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CULTURA&SPETTACOLI
A CEVIO
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Il buco nella ramina, dalla raccolta Quelli del bar Bocc, opera terza classificata al Premio Chiara Sezione Inediti 2012
tra di quelle norme tacite che regolamentano le partitelle. Posizion la sfera su una delle rare zolle dalle quali spuntava ancora qualche filo d'erba e mise a fuoco la porta. In barriera, come da tradizione, era stato piazzato l'avversario pi grasso. Ne convinci uno, ne vale due. Pancev voleva colpire la palla di interno destro, disegnare una traiettoria a foglia morta e levare le ragnatele nel sette. Non ci sarebbe mai riuscito. Non alla sua et, almeno. Ma aveva buone chance di centrare il bersaglio, se solo il destino non si fosse messo di traverso. Prese la rincorsa. I fili d'erba sui quali poggiava la palla cedettero e questa scivol di pochi centimetri. Pancev non se ne accorse e decapit la zolla, colpendo pi terra che cuoio. La sfera si allontan balzellando verso l'angolo destro del campo, un punto in cui la rete metallica era divelta. La palla usc e rotol sul parcheggio del Bocc. Chi calcia fuori la va a prendere, altra regola non scritta. Pancev corse verso il buco nella rete, lo attravers facendo ben attenzione a non rimanere impigliato con la tanto amata maglia nerazzurra e arriv davanti al bar. L lo vidi per la prima volta. Avevo appena messo su Romeo & Juliet dei Dire Straits e guardavo fuori dalla finestra, accompagnato dall'arpeggio di chitarra di Mark. Il bambino si stava avvicinando al pallone lento e silenzioso, allineando un passo dopo l'altro come se si trovasse su un'asse sospesa nel vuoto. Sapeva della fama del Monos, il nostro barista; al campetto lo temevano tutti. Mise le mani sul pallone, si rialz e gir la testa per un secondo, uno solo, il tempo necessario per verificare di non esser stato notato e fuggire sulle ali del vento. Ma fu sufficiente per vederla. Barbarella. Seduta sul ciglio della porta. Che lo fissava. Il Monos lucidava il bancone sulle note della canzone, non si era accorto di niente. Gli piacevano i Dire Straits. Non me lo aveva mai detto, per carit, ma lo si capiva da come passava lo straccio. Eseguiva movimenti circolari, al ritmo di quattro quarti. E la sua attenzione calava. Il gioco di sguardi tra Pancev e Barbarella dur pochi secondi, ma mi bastarono per intuire che una bomba era appena stata innescata. Il pallone gli sfugg di mano. Il Monos sent il rimbalzo sull'asfalto e abbandon il bancone per accertarsi che nessuno infastidisse la figlia. Quando arriv da lei Pancev era gi tornato al campetto e il gioco era ricominciato. Da quel giorno tenni d'occhio il campetto. La scena si ripet svariate volte nel corso delle tre settimane successive, sempre identica: tiro sbilenco di Pancev, cor-
A me Pancev fa pena. una vittima del destino, quel meccanismo incomprensibile che nel giro di un istante ti frega per la vita intera. Un po' come quando ha fatto incontrare Yoko e John, segnando la fine dei Beatles. Se Pancev avesse fatto qualcosa per meritarsi quel che gli successo avrei potuto benissimo scrollare le spalle e dire: Se l' cercata. Ma innocente. Lo garantisco. Nessuno si alza la mattina e va al campetto con il pallone sottobraccio accompagnato dal timore che possa succedere qualcosa in grado di sconvolgergli l'esistenza. Men che meno se alto un metro e un cacio e ha solo sette anni. Ma fu esattamente cos che andarono le cose. In un pomeriggio d'estate il piccolo Pancev indoss la maglietta della sua squadra preferita, l'Inter, e se ne and a giocare a calcio. Il campetto in erba, spelacchiato al centro e florido sulle fasce, distava quattrocento metri da casa sua e confinava con un bar. Era circondato su tre lati da una ramina alta due metri; dal quarto si accedeva al parco giochi, all'asilo e alla scuola elementare. Le regole erano le stesse di quando giocavo io: bambini della parte alta del paese contro quelli della bassa, divieto di tirare forte da distanza ravvicinata e calci di punizione solo dietro unanimit delle due squadre. In pratica bisognava rischiare di perdere una gamba per convincere tutti dell'irregolarit dell'intervento. Capitava di rado, ma capitava. Pancev a un certo punto si invol verso la porta e venne atterrato nella met campo che dava sul parcheggio del bar Bocc. Si rialz e si scroll la polvere di dosso. Spettava a lui il diritto di calciarla, un'al-
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sa per recuperare il pallone, occhiate furtive tra lui e Barbarella. Gli errori calcistici di Pancev furono notati anche dagli altri che ridevano un sacco di quel bambino imbranato che non centrava mai la porta. Fu Natuzza a dargli quel soprannome. Faceva ancora discutere il caso di Darko Pancev all'Inter, attaccante macedone che qualche anno prima aveva fatto sfracelli nella Stella Rossa di Belgrado divenendo uno dei giocatori pi ricercati sul mercato europeo. Era detto il Cobra, ma bastarono pochi, disastrosi mesi a Milano per essere ribattezzato il Ramarro. Nessuno dei clienti del Bocc si era per accorto di che cosa ci fosse dietro quei tiri strampalati. Nessuno aveva notato che quando Barbarella non era al bar, Pancev giocava in maniera esemplare, segnando una rete dopo l'altra. Nessuno lo aveva mai visto allenarsi mezz'ora al giorno dopo la scuola quando piazzava la palla a dieci metri dalla porta e
mirava al buco nella ramina. Nessuno aveva notato che, qualche mese dopo, quando un operaio del comune ripar il buco con del filo di ferro, Pancev smise di giocare rasoterra e inizi a palleggiare in mezzo al campo per scavalcare meglio la rete in acciaio. Nessuno a parte me. D'altro canto Pancev non aveva altro modo di vedere Barbarella. Fatta eccezione per qualche sporadico momento di libert vicino al Bocc, la piccola era tenuta sotto stretta vigilanza dal Monos che la accompagnava tutti i giorni a una scuola privata distante pochi chilometri. Pancev non conosceva n il loro cognome, n dove abitassero. Non lo sapevamo nemmeno noi che passavamo met della nostra esistenza in quel locale, figuriamoci lui. La trama era quella di Romeo e Giulietta, ma in questo caso il signor Capuleti era molto pi grosso e incazzoso di quanto suggerito dal testo originale.
zxy Continuano gli appuntamenti proposti dal cartellone di Ticino Musica. Oggi, alle 17.30, nellAula Magna del Conservatorio di Lugano, avr luogo il concerto che prevede le esibizioni di presentazione dei giovani maestri partecipanti ai corsi di alto perfezionamento organizzati nellambito del festival. Seguir, alle 21, un rcital di violoncello e pianoforte con protagonisti Johannes Goritzki e Caroline Palmer. Il programma della serata comprende pagine di Beethoven e di Rachmaninov. Sempre alle 21, in Piazzetta San Carlo a Lugano (in caso di pioggia, allHotel Bellevue au Lac), salir sul palco lEnsemble pentaTon, composto da Aniela Stoffels (flauto), Dominique Steiner (oboe), Nicola Katz (clarinetto), Ramon Imlig (corno) e da Philipp Hsli (fagotto). Eseguiranno pagine di Haydn, Dvork e di Piazzolla. Infine, alle 20.30, nella chiesa evangelica di Locarno Monti, si esibir il Trio Ambassador, composto da Alessia Pallaoro (violino), Barbara Misiewicz (violoncello) e da Momir Novakovic (fisarmonica). Insieme, proporranno pagine di Valpola, Piazzolla, Sostakovic e di Hersant. Per info: www.ticinomusica.com.