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la Repubblica

DOMENICA 17 FEBBRAIO 2013

CULT
Griglie, modelli standard strumenti bibliometrici

Dalluniversit alla ricerca la conoscenza sempre pi sotto esame e ridotta a puro dato numerico
Ma si pu identificare un criterio di analisi davvero oggettivo?

OSSESSIONE VALUTAZIONE
ROBERTO ESPOSITO

ulle modalit, i presupposti e le contraddizioni della valutazione applicata alla ricerca universitaria gi intervenuto su queste pagine Pier Aldo Rovatti. Come identificare criteri di valutazione oggettivi, soprattutto in ambiti di studio inevitabilmente governati da logiche soggettive, come quelli umanistici? E a chi compete la scelta dei valutatori al ministero, ad altri valutatori, alla comunit scientifica nel suo complesso? Sono tutte questioni di problematica risoluzione, che per rischiano di precipitare lintero sistema universitario in una sorta di gigantesco imbuto da cui non sar facile uscire. Per coglierne lorigine, tuttavia, bene arretrare lo sguardo allo sfondo retrostante epistemologico e storico a partire da cui questa grande macchina si messa in moto. E cio da una svolta che riguarda, prima ancora di decisioni politiche o di opzioni tecniche, lintero regime del sapere contemporaneo. Jerome Kagan, nel suo saggio su Le tre culture (Feltrinelli), lo descrive come un sistema solare in cui la fisica il sole e la matematica il suo nucleo ardente. Se chimica e biologia sono i pianeti pi vicini, su orbite pi distanti ruotano economia, sociologia e politologia. Ancora pi lontano orbitano storia e filosofia, mentre la letteratura e le arti si situano ai confini esterni di questo campo di forze. La partita decisiva, che ha determinato a lungo lorientamento delle scienze sociali, stata quella giocata tra fisica e

Gli atteggiamenti umani mantengono un tasso di irregolarit e anche di irrazionalit che ne riducono in modo drastico la prevedibilit

biologia agli inizi dellOttocento, per essere vinta, almeno fin ad un certo momento, dalla prima. Che nella sede della Social Academy of Science di Washington si accampi la statua di Einstein e non quella di Darwin, la dice lunga a riguardo. Il polo di attrazione per leconomia come per la politologia, per la sociologia come per la linguistica, stato il paradigma fisico-chimico, e non quello biologico. Ci ha avuto conseguenze decisive nella vittoria di un sapere delle costanti su un sapere delle variabili. A differenza di ogni tipo di vita, soggetta ad una continua variazione, la struttura dellossigeno o la velocit della luce non mutano. Mentre i fisici tendono a spiegare fenomeni ad alta complessit con il minor numero di categorie, i biologi sono abituati a differenziare il proprio approccio per quante sono le infinite specie viventi, procedendo dallastratto al concreto. Ci che conta, per essi, assai pi delle scale numeriche o degli algoritmi, il contesto storico, ambientale, simbolico, allinterno del quale un fenomeno assume significato. Da allora la strada intrapresa dalle scienze sociali non ha pi mutato direzione. Se leconomia adottava criteri sempre pi rigidi a partire dallidea che gli individui tendono comunque a massimizzare i propri interessi la scienza politica si specializ-

zava nellanalisi dei modelli istituzionali e dei flussi elettorali. Quanto alla sociologia, dopo la breve parentesi della teoria critica di Adorno e Horkheimer, gi con Lazarsfeld e Merton si convertiva a criteri bibliometrici, sostituendo la filosofia e la storia con sondaggi di opinione e analisi di mercato. Non un caso che il modello sintattico formale per la linguistica, la teoria dellintelligenza artificiale e i primi passi delle neuroscienze risalgano pi o meno alla stessa fase che quella dellinvenzione dei sistemi elettronici di informazione. Da quel momento, quanto pi le scienze sociali si approssimavano ai paradigmi di quelle naturali, tanto pi cresceva la fiducia nella loro capacit di risolvere problemi di grande portata. Ma, con essa, anche il pericolo di fallire i loro obiettivi, perdendo il rapporto con una realt sfuggente a

qualsiasi codificazione. Ci che rendeva quei saperi formalizzati altamente friabili allimpatto con lesperienza il fatto che gli atteggiamenti umani mantengono un tasso di irregolarit, e anche di irrazionalit, che ne riduce drasticamente la prevedibilit. Contrariamente alle aspettative degli scienziati sociali, le opzioni, individuali e collettive, variano in funzione del tempo, del luogo, del ceto sociale, della cultura in una forma che tende a rompere ogni schema previsionale. Sentimenti, risentimenti, emozioni, attrazioni determinano le nostre scelte non meno degli interessi e dei calcoli. A questa difficolt di ordine epistemologico, si aggiunge un dato di carattere storico e, per cos dire, geopolitico. Come osserva Valeria Pinto in un bel saggio gi richiamato su queste pagine (Valutare e punire, Cro-

Tabelline

Cos leretico Giordano Bruno anticipava Einstein


PIERGIORGIO ODIFREDDI

ggi, 17 febbraio, ricorre lanniversario del martirio di Giordano Bruno nel 1600. Nel 1889 fu eretta a Campo de Fiori una statua, con la scritta: A Bruno, il secolo da lui divinato qui dove il rogo arse. Nonostante le minacce di Leone XIII di andare in esilio se fosse stata eretta, e le richieste di Pio XI che fosse abbattuta alla firma del Concordato, Mussolini dichiar nel 1929 alla Camera: la statua, malinconica come il destino di questo frate, resta dove . Per ritorsione, il papa santific lanno dopo il cardinal Bellarmino, grande inquisitore di Bruno. E neppure il perdono

generalizzato richiesto durante il giubileo del 2000 ha riabilitato il nome delleretico. Ma quali erano le eresie di Bruno, che turba(va)no cos tanto la Chiesa? Lungi dallessere solo beghe di preti, alcune vertevano su delicate questioni scientifiche e matematiche. Nella Cena de le Ceneri un Bruno antitolemaico parla di uno spazio infinito, con infiniti mondi in evoluzione per un tempo infinito: una visione gi anticipata da Lucrezio, e oggi divenuta parte del nostro immaginario cosmologico. Cos come il cosiddetto principio cosmologico di Einstein, anticipato

da Bruno in De la causa, principio et uno, secondo il quale luniverso appare nello stesso modo, da qualunque punto e in qualunque direzione lo si osservi. In De luniverso, universo et mondi Bruno propone addirittura una distinzione fra due tipi di infinito: il tutto infinito delluniverso, e il totalmente infinito di Dio. Egli aveva dunque percepito un barlume della cornucopia di infiniti che Georg Cantor avrebbe scoperto alla fine dellOttocento: per sua e nostra fortuna, quando ormai i roghi si erano spenti.
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Lanalisi

Pubblica o muori quel nuovo sistema che spegne il sapere


Perch rischiamo di perdere di vista leccellenza se misuriamo tutto solo sulla base del quanto
MICHELA MARZANO
eorge Orwell sarebbe stato orgoglioso. Strumenti bibliometrici, fattore di impatto standardizzato, peer review, prodotti, agenzie di valutazione. Anche nel mondo accademico trionfa la neolingua, quella lingua artificiale capace di cancellare ogni pensiero eretico per il trionfo dellideologia produttivistica contemporanea. Quella lingua che riduce il valore di un ricercatore al suo fattore h il numero di volte in cui i suoi lavori sono citati allinterno di un certo numero di riviste e che si affida al sofisticato software Publish or Perish (pubblica o muori) per il calcolo di h. Pubblica o muori, perch ormai conta solo leccellenza. Pubblica o muori, come se il linguaggio non avesse anche (e sempre) un valore simbolico. Ma come si fa a uccidere simbolicamente uno studioso solo perch la quantit di quello che pubblica nelle famose riviste di serie A non sarebbe sufficiente? Di che cosa stiamo parlando? Leccellenza morta, viva leccellenza! Come se per valutare leccellenza della ricerca bastasse affidarsi al numero delle citazioni medie ricevute da ogni pubblicazione. Come se anche la ricerca, in nome delloggettivit e della neutralit assiologica, dovesse sottomettersi allimperativo del quantitativo ad ogni prezzo. Proprio mentre le universit di tutta lEuropa stanno soccombendo sotto il peso di una valutazione che, bruciando il grosso dei finanziamenti pubblici, impedisce poi di finanziare tutti quei progetti che non si iscrivono nel mainstream. Per non parlare poi dellenergia e del tempo perso per preparare i dossier di valutazione: giorni e giorni passati a riempire caselle e formulari, invece di dedicarsi giustamente alla ricerca! Le agenzie di valutazione, ormai, non sono pi una caratteristica dei paesi anglosassoni. Sono arrivate anche in Francia e in Italia, con gli stessi effetti devastanti che gi denunciavano qualche anno fa i colleghi britannici. Che si tratti dellAERES (Agence dEvaluation de la Recherche et de lEnseignement Suprieur) in Francia o dellANVUR (Agenzia di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca) in Italia, il principio lo stesso: si tratta di valutare non solo i prodotti della ricerca, ma anche la qualit delle universit e degli enti di ricerca sulla base di una griglia ben definita a livello europeo, indipendentemente dal fatto che si parli di discipline scientifiche o umanistiche, tecniche o economiche. Numero di studenti che si laureano, numero di corsi di laurea, numero di pubblicazioni nelle riviste classificate, numero di brevetti, numero di citazioni, numero di stage proposti, numero di sbocchi professionali. Ma da quando in qua il come si valuta sulla base del quanto? Quali grande ricerche del passato sarebbero state finanziate sulla base di questi criteri? Quali capolavori sarebbero passati indenni dalle forche caudine degli strumenti bibliometrici? Intendiamo bene. Non sto dicendo che la ricerca o le universit non debbano essere valutati. Non sto dicendo che il merito non debba essere preso in considerazione quando si fanno i concorsi o si finanziano i progetti di ricerca. Sto solo dicendo che non si possono sempre e comunque privilegiare le discipline pratiche rispetto a quelle che si concentrano sulle conoscenze fondamentali; che non giudizioso promuovere la standardizzazione del sapere; che leccellenza, per manifestarsi, ha bisogno di tempo e di elasticit. Nessuno nasce eccellente, lo diventa. E per diventarlo, si ha bisogno di procedere, come direbbe Popper, per tentativi ed errori. Tanto pi che il risultato di questa logica quantitativa sotto gli occhi di tutti: tanti curriculum sono pieni di un numero incalcolabile di articoli ripetitivi, aridi e poco interessanti. Articoli in cui, tra laltro, ci si cita vicendevolmente tanto per far aumentare il fattore h. Quando si spinti a pubblicare a tutti i costi, sarebbe difficile aspettarsi il contrario. Visto che come sanno bene tutti coloro che lavorano nel mondo della ricerca, talvolta necessario fermarsi, perdere tempo, fare altro. Scrivere e poi cancellare tutto quello che si scritto. Andare in una direzione e poi tornare indietro. Il prezzo della ricerca anche questo: perdere tempo. Ma come si fa a perdere tempo quando se non pubblichi, muori?

nopio), lidentificazione della conoscenza con modelli computazionali in America nasce da una sorta di riconversione della strategia militare al terreno del sapere. Teoria dei giochi, teoria della decisione, pianificazione, calcolo costi/benefici derivano tutti dallambito della competizione bellica. In particolare la riorganizzazione della ricerca scientifica nasce, negli anni Cinquanta e Sessanta, dalla necessit degli Usa di rispondere al predominio sovietico in campo astrofisico. In et reaganiana questa applicazione del management alle procedure cognitive ha assunto una rilevanza ancora pi accentuata. la stessa che poco dopo sbarca in Europa prima con lallineamento dellInghilterra thatcheriana e poi con ladozione generale di tale modello produttivistico. Lunica forma di scienza accettata, e dunque finanziata, quella produttiva di utilit sul

breve periodo. proprio su questo presupposto, per, che con la crisi economica, lintero sistema rischia di implodere. Una volta sospesa la legittimit di ogni tipo di sapere alla performance economica, il rischio che venga ingoiata nel gorgo dei debiti sovrani si fatto tangibile. Quando la regina Elisabetta, in visita alla London School of Economics, ha chiesto agli economisti come mai non si fossero accorti della crisi incipiente che avrebbe messo alle corde lintero pianeta, come se si fosse strappato un velo. La scienza pi corteggiata da imprese e governi appariva di colpo nuda davanti al pi clamoroso dei fallimenti. auspicabile che, prima che sia troppo tardi, si eviti di propagare questo clamoroso default allintero campo del sapere.
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ILLUSTRAZIONE DI OLIMPIA ZAGNOLI

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