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19/8/2014 La poesia della Storia

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VISIONI
La poesia della Storia
Cristina Piccino, LOCARNO, 19.8.2014
Cinema. Si chiuso il festival di Locarno, la giuria con presidente
Gianfranco Rosi ha premiato i fuoriclasse Lav Diaz e Pedro Costa.
Un'edizione fragile con magnifiche sorprese: iKommunisten di Straub, Il
potere degli affetti di Helena Ignez
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La poesia della Storia
Kommunisten di Jean Marie Straub non era in gara a Locarno, forse, anzi sicuramente lo stesso regi-
sta non avr voluto al punto da presentare una copia lavoro in cui il puntiglio per la luce che attra-
versa il cinema di Straub e Huillet sembra quasi essere messo in secondo piano. La prima cosa che
ci dice Kommunisten che Straub pensa qui il suo cinema come un archivio personale da utilizzare
funzionalmente, cos che questo film diviene una lezione in cui i frammenti dei film del passato, pi
uno nuovo, in apertura, ispirato a Malraux (vedi accanto Rinaldo Censi) con la voce dello stesso
Straub (fuori campo) che interroga i comunisti in prigionia, possono essere utilizzati come materiale
di studio.
Kommunisten sono lui stesso e Danile Huillet, ma soprattutto quel loro cinema che ha attrave-
rsato il Novecento, i suoi conflitti e le sue impossibili utopie cercando nelle pieghe delle parole
e delle immagini che le tessevano quanto rimasto sospeso, nascosto, sepolto tra gli oblii imposti da
chi la Storia la scrive e la determina. Ogni pezzo di film ci porta in un terreno aperto, in un pass-
atoche ci appare attuale, perch quegli interrogativi sono rimasti senza risposta, se non quella di
unimmagine che con determinazione non smette di porli.
Lotta di classe, dunque, e resistenza; lotta al colonialismo che comincia in fabbrica un lungo piano
di occupazione nel Cairo che rivendica la propria indipendenza dagli inglesi laddove cominciato il
cinema. O forse anche il suo trucco, gli operai messi davanti alla macchina da presa dai fratelli
Lumire, padroni della fabbrica, potranno mai essere operai in lotta? Le masse rurali organizzano
attentati e sabotaggi, lavoratori, studenti, ufficiali, disoccupati manifestano uno accanto allaltro
nelle strade della capitale.
Le lacerazioni dei comunisti, i loro cambiamenti, un movimento che riflette le trasformazioni delle
societ. LItalia contadina di Operai contadini che piano piano si fa sedurre dalla fabbrica. LItalia
dei partigiani e dei fascisti, lEuropa del dopoguerra. Il genocidio ha prodotto per una sola gener-
azione ci che le classi subalterne hanno subito in secoli . Fortini/Cani, il nazismo e la violenza
delluomo sulluomo nellet moderna.
Cosa significa comunisti? Cosa nella Storia e cosa oggi in questo film che scompone la produzione
di senso storico senza retorica della convenienza? Il cinema di Straub costruisce un pensiero, e in
questo spazio dichiara la sua forza di resistenza, lessere cinema comunista che significa non piegato
alle celebrazioni dellideologia, e al corrispettivo di ci che si intende con malinteso impegno
o politicit delle immagini. Al contrario la sua libert porsi in contrasto con gli apparati domina-
ntim cercando la corrispondenza con la parola poetica, una nuvola, uno scorcio di cielo, le Alpi
apuane, un bosco. Straub ci riporta al Godard di Adieu au langage, rivisto in questi giorni, fino al
Pedro Costa di Cavalo Dinheiro, straubiano nel senso che anche Costa cerca la sua immagine nei
fuoricampo della narrazione, nella parola spogliata dallidelogia.
Proviamo a ritrovare le tracce di ci nelle visioni locarnesi lasciate ormai alle spalle, unedizione il
cui palmars finale della giuria guidata da Gianfranco Rosi appare impeccabile: Lav Diaz e le Filip-
pine negli anni Settanta del suo From What is Before, ancora la Storia intesa come ricerca di imma-
gini, di storie, e insieme rivendicazione di un immaginario. E, appunto, Pedro Costa, che erano per
i fuoriclasse in una competizione (gli unici possibili viene da dire, e a suo modo lo anche Listen up
Philips di Alex Ross Perry) assai fragile. Lo stesso vale per le altre sezioni forse troppi due con-
corsi? e questa fragilit caratterizzata da molte storie generazionali, perch i registi sono giovani
e perci parlano del proprio tempo e delle persone a loro vicine, non provoca rotture n sussulti.
Uno dei motivi che essere nel proprio tempo non significa assecondarlo, cosa che invece spesso
emerge da queste storie di nevrotici trentenni precari, persino ossessivi, che per limmagine acca-
rezza immergendoli in universi pieni di riferimenti noti, piacevoli, rassicuranti.
Mi piaciuta lingenuit dei fratelli brasiliani Ricardo e Luiz Pretti e di Pedro Diogenes. Prodotto col
crownfunding il loro film cerca lanarchia delle immagini e del cinema e della vita. Una dichiarazione
di resistenza che corre sulle onde di una radio clandestina, dalla quale i tre protagonisti incitano alla
lotta contro capitalismo e repressione a cominciare dalla sintassi delle proprie immagini. Com os
punhos cerrados si avvicina un po a quel cinema novo eccentrico, omaggiato con la proiezione di
Copacabana mon amor di Sganzerla, da cui (forse) deve ancora imparare il gusto ludico e festivo
ma questa sembra una caratteristica di quasi tutto il cinema di ricerca che viene coccolato adesso,
poca sensualit, superfici tonde, questa s laria dei tempi.
E invece senza nostalgia si pu dire Adieu au langage, e ogni volta mettersi in gioco. Ce lo mostra
Helena Ignez, musa del cinema novo brasiliano, regista di Poder dos Afetos, magnifico esempio di un
cinema politico e spregiudicato, la cui politicit si radica ancora una volta nellimmagine. E che
mischia dolcezza degli affetti, e il suo potere, femminismo e travestimenti coloratissimi da under-
ground di Jack Smith.
La storia di un amore, le parole di una vita passata, e la felicit di un bacio in primo piano. Ci sono le
voci di tanti personaggi irrequieti e anche misteriosi che sembrano alludere a un universo personale
e insieme alla trasformazione del pensiero. Helena Ignez tra corpi e colori ci porta in quel sogno in
cui si incontrano poesia, teatro, giochi dei bimbi, infanzia, giovinezza, vecchiaia. Unimmagine
eterna e pulsante che danza nel tempo e nello spazio. Nei vagabondaggi della giovane protagonista,
tra i riflessi di specchi, e un set che rivendica la sua irriverenza, vuve un cinema che scompiglia le
convenzioni. Con grazia, divertimento, amore.
2014 IL NUOVO MANIFESTO SOCIET COOP. EDITRICE

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