Sei sulla pagina 1di 12

PRESENTAZIONE

La mostra Vedere e non riconoscere il risultato di una collaborazione tra il Centro Studi Archeologia Africana di Milano e la Missione Etnologica in Bnin e Africa Occidentale, un progetto di ricerca dedicato allo studio e alla valorizzazione del patrimonio culturale e storico dellAfrica Occidentale, istituito nel 2000 e cofinanziato dal Ministero Affari Esteri e dal Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione Riccardo Massa dellUniversit di MilanoBicocca. Alla fine degli anni 80 del secolo scorso, il Centro Studi costitu un significativo fondo di immagini antiche sullAfrica tratte da opere a stampa pubblicate tra la met del XVI secolo e linizio del XIX secolo. Lipotesi culturale che intendeva investigare, riguardava le modalit con le quali la cultura occidentale aveva guardato e descritto lAfrica e gli Africani allepoca dei grandi viaggi di esplorazione, prima cio della conquista coloniale tardo ottocentesca. La raccolta di iconografia antica appariva infatti rappresentativa ed utile, almeno quanto i testi depoca, per comprendere la formazione e levoluzione di un immaginario collettivo sullAfrica del quale siamo tuttora profondamente impregnati. Successivamente, nel 2004, lintero fondo fu donato al Museo di Storia Naturale di Milano allo scopo di consentirne la divulgazione e laccesso alla comunit scientifica. A partire da questo raro e prezioso materiale sono state realizzate una serie di esposizioni in Italia e anche in Africa, che hanno costituito la base di partenza della presente iniziativa.1 Da una lettura critica delle immagini e dei testi antichi, lantropologia culturale e la storia dellAfrica - i due ambiti disciplinari cui fanno riferimento Riccardo Ciavolella e Valentina Mutti - possono ricavare una molteplicit di elementi utili non solo allo studio delle relazioni tra Africa ed Europa ma anche alla conoscenza delle dinamiche storiche pi propriamente africane. E se lattualit di queste ricerche pu di primo acchito sfuggire, il percorso espositivo che i due curatori ci propongono invita a interrogarci su quanti stereotipi e immagini denigratorie, generati da una storia secolare di contatti e relazioni, ancora condizionino il nostro modo di guardare allAfrica. La mostra Vedere e non riconoscere proiettata invece sulla strada del dialogo, del rispetto e del reciproco riconoscimento al fine di costruire una storia critica comune tra gli Africani e noi, quanto mai indispensabile nella realt multiculturale e complessa del mondo contemporaneo. Alice Bellagamba Direttore scientifico Missione Etnologica in Bnin e Africa Occidentale (MEBAO) Gigi Pezzoli Presidente Centro Studi Archeologia Africana

Ricordiamo ad esempio: Nobili o Selvaggi? Limmagine dellAfrica nera e degli africani nelle illustrazioni europee dal Cinquecento al Settecento (Milano, 1987); Forti e Castelli di Tratta: storia e memoria di insediamenti europei sulle coste dellAfrica nera (Milano, 1990); Affrica terra incognita (Rimini, 2005); Travels to mysterious Africa (Accra, 2006 - Cape Coast, 2007 e 2009).

Un ringraziamento particolare va ad Alice Bellagamba e Gigi Pezzoli per la loro supervisione sullintero processo di costruzione della mostra e del suo catalogo. Liniziativa non sarebbe stata possibile senza lappoggio di tutti i membri del progetto MEBAO, Missione Etnologica in Bnin e Africa Occidentale, e del Museo di Storia Naturale di Milano, nella persona di Paola Livi. Si ringraziano le Ambasciate italiane di Dakar e di Accra per il loro sostegno e per linteresse mostrato a questo progetto. Un contributo fondamentale stato dato dal personale amministrativo del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione Riccardo Massa dellUniversit di Milano Bicocca a cui va la nostra riconoscenza. Si ringrazia ugualmente Armelle Choplin per il controllo e la correzione di tutti i testi in lingua francese. I curatori hanno beneficiato della consulenza e del supporto dellazienda Mikamai, nella persona di Lorenzo Viscanti. Si ringraziano Gigi Pezzoli e il Museo di Storia Naturale di Milano per avere messo a disposizione il loro fondo di immagini e testi antichi per la mostra. Riccardo Ciavolella Valentina Mutti

Nota editoriale
Questa mostra nasce da unesperienza di lavoro comune. Nello specifico, tuttavia, Riccardo Ciavolella ha concepito limpostazione generale e la suddivisione tematica, redigendo anche la prima parte dellintroduzione al catalogo e le sezioni relative ai Temi 1 e 4. Per quanto riguarda lesposizione, ha redatto i riassunti esplicativi dei Temi 1 e 4 e ha tradotto i riassunti dellintera mostra in francese. Valentina Mutti ha diretto la mostra dal punto di vista organizzativo e logistico, partecipato allo sviluppo della problematica generale e si occupata dello sviluppo dei Temi 2 e 3, di cui ha concepito i riassunti esplicativi e redatto i relativi capitoli nellarticolo introduttivo, oltre alle conclusioni.

VI

Riccardo Ciavolella e Valentina Mutti

LO SGUARDO E LA FINZIONE NOTE SULLE RAPPRESENTAZIONI EUROPEE DELLAFRICA DAL 500 AL 700
La mostra Vedere e non riconoscere: lAfrica nellimmaginario europeo tra XVI e XVIII secolo propone una chiave di lettura tematica del materiale figurativo e testuale, che si trova nei libri di viaggio europei depoca moderna. Questa presentazione non ha la pretesa di offrire unanalisi filologica, storiografica od iconografica delle incisioni e dei testi selezionati, rinviando per questo tipo di studi ai testi gi pubblicati dal Centro Studi Archeologia Africana in occasione di mostre precedenti e allimmensa bibliografia sul temai. In queste brevi note di presentazione si tratter piuttosto di muovere da una prospettiva danalisi propria allantropologia, e in particolare allantropologia storica, per indagare i significati della costruzione dellimmaginario europeo sullAfrica in epoca moderna e decostruire cos secondo la celebre formula di Valentine Mudimbe (1988) - linvenzione di una rappresentazione distorta, stereotipata e spesso fantasmagorica del continente e dei suoi abitanti. Come vedremo, le descrizioni figurate e testuali dei resoconti di viaggio interrogano le scienze umane e sociali e in particolare la storia, in quanto sapere che si propone di ricostituire i fatti del passato, e lantropologia, nella sua natura di disciplina costruita sullidea della testimonianza diretta dellintellettuale in viaggio presso popoli altri in terre lontane. Gli studi storici e antropologici sullAfrica hanno ampiamente dimostrato quanto i resoconti di viaggio europei antecedenti la colonizzazione siano poco utili alla ricostruzione della storia della popolazioni africane, trovando pi pertinente interessarsi alla storia orale e alla memoria per supplire allassenza quasi totale di fonti scritte che dessero accesso al punto di vista degli africani sulla loro storia. Cruciali in questa direzione sono state le riflessioni dello storico belga Jan Vansina (1985). In effetti, se intendiamo per storia la semplice ricostruzione di una successione cronologica di eventi reali, i libri di viaggio antichi sono opportuni solo per la ricostruzione delle fasi di scoperta geografica e dei contatti tra gli Europei e le popolazioni africane. In questottica, il materiale dei libri di viaggio non pu che stupire per limprecisione, la banalit e lassurdit delle rappresentazioni dellAfrica, degli avvenimenti che vi sono riportati e delle abitudini e consuetudini delle popolazioni descritte. Come ha spiegato efficacemente Francesco Surdichii, la mentalit europea depoca moderna era prigioniera di una concezione fantasmagorica, che faceva corrispondere allAfrica, secondo le parole di un altro studioso, Daria Peroccoiii, limmagine di una terra dove pu trovare compenso limagerie che attinge ai repertori del mai visto, del non percorso, dove i mostri pi inverosimili prodotti dalla fantasia umana possono trovare un corrispondente fisico quasi reale. Per gli Europei del tempo, lAfrica terra di ciclopi o altri esseri abnormi e fantasiosi. Per chi aspira alla verit, i libri di viaggio antichi appaiono come dei copiosi compendi di stranezze e fantasie: gli avvenimenti storici e le descrizioni di popoli sono spesso travisati o addirittura inventati, e questo soprattutto nel materiale iconografico, dove le descrizioni stesse perdono o mischiano tra loro qualsiasi riferimento geografico o cronologico che darebbe loro una certa attendibilit scientifica.

Una prospettiva antropologica

Invenzione dellAfrica

Verit e finzione

Concezione fantasmagorica

VII

Il punto di vista dellAfrica?

Il ruolo degli Africani

Elevazione immaginaria

Lantropologia e la storia, in particolare, non sono orientate esclusivamente verso la sola ricerca di abitudini culturali o avvenimenti puntuali. Il materiale iconografico e testuale si presta infatti ad altri tipi di lettura. In alcuni casi, si pu effettuare unanalisi di secondo grado dei resoconti di viaggio, per cercare informazioni o punti di vista, che non era per forza interesse dellautore riportare. Gli autori europei si ostinano, ad esempio, ad escludere il punto di vista degli Africani nel raccontare gli avvenimenti di cui sono stati testimoni o di cui hanno sentito parlare. Ci si spiega non soltanto con la semplice presa di posizione di parte dellautore a favore dei suoi connazionali, ma anche con lostinazione europea a considerare gli Africani come individui senza storia e razionalit. Il caso pi emblematico di questo diniego di storicit e quindi in un certo senso di umanit - il racconto delle conquiste da parte delle flotte europee di alcune zone costiere. Presi a cannonate dai velieri della civilizzazione, gli abitanti locali vengono dipinti o come individui senza alcun diritto di opposizione quando inermi o come orde selvagge e irrazionali quando si oppongono, a volte pure efficacemente, alla conquista europea. In questi ultimi decenni, prospettive intellettuali originali, diffusesi nelle diverse discipline umanistiche e sociali, hanno dimostrato come, il sapere scientifico non debba rinunciare a ricercare i punti di vista, le azioni, le parole e il sentire delle vittime della storia, apparentemente destinate alloblio dal controllo dei vincitori sulla scrittura della memoria. Celebri in questo senso sono state le ricerche di Nathan Wachtel (1971) che ha fatto emergere il punto di vista delle popolazioni amerindiane sulla conquista europea. Ispirandosi variamente alle intuizioni di Antonio Gramsci e applicandole al contesto coloniale indiano, i fondatori dei Subaltern Studies sono riusciti da parte loro a dare una nuova lettura ai documenti coloniali dellImpero britannico che tendeva evidentemente a celare il punto di vista dei colonizzati, a descrivere la missione civilizzatrice come un evento che trovava il consenso popolare o a stigmatizzare ogni opposizione come un sussulto di irrazionalit selvaggia. La loro lezione di storiografia stata allora di individuareiv, nei documenti prodotti dal dominante, alcune azioni di chi descritto il dominato e che non aveva dunque lui/lei stesso/a il potere della scrittura. Con questa prospettiva interpretativa il materiale di questa mostra lascia intravedere il ruolo attivo lagency si direbbe oggi che gli Africani hanno avuto nel periodo drammatico e sconvolgente dellincontro e poi della conquista. Le popolazioni locali emergono attraverso la testimonianza delle loro resistenze e ribellioni, ma anche nella loro disponibilit a scendere a patti con leuropeo nella costruzione di una societ mercantile costiera, con il loro attivismo nelle reti commerciali euro-africane, incluso il commercio degli schiavi. Il contrasto tra la posizione discriminante delleuropeo dominante che scrive e della capacit di agire e reagire delle popolazioni locali emerge ad esempio nella descrizione che Willem Bosmanv riporta della conquista del forte danese di Christianbourg da parte dei locali. Secondo lautore, il capo dei Negri Affammeni non fece altro che cose ridicole assumendo le vesti del Governatore danese, considerando questa sostituzione delleuropeo da parte di un africano una semplice elevazione immaginaria. Considerata come una vanit fantasiosa, inevitabilmente in contrasto con un ordine delle cose che voleva che il Bianco fosse proprietario esclusivo di un potere ai locali inaccessibile, la vittoria africana sugli Europei descritta come un evento insolito e con toni ironici che discreditano il comandante negro. Eppure il Bosman stato costretto ad ammettere un avvenimento che mostra che, malgrado la descrizione costante dei Negri come popoli impotenti di fronte alla potenza degli Europei, gli Africani non sono rimasti inattivi di fronte agli avvenimenti che investivano le loro terre.

VIII

Lanalisi di secondo grado dei documenti permette di aggirare il punto di vista che lautore ci vuole imporre per cogliere il ruolo svolto da chi non ha voce nei resoconti, nel nostro caso gli Africani. Loperazione non risolve completamente la questione, poich il punto di vista del dominato non pu mai essere completamente svelato, ma solo intravisto. La sua voce rimane pur sempre soffocata dallautorit di chi scrive senza interrogarsi sul suo punto di vista, mentre non pu che emergere il discorso di un dominante imbevuto di presunzione di superiorit culturale e orientato dai propri interessi politici ed economici. Per questa ragione, al di l della ricostruzione storiografica, le immagini e i testi dei libri di viaggio antichi costituiscono un materiale inestimabile per le discipline che si interrogano sulla rappresentazione di societ e culture extra-europee, e per estensione per il dibattito civile e pubblico attorno ai temi dellincontro e del confronto con una presunta diversit. I resoconti di viaggio al tempo delle scoperte rappresentano un esempio significativo del rapporto ambiguo di dominazione e di trasfigurazione che si instaura tra lEuropa e il resto del mondo, e in particolare lAfrica, attraverso la scrittura e la rappresentazione dellaltro (Bellagamba 2008, p. 37-41)vi. Una loro analisi permette di capire molto delle costruzioni culturali europee in epoca moderna nel relazionarsi con lalterit, e nel caso specifico con lalterit africana, per lungo tempo e probabilmente ancora oggi investita da stereotipi, pregiudizi e immaginari fantastici. Loperazione non dice molto soltanto a proposito degli Europei e della loro mentalit, ma anche della storia comune di Europa e Africa, essendo questa in larga misura determinata da tali visioni. Ci ha direttamente a che fare ancora con lantropologia, in quanto i libri di viaggio, come spiega de Certeau, costituiscono uno degli elementi fondatori del sapere scientifico di origine europea che si interessa alla descrizione e alla conoscenza dellalterit. Esiste una continuit diretta tra i primi descrittori di quei mondi lontani e gli antropologi in quanto rappresentanti di un sapere scientifico. proprio su questo nesso tra il viaggio presso altri popoli e la formazione di un sapere di tipo scientifico sullalterit che danno sostanza alle preoccupazioni scientifiche e morali che motivano questa mostra. La curiosit, che ci ha guidato, stata quella di stabilire un nesso tra laccumulazione di conoscenza sugli avvenimenti e le abitudini dei popoli africani, da una parte, e la finzione che si costruisce nel rappresentarli, come opera di mediazione tra il qui e laltrove, tra il noi e laltrovii. Il pensiero scientifico ereditato dallIlluminismo suggerirebbe che laumento dei contatti, degli scambi e degli incontri abbia prodotto una maggiore conoscenza e proporzionalmente una diminuzione delle proiezioni fantastiche, come se il viaggio presso altri popoli in terre lontane costituisse lesperienza con cui riportare alla luce una verit pronta ad essere colta e toglierla alloscurit dellimmaginario fantasmagorico e dellignoto. Eppure, come spiegare la resistenza e il continuo riemergere di questi pregiudizi e finzioni nel tempo? I temi della mostra intendono suggerire una riflessione critica su tale questione. La prima sezione mostra come la scoperta europea dellAfrica sia stata accompagnata dallo sviluppo di una nuova postura intellettuale, segnata dalla curiosit e votata alla descrizione scientifica di questi mondi, che escono finalmente dallimmagine antica e medievale dellAfrica terra incognita. Il percorso propone immagini, carte geografiche e testi che riguardano prima le coste e poi linterno del continente africano.

Scrittura e rappresentazione dellaltro

Storia comune

Una conoscenza scientifica?

La mediazione tra il qui e laltrove

Conoscere uguale rivelare?

TEMA 1 La scoperta di fronte allignoto

IX

Una visione unitaria

Il mondo si schiarisce?

Levoluzione delle rappresentazioni cartografiche dellAfrica legata allo sviluppo della conoscenza europea del continente. Nella loro successione temporale, le carte mostrano laccumulazione progressiva di dati e informazioni sempre pi puntuali sulla conformazione geografica, ma anche sulle popolazioni ed entit politiche africane. Da una carta geografica come quella del Mnster del 1550viii, in cui allinterno del disegno assai approssimativo delle coste si poteva riconoscere ad esempio un Monoculi, si giunge nel 1754 ad unincisione che vuole rappresentare dettagliatamente lAfrica in tutti i suoi stati, con una immagine minuziosa e circostanziata del continente arricchita da figure dei diversi popoliix. Le carte non si limitano a rappresentare le coste e localizzare le regioni interne, ma progressivamente si arricchiscono sempre pi di figure che ne descrivono gli abitanti, la flora e la fauna. Laccumulazione di conoscenza sullAfrica si costruisce cos di pari passo con lo sviluppo di una volont di offrire un quadro completo, che successivamente sar alla base del tentativo scientifico di dare una visione unitaria del mondo africano. cos che, poco prima dellinizio del periodo coloniale nel XVII secolo, sar possibile per alcuni autori pretendere di offrire, come scrisse labate Jean-Baptiste Labat, una conoscenza intera e perfetta dei paesi e degli abitanti dellAfrica, con la presunzione di poter dare un quadro scientifico e oggettivo del genere umanox. Autori come Labat appartengono allultima fase dellepoca delle scoperte precoloniali di cui tratta la mostra. Prendendo le distanze dai loro predecessori, li accusano di aver diffuso le tenebre sotto il solexi e inventato degli hommes qui marchent sur un pied, les cyclopes, les syrnes, les troglodites et tous les autres tres imaginaires che sarebbero fortunatamente svaniti mesure que le monde sest clair. Labat propone una nuova postura intellettuale, enciclopedica ed illuministica, che si dichiara affrancata dalla curiosit per le stranezze in nome di una ricerca scientifica della verit. Come suggeriscono le sezioni successive della mostra, sarebbe tuttavia inesatto presupporre con ci che laumento delle scoperte e degli incontri e il progresso nellaccumulazione di dati scientifici sullAfrica abbia necessariamente determinato la fine della trasfigurazione e della creazione di finzioni a proposito degli Africani. La seconda sezione dedicata alla rappresentazione dellAfrica selvaggia. Qui lopera di trasfigurazione sembra raggiungere il suo culmine. Lincontro con lalterit si coniuga con un maggior sviluppo di pregiudizi e la creazione di un immaginario popolato da esseri e situazioni al confine con lanimale, lirreale ed il mostruoso. Nonostante il contatto esistente con le popolazioni che abitano le coste e lentroterra africano, la rappresentazione dellambiente e dei suoi abitanti resta sostanzialmente ancorata a un insieme di convenzioni precostituite. Da un lato, le terre africane vengono rappresentate come abitate da strane creature, al confine tra lumano e lanimale, come il celebre pesce-donna che ritroviamo nel testo di Cavazzi, dallaltro sono le pratiche e le usanze delle popolazioni ad essere valutate come primitive e selvagge. Gli africani vengono in questo modo ascritti allordine della natura e dellanimalit, separati in modo netto dalla civilt europea, che sbarca sulle coste: la nudit, le danze, le torture e sopra ogni altro aspetto il cannibalismo (come nel caso della supposta antropofagia dei Congolesi) li qualificano indistintamente come inferiori. Se come vedremo in altre raffigurazioni, gli africani furono almeno nelle fasi iniziali dellincontro europeizzati, nei pannelli che costituiscono questa sezione troviamo elementi-chiave del processo che ha portato lAfrica ad essere percepita come una realt situata fuori dalle frontiere fisiche e culturali delluniverso occidentale in via di formazione (Calchi Novati, Valsecchi, 2005). Il sistema di leggi, le pratiche funebri, le tecniche del corpo e la religione diventano terreni di confronto e di giudizio nei confronti della diversit culturale, suscitando allo stesso tempo paura, stupore e disprezzo.

TEMA II Un mondo umano selvaggio, alla frontiera con la natura

Animalit e civilt a confronto

Proprio la dimensione religiosa diventa un ambito di valutazione del grado di civilt dei popoli e il Cristianesimo si costituisce come unico termine di paragone, anche prima dellarrivo dei missionari: la religione degli altri classificata come feticismo, idolatria e paganesimo, categorie che avranno poi fortuna nelle epoche successive.

Religione come metro di giudizio

TEMA III LEuropa continua ad essere lunico metro di confronto anche nella terza sezione dove si trattano altri aspetti legati alle caratteristiche dellAfrica pre-coloniale e coloniale, UnAfrica nobile, ricca e regale? ovvero la nobilt, lorganizzazione politica e militare e dei commerci. Il quadro per certi versi opposto a quello della sezione precedente. I tratti dellanimalit e della mostruosit sembrano quasi doversi scontrare con figure reali e regali. Nelle regioni dellAfrica orientale, in particolare, gli esploratori si trovano davanti a vere e proprie citt-stato, come gli insediamenti swahili di Mombasa, Sofala e Kilwa, dove lurbanizzazione si intreccia ad una fitta rete commerciale. Questi centri operano Le citt-stato come luoghi di snodo delle rotte mercantili e di contatto con i mercanti arabi. Dei tredici swahili pannelli che costituiscono questa sezione, sei sono dedicati alla descrizioni di altrettante citt, che diventano insediamenti commerciali portoghesi dalla fine del XV secolo: linteresse per lurbanistica, le tecniche di costruzione e i dettagli delle abitazioni tuttavia sempre misurato a partire dai saperi europei e dalle somiglianze con i centri urbani del Vecchio continente. Il processo di trasfigurazione sembra assumere altre forme ma, pur mantenendo la madre patria come unico criterio di comparazione, viene riconosciuta la complessit politica e amministrativa di alcuni regni, come quello del Benin che rester a lungo la controparte commerciale dei portoghesi nel Golfo di Guinea, o quello del Congo. Lattenzione si focalizza sulle residenze reali che si trovano nelle citt, e sulla figura del I sovrani e la nore e dei nobili: in queste raffigurazioni, come quella del re del Congo e della mitica fibilt gura del Prete Gianni dellAbissinia, vengono valorizzate la grandezza delle sedi e la regalit dei personaggi. Ma ancora una volta, la nobilt africana vista attraverso la lente di quella europea, come se lAfrica non avesse diritto a una propria nobilt: letnografia implicita dellet moderna rappresenta i centri urbani e le corti reali secondo modelli pittorici e citazioni classicheggianti (Bassani, 1987). Infine, anche labilit bellica e lapparato militare degli africani sono presi in analisi come segni della potenza dei loro regni, come nel caso dellImpero di Monomotapa. Lo sviluppo delle reti commerciali con lAfrica aumenter il valore dei luoghi e dei popoli africani e si trasformer nella scoperta di risorse fondamentali, come loro, e nellorganizzazione di un importante sistema di sfruttamento, cio la tratta degli schiavi.

Una lettura dinsieme della produzione testuale e iconografica dei libri di viaggio moderni mostra che la moltiplicazione degli incontri e lelaborazione progressiva di un interesse scientifico per lAfrica non escludono necessariamente la trasfigurazione delle popolazioni africane negli immaginari europei. Certamente, ci si spiega in buona parte con il fatto che, fino allepoca coloniale e dunque fino alla conquista militare delle terre interne, la maggior parte del continente non era ancora stato scoperto, nel senso etimologico di rivelato dalla luce della conoscenza che lavrebbe sottratto allombra dellignoto. Eppure, anche in quei lembi di terra costieri o in prossimit dei fiumi dove gli Europei si erano installati, il loro sguardo continuava a produrre rappresentazioni distorte, inverosimili e soprattutto denigranti delle popolazioni africane. Il fenomeno correlato alluso politico che gli Europei facevano di simili immagini. Lo stereotipo e il pregiudizio erano funzionali alla legittimazione degli interessi commerciali, economici e geopolitici delle compagnie e delle potenze europee, un aspetto che dovrebbe anche oggi farci riflettere sulla strumentalit politica delle contemporanee rappresentazioni dellAfrica in termini denigratori.

TEMA IV Le rappresentazioni al servizio degli interessi

Il significato politico dello stereotipo

XI
Postazioni com-

Postazioni commerciali e forti militari

Le risorse: gomma, oro e schiavi

Commercio in schiavi e stereotipi razzisti

Trasfigurazione fantasmagorica e trasfigurazione scientifica

Le relazioni tra Europei e Africani evolvono in maniera concomitante con lo sviluppo degli interessi economici dei primi, che si materializzano in primo luogo con la costruzione di posti commerciali e forti militari sulle coste per il controllo sia delle rotte di circumnavigazione del continente verso le Indie sia per il controllo delle reti di scambio con lAfrica, che si costruivano con le stesse regioni africane. In queste situazioni, i Negri erano considerati un semplice intralcio alla libert di occupazione e commercio dei Bianchi e lunico modo per giustificare ci era denigrarli in modo da delegittimare ogni loro resistenza e opposizione, descrivendo la sottrazione di terre alle popolazioni locali in termini di liberazione. Nel caso dellinsediamento di Saint-Louis cui fa riferimento Labat ad esempio, i Negri che abitano nelle vicinanze del forte francese erano considerati come presenze pericolose e ladri potenziali dalla violenza incontrollabile, i cui atti contro i Bianchi sarebbero sempre e comunque stati considerati come illegittimi e immorali, mentre gli impiegati della Compagnia commerciale francese erano inversamente giustificati quando sfruttavano le donne localixii. In una prima fase, nel XVI secolo, gli Europei furono soprattutto attratti dalle risorse naturali dellAfrica, come ad esempio loro nel golfo di Guinea e pi tardi la gomma nella zona senegalo-mauritana. Ma progressivamente il commercio di schiavi assunse sempre pi importanza, attirando lattenzione delle compagnie commerciali e dei governi europei. La tratta degli schiavi era allepoca limitata al commercio con la penisola iberica. Ma dal XVII secolo il commercio di schiavi attraverso lAtlantico assunse unimportanza maggiore, attirando lattenzione delle compagnie commerciali e dei governi europei. La crescita degli interessi schiavisti si accompagna alla circolazione in Europa di immagini e testi che insistono a denigrare i Negri. Ci mostra una stretta correlazione tra la diffusione di stereotipi razzisti e il consolidarsi delle pratiche schiaviste. La trasfigurazione perde una parte del bagaglio fantasmagorico ereditato dallantichit e dal Medioevo e sviluppato durante la prima fase delle scoperte delle terre ignote. Ci che resiste di questo tipo di finzione, in particolare lidea che lumanit africana sia al confine con la natura, si coniuga con la trasfigurazione prodotta dai primi approcci dichiaratamente scientifici, politici e morali, che contraddistinguono le fasi pi acute della tratta atlantica. Alla riduzione dellumanit africana alla semplice utilit strumentale della forza lavoro, si oppone e cos facendo si giustifica lidea di unumanit europea civilizzata. In unimmagine portante un titolo neutro e descrittivo come Esclaves conduits par des marchands vediamo che i mercanti sono in realt rappresentati come valorosi guerrieri dellantichitxiii. Al tempo della tratta, linterazione tra la trasfigurazione fantasmagorica e la trasfigurazione scientifica, delle quali metteremmo in risalto pi le contiguit che le differenze, ha servito da fondamento alle successive elaborazioni dellimmaginario europeo sullAfrica sempre pi votato alla giustificazione delle proprie azioni nel continente attraverso delle teorie o delle vere e proprie ideologie razziste. Nel XVIII secolo, la scelta dei candidati alla traversata atlantica divenne sempre pi scientifica, con una selezione accorta degli schiavi in base alle loro qualit fisiche. Gli Europei sceglievano gli schiavi in funzione di alcune caratteristiche fisiche come la struttura, la forza e la resistenza che reputavano migliori per le condizioni di lavoro nelle Americhe, nelle piantagioni o nelle miniere. Linsieme di queste evoluzioni costituir la base delle teorie scientifiche europee successive sulla razza, le etnie e le distinzioni tra i popoli che giustificheranno il colonialismo e lesperienza imperiale europea.

XII

CONCLUSIONE Cause diverse contribuiscono in epoca moderna a creare quel fenomeno che abbiamo chiamato tras-figurazione. Innanzitutto, da ricordare il ruolo degli incisori che rappresentavano realt che non avevano mai visto di persona, ispirandosi a fonti scritte e ai racconti degli esploratori, aggiungendo particolari che appartenevano al loro immaginario o a volte alla propria realt dorigine, o addirittura riproducendo immagini tramandate da edizioni di testi precedenti. Paesaggi europei albergano cos in immagini del Congo o drappi romani sono indossati da mozambicani: gli artisti ricoprono una funzione di mediazione tra lesperienza diretta sul campo dei navigatori e la fruizione dei lettori e in alcuni casi, gli stessi scrittori non visitarono mai lAfrica. E il caso di Dapper, che nella sua celebre opera di fine 600, presenta un lavoro di selezione e compilazione di altre fonti (Surdich, 2005, p. 31). Ci troviamo allora davanti alla questione di una testimonianza mediata e riconfigurata, dove il grado di fedelt delle immagini ancor minore di quello dei testi scritti (Bassani, 1987) e il gioco di specchi tra il soggetto e loggetto il perno attorno al quale prende forma la rappresentazione. Come sappiamo dalla ricerca storica e antropologica, il processo di definizione e ridefinizione delle identit e delle tradizioni in Africa fa parte di dinamiche di potere nelle quali anche lo sguardo europeo ha avuto importanti responsabilit: attraverso la classificazione, la valutazione estetica, la misurazione e laccostamento tra la distanza geografica e il passato storico, losservazione etnocentrica dei popoli africani alterna giudizi sprezzanti di inferiorit ad altri di associazione con la realt europea. In questo dialogo, come ricordava de Certeau (2005: 43), la figura del dissimile sia uno scarto rispetto a quello che si vede di qua, sia soprattutto la combinazione di forme occidentali che sarebbero state tagliate e i cui frammenti sarebbero riuniti in modo insolito. Prendendo in prestito le parole usate da Sandra Piccini (1999: 32) a proposito dellatteggiamento conoscitivo dei viaggiatori dellOttocento, si tratta di vedere e prendere contatto con la diversit soltanto riconducendola a quel che gi si conosce, attraverso un confronto che contemporaneamente un riconoscimento e un disconoscimento. Il materiale esposto nella mostra, da una parte, permette di effettuare un archeologia delle rappresentazioni stereotipate degli Europei sullAfrica e rintracciare dunque linee di continuit con limmaginario che fino in epoca contemporanea ha continuato a veicolare unidea di Africa. Come commentano alcuni antropologi francesi a proposito della rappresentazione delle popolazioni colonizzate nelle grandi esposizioni dell800, la differenza radicale dellAltro era allo stesso tempo identificata e dissolta attraverso una consonanza narrativa discordante tra il civilizzato e il selvaggio e la sottolineatura di alcune pratiche considerate primitive -dalla danza alla poligamia- contribuiranno a rafforzare la frontiera fra loro e noi e suggeriscono una sessualit meno costretta, motore delle fantasie sullAltro che attraverseranno i secoli (Lemaire, Blanchard, et al., 2003). Dallaltra, questo corpus di immagini e testi offre un esempio di come la rappresentazione dellalterit e dellaltrove possa creare il paradosso di una impressione di conoscenza della verit, nel momento stesso in cui produce finzione. E un processo che oggi possiamo ritrovare in alcune dinamiche prodotte soprattutto dai media. La ricostruzione storica delle rappresentazioni in epoca moderna pu infatti corrispondere ad unarcheologia del razzismo come fenomeno sociale: pretesa di scientificit, trasfigurazione della realt, costruzione dellAltro oscillante tra il pericolo e lo stato di natura e, non ultima, la rappresentazione della donna africana, sono elementi che ritroviamo negli stereotipi razzisti attuali e nei discorsi che attraversano i dibattiti mediatici e politici, dallimmigrazione alla mercificazione del turismo esotico, dalla multiculturalit allaiuto umanitario.

Incisori come mediatori dellesperienza

Leredit delle rappresentazioni sullAfrica

Paradosso della finzione

XIII

Da razza a cultura

La differenza viene trasformata in disuguaglianza ed esclusione, in nome di una serie di comportamenti culturali. Per i primi esploratori si trattava della nudit, di cerimonie religiose o pratiche funebri. Oggi la natura dei pregiudizi si gioca sul terreno della cultura che ha sostituito la razza come categoria classificatoria, facendo ancora eco per a gerarchie uniche di valori, ideali etnocentrici e determinismo scientifico (Alietti, Padovan, 2000). Per esempio, il fenomeno delle migrazioni contemporanee verso lEuropa di soggetti spesso provenienti proprio dalle regioni anticamente descritte, innesca nelle societ daccoglienza nuovi confronti con la diversit e pretese di conoscenza. Lunghi secoli di conflitti e contatti, trasformazioni e sottomissioni rischiano di costituire ancora il substrato di relazioni contemporanee costruite sul pregiudizio, lasimmetria e lessenzializzazione. Allo stesso modo, la storia della tratta degli schiavi permette, oltre che di conservarne la memoria, di attivare una riflessione sulle diverse forme di dipendenza che ritroviamo nella contemporaneit (dallo sfruttamento nel mondo del lavoro alle politiche di reclusione, alla prostituzione), estremi esempi di eredit del passato. In altre parole, lidea principale che la mostra vuole suggerire e che potr sembrare forse ardita e provocatoria la mancanza di una relazione diretta e proporzionale tra, da un lato, laumento delle scoperte del continente e dei suoi abitanti da parte degli Europei e quindi laccumulazione della conoscenza e dei dati sui costumi, i regimi politici, lorganizzazione sociale, gli ambienti di vita, i fatti e gli avvenimenti storici e, dallaltro, la diminuzione dei pregiudizi e della proiezione di immaginari fantastici sullAfrica. In realt, quel che cambia nel tempo la nascita di una legittimazione scientifica della descrizione dellAltro: con le parole di de Certeau, il luogo di partenza era un qui (noi) relativizzato da un altrove (loro), e un linguaggio privo di sostanza (). Questa la produzione a cui il selvaggio utile: dallaffermazione di una convinzione fa passare a una posizione di potere (de Certeau, 2005: 50). La progressiva costruzione di un sapere scientifico ha conferito agli stereotipi europei una presunzione di obiettivit. Le mappe, le incisioni e poi le misurazioni antropometriche sono altrettanti strumenti per posizionare le dimensioni di alterit entro le coordinate della scienza, che a quellepoca solo appannaggio europeo. Litinerario tra immagini e testi fornisce cos uno strumento per ricordare le dinamiche di potere e le reciproche percezioni, che scaturiscono dalle relazioni tra popoli, e per riflettere sullorigine del nostro immaginario esotico. La rappresentazione dellAltro lo iscrive in un ordine, quello della ragione, e lo oggettiva in una gerarchia () Mostrare lAltro significa riconoscergli uno statuto e un interesse particolari ma significa anche legittimare e fissare un sapere (Lemaire et al., 2003): queste parole possono in qualche modo ribadire il processo di costruzione della conoscenza che non senza limiti, abbiamo cercato di portare alla luce con il proposito di suggerire nuovi percorsi critici.

Legittimazione scientifica della descrizione

Messa in mostra

XIV

Note
i

Per quanto riguarda i testi pubblicati dal CSAA, vedasi in particolare il volume In viaggio. Scritti, immagini e immaginario africano nellepoca delle scoperte, CSAA, Milano, 2005, con i contributi di Marc Aug, Francesco Surdich, Paola Barbara Piccone Conti e Gigi Pezzoli ; e i testi introduttivi a I fondi speciali della Biblioteca del Museo Civico di Storia Naturale di Milano. La raccolta di stampe antiche del Centro Studi Archeologia Africana, a cura di Paola Livi, Memorie, Volume XXXIII Fascicolo III, 2005, scritti da Paola Livi e Paola Barbara Piccone Conti. Per quanto riguarda la vasta bibliografia sul tema rimandiamo alle brevi note bibliografiche del testo presente e ai riferimenti bibliografici delle pubblicazioni precedenti. ii SURDICH, F. (2005). Testi e immagini sull'Africa nella produzione editoriale europea dell'et moderna, in In viaggio. Scritti, immagini e immaginario africano nell'epoca delle scoperte, CSAA, Milano, pp. 11-62, p.26. iii PEROCCO, D. (1986). L'invenzione dell'ignoto: il cuore dell'Africa nelle relazioni dei viaggiatori italiani, in AA.VV., Africa. Storie di viaggiatori italiani, Nuovo Banco Ambrosiano, Milano, citato in SURDICH, F. (2005), op. cit., p. 27. iv Per una prima lettura di questo approccio, vedasi GUHA, Ranajit (1997). A Subaltern studies reader, 1986-1995, University of Minnesota Press, Minneapolis. v BOSMAN, W. (1705). Voyage de Guine, contenant Une Description nouvelle & trs-exacte de cette Cte o l'on trouve & o l'on trafique l'or, les dents d'Elephant, & les Esclaves, Utrecht. vi Per una comparazione con altre aree geografiche che, in epoca moderna, sono state sottoposte ad una simile trasfigurazione attraverso la descrizione europea, vedasi ad esempio TODOROV, T. (1984). La Conquista dellAmerica , Einaudi, Torino. vii de CERTEAU, Michel (2005). La scrittura dell'altro, Raffaello Cortina, Milano. viii Africa XXV nova tabula. In S. Mnster, Cosmographia universalis, Basilea (?), 1550 (?), (cm 25 x 34), Milano, Bibl. Museo di Storia Naturale di Milano. ix LAfrique divise en tous ses tats. Paris, 1754, (cm 123 x 150), Milano, Bibl. Museo di Storia Naturale di Milano. x LABAT, Jean-Baptiste (1727). Nouvelle relation de l'Afrique occidentale contenant une description exacte du Sngal et des pas situs entre le Cap Blanc & la Rivire de Serrelionne, Pierre-Franois Giffart, Paris. xi LABAT, Jean-Baptiste (1727). Op. cit. xii LABAT, Jean-Baptiste (1727). Op. cit. xiii Esclaves conduits par des marchands. In G.-T. Raynal, Histoire philosophique et politique des tablissements, 1780-1781, (cm 17 x 10), Milano, Bibl. Gigi Pezzoli.

Bibliografia ALLIETTI, Alfredo, PADOVAN, Dario, (2000), Sociologia del razzismo, Carocci, Roma. AA. VV., (2005), In viaggio. Scritti, immagini e immaginario africano nellepoca delle scoperte, CSAA, Milano. BASSANI, Ezio, (1987), Nobili o selvaggi? Limmagine dellAfrica nera e degli africani nelle illustrazioni europee dal Cinquecento al Settecento, Catalogo CSAA, Milano. BELLAGAMBA, Alice, (2008), LAfrica e la stregoneria. Saggio di antropologia storica, Laterza, Roma. DE CERTEAU, Michel, (2005), La scrittura dellaltro, Cortina, Milano. GUHA, Ranajit, (1997), A Subaltern studies reader, 1986-1995, University of Minnesota Press, Minneapolis (trad. it. Guha, Ranajit, 2002, Subaltern studies. Modernit e (post)colonialismo, Ombre Corte, Verona). LEMAIRE, Sandrine, BLANCHARD, Pascal et al., (2003), Zoo umani. Dalla Venere Ottentotta ai reality show, Ombre Corte, Verona. LIVI, Paola (a cura di), (2005), I fondi speciali della Biblioteca del Museo Civico di Storia Naturale di Milano. La raccolta di stampe antiche del Centro Studi Archeologia Africana, Memorie, Volume XXXIII Fascicolo III, CSAA, Milano. MUDIMBE, Valentine, (1988), The invention of Africa. Gnosis, philosophy and the order of knowledge, Indiana University Press, Bloomington (trad. it. Mudimbe, Valentine, 2007, Linvenzione dellAfrica, Meltemi, Roma). XV

PUCCINI, Sandra, (1999), Andare lontano, Carocci, Roma. SURDICH, Francesco, (2005), Testi e immagini sullAfrica nella produzione editoriale europea dellet moderna, in PEZZOLI, Gigi (a cura di), In viaggio. Scritti, immagini e immaginario africano nellepoca delle scoperte, CSAA, Milano. VALSECCHI, Pierluigi, CALCHI NOVATI, Giampaolo, (2005), Africa: la storia ritrovata, Carocci, Roma . WACHTEL, Nathan, (1971), La vision des vaincus : Les Indiens du Prou devant la Conqute espagnole (1530-1570), Gallimard, Parigi.

XVI

Potrebbero piacerti anche