Calderone ribollente in famelica disperazione Per ritrovare i sapori del Passato. Tu cerchi di proiettarti in avanti Sull’energia della Tua logica E di speranze non ancora idealizzate. Tu invochi la Tua storia Per rinvigorire le Tue fantasie. Ti avvinghi stretta al Tuo orgoglioso io Screpolato e corroso dalle intemperie. Ti sforzi di far crescere nuovi fiori Dalla putredine delle Tue tormentate memorie. I Tuoi giovani, annusati da squadre di cani al guinzaglio, Violentano-odiano nei Tuoi stadi Strisciati con allettamenti elettronici A premere morbidi e colorati bottoni di plastica. I Tuoi vecchi serpeggiano stancamente verso ministeri della sanità in rovina Dove i medici si trastullano con i moduli E riempiono schedine del totocalcio. I Tuoi vicini dell’Est— Arroganti, sordidi— Si aggrappano a Te Pretendendo rudemente ciò che bramano e credono dovuto. Tu, Europa, siedi imbalsamata— Impregnata dei succhi del Tuo spregevole tempo che fu. I Tuoi politici dilettanti spiegano bandiere E i loro poteri vergognano— Vergognano!— Questo Nostro mondo.