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ricordando gli eroici periodi nella R.S.I e LAURA unico immenso amore.
VERRA' LA LUCE
Verr l' alba
e tinger le porte d' Oriente
Con pennellate sanguigne.
Il suo nome SPERANZA.
Verr l' aurora
e incendier mezzo cielo
con un fiammifero spento.
Il suo nome VITTORIA.
A salutare la luce
dopo una notte quasi secolare,
io non ci sar.
Avevo un appuntamento
con Alba e Aurora
sotto un pezzetto di cielo
che non so dove sia.
In un giorno, un' ora
che l' orologio non segna.
ho aspettato a lungo.
ho aspettato invano.
Il mio tempo finito:
imperioso
l' urlo del vento che mi chiama.
Verr l' alba.
Verr l' aurora.
E non mi trover.
Ma se una voce
grider forte il mio nome
e un coro di altre voci
risponder per me,
io sar l con la Patria
e Laura nel cuore.
E BUONA NOTTE INFINITA
Uno squillo di tromba
squarcia l' alba. E' un segnale?
Un segnale ti chiama all' adunata.
Ma tu sei solo? Gli altri?
Gli altri dormono.
Dormiranno per secoli.
E allora? Tu sei sveglio.
Che importa se sei solo?
C' ancora una battaglia che t' aspetta.
Raccogli la ramazza:
l' arma che ti serve.
Guarda intorno:
qui tutti hanno gettato
quello che parso inutile,
brandelli di pensiero,
stracci d' idee perdute,
detriti di un domani
che non sar mai oggi.
Frantumi di speranze,
rimasugli di sogni
che i dormienti non sognano.
Inutile ciarpame
frammisto di cadaveri
che rendono quest' aria irrespirabile.
Ma tu sei vivo: spazza, spazza, spazza
Non t' accorgi che il sole tramontato?
Ormai non puoi pi illuderti
di liberare con la tua ramazza,
spazza te stesso:
cervello cuore anima
non ti servono pi; sanno di vecchio.
Vattene a letto e dormi come gli altri
Un sonno senza sogni nellattesa di Laura.
Buonanotte.
E buonanotte all infinito!
COSI' SIA
L' albero era splendido:
grande chioma frusciante,
esili rami,
tronco poderoso,
radici avvinghiate al suolo.
Pu morire una creatura cos?
Una burrasca improvvisa
inonda terra e cielo
d' un volo di farfalle verdi:
le foglie.
Frantuma e spazza l' intrico
che ricamava disegni scuri
sul cielo:
i rami.
schianta e abbatte
la maest superba
che sosteneva tutto:
il tronco.
e accendi la memoria,
la citt ti balza incontro
con le sue pietre ferite
tutte ammantate di scritte,
di manifesti, come per una vittoria.
Ti avvicini a leggere,
e le parole ti aggrediscono
col sapore dell' odio.
I manifesti elencano nomi
di gente che ognuno pu uccidere
senza pagarne il prezzo.
Forse ci sei anche tu e tu lo sai che ti cercano.
Ti guardi intorno e cerchi un volto amico.
Invano.
I cittadini hanno grinte dure, impenetrabili.
Mentre cammini per le strade
ti senti seguito, spiato, braccato
come una bestia feroce.
Vivi nel silenzio da tanti giorni
che hai per sin dimenticato
il suono della tua voce.
La citt una giungla
dove si pu svanire
senza lasciare traccia.
La notte si sentono spari,
ma nessuno si affaccia,
come per un evento naturale:
un temporale.
Poi la mattina all' alba
una carretta
raccoglie i corpi senza vita
come si raccolgono le immondizie.
Restano sull' asfalto
macchie di sangue
a forma di cadaveri.
Ma la sera si balla
in tutti i cortili e nelle piazze
al suono di vecchi grammofoni.
Sono le figlie dei vinti
che ballano coi vincitori.
E forse soltanto allora,
quando musiche e frastuono
uccidono il silenzio
anche nelle case,
la madre cui negato
portare il lutto
per il giovane figlio assassinato,
pu finalmente piangere.
Furono nostra dimora
in quella stagione,
le rovine di una stazione,
nostro tetto il cielo
nostro rifugio il nulla
nostro orologio il sole,
quel pallido sole di fine aprile,
quel sole di maggio
che fece fiorire
solo rose di sangue.
Giorni d' aprile,
giorni d' un maggio lontano,
quando entrerete nei libri di storia
che studiano i nostri nipoti?
Non ancora tempo che sappiano
come sono morti i tanti,
come sono sopravvissuti i pochi,
come abbiamo pregato,
come abbiamo pianto?
Alza gli occhi umidi al cielo
reclama fortemente
il tuo diritto alla Verit.
Una generazione pura
che baratt la vita
per la parola "Onore"
non dev' essere seppellita
sotto la segatura
come fanno i gatti
con le cose immonde.
Giorni d' aprile, giorni di un maggio
da troppo tempo passato,
abbiamo perdonato.
Ma quando potremo dimenticare
quelle atroci vicende trascorse?
Quando i nostri occhi si chiuderanno
l' ultima volta.
Forse, ma non vi certezza.
VECCHIEZZA
Tra le tue mani
sono una manciata di pongo
che un bambino
modella a suo capriccio.
Ero un abete.
adesso: un mucchio di sterpi.
Sulla mia faccia