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Erri De Luca, In alto a sinistra Brano tratto dal volume In alto a sinistra, Feltrinelli 2007 di Erri De Luca Dormiva

sotto il mio soppalco, non era neanche una stanza. Mi addormentavo al suono ovattato dei suoi lamenti, una nenia a bocca tappata per lasciarmi dormire. Qualche notte mi svegliava un soprassalto: si era un poco assopito e risvegliandosi sotto un morso pi forte, non faceva in tempo a soffocare la voce. llora scendevo con la scusa di andare al bagno e stavamo per un po! a giocare al buio. "iocavamo a bridge a mente, descrivendo un diagramma con le cin#uantadue carte. Me l!aveva insegnato lui, ero ancora ragazzo, e subito se ne pent$ perch% mi dedicai allo studio di #uel gioco pi che a ogni altra materia scolastica. &iuscivo bene nel campo astratto delle combinazioni di carte, le ricordavo tutte, immaginavo con sufficiente precisione i giochi degli avversari. 'na volta vincemmo un torneo a coppie, noi due insieme, padre e figlio. me sembrava normale, mi sentivo bravo a #uel gioco, per lui fu invece una festa stringere in mano la bella moneta d!oro del premio. 'n!altra occasione di minuscola gloria ci capit( in un torneo a s#uadre: incontrammo la rappresentativa nazionale della )olonia e riuscimmo a pareggiare. Questi erano i nostri minimi trofei che in #uelle notti rinfrescavamo nel ricordo. ndavo presso il suo buio e senza accendere la luce cominciavo: * llora tu hai in mano #uattro carte di picche formate da...* e costruivo una giocata difficile da risolvere. Lentamente riusciva a concentrarsi al di sopra del dolore delle ossa, tentava la manovra di carte che permetteva di vincere anche contro la migliore difesa. In #uelle notti davo fondo a tutta la mia scienza di accanito studioso del superfluo, montando diagrammi con i pi remoti finali di gioco: il colpo del diavolo, la riduzione d!atout, le molteplici varianti delle compressioni semplici, doppie, triplici, di taglio, di criss+ cross, la ,arco, la ,onne-, la .ettison. /i negavamo la comodit0 di disporre le carte sul tappeto, cos$ approfondivamo la concentrazione. Era splendido vedere che poteva migliorare nel bridge in #uelle condizioni, eppure era cos$: riusciva a immaginare nitidamente le cin#uantadue carte. "li spiegavo lo svolgimento delle giocate e lui le ripeteva poi esattamente. Il dolore diventava un rumore di fondo, uno scricchiolio di travi nelle gallerie minerali del corpo mentre lui era risalito fuori, all!aperto, all!aria stellata delle carte astratte. Era l!unica cosa che avevamo in comune, la sola che mi avesse insegnato direttamente, come eredit0. 1utto il resto l!avevo imparato dai suoi libri, comprati a fascine e che lui aveva letto tutti, tutti, fino all!ultima riga. 'na notte gli descrissi un diagramma. )rima che iniziassi a discuterlo aveva trovato la soluzione. Era una manovra del gioco di difesa. *2ai che hai trovato da solo il colpo di Merrimac3* "li scapp( una risata, uno scivolone che subito si contrasse in un singhiozzo. /os!era mai. *E #uello che hai fatto, il sacrificio di una carta alta che farebbe presa e che invece butti via per distruggere le

comunicazioni tra i due avversari.* Merrimac era il nome di una nave mercantile americana che si autoaffond( all!imbocco del porto di 2antiago di /uba per intrappolarci dentro la flotta spagnola, durante la guerra ispano+americana. Il successo di #uel sacrificio dette nome a #uesto colpo di bridge. "li piac#ue il nome, si sentiva un poco capitano in seconda di #uel mercantile. In #uei giorni lo colp$ la paralisi dal tronco in gi. ndavamo in un sotterraneo, un corridoio di porte con nomi astronautici di apparecchiature mediche. Lo sorreggevo perch% vacillava, afferrato alla schiena dal cancro alle ossa. I passi gli costavano trafitture, non poteva restare in piedi, doveva sdraiarsi. La prima volta in #uel corridoio lo feci stendere sopra una barella in attesa di essere ricevuti per il cerchiaggio. 4 una marchiatura a vernice delle zone da irradiare con il laser. *Lei non pu( occupare #uesta barella.* 2piegai alla persona in camice che mio padre non poteva stare in piedi. Insistette avvicinandosi a lui, allungando una mano per aiutarlo a scendere. Mi piazzai a #uei pochi centimetri dalla sua faccia che precedono un bacio o una capocciata in bocca: *5on si alza da #ui finch% non saremo ricevuti*. 5on gli piac#ui, se ne and( via. Dalla barella mi urt( con la mano, in segno di lasciar perdere. "li impedii di alzarsi. Quando di rado gli proibivo fisicamente un gesto, lo ritraeva esitando, e a me restava lo sgomento di avergli reso pi difficile la dignit0. Il dottore era ben collocato nel suo ufficio. Esamin( i dati, scrisse, telefon(, sorrise, poi ci indic( una sala. 2pogliai lentamente il suo dorso, i panni dovevano scivolare delicatamente, le ossa bruciavano dentro #uanto una pelle scorticata dal primo sole d!estate. 6u steso sopra una panca e gli disegnarono cerchietti lungo la spina dorsale. 2u #uei bersagli si sarebbe scaricata l!artiglieria invisibile del laser. /os$ fu per molte volte, molti giorni. Lo portavo piano dal letto di casa alla macchina, guidavo piano, scendevamo lentamente, eseguendo le nostre mosse secondo un rallentatore. Imparavamo #uell!andatura, non come correre con un freno a mano tirato, ma come un nuovo modo indicativo necessario a tutti i nostri verbi. Quel tempo era l!adagio. )arlavamo anche cos$ e lui soffriva i suoi dolori sottovoce, tappandosi la bocca #uando erano pronti a impennarsi in un grido. )otevamo accorgerci che al di sotto di una minima velocit0 comune a tutti, si finiva fuori campo. "li altri non facevano pi caso a noi, scansandoci soltanto come ingombri fissi. 5oi pure non badavamo pi agli altri, considerandoli come un vento, un!aria mossa e un rumore di fondo. La necessit0 di fare piano portava con s% l!isolamento. Eravamo in due, eravamo un due, una cella mobile che si aggirava per strade e corridoi in cerca di #ualche sollievo ai dolori. Eravamo stanati da #uel bisogno fisso. 7gni tanto un gesto gentile otteneva da noi il risarcimento di un sorriso, altre volte un ringhio bastava a levarci di torno gli sgarbati. /i intendevamo bene, a sorreggere il suo peso s!era stabilito un accordo di, scimmie, tocchi, smorfie, cenni. 6ormavamo in due un cavallo da tiro, un ronzino che zoccolava a ritmo i suoi #uattro passi cadenzati. Il turno del laser durava poco, era di pi il tempo di spogliarsi e rivestirsi. 5on riuscivo a credere che #uel macchinario chiassoso come un tornio, potesse prendere bene la mira. Lui si adagiava col mio aiuto sulla panca e un infermiere aggiustava la posizione per il tiro. me sembrava a casaccio. 5on chiedevo, non facevo domande, non mi piaceva #uel mondo efficiente solo a sbrigarsi,

organizzato sulla parola d!ordine: *avanti un altro*. Mio padre moriva, nelle sue ossa c!erano gi0 metastasi, #uesto sapevo. 7gni curiosit0 era superflua e, per me, oscena. 'na notte si alz( per andare al gabinetto e croll( a terra. 5on aveva pi controllo del corpo al di sotto del bacino. Era paralizzato, il laser l!aveva spezzato in due. Lo raccolsi da terra che piangeva di stupore. 5essuno ci aveva avvisato del rischio, nessuno spieg( che non poteva nemmeno pisciare. /os$ la vescica si gonfiava e lui chiedeva aiuto per pisciare e lo issavo in piedi e non usciva niente, per( lui sentiva di doverla fare. /os$ lo portai all!ospedale del paese e l$ capirono e gli applicarono subito il catetere e riemp$ a litri il serbatoio di plastica. /reatura mia ferita, sgarrettata, nemmeno la tortura dell!urina ho potuto risparmiarti, nessuno degli inamidati con cravatta sotto ci aveva avvisato. )oi mi arriv( il conto del laser, poi lo restituii stracciato in una busta. noi restava il tempo del frattempo, un participio presente che aveva fretta di diventare passato. &esistevamo alla sua urgenza andando piano. 5el letto dal #uale non poteva pi alzarsi, si contrastavano lentezza e fuga. /i si affida a gente sapiente con camici splendenti di bucato dietro scrivanie ordinate. 6anno calcoli, prendono la mira, programmano e non sono buoni nemmeno a centrare la tazza #uando vanno al bagno. 5on mi ribello a loro, non impreco alla loro superbia, credo a un Dio delle pene che provvede a ripartirle. Mi fa male invece la speranza che sta negli occhi dei feriti, mi fa male la loro docilit0. 5on disse una maledizione. Met0 del corpo era gi0 perduta, l!altra met0 picchiava alla schiena. *Lo senti3* mi diceva: *oggi mi ha dato calci pi forti,* oppure: *oggi mi fa scoppiare la vescica*. Era *l!operaio*, lo chiamavamo cos$ #uel male che faceva i suoi turni nella miniera del suo corpo. nch!io ero operaio, il suo unico figlio che aveva rinnegato l!agio, il ceto, il tetto e ora, dopo molti anni, era di nuovo insieme a lui. La notte delle sue gambe perdute decisi che non lo avrei lasciato pi. L!indomani mi licenziai dal cantiere. )er la prima volta da #uand!ero partito ragazzo di casa, mi fermai, non lavorai. 5on mi sarebbe costato pi nulla stare sveglio la notte, a distribuire carte immaginarie. "li furono applicati dei tubi e non si alz( pi. "li era rimasto in mente il colpo di Merrimac. Era proprio #uello che era capitato al suo corpo, trasformato in una smazzata di bridge, con una mano giocante e un!altra morta di fronte. La paralisi era stato il colpo di Merrimac, un taglio delle comunicazioni. 6iorivano le piaghe di decubito ma non poteva sentirle, solo un forte odore le denunciava. llora ci accorgemmo che la pianta che avevo nel vaso cominciava a dar segni di crescita, riempiendosi di getti. In #uelle settimane part$ in altezza e in ingombro, al punto che volli spostarla, ma lui mi preg( di lasciarla. Era un bene, perch% di notte ripuliva l!aria, assorbendo tutto l!odore delle ferite. Le bastava poca ac#ua. *)resto riavrai la tua libert0.* *&iavr( la libert0 di tornare a far muri in cantiere, di aver la casa vuota e di trovarti in sogno.* * vrai la libert0 di tornare ai libri, l!unica cosa che ti lascio, oltre al bridge. &iavrai i libri, l!unico posto dove l!esperienza che uno fa nel mondo, trova le parole d!accompagnamento.* Li aveva portati tutti da me #uell!anno, #uasi niente vestiti. 8oleva bene ai libri, tutti. "li piaceva la forma, l!ingegnoso sistema delle pagine sottili legate lungo la costola, capaci di contenere tanta materia narrata. *La morte 9 il Messia, ha scritto Isaac 2inger. 4 proprio #uesto per me. In mancanza di fede l!aspetto con

#uesta sola ansia: capire i libri. 7gnuno capir0 #uelli che ha amato. 2apr( #uali avrei dovuto rileggere, #uali ho mancato di conoscere. Mi aspetto dalla morte una biblioteca sterminata e anche la buona vista della giovent*. "li chiedevo se pensasse di ricevere anche #uelli che sarebbero stati scritti dopo di noi. *I libri sono il sempre. /hi li scrive pu( credere di lasciarli ai contemporanei, ai posteri, ma mentre scrive tutto il passato 9 dietro le sue spalle a leggere. 2e non c!9 #uesto angelo del tempo trascorso, se non c!9 il suo artiglio sul collo del poeta, le sue parole sono subito cenere. 2e non si scrive per essere letti dagli antenati, non resta impresso niente sulla carta.* *,abbo, ci vogliono troppi miracoli insieme per far succedere #uello che speri. 2ei esigente per essere un uomo senza fede.* *Mi 9 bastata la fede degli altri. In alcune vite di #uelle persone ho visto l!impronta digitale di Dio, cos$ come resta nei libri sacri del loro credo. 2ono un testimone secondario, non ho visto l!orso ma ho trovato le orme, un alveare saccheggiato, indizi insomma di un passaggio.* Le nostre chiacchiere nel buio non erano solo serie. /ercava di ricostruire la genealogia, raggruppando aneddoti di famiglia perch% io potessi ricordarli. 5on me ne sono mai incuriosito. *)erch% non hai figli, nessuno a cui raccontare le storie. In tanta tua generazione poligama, tu solo sei rimasto fuori dai registri di nozze. 4 povero un uomo senza donna, perch% smette di crescere.* Diceva cose sagge, ma le diceva a una stanza vuota. Le sentivo a eco, come un rimbombo di malinconia, mi difendevo: * una moglie avrei niente da offrire, troppo da chiedere*. 5on sempre finivamo un discorso, una frase: *l!operaio* lavorava di notte e di giorno e a volte mi diceva di andare in camera mia, perch% doveva gridare e doveva tapparsi la bocca e stare per un poco a masticare il freno. llora risalivo al soppalco e mi addormentavo un poco, cullato dalla cantilena del suo dolore. )otrei suonarla, metterla in musica, in filastrocca: non gridava nessuna vocale, solo consonanti lunghe, prolungate, che si impennavano in gola. &egolava il fiato dicendosi a bassa voce *sh, sh*. Mai si lasci( andare allo sconforto di una vocale, a dare al grido la dignit0 di una sillaba. La pianta della specie delle araucarie fioriva, gettava in ogni direzione le foglie lunghe verdi, cupe, lisce. In #ualche notte di morfina lo sentivo parlare a #uella pianta, ormai alta come una persona ai piedi del letto. Le raccontava i fatti, le storie di famiglia, nel buio. L!arbusto di notte vegliava e asciugava anche le parole. 'n buon infermiere veniva di giorno a pulire le piaghe e aggiustare i vasi con cui si irrigavano le sue vene. Di giorno parlava di libri. */onoscevano le mie pene, i bisogni, gli scontenti. In ognuno di loro c!era una frase, una lettera che era stata scritta solo per me. 2ono stati la vita seconda, che insegna a correggere il passato, a dargli una presenza di spirito che allora non ebbe, a dargli un!altra possibilit0. I libri insegnano ai ricordi, li fanno camminare. Li ho letti per intero, non ne ho lasciato nessuno a mezzo, per #uanto fosse deludente o presuntuoso l!ho seguito fino all!ultima linea. )erch% 9 stato bello per me girare la pagina letta e portare lo sguardo in alto a sinistra, dove la storia continuava. :o girato il foglio sempre alla svelta per proseguire da #uel primo rigo, in alto a sinistra. Questo mi mancher0 del mondo, mi mancher0 pi di te, delle tue cure e delle notti di bridge con cui mi hai fatto uscire dal dolore delle ossa. I libri sono un carattere ereditario e credo di avertelo trasmesso. 5on li ami come me, sei

esigente, cerchi tra essi le pagine che restano incise nella memoria, infilzate come farfalle. Ma non dire che le altre, le dimenticate, sono da non leggere. Molto 9 portato via dal caso, #uello che resta 9 appunto solo #uesto, un resto che non dimostra e non sostituisce niente di #uello che si 9 perduto. mi le pagine assolute, le necessarie, al riparo dai gusti. Ma i libri siamo noi, gente che si ammala, si sfilaccia, ingiallisce e viene dimenticata. 2ono a immagine della nostra vita. ma un poco anche i libri del tuo tempo, ama un poco i tuoi anni che sono #uelli che passano e non #uelli che ti restano.* *5on ci riesco. Mi irrita nei contemporanei #uello che apprezzo negli antichi, la leggerezza che fa da spinta al leggere. :o un #uaderno su cui ricopio le frasi che mi hanno fatto scattare, che mi hanno fatto voltare indietro e forzare le cose risapute da una diversa breccia. Le pagine che cerco hanno #uesto effetto: un paio di occhiali giusti sul naso di un bambino che fino a #uel momento non aveva mai saputo di essere miope. llora si accorge degli occhi del suo cane, dell!artiglio del gatto, della gola tesa del gallo che grida. Di frase in frase il #uaderno cresce e contiene non ; libri, ma la felicit0 incontrata. /os$ divento contemporaneo delle pagine amate e non dei miei anni.* *Lo credi ma non 9 cos$. 2i pu( stare solo nel tempo assegnato e la tua antologia deve aiutare ad abitarlo. :o conosciuto persone che volevano essere contemporanee del Messia. Erano uomini di fede, laboriosi, non a braccia piegate in attesa. mavano il loro tempo in forza di #uesta speranza, scrutando i segni di un avvento, osservando regole difficili con la convinzione di affrettarlo. )osso dire che li vedevo in transito nel loro tempo, che avevano i bagagli pronti come chi stia in esilio e aspetti da un momento all!altro di tornare. ndare a dormire, sedersi a tavola, baciare i figli: i loro gesti erano sempre tutt!altro da #uello che sembravano, perch% erano cenni d!intesa con il mondo a venire. :o avuto ammirazione per chi ha aspettato il Messia tutta la vita. )ersone con prole da crescere hanno in cuor loro coltivato, per misteriosa grandezza, il desiderio che il mondo una buona volta si schianti nel niente. Insieme alla richiesta del cibo di tutti i giorni hanno bisbigliato per secoli e millenni: <6ai che venga il tuo regno,! fine del pane # uotidiano, avvento del forno per tutta la granaglia della specie umana. 8oler essere contemporanei di #uesto fracasso, lo capisco, 9 la pi grande aspirazione di chi ha fede. 'no solo di noi fu il primo, ma tutti potremo essere gli ultimi. )oi si arriva a #uesta sala d!attesa, attaccati a un impianto a goccia nelle vene, e ci si aggiusta al rango di penultimi. )erci( ti dico di amare un poco di pi il tuo tempo, perch% potrebbe essere #uello del Messia. llora uscendo di casa al mattino per andare al cantiere metterai le spalle a nord e vedrai spuntare #uel giorno dietro le case, il profilo dei campi, dietro il recinto, a est, in alto a sinistra

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