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Capitolo 24 Venezuela e vendita fraudolenta della Istranka

Ero stanco della situazione. Provato da tante peripezie e colpi di scena imprevisti, decisi di partire
per il Venezuela per concedermi un periodo di riposo e distrarmi insieme a mia moglie.
Partimmo il 26 giugno 1988 e saremmo tornati in Europa nel febbraio dell89.
Da tempo Stefano Casiraghi, marito della Principessa di Monaco, mi aveva contattato per
acquistare la nave Istranka. Sapeva che era di mia propriet ma, senza la mia presenza, nessuno
poteva metterla in vendita. Gli mostrai il contratto che avevo stipulato con lArmatore che mi
offriva 4 milioni di dollari. Il prezzo era equo, anche perch avevo speso molti soldi per rimettere
in ordine nave e motori. Casiraghi me ne offr 3 dicendomi che ci avrebbe riflettuto. La questione
rimase in sospeso.
Decisi comunque di partire per lisola Margarita, in Venezuela, lasciando al mio legale lincarico di
portare a termine la questione dei pagamenti che avrei dovuto ricevere in qualit di Capitano della
nave. Per questo non vi erano problemi perch ero stato ascoltato dal giudice e gli avevo
dimostrato che le mie pretese di creditore privilegiato e chirografario erano legittime e che i soldi
ricavati dalla vendita al mio prestanome erano sufficienti per pagare la totalit della mia richiesta.
Rimasi daccordo con lavvocato che mi avrebbe comunicato in Venezuela il risultato della
sentenza che avrebbe avuto seguito con il pagamento di quanto dovutomi. A quel punto sarei
ritornato a Monaco per ricevere i denari di mia spettanza.
Prima di partire avvisai i due marinai rimasti a bordo della nave di non fare entrare nessuno, fatte
salve le persone interessate per Franco Ricci, e comunicai loro che avevo trattato la vendita della
nave. Ricci mi disse di partire tranquillo, la nave al mio rientro sarebbe stata certamente venduta.
Disposi che, se ci fosse stato un acquirente, questi doveva essere messo in contatto con Bremond,
un amico di unagenzia di Monaco, al quale avevo rilasciato mandato per trattare la pre-vendita
della nave, in attesa del mio ritorno. Lagenzia Bremond mi avrebbe avvisato in Venezuela ed io
sarei ritornato immediatamente per firmare il contratto di vendita e ricevere i denari nelle mie mani.

Quando partii ero sereno e fiducioso che nessuno poteva fare altri colpi di mano e comunque, per
qualsiasi evenienza, sarei ritornato a Monte Carlo immediatamente.
Trascorsi mesi sereni e
rigeneranti con mia moglie
Nicole. Lei adorava quelle
spiagge bianche con le
palme altissime che davano
allo scenario una bellezza
impressionante. Avevamo
affittato un piccolo villino
sul mare, vivevamo come
in un sogno: ero fiducioso
che tutto sarebbe andato per
il meglio. Nessuno poteva
sottrarmi la nave o
commettere altre truffe a
mio danno.
Prima di partire per questa
lunga vacanza, avevo sistemato le cose in modo tale che, senza la mia presenza, e la mia firma
davanti ad un funzionario dellAmbasciata inglese, la nave non poteva essere venduta perch la
societ proprietaria era registrata a Southampton e i proprietari della Societ Nicosind World
Market risultavano Carlotta al 99% e Gautier Nicole all 1% e amministratore della Nicosind,;
quindi mi sentivo tranquillissimo: senza la mia presenza, nessuno avrebbe potuto vendere la nave.
Nicole su una candida spiaggia dellisola Margarita (Venezuela)

Passammo magnifici momenti nellisola, tutto era semplicemente stupendo.
Col passare dei giorni avevamo fatto amicizia con un industriale italiano e sua moglie, che vivevano
a Caracas ed erano proprietari del villino accanto al nostro, che invece era in affitto.
Questa coppia veniva sullisola tutti i week end; poi arriv anche la loro figlia, una giovane
professoressa universitaria, che rimase a Margarita quattro mesi. Mia moglie fece amicizia anche
con lei e tutti insieme passavamo giornate indimenticabili tra baie ed insenature dellisola, pranzi e
cene in localini caratteristici a conduzione familiare, saziandoci di pesce ed ostriche appena pescate,
a cifre irrisorie, accompagnando il tutto con un buon bicchiere di vino.
Alcune sere particolarmente idilliache e romantiche, Nicole ed io, dopo aver cenato in qualche
piccolo tipico ristorante, ci sdraiavamo sulla sabbia dorata, ancora tiepida, a pochi metri dal mare,
mano nella mano, guardando il cielo pieno di stelle. La luna piena, immensa, quasi vicina a noi,
illuminava il mare con una lunga striscia argentata di luce che risaltava nella notte. Ci lasciavamo
andare entrambi accarezzati dalla lieve brezza del vento fino a sentirci in un mondo lontano, nel
nirvana, accanto a Dio.
Quelle serate particolari infondevano nei nostri cuori il desiderio di continuare a vivere in quel
luogo per stare sempre di pi vicini a quella natura che ci procurava sensazioni di bellezza infinita.
Ascoltavamo il leggero mormorio della risacca del mare quando veniva quasi a lambire i nostri
piedi per tornare indietro immediatamente, non ci saziavamo mai di quelle sensazioni che ci
facevano superare i confini terreni per farci perdere nellimmensit dello spirito divino.
Giacevamo cullati dal cielo e dalla sabbia che avvolgeva i nostri corpi e le nostre anime prigioniere
di quelle sensazioni mozzafiato. Il nostro unico desiderio era quello di rimanere per sempre in
quei luoghi che nutrivano la nostra anima facendo battere allunisono i nostri cuori.
In quel silenzio assoluto sentivamo soltanto il battito dei nostri cuori. Null altro. La nostra vita si
fermava sospesa nel desiderio di continuare a vivere allinfinito quei momenti paradisiaci.
Riuscivamo a non pensare pi a nulla. Le nostre menti erano svuotate e nel buio, stregati da quegli
incanti, fissavamo quel cielo stellato, cercando la nostra tra milioni di stelle, milioni di piccole luci
che punteggiavano le nostre notti romantiche.
Quelle sensazioni ci portavano in una dimensione ultraterrena, di bellezza incomparabile. A volte,
senza rendercene conto, pregavamo e quelle preghiere riuscivamo a farci comprendere la bellezza
della vita che Dio ci stava donando senza nulla chiedere in cambio.
No, non dimenticheremo mai quelle serate dove il nulla e il tutto ci proiettavano in un mondo non di
fantasia, ma di emozioni reali che univa le nostre anime in un inno alla vita.
Spesso mi domando perch dinnanzi a tanta bellezza gratuita, si debba vivere angosciati da infiniti
pensieri, in un mondo avido ed egoista, che non ci appartiene. La domanda rimaneva senza
risposta. Capivo soltanto una realt: si pu vivere damore con poco, la natura sufficiente per
riempire di bellezza infinita la nostra vita.
La nostra vacanza sarebbe finita, ma la decisione di ritornare in quei magici luoghi era stata presa:
sistemate le cose in Europa saremmo ritornati a vivere e morire tra i sogni e le realt che quei luoghi
trasmettevano ai nostri cuori e alle nostre anime.
Nella realt ci rendevamo conto di quanto la vita sullisola non costasse quasi nulla, di come non si
avessero ambizioni; anche il cibo era il pensiero minore e con pochi dollari si poteva vivere da gran
signori. E allora perch distruggere le nostre vite in luoghi diversi dove la vita era diventata un
inferno e una croce quotidiana ?
Laspetto economico non era da sottovalutare: in quel luogo la benzina costava 10 centesimi (di
dollaro) al litro, tutto costava meno della decima parte che in Europa. Al mercato il pesce ancora
vivo si comperava a mezzo dollaro al chilo. Ogni alimento era genuino, freschissimo e non costava
quasi nulla. Il filetto di carne costava mezzo dollaro al chilo.
Rimanemmo a Margarita otto mesi vivendo come delle persone straricche: tutto compreso, viaggio
aereo di andata e ritorno, automobile acquistata e rivenduta, indispensabile per coprire le distanze in
quei paradisi privi di mezzi, affitto del villino, ci costarono 6 mila dollari. In Europa ce ne
sarebbero voluti almeno 40.000 per vivere peggio e senza speranze di migliorare la propria vita.
Mia moglie ed io rimpiangemmo spesso quei periodi magici. Lei desiderava ardentemente
stabilirsi definitivamente in quellisola. Potevamo comprare una villa con 5-6 vani e garage con
40,000 dollari, e vivere bene con 400 dollari al mese.
Purtroppo dovevo risolvere il problema della nave e dei soldi che dovevo ricevere.
Decidemmo che al rientro a Monte Carlo si sarebbe liquidato tutto e, dopo la vendita della nave e il
recupero dei denari di mia spettanza dal Tribunale, si sarebbe ritornati in quellisola stupenda per
rimanervi tutta la vita.
Era un sogno realizzabile se il diavolo non si fosse frapposto tra noi e quel sogno.

Prima di partire ricevetti una lettera del mio avvocato di Monaco che mi diceva che tutto era a posto
e che la sentenza sarebbe stata emessa a breve. Avrei potuto ricevere le mie spettanze di
Comandante, e pagare gli stipendi allequipaggio con il denaro che il Tribunale mi assegnava dal
ricavato della vendita della nave.
Ci apprestammo a rientrare: sentivo il desiderio di controllare di persona ci che accadeva, anche
perch non avevo mai ricevuto notizie dal mio socio su eventuali acquirenti. Avevo telefonato io
un paio di volte e lui mi disse di stare tranquillo, che stava trattando la vendita della nave con
alcune persone interessate e che mi avrebbe fatto sapere se vi erano novit.
La cosa che mi stup di pi fu di non sapere pi nulla da Stefano Casiraghi che mi era sembrato
molto interessato allacquisto.
Rientrati a Roma con un volo diretto Caracas - Roma, mi recai subito a Monte Carlo a controllare la
nave, lasciando mia moglie e tutti i bagagli a Roma. Lavrei successivamente riportata a casa in
auto.
Giunsi a Monte Carlo il venerd e subito andai sulla nave dove trovai uno sconosciuto a bordo che
occupava la cabina del Capitano in plancia. La sua presenza mi stup e gli chiesi chi mai fosse. Si
trattava di La Mantia. Avevo gi sentito quel nome siciliano, amico di Ricci. Lo aveva lasciato a
bordo a controllare la nave per il weekend, essendo i marinai in permesso per quattro giorni. Ricci
era dovuto partire per la Sicilia per affari personali e sarebbe rientrato a Monte Carlo il luned. La
cosa non mi preoccup pi di tanto. Effettivamente sapevo che Ricci aveva molti contatti in
Sicilia per suoi affari di import- export .
Quel venerd non feci in tempo ad andare dal mio avvocato, ci sarei andato il luned successivo.
Non persi tempo. Partii subito per Roma dove mia moglie mi attendeva a casa di mia figlia.
Arrivai a Roma la sera tardi, molto provato dal viaggio Caracas - Roma, poi Roma - Nizza e poi in
macchina Monte Carlo - Roma.
Giusto il tempo per riprendermi dalle fatiche di questi spostamenti, ed il luned di buon mattino
partimmo per Monte Carlo con la vettura piena di bagagli.
Arrivammo al porto di Monaco intorno alle 13. Con immenso stupore non vidi pi la nave.
Chiesi informazioni al capitano della nave accanto. Mi rispose che lIstranka era partita il sabato
mattina allalba per destinazione ignota.
Mi recai immediatamente alla capitaneria di Porto dove mi dissero che a loro risultava che la nave
era stata venduta e un nuovo equipaggio era arrivato sabato mattina per partire con la nave con tutta
la documentazione in ordine.
Mi dissero anche che sulla nave, oltre lequipaggio, vi era il signor Franco Ricci.
Non capivo pi nulla: ero piombato nella disperazione pi nera. Mia moglie, al caldo, in macchina
mi attendeva ignara di tutto. Quando le raccontai quello che avevo appreso non voleva crederci e
si domandava come avessero mai fatto a partire con la nostra nave, era una cosa impossibile!
Questo era il mistero: come avevano fatto e perch non mi fu detto nulla?
Evidentemente non si aspettavano il mio ritorno e, quando appresero da La Mantia che mi ero
presentato sulla nave, senza perdere tempo, erano partiti non sapevo n per dove e n perch di tutto

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