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François-René de Chateaubriand

Da “L'Italia, la Sicilia, le isole Eolie, l'isola d'Elba, la Sardegna, Malta, l ...”


1803-1804

A ponente un seguito di collinette è distribuito a piani sino alla sommità del Cimino, ed a
settentrione l'orizzonte è chiuso dalle chine verdeggianti di quelle belle montagne. Quivi si trova
raccolta una numerosa popolazione tutta dedita all’agricoltura. Tra le varie piantagioni sorgono
enormi castagneti. Da ogni parte s'aprono burroni dove la rupe vulcanica, agevolmente scavata dalle
acque, prende svariatissimi aspetti. Dal mezzo delle fenditure delle roccie par che si slancino piante
ed arbusti che projettano le loro ombre sopra i ruscelli erranti nel fondo de' burroni. Le spianate
intermedie sono piantate d'oliveti e di viti, e sotto di questa vegetazione ondeggiante secondo i
venti, crescono il frumento, il grano turco, il lino ed i legumi. Questa contrada, poco conosciuta,
somministrerebbe ai pittori di paesetto inesauribili argomenti di studio. Dopo aver lasciato il Soratte
ed i suoi punti di vista, che servono cotanto per l'intelligenza dell'istoria dei primi tempi di Roma, si
giunge a Civita Castellana. Il primo oggetto che da negli sguardi è un acquidotto sostenuto da due
piani di piccoli archi, e disteso per procacciare il passo della strada sopra un burrone di
spaventevole profondità. Ebbi la tentazione di ripetere la prova di Simond. Avendo lasciato cadere
una pietra nella Triglia dall'alto di questo pome, corsero quattro minuti secondi prima ch'ella
colpisse la superficie dell'acqua, dal che si avrebbe ducento quaranta piedi d'elevazione.

Civita Castellana è città povera e negletta, e vi è una poco ragguardevole cittadella.

Errarono coloro i quali per l'addietro pretesero che Civita Castellana sorgesse nel luogo dove un
tempo sorgeva Veia antica ed importante capitale dell' Etruria. Gli scavi fatti nel 1811, che fecero
scoprire un sepolcro e varii frammenti di statue, indicano in un modo preciso la positura di quella
città ali' oriente del luogo della posta de'cavalli detto della Storta sopra un'eminenza separata dalla
pianura da due ruscelli che poi congiunti formano la Cremera. La città si stendeva sopra un
massiccio isolato, lungo quasi due miglia, una delle cui estremità è ora occupata dalla fattoria
dell'isola Farnese (7W. i35), che nel medio evo era una fortezza ed ora è stanza di poche famiglie e
centro di rustica coltivazione. . '. .

La positura di Veia la rendeva naturalmente fortissima ed agevole alle difese, e scorrendo i


burroni ed i precipizj che la circondano a guisa d'immense fosse, e rialzando mentalmente le mura
che coronavano le cime delle rupi, si comprende meglio come essa poté opporre una lunga
resistenza. La fragilità del masso sul quale era la città edificata , dimostra altresì l'arte adoperata
onde penetrarvi dentro ; ed infatti si poté facilmente scavar una mina in questa sostanza porosa da
uomini che avevano allora aperto il sotterraneo del fogo Albano. Cosi il valente condottiero, che
aveva fatto parlare l'oracolo, non aveva avuto in mira altra cosa se non che di far imparare da'suoi
soldati l'arte del minatore. Questi particolari circostanziati si hanno già trovato il luogo nella
descrizione del lago Albano.

La difesa di Veia è anche ammirabile sotto altro aspetto oltre a quello della sua vantaggiosa
positura. Altre città, anche meglio situate, hanno opposto una minor resistenza, ed i Veienti si sono
conservati liberi per trecento cinquantasette anni, a malgrado di continue guerre. Soventi i loro
figliuoli , accampati sul Gianicolo, fecero tremare i Romani, e dalla loro caduta dipendeva il destino
dell'Italia Centrale. Tali grandi risultamenti sono dovuti principalmente al coraggio ed all'amor
patrio dei cittadini di quel glorioso propugnacolo dell'Etruria , ed all'eccellente loro politico
reggimento. I Romani, innamorati dalla bellezza della nobil lor preda, si annoiarono della loro città
e vollero trasportare i loro penati nelle mura di Vela. Vennero distolti da questo pensiero con
argomenti religiosi; ma, indi a poco, la vinta città servi di rifugio agli avanzi dell'esercito sconfitto
presso il ruscello d'Allia, e nel seno medesimo della sua conquista Camillo preparò i mezzi di
liberare la sua patria. Sembra che questa città venisse poscia dimenticata; ma Livia ne ravvivò la
memoria inviandovi una colonia alla quale si riferiscono i monumenti ultimamente scoperti. La
nuova città peri anch'essa e si disputò per lungo tempo intorno al luogo dov'ella sorgeva.

Poco lungi da questa era la città d'Aremusia, presso della quale si trovavano delle termo solfuree.
La Cremera scorre a traverso di questa contrada in un letto profondo. Seguendo il suo corso, si
cerca con avidità le traccio della fortezza, prima positura che occuparono i Romani sulla destra
sponda del Tevere, e monumento glorioso della illustre famiglia dei Fabj che la edificò a sue spese
nell'anno di Roma a73, che la difese con 5000 de' suoi clienti e vi sparse il sangue di 300 Fabj. Ed
ecco come il patriziato romano i suoi onori si meritava!

Proseguendo a camminare in questa direzione, s'incontrano ad un tempo la via Flaminia e la valle


del Tevere, a fianco d'un'antica stazione romana detta Saxa rubra, dove i Veienti aveano posseduto
una fortezza, e dove lungo tempo dopo seguì la battaglia tra Costernino e Massenzio. Qui la valle
del Tevere è larga e fertile, coperta di campi di grano e di verdeggianti prati. Le sue sponde sono
fatte di coste poco alte, ma ripide. Nel mezzo della pianura gode ali' animo di ritrovare, nei Prati dì
Quinzio, quei medesimi campi che Cincinnato coltivava colle trionfali sue mani.

Di qui giunsi ben presto a Roma e vi rientrai dal Ponte Molle e dalla Piazza del Popolo che
descriverò poscia nel parlare del Monte Pincio.

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