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Arousal, Stress, Ansia e loro relazione con la


Performance
Pietro Delfini
Arousal - Attivazione e Attenzione
Abbiamo gi considerato, nel corso delle lezioni di Psicologia al primo anno, il
concetto di arousal prodotto dai segnali di discrepanza come linsieme di
reazioni del sistema nervoso centrale rispetto a caratteristiche nuove dello
stimolo e quello di attenzione come il processo attraverso il quale viene
selezionata linformazione dallambiente.
Detto in altri termini, larousal sarebbe una situazione preliminare che consente
di configurare una sorta di preallarme come risposta ad uno stimolo discrepante,
che attiva i meccanismi pre-attentivi (segregazione delle unit figurali), per mettere
poi in risalto gli aspetti complessivi della realt fisica, in modo grossolano, in
parallelo.
Il successivo processo (attenzione) di orientamento dei meccanismi
analizzatori ad una circoscritta porzione del campo percettivo (attenzione focale)
1

produce (attraverso la scelta delle
caratteristiche significative per quel
soggetto, in quel momento e in quel
contesto) la realt fenomenica o lesistenza
fenomenica di oggetti che, in seguito,
saranno interpretati e perfezionati da altre
funzioni.
Abbiamo anche rilevato il contributo delle sensazioni soggettive, di motivazioni
e di emozioni nellinnesco del meccanismo di attivazione, il quale dipenderebbe
dallo stato, dalle aspettative, dalla configurazione e dallorganizzazione del
cervello che viene stimolato dal nuovo input.

1
Si ricorda che Neisser considera lattenzione focale come un aspetto della elaborazione
dellinformazione; un processo in parallelo, olistico, che separa, dagli altri, ogni oggetto
percepito nella sua interezza.
Larousal sarebbe una risposta
immediata a stimoli ambientali,
mentre lattivazione va intesa come
la prontezza a rispondere
dellorganismo.


2
Per dirla con Sanders
2
(1983) larousal viene definito come la risposta
immediata dellorganismo ad uno stimolo, in modo da poter attivare i processi
attentivi; mentre lattivazione viene definita come la prontezza a rispondere
dellorganismo.
In realt i due termini vengono spesso usati come sinonimi; infatti, secondo
Cashmore
3
, larousal va considerato come una diffusa configurazione di attivit
sia fisiologiche che cognitive, che ci preparano allo svolgimento di un compito,

- Adrenalina
Innalzando il livello di attivazione, latleta innescherebbe dunque un
meccanismo che lo predispone allazione, in uno stato di allerta, di predisposizio
ne e prontezza a rispondere, favorito dalle secrezioni ormonali (adrenaline rush)
di cui le emozioni rappresentano linterpretazione soggettiva.
Ladrenalina un ormone secreto dalla midollare del surrene, da cui il nome
(dal latino: ad renal), che influisce su ogni distretto del corpo, disponendolo alle
reazioni di attacco o fuga, in particolare
4
:
1. stimolando il rilascio, da parte del fegato, nel torrente sanguigno, del
glicogeno (il carburante per i muscoli e per il cervello),
2. aumentando il flusso del sangue al cuore, al cervello e agli arti e provocando
vasocostrizione negli organi addominali e nella cute (affinch il sangue sia
dirottato nei distretti dove serve nellimmediato, per lattacco o per la fuga),
3. facendo diminuire la fatica,
4. favorendo la fluidificazione del sangue (e quindi il pi rapido scorrimento),
5. facilitando il rilascio di sangue ossigenato dai polmoni, inoltre:
6. la pupilla si dilata,

2
In: Hardy, L., Jones, G., Gould, D., 1996, Understanding psychological preparation for
sport, John Wiley & Sons, Chichester, p.125.


2
Cashmore, E., 2002, Sport psychology the key concepts, Routledge, London. p. 27.
2
Cashmore, cit., p. 9.


3
7. aumenta la ventilazione polmonare, facilitando la dispersione del calore
interno prodotto dallincremento di attivit, soprattutto di quella muscolare.
Si tratta, in pratica, degli effetti della stimolazione della parte simpatica del
sistema nervoso autonomo detta anche adrenergica.
Si pensi alla comune sensazione di paura di fronte al pericolo, ad esempio: la
gazzella che ha avvertito la presenza del leone (reazione di fuga):
le pupille si dilatano e tutti i sensi sono tesi a percepire ogni minimo segnale
dallambiente;
la vasocostrizione cutanea fa rizzare i peli e i capelli;
il sangue, sottratto alla cute e agli organi addominali, affluisce tutto ai
muscoli che debbono affrontare lemergenza e al cuore che ne deve
pompare di pi e con pi frequenza (la gazzella scappa);
nel torrente sanguigno facilitato il rilascio del glicogeno (il combustibile o
nutrimento per i muscoli e per il cervello):
il sangue si fluidifica e pu, quindi, scorrere con maggiore facilit per
arrivare dove serve (cuore, polmoni, muscoli);
aumenta la ventilazione polmonare (frequenza del respiro, quantit di aria
immessa nei polmoni) e viene facilitata la dispersione del calore prodotto
dalle contrazioni muscolari;
altres facilitato il rilascio di sangue ricco di ossigeno (il comburente) dai
polmoni;
diminuisce la fatica in funzione del maggiore trasporto da parte del sangue
delle scorie della contrazioni muscolari (acido lattico), oltre agli effetti sugli
altri ormoni.
Anche il leone (reazione di attacco) sottoposto alle medesime modificazioni
fisiologiche.
Sia per la gazzella che per il leone, le reazioni indotte dallattivazione del
sistema simpatico hanno un chiaro significato per la sopravvivenza dellindividuo:
per la gazzella, se riuscir a scappare, per il leone, se riuscir a raggiungerla e a
mangiare.
4
Ovviamente, c una continua interazione tra la parte pi arcaica del nostro
cervello (il cervello rettiliano), dove risiedono le strutture responsabili delle
elaborazioni delle informazioni che innescano le reazioni emotive, e la corteccia
cerebrale, la struttura pi recente ed evoluta deputata alle operazioni logiche
allelaborazione delle informazioni, alle decisioni e alla gestione del movimento.
Tuttavia le reazioni psicofisiologiche di allarme dellorganismo tipiche della
paura scattano prima, e in maniera autonoma, dellattivazione delle zone pi
evolute del cervello. Ci significa che la prima sensazione di paura molto pi
rapida di ogni nostro pensiero ed elaborazione mentale. Questo .. di fronte ad
un pericolo scatena quelle reazioni immediate che spesso ci salvano la vita, ed
quindi un dispositivo naturale che sarebbe decisamente rischioso non possedere
5
. Ma un meccanismo pericoloso, che pu portare fuori del controllo della parte
razionale della nostra mente, che, a quel punto, ritiene di non poterlo pi
governare.
A proposito del ruolo giocato dalle emozioni, Cashmore riporta (cit., p. 10) il caso
di una madre che pesava meno di 66 kg, la quale sollev una station wagon
pesante 1633 kg, perch il figlio vi era rimasto intrappolato. In condizioni normali
limpresa non sarebbe stata possibile neanche per un uomo, pesante pi del
doppio della donna e che praticasse il sollevamento pesi.

- Paura e Coraggio
Sono quindi il rischio e la sua interpretazione (la paura), che innescherebbero il
meccanismo di attivazione o arousal, tramite linnalzamento del livello di
adrenalina circolante.
Sappiamo che, entro certi limiti e con ampie variazioni da sport a sport e da
individuo ad individuo, linnalzamento del livello di adrenalina (reazione di paura)

5
: Nardone, G., 2005, Non c notte che non veda il giorno, TEA, Milano, p. 16.


6
Per una trattazione meno superficiale dellargomento, soprattutto in relazione alle
complesse azioni e reazioni neurofisiologiche, si veda il capitolo 1 La mente che si
intrappola: anatomia del panico in : Nardone, G., 2005.

5
pu favorire, tramite laumento del livello di attivazione, il sintonizzarsi con le
situazioni rischiose di gara
6
.
Ma la paura non deve sopraffare latleta, altrimenti i pensieri negativi, che sono
il correlato mentale di questa emozione, creeranno un loop a feedback positivo
(sempre pi di prima) che provocheranno un esito paradossale: accanto
allaumento di attivazione non si verifica un aumento della possibilit di
prestazione, ma una progressiva paralisi e impossibilit di qualsiasi iniziativa
provocata dalla totale invasione della mente da parte dei pensieri negativi, fino al
blocco totale, al pnico pi completo e invalidante.
7

Latleta deve allora sapere che:
1. la paura un sentimento umano e fisiologico
2. pu essere utile, entro certi limiti
3. va opportunamente gestita e, in qualche
misura, stimolata
4. anche il suo avversario sta provando il
medesimo sentimento
5. il suo vantaggio potrebbero consistere in questa consapevolezza (non
detto che il suo avversario sia stato informato di questo fatto apparentemente
banale),
6. non si deve aver paura di parlare della propria paura.
Deve anche sapere che chi non ha (o chi dice di non avere) paura:
a) non un coraggioso, ma un incosciente, in quanto non consapevole del
rischio o del pericolo, ovvero solo chi ha avuto paura pu essere
coraggioso, il resto incoscienza (Sri Yukteswar)
8
.
b) oppure sta mentendo,
Infatti.


7
Tagore. R., in : AA.VV., 1987, Piccolo breviario per affrontare la paura, Gribaudi, Torino.
8
Citato in: Nardone, G., 2005, p. 61.

La lezione pi importante che
luomo possa imparare in vita
non che al mondo esiste la
paura, ma che dipende da noi
trarne profitto e che ci
consentito tramutarla in
coraggio (R. Tagore, cit. in
Nardone, G., 2005, p. 117).

6
il coraggio non consiste nel non provare paura in situazioni di rischio,
ma consiste nella consapevolezza della propria paura e nella decisione e
capacit di affrontarla. Guarda la paura in faccia e questa cesser di
turbarti (Sri Yukteswar, ibidem),
o, come afferma M. Bontempelli: il coraggio non altro che la paura vinta.
stato gi accennato come sia possibile intervenire, per evitare che larousal e
lattivazione prendano il sopravvento, innescando, con un meccanismo a feedback
positivo, dei comportamenti di fuga o delle reazioni di panico,
Abbiamo considerato, nellultima parte della lezione dedicata alla personalit
vincente, i vantaggi connessi al pensare positivo.
Latleta pu imparare a pensare positivo, a mettere in secondo piano i pensieri
negativi, a rievocare le sensazioni di flow
9
, ma tutto questo possibile a
condizione che egli diventi parte attiva e si impegni nellallenamento di queste
capacit, n pi n meno di come si impegna a migliorare la tecnica, la forza, la
resistenza, la velocit, etc.
In altri termini, pu imparare lottimismo, che non , come molti credono, un
tratto della propria personalit indelebile, un destino scritto sul proprio corredo
genetico, ma una modalit che pu essere insegnata, appresa e migliorata
10
.

- Rapporti tra arousal e prestazione
Purtroppo, fino alla fine del secolo scorso, la Sportpsicologia (Psicologia
applicata allo Sport) non stata in grado di fornire risposte univoche, non
contraddittorie, ma si stanno facendo continuamente indiscutibili progressi.
Oggi, nei lavori scientifici si nota una maggiore attenzione alla definizione
operazionale
11
delle grandezze, al rigore metodologico e alla descrizione degli
ambiti di intervento.

9
Si veda il capitolo sulla Personalit vincente, p. 13.
10
Si veda: Seligman, M.E.P., 1996, Imparare lottimismo, Giunti, Fi
11
Si dice che di una grandezza viene data una definizione operazionale quando, insieme
ad essa, vengono dichiarati gli strumenti, i metodi e le unit di misura della grandezza
medesima.


8
Secondo la definizione di Duffy, 1962, larousal stato considerato una risposta
unidimensionale di attivazione, che prepara lorganismo allazione ossia una sorta di
7
Ad esempio, il concetto di arousal inteso come una risposta di attivazione
unidimensionale
12
, come nellipotesi della inverted U di Yerks e Dodson (1908),
descrive una relazione curvilinea tra la prestazione e larousal, a forma di U
capovolta.
Yerks e Dodson hanno ipotizzato che la prestazione potesse aumentare fino al
suo massimo con lincremento dellarousal; successivamente un suo ulteriore
incremento provocher un decremento della performance fino al fallimento.
Numerose critiche sono state in seguito formulate nella seconda met del
secolo scorso, soprattutto in ordine alla difficolt di operazionalizzazione delle due
grandezze arousal e attivazione.

Ipotesi della U capovolta


alta

Performance




bassa


basso Arousal alto

Altri ricercatori come Neiss (1988), invece, si resero conto della necessit di
considerare larousal come una configurazione di differenti parametri fisiologici.
Se tale configurazione congrua rispetto al compito in esecuzione, allora, molto
probabilmente, la prestazione sar eseguita; in caso contrario si andr incontro al
fallimento (ibidem).
Neiss (1988) ha proposto che fosse abbandonata; infatti:

semplice costrutto unitario, che d conto sia di fattori comportamentali, che fisiologici,
come pure di quelli cognitivi. Molti ricercatori, comunque, hanno arguito che questa fosse
una semplicistica concettualizzazione di reazioni pi complesse in: Woodman, T.,
Hardy, L. Stress and Anxiety, in: Singer, R.N., Hausenblas, H.A., Janelle, C. M., 2001,
Handbook of sport psychology, John Wiley & Sons, New York, p. 294.


8
non pu funzionare come unipotesi causale, ovvero non fornisce una
spiegazione di come lattivazione influenzi la performance;
nasconde le sottostanti differenze individuali, perch non permette una
stima della situazione cognitiva del soggetto;
la sua forma simmetrica appare del tutto irrealistica in una concreta
situazione competitiva, dal momento che, quando un atleta abbia superato
il top della curva, poco probabile che riesca a rimettersi in carreggiata
soltanto con una modesta riduzione dellarousal.
Le suddette ed ulteriori altre considerazioni hanno rimesso in discussione
lipotesi della U capovolta.
- Il livello ottimale di attivazione -
Si potuto constatare che unattivazione elevata si traduce in una migliore
performance, se latleta possiede un elevato livello di abilit, ma, se questo
livello insufficiente, allora un alto livello di attivazione produrr un decremento
della prestazione.
Una notevole variabilit viene poi registrata, nel livello di attivazione ottimale,
rispetto a sport differenti.
Ad esempio, negli sport di precisione come il tiro (arco, pistola, carabina,
freccette) o nei salti e lanci dellatletica leggera, che sono sport basati
prevalentemente su abilit definite (closed skill), si raggiunge (generalmente e
fatte salve le variabilit individuali) la migliore prestazione, con un pi basso
livello di attivazione, mentre nel pugilato, nella scherma (e negli sport di
opposizione individuali e di squadra, in genere) e nelle corse di velocit, che
sono sport basati prevalentemente su abilit aperte (open skill), di solito
necessario raggiungere un elevato livello di attivazione.
Naturalmente, vanno poi tenute in considerazione le variabilit interindividuali,
quelle allinterno della medesima disciplina sportiva e anche quelle intraindividuali.
Ad esempio un campione di golf, quando mette in buca da breve distanza, fa
appello ad un modesto livello di attivazione, mentre nellesecuzione di un drive,
che implica oltre allattivit cognitiva anche un notevole impegno muscolare,
probabilmente far ricorso a una maggiore quantit di attivazione.
9

- La paura di perdere -
Numerosi casi hanno dimostrato che atleti, che, si trovano ad un passo dalla
vittoria con un notevole distacco di punti (es.: 5 2 e 40 0, nel set conclusivo di
una partita di tennis; o 14 4, in un assalto di sciabola o al tie break di
pallavolo), improvvisamente fanno registrare un calo di concentrazione (ridotta
percezione del rischio di perdere) o sembrano in preda dellansia connessa con la
paura di perdere
13
, ovvero, con il timore di non farcela pi a sostenere il ritorno
di un avversario, che non ha pi nulla da perdere e, quindi, getta nella mischia
riserve insospettate di energia, mentre le proprie sono state tutte esaurite nello
sforzo prodotto per conquistare il vantaggio:
come un corridore automobilista che, giunto in vista del traguardo, ritenendo
di non avere sufficiente carburante (ha paura di rimanere senza) o, avendolo
finito del tutto, tenta di raggiungere la meta in folle, mentre lavversario, pur con
un notevole distacco iniziale, effettua una rimonta sorprendente e spesso
coronata da successo.
Non c, per solo lattivazione a giocare un ruolo determinante sulla
prestazione.
Le ricerche hanno, infatti, evidenziato che gli atleti di alto livello si trovano a
dover fronteggiare un ampio spettro di eventi stressanti.
Questi includono:
problemi interpersonali (con la squadra o lallenatore),
aspetti economici,
mancanza di supporto sociale,
criteri di selezione problematici ed

13
Non si tratta di nikefobia (paura di vincere): almeno per quanto concerne lesperienza
del sottoscritto. In venticinque anni di attivit come psicologo dello sport non mi mai
capitato di incontrare un atleta di livello olimpico che avesse dichiarato di esserne stato
affetto. La nikefobia un neologismo suggestivo, introdotto da chi voleva far intendere
che oltre a sapere di greco e di latino era in grado di affrontare e guarire tale patologia.
10
altri fattori personali
14
.

14
Woodman, T., Hardy, L. Stress and Anxiety, in: Singer, R.N:, Hausenblas, H.A.,
Janelle, C. M., 2001, Handbook of sport psychology, John Wiley & Sons, New York, p.
292.
11
Stress .
Jones (1990) lo ha definito come una situazione in cui vengono fatte alcune
richieste allindividuo, a cui, successivamente viene imposto di reagire in modo da
essere in grado di fronteggiare la situazione.
15

Nel linguaggio comune il termine viene usato per definire indifferentemente sia
lagente stressante che la reazione dellorganismo a tale stimolo.
Secondo Cashmore (cit., p. 249), invece, una forza o una pressione che
comprime o d impulso e che provoca un significativo cambiamento nel sistema.
In questa accezione la definizione di stress diviene simile a quello che Hans
Selye per primo formul negli anni 30, influenzato dalla teoria omeostatica di W.
Cannon e da quella dellambiente interiore di C. Bernard. Per Selye, infatti, lo
stress pu essere identificato in uno stato di lotta dellorganismo tutto teso a
difendere le proprie costanti omeostatiche, quando intervengano stimoli esterni
(stressor) a perturbarle (sindrome generale di adattamento) o, a partire dalla
condizione di stress strisciante e non coscientemente rilevabile, nello sviluppo di
un vero e proprio stato patologico (sindrome di esaurimento).
Questa definizione riveste unimportanza decisiva per lo sport.
La prima parte, infatti, stata presa a supporto teorico della nozione di
allenamento, infatti uno stimolo, per essere percepito come tale, deve essere di
entit almeno leggermente superiore rispetto allo stato richiesto dalle normali
attivit dellorganismo.
Adattandosi al nuovo, lorganismo si mette in grado di rispondere ad uno
stimolo ulteriore, ma ad un livello pi alto.
Da un adattamento al successivo, che si verifica se gli stimoli (allenanti) sono
gradualmente pi elevati, in successione continua e progressiva, si arriver a
poter esprimere il massimo delle capacit consentite dal patrimonio genetico e
dallo sviluppo personale.
Naturalmente vanno rispettate le pause di recupero tra uno stimolo e laltro.
Tali pause dovranno essere di lunghezza tale da consentire allorganismo di
mettere in atto i processi di adattamento (compensazione).

15
Woodman, T., Hardy, L., cit. p. 290.
12
Esse non dovranno, per, essere troppo lunghe, altrimenti lorganismo ritorna
alla fase precedente e lo stimolo, che sarebbe stato allenante, se somministrato al
tempo giusto, pu diventare troppo intenso, perch tarato per condizioni da cui
lorganismo regredito.
Il nuovo stimolo non dovr, comunque, essere troppo intenso, n somministrato
durante la fase di compensazione, altrimenti lorganismo che ha gi mobilizzato
tutte le proprie risorse ed , quindi, in stato di lotta (stress) per fronteggiare il
precedente, non in grado di sostenere un carico ulteriore e, con molta
probabilit, scivola nella fase di esaurimento ossia nel superallenamento.
Ho sfiorato questo argomento non tanto per invadere altro ambito disciplinare,
quanto per mettere in evidenza i correlati psicologici dello stress, soprattutto
quando esso si evidenzia come sindrome di esaurimento o distress e in
considerazione del fatto che ci stiamo occupando di Psicologia applicata allo
sport.

- Superallenamento -
Quando, infatti, gli stimoli stressanti (stressor) vengono percepiti come
minacciosi (superiori alle proprie capacit di fronteggiarli) o quando provocano un
innalzamento dellarousal al di sopra dei livelli normali - effetto probabilmente
provocato da una eccessiva
16
preparazione alla gara (superallenamento) -
facilmente viene suscitato uno stato di ansia.
In altri termini, se lo stimolo supera, per quantit e per intensit o frequenza, la
capacit di adattamento dellatleta, questi entra nella cosiddetta fase di
esaurimento (distress), che nellatleta si manifesta come stato di
superallenamento
17
(overtraining) .
Ci accade perch viene compromessa la capacit dellorganismo di
rispondere in modo positivo, vale a dire adattandosi, che significa mettersi in
grado di reagire ad un nuovo stimolo gradualmente pi intenso.

16
Si sottolinea che i mezzi di allenamento vanno dosati rispetto alla quantit e alla qualit:
il termine eccessivo si riferisce, perci, al numero di esercitazioni e/o alla loro intensit.
17
Cashmore, cit. p. 186
13
Il superallenamento si manifesta con una serie di sintomi
18
: stanchezza,
irritabilit, diminuzione dellefficienza del sistema immunitario, nausea, eccessiva e
repentina perdita di peso, dolori articolari e muscolari, ripetuti infortuni da
sovraccarico (come spaccature della pelle, infrazioni ossee e tendinee), riduzione
della densit ossea, maggiore incidenza di crampi muscolari (sia per la perdita di
sali minerali, che per ricupero e metabolizzazione mancati o incompleti delle
scorie della fatica) e un tempo pi lungo per il raggiungimento dello stato di forma.
Il superallenamento si verifica in genere quando latleta vuole accorciare i
tempi (e quindi aumenta le quantit e le frequenze degli stimoli allenanti) e anche
quando, raggiunto il top delle proprie possibilit, sperimentando una combinazione
di entusiasmo e voglia di migliorare, non si arrende
19
e ritiene di poter superare il
proprio limite incrementando, ulteriormente e nellimmediato, le dosi di
allenamento (a quel punto dovrebbe, invece, mantenere lo stato di forma pi a
lungo possibile con allenamenti mirati).
Gli atleti avveduti, al contrario, sanno che il superamento dei limiti personali
(record o capacit tecnico tattiche) pu essere frutto soltanto di unorganizzazione
dellallenamento a lunga scadenza, tenendo conto delle proprie possibilit
evolutive.

18
si confronti: Cashmore, cit. p. 186.
19
Qualcosa del genere stato osservato in gare di maratona. In genere, dopo aver
superato la fase pi critica della gara, quando mancano pochi chilometri al traguardo,
alcuni di essi sperimentano una sorta di euforia definita endorphin high o runners
high (euforia del fondista), che li spinge a impegnarsi oltre le loro effettive possibilit, con
esiti a volte favorevoli, ma, solitamente, negativi; in altri termini, scoppiano prima della fine
della gara.
Murphy, M. H., in Kremer, J. e Scully, D., 1994, Psychology in Sport, Taylor & Francis,
London,, p. 177, riferisce che linteresse degli sport scienziati stato sollecitato dal fatto
che, in seguito alla scoperta, negli anni 70, di un gruppo di sostanze chimiche endogene
chiamate endorfine, lopinione pubblica, i media e la letteratura non scientifica davano
per scontato il fatto che il loro livello potesse essere elevato con lesercizio fisico e, di
conseguenza, che ci conducesse a un innalzamento del tono dellumore. Il ruolo
dellattivit sessuale, dellassunzione di cibo o di alcool nel far aumentare il livello delle
endorfine ha fatto s che esse fossero denominate i peptidi del piacere. Molti ricercatori
hanno poi dimostrato che lesercizio fisico provoca un significativo incremento nella
quantit di endorfine rilasciate dalla ghiandola pituitaria ed immesse nel torrente
sanguigno (Farrell et al., 1987). Le effettive conseguenze del rilascio di tale maggiore
quantit nel sangue sono, per, tuttaltro che definitivamente dimostrate.


20
Cashmore, cit. p. 241.

14
La conseguenza di uno stato di superallenamento dunque una stasi
(staleness) nella performance o, peggio un suo drammatico decremento
20

(slump), che conduce, inevitabilmente, ad un declino della motivazione e della
confidence (fiducia nei propri mezzi).
Accanto agli interventi classici messi in atto dagli allenatori avveduti
(sospensione dellallenamento per i tempi necessari al pieno ricupero) pu essere
previsto un intervento psicologico teso a distogliere latleta dalle preoccupazioni e
dallansia della gara imminente, tramite tecniche di rilassamento, di ristrutturazione
cognitiva dellevento e di ricupero della confidence.

Ansia
Pu essere un effetto dello stress (talvolta ne causa).
considerata come unemozione spiacevole.
Generalmente i ricercatori hanno considerato lansia come differenziata
secondo due aspetti:
- uno stato dansia (ansia di stato), inteso come una risposta individuale a una
specifica situazione minacciosa;
- un tratto dansia (ansia di tratto), inteso come una disposizione generale a
rispondere a differenti situazioni con un alto livello di ansia.
In realt poi, nelle ricerche nel campo della Sportpsicologia i due aspetti si
sono in genere sovrapposti o non sono state differenziate le rispettive modalit
investigative.
stata per operata una distinzione tra la sua componente mentale (ansia
cognitiva o preoccupazione) e quella corporea (ansia somatica o fisiologica),
anche se queste due componenti sono state considerate come correlate in un
unico costrutto.
Infatti, Martens e coll. (1980) hanno costruito uno strumento (CSAI) che
pretendeva di misurarle tramite risposte dei soggetti al questionario. Lo CSAI
stato fatto segno a numerose critiche, a causa dellevidente ambigua pretesa di


15
misurare la personale percezione dei sintomi dellansia o la reale consistenza dei
sintomi medesimi.
Il successivo questionario (CSAI 2, 1990) non ha avuto migliore fortuna;
infatti, lanalisi fattoriale condotta dagli stessi Martens e collaboratori sugli item
del questionario hanno messo in luce che effettivamente lansia cognitiva
articolata in due fattori: le risposte agli item negativi (che configuravano la vera e
propria ansia cognitiva) e le risposte agli item positivi (o self confidence).
Ora, visto che i due medesimi fattori emergono, dallanalisi fattoriale come
ortogonali (vale a dire indipendenti), piuttosto sorprendente che Martens et al. si
ostinino a considerarli tra loro dipendenti.
21

Yury Hanin , negli anni 70, nel tentativo di superare lipotesi della U capovolta
ha elaborato la teoria dellIndividual zone of Optimal Functioning (IZOF).
Il concetto guida di questa teoria che ogni atleta esprime un livello ottimale
(che va stabilito individualmente) di ansia relativa alla prestazione, allinterno del
quale presumibilmente potr ottenere la sua massima prestazione.
LIZOF permette di valutare lesperienza emozionale del soggetto impegnato in
una prestazione sportiva di alto livello e i relativi effetti prodotti sulla prestazione
dalle emozioni positive e negative.
Lapplicazione dellIZOF ha fatto registrare incoraggianti risultati sul piano
applicativo.
Non si , per, dimostrato altrettanto affidabile quando si cercato di verificare
lattendibilit dei suoi assunti teorici, dal momento che:
1. basato su una concezione unidimensionale
22
dellansia, malgrado
recenti ricerche abbiano dimostrato il contrario;
2. costituisce una teoria delle differenze individuali senza alcuna variabile
concernente le differenze individuali.
23

I ricercatori sono stati allora indotti ad elaborare la Teoria
multidimensionale dellansia, in considerazione principalmente di due fattori:

21
Woodman, T., Hardy, L., cit. p. 296.
22
In realt Hanin non parla di ansia, ma di zona individuale o campo di valori (emozioni
positive e negative) allinterno dei quali possibile fornire la migliore prestazione.
23
Woodman, T., Hardy, L., cit. p. 295.
16
le carenze evidenziate dalle precedenti ipotesi e teorie e
gli studi di Hardy su giocatori di golf, che avevano messo in luce che la
self-confidence spiegava la variazione della performance di pi e di
meno (al di sopra e al di sotto della rispettiva varianza) di quanto
potevano spiegare lansia cognitiva e lansia somatica e perci lansia
cognitiva e la self-confidence non potevano considerarsi estremi di un
continuum lineare.
Lipotesi fondamentale su cui si basa la Teoria multidimensionale che gli
atleti ottengono la loro migliore prestazione quando fanno registrare:
1. un basso livello di ansia cognitiva,
2. un alto livello di self-confidence,
3. un moderato livello di ansia somatica (o fisiologica).
Le ricerche, per, anche nel caso di questa teoria, non hanno fornito i riscontri
attesi.
24


- Il Modello delle catastrofi
Linsoddisfazione derivata, ma anche limpossibilit di arrivare con la ricerca a dati
omogenei, inconfutabili, ripetibili spinsero Lew Hardy e associati a proporre un
concernente lansia e la performance, nel tentativo di far luce sulle relazioni tra
ansia cognitiva, attivazione fisiologica e performance (Fazey e Hardy, !988;
Hardy, 1990)
25
.
Le principali caratteristiche di questo modello sono che esso:
1. considera come variabile predittiva della performance larousal fisiologico
piuttosto che lansia somatica
2. tenta di fornire un modello esplicativo degli effetti interattivi dellansia
cognitiva e dellarousal fisiologico sulla prestazione
3. non si limita a descrivere le loro isolate conseguenze (ibidem).

24
Woodman, T., Hardy, L., cit. p. 297.
25
In: Hardy, L., Jones, G., Gould, D., 1996, Understanding psychological preparation for
sport, John Wiley & Sons, Chichester, p.150.

17
Il modello della cusp catastrophe deriva, dunque, dalla Teoria delle
Catastrofi elaborata da Ren Thom a met degli anni 70.
una teoria matematica sullo studio di come i sistemi dinamici possono
cambiare bruscamente e per piccole variazioni di certi loro parametri.
Un esempio significativo di cambiamenti repentini, irreversibili e cio
catastrofici, causati da piccole alterazioni nei parametri del sistema il cedimento
strutturale di un ponte sottoposto ad una serie di sollecitazioni dinamiche
singolarmente insignificanti, ma che, per effetto di sommazione, possono
provocarne il crollo.
Ne sono ben consapevoli i comandanti dei plotoni militari che, in assetto di
marcia, si accingono ad attraversare un ponte. Prima di iniziare lattraversamento,
viene dato lordine di rompere il passo, tale che la cadenza del passo di marcia
non provochi leffetto catastrofico, per somma di eccessive piccole sollecitazioni
(i passi cadenzati), del superamento del carico di rottura.
La Teoria delle Catastrofi fa riferimento agli aspetti fenomenologici della
realt, interessandosi pi agli aspetti qualitativi che a quelli quantitativi ed ,
pertanto, suscettibile di una rappresentazione matematica stretta solo in casi
eccezionali
26
.
Come afferma lo stesso Thom, Lidea filosofica essenziale che sta sotto la
teoria delle catastrofi che ogni fenomeno, ogni forma spazio-temporale deve
la sua origine ad una distinzione qualitativa dei modi di agire del tempo nelle cose
(ibidem, p. 11).
Ma non in questa sede che mi interessa approfondire la discussione sulla
Teoria.
Mi preme, invece, mettere in evidenza che il cusp catastrophe model , da
essa derivato, in grado di predire :
quali incrementi nel livello di ansia cognitiva avranno un effetto
favorente la prestazione a bassi livelli di arousal fisiologico, ma un
effetto che, invece, provocher un decremento della prestazione ad alti
livelli di arousal fisiologico. .

26
In: Thom, R. et al., 1985, La teoria delle catastrofi, Angeli, Mi, p. 17.
18
a bassi livelli di ansia cognitiva, i cambiamenti nellarousal fisiologico
avranno degli effetti relativamente poco significativi sulla performance,
probabilmente secondo la modalit indicata dalla curva a U capovolta.
ad alti livelli di ansia cognitiva, leffetto dellarousal fisiologico pu
essere sia negativo che positivo rispetto alla performance media, in
dipendenza esattamente da quanto alto larousal. Per di pi, continui
incrementi nel livello di arousal potranno condurre a un improvviso,
drammatico decremento della prestazione. (ibidem, pp. 151 152).



In altri termini, la teoria afferma che latleta di alto livello:
1. pu utilizzare alti livelli di ansia cognitiva per migliorare la prestazione
ammesso che sia in grado di controllare larousal che laccompagna;
2. la self-confidence relativamente indipendente dallansia cognitiva, ma
pu preservare latleta dai suoi effetti deleteri sulla prestazione;
3. la percezione del controllo (su di s) pu essere una variabile cruciale per
capire quando un atleta smobiliter e quando accuser scadimenti nella
sua prestazione (ibidem, p. 153).
19
A questo punto deve essere operata una riduzione consistente del livello di
arousal molto indietro rispetto al punto in cui si era verificato il decremento (e
quindi ad un livello di prestazione basso) per poter gradualmente riprendere il
processo di incremento della prestazione stessa.

20
Performance
I concetti finora affermati indicano che lintervento per lallenamento delle abilit
psicologiche, come quello di tutte le altre:
1. deve essere ritagliato sul singolo atleta;
2. anche allinterno di una singola disciplina ci possono essere delle
situazioni in cui va favorito il processo di attivazione ed altre in cui,
invece, deve essere raggiunto lobiettivo opposto;
3. le cose si complicano quando si debbano considerare pi soggetti
coinvolti nella performance, come nel caso:
a) degli sport di o in squadra: giochi sportivi (rugby, calcio, pallavolo,
pallacanestro, pallamano, hockey, baseball, pallanuoto, nuoto
sincronizzato) e anche doppio del tennis, tennistavolo, tuffi
sincronizzati, equipaggi canoa e canottaggio, etc.
b) e delle prove a squadre (staffette, cronometro a squadre o
inseguimento a squadre del ciclismo, scherma e tiro con larco a
squadre, etc.).
Questo discorso sar meglio approfondito nel capitolo concernente il gruppo
sportivo nei diversi aspetti e articolazioni.

- Tempi dazione dello psicologo -
stato gi considerato che labilit a concentrarsi (e tutte le altre abilit
psicologiche) va appresa, allenata e perfezionata.
Lo psicologo deve stabilire, in prima istanza, (e formulare il relativo
programma) come sar articolato il suo intervento:
a medio termine o
a lungo termine.
Egli, in linea di massima, non dovrebbe accettare interventi a breve termine,
perch :
21
1. la sua si configura come attivit di allenamento e questo, come ben sanno
tutti gli addetti allo sport, presume sempre attivit ripetute e protratte nel
tempo ai fini della loro completa assimilazione e ottimizzazione;
2. quello a breve rischia sempre di avere lo scopo di gestire unemergenza o di
intervenire su un sintomo (che, in genere, prerogativa degli psicologi
clinici);
3. un intervento a breve termine pu essere effettuato, per:
a scopo strategico (inserendolo in un successivo programma a pi lunga
scadenza),
per far capire la necessit di operare un intervento specifico per le abilit
cognitive, che possono essere allenate ed incrementate,
per evidenziare la misura in cui la sua opera pu essere necessaria anche
per gli altri atleti (del club o della squadra).

- Un possibile protocollo di intervento -
Non scopo di questo scritto unesposizione esaustiva di tutte le possibili
modalit di intervento.
Considerando, infatti, la particolare utenza (laureati in scienze motorie il cui
ambito operativo sar, principalmente, linsegnamento dellattivit motoria e dello
sport e che non saranno chiamati ad operare come psicologi), ho ritenuto di
accennare soltanto ad una delle possibili modalit di intervento psicologico, a puro
titolo desempio.
Lo sport psicologo
27
, dunque, dopo una fase di approccio alle modalit
individuali dellatleta di affrontare levento agonistico (e, a volte) lallenamento,
proceder a insegnare una tecnica di rilassamento che in un tempo breve (dai 20
minuti iniziali fino ai pochi minuti, che saranno necessari e raggiungibili nellarco di
una decina di sedute).

27
Riferisco per sommi capi un modus operandi mutuato dallesperienza personale,
ovviamente frutto di elaborazione di ricerche, di sperimentazioni e di posizioni di altri
sportpsicologi che, in ambito internazionale, hanno dimostrato capacit di interventi
concreti ed efficaci, con particolare riferimento a Robert Nideffer, del quale, per, ho
ritenuto di dover semplificare, nella mia prassi, modalit e procedure.
22
Contemporaneamente, nello script (canovaccio) che descrive la sequenza di
visualizzazione, inserisce pi volte, due parole chiave (trigger words) o parole
innesco capaci di rievocare sensazioni relative a recenti esperienze agonistiche
molto positive, in cui latleta ha sperimentato la sensazione di essere in zona e
che esprime con due aggettivi, tratti dalle colonne 1 e 3 della seguente tabella
28
:
uno relativo allambito fisico e laltro a quello pi propriamente psicologico (ad
esempio. mi sento sciolto e tranquillo ... sciolto e tranquillo).
Come si pu controllare nelle colonne 2 e 4 ci sono, esplicitate con aggettivi, le
categorie di sensazioni rispettivamente opposte allessere in zona, che Nideffer
etichetta col termine choking ossia di sentirsi come soffocato o strozzato.


- Trigger Words-

Sensazioni fisiche Sentimenti psicologici

In zona Choking In zona Choking

Sciolto

Contratto Controllato Sfrenato
Rilasciato

Teso Fiducioso Sgomento
Solido

Vacillante Capace (Potente) Impotente
Bilanciato

Instabile Dominante Dominato
Forte

Debole Calmo Agitato
Leggero

Pesante Tranquillo Nel panico
Energizzato
(Pieno di energia)
Prostrato In pace Preoccupato
Senza sforzo
(Facile)
Affaticato Disinvolto Pressato
Fluido

Ingolfato Sicuro Confuso
Armonioso

Goffo Concentrato Distratto

Veloce

Lento

Tempestivo

Fuori tempo

28
Nideffer, R. M., 1992, Psyched to win, Human Kinetics, Champaign, Illinois, p. 82.
23
Le parole chiave (trigger words), si veda il capitolo sulla Personalit
vincente, dopo allenamento continuo, potranno riuscire a innescare quelle
sensazioni che esse indicano e potranno essere usate per autoindurre quegli stati
danimo, nei momenti immediatamente precedenti la gara, nelle brevi pause della
stessa (a gioco fermo), prima di riprendere le ostilit.
Al termine dellapprendimento, infatti, latleta sar capace di rievocare le
sensazioni connesse ripetendosi semplicemente le due trigger words.

- Visualizzazione -
29

In seguito, lo psicologo insegna le procedure di visualizzazione delle situazioni
che si verificano immediatamente prima dellevento agonistico, alternando
situazioni di focalizzazione ristretta ad altre in cui essa risulta pi allargata.
Lallenamento alla concentrazione eseguito inserendo la visualizzazione di
fasi dellevento agonistico in modo da attivare (caricare) maggiormente latleta.
Si noti bene: una carica positiva; si tratta di unattivazione, un arousal e
unattenzione pi focalizzati sulle necessit della gara e, anche, sulle eventuali
emergenze, che consentono una lettura pi tempestiva della situazione
ambientale e di ci che avviene nel proprio fisico, una reattivit sincronizzata
sulle necessit dellevento agonistico e che permette di scotomizzare gli eventuali
pensieri negativi.
Visualizzazione significa che latleta impara a vedere con gli occhi della
mente, in maniera sempre pi vivida e precisa, fino a sperimentare la sensazione
esaltante (tipica dello stato di flow
30
) di vedere la scena in cui egli stesso
impegnato, come se egli fosse una cinepresa che lo riprende mentre compie
lazione sportiva. Si pu raffigurare (avviene a volte nei sogni) come se potesse
uscire dal proprio corpo e vederlo impegnato nellazione.
A questo punto viene compilato lo script ossia uno sorta di canovaccio in cui
vengono descritte sommariamente le azioni che entreranno a far parte della

29
Questo argomento viene sviluppato in maniera un po pi approfondita nel capitolo su
La Personalit Vincente.
30
Unaltra delle condizioni necessarie per il verificarsi del flow (o, semplificando, stato di
grazia, si veda anche cap. su La personalit vincente pp. 13 e 14) la percezione del
rischio commisurata alle proprie capacit. Quindi uno stato molto difficilmente
sperimentabile in allenamento.
24
sequenza di scene visualizzate (fasi dellevento agonistico) in modo da pilotare la
concentrazione dellatleta e caricarlo.
Va rilevato che la costruzione dello script concernente la visualizzazione di
scene o elementi di gara va elaborato insieme allatleta e allallenatore.
Esso ha la sola finalit di pilotare la concentrazione dellatleta sullimminente
evento agonistico, evitando cos, vale la pena di ripeterlo, di farsi catturare dai
pensieri negativi. In questa prospettiva non viene prestata attenzione agli aspetti
tecnici e tattici delle azioni.
Il livello di arousal e la concentrazione portati ai livelli ottimali per quellatleta, gli
conferiscono la carica necessaria per affrontare la gara al meglio delle sue
possibilit.
Soprattutto negli sport di situazione, e di combattimento in particolare, lazione
da svolgere dipende anche dallavversario. Non sempre si riesce ad imporre le
proprie modalit. Altre volte ci si trova nella necessit di anticipare o rispondere in
maniera che non sempre programmabile in anticipo.
Potrebbe risultare, quindi, anche controproducente, soprattutto in prospettiva
tattica, che latleta possa intendere lo script e la conseguente azione di
visualizzazione come una sorta di binario capace di guidarlo nella conduzione
della gara.
Ricordo, inoltre, che i gesti sportivi
vengono eseguiti in automatico: se latleta
si sofferma a pensare a ci che sta facendo
facilmente si perde il tempo, il ritmo, la
tempestivit e quindi lefficacia dellazione.
Ritorna, quanto mai opportuno a questo
proposito, laforisma W. Hazlitt
31
: non
facciamo niente bene finch non smettiamo di pensare il modo di farlo
Con lapplicazione della tecnica di visualizzazione, prima della gara, latleta
raggiunger dunque il solo scopo di attivarsi al suo giusto livello, per la migliore
riuscita della sua performance.

31
Hazlitt, W., 1821, Del pregiudizio. Citato in: Nardone, G., 2007, Cambiare occhi,
toccare il cuore, Ponte alle Grazie, Firenze.

Non lo scopo dello script, n
tanto meno dello psicologo, di
suggerire la modalit di
esecuzione dei fondamentali e
delle azioni tecniche, n, tanto
meno, di tattiche di gioco o di
opposizione.

25

- Automatizzazione vs Automatismo -
Inoltre, lo abbiamo visto nelle lezioni sullapprendimento motorio, a proposito
dello schermidore che tirava a vista: se ci si sofferma a pensare a ci che si sta
facendo facilmente si perde il tempo, il ritmo, la tempestivit e quindi lefficacia
dellazione.
I gesti sportivi vengono eseguiti in automatico (ma non sono automatici)
quando diventano unabitudine motoria perfezionata (automatizzazione e non
automatismo). I riflessi, invece, sono automatici, innati e perci non modificabili.
Il gesto sportivo automatizzato ( v. capitolo sullApprendimento Motorio)
consente di rispondere in meno di 200 millesimi di secondo, ma, a differenza degli
atti automatici (riflessi), in esso la volont sempre vigile e pu intervenire a
modificare o interrompere lazione.
Limmagine cinestetica del gesto si confeziona sul suo manichino cinematico
al quale afferenze propriocettive (di cui non si ha consapevolezza) e sensazioni
varie conferiscono un aspetto personale.
come un vestito su misura che viene indossato con disinvoltura, quando
labitudine a farlo ci consente di non accorgerci e di non preoccuparci delle
pieghe, della foggia, delle cuciture e dei materiali con cui realizzato.
Per realizzare la migliore performance per necessario programmare
attentamente un allenamento che tiene conto, oltre che delle ripetizioni delle
routine per consolidare le abitudini motorie e per incrementare le capacit
fisiche, anche delle possibilit attuali dellatleta e delle sue prospettive di sviluppo
fisico, tecnico e mentale.
Si deve inoltre considerare che lapprendimento e il perfezionamento di una
singola abilit non possono essere interrotti, n considerarsi terminati, in una fase
breve, sia che si tratti di abilit tecniche, tattiche, di quelle cosiddette fisiche che di
quelle mentali (che sono anche fisiche).
Non , altres, opportuno trascurarne alcune o rimandarne lapprendimento e il
perfezionamento al momento in cui latleta si trova al vertice della sua carriera
agonistica.
26
per prassi ricorrente (con alcune eccezioni) prendere in considerazione
lallenamento delle abilit mentali soltanto quando latleta giunge ad un livello
molto elevato di specializzazione.
A questo punto si verifica per la concomitanza di aver perso parecchi
autobus e, in ogni caso, non si potr raggiungere la maggiore efficacia
nellapprendimento di queste abilit.
In ogni caso latleta di successo
32
quello che, se non ha avuto la possibilit di
apprendere da un esperto le suddette abilit e di allenarle, ha trovato da s sue
modalit di coping (fronteggiare le situazioni, lo stress, gli avversari o i propri
pensieri negativi).
Ovviamente non questa la situazione auspicabile, n la pi razionale.
Altri atleti, che non avessero trovato da s proprie modalit di coping, forse
sarebbero potuti diventare a loro volta atleti di successo, se fossero state loro
insegnate e se avessero allenato tali modalit.
Il successo nellambito dello sport, infatti, , sempre di pi, il risultato
dellottimizzazione di tutte le procedure di insegnamento, apprendimento e
allenamento.










32
Si veda il capitolo sulla personalit vincente.
27
Domande di riepilogo

1. Quali sono le principali funzioni delladrenalina e quale il loro significato?
2. Cosa tenta di descrivere la inverted U?
3. Rispetto al livello di attivazione come si differenziano gli sport basati su open
skill rispetto a quelli closed skill?
4. Perch il concetto di stress, nella prima accezione di Selye, importante per
la nozione di allenamento?
5. Cosa si intende per euforia del fondista?
6. Perch lo CSAI-2 di Martens si dimostrato inaffidabile?
7. Perch il Modello delle catastrofi dimostra una maggiore applicabilit alla
fenomenologia sportiva?
8. Come si pu compilare uno script per la visualizzazione (cosa deve
contenere) e quale la sua finalit?
9. Quale la differenza tra gesto automatizzato (Abilit) e riflesso?

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