Metodo per Imparare il Canto Armonico di Stile KHOOMEI
Tran Quang Hai (Francia)
Negli ultimi 40 anni si sono prodotte un numero considerevole di ricerche riguardo questo peculiare fenomeno vocale, in particolare sulle modalit con le quali esso praticato in Mongolia e a Tuva. In mongolo e tuvano la parola KHOOMEI significa faringe, gola e KHOOMEILAKH la tecnica di produrre armonici vocali. Questa tecnica piuttosto insolita, che porta la voce umana ai suoi limiti, comporta la produzione simultanea di due suoni: un suono grave o fondamentale che ricco di armonici e la reminiscenza dello Jews harp[1] (motivo per cui questa tecnica anche chiamata Jews harp voice). Secondo i cantanti della Mongolia questa tecnica molto faticosa. Lesecutore deve tendere i muscoli e gonfiare le guance. Variando la pressione dellaria attraverso le corde vocali, il volume del cavo orale e la posizione della lingua, vengono ottenuti suoni diversi. In questo modo, armonici di diverse frequenze vengono prodotti formando melodie. La fondamentale viene prodotta nel retro della gola, passando attraverso il cavo orale e attraverso leccitazione delle labbra leggermente divise e in misura minore attraverso il naso.
DEFINIZIONE La maniera con la quale viene tradotta la parola Mongola o Tuvana non uniforme: HO-MI, H- MI (Vargyas, 1968), KHOMEI, KHMII (Bosson, 1964: 11), CHMEJ (Aksenov 1973: 12), CHMIJ (Vietze 1969: 15-16), XMIJ (Hamayon 1973; Tran Quang Hai 1980: 162). Ricercatori francesi hanno altri termini per descrivere questa peculiare tecnica vocale come per esempio CHANT DIPHONIQUE o BIPHONIQUE (Leipp 1971), Tran Quang Hai 1974, Gilles Leothaud 1989, VOIX GUIMBARDE, VOIX DEDOUBLEE (Helffer 1973, Hamayon 1973), e CHANT DIPHONIQUE SOLO (Marcel-Dubois 1979). Altri termini esistono in Inglese come SPLIT-TONE SINGING, THROAT SINGING, OVERTONE SINGING, e HARMONIC SINGING. In Germania chiamato ZWEISTIMMIGEN SOLOGESANG. In Italia CANTO DIFONICO O CANTO DIPLOFONICO. IL MIO METODO DI ADDESTRAMENTO
1. Intensificare la produzione vocale con una voce di gola 2. Pronunciare le lettere I e U collegandole insieme e ripetendo molte volte in un fiato. 3. Si faccia un suono nasale con la punta della lingua in posizione bassa. 4. In questo modo possibile mettere a fuoco la linea degli armonici superiori sia in ordine ascendente che discendente. Questa la prima tecnica, quella che io chiamo tecnica a una cavit. Ci piuttosto facile da fare e chiunque pu ottenere due suoni simultanei nel giro di un minuto di pratica. La seconda ricetta aiuter a produrre gli armonici chiari alla maniera dello stile Mongolo e Tuvano. Io chiamo questa tecnica a due cavit. 1. Si emetta il suono vocalico E pi lungo possibile. 2. Si pronunci la lettera L. Mantenere la posizione con la punta della lingua che tocca il palato. In questa posizione la bocca divisa in due cavit, una davanti e una dietro. 3. Si pronunci prima LAANG per diverse volte (primo esercizio) e poi LOONG per altrettante (secondo esercizio). Quando gli armonici sono udibili si canti tenendo la lingua contro il palato e contemporaneamente cambiando la forma della bocca come per pronunciare le vocali da A a O e successivamente da O a A eseguendolo molte volte in un fiato. 4. Si faccia un suono nasale. 5. In questa maniera si pu produrre chiaramente la serie di armonici in stile Mongolo. Per i principianti gli armonici dellaccordo perfetto (Do, Mi, Sol, Do) sono facili da ottenere. Comunque, un allenamento particolarmente duro necessario per ottenere scale pentatoniche. Ogni persona ha la sua altezza favorita che labilita a produrre una maggiore gamma di parziali. Questa fondamentale favorita varia secondo le qualita della voce del singolo cantante. NUOVI ESPERIMENTI DI CANTO ARMONICO Altri esperimenti dai quali ho appreso che possibile ottenere due suoni simultaneamente in tre diversi modi: 1. nel primo modo la lingua abbassata o leggermente curva, senza mai toccare in alcun modo il palato, e solo le labbra muovono il cavo orale. Con questa modalit del cavo orale, questa volta diviso in ununica cavit, possibile udire le parziali ma deboli e gli armonici pi acuti non superano i 1200Hz. 2. La tecnica di base del secondo metodo descritta sopra. Comunque, invece di tenere la bocca mezzo aperta tenuta quasi chiusa con le labbra tirate indietro e molto strette. Perch le parziali siano molto chiare, la posizione delle labbra deve variare allo stesso tempo della lingua. Quando le parziali sono molto chiare e distinte allora la tecnica esaurita. Gli armonici acuti possono arrivare alla zona dei 2600 Hz. 3. Nel terzo metodo la lingua abbassata, e i denti stringono la lingua mentre si cantano le vocali U e I, con la contrazione delladdome e dei muscoli della gola. Gli armonici pi acuti possono giungere a 4200Hz. Altri nuovi esperimenti che ho iniziato a mostrare che io posso mantenere larmonico allo stesso livello di frequenza usato come nota tenuta e cambiare la linea delle fondamentali (per esempio Do, Fa, Sol, Do). Sono anche riuscito a creare una linea di fondamentali e una di armonici che muovono contemporaneamente in direzioni opposte. In altre parole io produco una linea fondamentale ascendente e, allo stesso tempo, una linea discendente di armonici. Leffetto armonico piuttosto inusuale ed eccezionale. Il canto armonico praticato anche da numerosi gruppi (Oirat, Khakass, Gorno-Altai, Bashkir, Tuvin, Kalmuk) etnici al confine tra la Repubblica Russa e la Mongolia. In Rajasthan (India), in Taiwan presso il gruppo etnico Bunun, in Tibet presso i monaci dei monasteri Gyuto e Gyume, in Sud Africa presso la popolazione degli Xhosa, la pratica del canto armonico nota e ovunque registrata. Bibliografia AKSENOV, A.N. 1973: "Tuvin Folk Music", Journal of the Society for Asian Music 4(2):7-18, New York. HAMAYON, R. 1980: "Mongol Music", New Grove's Dictionary of Music and Musicians 12: 482- 485, Stanley Sadie (d), MacMillan Publishers,Londres. LANERI, R. 1983: "Vocal Techniques of Overtone Production",NPCA Quarterly Journal 12(2-3): 26-30. LEIPP, E. 1971: "Considration acoustique sur le chant diphonique", Bulletin du Groupe d'Acoustique Musicale 58: 1-10, Paris.. LEOTHAUD, G. 1989: "Considrations acoustiques et musicales sur le chant diphonique", Le chant diphonique, dossier n 1: 17-43, Institut de la Voix, Limoges. 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