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Storia Nel libro di Barbara Raggi, Baroni di razza, le vicende dei professori firmatari del Manifesto antisemita

La solerte riabilitazione dei docenti razzisti


di MICHELE SARFATTI
l documento del luglio 1938 Il fascismo e i problemi della razza, noto anche come Manifesto del razzismo fascista, ebbe dieci firmatari, tutti universitari. I loro nomi sono noti: Lino Businco, Lidio Cipriani, Arturo Donaggio, Leone Franz, Guido Landra, Nicola Pende, Marcello Ricci, Franco Savorgnan, Sabato Visco, Edoardo Zavattari. Verrebbe spontaneo ritenere che, cessata la Seconda guerra mondiale, sconfitto il fascismo, debellato loccupante nazista, abrogata la legislazione antiebraica e razzista, quei dieci studiosi siano stati, se non puniti, almeno espulsi, rimossi, allontanati dal sistema educativo italiano. Barbara Raggi ha scritto il saggio Baroni di razza. Come luniversit italiana ha riabilitato gli esecutori delle leggi razziali, (Editori Internazionali Riuniti, pp. 216, 22,90) per comprovare e ricordarci che cos non stato. Che quei dieci e molti altri pro-

Una immagine dellapplicazione delle leggi razziali il Italia (sito Sulla Credenza)

tagonisti italiani di vario livello dellideologia e della propaganda antisemita e razzista sono rimasti o rapidamente rientrati al loro posto di insegnamento e di ricerca, o comunque sono stati assolti, amnistiati, perdonati, restituiti a una incredibile condizione di sostanziale innocenza. accaduto che, nei singoli procedimenti di epurazione (prima e indipendentemente dallamnistia generalizzata), di uno si tacquero o si declassarono gli articoli pubblicati sulla rivista La difesa della razza, di un altro si omise la partecipazione allUfficio razza del ministero della Cultura popolare. Un terzo venne prosciolto gi in istruttoria, senza che ce ne siano pervenute le motivazioni. Di altri si evidenziarono (a difesa) i soccorsi dati ad alcuni ebrei al momento della deportazione, come se lantisemitismo non omicida cessasse di essere un delitto, un reato, una pugnalata inferta allintera societ. Di tutti si negava o si taceva lazione e/o

lintenzione razzista, s che, verso la fine dellillustrazione delle vicende individuali, cos Barbara Raggi sarcasticamente sintetizza la situazione: I docenti universitari italiani sono stati gli unici intellettuali europei ad aver manifestato il proprio dissenso contro le politiche antiebraiche, praticate negli Stati di cui erano cittadini, accettando di lavorare negli organismi che le promuovevano. Lautrice si interroga anche su chi furono i riabilitatori di questi antisemiti. Alcuni erano fascisti e antisemiti come gli imputati. E difendevano loro per difendere se stessi. Molti erano mossi dallo spirito di casta: non volevano che questioni esterne alluniversit prevalessero sulle regole eterne del corpo accademico. Tra questi ultimi vi erano anche persone nettamente antifasciste, affette scrive Raggi da un vero e proprio strabismo corporativo. Un professore (Cotronei) ammon i colleghi della facolt di Scienze della Sapienza che un nostro voto di conferma al prof. Zavattari viene inevita-

bilmente ad avere il significato di un atto di solidariet; significa in altre parole che noi non disapproviamo particolarmente dottrine della natura di quelle sopra ricordate, ma la discussione del Consiglio di facolt si concluse con 11 voti a favore dello zoologo razzista, 7 contrari e una scheda bianca. Tutto ci ovviamente si innest sulle strategie di difesa tecnica degli imputati e linsieme produsse un altissimo risultato di permanenze o rapidi riaccoglimenti dei docenti antisemiti nel sistema educativo superiore (risultato che inoltre fu ben superiore a quello relativo al reingresso in servizio dei professori ebrei espulsi nel 1938, come stato ricostruito da Roberto Finzi e altri storici). E questi pieni riaccoglimenti furono (e spesso sono tuttora) accompagnati da curricula e biografie mutile, colme di omissioni: come se essi non avessero mai agito con la testa e con la penna contro ebrei e neri.
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R Il libro di Barbara Raggi Baroni di razza, viene presentato oggi, alle ore 18, alla libreria Claudiana di Milano (via Sforza 12), da Pasquale Chessa e Michele Sarfatti

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