
E
Ei
terra e
f'
il
giorno
quest'almo sole,
in ciel.
Da Lui discendono
Sia
Non
All'uom
Di
di
mente
trista
non
farai consigli,
Ma
colui
che cerca
Nome
E non
di liberal
Amico
143
gli
mostra,
si
Che d
consigli.
Un
se tu vai
cercando
alleato,
Voglioso
sii
Tracotante non
Ove
Da
ti
L'uom
sii.
avesti,
ch' perverso.
Conosce e vede, e
Contro
suo
il
fato,
n ha consiglio retto
Mai non
degno.
fia
Ma
se a lui qualcuno
Ed
rea natura,
non
Ei
si
possiede,
mente e
core,
compiace; senno
ma pur
leva in alto
non pregio,
Non
Non
il
Oh
vostri
di,
le notti vostre,
sian felici
e tutta
Vada
Benedissero a
signore
Ma
il
lui lutti
que' prenci
144
Da
la volta del
rotante cielo
Avean
Ne
Oh
il
seggio
Inerte
si
Piena
di
il
regal seggio
Guardava
Del morto
il
sacerdote al gineceo
sire
cifre
Un diadema
e su quel diadema
Auree monete fr
gittate. Lei
il
sacerdote.
Vili.
145
Nascita di Shpr
(Ed. Cale.
Per
la
fanciulla
Passar quaranta
Un
p.
piccioletto allor
f'
Venne da lei
come quest'almo
il
Anche una
Ormuzd.
leggiadra in volto
di.
figlio di
1431-1432).
sacerdote
tanta gioia
D'ogni saggezza
il
nobile vessillo
Furon suoni
Ghiedean que'
Un
forti
ad apprestar gi intenti
gli eroi
L'avvolgeano
il
di seta.
Giorno, allora,
il
Al quarantesmo
di
(il
nome
venne a seder,
ma
cinse
fianchi
Con
la
terra
Guida
FiBDIJSI. VI.
10
146
F' la cervice
il
In Tisifuna a
piccolo garzone.
un vespro
egli sedea.
II
Il
sole
notte
che adduce
Shapr
al sacerdote.
il
sacerdote
Che
stenta
il
viver suo, da
le
lor celle
Ma come
Passano a
Per spinte e
Come
galli al
scosse,
che strillando
Nobile
mattin.
Un
ei
vanno
e saggio
ed uno
Ci
germogliar venia!
Ma
il
sacerdote
147
allor,
conforme
Veracemente in
Gente che ama
Il
ci,
il
che
gli
addusse
mazze
rotanti.
l'anno ottavo
Venne costume
in lui;
veracemente
norma
illustri,
IX.
Rapimento
(Ed. Cale. p.
Air
inclito signor
1432-1434).
poich passarono
la
148
umano saper
D'ogni
Quell'ampia terra
prence devast. Chi mai
Fermo teneva il pie dinanzi a lui,
Il
fiero
ei
Fean
Che
Malikh
Quando
la
la
chiamava
il
padre suo
come
Quando giunsero
gli
figlia sua.
regina.
ei
divenne,
di sole.
Un
149
Ed ei co' pi fidati
E la regal persona,
Fra
in sella ascese
a correr tosto
l'armi, accinse. Ei
n'andava intanto
un
assalto;
E Tir che
In
ampio
Di
Yemen
stuol, si trassero a
un
castello
di
Levossi intorno.
Insetti
pure, e
Ma
l,
le falangi sue,
E
E
Furon tenzoni
la
porta
gli
chiuse a
l'adito a fuggir.
Per
tutto
Gi
si
un mese,
la battaglia
notte e giorno, e
il
cibo
petali di rose.
capelli e porporino
il
labbro
Fuggirono da
lei
si
bella e vaga.
150
Nsheh
E me brami
la figlia.
son congiunta,
tu scegli
Questo castello.
Se in tua mano
Tua cosa
Ferma tu
ti
Ove
Il
gli
tuo
nobile maniero
suo
t'avrai, l'idolo
far.
La nutrice
le disse,
io dir
Quando
la notte signora si
Da
si
prese
distesero
quando la terra
le montagne
di lampe in guisa
Si fece oscura e
questo
le stelle
brune
su in ciel
allora
castello
piena
di terror, tutta
La nutrice
tremante.
Ma
151
uom
si
accanto al
re,
di
giusto
mi adduci,
accost. Se tu
me
da
t'avrai
re gagliardo
Dal limitar
E con
le
si
l'addusse allora
di
Le
Di sue parole
il
E le sorrise e
Anco le porse
E una collana
Un
Fu
lieto
principe sovrano
monete
due smanigli e un serto
mille auree
e
e di stoffa cinese
Cosi rispose:
cosi leggiadra,
lei
E questo
sol,
pel serto e
il
seggio mio,
mi conquisto
col
mio serto e
il
trono.
E con
lo stuol de'
miei
Quand'ella intese
la
donzella e a corsa
152
Disse; ed intanto di
Shapr sovrano
Ella descrisse a
fulgida luna,
lei,
la statura.
il
i
serto
fiori
si
prendea
la
chiave
di narciso
di fiengreco. Ella
ancora
chiamossi innanzi
Clhe
si
In
mano un
Ed
ebbri san.
d'essi,
senza gustarlo.
fin
Disse
Vivente
11
al
cenno
sole impallid,
tuo.
il
Quando
quando
a l'occaso
la notte
Una
153
oscura
Posava Tir
Vennero
illustre, e
prenci suoi
Comand
paggi ed a valletti
Nascostamente.
quelle
Quando
gli
occhi suoi
intenti e fissi.
Sorda un'ira
egli avea.
Quando splendette
Or congiunti siam
noi!
vigile fortuna
Ne' suoi
recinti
fanciulla
poi
fosse d'ostinati
Tesori antichi
Ma
tutti,
Dorman
Si
Un
assalto tentar.
Volse
il
le
illustri molti
gli
venne
E quel
E quest'uom
Caddero
154
di valor,
ben
clie soletto,
il
suo
sole,
il
Rosa
di
gli
lui,
venia, leggiadra
Con diadema
di rubini in fronte
il
petto
lei
se
mal
Nobile e grande,
ei
g' incolse.
Signore
disse allor,
deh! vedi
mia Ma intanto
Dall'amor suo tu pur ti guarda e poi
Verso ogni estrano l'ira tua mantieni.
All'uom di trista fama in questi detti
Shapr rispose: Da le stanze sue
Ci che mi
f' la
Quando menasti
E a quella casa
L'odio che
si
figlia
di
Behrm
la figlia
tacea, tu ridestasti.
f'
cenno allora
D'arderne
il
il
sangue
Poscia a quanti
Licito
non
155
ei
che mai
lasci
Sciogliessero a parlar,
labbra
le
ma
veramente
opra sua
Arabi lui dissero
Quel da le spalle in arabica lingua
Con cognome novel, poi che le spalle
Gli
omeri a
Di
tutti.
Stupia la gente, e
tal
gli
Ma
D'incolumi serbar
non
Scioglier
si
tutta
gli
omeri
suoi,
XL Andata
di
Shpr in Grecia.
E dopo
ci
si
E con
tesori,
per
le
cose oscure
il
core.
Fr due
Si.
vigilie,
lui venisse.
che l'astrologo
Fece inchieste allora
ei volle
E de
Recava
cura
se
mai
150
Come
Crescer dovesse.
Del ciel le cose,
Del
mondo
ratto ei vide
compunto,
re, disse
Allora
Shapr
Cosi rispose re
via,
di',
non
L'astrologo dicea
Per
me
parta
si
perch
la
prostri
il
saggio
Deh
mala
corpo mio
Nessuno, o prence.
mutamenti
Scampo
tal
Verran
ritrova, sia
ama
eh'
le
pur
egli saggio
guerra. Indubbiamente
la
Moti del
cielo.
Il
superni
nobile signore
Cos rispose
In ogni
Ed impotenza ne
le
molte cose.
di
sua giustizia
si
fu beato; e allora
lui fu la
sua terra,
il
di giusto pensiero.
Ei
si,
con
lui
Shapr
157
Pensier
Dieci
egli tolse
E
E
di
il carco ei fece
cammelli in preziose
drappi lucenti
di trenta
Monete
il
un
villaggio
Che
Il
me?
gli rispose:
benedisse e
Invero
ei
si
condusse.
Gli
f'
s gli
disse
Di'
qual
uom
tu sei
158
di seta e di
Io son disceso
al vostro
La riponga
In suol d'Irania.
Si
lev da quella
venne
il
greco Imperatore
menar
lo
Ratto che
al
Era
l in
Esperto assai,
Alta
un
la fronte,
159
detto
mio novello
Shapr medesmo,
Per que' suoi detti e quell'aspetto suo,
Per quella maest, per quella foggia
Essere, re dei re,
Di posar.
Il
greco
Che luce
Come
si
Davvero
ud queste parole
stup.
sire, si
Un guardian
gli
appose
il
secreto.
si
accostava e
gli
dicea:
Tu
sei
Ambe
le
mani.
Oh
Non sfugge
Ma dinanzi all'ebbro
Sar valore ?
manigoldi,
Accesero una face
i
Poscia
il
Era
in essa
Gasa,
il
Ghiuser
gittr
la
miseramente e
poi
Con
Il greco Imperatore
chiave ad ima donna antica,
chiavistello.
Porgea
la
Signora
Il
160
dell'ostel, s le affidava
corpo
Shapr dentro a
di
Cuoio ravvolto, e
strano
lo
le disse: Porgi,
Non
Che
corona
imperiale
Ei che
Di greco Imperator.
Ratto
la
Che de
Del
donna rinserr
illustre
greco prence
la porta,
Una
Nascimento suo
da irania gente e tutto
Aveasi a mente di sua stirpe l'ordine
Di padre in padre. A questa giovinetta
Avea
fanciulla.
costei
E abbandon
Al loco ov'era.
Come
presso
il
ei
giunse
ferro
E menaron
captivi
Molti d'Irania.
greci eroi
cotesti gagliardi
101
Ninna cosa
si
fuggan d'Irania
Ampi
confini
si
restar deserti
Anche
D'abitatori.
d'Irania molti,
a'
XII.
si
fean di Cristo
vescovi n'andavano.
Fuga
di
Shapr.
Su
fu cotesto fin
ci trascorse e
Ella
si
Paure
Non
aver,
ma
Pace e sonno
di te.
Quale un cipresso
11
102
Shapir, per
In core a
te,
me
si
desta e
si
commuove
Impromessa da
te quale in
eterno
gente avversa
Non
ridirai,
mio secreto
del mio duolo
l'alto
ma sempre
10
La
fanciulla giur:
fianchi attorto
per
lo
sua,
lo
il
163
stilla.
Con quel
latte
Per
il
Passeran
istoria
molti
ha prudenza e senno
Cercava
narrer.
Tepido
Si
me ben
La nuova
ed esso
ricordanza
di
cuoio
il
latte
tristo cuoio,
verr
la terra
tempo
caldo
di
Indi, al
viventi quaggi.
Ma
che
poi
ci
cielo
il
volse.
si
tristo cuoio, e
come
usc da quello
membra
sue
le
Pura e
di
cor veggente e di
si
donna
me
misero
vuole
al
primo albor,
cos rispose
citt,
164
Sar
Arte
il
opra porr, n
in
di
maligni
due
destrieri e
si
accoglieva, e intanto
Guida
il
Ma
la fanciulla
di
Davver
Armi
si
que' due gi
si
Venne
la
notte
165
Tosto
la
fronte
due, segretamente
Bramosi
in cor.
La notte
n'andarono
di
il
A un
In sonno o cibo.
Pieno
di rovi allor,
Della greca
Toccavano
citt, fin
mura
camminar
lor palafreni
persone e gi cercava
lor
giugneano
elli
abitata; e poi
Si fean del
loco
da l'ardue
prence
il
Giocondo borgo
gli
si
offri,
di
luoghi
di palestre.
Vinta dal
Con
faticar,
la
sua persona
da l'improvviso
il
prode a battere
Donde
Ti
in quest'ora
se' levato,
intempestiva e tarda
ne vegga
Che
la
sia
che mai
fronte e la corona
se tu in questa notte- a
me
darai
farai
come
Ci all'uopo
che
tal
Detto custode,
166
alle frontiere
un giorno
crod'io che
ti
(]he ora
Dissegli
ti
'1
pianti.
Questa
casa tua,
io
il
tuo
Gustato
Ed umil
il
Apprestar.
Ma
re Shapr
il
die tosto
vin giocondo
il
giardiniero e disse:
che reca
il
vino.
il
il
giocondo
Primo,
vili
'1
rechi.
Dignitate maggior.
Tu mi
se'
bave
innanzi
di serto
si
assomiglia al sole
Cotesto volto.
il
Re
vino intanto
167
si
Shapr
sorrise
togliea,
traendo
Uomo
d'intatta
f,
Grecia
di
Tutte disperse
D'Ormzd
al lieto d,
E avverso
fato,
degl'Irani a
Signor
un
tratto
che rechi
S'oscurava l'onor
Alta la fronte,
il
Non venne
indizio
mai d'Irania
al suolo,
Ad uno
Il
ad
168
un. Qui pianse
amaramente
davver! cosi
gli ,
si
allieti.
gli disse;
l'ospite nostro
ei rest,
disse ed ascolt.
Della montagna
Shapr
bevve, parole
Ma quando
l'alba
quell'ospite suo.
Ei disse,
Deh!
sian beati,
Allora
D'una risposta ti richiegga.
Ci che il re comand, quegli recava
Subitamente e
169
verbene, e
le
il
loco
Or
dimmi,
In
Dei sacerdoti
Della casa
Ambo
signor
il
il
duce
quest'occhi miei,
rispondea.
gli
Tu che
dolce favelli.
Arcanamente
prence allora
al
Allor
che intese
mondo impresse
re del
Il
suo suggello
il
Deh
questa creta
Degli orti
il
Del sacerdote a
la
dimora accanto,
Che
la
ei
Entrando
ei
Al sacerdote,
s'avanz.
gli
Come
mostr
il
fu accanto
suggello
170
Piangea
e al giardiniere,
disse piangendo.
Cotesto cavalier
si
sta in
mia casa,
agile cipresso,
a bianca luna,
Il
il
core
volto
infonde.
XIII.
Riconoscimento
di re
Shpr.
Il
Il
Un
si
171
raessaggiero
dissegli:
Di re
Da
Apparla novellamente
Shapr
maest. Raccogli
la
Del sacerdote
Venne
il
messaggier, correndo.
si
f'
dce
Il
gioioso
si
volse e disse:
di
prodi suoi
Ad opere
Quando
la notte
In alto sollev,
Dintorno
Da
si
il
quando
mostrar
le
bianche
stelle,
V.olgean
la
Ad uno ad
Dinanzi
al re.
e umile
Fosse quel loco,
172
comando il sire
come quelli insieme
f'
Di dar l'accesso; e
Entravano appo
lui
Riverenti la fronte.
Stringeva al petto
prenci
l'inclito
tutti
sovrano.
Gasi avvenuti;
Quante parole
ud'ia
mie
la
possanza degl'Irani
tutti
lui
il
core
Or non abbiamo, e
173
resister concesso
Veglin
la notte e
Soffrir
Disciolto
mai che
il
il
d.
Nessun
di
Grecia
dorma.
fianco dal guerresco arnese.
in sicurezza
p.
1444-1448).
Mandava re Shapr
gli esploratori,
andavano improvvisi,
quaggi nascostamente
Investigando; e poi che tutte ei videro
Gli esploratori
Le cose
Le
di
si
ritornarono.
Per
174
Su
Al giorno
Non
Per
come
lui
suo
Da niuna
parte
il
campar
gli
piace
Ed ogni
Si
f'
per
lui.
Tremila
egli scegliea
Con loriche
compose
Si
Ombre
e gualdrappe, e sovra
petto
fidato, e le
la notte
correa,
Chiaro spuntava il
Dal diritto sentier.
Ei
il
camminava
d,
si
Cos,
ombrosa
ma quando
dilungava
per monti
Raccolte schiere.
Due
al
d'alti padiglioni
In ogni parte.
175
Al
Dell'assalto improvviso?
suo recinto
le
schiere e la
de' nemici
man
stese e fuori
La mazza
Fino a
le
Sal fragore, fu
romor
di
clave
parte
Romor
Che il
d'armi
si
Piovean dal
sol goccio
Alta splendea di
Per
cielo si fendea,
che gi per
Kveh
la
bandiera
D'azzurra
l'etra
sanguigne; e intanto
ferri
un lembo oscuro
Shapr gagliardo
Parca
gli
astri coprir.
la tenda.
la
fortuna sua,
bella
ei
cadde,
un tempo,
Di lui non
si
cur.
176
Da
le lor
tende
Fean prigionier
d'Irania
Carchi
li
di ceppi
pur costume
valorosi,
di quest'alto cielo.
Quando
il
il
Ritrasse
il
Che imperiai
Benedizioni
Ch'egli
Che sono
egregie.
Ma
poich obbhava
177
Rovesciate cadean
il
sue falangi
le
Ma
la via
dall'alto
greco
citt
ritrovi,
La parte
amici,
Giustizia,
il
Qual era
il
patto inverso a
Andavan messaggieri
Correndo
ratto, e
me
gi
un tempo.
in ogni parte
recavan
le epistole
campo
l sedette
in Tisifuna
Com'ei
si
Dator
f'
ricordanza
di grazie e
Alle prigioni
e cento
cotesti.
Grandi
Inclito
Ma
mani e
piedi.
Con
Che
la
il
greco
FiBiiBsi, VI,
sire.
178
Di principe Shapir
Il
diadema,
Gi per
le
come scoverse
Chin
D'Irania e
il
il
trono
Non
Ma
principio o
tu
se'
fin,
ingannator,
forsennato
Ma
la
menzogna
tristo fuoco,
Che
privo
se tu in Grecia
Di Dio signor?
Allontanava
il
179
Da me prudenza
e senno
Da
te,
tue.
Ma
poi.
d'iranio sangue.
ammenda, darai
un
solo
tu di Grecia
Che
abitin
Con
180
letizia di cor.
suol d'Irania
il
tempo
L'uom che ha propizia la sua sorte),
Per ognuna di quelle pianterai
mura
rifarai le discrollate
Per
campagna,
la
che
Ma
te.
un'altra
l'ira
scemi
te frattanto
Come
Spoglia da te gradir
Cose non
Altri
ti
Che
se tu queste
fai
poter sovrano.
di
ambo
Al greco Imperatore
gli
orecchi
Aprir
gli f'.
Due
Il
gli
pose, e ratto
carcerier l'addusse
al
Una
preparava
rivista allor
si
loco suo.
prodi suoi
Raccolse
il
L, di Grecia al confin.
Le sue
falangi
il
mondo
De'
incendi.
tristi
i81
Andar
la terra s
L'inclito
La
fiorente in pria,
file,
in giostra
Fuor che
il
f'
questo male,
XV. Guerra
di
(Ed.
Cale. p. 1448-1449).
s,
Yans
di
nome,
assai
La madre sua,
Gli die monete
di
guerreggiar vogliosa,
e dissegli: Vendetta
La vendetta
obbliar
E
E
la
rec fuor
croce,
Batt
timballi
Le
bramoso
Ma
tosto s'ordinar le
lunghe
file
fiere voci
si
182
levar, correndo
a tutti
di
Da
splendean da lungi
le cuspidi lor,
Le bandiere
Stavan da
Che
levate.
quella
pugna
a riguardar le stelle,
l'alto
Ma
di
Grecia
cme
d'ire.
s'accinsero
leoni
D'un
che
livido color,
fino all'alto
vortici
adamantine spade.
Le schiere allora dell'iranio prence
Sangue a versar pel contrastato campo
Dell'alte nubi
Da
tutte parti,
si
si
f' il
sole e intorno.
183
E da
sinistra
Sospinse
Tutto
il
il
Quando
Tutti raccolse.
co' suoi
palafren l'iranio
prenci
sire,
Fermo
Shapr valente
Che
sollev.
D'eroi
Dovunque
trafitti,
Da' capi
sfatti tutto
Conlamin. Tanti
Egli uccidea, che
Era ingombro
ei
fece
cumulo
e di cervella sparse
di
intorno
il
campo
greca gente
di squarciati corpi
fatica
avea costui
Adunavansi
I
184
Grecia insieme
l di
lui
Perdasi
Poi che
il
il
nome
sia
via di Grecia
Intanto,
vi peran le croci
che spenta
noi,
la gloria!
Un uomo
D'Imperator
Bezansh era
la
tal,
semenza.
ricco di senno,
il
ci
sii
campo
dell'armi,
lui
lui
185
fieri
a s daccanto
il
f'
Da Dio signor
tal guisa:
regnanti
Ben tu conosci
Che far rapine e sparger sangue e assalti
Menar contro innocenti ebbero sempre
Sian servi innanzi a
te!
Che levan
greche
Fu da
prenci
tutti
citt.
di citt d'Irania
Che
se tal guerra
Che
se fu
lite in
l'infelice
vieta divenne
tristi
Che
se questa guerra
Egli intanto
180
E non
rode.
si
bello,
La greca
terra,
Venne
stagione, o re,
che tu raccorci
mai
Che
Benedizion
di
calamo depose
Il
Ebbe
il
allor
che
scritto
Fu
apposto e
Si volse
E
A
il
al
messaggier.
l'epistola die
Venne quel
savio
quale venia
Fu
Come
quel foglio
E
E
dolci,
e re
Shapr
gi
perdonava
187
casi
Che
di
Grecia
Venissero con
Verde e
comandava
gl'illustri (ed
lui
fiorente.
eran cento)
da quella terra
quelli
ben sessanta
D'auree monete e
di strati
fulgide
di
a giacervi.
some
gemme
Anche
s'accolse,
Vennero
Vennero
tutti
Senza corona.
Dinanzi a
nudo
Ma
il
pie, col
capo
quand'ei profusero
lui le fulgide
monete
tutti
188
Ed
Ad
Bezansh
Ei disse a
tristi
Da
citt
loco
greche
e malvagi
Or
un
in Irania
Chieggo
di
si
di pardi,
f'
covo
Di' ci
Ove
Non
di leoni agresti
da voi risarcimento.
grazia ne
Cos
rifuggir.
rispose allora
L'inclito re:
Tributo a
me
Di monete
di
Bezansh
gli
Grave e
Non ho
Contro
il
balzello su
me
prendo, eh'
io
Da parte
guerra che mi
di
fai.
Allora,
11
sire vincitor
Con
con
atti onesti,
Cosi partian da
lui,
189
men sue
s,
genti
molto invocando
Quando novella
in Nsibi la gente
Non
Prence Shapr
E meni prodi
i
La
di Nsibi l'impero
non fa vera
addurr le leggi
suoi, ch'ei
f di Cristo e qui
Ch'
ei
Ascolter. Noi
lo
Zendavesla
Ma come
Ed
infinito stuol di
di Cristo per
gente armata
ei
la fede-
disse,
Per
Allora
Oh
ma
di
quelli
Lo
impose
foglia
190
Ma
E
gloria e
D'ogni sua
fama e per
brama
terra tutta
la
tocc fine.
dissero
Il
Che
sue
Da
Era
Ad
altri.
In Grecia ne
Prence Shapr
in un'
mand
il
serto
la spoglia
angusta bara,
nostro fine, ed
io
non
E
so
questo, ei disse,
ne vedo
di stoltizia,
di
prudenza
l'altro
ricco
Ma per
191
il tempo
Rapido e ugual. Deh quei beato in terra
Che ha core intatto e teme Iddio sovrano
Cos, sul trono imperiai, recava
Prence Shapr il pie, cos del mondo
Per alcun tempo ei fu signore, e poi
E bene
e mal, che
una
mandava
citt costrusse
Partecipe ne
f'
la
Era Khurrem-abd
Della citt.
Ma
gente sua.
nome
l'inclito
Quelli,
mani
il
sire,
Shapr
in Siria, qual
Di Piruz-i-Shapr
chiam
del
nome
fece la terza
Ed
ospedali.
La chiamar
del
nome
XVII.
Venuta
di
Mani.
Tutta
ed
la terra,
192
per
ei,
la
mano
sua
fin
nome
il
Per
Son
primo e
il
il
pi prestante
Per
A
A
tutto
il
mondo.
Venne,
ei
s,
di
Cina
volle
libera la lingua, e
Per
Si f' dubbioso.
Precipitando,
I
ei
sacerdoti e
mondo
re del
il
le parole
f'
Per cotest'uom
di Gina, in
sue parole
Seco parlate e
le
parole sue
Porrete
D'immagini
Non
Adoratore
suoi.
a' detti
costui, dissero
Nobile e grande.
Odi,
signor; tu
Ratto ch'ei
Come
ti
Ma
di
saggi,
duce
il
Mani
detti
scioglier potr
Mani venisse l
Pi che misura
F'
cenno allora
dinanzi, e seco
assai parole ei disse.
mezzo
al disputar,
muto
restossi
Mani d'un
193
argomenti innanzi
tratto agli
Quest'alto cielo e vi
've
pur son
Insieme accolte,
spazio e tempo,
f'
tenebre e
le
la luce
natura tale
Che ogni natura superando vince.
di
Da
cui
pur viene a
te difesa e
schermo
Unico Egli
in te consiglio fuor
Queste immagini
E se tu muovi
un argomento
fatte,
prenda e tragga
N alcuno mai
Dell'anno
il
Sono da
stolti,
Ma
le
pensiero
tue parole
VI.
13
194
mura de
Fu
di tal
Non
Non
gli
rest nido al
195
Orbo
Come
speme verso
di
Talto cielo
Erano
f'
cenno
il
sacerdote
Il
Un
figlio
Shapr
il
di
re
si
nome,
la fronte sua.
senno ancora,
meta
Non
Il
te
tesori e
Avean caro
Ratto che
il
il
190
suo toccasse
figlio
giorni
Il
sovrano poter
gli
ben degno,
avra renduto
tutti,
Corona ed
il
Le cose
di
Non meditar
Il
gli affid la
suggel
di
regia
re del mondo.
quaggi dentro
tuo core
al
re sovrano ad Ardeshir,
ma
sappi,
Ma
beato
Ed
fedele a Dio
Gioisce
il
il
signor che
cor per
ama
giustizia
lui,
si
ch'egli intanto
La sua corona
Ed in giustizia
si
cerca
Avveduto
non scampo, e
in lui
197
E per
ei
f.
I re,
Armate
e pronte;
Sono cerbro e
ma
cor,
se guasti e infetti
si
si
turba
Senza
il
Poi che
Orbe
al suolo
Cosi, se ingiusto
"Vanno per
il
re sovrano, tutte
confuse e capovolte
lui
Dopo
sperdono.
elli si
gli
tocca
Incolumi
Che
ti
serba.
altra via
si
Oh
quel regnante
S dovr da desio
Purgar la mano e
di
soggetti suoi,
Vanno
li
il
regno
cor
in terra
Vanno
dispersi
198
L'uom
violento.
Non
L d'intorno a
le
porte
Or
tu, fratello.
L'uom sapiente
questa
una
tutte cose, ed
Di battaglia nel
dal suo
d,
nemico
D'uom che ha
voglia
si
alberghi
Le porte
egli
Che reggia
Non
vuoisi
sovrano senza
Di gagliardi uno stuol, ma guardi attenta
Per lo stuol de' gagliardi il re sovrano
sia di re
Tu manterrai con
Il
se fiorente
la giustizia
tua
ti
compi,
N dubbio
v'ha,
199
toccher sul
ti
fine,
Il
Behmn
Questa casa
Deh
tu
di
re
dolce nido
serba.
Cale.
p.
1457).
Dell'antico
g'
frani raccolse e
la
te'
cintura
sedere
disse poi
Gi non vogl"
io
che tocchi
200
me
Nulla da
Vedran
Non
ma
le genti;
Contro
il
Su
Mi
il
mondo
il
mondo reo
fallace e irrequieto.
veracemente
perch garzone
la terra poter
die
E il
Deh
se
fratello mio,
figlio
!
si
ei la terra tutta
quando
Sar maggiore, a
Corona e il trono
n'andr
lui
di
la regia
valor sovrano.
darem con
la corona
che tal con noi
Patto fermava re Shapr. Son io
Il
trono
le falangi sue,
gli
io
noi,
che passa
si
tu,
di
sperde inutile
tua persona
fatica.
Frutto
ei
il
mondo
intero,
E
E
balzelli
il
trono
dirsi degno,
il
fortunato serto
Ardeshr
gli affid.
XX.
Il re
201
Quel generoso
ma sempre
patto suo,
Shpr
figlio di
Shpr.
assise
gioiosi,
Ma
quegli
a' sapienti
incliti
e illustri,
Del
mondo
esperti,
si
rivolse e disse:
si alberga
Molto senno in sua mente, unqua non dica
di s.
Qualora
tu
cupidigia intorno.
Non
non
t'aggirar, fin
farai tu
con
che
Anche
uom
t'
il
core,
dato,
amicizia
bugiardo e reo.
Ad uom bennato;
ed una
si
eh' ei sia
giustizia eletta
s
eh' ei sia
La
mediana e
via
Sorte
appaghi
si
della destinata
di fortuna.
Quarta
che
Resta
si
trista di lui
fama e
la
Nell'altro
Laudato
mondo
il
egli
ma
l'Eterno,
voi,
In ogni
tempo
Aiutator ci
sia
la fortuna vostra!
chi
il
mondo
regge,
grandezza il trono
Incolume non resta a chi nascea
Che
in
sempiterno
di
D'innanzi a
lui,
si
levaro
su lui benedizioni
Ad un loco
E di cani e
Si
emp
la
caccia
di
203
re sovrano,
il
di falchi e di
segugi
E volavano
terra.
([uelli,
suoi
compagni
si
dispersero
allor, tosto
Di quella greggia
l'inclito
che
al sonno-
signore
amante e valoroso
Prence Shapr,
de'
Kay
Di
guerra
in
lasciando
tal
il
serto
costume
mondo! Un globo
solo
Si sta nascosto,
ei,
il
pone.
Ma
suoi bossoli
di sotto
tu intanto adopra
La man bramosa e
a'
sol
crucciarti mai.
ignobile vendetta
ti
piaci e alletti
Sola virt
ti
Ben
farai se in terra
cercherai, lasciando
D'investigar del
Se tu
204
mondo
ogni secreto.
giungi a toccar,
il
di
fiera doglia
XXI.
Il
Behrm
re
figlio di
Shpr.
U59-U60).
(Ed. Cale. p.
Tenne
Alquanti mesi.
Ma
quand'ei
assise
si
Colma
tesori suoi,
che
il
Si compiaccia di noi
Vadasi
il
cor
di caligine
pieno
gli
Ed ha
Dio santo
D'ogni pi reo
In nostra vita.
suo tesoro
ma
siam
servi.
mancamento abbiamo
giustizia Iddio,
Se veramente
le
ferree porte.
di regal corona.
Il
se tu intorno
Che
205
il
Il
Che
bene e
il
ci
avverso. Intanto,.
del
Ratto che
si
compan, negli
orti suoi
Il
un
In
Egro
Eu
letargo.
fu
il
sire,
e pien d'affanno
Del re sovrano,
ma
il
core
non erano
soltanto
figlie,
quel fratello
Tutti
ei
die
tesori suoi.
Con
Il
Erano sopra
.sette
e sette
male
20G
Un
De
Mener a capo
Meraviglia non
In
nome
ch'ei le ridice
primo
de' regi,
Deh
brama di
All'ampia
folla.
Conforme
si
volga
tal
Quale un bel
serto,
D'ogni desire
il
Nostra gloria
Il
tempo
il
re dei regi,
si
che da
compimento
sta. Per lui
sia.
lui
proviene
e in lui
s'allegri
3.
I.
RI
re Yezdeghird.
Come divenne
Tutte dalle citt
sue falangi
Chi
si
di giusto sentir
volse e disse:
Omaggio
Faccia
il
di vita
Con sacerdoti
di
vigili
gran senno,
dell'alma
in ogni cosa
mia
Porr mio
Che
studio.
208
se alcuno
E quell'anima sua
Per
mai
core
balzi a superbia
stolta ebbrezza,
Violento
il
ed egli intanto
a'
miseri
mostri o alteramente
si
ma
tracotante e fiero
La sua cervice
brama
Ma
e vuol.
voi
mio
Riposta gi
si
avean ne
le lor
speme
clave
Si
Ogni pi savio,
sapienti ancora
si
fr qual
Dispetti e
Violenta
Fr
vili,
si
f'.
Giustizia e
amore
Rapidamente, ed
A domande
Non
e quell'anima fosca
ei
non
o preghiere.
die risposta
lui
dinanzi
209
Tutti
Che
lui
tema
Non
Ma
II.
in far giustizia ei
lui,
p.
1402-1466).
14
lui
mondo.
Behrm, e
Luce
del
Nome
210
Il
lieto
Pargoletto egli
Quanti erano indovini
incliti e
saggi
nome; era
Persia
di
un
altro,
e la via dritta
Con
Spingean
gli
Gaio
di
Ampia
Che
Vago
il
si
venne
infante
prence
Dal regio
Ma
ostello,
sacerdoti e
un
ci
Lode quaggi.
In
chiaro
Ei
ciel
ciel nutresi
consiglieri tutti
uopo
211
Anche
Ma
sar.
se del genitore
lieti
guerrieri prenci
lui
Vennero
Insieme
al
tutti,
Aperto e
di
prence
sacerdoti allora
ben far
lutti vogliosi,
D'anima
Da
Alto
fiera.
Ma
la
terra tutta
comando
e in ogni terra
patti
Vedi tu dunque
mondo
oggi s'annida
fra quelli
virt
si
apprenda
In quella terra,
Sotto al
mand in Gina
Grecia e in India e in ogni loco attorno
in
Anche ne andava
un de' pi famosi
Per veder ci che fosse ivi di frullo
di danno palese. In ogni parte
Andava adunque un banditor che tale
Abitato e fiorente.
Agli Arabi
tal
21'^
Educator cercasse
al piccioletto,
memore
Un
sacerdote allora
Del
mondo
cos'i
furo accolti,
Di raccogliersi in
Del re del
mondo
D'apprendergli
grembo
il
degno
figlia
e la scienza sua
cos,
luce recandogli
di
molta sapienza,
E Mundhir
Ma
il
re,
si
conosce
E
E
213
guerra
valorosi, incitatori in
Mandiam
Non
sconfitto.
Computator degli
In geometria.
non alcuno
astri, e
di
Ma
vanta,
si
alcun di noi
saver possegga
piena
d'amore
si
Siam
La grandezza
figlio tuo,
di
servi
lui
L'esito al fine
Egli affid
Behrm
E comand che
Una
Si
che
Giel
d'inclito pregio
a quell'illustre tosto
si
la fronte
levasse. Gli
adornar
le
membra
Del re
di
Yemen
chiesero
il
destriero.
Si distendean passando
1
palanchini ed
palafreni,
cammelli, e v'erano
L da
le
Dell'iranio signor.
S,
da
le
porte
Yemen come
214
Da cotesti prenci
Quattro donne eleggea, di cui per molti
Pregi e virt l'illustre nascimento
Ei le trascelse.
due
l'altre
Erano
l'altre.
de'Kay
in ver,
Ad opra
ma
arabe due,
Si fea palese,
Ma
Le donne
s'accingean.
Tenner
l'infante
sazio e stanco e
Le membra
sue,
grembo
sei
A
A
Ch'
ei f' palese!
Che
il
consiglio
A un
sapiente
di
m'affida, e poi
Bisogno a
le di sapienza. Allora
saper per te verr stagione
a sapienza incliner la tua
Che
di
E
Anima eletta, non vorr che a giochi
Tu attenda qui per queste stanze ed alla
Fra
il
Behrm
Di
me non
Oli anni
levi.
215
fia bella.
giusto
primieramente
Dell'Eterno invocava.
Un
consigliero
Caligini raccolte
de' falchi
l'alte
e de' segugi
Dolce conforto.
L'arco e
le
la
le redini
Il
quel
figlio di re,
Rehrm
garzone,
21(3
Con seco
egli
era
Behrm,
Che per
divenne
tale
Furon
Un
Avea
di
di sole.
TJom dai
Or
Mundhr: Cotesti
saggi,
tu fa d'inviar.
Molti
f'
doni
Tu
qui raccogli
Accenna tu che
palafreni.
Accenna,
mia
alla presenza
Levin
la
punta
di loro aste.
Facciano
Il
prezzo ancor
217
quale a
di
me
gradisce
Mundhir
il
te devoto.
sire,
illustre,
mandriani innanzi a
Inclito
rispose allora
gli
te
pur sono
Ma
se tu desii
Cura e
Uom
fama, a
di nobile
tutti gli
lui
dicea
lieto fine
Non dovr
me
Ove
Inesperto
Con
si
destriero
trovi,
A Nomn
Mundhir
f'
allor:
mandra
Anche t'aggira
per la campagna
Tu
va, novella
Con presti
Tu trovi un palafren.
Nomn andava e cento palafreni
Recava
Di combattenti eroi.
Discese
passi
al
campo
e da
Davvero!
Che
218
Ma
S'addimostrava!
ei scelse,
aperto
di procella,
Feroce
mar profondo
stille.
Die Mundhr
Era
di
Kfa.
si
tolse
Splendeano a
Ma Behrm
i
fuoco
il
prezzo
eletti,
Che
Ambo
il
petto
valente
palafreni, quali
com' d'Azergashaspe
li tenea, guardandoli
Quale un pomo novello, onde nessuno
Danno incogliesse a lor d'aria che spira.
Il
lui
sacro fuoco. Ei
Mundhir il garzoncello
un giorno dicea:Deh! tu che hai senno
Con anima serena, a che mi guardi
Tanto e senza ragion? Mai non mi lasci
principe
Cos
Per
la
persona cresce
Vaga
fanciulla
L'uom
ch'egli abbia
vanti.
per
un
serto.
la
donna
2i9
Cinque fanciulle o
sei,
leggiadre e vaghe
perch soltanto
Due mi vengano elette ed un pensiero
In me di fede e di giustizia ancora
Sorga per esse. E un pargoletto forse
Ancora mi verr, che almcn per poco
d'aspetto di
sol,
Del
mondo
il
re di
me
si
mostri ed io
Atte
ai dolci desi,
Erano pari
Leggiadre e vaghe e
d'alto desiderio
Come due
stelle,
Note trar da un
e l'altra invero.
Behrm
220
illustre e f'
sue laudi.
A un
tratto
in.
Che
il
il
bel nome.
Veracemente,
Il
nome
egli
il
suo deso
Un dromedario
e n'adorn la schiena
gemme
Anche di sotto
Al suo turcasso avea Behrm un arco
Da lanciar globi, che quest'uom gagliardo
Era
d'esse ciascuna.
Vennero a un
Ad
Azdeli
Con un
Come
Come
221
tratto, e
il
generoso allora
si
sorriso:
dell'arco
bella
teso avr
il
ne
l'anello
il
pollice
Non cercano
Con
Con
battaglia
le gazzelle.
Ma
valorosi
tu fa di volgere
la tua freccia la
femmina
in
Il
maschio,
Ma
poi,
Libera un colpo
che
la gazzella
E per
il
fia
pronta
piede
la
Un tumulto
Una
dica.
freccia
Quale
ei
Del deserto;
ma
allor, tosto
Si volgean le gazzelle,
ei,
di
che
in fuga
gagliardi
di
sue corna da
la fronte
Per
le
Due
Della
due punte, de
femmina
le
corna
al loco
qual costume
s,
Su
la fronte di lei
furono
loco
al
Le
si
f' il
Ma Behrm
De
Il
incit subitamente.
dromedario e pose un
coppia,
picciol globo
Indi
Era
Il
si
dh
tosto
si
scegiiea,
ei
il
prence: Quand'io
le
ben mille io
In quella guisa che vedesti.
Atterro
al suol,
Ahrimne
sei
tu,
tal
ne atterro
certo
la giovinetta
guisa atterrar
Behrm
belve agresti
Oh!
come
In
si
potresti
Stese
la
mano
Le mani
il
sonatrice di
Iattura in
Che
sommerse e quello
petto le
stolta
me perch
cercar fu d'uopo
Stato
si
E de
fosse
Onta avuta
si
il
donna,
questa
?
dardi miei,
avria
l'alta
colpo
mia
stirpe!
pie,
fanciulle
Da
seco.
Leone
egli
Dilacerava
All'estremo dell'arco
si tendea
nervo e con ardor balzava in sella
Ed incoccava di tre penne alTarco
Un dardo acuto. Ei trapass con quello
Il
Il
E Nomn
E per
224
tosto
Uno
Ma come
Dromedario correa.
vide
cielo impetuosa,
mani
Con un
Quattro
si
Ad una ad una
In duro legno.
Ei
si le
appose perch
all'arco
ai feri augelli,
Con
la freccia
Che
il
Pi in gi
Non erano
sol capello
Quali eran
Disse lieto
Di
te,
tutti gli
lui
astati
signor,
come
vivida rosa
Yemen
ei
cerc,
si
pi prestanti. Allora,
Un
ca valler
ei
Con
mano
quel colpir
di
e con la forza.
con
il
deserto
il
messo.
A Behrm
giovinetto.
Mandavasi
IV.
di l l'acconcia
immagine.
Ritorno di Behrm-gr.
(Ed. Cale. p. 1469-1471).
Alfine,
il
genitor desio
si
prese
si,
di libero
sole
potere
15
appo
Io qui resti
226
pure
te,
in
me
sorge
apprest, cavalli
gli
gente appella
la
Yemen
rilucenti
Ch'egli
si
D'Aden
fiorente.
Fu compagno
in via
di
E come
Dell'arabo
Nomn
il
certo annunzio
sacerdoti
di vigile
pi saggi;
Behrm da
cor tutti
che vide
Dell'opere di
lui,
di
sua grandezza
E molte
Gli fea
gli
Un
Stava
Behrm
di servire
227
di ritornarsi, e
il
prence
invito
e a s di contro
il volle
Dolce per
Seduto a un trono imperiai, poi disse:
Port molte Mundhir fatiche e stenti,
Che il nobile Behrm con molta cura
fargli,
Tu
se'
Ma
poi
che a lungo
Sappi che
al
tuo sentier
gli
occhi gi tiene
'
E
E
Mihrn
illustre
si
recava e tutto
Affidava a
Di
Yemen
Di
il
mano
Ma
Behram-gr un'epistola
In questi detti:
scrisse
La faccenda mia
A me
Non
come ad un
cos
servo. Qui
son
figlio,
A Nomn
disvel.
Come
Nomn
ei tutto
parta
dimora
A Mundhir
gli
porse. Allora
il
Secretezza, a
Di
Behrm
Leggea quel
Che
altri voti
Ma
poi,
con molta
davvero!
erba smorta,
che mai
Tu non
ti
Che
il
re
ti
ma sempre
e in bene e in male
servo anche
Inverso a
lui.
Un
d l'Eterno
il
Ma
cos
mondo
egli ci
io,
creava
intero e in quella
adduce, a noi
d'oggi in avanti,
te verr, di
gemme
T'invier;
Non
ma
abbi tu
il
Da profondere
attorno.
Anche
t'invio,
sii
230
E Behrm avveduto
e saggio e accorto
il
giorno
V. Carcerazione di Behrm-gr.
(Ed. Cale. p. 1471-1473).
di
contro a
lui
In questa casa
un carcere e da
lui
231
Ferito al core
Gli
Per cosa
lieve
si
Il
core di
Si f' lieto
Behrm
per
lui,
tristo e
che
piangente
ei si
accingea.
Tutti ei raccolse
compagni suoi
li
compunto,
da spavento e angoscia
Qui tranquilli siam noi!
Com'egli giunse
Che uscimmo
Yemen
di Dio, dicea
sciolti e
donne e fanciulli
Ed uomini pur anco ad incontrarlo
Andaron tosto e vennero affrettati
Di
E Mundhr
Venan
al signor,
Nomn
gli astati
Hanno
Mundhr
Qual del re
la
Fortuna
trista!
sia,
Al
Mundhr accolse
Behrm
il
il
minaccia
giovinetto sire.
Che
Come
Anche
Ed
ei
beato
si
233
Fu
di
Principe Yezdeghrd,
I
ma
pieno
ch'ei raccolse
Che ciascun
f'
cenno
il
sire
Quando
il
fosse quaggi,
Dovria
Non
II
la gota.
che
sia
di
re del mondo!
l'astrologo disse:
sua morte
Ma
la
si
rammenti
sua fortuna
Quando
i^egi'on la
suoi
e in sua letizia
terra.
morte sua
Dinanzi ad
Che
altri,
sai,
L'altissimo secreto.
Allor
che udia
sol
disse:
234
E per tre
Nell'ora infesta.
lune
il
cielo
quando repente
Di Yezdeghrd pel sangue si commosse
Il mondo intero. Un d, proruppe il sangue
Si volse da tal
d,
VI.
Morte
di
Yezdeghrd.
Dissegli allora
Tu
il
sacerdote: Lungi
Dell'Eterno e dicesti
Sfuggir de la morte
Anche per
re, la
Io da l'artiglio
.
E non
forse
235
volse del
si
Shehd
all'acque chiare.
Ma
E
E
dicea:
il
S'i
modo
davver! questa
via,
la
questo. Deh!
Restar dovrei si
Che il superbo pensier fece ed assunse
Quel di genti pastor, ch'ei da s stesso
Le
Sottili
gambe
Re Yezdeghird
Tutto
Ad
Il
a'
lo stuol de'
attorniar
mandriano e
prenci suoi
L'attorni
combattenti miei.
236
Come
Inerti
drago?
mandriano e
Il
rimasero
si
ei si
la sella
Il
mandriano,
Ad
Un
fremito
mandava
fuga, o
237
In ossequio prestarvi.
Dio piuttosto
speme
in lui,
Qual
di timballi,
re, t'incolse
Di
Tus
Pr-rsi
alla citt!
si
il
Tutte
le vesti
Polvere
pur sempre
Il
breve, tale
238
prenci
tutti
lagrimosi e
Preposti a le frontiere e
D'alma serena,
In suol
di
ed
forti
i
i
sacerdoti
ministri saggi
tutti si
raccolsero
Un
elefante,
Kren valoroso
prese:
239
Ma
sempre
Ci basti. Ancora
prence,
d'uguale
Non vogham
Fecer
terribil
sacramento allora
Con
la
l'alto seggio.
In quel consiglio e
s'accordaron
si
levar,
tutti
cercando
E Sam
240
dignit. Cosi ne
andava
La regia
Da confine a confin pien di tumulto
Il mondo intero, poi che un re possente,
Incoronato, dal suo trono eccelso
Ma
Discendendo spara.
quanti saggi
in questa
Parole assai di
mai degno
Di nostra sorte
Che va privo
il
tumultuar, che
di re, gli
Bravi
Abbandonato e
incolto.
Un
Khusrv
vecchio
s,
Generoso sentir, di
E lieto sempre. Per
D'inclito
seme
il
mondo
quale un loco
allora
nome,
cor sereno
di
d'alto,
di gagUardi, in quella
trono
gli affidar
con
la
corona,
VIII.
Venuta
(Ed. Cale.
di
p.
Behrm-gr.
1476-1479).
241
prence
monarchi, morto.
morto, e il nome del real suo grado
Port con s, che tosto un uomo in seggio
Poser gl'Irani e con regal potere
Principe l'acclamar. Giuraron poi
padre
Il
le
dal
membra ed
Come ud
Prence Behrm,
le
gote
si
seme
il
cerbro
l'annunzio
percosse.
Yemen
si
un pianto
di fanciulli dolorosi
Ma
poi che
il prence
padre
Per tutto un mese, al cominciar del mese
Che novello segui, la sua dimora
Tutta f' adorna e vennero a quel loco
E Nomn
Tutti del
Venner
Mundhir
Yemen
gli
Arabi
Al giovinetto
la
accolti insieme,
diverso grado
allor.
Piangeano insieme
re, di fiera
Ardean nell'alma
di
(e
doglia
Non Siam
16
242
Behram-gr a Mundlir,
mia
se da
stirpe
Manderanno
Agli Arabi
fia
tomba. Or voi
questo
di
Ma
In questi campi.
Sul trono e
tu siedi intanto
Deh! sempre
a riguardar.
statti
gli
anni tuoi
di
Nomn convennero
Que' prenci
concordi
tutti celebrati.
Ratto
A correre
A Nomn
Ampio
drappello.
Da Sheybn
duemila,
Adducete con
voi.
Chiaro ed aperto
corona degno
E Nomn un
Addusse
esercito possente
f'
Ei facessero in armi,
Sotto
a' lor
il
suol nemico
243
Porte
oppressa e vinta
di Tisifuna,
Zampe
Venan captive e
Che
le ferrate
donne allora
de' palafreni, e
piccioletti infanti,
la terra
Che
Il
monarca
trono
si
rest.
Ma
di
Mekrn, deserto
trono
il
Per ingiusto
deso. Poi
Kay monarchi,
la
proterva
mano
parlamento l'un
dell'altro
accanto
misura
Valevole
darvisi frattanto
difesa, e l'alma e
core
il
Allora
Da
tale affanno
Un
si
disgombri
244
Giuvany era
nome, e
il
inclito scriba
Egli
Andarne
Udir
La
di lui:
fronte, egli a
Del
nome
Mundhir dovea
parlare,.
Almo
Orbo
sostegno.
di
dicemmo
Sire
vedemmo
di
quest'ampia terra
Ed or vengon da
te rapine e molto
ti
Sparger
E
Di
di
d'assalti ingaggiar.
s
Non
eri in pria
Giuvany
saggio,
D'astati cavalieri
245
ma
questo
Gbe cerchi
la tua via,
queste parole
Parlar
t'
Che
me
Ed uom famoso e
rintracciarla.
illustre
la
Che
Dimentic.
Che per
Ei
si
Che
attonito ei restava.
smarria,
Behrm
conobbe, e tosto
Ed uomo accorto
mand perch il recasse
Di tesori pienezza.
Ei con seco
246
dicesse a lui;
reca.
ei
rendi
gli
Andava
tingeasi
consiglio.
A Giuvany
Opera
il
cosi:
Qualunque
in terra
Fuor
dal pertugio
Nel sangue
poi.
Che
se di
il
serpe,.
lembo
voi pur fossi
il
247
Da principe Mundhr
Ne' prenci
irani, de'
pi illustri molti
Or io mi sono antico
Principe qui che ama sua gloria, e quando
Tu si m'ascolti perch'io dica almeno
Una parola, sappi omai ch' d'uopo,
Caddero
uccisi.
Behrm
valente,
Non
ti
Dalle
amene
IX.
Parlamento
di
Behrna-gr
e degl' Irani.
(Ea. Cale.
Egli e
il
Si assisero
giovane
p.
1479-1483).
248
Di
Yemen
dovesse ed in Irania
si
pugna, e
atti alla
li
f' lieti
e valorosi
forti
tutti.
Che
in gioia
si
voltasse ed in letizia
Ma
tosto
citt di
si
raccolse, ed ei
A Mundhir
cosi disse:
Donator, di
Yemen
Discendesti in Gihrm.
Con tumulto
di consigli
dalla contrada
Farem
Mundhir
dunque
noi
gli disse:
Tu
ambo
raccogli
gli eserciti?
i
prenci
si
nasconda
mondo
Fia manifesta a
noi,
porremvi
tosto
Ed
249
Ma se in guerra nosco
Discendere vorranno, e l'odio antico
Ridestando cosi dal nostro cenno
Nasconderemo.
muter in un lago
di Gihrm e a questo
Sol splendiente scemer la luce
De le Pleiadi in guisa. Oh! ma davvero
Ch'io veggo e so che ratto ch'ei vedranno
D'agresti belve,
Di sangue
il
piano
Il
E
E
E
il
saggezza e
Inviteranno
al
il
trono imperiale.
Che
Di
250
Behrm
illustre, rise
alquanto e
Quando
il
la fronte sollev
quest'almo
grandi
Ad
tutti dell'irania
lieto
core.
prenci,
gente
E orrevole assemblea. Ma
Fu per Behrm di bianco
Ed
ei si
pose
l'inclita
posto intanto
avorio un seggio,
corona
costume
di re d'ogni
sovrano
D'introdur per
Da
la
porta,
accompagnati
E un
Lungi
resti
da te sguardo maligno
Allora
Lor
Cosi disse
Behrm:
Principi e duci
251
A me
Dissero
non farci,
A una voce
Non farci danno per patir che femmo!
Noi tutti qui te non vogliamo in regia
Dignit, che di noi la terra nostra
veramente e tuo soltanto quello
D'eroi drappello. Per la tua famiglia
Pieni Siam noi d'angoscia e di dolore
E di rancura, notte e d con molto
gl'Irani
Oh
Corruccio e sospirar.
Behrm
rispose allor,
tu
Giusto
cotesto,
ma regna sempre
Cos
rispose
Il
Tempo
si
sire.
nomi,
E
E
al cinto imperiai
donar splendore,
il
nome
ei
E Behrm
252
Del genitor
primiero.
il
dimandava il loco,
Davver! che il dritto ei dimandava
Ancora
Da' que' cinquanta trenta nomi scrissero
s'ei
E primo
Behrm
degno
Egli era e
di
regal corona.
Quattro fean
La mente e
Ma
si
eroi, s
che d'ognuno
il
si
Deh! perch
Su l'ampia
Non
Le
Non
regnante
Trapassano
Ei
pieni di dolor?
si
le incudi, e le
montagne
mena.
ma
Egli novello,
E vecchio
Che lungi
e saggio e
memore
vede.
la risposta allora
Apprestavansi
e di core
prenci e mutilati
253
E Nomn
si
gioir,
Che
giovinetto re
Cosi
Principi
disse allora
illustri.
me
Ebbe
di
Dalle
mani
Ma
Mi liberava
piet.
di lui
254
Tinsh cortese,
mia dolente
fu trafitta l'alma
Appo Mundhr
feci
Ch'uom viva
Quand'egli
il
d'ogni senso
fosse,
umano
mi
Io supplicai perch'ei
d,
l'Eterno
fosse guida
Che
fece
Yezdeghrd
a'
Purificassi l'anima ed
Di
me
da
il
tutte cose
suoi soggetti,
core
tal
Conforme a brama
et a deso
conforme
La greggia
Con buono
mia, che
le genti
dritto io
il
vo cercando
E virt sono
Che ingiusto
in
sia.
frode,
E
E
Da
re Shapr
figlio
Valoroso Ardeshr,
Behrm
tutti
a quello
monarchi
Son
gli avi
miei, son la
mia scorta
l'altro,
eletta
255
Son
io
Ingenita virt.
f.
S, s,
virtude
saggezza e grandezza in
me pur
sono,
di
mano
vigor.
Niun
de' mortali
Ed ho
nascosti ancora
leoni.
Per noi
si
Porremo
imperiai.
Da questa
e quella
due
-- 256
Mundhr
10 tosto e re
e queste clave
Farem
volar.
Ma
dissi,
si
Ma
Le
Non
a stoltizia!
Una
parola sola,
Diadema
Se mai
e del trono in
fia
che
lui
mezzo a
sbranino
le
quelli.
belve
disse
proposta
la
257
ei f'.
Ma
s'ei
raccoglie
Resa
giustizia
il
re, si assise
ei disse
sacerdoti
Ad
Si
Die risposta
di
quelli
poter sovrano.
A
A
andr beato.
che miseri saranno,
giustizia conformi
quelli poi
ammonimenti
ma quando
1'
258
All'esercito
Ma
nostro core
il
mano
Il
fondamento a quelle
Dell'assemblea
cercherem.
Per
Discioglimento gi non vo', se alcuno
Dinanzi ad essa cercami giustizia,
Pria che resa ella sia; ma sempre e sempre
Nuovo
principio,
essi
Ne
la
in dir
verace
Ancora
M' testimone
signore di
Ma
in ci ch'io dico, e
me
sulla
mia
duce
Da molta
lode accompagnati, e
Il
il
senno
lingua.
i
saggi,
tutti.
prenci,
te siamo,
259
saggi tutti e
prenci e
detti
sacerdoti
Noi
avremo da
lui,
tutti
f.
volgendoci
Ma
intanto,
Se
200
Chi
Degno
sei tu
Di regal dignit.
Non un
fortunato,
di noi
Avea certezza
Ma
Persona tua,
Ma
del saper.
poi
che gi gridammo
l'alta stirpe
al
Esser noi
Ma
sar monarca
Per
la
giustizia,
Di
vigil
261
core sapienti
eletti.
Ambe
le gote,
Le cose
In dono a
ma
re sovrano,
il
tutte
lui,
fra
poveri sparila.
Vigile e amica.
Due
Gustehm valente
Battaglie amanti.
Oh
chi
s!
li
adducea
paura!
la
E
E
un
de' capi,
trono e
il
E Behrm
come
e Khusrv,
discesero
il
core
Leon
1
feroci.
Ma Khusrv
che vide
mezzo
ai
sacerdoti
La corona
in pria
262
Pi
si
La regia
si cercava
Vecchio son io
dignit.
E giovane
si
La mano
vada
ch'ei per
primo stenda
oprando
Behrm
sacerdote, o saggio
il
Chi
La
ti
comanda
Deh! non
Non dar
Pel regno
cos la
Mentre gi
cor
il
di tutto
il
mondo
Di
teco
nostra fede
giovinetto sire
il
Dissegli allor,
ben
se'
Ed innocente
Ma
de'
innocente in questo
Gompetitor son
Che
il
io,
comprasi
de' gagliardi
Dissegli allora
il
l'assalto
son io colui
la
pugna.
sacerdote: In Dio
Prence Behrm
vai,
263
Fa
vincitori
servi tuoi. Se
servo
il
Per
ch'ei dal
In questa
ratto che
Bramosi
il
vedeano ambo
leoni
sue catene,
di giostrar, le
La clava
Behrm
gli
Ogni luce
E
E
valente e
vital.
gii
Venne
dall'altro
il
sangue
Il
re sovrano
Cos
si
la
Guida secura.
Ma Khusrv
intanto
264
Fidi servi
ti
sian
Tu
se'
monarca
mente buona
E gemme
Imperiai
di lui. Gioioso
grido
si
prese
Ma
la
Cade
la
neve come
latte bianca,
il
piano intorno.
E
E
me?
Salate carni
4.
Il
re Kehrm-gr.
I.
Come
si
Behram-gr
assise
Imperiai.
Ma
in trono,
sol benedizioni
nobile signore
il
prese,
si
Ma
lui,
Ma
Studio ponendo
il
te servir
La sua corona
Il
sia
Sciogliean
dicean
si
cingemmo
Al nostro sire
Noi
fortuna sua
lingua
Oh! sempre
fianchi.
propizia e lieta
la
la
tutti
e vivasi in eterno
voi.
2GG
Gemme
Iddio
Non ad
sol uno,
altri,
ed a
Benedizioni
La
gli
apprestar. Si stettero
Venian
Behrm
prenci suoi
Deh
fortunati,
Da questo mondo
chiedeano
il
cor.
Cosi
egli disse,
palafreni
Le
vera e santa
un
in cielo,
dal
Nel
di
Ben sar
267
se da te di sapienza
Al quarto
d,
poi che
si
pose in capo
Gh' pur
io.
questa vita
Ma
ne siamo
al varco.
Non sar
Da noi si
cerchi
il
dolce paradiso.
volle!
assise,
si
di
cos disse:
faccia
noi
Al settimo,.
prenci
Non
male
208
e disse:
pi famoso
Un'epistola scrivi e
di'
che
amore
in trono
Giudice santo,
fa
ricordo. Intanto,
obbediente;
ma
cenno mio
Opporvi
Io qui
La via
giammai
diritta,
Religione di
Donni qui
Guardiani
Ma
voi frattanto
confini e guardiani
Dei
Che
si
tesoro.
grama
se la vita
Posto
il
suggello a tutti
fogli,
il
sire
E con
II.
Partenza
di
Mundhir
e di
Nomu.
All'altro
E
E
d,
quando spuntava
il
sole
cadea turbato
in fuga il sonno, appo Mundhir sen venne
Tutta la gente, che nel core appresi
Eran gl'Irani da timor pel sire.
Presso al nostro signor, dicean compunti,
la luce crescea,
Che femmo un
di,
perdoni
le peccata.
men
belle
Tali Siam
atti noi,
che
congela
si
la
Eramo
venano allora
Al
di
lungi fu
il
Del signor de
Narrava
E Nomn
D'ingenua
Mandar
ed egli intanto
e Mundhr,
ambo
stirpe. Tutti
que' forti
prenci allora
Ampio
deserto dilettoso, e
il
sire
271
Schiuse
f'
A Nomn,
a Mundhir, liberalmente
donava,
e Giuvany si mosse
Il re
E i ricchi doni a questi due gagliardi
Con cura numer. Ma ninno in terra
lieti.
Ed un
E
E
E
cavallo ed
un guerresco
dato fu a Khusrv
carezze
il
f'
Di lieto
il
arnese,
nobil dono
Il
lui
si,
l'esercito
Avido
di saper, scriba
signore
lui,
Gushspe
E comand
il
mente
novero,
Che
Abbandonava,
si
Davver! quando
di ci novella intorno
S'ebbe ciascuno, benedisse al prence
Ad un tempio
Dell'anno giovinetto, e su la
Muschio
vampa
A Behrm
Mandava
liete voci.
si
gli
esigilo.
accoglieva entro a le
mura
273
Giugnesse a lor
l'epistola regale,
Una
Behrm da lunge
intesero,
Un
comando ebbesi
loco e forza.
le
porte
Di vigil prence
lungi dall'affanno
amena
il
mio comando.
mio sentiero
Volge
Benefizio
si
Della vendetta.
FlRDOSI, VI.
18
274
Tutte andar
faccenda
Furono e
di lui
si
scem
l'angoscia,
cene soltanto
III.
Avventura
di
(Ed. Cale.
Avvenne
poi
S'accost
p.
giudeo.
1492-1497).
che un giorno
Con alcuni
Lanbek acquaiolo
Abraham
e di
Behrm
de' leoni
valente
un vecchio, un bastone
alla
mano,
Gittade,
Abraham
gli ,
Prence
sovrano,
Un uomo
Lanbk
275
Una met
chiama
mai
Lascia che resti al giorno di domani
Cosa nessuna, ch'ei non vuol che nulla
Met
Ospiti in casa.
si
dell'oggi
veloce qual
ed
io
rimasi
Deh! porgimi
dimora
Di te s'appaghi
il
276
Prence Behrm
E tosto
Lanbk
mio capo.
il
prese
si
gioiosamente
il
corpo
Un
suo gioco
con arte,
di scacchi, indi,
A Behrm
si
dicea:
Deh! valoroso.
si
il
prence
Tosto che
Di puro
il
sire,
di
Quella notte
Il
Che Lanbk
gli
primo albore,
il
monarca
All'acquaiolo.
277
And
Lanbk e
ma
trasse
niuno apparve
E
E
quale tappeto,
ei solea
carne allora
Lanbk dell'acqua
venditor.
Ma quando
Sciolto
E da rancura! A me
Resta oggi ancora
Mi rendi l'alma
d'accanto resta.
e la ricchezza.
Questo,
Vigile in cor tu
sii,
propizia fortuna
Scese a
le
congiunto sempre
Presso un
in questi detti
pegno
uomo opulento
ei
li
depose
e ci che d'uopo
278
Che
Dai
il
cibi,
cibi apposti.
Quelle
il
mortale
carni allora
Tosto che
il
F' all'ospite
sacro nome, e
poi.
Lanbk
Destossi
Behram-gr dai
E venne
E
il
dolci sonni,
dissegli
Sei tu rimaso.
Non
dubbio intanto
tu non stai.
Ma, se del prence dell'irania terra
Temente non sei tu, due settimane
In questa casa che non ha valore,
Che
in questa casa
Se piace
al
bene
Prence Behrm
Risposta
gli
In tutti
restammo
femmo ancora
Dir dovunque,
Per esso
il
il
si
Ella ancor
279
ti
e al palafren la sella
gramo albergo
cacciava
La notte
fin
sua scorta.
cal. Dalla
si
lieto,
Behrm
Dell'avaro
E
Il
la notte
sorvenne
la via
Ma
se,
Ne
andava allora
servo.
il
non
Di ci
Abraham
t'affannar,
ma
non avrai tu
Ospizio qui
gli disse:
gli rispondi:
Ne
andava
riposar.
Behrm
Non
Rispondi
dissegli allor,
al
tuo signore,
ti
chiegg'io,
Come
l'ud,
ti
ne per alcuna
apporter disagio.
ne and correndo
il
servo
notte,
Non vuole
Il
il
far parole e
Va senza
il
indugio,
Abraham
gli rispose,
_
E
280
di'
V'ha sua
la
terra
Ei si diceano, e intanto,
Sonno si prende.
Se ospizio non avr, Behrm soggiunse,
ti
fa disagio,
ti
deruba, in grave
Non un
Behrm
Rispose
non un mantil.
Deh! tu cortese e buono!
Ma te in disagio non terr, che bastami
Per loco mio la porta di tua casa.
lenzuol,
allor:
Far
la scolta.
Ed
Abraham
allora
quel suo
dir.
Intanto
Ma
281
il
Behrm
Il
patto
disse, e
pongo
offici.
confermo,
pegno
In
ti
Cosi discese e
il
palafreno avvinse
Chiuse
il
la
A
A
prender
mensa
giudeo
la
porta de la casa
cavaliero, ei disse
cibo.
mondo mangia
Nel
Cibo non
Da vecchie
stassi a
Manifeste vid'io
le
ma
in oggi
udite cose.
Rec
vino allora
possiede, allor
che apponga
Sempre
sereno, e le
il
core
monete sue
282
mezzanotte
Behrm
Questo gran
che
Se
Felice
un
vidi.
coppa tua
felice
d,
bevitore.
il
il
Quando
Come
portento,
ben
fia
Ottieni
asciutto
sul
monte
trafieri,
Abraham
e gli disse:
cavaliere.
Di questo palafreno
Io qui
Va,
gli disse
Le immondizie
E per
ch'ei rechi
di fuori e s le porti
Con oro
Ho
gli far.
qui, risposegii
Deh
la fossa le getti!
Come
che nessuno
dentro
Or tu quel patto
bugia non volgere.
io
ti
chiami ingiusto.
283
Tutto
Ei
di seta
un
di
muschio e d'ambra
lo trasse e quell'accolto
fimo
Tutta
la
Ma
notte a ripensar.
in quella
Sonno
Non
ei
ridea,
ma
parte
f'
lui,
le
man
conserte,
protervo giudeo
di tristo
nome.
si
il
prence,
284
Qual
Accumular,
l'ostello
Di queste
ei si pensava,
giudeo per se! Quando scarsezza
d'ogni giorno il vitto suo, qual frutto?
Lucr
Ha
il
some carche
monete ancora,
D'oro lucente e
di
285
vilt
congiunto
sei
di
sinagoga
Quattro monete
vii.
si
porse
ei
gli disse:
Che pi di questo
Van le monete ai
Rimane il capo a
a te non
conviene;
si
poverelli, e solo
te.
Cosi quel
prence
Andavano
Quanto
Quanto
in casa di quello
di
anche restava,
Behrm
IV. Battaglia di
(Ed.
Ma quando
Cale. p. 1497-1499).
all'uopo vennergli
Atti a la caccia,
si
A un
segugi
coi leoni.
di
cacciar desio
rapido destriero
286
Un falco in
Una foresta
pugno. Vennegli
contro
di
d'alberi affollata.
tale
Verde
Era quel loco quale un paradiso,
Ma quadrupedi in esso o gente in volta
Ei non vide, e pens
Loco gli questo
Di leoni selvaggi, e l'uom di senno
Indugiar non vi pu.
Cos per l'aspra
la
fortuna.
Foresta s'aggir
l'inclito sire
un
in ogni parte
coiai poco
guardo
il
mand contro
al leone
leon fero
il
cavallo
il
Di nobile furor
come
la
vampa
L'uom
la
valoroso.
Egli avvent
il
si
Una volante
che passgli
il
nervo
il
freccia
il
si
fianco
core.
die
un ruggito e
accese
la
leena
Il
Nel ventre
la pugnace belva.
D'un buono agricoltor, devoto a Dio,
Era in quel bosco la dimora. Il nome
Mihr-bidd n'era, ed ei gioia del colpo
Di quella spada di Behrm. Uscia
Ratto cessava
Dalla foresta
287
il
nel cospetto,
Riverente
Amico
il
benedisse e omaggio
ancora:
L'astro sia
sempre
Agricoltor son
io,
di fortuna.
Semplice
re di bel senno,
di
pecore
Per
ch'io
ti
Che tu somigli
La bianca luna
al nostro re; tu
al
mezzo
sembri
gli
Ma
Che
Lieta
disse.
un Sire
n mai
Incremento egli vede in s medesmo
alcuna defezion. Che se davvero
10 somiglio al mio re, dono di questa.
Selva e del loco
Questo
ti
di
E venne ancora
sue schiere
duci
in quell'istante
un capo
some
di
cammelli.
f'
Ajiche
Ma
gli eroi
costui, di ville
289
un nome avea
E Kery era detto. Allor che lieto
Fu s costui del sire nel cospetto,
In pelilvica lingua
Nobile
festa,
Ei vide
l,
Un turbamento.
La man distese
Ricolmo nappo,
Ivi,
Kery
il
di
Ma
Kery
di fuori,
Pel corpo
di colui
vino gagliardo.
Kery
Caldo
gli
alla
campagna;
quando
Correndo
l'incit. Gi da cavallo
Quivi l'ebbro discese ed un riposto
Loco, guardando, si cerc, si pose
In loco
Dalla
PlRDCSI, VI.
19
290
l,
Quest'occhio e quello
divelse, e
gli
quando
Corsero dietro a
Morto Kery scoversero del monte
Eccelso al piede, ambo quegli occhi suoi
Per
tosto
E ad
il
artefici ancor.
un anno
Intero
Per vietato
Il
si
si
passava e ognuno
vin giocondo, e
il
re se n'astenea
suoi banchetti e
Quando imbandiva
Da leggersi chiedea carte
V.
Avventura
quando
vetuste.
Dur
tal
norma
fin
che un garzoncello.
si
chiese
291
In sua
Ma
poich
di
Riposta ella
avea, trasse
si
Tenero ancora,
il
fanciullo
figlio suo,
Suggello.
la
dura pietra
Ed
ancor nappi
otto
Forte
Si fece
pie.
il
Ardito fece
garzoncello, ed ei
il
Toccato
il
fin
il
di
madre;
Alla sua
Avvenne un
E
di vino, e intanto
si
lieto ei
le
tornava,
che infranse
ceppi suoi
Anche briaco
tempo era
il
sartore;
Rapido
ei
venne e
Si assise e la
man
sul leon
ruggente
stese e con la
mano
Grli
Correndo
Venne
Mano
il
ei
in quella
il
sartor.
Correndo allora
tu,
duce
dicea
Che inver
Ai
forti in
guerra.
si
scelse
selvaggio costui
Ma
fra s dicea.
Io si gli porsi, e
293
Il
Le gote suo
lev
il
di porpora ad un tratto
capo quel suo arnese e tosto
Udir volesse
Fu veramente ed
sartor di sandali
Il
Non venne
Sorrise alquanto
il
Tanto
Seder
il
si
si
Ne beva alcun
lui
norma
Oh
ma non
tanto
dormiente ed ebbro
in sul sentiero
Un
ognun
di voi
l'esito dell'opra
il
dolce vino
VI.
Il
294
p.
1501-1504).
Hormz
Da mano manca
Di nobile consiglio
il
sacerdote,
E
E
Breve
ei
Orma
ei
folla e
vennero all'incontro
Benedisse
al
avvinti al suolo
295
Con un
Oh
possa
Di belve agresti e
di
selvaggie fiere
Agli abitanti
E d'uomini
cos,
di frutti
piacque
al
quadrupedi
di
signore
Facciasi
Di gioia
levossi
tutti
Recisero
Ed
in luoghi inaccessi,
Come
poi
si
296
caldo sangue.
il
Abbandonando
Fr
le
N'eran
con
ancora.
lo bestie
la
caccia, e allora
ameno
in pria
Eran
le piante
Senz'uomini
Vuota
la
fosse.
e deserte
Vizze
le case,
terra e di quadrupedi
all'intorno. Pallida
si
fea
Fu d'acerbo
Da questo a quello
Un
297
Un
d,
rispose,
Da questa terra
Un
ameno?
passaggio
nostra, e
prence
il
venne allora
Di quegl'
Che
f'
incliti suoi
disse a noi
Signori e duci.
frutto,
vi
guardate ancora
Mortiferi di legni!
Amico
a quello,
di core in sempiterno!
peggior stato volge omai frattanto
Condizion di questo loco, e tale
Egli
Ruzbh
dissegli allor,
In questo loco.
prence tu
Deh! tu
sii
sii
qual nobile
Quelli
Ma
Non
Non
298
imprecar, che
le
disse giusta
suo desire.
il
parole suo
E quando
me
richiedi.
Ed uomini rec
l sui ricetti
A
A
coltivar, tutti
confini suoi
E acconciamente
Coloni
Posero
tutti,
suoi
vecchio intento e
con gran studio e cura,
S'ordin ratto.
Il
quand'ei, lavorando,
un campo ancora
E
E
299
Come
al villaggio
ambo
venino,
di
E messi
Di tulipani e di fiengreco
monti
feci,
rovin l'antica
un motto solo
Ridivenne fiorente il borgo ameno.
Cos ne andava giubilante e lieto
Del re d'Irania il cor. Questo mi disse
Cotesto loco
Il mio prence e signor
E verde e ricco per monete accolte
E per tesori tu distruggi . Ed io
M'ebbi sgomento dell'eterno Autore
Di questa terra, e del biasmo pungente
Di prenci e servi. Anche vedea che quando
Citt d'un tratto, e per
300
Fa due
dissi ai
Imperano
Abitatori.
E
I
Ninno
mercede
Che hanno
donne
le
con esse ed
fanciulli
famigli,
e quelli
custodia
gli orti in
Cadde recisa
Al suol
la
duce
dunque, un solo
dell'antico
testa. Cosi
Motto che
feci,
Andava
il
desolato e tristo
me
Lungi furon da
E timor
Ebbe
biasmo
d'altrui
il
prence
Per additarvi, e
Un vecchio
Ed eloquente, ed
mente
f' fiorir
lochi deserti,
il
pose molta
vi
ei
Industria e cura e
onde
cor.
novella-
Quando uno
E bont
il
solo
consiglio
Ogni opra
trista.
quella gente io
secreto gi
Lor dischiusi
D'ogni
lieto
f'
gemma
un
Ma
s
d,
di Dio.
la via
del
male
mostrai coperto
poscia
il
sentiero
Migliore assai
lucente la parola,
301
Da ogni pensiero
Come
Evviva
disse
di regal
sempre
desolato e tristo!
sciolta
il
sire.
corona
allora
Gli era
VII.
Avventura
la fronte.
mugnaio.
La settimana che
segu,
con prenci
Il
Per
Con
tutto
ei
bevve
Con
gli
in
core
la terra.
Quando
l'inclito
re scorse da lungi
Che
Un
nella festa di
Behmn raccende
il
re dei regi
Gli
si
il
volto,
un borgo ameno
Un mulino
I
Subitamente
302
l dispersi.
Che
Avea
Un
amena
la festa.
di
Un
bel tappeto, di
purpuree rose
elle si stavano.
la gioia
vino.
il
una voce
Risuon. L'aura questa, una dicea.
Di principe Behrm! Forza ed amore
Da quel
Ei
nobil volto
Ben tu diresti
Che stilla da sue gote un vin purpureo.
Che vien fragranza da' capegli suoi
Reggesi per
lui sol.
La sua preda
Altri di
soltanto ed in Irania
Behram-gr
gli
aggiusta
il
nome.
803
che
Alla citt
Che
il
cenno allora
sentier. Pe'
le donzelle,
la
turba uscir;
cos,
alla
Una
ballata a re
Behrm, sovrano
Ma
intanto.
Un turbamento
lui,
quelle
Behram-gr
disoso:
vaghe
si
fea
Elle
si
Una
Che
Che
fanciulla
di cipresso
somigli a
Rispose
allora
Cavalier gentile,
Behrm
nostro signore
mugnaio
il
304
frecce.
tosto
monte
mugnaio e rec la selvaggina
Con la sua scorta. Ratto ch'ei scoverse
Prence Behrm, con le sue guancie il suolo
Inchinossi a toccar, quindi sen venne
Con sgomento e terror. F' cenno allora
Prence Behrm che una dorata coppa
Nell'ora istessa, scese gi dal
Il
Al vecchio
Da
si
Hanno
Di dolce sposo
Benedisse
il
non tempo
vegliardo e
forse
gli
rispose:
intatte ancor.
hanno
Alcuna non
Elle
Ma
vergini,
pure
nulla veramente
in terra, e pi di ci parola
Tu a me deh cedi,
dir.
Behrm dicea, le quattro giovinette,
E cura d'oggi in poi di dolci figlie
Deh ti ritraggi.
Non averti pi mai.
!
Rispose
il
Elle son
305
Da Dio santo
E in piedi si
ricevo. Ei
lev. Dalla
cosi disse
campagna
si
campagna
volse alla
un tratto
Con
ciel,
con
tal statura.
come giugnea
La donna
donna mia,
mugnaio alla sua donna, questa
Vaga istoria mi narra E sar lieto,
Disse
il
sar tristo
di
quest'opra
il
fine?
Appena
Leggiadra
FiBDOsi, VI.
ei si
Non
306
non
gi denari,
di re
una
figlia.
Che
Cos, fin
f' la
notte,
il
gli
sguardi.
Le
figlie
Ed or sue spose
Con que'
il
verace tuo
Destinasti cosi.
Behrm
dir,
Re
illustre,
che dovunque
D'oggi in avanti
Ma
principe
le figlie
tue
de' regnanti,
genero
gli
tuo.
Behrm
ricordo.
questo confine
ti
Inver
ti
Oh
siamo.
307
!
quai soggetti
Schiavi
Ecco! restar
il
Ognun
d'essi
di
santo
il
nome
Dio sovrano.
quel villaggio
di
quarto
fin dal
Quest'almo
donna, e
la
invoc
Davver! dicea
Che
di lui meravigliosi
mugnaio e
il
ciel trassero
sire,
sposo
Vili. Il tesoro di
Gemshd rinvenuto.
pi
fidi
sacerdoti, al loco
Un uomo
Si
in pugno.
Non
sacerdote;
il
riconosci tu
il
al volto
Quest'uom
si
fermo
come Behrm
scoverse.
una parola
Serbo nel mio secreto.
Ecco volgea
Le briglie Behram-gr, si che lontano
Disse:
Per
te soltanto
Or
308
vuoisi riguardar.
Duce e signore
campi son
signore e donno
D'esti
io,
Un
pertugio
si
aperse.
Un
grido strano
Venne
dall'acque in gi
tesori nascosti.
ci
Bohrm
stillanti,
e quello
dimostrava
quella parte,
si
volse e vide
tosta
accesero
destarono intorno.
In ogni parte, una gran vampa. Allora
Che dal mar sollev le sue bandiere
Lor molte
faci e
Questo fulgido
sol,
quando pi bella
Subitamente, e
l,
La terra
Gi presero a scavar con forte lena,
Oste guerriera,
s'affollar.
Tutto fu pieno
di fossati.
campo
Allora
la
terra
309
A una
montagna,
una casa
cli
eretta
gli artefici
marra prontamente,
il
e lungi
vano aperto.
il
sacerdote
Non
in fulgid'or
Vi
si
Smeraldi eran
Anche a
Ma
gittati,
ivi
commisti
Agitatori, vuoto
mostrava.
si
D'un'acqua pura
Ma
il
grano
erano
si
stilla
vedea.
gli
occhi
l'altro di cristal.
Eran
scolpiti in or,
Fagiani intorno
maschi pavoni
di lucenti
gemme
Tornava
Il
310
al
Per suo
Scrive suo
nome
nome
Di chi
il
si
suo colmarsi
di chi
Ne
andava,
prence
E di Gemshid ai bufali sul corpo
Il suggello vedea. Tutto osservai,
Della sua vita
Udito
ci,
si
de' sacerdoti
Diceva allora de
facea.
il
la terra al sire,
Nome
di
re Gemshid.
in ogni cosa
Ampi
tesori
il
re, di quelli
l,
dispensa,
trista iattura
il
nome
nostro
tesor nostro.
Che or
Abbia
Non
E la
si
colmeremo noi
Ma
di tal
scopra, gi
non
dovizia
si
che angusta
Ch' costume dei
Per argento
gli
re,
donar
le
Ch'ebbero nome
nome
illustre,
vuole.
gemme
vedove donne
orfani bambini e
Deso col
si
e per or coteste
Tutte vendete, e
311
poverelli
e che dal core
la vita,
ben
si
voi, di
bel conforto, le
monete e i nummi
Donate ad altri e la ricchezza in copia
Ch' qui raccolta. Fin che forte e giovane
10 sar qui, perch dovrei tesoro
Cercarmi di Gemshd? Anche darai
Di dieci parti una a colui che questo
Sentier mostrando fra le accolte schiere
11 suo re ricerc. Quei che il lenzuolo
Di re Gemshd sollever, non mai
Abbia speranza di sua gioia ancora
Quaggi nel mondo. Co' gagliardi miei
Quand' io m'adduco a faticar pel regno
Il corpo mio, gloria e tesori aduno
E di Cina e di Grecia intorno intorno
Gol mio destrier nero qual notte oscura.
Con l'acuta mia spada, inganni o frodi
Io non imprendo n il fuggir conosco.
Di l tornava al suo tesor che un tempo
Radunato egli avea con sua fatica.
Col sudor della fronte. Ivi pur anco
Della sua terra tutti accolse
prodi
E die monete all'esercito suo
Qual d'un anno stipendio. Un gran convito
:
312
lieto
fu erede in terra
di
Ma
poich
Per questi
Un
re,
Di questi
E
E
si
che mente
egli
si
avea,
Non
si
Che
313
Novella
di
di
Fredn,
di tutti
prenci ancora
Ma
Ampio
Gemshid e intanto
mondo quel
in qual parte
tesor nascosto
le
Incoronati
Tu
Ai poverelli
bufali
Col
314
donasti attorno
raccolte
le
puranco e
dipinti, tutti.
Oh!
gemme
presti ngri
la corona,
Oh!
la
Di
te la sorte
s'allieti
un giorno
tuo
nome
sar,
quando
la storia
Ogni pi saggio
IX.
in favellar maestro.
Avventura
(Ed. Cale. p.
Un
del mercante.
1510-1512).
Avea
Il
campo
Al mercante
315
Caldo, bollente, su la
vampa
la
rec dinanzi
al
la
re;
allora
mensa
ma
quello,
Cadde
la voglia in re
al
Behrm. Pentito
mangi il pane,
ei
mercatante ricord
Intravvenute, e
le
cose
E non
f'
Quando
motto a
l'ospite
mercante.
316
spesa.
Come levossi
Per un misero augel.
Dal dolce sonno, al suo destrier sen venne,
Diletto amico e aiutator fedele,
Prence Behrm, la sella per imporgli
ritornarsi alla sua reggia e quivi
Fino a le stelle sollevar del cielo
La sua corona. Tosto che il vedea,
Cosi disse
Oggi
il
Deh! resta
discepolo:
Ne andava
Andava
allora
il
il
sire,
di tale
giovinetto ed ova
suo maestro
Recavasi dugento e
al
non
indugiarti.
Ma
I
Pan
chiedea;
317
Poscia al cospetto,
Ed ora
ieri.
Parole
ei disse
e discese a le piazze
comprator
in altra foggia
Zucchero
si
fece.
ei si cerc, noccioli
ancora
L pose un desco
Pien
di
vivande saporose,
Che accorto
elette,
Colmo nappo
EUi andaron
Allegri e
Subitamente
cos, fin
lieti
ai
che divennero
si
Behrm
Behrm
Il
Dall'atra polve
suo bruno destrier cos mondava,
Ratto la sella gl'imponea, poi, lieto
Il
Tanto non
ti
318
Per ch'egli
Un gramo
Quasi
si
gittasti
Questo
compr
di
me
augello, e
l dal
prezzo
egli disse al
il
Dell'ospite mercante.
l'adducea
f'
Lieto
carezze e tra
il
una
il
sire
principi suoi
Oli fu recata
monete
sportella e tosto
si
f'
chiara e allegra
Dramme
sessanta,
numerando a
lui
L'opre del
Come
319
mondo ove
il
X. Uccisione di un drago.
(Ed. Cale. p. 1513-1517).
Tempo rimase
E dovunque
stendevasi tappeto
Mandavano
ruscelli e
Carchi intorno
A.
di fiori
si
i
piegavano
melagrani.
Lunga
D'onagri a caccia.
Ed
ei rispose
Mille
320
Che superba
sollevino la testa,
In turanico
Avido
suol l'inclito
di cacciar,
vedea
prence
la terra
Al terzo
di,
la fulgida
Vest di luce
questo
corona
sol,
splendente
Quanto
il
Tese all'arco
Una
mamme.
Il valoroso
corda e in duro legno
freccia compatta e senza indugio
Di femmina le
la
Un'altra
Sangue e tosco
still.
Discese allora,
321
Ma
Si fean di lui.
Pur
Che congiungansi
Del mostro
esizal
dolente ed
occhi
trasse quell'estinto
afflitto
il
re sovrano
E d'acqua
dis'oso
era e di sonno.
E Behrm
le dicea:
d'uopo proseguir
Cotesta
casa,
Behrm
Ghiamavasi
lo
sposo e
il
destrier.
Dentro
A un
al
suo sacco.
gli
dicea
mondar ti poni
Quando fia tempo
gli
Ed
porrai
ella uscia frattanto
al loco
ed acqua
si
recava
21
322
Un
E v'eran sopra
E pane e latte
il
pose,
Andava
Un
Copertesi le gote in
Di cinese tessuto.
un manille
allor
che desto
disse ratto:
lavarti la faccia
il
E pane
Fili tu
La
come
notte oscura. Se
un agnello
si
uccidi.
parte
Qual tra
la folla,
a un trivio abbandonata.
323
E il freddo ancora
vento impetiioso e dell'inverno
La rea stagion ti troveran pur anco
Ignobile giumenta.
il
in ogni tempo,
n v'ha dubbio.
Queste
la donna sua
Nulla volle ascoltar, che donna ell'era
Di molto senno e di consiglio ricca.
Parole
disse,
ei
ma
Pur, dell'opera al
fin,
sgozz un agnello
Il
Cedendo
un caldaio
donna e fece uscir la vampa
Cosse
Da
la
stizzi
al sire
Intorno
al
Behrm: Vero
cotesto, e intanto
324
Uom
pur sempre
Ad un
qualcun
Vede lungo
Ma
il
Grami
di
ladroneccio appone
onde
di noi l'accusa,
travaglio al
il
meschino
fin dell'opra.
amara
al cor del
d'esto di.
La donna
Di far trista ed
La cara luce
misero
D'impudicizia
nome
ei si
avea.
Ma
Ma
tempo e
tosto.
tristo e fosco ei si
crucciava e sonno
Fu
si
che
la notte
325
gramo ostello
Recami fuoco
Fuor dalla casa ed un caldaio ancora,
Ed ogni sorta di semenze dentro
Gitta ad un'acqua; ma non vuoisi mai
Che il sol ci vegga co' suoi raggi. Ed
Mentr'io qui munger candido latte
Dalla giovenca, non stimar che lieve
Usci la donna dal suo
Erbe molte
mano
la
Intanto,
una giovenca.
mammelle prese
Alla giovenca e le
Entro
ora,
sua, le stropicciando,
Ma
cor di
lei,
casa.
il
Il
re del
mondo
violento e ieri,
Che
mondo
del
il
il
dette. Allora
ciel,
la luna, e nelle
latte,
come
dovria,
mamme
e non odor di
intanto
muschio
326
duro im core
E come
pietra
si fa
Tenero
in pria.
Ma
Umana
carne cibano
Avidi
lupi, e fugge,
sperdono
si
si
mostra ingiusto
nostro prence; n fu
manco
il
cibo
le
mamme
suo
il
lui
mai dalla
mia sorte
di
giustizia
A me
E
il
la
fedele,
mano appose
quella man distese
Alla giovenca e
Di Dio nel
nome
e cos disse:
Il
latte
Discese
il
latte,
mamme
Che
Arcana
forza in lui
non era
Ancora
Per
ingiustizia
anche
giustizia, e intanto
Allor,
al caldaio la
Dentro
327
minestra e
sciolti
Intanto,
vi son pur pezzi di carne
Prence Behrm prendea di tal minestra
Un cotal poco, indi alla donna buona
Che
A un
Passaggio.
Ramo
ti
di pianta,
A un
stette a
Si
Ambo
esti
Grande
elli
dissero,
328
La donna
Il
consorte di
lei.
Ned era
studio
In ci tu
insisti,
La custodia
il
gemme.
Avea ciascun
Paggi
di
borgomastro.
(Ed. Cale. p. 1517-1521).
Con
329
Erane
cammelli e
il
di fulgidi
in oro
panni
Azzurro e chiaro,
nobili sedili.
Gran maestro
Ma
ogni guerriero,
330
Trecento carchi
cammelli, onusti
di
a' falconieri
Recavano catene
Scese
in fulgid'oro.
al deserto in
questa foggia
il
sire
Ma
Scoverse
Battere
Toghrl
il
ei
re dei re,
fece e
si
che timballi
Eran
Al
le gru,
che
Con fragor
di sonagli
a richiamarlo.
331
Ermo
castello torreggiava.
Con alcuni
Mentre sul
Accorse
sire,
il
Come
valle.
Ne adornava
ei
vide
tra monti
suolo
il
di
Formava un arco ed
il
ciglio
capelli sciolti
Un colmo
nappo, e re
Guardando
Q-li
Behrm
frattanto
Davver! che
attoniti
Mentre
le venia.
il
Ma
il
Tosto che
Come
il
nome
E venne
al sire
il
332
Con una
Se
il
nome
il
re del mondo
il
si
strinse,
Allora
N'eran la preda disiata.
Berzn cos rispose al re sovrano:
Un bruno
augello or or vid'
io.
Recava
Erane
il
corpo,
ma
gli artigli
suoi
rostro adunco
Che
Ei
si
in tuo poter,
si
ritorner!
pos. Davvero!
per
Tu
la fortuna tua,
va, dicea
Servi
ti
siano
prenci incoronati!
Ma
qui frattanto
Da me ricevi, e
La pace del tuo
333
un nappo
in tua letizia
Discese
re dei
il
re,
che
Ma
il
vegliardo
giunse intanto
i guardiani
e ancora
Lucente una sua coppa
Berzin recava allora e in pria del sire
Gridava il nome, e di cristallo poscia
Altre coppe recava e le ponea
Dinanzi a Behram-gr. Come ci vide.
Quel vin si tolse il principe del mondo
E pi d'assai che di gioia misura.
Ne bevve. Giubil Berzin antico
A quella vista e venne ed una coppa
De' palafreni
Il
tesorier.
Ch'ebbro
il
Ei cos disse:
Che pregi
Deh!
mie
fanciulle
Venne con
lui de'
Una
Tu dunque arreca
Inclita cantatrice, e
il
tuo liuto
Una corona
di lucenti
gemme
Danzatrice,
ma
l'altra di liuti
Era
Alquante coppe,
cura
di
vino
Il
334
Ma
poi
cosa
difetto
Da ogni pensiero
Del re ballata.
Come
il
Allor,
idoli leggiadre,
le giovinette,
una
ballata
di
si
volse,
leggiadra luna
Luna
N degno
sei
la corona.
Il
al
!
primo albore
colui beato
Che
335
Il
Il
ventre tuo,
Ti rechi
ma
gran nerbo
forte e di
il
A un
E
fior di
melagrano
il
quale un
la
mar
Ma
di te.
il
ampia copia
Sia ben degna
In
Agresti e
feri.
n vegg'
Ma
di
che preda
che leoni
io
di te, fuor
tue saette
Attonita
Anche
si
Uom
Che
se
me
migliore.
di genti signor.
Este tre
figlie tue,
Dammi
tu
adunque
perch'io sollevi
Che
s'avesse
336
un mortai figlie
Oh! se
vaghe
l'hai caro,
in piedi elle
si
stanno
tuo cospetto
al
piacque
vedea
Ancor da lungi tutte helle e adorne
Come tre lune in ciel, vegga che altezza
Han di vaghi arboscelli ed han splendore
Di bianchissimo avorio. Anche son degne
S
come
re
il
si
ei
Un
E bene
me
Rinviensi di
Le
figlie
mie.
Le
si
restino
Elle
hanno
vita.
337
Mah-afrid
il
nome
Frank
si
chiama
le
Poi
il
Le
le
vide
re sovrano,
fra le regine
pose ed a Berzn
In questi detti:
nome
il
che
si
volse
Recasse
tal,
esse
Le
tre fanciulle
il
come
intatta luna,
Behrm
Ebbro dal
farvi omaggio.
l si rest fin
vino, e poi
che
sal,
si
fea
gi fatto
lieto e gioioso.
28
338
dell'arco a le
La corda
ei trasse,
il
Primavera a que'
d,
quello
il
rest ed attese
si trasse,
re
Behrm guerriero
Tese all'arco
il
tal
la
tutti
339
Tempo,
Tu
in questo
Avventura
XII.
del gioielliere.
il bruno palafreno
quando una foresta
Sul suo sentier gli si f' innanzi. Due
Leon feroci innanzi alla foresta
Di l sospinse
DTrania
il
Ratto
ei
La corda
sire,
La volante
e trasse.
freccia
E con
piume
le
Da parte
f'
a parte. Alla
femmina
allora
il
Tu
Quando
ell'abbia le penne,
un monte ancora.
340
Ma
di l si fuggian tutti
pastori
Osa menar?
Il
Di
tutti,
gli
tristi
o glorioso,
rispondea.
armenti
D'un
monte addussi
ricco ed possente
n si smarrisce
Per travaglio o sgomento o per paura.
Appo lui, di gran nome, a some d'asini
Stanno le gemme ed ornamenti stanno
E argento ed oro. Egli ha una figlia sola
Degli armenti
Gh'
il
signor,
di liuto sonatrice, e
Cadono a ciocche
le trecce.
Il
lei
man
di quella.
Ma
se
non
grande
Ed erano con
341
compagni.
lui sette
Or dove, dimmi
Non
Il
celar!
la
casa? Mostrami
Si sta la
Tu
va
la via,
di qui, rispose
citt,
Di principe Belirm.
Quando
L'om
ricco ed opulento ad
Recasi
lieto.
se
cielo,
una
festa
breve indugio
Behrm, come
veste
si
Che
questi
l'ud,
di conviti
agli orecchi.
un
chiese
destriero,
And lontan
Imperiale.
da' suoi
Che
di
nuovo deso
Gi s'ingombrava.
la
mente sua
Ma Ruzbih
A un
volse
si
sire
il
Ma
mie
La leggiadra
JL'orecchio intanto.
figlia
Notturne
la
condurr dentro a
le stanze
342
Di Grecia, in
gli
fosse in tanta
Ma
cotesti pregi
si
Che da
Che
343
All'ostello regal
tornaron
tutti
Il
il
Ornai
sole!
Ma Behram-gr
And
soletto
tosto,
come vennegli a
l'orecchio
liuti
il
suo
E amico
questa porta?
Ei die risposta,
Questa
si
il
mane
parti dai
re,
ma
il
all'alba,
campi
palafreno
La
Il
Schiudi
la porta,
Che
visti
Ospiti nostri
Schiuse
il
la fanciulla corse,
la
Come
344
scorse
sire l entr,
un gran
loco
Di Jiuti
Gme
cene.
A un
alto
punto e
l scopra quell'inclita
Questa notte a te
A chi di te male
Un
sia,
si
divelto
pensa!
Che l'uomo
core
un guanciale,
Un
il
Intanto
L innanzi
Erano
cibi,
Dell'ospite
Fu
f'
345
Anche
cenno.
mensa
la
Di principe
Behrm
Anche
ei
Incominci, a
Behrm
cos dicendo:
E
E
tenebrosa, imperiale
tu,
come
Ti poserai.^
il
vino,
Ma quando
al
primo albore
Qual costume
Behrm
gli
di re,
correr dovrai.
pieno
di sgomento e di paura.
L'acqua e la conca per le mani allora
Port la figlia del signor del loco,
Ambe
le
man
Chiese di vino
lavate,
il
un colmo nappo
gioiellier festoso
il
vino.
fiori eletti
suo
Di fiengreco, e
Stese la
il
346
man primieramente
ameno
nappo
al
Di
te,
veramente? Per
nome
tal
nome
teco
signor.
Di
lui si rise
re d'Irania, e disse
Gushaspe cavaliero il nome mio.
Ecco men venni d'un liuto al suono,
Forte d'assai
il
Questa fanciulla
l'ospite dicea
mia
Allora, a quella
Un
leggiadra
come
11
La
A Behrm
ella disse
Eletto cavalier,
che
cavaliero,
in ogni cosa
347
si
levi a
Che
ci
mandan
superar
le
re le disse, e prendi
Il
nubi
la pioggia.
il
(3h
m'
qui
qui t'assidi,
tuo liuto.
d'uopo, o bella,
Mahyr
La
suo liuto in
Il
man
si
prese e un canto
tosto,
A mandar
Tutta
la
Di gelsomini
riempi. Cantava
si
mente
il
padre
Mahyr, tu sei
Veracemente qual sul verde margo
D'un ruscelletto l'agile cipresso.
Ella dicea cos
Si
la
cerca
Veggasi
il
afflitto in
Ma
tuo nemico
il
Arzi leggiadra.
Per quest'ospite
Ed
suona
il
mio nome
tuo,
quanto
s'allieta
348
Un
le falangi sue.
Toccar vittoria
Come
detto fu ci,
volse ratto
si
cavaliere,
flebile liuto.
il
All'ospite dicea,
che
di
regnante
Guardi
al
Che non
fra tanti
lui,
Ma
Ha
la statura tua,
Che
tu, dalle
Che con
stento e fatica
mai non
tu,
il
cb a
ciel
procrea
te l'uguale
Vivasi
gli
Della terra
Pel liuto
349
il
di lei,
per quell'aspetto
per quel sapere
la statura sua,
Ch'ella spieg,
Che
di tanto fu traftto.
Ma
Mahyr
Allora
alla fanciulla
Ei
ti
dar quando
di lui tu
sii,
disse
il
Behrm
si
volse
l'ingegno e
il
talento ed
s'ella
il
consiglio.
a te piace,
N mio
350
Ma
D'inclito pregio.
Fin che
si
qui resta
levi trionfante
il
meco
sole
Raduneremo
ali
si
riscuota.
Noi
or vegliardi esperti,
Legger sappian
davver che
si
cerchi la compagna
Behrm
gli
Far come
rispondea. Tristi
fai,
auguri
gli
In questa notte
si
mi
piace, e tu,
ti
scegli
Oh
colei rispose
per
la fronte
sai,
Allora,
vecchio
Il
disse,
351
tu ne sei la sposa.
Che
E Behram-gr
II
Che de
la terra
Arz leggiadra
per
le
allora
quattro parti
Le
di
Che non
pingui sian
gli agnelli
nostri.
Ancora
D'acqua
Tutta olezzi
la stanza. Io,
per
molti
tal
Vennero
gli scudieri
venner
tutti
352
Quale s'accoglie
al limitar
dalla reggia.
del prence
chi riconoscea
Il
Il
Tempo non
Non questo
a indugiar, che
sta,
il
re del
mondo
Del portinaio
conturbava il core.
oh! donde mai
A dir tu giungi? e da che mai del prence
Ma quando il vero
I segni ormeggiar puoi?
Egli ud da costui che il raccontava.
Alto gridando balz in pie da quelle
Coltrici sue, poi disse in gran disdegno
Delle porte al custode: Oh! veramente
Del gioiellier
si
che
ti
fece
il
Del sol
di
gemme,
egli sospese
Ma
Subitamente.
bassi.
tu intanto all'opra
Egro non
ti
Re
Un dono
Gemme
Degni
tu farai d'imperiali
al
di re.
Ma quando
tu vedrai
il
sole,
Ambe le man
E fermi tieni
conserte.
gli
E mira
a lui
la
persona.
Con dolce
FrBDusi, VI.
s'ei
t'inchiede, parla
lui
354
D'alto rispetto.
Or
io dinanzi a lui
loco
E mi
Ma
lasciasti poi.
355
le ballate
delle
Ma
Ebbri
ieri noi
fummo
Stupita
si
al
poi.
tardo vespro.
come
ud, la figlia,
il
Conforme
Il
nome
al
dovunque
si
Me
vinto estimerai
Pur
ti
si
addice
Farmi
A
Di
in terra
il
me
sentier.
io,
Stolido schiavo
Cos rispose:
il
sire.
356
Chiare
Pan
le stelle.
fu gustato,
padre e f'
D'immagini dorate intorno sculte
E precetto le f' che suo liuto.
Ella s vaga come luna in cielo,
Prendesse ancor per la ballata adorna
Il
Che assegnavate
Inclito sire di
Udendo
I
il
nome
il
prence.
gran cor,
Ed
ella disse:
di cui
lasciano le selve
Veramente
sei tu,
sgominatore
Di squadre avverse!
E non
357
li-cor
come
come
fr tutti
bello
il
volto
Arz leggiadra
XIII.
gineceo del
al
Postosi in fronte
sire.
un ingemmato
Avventura
serto.
di Fershid-verd.
Con Ruzbh
Aperto
Di
il
cor,
ne andava il re dei
con anima contenta,
se
Mahyr prence
Notte
ei
dormia,
ma
l,
sul
primo albore.
Anche
regi,
358
E sgomberar da
Tutto
il
piano
selvagge fiere
le
Oh
infinito.
su quel
campo
vin gagliardo e
liuti
e ribebe
monete avea
di
tante schiere
le
comp^^arsi venan,
Quattro denari
Ed un ngro.
pei'
I
mercatanti
s
ch'eran prezzo
gazzelle dieci
poverelli intanto.
casa
figli
e piccioletti.
E non
ei
ricondusse,
la
via
Mostrossi
una
359
di castelli e di mercati.
Allora
Si fosse
Volse
il
duce e
la fronte e
l dirittamente
il
di chi mai
Behram-gr chiedea.
E perch mai nel mezzo del villaggio
mio l'ostello,
l'albergo disfatto ?
Desolato e deserto oh
veramente
Risposegli
E m'
il
Avversa e
Non
Non
rea. Bovi
cibi qui,
Di cose liete.
Gi
discese allora
Tu
ti
ridi
me
Rispose
dell'ospite, o signore.
stoltamente? Allora
Che un tappeto
Di
Ma
Non
360
non
giacigli,
vesti.
se tu cerchi
Un
un
poco.
Pane
mi penso, quei
Io gi
Che
Che
gli rispondea.
Un pane
gittarvi cos
Rispose
Il
il
te,
La
cotesto fimo
notte oscura,
di quella
Perch
Che
ti
la notte
Di piante
D'oro
signor
il
stai
il
ti
si
fa d'aride foglie
le staffe,
t' bello,
Come
sapr grazia.
o caro.
ladri in volta.
deserto e vuoto
Oh!
Ladri a passarvi e agresti fiere.
Ove alcun ladro questa spada mia
Via portar si dovea, con me la spada
Ma
tu, stanotte,
disse,
361
t'affannar, grid
questo
messere. In nostra
il
ospizio.
il
vecchio
re, dinanzi
A me
si
miserabile
il
cess dall'opra!
11
il
cibo
termine addurr,
dissegli
.se
il
sere
vedr disgombra
Grama
tanto pianse
amaramente
allora,
Che da quel pianto
D'Irania
il
362
fugg lontano
si
prence. Ei
fin
vecchio
riclea del
si
che
raggiunse
il
p.
1532-1535).
Un
si
fece innanzi
vasto loco.
Ver
lui si
il
vide,
uom
disse:
conosci
A
E
la
di monete piena
Deh! non sia che mai
sua terra
Ivi sepolte.
Digiuno ha
il
ventre e nudo
E congiunti non
Non provvigioni.
il
il
manco
cibo
si
va.
Che
se qualcuno
Un
figli
non ha compagni.
Egli dentro a le branche
ha,
E struggendo
corpo, e
di potesse, di lucenti
la
gemme
sua dimora.
Ma
carni intanto
Mangian
Scarso
363
li
pastori suoi
col latte, ed ei
si
gusta un pane
di
Fa
violenza.
Deh
sai tu,
dicea
D'Irania
il
deh!
sire,
sai tu
qual
sia
numero verace ?
dove son le mandre sue
E
E
E
sai tu
viandante, disse
ma
gi pieno
Danno
Monete
Uom
Che
Un
mi venga!
alcune
prence e cosi disse: Intanto
F' cenno
d'alto pregio sarai tu.
lui,
il
in via
ne andasse
di
sapiente. Di costui fu
nome
s,
gioia e luce.
Cento
il
Con
cotesto illustre
La
una integra a
te.
Ma
tu frattanto
364
Dilafrz era
Uomo
il
giustizia leal.
Luce
dei cuori
greggi.
gli accolti
Dieci sul
Dodicimila
si
not
lo
scriba
latte,
computo
Anche due
Che ne fu
Capi
eletti
not di palafreni
cammelli.
di
volte diecimila, al
Ma
il
deserto intorno
Era
E
I
dall'
latte e
vasi tutti.
Ma
sul
margo aprico
E
E
di
pingui formaggi, e
la
pianura
Ben conoscea
il
nome
365
E
E
Iddio pur
Da
Di questa terra,
lieti
Prence
per te vivono
che
Ma un uom
Per
la
Di genial convito, e
Conosce
il
nome per
di cui
ninno
mezzo
la terra in
mezzo.
la terra
sue dovizie in ogni loco sparte.
Eppur, con vuote mani, in luogo ascoso
Nella rancura sua si sta seduto.
Ha
Del re giustizia.
Ma
tu,
o re, frattanto
Ad
366
S'incurva
Ad
Alto precetto.
Vada
il
intanto a
sire
lui,
Formi
Ed
ei si
F'
gli
Aggrott fieramente. Ei
Che innanzi a
f'
comando
D'alta
S'io veramente
ben dovrei quest'uomo,
Giusto mi
Come
tu
fossi,
di',
Ei
si
Questo
sol ver,
che ingrato
Dell'Eterno timore
367
E
E
greggi e inerti?
di
gemme
l,
sotterra, quale
Quante son
le
l dovizie
accumulate
mano
quelli
Con mano
Che orfani
368
Danne a fanciulli
han morto
liberal.
tu vedrai, che
il
padre,
Tu spartirai
E l'alma de'
la ricchezza infinita,
Di gioia accendi.
Dei tesori tu
sei.
Quelle monete
Che Fershid-vrd
in terra seppellia,
E gemme
dolor.
Che
colui s'egli
vale,
ha denari
Che
Amico
si
Il
il
volge su noi,
ti
giusto e difensor
Il
cielo
sia propizio.
ti
sia!
XV. La caccia
al suo sentiero.
dei leoni.
Prence Behrm
Di recar tosto
In
un giardin
il
di
f'
cenno
a'
suoi famigli
seggio imperiale
primavera, e
quelli,
Tutto splendente
gli
E colme
Con
vennero negli
tazze, e
tutti
D'Irania
il
369
La
orti
scorra lieta
registri ed
Di lor nomi
Anche ne abbatte con le
Vincitrice la morte.
Che
palagi
torri altere
sar un giorno
Dentro
l'avello,
Fummo
anche
alla vita
se forti e grandi
il
sua corona
la
In potest.
Danno
Ma
se tu vuoi
Di godimento, verit
E ninna
che nullo
ti
si
vuole
Come
Dell'uom giovane
Passa
il
gli anni,
la fronte
24
Anni ancor,
370
giuochi allegri
giorni miei
Aureo
Ma
non
del vin
resti
mai deserto!
Andrem
tutti
a cacciar.
nel deserto
si fa l'erta
E core assume
cervice
la tigre vigor, si
menar cani
Con regi falchi
Di
ci
fia
e rapidi segugi
e con sparvieri. Quello
Loco
371
Non poserommi un
ed
io dal
correre
Ma
il
amante
nobil prence
padiglioni ed
Conche
1
giumenti e l'ampie
Da
Sar
Il
la
f'
questi detti:
372
Diman mi
E
E
Romper
I leoni
del
d,
sol
il
atterriam,
come dragoni
spronando
forte.
foresta
fatto, di
D'onagri uccisi.
Disse allora
ferine carni
Behrm
Ed arco e frecce
Ho meco inver, ma
di
fermo core:
e vigora di
mano
Una
Quando
il
Zampe
distese
Alla testa
Che am
Il
il
destrier.
gli assalti,
Ma
l'animoso,
373
Del leon
Ma
il
il
Di quel colpo
pien di sgomento
fatai,
leon fero
Un
il
core.
Che
sotto a le
Loncel
si
la compagna sua
mammelle un piccioletto
nutriva.
Il
re guerriero
Amore
Sono
Che
tu
Ch'egli
ti
conviene
si
hanno
si
Di Mihrgn loro
nell'autunnal stagione
E questa
figli.
selva
Mano
Non
si
A che
la selva
ch'egli
f',
nulla
ei
cercossi
Ed ora
Che hai tu davvero signoria del mondo
E venisti agli ngri, a che la pugna
l'assalto dei leoni.
vecchio saggio,
374
siano
me
Che
dardi miei!
sia l'arco
se davvero
Dovremmo
Dissegli allora
il
sacerdote:
Quando
gli eroi
il
mentre
ciel,
prence
famosi,
l'accolta
mai non
Di te privi, o signor
si
restino
Mentre
tornava
Entrava
forte e
il
Dalle mani
Una
il
si
tergea, lavando.
Avea
distesa
un
Avea
Per
tutto
il
Deschi dorati
375
avea dovunque
ei posti
Ornamenti
vi
avea con
suppellettili
ancora
eletti cibi
Quando gustato
Fu il dolce pane, Behram-gr monarca
Ratto f' cenno di recargli un nappo
Di lucido cristallo, ampio e profondo
l.
Recarlo a
Che
lui
deporlo
Disse allora
Prence Ardeshir,
di cui
per
la
fortuna
di noi,
Di servii grado.
Ma
il
fausto
nome
Che
ei fu,
s'ei
fu crudele,
di
sei.
biasmo
tutto
lui.
il
mondo
Si fanno,
Lodi
376
La man
nella
G-ez,
gemme
distende a
ed oro, a drappi
montagna,
citt, se
si
a'
vilucchi
sul dorso
E due
Di sotto al palafren
avvinceranno
Ed
gli
piedi suoi
Fuoco
L'uom
tristo e reo.
In luoghi seminati
il
Che
se
qualcuno mai
palafreno
in tutto
un anno,
fosse
superba fronte
Od uom spregiato. Ben si vuol che in questa
Pianura qui di nostra molta cura
Frutto cogliamo noi, perch discendere
Lieti possiamo alla citt vicina .
di
venner due
di quelli
Un mercato
-MI
All'altro d,
sol
Il
Del
Cale. p.
quando
1538-1541).
sua corona
la
mondo
il
sire,
onagri
gli
ed agli archi
corda
la
la
man
ripiega
Fra
Dissegli allora
punta
la
Deh!
un degli
eroi, tu
prence,
mira
nemico
Da
di te. Cotesto
te forse
verr che
stia
si
sia
colpo
si
dilati
si
restano
Cosa questa
S'ei
ne
man
restansi inerti.
di Dio, rispose
Behrm sovrano?
il
prence
mai cotesto
Behram-gr sospinse
Il
bruno suo
378
destrier,
bruno qual
notte,
E come
gli eroi
dalle cinture
Suo
ad uno ad un gridaro
Davver! che ninno
quella freccia sua
fatai colpo e
Benedizioni a
Pot veder
lui.
di
non
penne
Non
gi la punta,
Che
le
allora,
immane
Che
Tu
sei
il
Venne
Un
armato
Un
fatai colpo e la
nemica belva
379
E non minor
Che hanno
Lor spade
eretta la fronte,
Un
fatai colpo,
il
Eccoti spada
servi tutti
gran
il
reo
che certo
re,
si assomiglia
Ma de' prenci tutti
Dell'ampia terra sottost la fronte
Ei
lui soltanto e
Serve
alla
spada et
alle
punte sue.
E
Su
tosto
il
nome suo
scrisse
sire.
notando
ancor
Indi
una schiera
Avean
disciolto.
di trecento, quali
tal frattanto
Un
il
Comando
prence
ei f'
che
380
citt,
Behrm
Entr
Era
di tutti
e discendea pedone
non
Ei
Ma
il
re.
Forse
monarca rinnovar
pur
di voi
la sorte.
misero e stanco,
E lavoro non ha, se v' garzone
se vecchio
Egro
qui,
di corpo,
Se orbi
di
di fanciulli vi
chi possiede,
Che
dovizioso e
piccioletti figli
381
Che
governa ed amministra, e
le
A me
in core
di Dio,
io dissi,
alti
secreti
L'uom poverello
l'anime infedeli
debito di tale
il
afflitto
il
cor; poscia
le
porte
Vivo
un
alto legno
che ai liberi
arreca e d'anima rancura.
l'ingiusto appender,
Danno
egli
Venne
il
In festa ei
Acquistata
si
Tutti adunarsi
principi famosi
suoi congiunti,
dipartisse
L'ampia schiera
Ascese poscia
Era
I
al
comando.
II
le
Su
vaghe
liuti
fanciulle
una ballata
Parve che
Un
saluto
mandasse
sereno
in quel concento
382
Tra
le
Due settimane
ivi rest, le
porte
La
notte e
il
la
corona imperiai,
Nobile segno,
ivi
di gloria
pose in fronte,
si
Che
mormorar
s di sotto, a
Molto
si
fea d'Irania
il
Ambe
di tanto
sdegno
che mordendosi
sire e
s
le
Quando
Khzari e
Io
dar
queste giovinette. Or
si
dei
di
tu,
Grecia
frattanto.
Cos
adornavasi
Da ogni contrada
E Behrm per
novelli tributi,
tal via di
questa vita
Alquanto
si
383
Ma in Grecia e in India ed
E
in
Turania e in Gina
In Irania a calar.
Di Grecia tutta.
schiere.
Fra
gli
animosi, a
Tutti in
Ei vennero, di sdegno
un gruppo.
d'ira pieni e di
384
tumulto in core.
Alla
pugna attendea, tu
volgi solo
11
emmi
Signor dell'universo,
la
alleato,
sapienza
guarder
Io
E questo
rancura grave
duol, questa
Behrm
Ma
stavasi
vigilando
il
core
dell'esercito,
Ne
Per
ci eh' ei fea,
si
stavano frattanto
385
il
core
Ma
d'Irania al confln
come
discese
il
A Gustehm
Ne
il
prode
Anche chiamava
Terzo Mihr-i-Berzn,
figlio
animoso
Behrm invitto
Behrm antico,
Di Kharrd battaglier,
Fra
discendenti di
Khazarvn
Ruhm
di
Era
l'altro
il
Rey
quella stirpe
nobile e grande
E da
forti
Sempre
la fronte.
Centomila eroi
25
386
E
I
al pio
sovrano era
cavalieri con
Affid perch
il
serto
il
sua
la terra
suo tesoro
fratello, tutti
trono e
il
Allora
ei custodisse.
Che
Con
II
Ma Behrm
grave incarco.
trascelse
Di
fieri assalti,
cavalieri esperti.
in
guerra
Ma
il
e tosto
falangi,
confine
grande
poi che
magnati
La falange
Ma
tutta intanto
Di principe
Per
Behrm
novella certa
ascoltar. Disperde
In questa guisa,
elli
suoi tesori
diceano,
li
il
prence!
ricolma ancora
387
Come
miglior stato.
Come
durar poi
Ramingo da
Il
l'ostel de'
padri suoi
Di Cina
il
388
Non
Humy,
il
nome
eletti.
una
epistola
Tuoi servi, o
posta la
re,
mente
tutti
il
core
Nascono cose
nell'irania terra
Con
tributi ed offerte, or
Non abbiam
Humy
Il
Ne
andava
de' prenci
Porgea
sei tu.
Con molti
eletti,
che potere
il
di Cina.
cor ne giubil.
Ma
389
Con
Molte cose
ei
donava
prudenza
al messaggiero.
In-
Deh
De'
fidi
Noi
sia
tutti
conveniam.
S,
si,
In
le
quand'io
mie schiere,
la
piuma
modi miei
Un
d sar,
Merv
di
Cina
Le sue falangi e
La terra tutta a
De' cavalieri
il
Ma
intanto
regnator condusse
intenebrossi intorno
la
volante polvere
390
le
ribebe e de'
In ogni parte, e
liuti,
Tranquillo
si
Che
il
la notte e
vin fumoso
il
i
di,
n fra
le
cene
Come tempesta
391
ma
citt,
longinqua,
precedea solerte
il
Di Basa sceso
Cosi ne
E per
Notte
Fin che
il
Nel giorno
nell'ore intempestive,
giorno appara.
Ma una
tenea
egli tenea,
vedetta
le scolte
Ma
Che
in
Kashmayhn
il
re di Gina,
sua caccia
egli , della
Ahrimn
fraudolento.
Prence Behrm,
E il lungo stento
Come aura lieve
In quel loco
ei
Allor
che intese
della sua
dileguossi.
persona
Un giorno
Dalla montagna.
tosto
un suon
di
tube
Da quel
un
Ratto
gli
fiero strepito
Oh! ne assordavano
suoi forti in armi
loco di caccia.
orecchi
de' leoni
Parean schiantarsi, a
ancora
improvvise voci,
Gli orecchi, e detto avresti che la grandine
Da le nuvole fosche discendea
Con orrendo
fragor.
le
Davver! che
tale
.392
Fu
il
Che
Di Cina
il
prence come
ampie
stille.
destava
si
Da Kashmayhn
discese in
Merv
il
sire,
palafreni
esl.
Ma
pochi
Merv, e trucidavanli
Tutti gl'Irani e niun restava; a quelli
Che fuggendo partir, corse a le spalle
Prence Behrm velocemente e trenta
Eran Cinesi
in
Kren
di Persia.
E venne
Come
poi tornossi
Spart le cose;
ma
il
capo
il
Turan.
guerra
_
Il
393
in
si
un
volse. In
una notte
ad
egli
giorno
sol
Amy
discese,
f'
rilucente e
il
velo azzurro
Di rapace sparvier
si
fece
mondo
il
prence
Mergh, passava in May.
Quivi i suoi prodi sgominar l'esercito
Degli avversi Turani e in quella terra
Cacciar le fiamme ad ogni loco. In cielo
Gli astri parean, per sbito sgomento,
Cercar rifugio de la bianca luna
sollevata, e
in
Cercavano
di
il
uccisi
figli
scampo alcuna
via,
Come
O grande,
polvere
attrito.
il
prence,
core
ei dissero,
Andava anche,
Per grazia e
mondo.
Il
394
Non
Behrm per
Di principe
S'accese ratto,
si
che
gli
essi
core
il
occhi rei
mano
Incepp
si
Degl'innocenti.
Fu promesso
Come
in tal
mano
sangue
maniera
il
sire.
core
si
calm.
Venne
de' prenci
Il
citt di
di pietra e di gesso
Fece
una colonna
Niun
Che restava
Il Gihm su
Era
395
mezzo
l in
la via.
due terre
alle
Shehrli
nome
di
il
volle
mano
capo
A
Turania
di
prence,
e
di
L'aureo serto
liete.
n'andavan
citt
le
insiem
Tutte
far suoi doni. Si pos sul
XIX. Lettera
di
Behrm-gr a Ners.
Fu
f'
cenno
D'Irania
il
Erano
lodi, quali
prenci fanno,
di vittoria, di
Saturno in
cielo,
396
Scrissi, dicea
epistola
di Gina, al
mio
mia
fratello
Il
Le sue
non vide
le battaglie ha care,
Tanto eran grandi
La
volta
si
E la terra
Un mar di
parca veracemente
sangue, s che la fortuna
Dell'uomo ingiusto e reo precipitava.
Egli alfine cadea nella battaglia
Era e sazio
Lagrime
agli occhi.
Oh
lingua
e cuoce,
Da quel
397
Si
in alto,
cammelli
Che dal labbro sciogliean candide spume.
Come giunse a Nersi la regia epistola,
A quell'illustre per la molta gioia
II cor balzava. Ascese innanzi a lui
De' sacerdoti il maggior duce, e ascesero
Quanti erano gagliardi in quella terra,
Consanguinei del re. Cos levossi
Dal palagio regal voce di gaudio,
E tese ognuno a quella voce intenti
Gli orecchi suoi. Davver! che per vergogna
Del lor prence e signor, per lor peccata.
I
palafreni rapidi e
Il
Fu
dolente e cruccioso
A dimandarne
Un malvagio
d'un Devo
comando
il
il
nostro core
ciel,
Al regal foglio
stupore in noi
la risposta
Ma quando
acconcia
La nostra
Venne da
scusa.
Che
se tanta colpa
si
398
manc
In lor
dell'inclito signore
D'Irania bella.
Ma non
fu cotesto
voler,
dissero:
Per
noi,
Un
si
che
il
gran prence
Alto
si
Di Geghn, di Khatln,
Con
399
Di
Sadh
luogo ancora
il
Giorno dell'anno,
prenci
co' suoi
illustri,
discese
Behrm
Sopra
la fronte
sacerdoti.
Il
sire
Per l'ampia
E
E
d'aurei
folla
nummi
di gloria.
quanto
Sparse
monete
di
sessanta carnieri
si
tenea.
lui sul
E monete eran
Il
le
rovine
ei tosto
La
fatica
apponea
di tanta
impresa
quelli
40U
Il
La gente
mai
f'
pensiero
comand che
Un
L'aurea corona
recasse. Allora
gli
Gemme
il
nobile signore
D'Irania bella ed
Vennero incontro a
E
E
tenea,
si
la
il
grandi
guerrieri suoi,
lui.
Quando
la
fronte
si
molti suoi
mosse e venne
Vennero
401
E
E
Con
Un
prenci
ancora
Fu
Il
Gioconda
Che
Splendida vesta,
XX. Avvertimenti
dono regale,
ottenean da
si
di
(Ed. Cale.
Behrm
p.
lui.
agli ufficiali.
1549-1553).
Inizio
2*
402
Or
Lieto e beato
Stabile
non
ritorni.
si
fu mai,
Il
fia
mondo
che
resti
Veramente son
lo,
son
io
cagione
me
di contro
al
popol mio.
Di seggio adorno e
di
regal corona
Cadde
in
in gi travolta
103
Solo questo a
me
devotamente
sia,
Il
sette ancora,
Hanno dolente
di
smarrite un giorno
E dovunque
si
man
vuote
Dio signore
norma
e della f.
Ma
voi
Fate vostra
la gioia
e dimostrate
voi
404
Dispetti e
A' sapienti
l'orme ne togliete,
E le compagi e
N degli eguali
ricercate offesa
de'
grandi in terra
speme
un tempo ed or
levossi alquanto
Rapidamente
Ed umil
ritorna in basso
si
stato.
Ma
congiunti sempre
Da ingiustizia
E nulla tolga
pur
fra voi
poverelli quale
il
Non
Che
core,
Benedizion
di
405
Fu
Il
il
nome
mondo
Cuor
di giustizia, d'ogni
bene e male
inclito e
grande.
Inclito in guerra,
Ognun
di
quell'alma terra,
piccioletti
mondo
Uomini
il
prence
e donne
Al giustissimo re del
mondo
Subitamente
si
intero.
nuova
apprestar, chiedendo
406
Tutte
le
genti allor,
che
di voci
due denari
Di
si
vend, che un
dramma
ramo
sola
Al prezzo
Il
Poi che
Un
il
mondo vedea
il
cosi felice.
nobil prence
Fa
Sii tu soltanto,
Non
attaccar battaglie.
Oh
se del
male
il
E comand che
ricchissima veste
ampio tesoro
per
Si vuotasse
Sia la tua
407
lui.
Dissegli poi:
speme neirElerno e
tuo
il
Dur viaggio
di
sol
il
Due
quel forte, ed
settimane
ei
Come
Da
fr sette
d,
libero e sciolto
ogni pensier fu
il
cor del
ed
sire,
ei
D'avanzar
Menando
tosto,
seco.
alcuni sapienti
si
fa l'impresa
Il
messo
ch'ei
Veramente
mand. Tu
di'
chi sia
costui, di sapienza
dritta
un
E verecondia,
e le parole sue
d'inclita progenie.
AUor
ch'ei
d'alti sensi
si
f'
venne
pieno
stordito
La sua persona
servi suoi
veracemente
408
Ed
Non degnan
ci dona
Corona e maest, forza e vigore.
Che se vincente Iddio mi f', voltando
In chiaro giorno la mia notte oscura
Per
Nascita sempre
il
greco Imperatore,
Di padre in padre
Ed
ei si
coteste cose.
Come
Invito
di
Cina
il
adunque
re sovrano. Facciasi
al
messaggier
di lui
Una
Quegli attende
Aurifulgenti.
a' conviti
Or
io,
ed a corone
quale valore
il
ciel!
Non
parli alcuno
409
il
re
di
mostrava
sol
la volta
in trono
messaggiero
si
Di grande esperienza
Memore
Inclito assai, le
mani
al
sen conserte,
Behrm
si
pose,
sire,
f'
inchieste
Il f'
mondo
compagno m'ebbe.
Avviticchiato qual
Or per
le
Tutte
si
mie cose
in bella guisa
Tu
ci
dirai,
Ma
darem
tio
Non
di te
resti
il
pi tetra
si fa
sapiente,
la
tua lingua e
gemme
detti tuoi;
Oh s! consiglio hai tu
E sapienza, e principe
D'ogni pi saggio.
Che
nobile ed alto
tu sei
se
pur son
io
sapienti tuoi.
Disse prence
F' cenno
il
De' sacerdoti
Con alcuni
Ma
il
cose.
tu manifesta;
grande l'onore.
che venisse a lui
maggior duce allora
in parlar
sire
Pei detti
Era
di sette cose
Coteste
Behrm,
D'uom facondo
il
di costui
che dimandava,
ei si
chiedea
Che
fosser
mai
411
il greco saggio
Chieder volea da lui. Ma venne intanto
Il sacerdote e venan quanti saggi
Erano da quei d, quanti in dottrina
Misteriose, quali
Avean
Al sacerdote
le parole.
saggio,
che
Che
appelli Esterno,
Ed ha comando
Non
t'affrettar,
Di sapienza.
Tu
sacerdote: In questo
il
disse poi
Deh
porgi.
Qual
di
Dio fa
la gloria,
mondo
alto signore
l'Infinito
ti
viene
forza e voglia
il
senno, o vecchio,
412
Che ha
Resta incolume
il
vampo
dell'orgoglio.
L'uomo eloquente
Il
Ad
Di questa terra
il
a penetrar la vista
Che son
vili
Per
puro e sublime
novero qual sia
Occhio mortai non ne conosce, e il cielo
Alto e sereno gi non ha misura
Di parasanghe e non modo alcuno
Di raggiungerlo mai. Stolida cura
la volta del ciel
Lucenti in giro.
Il
Pensa tu adunque
del
mutar
Si stupisce
il
computar
degli astri
Stolidamente.
Che
se tu le stelle
413
Ma
Sono
infiniti
mondo.
Da confine a
Di te
si
sta,
confi n sotto al
comando
Cosa gradita
a'
principi d'illustre
Vince
sacerdoti.
filosofi ancora
Sono suoi servi e umiliano la fronte
Dinanzi a lui per quel saper ch'ei vanta.
Behram-gr, come ud, molto allietossi,
E crebbe nel suo cor nuovo splendore
Per tanta gioia. Comand che ricca
Fosse apprestata al messaggier di Grecia
Una veste dipinta, anche per quello
i
pi saggi.
Sedette
414
il
Venne
alla reggia
il
Che non
Su
Sai tu nel
Sempre
Pi
Il
grande e possente
Tuomo
indotto
vii del
pi inetto e
pi indegno. Or tu facesti
il
Cenno cos
E di veraci
la risposta udisti.
Il
vivo pesce
Dissegli
Ben
si
pu, rispose
tutti qui.
Ma
se tu d'altra cosa
Danno
offesa
fa
ad
ad
altri fa,
altri,
questa
maggiore
Lieto tu
415
quantunque
sii,
nostri corpi
giudicar.
Come
ascoltava
il
greco,
Behrm
si
volse
Il
Bene
che
sar,
il
Giubil
il
XXn. Partenza
del messaggiero.
si
salia,
E andava
al
gineceo
l'inclito sire
416
Dei dormienti
E d'ambra
si
pensava,
E monete e
E splendide
suggelli di sovrano
celate, a chi pi
avea
Con parlar freddo
Ai ministri
417
e contegnoso. Intanto
di
Le cose
diverse fra
noi ricordiamo,
lor,
giusti e ingiusti.
Ma
spezzavasi
il
niun
si
avea pensiero
si
stendean, che
il
core
Da temenza
Ma
di
Dio che
il
mondo
regge.
Di saggezza la porta e
di
prudenza
Sulla cervice,
Il
vecchio padre.
Ma
dell'opre bieche
FiBDUsi, YI.
27
Dai Devi
si
418
trascelse ancora,
si
saggezza con
di
la limpid'
acqua
Or que'
morte. Ora
Ebber
la
Tristo
nome
ei
di lui, ch'egli
non tocca
Non
preci o voti.
Ma
pena
che intanto
trista
poi
suo regale,
11
fallo
Appo
sudditi usar
La bianca
stola di giustizia
Da
vera
il
core
d'Arabia o di Grecia o
di coloni
la cervice.
Ancora
419
Il
E
I
prenci di gran
Avean
Le gote si copri
Che lo ravvolge
sotto
estinto,
Ma
noi la
mano
il
il
lenzuolo
eternamente
chiamerai
all'opere leggiadre.
degli
II
cor liberer.
afflitti
nevischio a un
di,
pecore o zebe,
Io dar per
420
compenso un palafreno
Nella distretta
Vorr
Dell
lasciar.
figli
suoi tapini
Con animo
cli' grato,
All'acqua e
al
La mano
Che meglio
ove non
Per giovenchi
robusti,
Inetto all'opre
un nobile giovenco
Per
la
molta sua
sia
sempre
e nel
tempo
fatale
Non
piacciavi cercar.
Che
s'io
chiedessi
Ampio
Pacificate
il
421
Gli additer
Affligga
il
cor di chi
gli
sta soggetto;
si
affanno
Il
mente
Benedissero a
lui,
Dell'ampia terra
XXIII.
Andata
di
il
prence e sovrano
proclamando a gara.
Levossi in piedi
il
nobile ministro
giudice
422
Di giudizio verace, sciolto ornai
Da ogni timor
nemici
di rei
il
mondo
La rancura
il
ribelle. D'India
di Gina,
piena
E
E
di
suoi,
come ud
que' detti,
il
Io
costume da
re.
solo intanto
trono suo
Qual messaggiero
Di Shengl le falangi e
il
D'intatta
f',
Or
tu,
mio sacerdote
Andava
allora,
l'inclito
ministro
andavane con
quelli,
423
non
lui
era.
favellar di molte
D'ammonimenti piena e
Piena d'alto saper,
di consigli,
di preci e
auguri
benedicendo a quelli
Ei fece
Da Dio
Cercan
di
Anche non
di
quanto
la terra
Ma
di
Sian
quanto
elli
egli
dona
a' servi
suoi,
tu,
signore
424
La
Che
se del
Incoronato,
Son
io del
mondo
la
vai.
principe son io
Ma
a'
malvagi.
l'avo tuo
Non
Ma
un
al
mar
di
contro
intanto
un messaggiero ecco
t'invio,
di nobile stirpe.
Or tu mi manda
425
Ratto
Lo
Monarca
di
gran mente,
inclito sire
di grazia.
si
prendea
Niun
Fuor
maghi
tutti; e
padiglioni ed
Fino
al ciel si
spingeano
Veracemente ed eran su
Armi guerriere
recinti e l'aula.
assai,
la
sommi
tetti
porta
ricchezze molte
426
Ed
elefanti al limitar
ancora
stavano
si
In
Ma
core,
il
Che
le cortine
custodano intenti,
a' valletti
questa
e corse
Che
Fossegli
Behrm entrava
Vedea
e la regal dimora
tetto
il
fondo
il
Molte
gemme
II
Shengl monarca
di
gemme,
consigiier daccanto a
lui,
assiso
dinanzi
l'inclito figlio
Come accanto
ei
giunse
pie composti,
Erano di cristallo
E sopra vi sedea quel gran monarca
i
427
al trono, al sire
favellar disciolse e
Di principe
f'
parole
Behrm, signor
del
mondo,
Su
In pehlviche cifre.
Ud quel prence
di
Faceano invito
Behrm
Disciolse
si
il
a'
compagni suoi
Nobile,
Orba
di te felicit
Non grandezza
sia
verace.
di re!
Parla
tu adunque,
La
la cui giustizia
Inclita
Ed
ei,
Nube
il
deserto quale un
mar
di
sangue,
428
che
poi
letto dell'iranio
Ebbe
Com'erba verde rapide
l'inclito scriba,
Di
lui,
Uom
Non
di lui
il
foglio
impallidirono
le
gote
incoronato prence.
sermone
ei disse,
e tanta
la
disvela e questo
dimostra. Intanto,
col ciel
si
ti
noi,
per tutta
Unqua non
Son
Il
di
429
vi recar. Tesori
gualdrappe e
di
ancora
loriche, e
quando
Ne
Pu
G-li
In che m'assido.
Che
se tu contando
li
il
poni
novero
di tesori di
canfora eletta
Per
Debili e
Anche
Gemme
Gli abissi e
Fino
al
il
varco
430
Sciolgon
lingua
la
La mia corona
mio nome
principi custodi
pur sempre
e accrescono devoti
E un
figlio
ho pur da
Con alma
ostil fece
Trecentomila
ricordo
E sono
gl'incliti guerrieri.
Gostume
La tua
Di
te,
Incoronato
rispondea
mio signore
Poi che sei saggio,
cercar della menzogna,
Un
giorno:
La
via non
Ma
di
Due
Tu
ti
431
il
gli di':
di trattar le
ferree
Non chiederemo
Quando
Sian
li
svelati a noi
tuoi pregi e
veracemente
valor tuo con
il
XXIV. Prodezze
(Ed. Cale.
Shengl, come
p.
l'ud,
di
essi .
Behrm-gr.
1563-1566).
cosi rispose
432
Apprestarono a
I
lui
famigli, e nell'ora
re Shengl fu
la
mensa imbandita,
che messo
E
E
lui,
ma
cibi apposti,
le
e al desco
la
mano
labbra chiuse.
cibi
prenci
tutti,
Da cura
del futuro a
un
tratto
Che due
f'
cenno
Venian
cotesti, atti
cinti a le
lui.
a l'ardita impresa,
persone acconciamente
Stringendosi fra
433
comanda
Che la cintura anch'io mi stringa. Allora
Che a giostrar scender con questi forti,
Non
Shengl ne
e
traggi
sangue. Come
io sar.
disse
rise
Levati adunque e se
Versane il
Prence Behrm
sotto.
li
ud, levossi
Come
Vin que'
Che
di
gagliardi, usciron
gemme
splendea;
da
ma
l'ostello
il
cielo intanto
gli
occhi e
il
core
Ma
poi
Vel de
La
che in oro
la notte
si
ritinse
Degl'Indi
il
prence
bruno
sol,
balzava
al palafreno in sella
E andava
La mazza
in
FlBDITBI, VI.
il
e disvel su in cielo
pugno.
E recavano
pompa.
intanto
28
434
Ed
ei
correre
Ch'ei s'avea.
principe
Ma
si
volse e
Bebrm per
f'
comando
eh' ei salisse
bramano
mazze e
vnia
Tutti le
Ove ne
le saette,
Di generoso cor.
D'un
cavaliero,
di
mano
All'arco
tu,
robuste braccia
L'apposto anello.
un prence.
Ben mi si addice che chiamarlo io debba
Sorrise alquanto
Gol nome di fratel.
E si disse a Behrm l'inclito sire:
Dell'iranio signor, s'egli n'
435
Behrm
gli disse,
bastardo
di
nome
il
Non
io
Non
Se
sono
io d'Irania
il
fratel suo
Non amator
Che
Che
sapienza e in nulla
di
Istrutto mai.
Tu
lontano
intanto
il
mi
rinvia.
Ne
partenza.
Che
il
Disiabile inver.
Ma
Cos parl
re
Behrm
Egli
non
Atto
gli
costui, se
un
parla e
di'
Qui
ti
rimani,
436
cor suo.
il
Ma
se tu parli
Che
alla
meta
ci accosti.
Or
tu,
dirai^
al sire
Sar
la terra tua,
tuo pregio
E tu in loco
primavera
dinanzi al re dell'India,
sarai dove in eterno
e spirano fragranze
Di rose intorno da' ruscelh. Mai
Non
si
diparte da Kanngia
Propizia sorte,
amena
volto,.
Meglio tu
Quando
il
Tu
leverai, tu
Del
nome
Perch
di'.
Chiedilo ancora
suo, detto
all'udir quel
che avrai
cotesto,
437
Venne
La
Prendea
la
Non
far
Non
io
Volge
la fronte ribellante al
si
suo
leva
il
bene
grave dorso
E dove son
mondo
que' grandi,
Tu
438
adunque
E me veda
il
Sempre va
lieto.
nome
Del
se tu chiedi intanto
mio, Berzy
il
nome, e
il
sire
consiglier
Risposta
riferi,
l'ascolt, la
sua
dinanzi al prence
le gi udite cose.
Tutte ridisse
Ma
che
XXV. Un lupo
un dragone
uccisi.
Un
fero lupo.
Oh
si!
per
la
sua altezza
E
I
sbarrata la via
Fuggian
Si
Fuggian
il
da' boschi
cielo
439
Stordian
Uom
Per
la
gli
Behrm
tua
mano
il
prence
a compimento giunge
questa mia
Sono per essa
citt;
Gh un lupo
in essa, quale
De' leoni e
si
sorte,
un
spezza
il
fero e
immane
core
fende la gaietta
si
Or
Andarne
gravi pensieri
mia propria
la
al lupo e
vuoisi incontro
con
frecce alate
le
sempre
di vittoria.
Allora
Ognun
benedizione.
di te far
E Behram-gr
A me
Spargitrice di sangue.
S favellava dell'orrido
Il
condottiero
covo
E mostratone
dietro
si
il
membra immani,
torn.
Rapidamente
440
ma
Vedutane da lungi e
il
alla foresta
la battaglia seco
l'altezza sua
la foresta
Non
giusta ragion, n
Vnia mi d per questi
il
mio signore
assalti.
Al suo
Riverso calcher.
Cos rispose:
Se in India m'assegn la sepoltura
Iddio santo dal
ciel,
come
potra
in altro loco?
invero
il
nervo,
Una
come gragnuola.
fero lupo.
Che
Come
poi s'avvide
all'estremo giugnea
tempo
vitale,
Il
441
Oi
Subitamente.
Il
Tutta adorn.
Come
L'inclito prence,
f'
si
assise in trono
sedersi incontro
Ed a Behrm
dicea:
Famoso
eroe.
uom
D'un
Eravi un drago
allor,
Abitator temuto. Ei
si
d'acqua e
di terra
tenea
Spumose
a'
principi suoi di
mente acuta,
fidi
custodi:
442
leonino,
Talor d'affanno.
s'ei
preclaro
egli sar,
tristo
Si
Ma
la
sua faccenda
costume
Or
t'
Ed a
di
armi.
incliti in
Sta la fatica,
Segna
prodi
d'essa
ma
il
regal tesoro
finir.
Questa impresa
t'avrai,
Un
ma
solo istante,
non indugiarti
ritorna
a'
tuoi
il
prence iranio
Che mai
443
Non
Se questo
ciel
Grande sventura
E per
Dan con
le code.
Oh!
se tu puoi sottile
Il
Anche
Ed
t'avrai dell'India
Risposegli Behrm,
prence,
d'India sovrano,
Per
la forza e
Ove
sia
il
voler.
Ma non
conosco
incliti
in guerra,
vide l nell'ombre
il
il
fero drago.
l'attorcigliarsi
re,
dicean pregando
444
Non
allietar
Behrm,
principe eroe,
Dio creante
Ne
Ardeano attorno
vilucchi
l'erbe ed
Al mortifero tosco. In su la testa
Altre quattro mandgli alate punte
E dal petto f' uscir col rio veleno
Il negro sangue. Fr conquise allora
Tutte le membra dell'orrida belva
Alle punte mortali, e il sangue e il tosco
i
Sen venne e
Tanto poter
si
avea? Tu
se' rifugio
In ogni male
445
a'
Per
la
mondo
si
Da
E
E
con
tal statura,
tal forte
Che
al
braccio
XXVI. Nozze
di
Behrm-gr con
la figlia
Shengul.
di
Tutti eran
lieti,
cor,
ma
s
Shengl d'angoscia
che le gote
Uomini saggi
I
la
notte,
44G
quel re
di gagliardi,
il
nostro esercito
Non
si
Alta la fronte
il
Recidere vogl'
io
La
l'India
un cavaliero
Ma
ritrova.
I saggi
Qual via scorgete in ci dischiusa?
Dissero allor: Per questa via, signore,
Non affliggere il cor. Se il messaggiero
Dei re t'uccidi, ben sar cotesta
Opera insana e stolta; oh! mai nessuno
Tal pensiero
Non
Che
E si
si
f'.
Deh!
tu, signore,
un
tristo
nome
gli
Il
famelico lupo e
E accrescer
447
drago uccise,
il
Egli disse a
Behrm:
Fosti potente,
non per di
Concepirne superbia. Or io qui voglio
gioia d'ogni cor;
In India far
il
tuo.
Meravigliava
ci eh' fatto,
E vergogna non
non qui
per
uomo
Ma
difesa,
in terra
intanto
La dolce
E
Io
disse a re
s far,
448
Shengl
salvando
Il
comando
tuo
viver mio
il
allietossi e la regal
sua stanza
Ed ornamenti
Una
Diede a
Behrm
la giovinetta allora,
il
pi pregiato
449
A
A
principe
Anche
in turchesi
Con un vino
alla
man,
tutti beati,
di Cina.
Come
giunse
di ci
novella certa
Ardite imprese da la
man
possente
FlBDDSI, VI.
il
cielo,
29
450
salvezza
Dragon
feroce.
Sheugl, eh' a
Un
ti
me
Nuova grandezza
In suol d'Irania, e
la
corona sua
Il
Nobile ed
alto.
45i
E quando
poi desio
un
Destossi a
Uno
tratto.
scrittor d'epistole
E un
Dell'odio
si
Dell'epistola sua: Ci
A me
Che
Tu
qui giunto, e
di
che
gli
dicesti,
mondo.
Che
Fra
tutti
prenci
questa cosa in
Da ci che detto
Questa grandezza
in te d'antiqui
il
solo
Behram-gr signor
tempi.
de' regi,
Per sapienza,
Per forza e maest, per gran lignaggio.
Principe eguale a lui non si ricorda,
del
mondo
Ch'io qui
feci e
452
Di principe
Che ha
E vera
Behrm
gloria.
Appo
Virt; ci basti, n
Stiman
l'inclita sorte,
leoni ardenti
che d'un
d'assai,
sol
core
ei
sono
E nell'opere
Non han del
Che
Guida sar
Per
Ti mander
Mai non mi
Ma
Loco
lodasti
me,
li
pregi miei
Da
te gradite, o re di Cina, e
un giorna
453
Tante vengano a
te benedizioni,
XXVIII. Fuga
di
Behrm-gr con
di re
Ig,
figlia
Shengul.
Era
lo sposo suo.
La
notte e
il
giorno
lui.
Spind e
Che m'ami
le disse: Io
ben m'avveggo
Un mio
secreto, e farai tu
Sempre
celato
il
che
resti
A me
questo e
di
454
m'
propizio Iddio,
Seggio regal.
Rispose
la fanciulla
Da via
Donne
Per
cui
sempre sorride
lare
il
volto
vivente quaggi di
Non
disvelar.
Spind
me
Non
gli
tal
Signor
disegno
degno
di trono,
rispondea, se la fortuna
propizia,
ben
far. Di festa
Suol fare
lieto
Le
Parasanghe
di qui fino
've pianger
si
Agl'idoli dinanzi.
Una
si
stendono
a quel bosco.
E pur
d'onagri
Prence e signor
eletto, e
il
nostro
festa,
455
Or per attendi
con pazienza ancora
tu giovane sempre!
Da questo
di
un
loco
si
port,
ma
in pria
Un
I
mercatanti a re
Behrm
gli
sguardi.
Con
456
Si ripigli
Da
In questa guisa:
l'eccelso Iddio
Come
fu detto e pronunciato
Giuramento da
Da
tal
lor,
quando
pensier di re
il
sacro
fu sciolto
Behrm
il
core,
Questo patto
Per voi
Una
si
guardi e
corona, per
Bramate
Il
si
con l'alma
voi.
il
Che
mio
se di
consiglio.
me
vacante
Verran
le
E
E
con
la faccia
lagrimosa a
L'alma
lui
pegno
457
Il
La
Ma
il
molto sangue
cotal pensiero
Re Behrm, come
Grandezza e
fede, e s
ne and pensoso
prenci d'India;
Che Shengl
ma
nell'ora
s'apprest nel
appunto
campo a scendere,
ti
dice:
re,
cruccioso
il
core
Re Behrm
il
fiume
458
XXIX. Riconoscimento
(Ed.
Rapido
allor sen
Un cavaliero,
Ad annunziar
di
Behrm-gr.
Cale. p. 1576-1579).
venne da Kanngia
dell'iranio sire
la sbita partenza.
Veloce
ei
si
dolse
e disse
Tu
fiero,
valicasti
il
fiume
E
Da me
cos,
ten vai da
un paradiso
Behrm
Qual forsennato
il
perch spingesti
me una
Di
459
prova e ben tu
sai
che tale
Anche sai
Meno d'un
A me
armi
in
Con
loro usberghi,
anche poss'io
di
lagrime
E non
lasciar
Incolume lo
Che il vero
N celar si
E la ferma
La mia
I
che
spirto.
serbisi
qualcuno
Ecco,
egli dicea
s'avvide
Shengl regnante.
si
ch'ei soggiunse:
figlia lasciai,
li
miei congiunti,
Sovra
il
mio capo
ti
corona eletta
stimai. Colei
460
Behrm
s malvagio e reo
chiamar? S'io di qui parto,
Rabbuffi tuoi non merlo gi, n puoi
Gridarmi autor d'opre non belle o in core
Me
rispose,
potresti
Re
Tristo e maligno.
dei re son io
questa
figlia
tua dell'occidente
L'indica tiara;
il
palafren d'innanzi
Perdon chiedendo. E
Lui strinse
Dei
al petto
Ma
il
alor,
con molta
gioia.
tutta accogliendo.
contemplar gioioso
Prence Behrm, pose le mense e i nappi
Colmi di vino s'apprest. Svelava
re Shengl,
di
Behrm
Ne
guida in
Io fui la
461
faccenda.
tal
Allora
Bevver
Data
la
Ambo
L'un
Per
levarono,
si
adorator degl'idoli.
d'essi e l'altro
la fede
promessa ambe
mani
le
Da
verit,
ma
il
core
Anche
a Spind
Il
padre e
lei
f'
di
chi pi saggio.
un tenero saluto
la strinse
come
alla
sua trama
si
volsero
di
guerra
andava intanto
Ma come
Il
Schiera
di forti
da Kanngia amena
E per
dovunque
E
E
Ma
figlio
il
lungi, a piedi
Tutte sparse
Gioia ripieno
le
il
L'alma affidata e
Quando
Come
persona.
la terra intenebrossi e
quando
Bianca
la luna, ei ripos.
Ma
poi.
le
Verso ragion
E de
Il
che
alto
fiammeggia
403
Non
Anche
s'egli
Di bianco argento.
cui
donammo un
Ed alto
Da Dio
di splendido serto
seggio, riconosca
il
dono
amica
soltanto e da giustizia
Di sua fortuna.
riempir tesori
Che sperda
il
Uno
A me
Egli
dinanzi,
ha
falso
464
La bianca
Ma
luna.
ben altro
ben varia
se in voi
D'ognun natura e
Con fermo core il
L'antica
brama
l'indole diversa),
dite a
esaudir. Porgete
pace
si
te,
la real
signore,
corona
La sua corona e
Venner maggiori
il
a te che non
il
trono
La sapienza
Per
e la possanza, e invero,
tesori e giustizia e
per fortezza.
La tua grandezza
e nobilt; cotesto
la
tua giustizia.
465
Posi nel
sapienti.
Ma
f'
doni
Il
Un
sacerdote,
Zerdsht ne venne
di
mormorando
sante
Sacre verbene.
principe d'Irania
Il
E
E
quei la nuova f
le
norme
Intatto e
si le
apprendeva
Quell'anima lav,
Andavan lunge
dell'error la polve
il
la
ruggine e
Porte dischiuse a
f'
principio a dar
XXX. Venuta
con
il
sire
monete attorno.
di re
Shengul
Regina
al
Sua
figlia
PlEDDSI, VI.
ancora
il
nobile sovrano.
30
466
Novellamente
Un
patto scrisse
il
principe del
come
sol
mondo
che splende
Le cose
ma
tutte s'apprest,
a'
tenne
suoi
viaggio.
Era
l'un d'essi
E
E
Incliti in
Con
veramente
467
Di
argento ed oro,
pavoni adorne
fulgidi
Il
prenci,
con sette
re,
da questa a quella
agli
ermi
amena
Cose ch'egli
Quando
s'ebbe
il
Di lor venuta,
la falange eletta
Fuor da
D'ogni cittade
Ad
Che
A Nahrevn
cosi
si
trasse, ei
il
sire
vecchio
questo e quello,
Da
due monarchi
illustri
Con
lor saluti e
408
Fra
I
lor diverse,
regi cavalier
ambo
si
su l'ardue selle
ritornarono
Inclita
il
Tutta ripiena e
Anche
sottili
fragranze
di colori
adorna.
Un paradiso
E quell'aula
Colme
D'oro
Eran
le
coppe,
Era
Avean
sandali a
Prence Shengl de
piedi
gemme. Oh!
l'inclita
si
stupia
dimora
469
i paggi
Prence Behrm che
Adducessero il padre alla sua figlia,
Vaga qual luna in ciel. Ne and quel sire
di
sua scorta
un
altro ostello
e allora
Che
di succino
Sopra
Un
un
Le gote
sue.
Piangea pietosamente
amor di lei,
E col padre piangea pietosamente
La vaga figlia. Re Shengl, la mano
Entro la man stringendole, parlando
tu da
un gramo
Ti liberasti.
Avea
ostel,
da un
tristo loco
Un
si
rese
Rapidamente appo
Mentre per la sua
l'iranio sire,
Ma quando
Furono
allegri per
gioia
il
il
suo deso
i
prenci
vin gagliardo.
470
And Shengl ed un
ostel
si
elesse
D'un leopardo,
ai dolci sonni
il
core
Al sen
le
man
Cosi, nell'ora
conserte, ossequiosi.
che mostrossi
in cielo
Re Behrm
il
signore
E con
il
d'essi
gagliardi,
cordoglio e dolor;
ma
tutti insieme,
Damme
Ad
altra parte in
Dopo
cotesto,
degl'Indi
Gi
gli
il
471
Ma
arnesi apprestavasi.
Gol cor
di
pace
disoso, ei
in pria^
venne
si
stette
Un
E
E
gl'inganni e le frodi. Or
Qual servo
ovunque
di sue leggi,
io,
scrivea,
non
grandi
allora
Del mondo, re
In
Behrm prence
sia detto
di voi
mio
tesor, la terra
mia
col serto.
472
Con
e scritto
figlia,
XXXI.
tributo condonato.
Il
stette in Irania
famoso prence
A re Behrm, vnia al partir cercando
Per la sua terra a se con tutti i suoi
Shengl,
In ci convenne
Ei
si
il
Spade e cinture ed
E vesti intatte,
E computo non
broccati
incliti
compagni
era. Ai re
di
il
merto,
Gina,
li
satisfatto
Da
come
quella via
Prence Behrm,
Con molta pace.
tornossi a dietro
Ma
ben
si
assise
tosto eii"ece
le
Si fecer smorte. Ei
Venissero e
473
lo scriba e
il
sacerdote
volle
che costui
li
suoi tesori
Ed
gemme. Un
di,
avean secrete
gi detto
cose.
ei
Parole
Per
Egli allor
Dato
si
dicea:
Per anni
al gioir, nell'anima
Pianter
il
germe
venti.
gioconda
del piacer.
Per
gli altri
la giustizia mia,
E da me
il
tocchi.
La ventina
terza
D'anni sessantatr
gli
favellava
474
A numerar
all'inclito
Che pieno
Ricchezza
pieno. Come
In suo pensiero
Ma
il
ud,
molta
s'immerse
principe d'Irania,
Dura
ben riguardi.
n ancora
La dimane appar, per triste cure
Oggi non vo' piegar la mia persona.
E poich per far doni inclite cose
la vita, se tu
Poi che di
ieri
Anche posseggo
il
d pass
E comand che
Da
piccoli
il
non vengono
475
liti.
a'
sacerdoti
diede
ei
Ogni opra
trista,
Per
le
il
molti doni
il
senno
gonfio
il
core
Non
476
Un facitor
E di nobil
di
sapienza ornato
consiglio e
veramente
era assegnato
tutti
Il
Da
E Tributo era
E con un serto su
quello, e
la
fronte stava
Per mesi
sei,
per
L'iranio prence
donava
altri sei
a' poverelli,
quali
Non
I
prefetti del re
novellamente
Non deponea
Nella mente
triste
ancora
tributi suoi
crescea desio
Principe Behram-gr,
Ebbesi
letto,
turbamento
come quel
foglio
in core
indisse:
Liberamente
la
477
sua via.
Frattanto^
si
Provvigione
di frontiere
un duca
anno intero
die d'un
gli
Lunga
stagion su ci trascorse, e
il
prence
gli
la terra intorno
Qual
elli
scrivean
arrecasse.
giovenchi vediamo
atti
al
lavoro
campi e in mezzo
Ai seminati.
E il prence rispondea:
In fino al mezzod, quando pi in alto
questo sol che illumina la terra.
Non si riposi alcun da l'opre sue,
Quand'ei da lavorar campagne intorno
Suo vero pregio si raccolga. L'altra
crescon l'erbe per
placidi riposi
dolci sonni. Intanto
Semenze o
Non
frutti o
a lavorar giovenchi,
Impeto
d'ira.
Ma
Tu
478
ancora
Io fornisci e tu l'aita
Che
Di seminati in
Tu
un
deserto, rendi.
a'
poverelli
mio cenno
Per quella terra invia 1' annunzio. E quando
Una terra vi sia che non d frutti
di
tal
Che
entro
la schiera,
Ov'ei
In
si
un
sta,
vivo
il
porr sotterra
sepolcro, e pera
il
nido suo
tutti
Fosse pur data
a'
479
poverelli, e a tutti
Or
dite voi
mondo or
mi
voi
fate
vedemmo
Dicean,
la fronte, e
Non
si
Il povero e meschino
Senza concenti e senza rose in capo
In alcun tempo.
De'regnanti
Il
vin
cotesto riguardi
si
gusta
un
sire
il
cotal poco!
mandava
intanto
re cui giunge
la
preghiera altrui,
'
sia.
re Shengl
480
come quel
foglio aggiunse,
La
Oh
s! rapidamente e in quell'istante
Prence Shengl dai musici vaganti
Quelli trascelse che l'iranio sire
Gli comandava. E come quei sen vennero
Da principe Behrm, che fosse dato
D'essi a colui
Perch
L'adducesse a dar
Dell'anno al
fin,
Era bens
ufficio vostro.
di gittar le
Quello
sementi
Ma
intanto.
Poi che
Tender
Ed
or
musici raminghi,
il
viver gramo
E compagni
di tetto
han
compagni
lupi e cani
481
le
aperte vie
XXXIII. Morte
di re
Behrm-gr.
Avea
il
Non cercar
tu,
di tributi.
Allora
che
di cotesta
cura
Tu abbandona a
E da cui venne
manifesto al giorno
Tutto
il
creato.
ciel,
rimarr eterno
te,
veracemente.
d novello,
schiera
31
La collana e
il
482
monil
di re
sovrano
El ripudiava e di regnante
Sgombrava
tosto,
il
seggio
sorto.
Oh
Ma
ne
Ratto
Con
la strozza, al rimirarlo,
gli s'arrest, ch'ei lo
il
fiato
scoverse
Behram-gr nessuno
483
Fu mai
Fender potea.
Ma quando
venne a
lui
il
l'estinto padre,
Come
quel forte.
E Venere
e Saturno ugual
mondo
il
sole
monarca
Non
484
Appo
Ne
l'Eterno,
n sar dispetto
Ma
frattanto, se tutti
suoi pensieri
dir m'accingo
Di prence Yezdeghird
imprese in terra.
le
Quattro Re Sassanidi.
5.
I.
Il
magnati
sacerdoti che
Il
sedean, sedeano
ivi
han
di re l'aspetto.
la
mano
invidia s'intenebra
Medicator
Tristo
di quella
Devo
si
fa,
il
core,
cura acerba
ben
Sovra
la fronte di
saper sovrano
480
fai
se
Di cruccio trapassar.
Ma
se degli altri
sei.
Per
Ed
lui
ei
che
mandava
Guard la terra.
Anni volgean su
Ma
lui
diciotto intanto
rapidamente.
se raccolse e
f'
posarli intorno
le ginocchia
Questa volta infausta
Del ciel superno mai non riconosce
Chi nutre o chi nutrito. Ella non mira
Alla corona de' regnanti e coglie
La preda che rinvien. Ma giunge intanto
Al termin suo questo mio d sereno
E vien rottura al mio vigor. Frattanto,
cos disse:
Ad Hormz
la
corona ed
il
suggello
Voi
gli
orecchi porgete ed
il
comando
487
Che Pirz
figlio
E sovrano
vigor,
sia
Imperiai per alcun tempo.
Che cent'anni tu viva o cinque e venti.
Non
la
II.
Il
re
tieni.
Hormuz.
(Ed. Cale. p.
1589)
ei
venne^
Di Geghn regnator,
E
E
di voglie fiere
nome
488
E si moria. Che se tu a me di
Un pugno affidi, ho meco ampi
prodi
tesori,
Fu
Or
il
io si
E
S
che
alla
una battaglia
Con prence Hormz incominci, ma poi
Quell'aspro assalto non sostenne a lungo
Hormz, elalfin cadea prigione. Allora,
cielo e luna. Fiera
Parvero a
lui.
Ma
del fratello
il
volto
Che
gli
in sella
il
corse ed
fratel
ei f'
suo
si
ritornasse
si
petto
cenno
489
E Hormz
Grazie a Dio
gli disse:
si
rendano,
Il
fratel mio.
Deh
III.
(Ed.
Il
Cale.
il
resti in
grave peso
sempiterno
re Plrz.
p.
1590-1591).
prima
che avete
Nobil lignaggio e pregi assai, da Dio
G-iudicator che vince ogni bisogno.
Io chieggo s che lunga la mia vita
Rimanga in terra, per che i servi io tratti
Che
Iddio conosce.
Ai grandi
cosi disse in
tutti: Principi
Che non ha
4U0
fu gloria
Di re
Da ogni sventura
Un anno
Con
in Dio vi rifugiate!
ei visse
tal consiglio,
E senza danni da
con
la
sua giustizia.
nobile e avveduto
sventure, e poi,
Aridit.
Come
Secche del
ciel le fauci
Come balsamo
Ma
d'Irania
il
signor, re di monarchi,
Per
ville e
per
citt,
colmi granai,
Quale pi
101
l'attalenta, or
Ad
mand correndo
Di libero poter,
Aprisser
Grave
tutti
necessit.
Ma
granai
a chi nel
mondo avea
se qualcuno
Sparger
membra
il
In lieve conto
si
La persona
Tutta a scompiglio da
E comand che
le
membra
sue.
lasciasser le case
campagna
mani a Dio signore.
Andava allora fino al cielo un pianto
Levassero
le
Di molta doglia e
di
molta rancura
Grazia a Dio
si
le
montagne.
spelonche,
un vn giocondo
Entro una tazza, e risplendette in cielo
il
mondo
Andava
Di
492
ratto da ogni
mal pensiero
che dovunque
tristi,
si
assise in pace.
IV.
Ei fece
una
citt,
Che Piruz-rm ne
poi
fosse
comando
f'
il
nome
apposto,
frutti assai.
Eran
questi
Ei rese
il
Don monete
armi
Con
Come nembo
Kobd, che
Nobile
veloce in su la via,
di
figlio,
regia.
al prence.
493
Era vi
allor,
che
il
nobile signore
Surkhn chiamava.
Pirz monarca: Qui
lui f'
cenno e disse
a restar t'appresta,
Fedel ministro.
falangi sue
traea seco la
Turani in guerra
real corona
de' principi
soglio. Ei
Cosi
E
E
menava
Le
Le sue
coi
il
falangi e l'armi ed
sospingea
i
tesori
un patto
il
mondo,
il
piede.
a'
Con
l'alta
Aperto
Di
ridir,
Khoshnavz
494
in alcun loco
Principe Khoshnavz,
Di Gina,
Con
come ud che
gi passava
prence
L'antica
Un'epistola scrisse e
f'
tai detti:
Non
ti
non questo
Consapevole
Di molti doni.
Un
cosa
accompagnava
cavalier facondo.
messaggier dicea:
495
Il
di guerrieri;
L'ombra
Come
di
Khoshnavz
venne
messaggiero e tutte le gi udite
Cose ridisse. Khoshnavz udia
procella, rapido sen
Il
Le sue schiere
disperse, e
l,
campo
nel
Su
la
punta d'un'asta
Di quel patto
alto sorretta
avuto un giorno
imperante,
la carta,
Dall'avo suo da
Behrm
dirai parole
n'udrai tu risposta.
Il
in pria l'assali
patto di colui,
tuo, re fortunato
Sovra
a'
miei
A.
me
fia lode,
te
chi pel
mondo
a principi soggetto.
490
S ribellando
Per
nessuno in terra
Invero,
ai sacri patti.
giustizia e valor,
Ma
regal.
si
pose in capo
in testimonio
Che non
Ma
Il
in questo loco
vincitor,
Come
Il
venne
disse al
Non
si
f'
Che
provetto d'et.
Da
Giaci
Dell'asta
il
foglio,
il
colmo d'ira
messaggier: Tante parole
L'altero prence
se tu
piede verso
mia per
il
mondo
esperto
muovi
fiume, ratto
la fulgida
punta
Tornava
mio saluto a te verr.
A Khoshnavz il messaggier, con lui
Molte parole avea nel suo secreto
E dicea: No davver! che non vegg'io
Di Dio temenza in re Pirz, n trovasi
Il
Ei vuole
497
l'ador, dicendo:
Giudice
Che
Che
santo, o vero
oh! tu
di giustizia,
creava con
l'aer
sei quello
la terra!
sai
V. Battaglia e
morte
di Plrz.
Fatto cotesto,
il
nome
egli
invocava
D'ambe
le parti
uno
squillar di
trombe
l'aria
32
Come acqua
sangue.
il
498
Come
giunse poi
De' Turani
signor rapidamente,
il
Khoshnavz,
si
ritrasse e le ritorte
Briglie volgendo
Ferocemente
f'
veder
le spalle.
Hormz
fratello suo,
Kobd
illustre.
Incliti in
ne ritornava
Sovra la fossa
Egli si trasse e chi vivea pur anco
Fuor ne cav. Deh s! parve che il trono
gioioso del cor
Khoshnavz
vincitor.
La fortuna piangesse!
le
Il
capo infranto
Prence Pirz,
di celebrati in
guerra
Fuor
di
l'esercito
499
feriti,
!
Ma
di
questo cielo
stolti
o nobile sostegno
D'alta saggezza.
Su questa
E non
restasi eterno
la fossa,
di tanti
prenci
Per acerbo
strappavansi
il
Tutti cercando
il
lor signor.
Sedeano
500
Nuovo
Il
Campo
Il
VI.
re Balsh.
Per
un mese re Balsh,
tutto
Pieno
di
polve e piena
La smorta
gota,
il
col capo
di ferite
il
forti
lui,
Propizie e acconce.
Il
gli
sparsero al pie
Ed oro
assai.
Si assise re
gemme
d'assai
cerchi
si
11
mio
D'atri
501
Addetti
A me
al
dinanzi e a
me
soggetto
ei sia,
Le sue
Quando
Tu
s'adira
il
benedici a lui
gli farai, tu
Che
Bada ed
te
possente
,
io,
io
medesmo
il
Non
esser
dunque
prenci
Lungi mai sempre
502
la
persona
Andavano
Commendando
VII.
di
un eroe
pugna,
alla
d'alti consigli
un tempo-
fosse a
magnanimo
di
Come venne
gli
eroi subitamente
Dell'estinto
Come adunque
503
di colpi
A-utori di vendetta.
die
monete
Per
Ognun debbe
Cerchisi l'uomo ed
al
soffrir costanza.
Per
la
Di re Pirz,
gemono luna
Da questa parte
il
e sole.
messaggier ne andava,.
504
Andavane Sufry da
quella parte
avea
si
al regio scriba
Moto improvviso!
Tu
A Khoshnavz un
scriverai, dicendo:
stolto,
foglio
o insano,
La tua persona,
e di te piange intanto
festi,
mai
f'
Ma
o traditor?
intanto
poter di spada
Non
Che
sei tu
il
corso quale
un
cane
Era un meschino
fido
?
Avo pur
anco, e
il
505
vegno
ti
Che
in
Merv
Lascier
I
a'figii tuoi,
consanguinei tuoi
Arder ne
le
ma
il
mondo
tuoi congiunti,
tutti del
fuoco
io
il
il
precetto,
molto sangue.
Il
foglio,
come leone
a Khoshnavz ne venne
Ardimentoso e
Qual uom vinto
dall'ira. Ei fino al
trono
superbo
di ferri l'epistola.
Che
II
cor s'infranse
Tutto ripieno
di
Rapidamente e
La
Davvero
parole
in quel
medesmo
istante
giusto
506
patti
Prence Behrm
il
Venner dispetti
La ferma legge
e parvegli dispetta
dell'antico sire.
si
fece
faccia a faccia
si
gli eserciti
scontrar, disdegno
Un
pronto.
Di
Khoshnavz
Ratto
la
l'epistola, disciolse
507
tosto udissi
Dalla palestra e
Di bronzo cavo. In
Kashmayhn
si
grande
sole. In
il
questa
fiume
Vili.
1599-1602).
Cale. p.
A Khoshnavz come
novella giunse,
campo e
Guerra apprest. Venne
Ei discese nel
l'armi a quella
in
Bayknd
e quivi
di desio
d'aspra vendetta,
il
Erano
Un
di
Della
Qual
mondo
montagna su
apparve
la vetta e
il
il
sole
campo
Qual lucente
cristallo.
508
Anco
a'
Parve schiantarsi
il
De
le
Si f' pel
Che da
sangue
Era mucchio
suolo
il
guardava.
che a tanti
d'uccisi, allor
giorno
il
sue schiere
di
Tutta in furor
la
Dalla parte di
l,
Spronava
il
Precipitoso.
Khoshnavz
Ma
dall'alto
la valle
poich vedea
Le
Ma
con
l'asta nel
pugno, usa
le teste
corse
Ratto da tergo qual bufera in volta
gli
de' pi illustri
A Kohendiz
e molti l
Ma Khoshnavz
vedea
trafitti
o uccisi.
Or
alti
Suppellettili
Ed un
di
ingombra e assai
d'uccisi
campagna
509
e varie e spesse.
Redini ed aste e celate di prenci
La ricchissima preda
pie recava
che gran cumulo
Sul loco si form qual pur anco
D'Albrz la vetta. Ma non volse un guardo
Alle ricchezze de' Turani accolte
Quel valoroso e tutto a' prodi suoi
Rapidamente dispens, poi disse
Alle sue genti radunate: In oggi,
Per la fortuna, si compia l'impresa
Del nostro cor conforme a dolce brama.
Quando possanza mostrer pel cielo
Il sol fiammante, attoniti e confusi
Poltrir non vuoisi in questo campo. Noi
L'iranio sire a vendicar ne andremo,
Come leoni avventandoci a quella
Di Kohendz temuta rocca.
Al petto
Di principe Sufry,
a'
apposero
Si
Ma
la destra
prodi suoi,
Conforme
al suo deso,
Che adorna
il
ciel la
quando mostrossi
chiara
gemma
Ratto levossi
di timballi, e intanto
Ed
elli
ambo
510
correan.
Ma
se tu cerchi
Che opra
Non
Per
gli
anni e
Colpevole
ma
fine.
si
Gh'ei gitta
il
Fa
Ma
elezion.
intanto, ecco
si
torn
ogni cosa
beato,
gemme
intatte, e l'armi
Oro ed argento
E
E
seggi imperiali
le
i
corone e
Monarca
al
invio,
De' suoi pi
campo
amica,
la sorte
duce dell'iranio.
con tutti suoi tesori
e l'ampia suppellettile
fidi
perch tu rieda
Dell'esercito suo,
Tu
di gagliardi. Intanto,
Voglia
la
cervice
un tempo
Un
d spartiva, s
Dentro
come
che a
me
il regno
Turania
te l'iranio suolo.
al recinto
S'avanz allor
di
Khoshnavz
il
messo
51i
Tutto
In ci vedete opinion
L'oste guerriera:
Il
in questa pace a te
te
il
consiglio.
Rispose
far
comandi
il
poter
si
tuo,
spetta,
Tu
ci sei
Non dimandar
di
Ed
Il
Giovani e vecchi de
le
iranie schiere.
la
Del sacerdote.
Lungo
bisbiglio, e vituperio
ed onta
Che sorgeranno
morti. Al messaggiero
512
quant'altri
hanno
A me
di,
l'acque scorrenti
tu, di
ci
Che
513
lui.
Tornava allora
messo e ardito a Khoshnavz venia
E ci che ud, gli ripetea. Gioia
Quel prence e ratto le catene sue
Coleste cose a
Il
La preda qua
Al
fatai
Schiera de'
Il
forti
di
Kobd
rivide
dei sacerdoti,
E per
D'Irania
Il
al
Del Gihn
Sacerdote e Kobd,
figlio di prenci.
33
514
Come
s'ud
che
lieto e vincitore
E menando
Il
Eran
Ed ora
del
tal grido,
detto tu avresti
Kobd accanto
Sufry nella
Dal loco
al prode. Allor
citt, tutti si
ch'entrava
mossero
Lev
le
mani a deplorar
l'offesa
all'ostel del
avean,
si
ma
l'aperta via
prence iranio
ferito
il
core
Ma non
La
515
per doglia
festa inver
ch'elli
aveano
il
Ma
Iva cantando.
guerre
su lui tenea
Che per
lui ritornato
Veracemente e
Dlrania
le citt
brama
a chi
libero e novello
lui.
Restituite
furon da quello,
s'avea d'aspra vendetta
Quel valoroso in
Da ogni
Ma
tristo
nel
ci ch'ei f',
al
core
ne sciolse
il
regal seggio
Riconoscer non
sai.
L'imperiale potest; ci
Per
fai
Ma Kobd pi
E pi possente
di te
si mostra
regno avito.
saggio
in questo
Non
t'
dato restar!
ma
disse in core:
Davver non
6.
Il
I.
Parole di re Kobd.
(Ed. Cale.
Come
si
assise re
Da
A
La
il
p. 1603-1604).
Kobd illustre
come si pose
diadema
in fronte.
Nel mondo
qui,
Mostrasi
il
517
Rapido
Ond' che ben
menzogne
vuol primieramente
Che
Il
al contrario,
ove
sia
pieno
di
voglie
mai
Non giunge
il
saggio
Se
generosa
Non
Sarai dispetto e
La tua persona da
Che
travaglio, e tale
Che ha
Benedissero a
518
Fanciullo era
Kobd
Di governo
si
mondo
Il
sire
II.
Disgrazia di Sufry.
(Ed. Cale. p. 1604-1607).
fu cotesto fin
che
gli
anni giunsero
il
Kobd
Sol io
in trono
proclamai benedicendo.
Che se alcun gli dir trista parola
Di me per trista voglia, una risposta
sire
il
519
reo
il
ivi
compiute
Di re
Allora^
pago
Del
nome
Ben pi
solo di
monarca? Colmi
vuoisi dal
si,
aduna
mondo
Persia tutta a
Servono a
lui
lui,
prenci suoi
li
devotamente a gara.
Esattor
A me
si
di
vendetta.
me
poi
il
duce
sorgendo
che avverso
520
io
conosco
Non
far pensiero,
Hai teco, ed
Del
ciel
ben potran
essi
mano
rotante con la
Quando Shapr
di
Rey
la volta
attingere.
il core
Sufry protervo.
Si schianter di quel
Bene
E ne
Di Sufry
le virt, le
Tutte afferrando
Ei
f'
prence
colpe sue
e tosto ad
uomo
esperto
Ratto qual
nembo ed
il
un
Shapr
di
Rey
falso invito
men il cavalier
Kobd come
Di re
d'alta cervice.
il
foglio leggea,
Mihrk, sorrise.
Che fuor di lui per tutta l'ampia terra
Contro a Sufry non era alcun nemico
In aperto o in secreto. Ond'ei che intese.
Tutti i fedeli suoi chiamossi attorno
E l'esercito suo rapidamente
Shapr, nipote
di
521
re sovrano
il
Oneste fece
le
Di turchesi
il
Orbo
Va
Ha
accoglienze e in trono
fama
di
Son
assidere.
f'
me
io
mondo
Pel
la
mondo
grandezza
ingiustizia,
Di tanti giorni al
Che
d,
corpo mio,
crucciasi e duole.
fin,
se fosse in Irania
Principe come un
alla cervice
il
il
mio
fratello
meglio saria
Per
Non aver
tu dolente
il
Qui vuoisi
cor.
la mia parte
Tu lesattor sei
N'ho
Che
la colpa.
de' tributi,
il
mio
ed
tesoro.
io
Ecco!
Per
e vacuo
ti
mando un
valoroso, ch'io
l'opre tue
Di cotal
il
posero a seder
Shapr
Shapr
Le cose
di fianco al
prode
di
prence
il
le falangi
cosa
di tal
sue
Ambo
Molto
si
E buone
Dava
difficile
Che
all'altro
la
La
Il
letta
cosa grave.
re del
Dinanzi
mondo
a'
Le catene
a
te.
prenci assai
indisse
ma
in quella guisa
sai
re
il
sovrano.
Ben mi conosce
523
il
re del mondo, a
lui
Tanta
Che venni
di
Zabl con
Ne
mie schiere.
le
il
liberai.
soffrii
Offesa
Pronte
le
Che
forti
premio sono
suoi ceppi e tu nel farmi guerra
Eroi guerrieri.
A me
se
il
da
10
I
pi non voglio e tu
te
mi
allaccia
ceppi suoi
Vergogna a
Dinanzi
11
lui
Deh!
s,
Anche
Di
al
me
nel
tempo che
il
re nostro in ceppi
Cos dissi
Davver
che
la
mia mano
Anche addurr
524
Di Persia allora
sal.
campi e messi,
In
In Tisifuna ed
ministro suo
il
il
Di Sufry valoroso, e
Cos dissegli poi
Di Tisifuna
E
I
gli
il
il
Tutto
consigliero
gli
amico
popolo, o signore,
tutti
capi
Come
ud que' detti
Al nuovo
ei
Si die pensier
Si
La
de
comand che
le trascorse cose.
tolta al valoroso
III.
Prigionia di Kobd.
(Ed. Cale. p. 1607-1609).
dolce tempo,
lev da tutta
si
E
E
Di parole a imprecar
De'
forti
lingue tutte
le
si
lev tumulto
Cittadini e guerrieri
un
sol
drappello
ma tutti insieme
correndo ascesero
Vollero profferir,
All'ostello regal
Chiedendo
aita.
il
calunniar fr pronti
il
per
sua sventura
tristo
pensier
Agognarono un
d,
la
sovrano
valoroso
la folla irata
Di principe Giamsp.
si
Minor
ostello,
diede
fratello
526
La gente
Un
figlio di
Anche degno
di lode.
Il
giovinetto,
Or
si
chiedesse l'amoroso
figlio.
Rezmihr giovinetto
il
mondo
re del
Diceagli ancor:
Luna
La
mia
stella mia, la
tristi
s'io trovassi
mai
Giovevol
ti
sarei,
garzon
diletto,
toglierei
Rezmihr
gli
disse allor:
L'anima tua
Non
Che
se
il
padre non
f'
ci
sire.
che dovea
Oprar per
te,
Soltanto
figlio
il
527
Del giovinetto
prudente e saggio
il suo
Alto secreto
gli
aperse e disse:
cinque
Fuor
soli
aperto
sta.
Nessuno,
di cotesti, la
Udir pot.
Che
a'
castelli
poi
camminando
528
Ma
Una
il
figlia si
Come vedea
di quella figlia
il
sire
il
volto,
il
Venne a Rezmhr
Ho
figlia
me
Un
detto
tosto, e al sire
dirai se forse
che ha volto
Rapidamente
Va
And
e del villaggio al
di luna,
garzone
duca
il
secreto svel
Figlia,
signor,
Ratto che
la vedesti, ella
ti
sia.
piacque,
Ella
Sapea quale
cos disse:
il
Serbati, o cara.
Da
529
Verr un
te richieder.
Cos
d che questo
rimase
Kobd
Avean
gl'Irani a
lui,
te stuol di guerrieri
ti
Sovra
chiome un
le
serto.
si
reca
se tu avrai
E
E
il
sovrano poter
di
me
saranno,
Kobd
E un
quel superbo
quando
di,
Invier per
te.
di quella terra,
il
Che mai
la terra
Da
Schiuse
il
die a
e poi
FlKDtTSI, VI.
da quella
34
Terra d'Heytl
530
ad Ahvz munita
fino
Pieno era
il
mondo
Ritorno
IV.
Kobd.
di re
lui
Un
Simile a
te,
Come
Nome
di
Ksra
ci intese.
quell'ostello
in quell'istante
al fanciullin fu imposto.
Kobd
allora:
Origin
tieni,
o fortunato ?
Cos rispose:
Che rap
La regia
Da chi mai
al
f'
inchiesta
tua
la
quei
Da Fredn gagliardo
seme di Dahk protervo
dignit. Cosi a
me
disse
Gio
Kobd
corona imperiai
la
alle parole
Egli apprestossi
si
sue
cinse.
un palanchino
allora
Sedea del re
l'inclita
sposa, e intanto
L'esercito
Pieno
ei
men ver
d' un'ira
Degl'Irani
53i
Tisifuna,
cor per
il
Oh!
ribelli.
l'alta offesa
ma
in Irania
Al
campioni.
Perch
anni garzoncello.
di dieci
Sangue versato
Ad
e da battaglie e
Kobd ne andaron
Cosi a prence
tutti
Se per
te di tue genti
il
cor traftto
Qual pi
Il
liti
stoltizia,
che
occhi e
il
core
t' caro,
desiderio,
gli
or tutto,
il
signor del
mondo
Correndo
Governa il mondo in suo poter.
lui.
dinanzi
a
pie
a
Cos vennero
Sparsi di polve
Ma
l'inclito
il
crin,
con alma
fosca.
Condon
grandi
gli
532
applaudian benedicendo,
f'
il
sedere innanzi
pieno il mondo.
che grande e forte
Ksra divenne e fecesi garzone
Ardimentoso e di gran cor. Ma il padre
d'opre giuste
f'
si
fu cotesto, fin
Le genti
la
Su quel confine e
la festa v'indisse
E d'Ahvz
Eresse una
posevi loco
amena
tjli
533
Kobd sovrano
V.
Venuta
di
Mazdak.
Facondo
parlator, di sapienza
e d'alte voglie.
Tale sen venne allor (Mazdk il nome),
Uom di gran pregio, venditor di molta
Scienza arcana, e re Kobd ardito
Orecchio gli prest, s ch'ei ministro
di consigli ricco
in
Per
il
pane
fiera siccit.
Ampi
Re
detti fea:
di
quaggi vogl'io
Per alcun
534
poco. E re Kobcl,
In favellar, Parla,
gli disse,
esperto
mio
il
piaccia.
disse colui,
Di balsamo gagliardo?
Risposegli
il
dramme
Un
e dieci
omicida,
morso,
il
Che per
Che ud
nemico.
l'offesa gli
cotesto,
si
grama
Allora
lev colui
giustizia la via.
E tornavano
Tornavano
Come da
Partiano
poi sul
quelli
primo albore.
ei
vide,
Che
ti
sia
me
guida.
Oh
parla,
il
re
gli disse,.
535
Tu alcuno
avvinci ed altri
gli
sottrae
Suo cibo ed
ei
si
Che
fia?
Kobd
rispose,
fatta di
sua mano.
Un
bacio
Andate
Regal
citt,
Mazdk
Perch ciascun
la
disperse allora,
Il
Di re
536
Prence Kobd colui del dire esperto
Chiamossi allora e
f'
parole seco
Placidamente
Che
a'
mercatanti
io dissi.
Che
Abbandon
D'allora in poi,
f'
le risposte ud.
Vide che
il
mente
precipitoso, e intanto,
Eran
537
il
basso e
l'alto
Chi
poi,
qualunque
ei sia,
Che
ud
Nella
f di
Anche seduto
la
Il
538
Ma
si
Il
pane d'ogni
venia bramoso
Di
Mazdk
d,
procacciava
nel cospetto.
gi pel
mondo
si
avea, lasciava.
Castigo di Mazdak.
VI.
(Ed. Cale.
p. 1613-1616).
albor venia
case,
disse.
f, soggetti nostri
Stanno a
Porsech dovremo
andar dovranno ?
Allora
le porte.
Accrgli tutti
questa casa,
N veramente
Il
profeta
539
Ed ogni lode,
Che in nostra
Come
fede
nostra
f'
Che volga a
A
E
E
mano
male
mortale
giustizia, e
il
saggio
l'altre.
Allora
Che
Menano
alta iattura
540
Mazdk
rispose:
La
diritta via
E a
Ai loro
ostelli
and a quell'incUta
Maest d'Ardeshir, citt famosa,
Perch venisse al regio ostel con seco
Hormzd vegliardo, e da Istakhr pur anco
Venisse al l'egio ostel con trenta suoi
Propizio tempo,
ei disse,
Fede ricercher.
Il
vero alberga e
Cade
541
in cui la
vera
Glie se in costui
di
Zerdsht
la fede
Ci ch'ei trascelse.
La via
si
ci
dee!
Ma
se
menzogna
Via non
Esci,
si
Venne
re Kobd in la presenza
La porta apri delle parole,
e quivi
e intanto.
Uom
che
Religion
ti
mezzo,
Qual possesso d'ognun, ricchezze e donne
Ponesti ancor. Qual cosa mai potria
Far conoscere il padre allor che ha figli,
E figlio come mai scerner potria
fasti
Che cerchi
mai
chi
fia
Esercitar? Di me, di
fia
te,
dato
chi
fia
si
detti,
commosse e
e a
ratto
lui frattanto
s'alle. Ma il core
privo di f d'alto corruccio
Kisra valente
Dell'
uom
543
In quest'inclita reggia ei
Alla f di
Mazdk
ebbesi allora
De' prenci
Di tal
religi'on,
tra
pi famosi
Di profeta
In alcun tempo.
Nel
mura
poi
regale ostello
un giardino
Qua
e l dispersa.
Come
tronchi d'alberi
A Mazdk
si
Mazdk
orti
voce
544
e poi
il
trasse.
Di senno hai
I
tu,
non prendere
Ma
intanto
Sicurezza
E per
Per
re
avean per
donne e per
si
lor
figli,
Kobd
lor possessi
lor dolci
Mazdk
infelice.
Ai miseri don,
fea ricordo
Ei molte cose
mand
suoi doni
prence,
il
frutti,
il
garzon diceva,
VII.
Morte
di re
il
padre uda.
Kobd.
un
serico foglio,
E degna
il
core
545
La prudenza
Dell'alma nostra.
v'ha dubbio,
si
Vede
principio,
n spregiato o abietto
noi frattanto
il
seggio imperiale
si
n' degno,
Il
di scompiglio e di
Sia
'1
spavento pieno
Or
noi,
per questo
lui gioite
ed
il
tesor colmate .
un suggello
sacerdote Ram-Berzin.
Erano
gli
Ma
intanto
tempo
Chi mai
Del suo morir sua vecchia et.
Gioisce qui della sua morte? Quale
Esito sia del viver suo tapino,
E
La
Perdevansi con
FiBDOSi, VI.
35
Se con vuote
Da questa
546
man
le
terra poi
Prence frattanto
partir
Ma
la gi
Fu d'un ammanto
E muschio intatto
si
dee
dell'estinto
fredda spoglia
ricoperta, e rose
e canfora lucente
le richieste cose
Pel rito funeral. Nohil sepolcro
serto
Su quell'aureo trono
alto.
volto
Il
Da quel giorno
D'Irania
Fu
letta allora e
con
Kobd
Alto levato di
letizia in
trono
l'erede.
Novello
sire.
Benedicendo
tutti
grandi insieme, e
il
fato
comando
Rinnovato il mondo
Andar
soggetti.
Beveano
intanto.
547
La sua
Scritto
il
INDICE
re Ashkni.
I.
II.
....
Sogno
Bbek
di
III.
IV.
Fuga
"V.
di
pag.
Persecuzione di Ardevn
Ardevn
Leggenda
di
di
Heftvd
1.
I.
II.
Il
re Sassanidi.
re Ardeshir Bbekn.
Avventura
Ardevn
di
Ardeshir con
la
Mihrek
la
figlia
69
75
di
...
....
....
79
82
87
102
V. Nascita di Ormuzd
63
figlio
Ardeshir
Morte
di
pag.
III.
Vili.
figlia
Ardeshir
105
Mahmd
114
3.
550
Undici re Sassanidi.
....
I.
II
re
Shpr
II.
II
re
III.
Il
re
IV.
II
re
V.
II
re
Ormuzd
Behrm
Behrm
Behrm
VI.
II
re Ners
VII.
Il
re
123
Ormuzd
figlio di Behrm
nipote di Behrm
figlio di
132
Nersi
figlio di
Shpr
figlio di
figlia di
Ormuzd
Nersi
XXI.
II
di
Ardeshir
re
Shpr
figlio di
re
Behrm
3.
I.
II.
III.
Il
figlio
147
152
5>
155
173
184
191
195
199
Shpr
di Shpr
201
204
'pag.
207
re Yezdeghird.
Behrm-gr
V. Carcerazione di Behrm-gr
VI. Morte di Yezdeghird
.
209
...
IV. Ritorno di
220
225
230
234
...
238
247
255
Venuta di Behrm-gr
IX. Parlamento di Behrm-gr e degl'Irani
X. La corona reale raccolta fr i leoni
VIII.
145
181
II
142
170
XX.
161
XIX. Reggenza
136
138
139
Ormuzd
Vili. Nascita di
pag. 117
Shpr
figlio di
240
4.
I.
li.
III.
551
re Behrm-gr.
Il
pag. 265
Mundhir e di Nomn
Avventura di Lanbek acquaiolo
Partenza
di
....
Abraham giudeo
Behrm
coi leoni
IV. Battaglia di
VI.
Vili.
Avventure delle
285
290
294
301
...
...
...
....
...
Gemshd rinvenuto
tesoro di
11
mugnaio
figlie del
274
Il
di
VII.
X. Uccisione
di
un drago
figlie di
Avventura
XIV. Avventura
XV. La
XVI. La
Fershd-verd
di
XIX. Lettera
XX.
di
Cina
di
316
il
Behrm
339
357
362
368
377
383
Turan
392
395
Behrm-gr a Ners
di
Avvertimenti
314
II
307
260
401
agli ufiSciali
421
in India
XXIV. Prodezze
Behrm-gr
di
corte
alla
di
Shengul
XXV. Un
431
XXVI. Nozze
Behrm-gr con
di
la
figlia
Shengnl
XXVII.
XX Vili.
Fuga
Behrm-gr con
di
Riconoscimento
XXX.
Venuta
di
XXXI. II tributo
XXXII. Chiamata
XXXIII. Morte
Behrm-gr
re Shengul con altri
di
condonato
Behrm-gr
445
449
453
458
...
...
di re
J|
la figlia 'di re
Shengul
XXIX.
438
di
sette re
465
472
478
482
5.
552
Quattro Be Sassanidi.
I.
11
re Yezdeghird figlio di
li.
11
re
III.
11
Hormuz
re Prz
....
11
1.
11.
Kobd
Parole di Kobd
Disgrazia di Sfry
Kobd
Kobd
V. Venuta di Mazdak
VI. Castigo di Mazdak
VII. Morte di re Kobd
III.
Prigionia di
IV. Ritorno di
492
497
500
re Balsh
Khoshnavz
di Khoshnavz
6. Il re
487
489
figlio di Prz.
502
507
PK
64.56
I8P5
V.6
Ferdowsi
II libro dei re poema
epico
UNIVERSITY OF TORONTO
LIBRARY