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Journal of Neuroscience, Psychology and Cognitive Science

On-line date: 2009-04-15

La Neuropsicanalisi

di Pietro Aquino

Keywords: Inconscio, Neuropsicanalisi

Abstract
La neuropsicanalisi, integrando la conoscenza della psicoanalisi con le corrispondenti scoperte e
conoscenze delle neuroscienze, dà alla psicoanalisi la possibilità di uscire dall'isolamento che l'ha
sempre più avvolta in questi ultimi anni, di servirsi di metodi di controllo sperimentale delle
proprie osservazioni suggerendo un nuovo linguaggio integrato ed un nuovo metodo, che possano
consentire alla stessa materia (la mente) di essere indagata contemporaneamente da entrambe le
prospettive (quella psicoanalitica e quella neuroscientifica) così da garantire che le due serie di
osservazioni e le spiegazioni teoriche risultanti si riferiscano alla stessa componente della realtà.
Riconoscendo gli importanti contributi forniti da certi attuali studi condotti in ambito
neuroscientifico e, dimostrandosi consapevole delle luci e delle ombre della teoria psicoanalitica
classica, la neuropsicanalisi si propone di integrare le due discipline, come rivela la sua stessa
denominazione, al fine di superare il tradizionale dualismo tra il somatico e lo psichico e giungere
ad una nuova e più esaustiva comprensione delle funzioni mentali e dei disturbi psichici. Infatti,
questo dualismo ha sempre portato ad una contrapposizione che ha ostacolato una comprensione
dell'uomo nella sua integrità. Il principale promotore di questa nuova materia di studio è Mark
Solms, neurologo e psicoanalista contemporaneo, al quale è soprattutto associata la
neuropsicanalisi. Sul piano pratico Solms è tra i "pionieri" che, avventurandosi su terreni
sconosciuti, opera in questa duplice prospettiva, eseguendo da un lato un esame neuropsicologico -
il più dettagliato possibile - su pazienti con una lesione neurologica focale, dall'altro sottoponendo
questi stessi pazienti ad una psicoanalisi classica. In tal modo, si propone di indagare, direttamente
sul piano empirico, le possibili correlazioni tra i meccanismi del cervello e quelli della psiche del
paziente. Solms, cerca di dimostrare come neuroscienze e psicoanalisi si siano per decenni
fronteggiate sulla base di un'"incomprensione": lo stesso Freud, infatti, si allontana

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dall'osservazione neurologica per dedicarsi alla psicoanalisi, non per una posizione di principio
avversa alle spiegazioni di tipo neurologico, ma , piuttosto, per il carattere primitivo delle
conoscenze neurologiche dell'epoca. Del resto, anche le neuroscienze hanno guardato a lungo con
sospetto la psicoanalisi, in quanto troppo aleatoria e lontana dalla concezione meccanicistica e
materialistica della mente propria delle neuroscienze. La neuropsicanalisi si propone di andare al
di là della neuropsicologia classica, la quale si sofferma solo, in un certo senso, allo strato
"superficiale" della mente ed è diretta verso le funzioni di base quali percezione, memoria,
linguaggio, attenzione, trascurando le funzioni complesse inerenti alle dinamiche più profonde
dell'apparato mentale. Tuttavia, per poter cogliere quest'ultime, entrano in gioco altri fattori quali
l'instaurazione di una relazione di fiducia tra il medico e il paziente, l'attenzione non soloa
contenuti e comportamenti manifesti, ma anche a quelli più latenti,difficilmente accessibili alla
coscienza, ed ottenuti con strumenti propri del setting psicoanalitico come l'uso del metodo della
libera associazione e l'interpretazione dei sogni.

La neuropsicoanalisi nella pratica clinica: la "necessità" di uno studio delle correlazioni tra
le lesioni neurologiche e i disturbi psichici
Si è ribadito che il punto di partenza di Solms è la convinzione che psicoanalisti e neuroscienziati
studiano la stessa cosa: entrambi sono, infatti, interessati alla mente umana, a come essa funziona e
a quali leggi ne regolino il funzionamento, ma diversi sono i metodi usati e i punti di vista da cui
operano - gli psicoanalisti privilegiano l'esperienza interna e guardano alla mente come la
superficie interna della coscienza; i neuroscienziati, invece, privilegiano la percezione esterna e
guardano alla mente dall'esterno come un organo fisico, una cosa, un oggetto esterno
(Solms-Turnbull 2000). Pertanto, Solms si propone di studiare pazienti con danni focali del
cervello, dandone una descrizione anatomica e fisiologica, ed utilizzando un metodo e concetti
propri della psicoanalisi per poter capire (da questo punto di vista) come le loro personalità e la
loro vita emotiva e motivazionale siano alterate dalla specifica lesione.

Teorie elaborate sul funzionamento dell'emisfero destro


Diverse sono le teorie, elaborate in anni recenti, che tentano di spiegare gli aspetti non spaziali
della sindrome dell'emisfero destro: 1) L'ipotesi del livello d'attivazione attenzionale
(Heilman-Van den Abell 1980; Mesulam 1981), secondo cui l'emisfero destro sarebbe attento ai
lati sia sinistro che destro dello spazio, mentre l'emisfero di sinistra controllerebbe solo il lato di
destra, per cui, quando l'emisfero di sinistra subisce danni, l'attenzione bilaterale è conservata,
mentre, quando è l'emisfero destro ad essere danneggiato, rimane solo l'attenzione unilaterale, tale
ipotesi spiega, quindi, l'eminegligenza e l'anosognosia, ma ben poco del quadro restante della
sindrome. 2) L'ipotesi delle emozioni negative (LeDoux 1996), cerca, invece, di spiegare gli
aspetti emotivi della sindrome, ma ne ignora gli aspetti spaziali. Secondo tale ipotesi l'emisfero di
destra sarebbe specializzato nelle emozioni negative, mentre quello di sinistra nelle emozioni
positive, quindi un danno all'emisfero di sinistra ridurrebbe la capacità di provare emozioni
positive, causando depressione, mentre un danno all'emisfero di destra causerebbe un effetto
opposto. 3) L'ipotesi del monitoraggio somatico (Damasio 1994), si basa sull'idea che l'emisfero di
destra sia specializzato nella consapevolezza somatica, ossia nella consapevolezza del corpo in
quanto cosa, per cui un danno a tale emisfero pregiudicherebbe la consapevolezza emotiva. Tutte e
tre queste ipotesi sottendono il seguente ragionamento: gli studiosi hanno osservato che lesioni
all'emisfero di destra causano dei deficit nell'elaborazione cognitiva dello spazio - da cui l'ipotesi
che tale emisfero sia specializzato in queste funzioni; ma, in seguito, viene notato che i danni
all'emisfero di destra determinano anche dei deficit dell'attenzione - da cui l'ipotesi che il suddetto
emisfero sia specializzato anche per l'attenzione o per i livelli di attivazione. Ancora più tardi, si
accorgono che i pazienti con lesioni all'emisfero di destra sono indifferenti, ma in modo anomalo,

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ai loro deficit - perciò aggiungono che l'emisfero di destra può essere specializzato per l'emozioni
negative; infine, per spiegare come tali pazienti siano inconsapevoli dello stato del proprio corpo,
ipotizzano che l'emisfero di destra sia specializzato anche per il monitoraggio somatico. Solms
rifiuta tutte e tre le suddette ipotesi, secondo le quali, una funzione, quando appare clinicamente
deficitaria a causa di un danno cerebrale, l'area danneggiata deve essere specializzata in quella
stessa funzione (proprio del metodo clinico-anatomico). Ciò non convince gli psicoterapeuti se
applicato alla vita emozionale: infatti, essi hanno una concezione dinamica della vita emozionale,
di conseguenza può accadere che il meccanismo sottostante ad un disturbo si riveli essere l'opposto
di quello che appare (Solms-Kaplan 2002).

Caso clinico signora M: dimostrazione sperimentale di "rimozione"


Le lesioni all'emisfero destro danneggiano la consapevolezza di sé e della propria identità
attraverso un meccanismo di negazione profonda: ed ecco che da disturbi neurologici si sconfina
nell'inconscio di Freud. Queste sindromi forniscono l'opportunità per studiare sperimentalmente, in
modo oggettivo imeccanismi psichici più profondi (Solms 2002). Le neuroscienze, studiano
l'anosognosia come meccanismo, mentre la neuropsicoanali ritene che questo vada integrato da
spiegazioni di tipo psicologico, perché se la base biologica è indubbia, le variabili emotive sono
una parte importante di questi disturbi, in cui sono in gioco processi inconsci, che hanno a che
vedere con la rimozione, la negazione, il narcisismo e il principio di realtà". Il seguente caso
clinico, preso in esame, può chiarirei suddetti aspetti. La signora M presenta un'anosognosia che le
ha causato una paralisi. Dopo un primo colloquio, la paziente, a distanza di otto giorni, viene
sottoposta ad un secondo. Ramachandran fa un esperimento somministrando 10ml di acqua
ghiacciata nell'interno dell'orecchio sinistro, verificando come la somministrazione del liquido
causi la completa scomparsa del sintomo durante l'effetto della stimolazione termica, per poi
ripresentarsi come in precedenza, e solo quando questo effetto è svanito del tutto
(Bisiach-Rusconi-Vallar 1991; Ramachandran 1994). Questo fenomeno è stato interpretato come
una correzione artificiale e temporanea dello squilibrio attenzionale tra i due emisferi. La signora
M non solo riconosce la sua paralisi del lato sinistro del corpo, ma anche il fatto di essere stata
paralizzata per tutto il tempo, perfino nel preciso momento in cui prima ha negato tutto. Otto ore
dopo la completa scomparsa dell'effetto, la signora riprende nuovamente a negare completamente
l'esistenza della propria paralisi. Questi risultati permettono di fare alcune nuove ed importanti
differenze sulla negazione della malattia e sulla rimozione dei ricordi. Specificatamente,
l'ammissione della signora di essere effettivamente paralizzata da diversi giorni, suggerisce che,
anche se lei nega la propria condizione, l'informazione riguardante la paralisi è continuamente
trasmessa al suo cervello; in conseguenza di ciò la negazione non previene la memorizzazione, ma
ad un livello più profondo, la paziente mantiene la conoscenza della propria paralisi. Quando la
signora è esaminata otto ore più tardi della consapevolezza raggiunta mediante la stimolazione
termica, non solo ricorre di nuovo alla negazione, ma rimuove anche il fatto di aver ammesso
l'esistenza della paralisi durante la stimolazione. Ramachandran conclude che il meccanismo della
rimozione è determinante nei sintomi clinici che si manifestano nell'anosognosia (Ramachandran
1994). Sarebbe proprio il meccanismo della rimozione ad impedire la consapevolezza di quello
che inconsciamente i pazienti sanno già in merito ai propri deficit. Questi pazienti eviterebbero in
modo attivo la conoscenza, posta sotto la soglia della consapevolezza, dello stato paralizzato del
proprio corpo, rappresentando ciò una sorgente di disagio intollerabile. Questo sarebbe il modo in
cui è spiegato, in psicoanalisi, il meccanismo della rimozione il quale gioca un ruolo preminente
non solo nella neuropsicologia dell'anosognosia, ma anche dell'anosodiaforia e dell'eminegligenza
(Solms-Kaplan 2002). Riepilogando, nella signora M, la rimozione funge da evitamento della
condizione di disagio che la malattia le crea, ma ad un livello più profondo, mantiene una qualche
forma di conoscenza dell'arto paralizzato. Inconsciamente, essa percepisce le informazioni che

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giungono dalla parte del corpo che risulta paralizzata ma, ciò che viene perso, è il pensiero relativo
all'evento traumatico. Personalmente, ho trovato molto interessante il caso della signora M (caso di
anosognosia), in quanto Solms vuol far intendere che i vuoti di funzioni perse sono riempiti da
altre modalità, evidenziando la dinamicità dei processi. La metodologia neuropsicoanalitica,
aggiungenuovi elementi e inferenze alle attuali conoscenze riguardo ad un determinato disturbo
neurologico ed, allo stesso tempo, assegna più scientificità alla psicoanalisi. In questo caso, come
in molti altri, la psicoanalisi è stata in grado di spiegare il comportamento fisiologico di pazienti
affetti da lesione cerebrale.

Bibliografia

Bisiach E., Rusconi M., Vallar, (1991), Remission of somatoparaphrenic delusion through
vestibular stimulation, in Neuropsychologia, 29, pp. 1029-1031.
Damasio A., (1995), L'errore di Cartesio: emozione, ragione e cervello umano, (tr.it. (1994),
Adelphi, Milano).
Heilman K., Van den Abell T., (1980), Right hemisphere dominance for attention: the
mecanisms underlying hemispheric asymmetries of attention (neglect), in Neurology, 30, pp.
327-330.
LeDoux J., (1996), Il cervello emozionale. Alle origini delle emozioni, tr.it.
Mesulam M., (1981), A cortical network for directed attention and neglect, in annals of
Neurology, 10, pp. 309-325.
Ramachandran V. S., (1994), Phantom limbs, neglect syndromes, repressed memorie, and
Freudian psychology, in International Review of Neurobiology, 37, pp. 291-333. Solms M.,
Kaplan-Solms K., (2002), Neuropsicoanalisi. Un'introduzione clinica alla neuropsicologia del
profondo, (tr.it. (2000),Raffaello Cortina, Milano).
Solms M., Turnbull O., (2004), Il cervello e il mondo interno. Introduzione alle neuroscienze
dell'esperienza soggettiva, (tr. It. (2002), Raffaello Cortina, Milano).

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