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Abbiamo parlato, seguendo Jacques Derrida, di "strategia" di lettura dei testi classici, e non a caso; infatti la Decostruzione non

, e non vuole affatto essere, un metodo riproducibile (le coordinate cartesiane o il sillogismo deduttivo p.es.) capace di "smontare" i sistemi filosofici, ma si tratta piuttosto di una strategia di "ascolto" da attivare di volta in volta, poic ! il testo (e la cultura) non devono essere decostruiti (nel senso ipotetico di "passati al vaglio della decostruzione"), bens" sono proprio essi stessi ad essere costitutivamente in decostruzione; per cui il filosofo non deve c e tendere il proprio orecc io scaltrito, in grado quindi di captare le dissonanze e i guasti c e minano al sogno totalizzante ed esaustivo del credo sistematico. #on pi$ quindi l%occ io teoretico, capace di "contemplare" concetti distribuiti in un sistema (come in una sorta di armonia visuale) & ma queste sono metafore, e Derrida insegna c e la radice del linguaggio metafisico risiede nella metafora. 'a filosofia deve superare il sistema, non per scelta, ma per necessit(, o forse seguendo la logica perversa di una possibilit( necessaria. Derrida ci a sempre mostrato c e la decostruzione intacca qualsivoglia oggetto della cultura, e non solamente testi metafisici; infatti la tarda produzione del filosofo applica l%esperienza decostruttiva non pi$ esclusivamente ai sistemi cartacei della tradizione filosofica, bens" anc e a quelli storici e concettuali a noi pi$ vicini (almeno apparentemente), proprio laddove il moto decostruttivo ci coglie impreparati) il "dono", l%"ospitalit(", il "perdono", fino al sistema, c e tutti ci riguarda e coinvolge, della "democrazia".

" *ra, se c+ uno spirito del mar,ismo cui non vorrei mai rinunciare, non solamente l+idea critica o l+atteggiamento questionante -./. 0 piuttosto una certa affermazione emancipatrice e messianica, una certa esperienza della promessa c e si pu1 tentare di liberare da ogni dogmatica e persino da ogni determinazione metafisico&religiosa, da ogni messianismo " (2pettri di 3ar,, pp. 445&446) &&&&&&&&&&& *ccorre non 7limitarsi a sottolineare c e, guardando meglio, ci1 c e viene attribuito al "proprio dell%uomo" appartiene anc e ad altri esseri viventi, ma anc e, al contrario, c e ci1 c e viene attribuito al proprio dell%uomo non gli appartiene in modo puro e rigoroso, e c e bisogna quindi ristrutturare tutta la problematica8 -9/. &&&&&&&&&&&&quote :

*gni volta c e in 2pettri di 3ar, o parlato della nuova ;nternazionale, sottolineando come la solidariet( o l%alleanza non dovessero dipendere, fondamentalmente e in ultima analisi, da un%appartenenza di classe, ci1 non significava affatto c e per me le classi fossero sparite o c e si fossero attenuati i conflitti legati alle differenze o alle opposizioni di "classe" (o almeno delle nuove figure di forze sociali per le quali credo siano in effetti necessari nuovi concetti, e dunque < forse < anc e dei nuovi nomi).-6/ =ompere con la "forma partito" o con questa o quella forma di 2tato o di ;nternazionale non significa rinunciare a ogni forma di organizzazione pratica o efficace.->/

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