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copertina di Giancarlo Breccola Poste Italiane spa - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 26-2-2004 n. 46) art.

1 comma 1 - DCB Centro Viterbo

Anno XVII n 2 - APRILE / GIUGNO 2012

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Caleidoscopio librario sulla Tuscia


uardandoci attorno non possiamo che constatare come leditoria di interesse locale sia straordinariamente vivace e la pubblicazione di libri certamente numerosa e, spesso, di buon livello. Questo ci consente di poter dire che il Viterbese, se sapr riempire i granai pubblici (le biblioteche, per intenderci) - come scrive Margherita Yourcenar ne le Memorie di Adriano - e quindi ammassare riserve contro linverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire, riuscir a preservare la memoria storica e sociale del nostro territorio ponendo la dovuta attenzione a tanti libri che meritano lacquisizione e la conservazione singola e pubblica. La storia del primo libro che ci accingiamo a segnalare nasce a Canino quando Franco Maria Giampietro, docente nelle locali scuole medie, da una delle alunne viene in possesso della fotocopia di un manoscritto del nonno, il caninese Armando Gasperini (1889-1983), dal titolo Breve storia della mia vita, che per la terza volta ho passato sotto le armi compresa la Guerra 1915-1918. Ebbene, partendo da questo manoscritto F.M. Giampietro, dal confronto continuo e costante con i figli e i nipoti del Gasperini, atla Loggetta
apr-giu 2012

Romualdo Luzi

tende alla cura del libro Diario di Guerra 1915-1918, che oggi vede la luce per le edizioni del Museo Tre Sassi di

Cortina dAmpezzo (2011, pp. 159. figg. b.n. e col.) in una prestigiosa veste editoriale corredata da immagini storiche sullautore e sulla guerra, oltre a foto attuali delle localit segnalate dallo stesso Gasperini. La lettura del diario costituisce un momento particolare per la conoscenza dello stato di vita di un nostro soldato in un fronte difficile come quello descritto dal Gasperini. Le annotazioni sono puntuali e precise. Si percepisce appieno la follia della guerra ma il nostro cronista non si lascia andare a espressioni negative. Obbedisce ed esegue gli ordini con uno spirito di servizio straordinario, non mostrando n odio n rifiuto verso i nemici. Sorprende e meraviglia come annoti con preci-

sione ogni giorno indicando, accanto alla data, anche i giorni della settimana santa fino alla Santa Pasqua, che trascorre in una baracchetta, sotto il fuoco delle cannonate, assieme allamico concittadino Evaristo Pettinari: cos facevamo Pasqua insieme, per con un pezzetto di pane ed una scatoletta, senza una goccia dacqua, e si bruciava di sete, mangiavamo tanta neve, ma la sete cresceva ( 23 aprile 1916). Quanto scriviamo solo una brevissima annotazione che ci fa comprendere la profondit di queste pagine di diario. Conclude il libro una breve descrizione del Museo che conserva le testimonianze raccolte e recuperate nelle Dolomiti sulle terre di quella che fu la nostra Grande Guerra. Un libro di oltre 350 pagine, denso di documenti, testimonianze, immagini e cartine di battaglie, originali e ricostruite, non pu certo trovare uno spazio sufficiente di presentazione sulla nostra rivista, ma non possiamo certo tralasciare almeno una segnalazione per Un lungo anno di guerra. Alto Lazio luglio 1943 - giugno 1944, di Raffaele Moncada, per le Edizioni Libreria Militare di Milano, 2011, 358 pp. Si tratta di unopera di alta e profonda ricerca storica che, con scientificit e competenza, presenta i tanti avvenimenti

che resero Viterbo, e la zona della Teverina in particolare, crocevia di un conflitto mondiale che ha segnato comunque lintera provincia e che la Loggetta ha ricordato con uno speciale anchesso di straordinaria valenza. Ovviamente la ricostruzione dello scenario strategico soprattutto delle battaglie di Celleno e di Bagnoregio, cui attesero i reparti sudafricani e inglesi che le hanno considerate come immagini non comuni nel loro albo donore, poteva essere fatto soltanto da un tecnico come il nostro autore, che enumera, con ogni minimo dettaglio, le fasi dei combattimenti che coinvolsero le truppe tedesche di Kesserling. Un altro aspetto singolare della ricerca costituito dallambientazione nei luoghi ove tali avvenimenti accaddero e che ancora oggi sono facilmente individuabili, per cui la cronaca diventa di unattualit incredibile, potendola confrontare sul campo. Un libro, in conclusione, che va letto e conservato proprio perch studi simili servono realmente a ripropor-

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re quella storia che spesso conserviamo nella memoria solo per i racconti lacunosi dei nostri familiari meno giovani che simili eventi hanno vissuto in prima persona. Nel 1911 nasceva a Santiago del Cile lartista Roberto Antonio Sebastin Matta Echaurren, da noi noto semplicemente come Sebastian Matta che, nella sua errabonda esistenza, fin dagli inizi del 1960 fece di Tarquinia la sua seconda e definitiva patria soggiornando nel Ritiro della Bandita di S. Pantaleo. Mai nome fu pi azzeccato, perch di un vero e proprio ritiro conventuale passionista si trattava, fondato verso il 1765, addirittura da San Paolo della Croce. A Matta, nel centenario della nascita il Comune di Tarquinia ha dedicato una mostra e linvitante catalogo Matta a Tarquinia. Omaggio nel centenario della nascita 1911-2011, dellumanit, e soprattutto la sua prodigiosa inventiva espressa in opere darte che vanno dalla scultura alla pittura, al disegno, alla modellazione della ceramica. Non mi sono mancate occasioni dincontro con il Maestro cileno, ma sono stati sempre momenti fugaci e quasi occasionali. Invece ricordo con particolare emozione lincontro a Faenza del 1992, per la III Biennale della Ceramica di Antiquariato, ove lui era stato invitato per una personale come grande artista internazionale di ceramica per opere prodotte nella bottega Gatti di Faenza, ed io come curatore della mostra Mediterraneum - Ceramica Medievale in Spagna e Italia. Ricordo la sua meraviglia infantile con cui seguiva il mio racconto sulle antiche ceramiche della Tuscia presentate e come si sorprendeva di come quellarte, in fondo, lui laveva gi conosciuta a Tarquinia, soprattutto per la sua iniziativa dellEtruscuLudens. Si tornava cos allargilla e alla terra dei primitivi in una simbiosi con le moderne stravaganze ceramiche modellate e dipinte dal Maestro. Roberto Antonini, fotografo naturalista, offre le pi belle foto realizzate nella Tuscia nel suo ultimo album fotografico Natura dautore. Portfolio 2, (Acquapendente, Stampa Ambrosini, 2011). 144 pagine dimmagini singolari che ci sorprendono per latmosfera, i colori, limmediatezza e lambientazione. Si rivivono cos anni, stagioni, giorni e attimi di una natura sorprendente, animata quasi esclusivamente da una grande variet di animali colti in momenti efficaci e che prefigurano un lavoro di posta lungo e faticoso, tra la neve, il freddo, il caldo, la pioggia e tanta maestria. I paesi sono appena accennati, cos come lelemento umano: solo due pescatori presso la loro barca nel lago di Bolsena, e li diresti talmente naturali che nemmeno riescono a sorprenderci. Sono immagini di ambienti, diurni e notturni, vissuti tra la sorpresa e limmaginario di luoghi che ci sono cos vicini ma che spesso noi non ricordiamo nemmeno Lago di Bolsena e il Tevere (Montefiascone, Tip. S. Pellico, 2012, p.. 64 ill.). La documentazione

pi, tanto siamo distratti dal quotidiano che ci assilla e che non ci crea alcuna emozione. Che invece proviamo nellaffacciarci sul variegato panorama presentato in queste pagine. Breve, intenso e assolutamente nuovo il quaderno di Flavio Frezza, anchegli valente collaboratore della Loggetta: Il Solco di SantIsidoro a Fastello: Una ricerca folklorico-linguistica tra il

(60 p. fig.), curato, con la solita maestria, da Luciano Marziano, critico darte e ceramologo. Attraverso la mostra si pu rivivere lamore di questo grande artista per Tarquinia, la citt che per lui risultava essere lorigine, la preistoria 52

di una tradizione assai estesa nella Tuscia come quella del Solco Dritto diventata essenziale per la ripresa di un rito - registrato in molti altri centri, soprattutto a Valentano, ove la tradizione continua - che si riferisce alle divinit dellantica terra e che la religione cristiana ha fatto proprio per riservarlo in particolare alla Madonna Assunta, da sempre la protettrice dellarte della bifolcina, in alcuni casi sostituita dal culto di S. Isidoro Agricola. Come appunto a Fastello, ove fino alla met degli anni cinquanta del secolo scorso si svolta la gara del solco dritto secondo vari percorsi scelti dai bifolchi. La puntuale documentazione presentata nel quaderno allarga il proprio orizzonte anche alla pubblicazione di un repertorio linguistico costituito da un glossario, dalla sequenza dei nomi imposti ai bovini, da un saggio di antroponimia e di toponomastica. romualdo.luzi@alice.it
la Loggetta

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