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Aperto al pubblico tutti i giorni dalle ore 9,00 alle 13,00 e dalle 15,30 alle 17,30 (dal 1 novembre al 31 marzo) dalle ore 9,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 19,00 (dal 1 aprile al 31 ottobre)
Cappellaesternar
Storia
Venne costruita a partire dal 1715 per conto di Francesco Ferdinando Gravina Cruyllas, principe di Palagonia, ad opera dell'architetto Tommaso Maria Napoli, con l'aiuto di Agatino Daidone. Altri lavori, su incarico dei successori del principe, riguardarono nel 1737 le strutture basse che circondano la villa e nel 1749 le decorazioni interne ed esterne. Il 9 aprile 1787 la villa fu visitata da Johann Wolfgang von Goethe, che cos descrisse la bizzarria degli interni: I piedi delle sedie sono segati inegualmente, in modo che nessuno pu prendere posto e, davanti all'entrata, il custode del palazzo invita i visitatori a non fidarsi delle sedie solide perch sotto i cuscini di velluto nascondono delle spine. Nel 1885 la villa venne acquistata da privati, che ne sono tuttora in possesso, ed parzialmente aperta al pubblico.
Architettura
Recenti studi ipotizzano una precisa matrice alchemica del XVIII secolo - come per altre ville bagheresi - alla base di questo edificio. La ripartizione dei cosiddetti Mostri in due settori laterali della villa (musicanti da una parte e creature deformi dall'altra, con la costante presenza del dio Mercurio, fautore della trasmutazione della materia) significherebbe la ricerca dell'armonia partendo dalla musica (Nigredo) sino alla materia (Rubedo). Il corpo di fabbrica centrale della villa, del tipo tradizionale a blocco chiuso, senza cortili interni, ha una pianta articolata in due elementi quadrati congiunti da una parte centrale curvilinea. Il piano terra attraversato al centro da un passo carraio, che si allarga al centro in uno spazio ovale senza luce diretta. Il primo piano presenta quattro torrioni agli spigoli e al centro un vestibolo ovale, che ripete lo spazio del piano inferiore. Da questo si accede al salone delle feste, riccamente affrescato e con il soffitto coperto da specchi. Oltre questo presente una sala con la cappella privata. Dal lato opposto si trova una sala da biliardo e sui lati gli appartamenti privati, costituiti da un serie di l'una dietro l'altra. Al piano nobile si accede dal piano di campagna per mezzo di una scalinata a doppia tenaglia, con balaustre in pietra che ne accompagnano l'articolato disegno. Alla base affiancata da due sedili in pietra, con schienali a linee spezzate di gusto barocco. A conclusione del prospetto, al di sopra della trabeazione, vi un attico con elementi decorativi, tanto alto da nascondere le falde del tetto, mentre gli spigoli della fabbrica hanno il piano terra bastionato. Le basse costruzioni che circondano la villa sono riccamente decorate da statue in calcarenite d'Aspra, che raffigurano vari personaggi mescolati con animali fantastici e figure caricaturali, dette Mostri. A met del viale d'ingresso si trova il cosiddetto Arco del Padreterno; fu invece demolito alla met del XX secolo il grande Arco dei Tre Portoni (in dialetto Tri Purtuna), all'inizio del viale.
VillaPalagonia
Si pu decidere di vivere in mezzo ai mostri, riempiendo saloni e giardini, corridoi e viali di statue e dipinti raffiguranti esseri orripilanti? A giudicare dalla quantit di strane creature che affollano uno dei pi conosciuti, amati e visitati monumenti della Sicilia, pare proprio di s. A farlo stato Francesco Ferdinando Gravina e Alliata, settimo principe di Palagonia, che nel 1749 ha dato inizio ai lavori per il completamento e la decorazione della monumentale Villa di Bagheria, la barocca residenza di famiglia. Perch abbia fatto questa scelta strava gante presto detto: da quello che riportano le cronache, il principe soffriva per la sua bruttezza e per una sorta di gobba e riteneva che questa sua difformit dai canoni estetici del tempo sarebbe stata meno evidente in un ambiente animato da figure fuori dal comune.
Statue e burle Inoltre, in un luogo grottesco come quello di Villa Palagonia, il principe poteva agevolmente giocare alle spalle dei suoi ospiti, con ritratti e arredi irriverenti, come i piedi di alcune sedie segati in maniera disuguale per renderle zoppe, altre sedute talmente inclinate in avanti da costringere a posizioni innaturali per non scivolare e cadere, o come poltrone nelle quali erano stati nascosti spilli e spuntoni. I mostri invece, erano disseminati ovunque. Si parla di circa duecento statue in pietra tufacea raffiguranti figure fantastiche, nani che cavalcano delfini dalla testa di imperatori romani, asini seduti come uomini, draghi e leoni a banchetto, suonatori di strumenti immaginari e via dicendo. Una citazione speciale merita la Sala degli specchi studiata per deformare limmagine di chi guarda: un modo ironico per dire che infondo nessuno perfetto.